L'attacco che ribalta
- Maìno della Spinetta
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L'attacco che ribalta
Ieri per la noia di un pomeriggio pigro mi son messo a spulciare il TuTubo cercando le imprese per ribaltare una corsa. Sapendo a memoria il Galibier 98 o Risoul 2016, ho recuperato Fuente De 2012, e poi mi e' tornata in testa Falzes 2004, e poi Presolana 2004. Avete in mente filmati di tappe da attacco decisivo a lunga gittata? Postate postate postate!
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Re: L'attacco che ribalta
io invece avantieri ho rivisto il santa cristina 94 dopo tanto tempo
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"Siamo in gennaio, siamo in Australia ma per me questo e' il successore di Froome nell'albo d'oro della grand boucle.."
21/01/2017 barrylyndon su Porte
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- chinaski89
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Re: L'attacco che ribalta
Beh a modo suo Aramon Formigal è stata decisiva per la vittoria di Quintana alla Vuelta.
A me comunque affascinano molto anche i tentativi falliti, che dimostrano il carattere e la classe di un corridore
A me comunque affascinano molto anche i tentativi falliti, che dimostrano il carattere e la classe di un corridore
Re: L'attacco che ribalta
Ci sarebbe Landis a Morzine nel 2006.
Impresa incredibile in epoca moderna.
Dagli inizio anni ottanta ad oggi non ricordo un'impresa simile.
Impresa incredibile in epoca moderna.
Dagli inizio anni ottanta ad oggi non ricordo un'impresa simile.
Re: L'attacco che ribalta
surreale ma fantastica (o il contrario )galliano ha scritto:Ci sarebbe Landis a Morzine nel 2006.
Impresa incredibile in epoca moderna.
Dagli inizio anni ottanta ad oggi non ricordo un'impresa simile.
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Re: L'attacco che ribalta
comunque ripensandoci, surreale è il termine giusto anche pensando al doping, di qualunque genere fosse.l'Orso ha scritto:surreale ma fantastica (o il contrario )galliano ha scritto:Ci sarebbe Landis a Morzine nel 2006.
Impresa incredibile in epoca moderna.
Dagli inizio anni ottanta ad oggi non ricordo un'impresa simile.
Va bene che quell'anno su tutte le salite l'impressione era che il gruppo andasse piuttosto piano (mi pare di ricordare nella tappa del Glandon uscire dal gruppo corridori a più di metà salita e guadagnare minuti prima della cima, ma spesso i miei ricordi ingigantiscono...).
Però ecco, un'impresa cosi', con anche tanta pianura in mezzo (prima della Joux Plane ci sono falsipiani e fondovalle svantaggiosissimi per chi attacca), sì che mi farebbe pensare ad una bici motorizzata.
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Re: L'attacco che ribalta
Di Luca, Savodelli e Nibali fecero un bel numero in discesa dal Vivione e poi sul Monte Pora nell'altrimenti noiosissimo Giro 2008. Poi sicuramente la due giorni Pinerolo-Galibier/Modane-Alpe D'Huez al Tour 2011, con gli attacchi da lontano di Andy Schleck e Contador. Nessuno di questi tre tentativi ha però fruttato una vittoria finale.
Su un'altra scala, non male De Gendt che recupera minuti su minuti nella tappa dello Stelvio del Giro 2012 (forse a un certo punto fu maglia rosa virtuale).
Su un'altra scala, non male De Gendt che recupera minuti su minuti nella tappa dello Stelvio del Giro 2012 (forse a un certo punto fu maglia rosa virtuale).
Ultima modifica di Deadnature il venerdì 3 febbraio 2017, 14:40, modificato 1 volta in totale.
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Re: L'attacco che ribalta
senza forse, è stato maglia rosa virtuale per un po' e senza alcune rincorse al piazzamento avrebbe pure fatto il colpaccio (poi se non erro nella crono del giorno dopo comunque pagò lo sforzo)Deadnature ha scritto:Di Luca, Savodelli e Nibali fecero un bel numero in discesa dal Vivione e poi sul Monte Pora nell'altrimenti noiosissimo Giro 2008. Poi sicuramente la due giorni Pinerolo-Galibier/Modane-Alpe D'Huez, con gli attacchi da lontano di Andy Schleck e Contador. Nessuno di questi tre tentativi ha però fruttato una vittoria finale.
Su un'altra scala, non male De Gendt che recupera minuti su minuti nella tappa dello Stelvio del Giro 2012 (forse a un certo punto fu maglia rosa virtuale).
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Re: L'attacco che ribalta
In realtà guadagnò ancora qualcosa a crono (5" a Hesjedal, una cinquantina di secondi a Scarponi e Rodriguez) e scavalcò proprio Scarponi in classifica generale, raggiungendo così il terzo posto finale. Incredibile quel Giro di De Gendt, mai più stato anche lontanamente a quel livello.
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Re: L'attacco che ribalta
allora sembro' solo la naturale evoluzione di un corridore che avrebbe dovuto essere ben più che uomo da fughe e premi della combattività. al tour precedente fini' alla grande, nella tappa dell'alpe come nella crono conclusivaDeadnature ha scritto:In realtà guadagnò ancora qualcosa a crono (5" a Hesjedal, una cinquantina di secondi a Scarponi e Rodriguez) e scavalcò proprio Scarponi in classifica generale, raggiungendo così il terzo posto finale. Incredibile quel Giro di De Gendt, mai più stato anche lontanamente a quel livello.
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Re: L'attacco che ribalta
Forse nella mia testa "ha perso" perchè nella norma (sempre secondo la mia testa bacata ) avrebbe dovuto dare di più a un non cronoman come Hesjedal.Deadnature ha scritto:In realtà guadagnò ancora qualcosa a crono (5" a Hesjedal, una cinquantina di secondi a Scarponi e Rodriguez) e scavalcò proprio Scarponi in classifica generale, raggiungendo così il terzo posto finale. Incredibile quel Giro di De Gendt, mai più stato anche lontanamente a quel livello.
cmq quel Giro è stato molto particolare, sopratutto in quella penultima tappa in cui gli estensori della parola "Tattica di gara" presi le ferie
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Re: L'attacco che ribalta
L'attacco che ribalta l'aveva fatto Pantani nella tappa Lienz Merano al Giro del '94. Giro che avrebbe ampiamente vinto se Bugno quel giorno non si fosse intestardito a voler vincere a tutti costi quella tappa. Mi spiego :
Pantani attaccò a pochi km. del gpm del passo del Giovo e se ne andò. Mancavano circa 50 km, all'arrivo, tutti in discesa e pianura. Dietro il gruppetto era abbastanza scremato e Berzin, maglia rosa, senza nessun compagno. IL vantaggio di Pantani lievitò in fretta, ma a metà discesa Bugno, che era l'unico ad avere ancora parecchi gregari (mi ricordo Pelliccioli, Uchov ecc..), decise contro ogni logica di inseguirlo. Bugno fino a quel momento era ancora in classifica ed aveva per le mani l'occasione d'oro di mettere Berzin nel sacco. Chi è la maglia rosa ? Allora prego Sig. Berzin si sprema un po' le ossa sennò quel ragazzino dilaga e le può creare qualche grattacapo. Che poi domani su Mortirolo, Aprica e Santa Cristina, con un bel po' di fatica in più nelle gambe facciamo i conti. A quel punto si prefiguravano due soluzioni: 1) Berzin diceva: Pantani chi ? Che vada pure, non è mica certo da un ragazzino che devo preoccuparmi. (lasciandolo andare, senza saperlo, il giro lo avrebbe perso quel giorno stesso). 2) Berzin, al vedere il distacco in "cifre grosse" si metteva davvero a tirare, accumulando fatica per il giorno dopo. Da solo diciamo che poteva limitare il ritardo a 2'30" 3'00" (ad essere già stretti; ricordo che in 4 o 5 Polti, tirando alla morte per 30 km, non l'hanno ripreso e gli sono arrivati alla fine a 50"). Pantani, davanti, fatica ne stava facendo in ogni caso; il giorno dopo Berzin con la fatica dell'inseguimento nelle gambe, anziché perdere 4'06" all'Aprica perdeva minimo minimo 2 minuti in più (ma avrebbe anche potuto saltare del tutto: Berzin in salita non era un fenomeno e si difendeva solo da "fresco").
Morale che 3minuti il giorno prima, 2 minuti il giorno dopo, avrebbero fatto 5minuti di differenza nella generale. Pantani in quel giro arrivò secondo a 2'51" da Berzin...
Mannaggia a Bugno e alla sua scelleratezza tattica...
Pantani attaccò a pochi km. del gpm del passo del Giovo e se ne andò. Mancavano circa 50 km, all'arrivo, tutti in discesa e pianura. Dietro il gruppetto era abbastanza scremato e Berzin, maglia rosa, senza nessun compagno. IL vantaggio di Pantani lievitò in fretta, ma a metà discesa Bugno, che era l'unico ad avere ancora parecchi gregari (mi ricordo Pelliccioli, Uchov ecc..), decise contro ogni logica di inseguirlo. Bugno fino a quel momento era ancora in classifica ed aveva per le mani l'occasione d'oro di mettere Berzin nel sacco. Chi è la maglia rosa ? Allora prego Sig. Berzin si sprema un po' le ossa sennò quel ragazzino dilaga e le può creare qualche grattacapo. Che poi domani su Mortirolo, Aprica e Santa Cristina, con un bel po' di fatica in più nelle gambe facciamo i conti. A quel punto si prefiguravano due soluzioni: 1) Berzin diceva: Pantani chi ? Che vada pure, non è mica certo da un ragazzino che devo preoccuparmi. (lasciandolo andare, senza saperlo, il giro lo avrebbe perso quel giorno stesso). 2) Berzin, al vedere il distacco in "cifre grosse" si metteva davvero a tirare, accumulando fatica per il giorno dopo. Da solo diciamo che poteva limitare il ritardo a 2'30" 3'00" (ad essere già stretti; ricordo che in 4 o 5 Polti, tirando alla morte per 30 km, non l'hanno ripreso e gli sono arrivati alla fine a 50"). Pantani, davanti, fatica ne stava facendo in ogni caso; il giorno dopo Berzin con la fatica dell'inseguimento nelle gambe, anziché perdere 4'06" all'Aprica perdeva minimo minimo 2 minuti in più (ma avrebbe anche potuto saltare del tutto: Berzin in salita non era un fenomeno e si difendeva solo da "fresco").
Morale che 3minuti il giorno prima, 2 minuti il giorno dopo, avrebbero fatto 5minuti di differenza nella generale. Pantani in quel giro arrivò secondo a 2'51" da Berzin...
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Re: L'attacco che ribalta
Si, ma esistono anche le vittorie di tappa, e credo, nell'occasione, anche gli abbuoni...Bugno fece bene, invece.Anche se fu infruttuoso
Nibali sta a Froome come Thoeni stava a Klammer.
Re: L'attacco che ribalta
Chiappucci nel 92 al sestriere , impresa memorabile
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pantani al giro del 94 sul colle dell agnello
peccato il vento contro sul lautaret
Pantani nella tappa di Morzine al tour 2000
senza gli intrallazzi di ferrari e il mal di pancia..chissa
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Re: L'attacco che ribalta
Quando si corre per la generale le vittorie di tappa non si guardano. Non si porta a spasso la maglia rosa, in carrozza bello fresco, senza fargli spendere un grammo di energie! Bugno nel '94 era ancora un uomo da GT. Ricordo che quel pomeriggio, al termine di quella tappa ero davvero nauseato...barrylyndon ha scritto:Si, ma esistono anche le vittorie di tappa, e credo, nell'occasione, anche gli abbuoni...Bugno fece bene, invece.Anche se fu infruttuoso
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Re: L'attacco che ribalta
Altri tentativi non riusciti:Winter ha scritto:Chiappucci nel 92 al sestriere , impresa memorabile
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Ullrich nella tappa di Morzine al Tour 1998
Simoni e Di Luca sul Finestre e Sestriere al Giro 2005
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Laurent Fignon nella tappa di Arabba al Giro 1984
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
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Re: L'attacco che ribalta
Boh....non ti capisco..ma ok.va bene lo stesso..Road Runner ha scritto:Quando si corre per la generale le vittorie di tappa non si guardano. Non si porta a spasso la maglia rosa, in carrozza bello fresco, senza fargli spendere un grammo di energie! Bugno nel '94 era ancora un uomo da GT. Ricordo che quel pomeriggio, al termine di quella tappa ero davvero nauseato...barrylyndon ha scritto:Si, ma esistono anche le vittorie di tappa, e credo, nell'occasione, anche gli abbuoni...Bugno fece bene, invece.Anche se fu infruttuoso
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Re: L'attacco che ribalta
Credo si trattasse di Albertville, con Ullrich che attacca sulla Madeleine come un pazzo assatanato dando 2 minuti a tutti escluso PantaniSlegar ha scritto: Altri tentativi non riusciti:
Ullrich nella tappa di Morzine al Tour 1998
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Re: L'attacco che ribalta
Barry, mi meraviglio di te ! La tattica era li da vedere: c'era Berzin in maglia rosa senza gregari ed era un occasione d'oro per metterlo nel sacco e Bugno cosa fa ? Ammazza la squadra per vincere la tappetta (senza nemmeno riuscirci), e Berzin arriva bello fresco fischiettando limitando i danno a 50". Ricordo che il giorno dopo, pur essendo fresco, tra Mortirolo, Aprica e Santa Cristina, beccò 4'06" da Pantani, senza regalargli niente, anzi, arrivando abbastanza stravolto!barrylyndon ha scritto:Boh....non ti capisco..ma ok.va bene lo stesso..Road Runner ha scritto:Quando si corre per la generale le vittorie di tappa non si guardano. Non si porta a spasso la maglia rosa, in carrozza bello fresco, senza fargli spendere un grammo di energie! Bugno nel '94 era ancora un uomo da GT. Ricordo che quel pomeriggio, al termine di quella tappa ero davvero nauseato...barrylyndon ha scritto:Si, ma esistono anche le vittorie di tappa, e credo, nell'occasione, anche gli abbuoni...Bugno fece bene, invece.Anche se fu infruttuoso
Indurain non ha mai lottato per vincere le tappe...
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Re: L'attacco che ribalta
Beh tu parli a bocce ferme..bisogna valutare molte cose..
UNO)Intanto Bugno abituato a vincere, si e' trovato, nel 1994, dopo un pessimo 93, a rinascere.Quindi con rinnovata voglia di vincere.
Due) evidentemente,nessuno si cacava Pantani ed in quel momento che fosse in fuga veniva visto comunque come il classico outsider di giornata, senza velleita' di rosa finale.
tre) forse nemmeno in quel momento si pensava ad un Berzin possibile vincitore di Giro, quindi era ancora Indurain il faro della corsa..
Chiaro, tu calcoli a giro finito..ma bisogna vivere il momento in diretta, non con l' aritmetica a fine Giro..
UNO)Intanto Bugno abituato a vincere, si e' trovato, nel 1994, dopo un pessimo 93, a rinascere.Quindi con rinnovata voglia di vincere.
Due) evidentemente,nessuno si cacava Pantani ed in quel momento che fosse in fuga veniva visto comunque come il classico outsider di giornata, senza velleita' di rosa finale.
tre) forse nemmeno in quel momento si pensava ad un Berzin possibile vincitore di Giro, quindi era ancora Indurain il faro della corsa..
Chiaro, tu calcoli a giro finito..ma bisogna vivere il momento in diretta, non con l' aritmetica a fine Giro..
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Re: L'attacco che ribalta
Bha, io l'unico ricordo vivo che ho di quel giorno, oltre alla contentezza per aver visto vincere Pantani e nascere un fuoriclasse, è la sensazione di nausea (davvero di nausea) per come si era svolta la corsa alle sue spalle, senza sapere ancora ovviamente come si sarebbero svolte le tappe nei giorni successivi.
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Re: L'attacco che ribalta
Non è propriamente pertinente alla richiesta iniziale di Maìno, dal momento che non esistono video integrali della corsa (ma solo spezzoni riassuntivi caratteristici dell'epoca), ma se parliamo di stravolgimenti in classifica non si può non citare il ribaltone per eccellenza, quello di Gaul e il Bondone del 56': iniziò la tappa con 16' di ritardo dal leader della generale, la terminò in maglia rosa con 3' di vantaggio sul secondo.
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Re: L'attacco che ribalta
non è stato un attacco decisivo ai fini del Giro visto che eravamo a metà corsa e sia il ritardo prima della tappa che il vantaggio dopo erano esigui, però io ricordo una bella azione di Simoni nel 2003 nella tappa di Faenza che vinse Arvesen (all'epoca correva nella sconosciuta Fakta). la maglia rosa era sulle spalle di Garzelli quel giorno
- Maìno della Spinetta
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Re: L'attacco che ribalta
MILANO, 16 febbraio 2009 - Giovanni Valetti è stato l primo ad aver piegato Bartali sulle salite. E’ stato, anzi, l’autore del più stupefacente capovolgimento della storia del Giro, quando rovesciò Bartali, nel fiore degli anni e della forza, nella neve del Passo del Tonale. Un colpo di scena ancora più grande e stupefacente di quelli consumati da Coppi ai danni di Koblet nel 1953 o da Gaul ai danni di Anquetil nel 1959. Fu un’impresa che appartiene all’epos dei giganti della strada. Il 17 maggio 1939 si disputa la Trento-Sondrio, penultima tappa. Due giorni prima, nella Cortina-Trento, Bartali, partito sul passo Rolle, ad oltre cento chilometri dall’arrivo, aveva messo ko Valetti, staccadolo di 7’48", e gli aveva strappato la maglia rosa. A due tappe dalla fine Valetti, in classifica generale, era a 3’46" da Bartali. Aveva patito una cotta folgorante. Nel giorno di riposo, passato a Trento, si era ripreso, ma Bartali era l’uomo che aveva sbaragliato tutti al Tour del ’38. Uno scalatore invulnerabile. Al via piove e fa freddo. Sul Tonale nevica. Si annuncia un giorno da lupi. Valetti scatta prima di Taio. Solo due uomini lo raggiungono, la maglia rosa Bartali e Bizzi. A Cles i tre hanno fatto il vuoto. Lì Bartali fora. Valetti, col suo compagno di squadra Bizzi, forza. Quando fora anche lui, Bizzi gli passa la ruota. Valetti sale per la Val di Sole sotto la pioggia. Bizzi rientra e lo aiuta. Poi, quando la strada si erge ripida, Valetti va da solo.
SOTTO LA NEVE - Mancano 80 chilometri al traguardo e la pioggia trasmuta in neve. Sul passo del Tonale Valetti transita con 5’25" sulla maglia rosa. Il suo assolo sconvolge il Giro. Valetti scavalca l’Aprica e arriva a Sondrio con 5’32" sui primi inseguitori e 6’48" su Bartali. Conquista la maglia rosa. Il giorno dopo respinge l’ultimo assalto di Bartali sul Ghisallo e vince il Giro. Valetti è, forse con Brunero, il campione più misconosciuto del ciclismo italiano. Eppure ha vinto due Giri d’Italia, nel ’38 e ’39, e nel ’37 fu secondo, battuto solo da Bartali. Si è imposto in un giro della Svizzera, schiantando la concorrenza, arrivando da solo a Bellinzona e, dopo un assolo di 130 chilometri, a Siders, in una tappa col San Gottardo e il Furka. Ha avuto la carriera mutilata dalla guerra. Valetti era un corridore atipico. Vulnerabile anche alla crisi, sapeva riemergere. Nei tre giri che ha vinto - due Giri d’Italia e quello della Svizzera - venne sempre dato per spacciato in avvio, ma, poi, indomito, con torsioni stupefacenti, riemerse. Era un ottimo passista, eccellente in montagna - uno scalatore, non un grimpeur - ed era un cronoman di gran classe, capace di vincere la cronoscalata del Terminillo per due volte o una cronometro di 40 km come la Trieste-Gorizia al Giro.
IN ROSA - Valetti ha saputo conquistare per cinque volte la maglia rosa e l’ha portata per 24 giorni, ha vinto 7 tappe. Il libro di Delfino e Petrucci ripercorre puntualmente la vita e la carriera di Valetti. Lo inquadra in quel favoloso vivaio che era il Piemonte prima dell’ultima guerra: Valetti arrivò dopo Girardengo, Brunero, Enrici, Aimo, Marchisio, Camusso, Martano. Illumina un periodo di grande fermento del ciclismo, quello del trapasso dall’era di Binda e Guerra a quella di Bartali e Coppi. Lì come un menhir solitario si alza Valetti. Gli autori gettano un fascio di luce su un campione poco noto, umile e grande. Gino Bartali ha patito due grandi avversari. Il primo è Giovanni Valetti. Poi venne Fausto Coppi.
Giovanni Valetti-Il campione che sconfisse il mito, di Carlo Delfino e Giampiero Petrucci. Edizioni Il Fiorino, Modena. Pagine 190, € 13,00
Claudio Gregori
SOTTO LA NEVE - Mancano 80 chilometri al traguardo e la pioggia trasmuta in neve. Sul passo del Tonale Valetti transita con 5’25" sulla maglia rosa. Il suo assolo sconvolge il Giro. Valetti scavalca l’Aprica e arriva a Sondrio con 5’32" sui primi inseguitori e 6’48" su Bartali. Conquista la maglia rosa. Il giorno dopo respinge l’ultimo assalto di Bartali sul Ghisallo e vince il Giro. Valetti è, forse con Brunero, il campione più misconosciuto del ciclismo italiano. Eppure ha vinto due Giri d’Italia, nel ’38 e ’39, e nel ’37 fu secondo, battuto solo da Bartali. Si è imposto in un giro della Svizzera, schiantando la concorrenza, arrivando da solo a Bellinzona e, dopo un assolo di 130 chilometri, a Siders, in una tappa col San Gottardo e il Furka. Ha avuto la carriera mutilata dalla guerra. Valetti era un corridore atipico. Vulnerabile anche alla crisi, sapeva riemergere. Nei tre giri che ha vinto - due Giri d’Italia e quello della Svizzera - venne sempre dato per spacciato in avvio, ma, poi, indomito, con torsioni stupefacenti, riemerse. Era un ottimo passista, eccellente in montagna - uno scalatore, non un grimpeur - ed era un cronoman di gran classe, capace di vincere la cronoscalata del Terminillo per due volte o una cronometro di 40 km come la Trieste-Gorizia al Giro.
IN ROSA - Valetti ha saputo conquistare per cinque volte la maglia rosa e l’ha portata per 24 giorni, ha vinto 7 tappe. Il libro di Delfino e Petrucci ripercorre puntualmente la vita e la carriera di Valetti. Lo inquadra in quel favoloso vivaio che era il Piemonte prima dell’ultima guerra: Valetti arrivò dopo Girardengo, Brunero, Enrici, Aimo, Marchisio, Camusso, Martano. Illumina un periodo di grande fermento del ciclismo, quello del trapasso dall’era di Binda e Guerra a quella di Bartali e Coppi. Lì come un menhir solitario si alza Valetti. Gli autori gettano un fascio di luce su un campione poco noto, umile e grande. Gino Bartali ha patito due grandi avversari. Il primo è Giovanni Valetti. Poi venne Fausto Coppi.
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Re: L'attacco che ribalta
Maìno della Spinetta ha scritto:MILANO, 16 febbraio 2009 - Giovanni Valetti è stato l primo ad aver piegato Bartali sulle salite. E’ stato, anzi, l’autore del più stupefacente capovolgimento della storia del Giro, quando rovesciò Bartali, nel fiore degli anni e della forza, nella neve del Passo del Tonale. Un colpo di scena ancora più grande e stupefacente di quelli consumati da Coppi ai danni di Koblet nel 1953 o da Gaul ai danni di Anquetil nel 1959. Fu un’impresa che appartiene all’epos dei giganti della strada. Il 17 maggio 1939 si disputa la Trento-Sondrio, penultima tappa. Due giorni prima, nella Cortina-Trento, Bartali, partito sul passo Rolle, ad oltre cento chilometri dall’arrivo, aveva messo ko Valetti, staccadolo di 7’48", e gli aveva strappato la maglia rosa. A due tappe dalla fine Valetti, in classifica generale, era a 3’46" da Bartali. Aveva patito una cotta folgorante. Nel giorno di riposo, passato a Trento, si era ripreso, ma Bartali era l’uomo che aveva sbaragliato tutti al Tour del ’38. Uno scalatore invulnerabile. Al via piove e fa freddo. Sul Tonale nevica. Si annuncia un giorno da lupi. Valetti scatta prima di Taio. Solo due uomini lo raggiungono, la maglia rosa Bartali e Bizzi. A Cles i tre hanno fatto il vuoto. Lì Bartali fora. Valetti, col suo compagno di squadra Bizzi, forza. Quando fora anche lui, Bizzi gli passa la ruota. Valetti sale per la Val di Sole sotto la pioggia. Bizzi rientra e lo aiuta. Poi, quando la strada si erge ripida, Valetti va da solo.
SOTTO LA NEVE - Mancano 80 chilometri al traguardo e la pioggia trasmuta in neve. Sul passo del Tonale Valetti transita con 5’25" sulla maglia rosa. Il suo assolo sconvolge il Giro. Valetti scavalca l’Aprica e arriva a Sondrio con 5’32" sui primi inseguitori e 6’48" su Bartali. Conquista la maglia rosa. Il giorno dopo respinge l’ultimo assalto di Bartali sul Ghisallo e vince il Giro. Valetti è, forse con Brunero, il campione più misconosciuto del ciclismo italiano. Eppure ha vinto due Giri d’Italia, nel ’38 e ’39, e nel ’37 fu secondo, battuto solo da Bartali. Si è imposto in un giro della Svizzera, schiantando la concorrenza, arrivando da solo a Bellinzona e, dopo un assolo di 130 chilometri, a Siders, in una tappa col San Gottardo e il Furka. Ha avuto la carriera mutilata dalla guerra. Valetti era un corridore atipico. Vulnerabile anche alla crisi, sapeva riemergere. Nei tre giri che ha vinto - due Giri d’Italia e quello della Svizzera - venne sempre dato per spacciato in avvio, ma, poi, indomito, con torsioni stupefacenti, riemerse. Era un ottimo passista, eccellente in montagna - uno scalatore, non un grimpeur - ed era un cronoman di gran classe, capace di vincere la cronoscalata del Terminillo per due volte o una cronometro di 40 km come la Trieste-Gorizia al Giro.
IN ROSA - Valetti ha saputo conquistare per cinque volte la maglia rosa e l’ha portata per 24 giorni, ha vinto 7 tappe. Il libro di Delfino e Petrucci ripercorre puntualmente la vita e la carriera di Valetti. Lo inquadra in quel favoloso vivaio che era il Piemonte prima dell’ultima guerra: Valetti arrivò dopo Girardengo, Brunero, Enrici, Aimo, Marchisio, Camusso, Martano. Illumina un periodo di grande fermento del ciclismo, quello del trapasso dall’era di Binda e Guerra a quella di Bartali e Coppi. Lì come un menhir solitario si alza Valetti. Gli autori gettano un fascio di luce su un campione poco noto, umile e grande. Gino Bartali ha patito due grandi avversari. Il primo è Giovanni Valetti. Poi venne Fausto Coppi.
Giovanni Valetti-Il campione che sconfisse il mito, di Carlo Delfino e Giampiero Petrucci. Edizioni Il Fiorino, Modena. Pagine 190, € 13,00
Claudio Gregori
Grazie a Gregori e grazie a Maìno.
Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
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Re: L'attacco che ribalta
Se non altro per aver risdoganato un uso non sulfureo dell'aggettivo "stupefacente"...nino58 ha scritto: Grazie a Gregori
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
- danilodiluca87
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Re: L'attacco che ribalta
"dueeeee e diciottoooooooo" A.B..Deadnature ha scritto:Di Luca, Savodelli e Nibali fecero un bel numero in discesa dal Vivione e poi sul Monte Pora nell'altrimenti noiosissimo Giro 2008....
Il KILLER di Spoltore