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Winter
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Re: Storia

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No dice la stessa cosa della versione inglese
Son l un terzo della popolazione israeliana non la maggioranza
Il 70 per cento è riferito alla popolazione mondiale ebraica (in America son quasi tutti ashkenazi)
Gli ebrei del medio oriente sono stati costretti a scappare dai paesi arabi e sono quasi tutti finiti in Israele o in Francia
Quelli francesi adesso scappano dalla Francia per Israele
La maggioranza della popolazione israeliana è sefardita mizrahi


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lemond
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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - VII

In questo libro non c'è spazio per discutere le origini della prima guerra mondiale, che ho invece cercato di delineare ne "L'età degli imperi".

da Eric J. Hobsbawn 1875-1914


L'agosto 1914 segna la fine del lungo Ottocento e fornisce il quadro per un gran numero di fervide discussioni sull'imperialismo, lo sviluppo del sindacalismo e socialismo, il declino economico della Gran Bretagna e il carattere e l'origine della rivoluzione russa, anche se, per ovvie ragioni il dibattito più noto è quello che riguarda le origini della grande guerra.
la cultura di cui il mondo è permeato in quell'anno non è più quella borghese intesa fino a poco prima e il continente che ne costituiva per grandissima parte la forza economica, intellettuale e militare, non ha più questa posizione egemonica: Dopo il 1914 siamo di fronte a un mondo affatto diverso dal passato, anche se non nel modo auspicato o previsto dalla maggior parte dei profeti. Nel bene e nel male, dal 1914 il secolo della borghesia appartiene alla storia.


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aitutaki1
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Re: Storia

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Winter ha scritto: sabato 13 gennaio 2024, 5:59 No dice la stessa cosa della versione inglese
Son l un terzo della popolazione israeliana non la maggioranza
Il 70 per cento è riferito alla popolazione mondiale ebraica (in America son quasi tutti ashkenazi)
Gli ebrei del medio oriente sono stati costretti a scappare dai paesi arabi e sono quasi tutti finiti in Israele o in Francia
Quelli francesi adesso scappano dalla Francia per Israele
La maggioranza della popolazione israeliana è sefardita mizrahi
Premesso che non abbia nulla contro chi professa la religione ebraica e me abbia avuti un paio come lontani parenti ,
80 % lo riporta anche lo specchietto breve di Wikipedia, giustamente è riferito in generale agli ebrei,
ma a parte che per esempio già gli ebrei nordafricani etiopi e non solo vengano discriminati,
a parte che gli askenaziti (in maggioranza) abbiano finanziato la creazione dello stato israeliano ed esprimano la classe dirigente,
i non ebrei in israele sono sostanzialmente i lavoratori per ovie ragioni geografiche.
la questione è che quando l' ex presidente Rivlin parla di "tribù di israele" , e si riferisce agli ebrei in generale dato che esiste la legge del ritorno, che fa di Israele la casa di ogni ebreo , anche i convertiti e quelli che non sarebbero eleggibili per la legge religiosa, si arroga un diritto "storico" che non esiste nella realtà dei fatti, in teoria poi Israele era nato come uno stato laico.
Poi vengo al resto che avevi scritto malvisti e perseguitati.
Ci sono ragioni storiche, per cristiani nei primi secoli era considerato peccato prestare denaro , gli ebrei che seguono la Torah
abbastanza alla lettera invece avevano fatte proprie le parole, vado a memoria, che dicono di non avere debiti ma di prestare
ad interesse , inteso anche come potere e non strettamente ad usura, ai non ebrei.
Direi che sia abbastanza normale che potessero essere malvisti.
Persecuzioni, come sai i sefarditi si stanziarono prevalentemente in Spagna, furono anche obbligati ad abbracciare almeno in apparenza
la fede cattolica, i famosi "marrani" , vizi privati e pubbliche virtù secondo la morale dell' epoca.
Ma le stesse persecuzione le hanno subite anche per esempio i Catari o tutti gli eretici in generale, la chiesa cattolica
ha un passato decisamente oscuro.


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Re: Storia

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Perseguitati era riferito ai paesi arabi
In Francia negli ultimi anni da parte dei neonazisti e dai musulmani


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aitutaki1
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Re: Storia

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Winter ha scritto: sabato 13 gennaio 2024, 14:00 Perseguitati era riferito ai paesi arabi
In Francia negli ultimi anni da parte dei neonazisti e dai musulmani
I neonazisti si sa quale "ideologia" (andrebbe messo come prefisso il non) abbiamo ,
es gli ultras nel calcio che per insultare qualcuno lo apostrofano come ebreo.
Certo verso i musulmani la politica di annessioni di Israele fin da subito non ha contribuito alla distensione


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Re: Storia

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Non esisteva nemmeno lo stato d Israele quando han iniziato le persecuzioni
Tra l altro una parte degli ebrei francesi era arrivata in Francia dal maghreb
Per sfuggire ai musulmani
E adesso per lo stesso motivo scappa dall esagono

Da wikipedia
Dopo il trattato di Damasco del 1840 un'ondata di pogrom investì tutto il Vicino Oriente e il Nordafrica: Aleppo (1850, 1875), Damasco (1840, 1848, 1890), Beirut (1862, 1874), Deyr el-Qamar (1847), Gerusalemme (1847), Il Cairo (1844, 1890, 1901-02), Mansura (1877), Alessandria (1870, 1882, 1901-07), Porto Said (1903, 1908), Damanhur (1871, 1873, 1877, 1891), Istanbul (1870, 1874), Büyükdere (1864), Kuzgungiuk (1866), Eyüp (1868), Edirne (1872), Smirne (1872, 1874). Questi sono solo i casi più noti


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lemond
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Re: Storia

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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" II

Dalla metà degli anni Novanta dell'Ottocento alla Grande guerra l'orchestra economica globale, uscita dalla grande depressione, suonò nella tonalità maggiore della prosperità e l'opulenza di quel periodo è chiamata tuttora "la belle époque". La rapidità del passaggio all'euforia fu impressionante e quasi subito diagnosticata da un rivoluzionario particolarmente perspicace, Parvus-Helphand, come indicante l'inizio di un nuovo e lungo periodo di tempestosa avanzata capitalistica. Fra i marxisti si svilupparono accese discussioni sulle conseguenze per il futuro del movimento e sulla necessità di rivedere le teorie di Marx.
Anche le masse lavoratrici beneficiavano dell'espansione, in quanto l'economia industriale era ad alta intensità di lavoro e sembrava fornire una domanda quasi illimitata di manodopera relativamente non qualificata. Però, nella mitologia retrospettiva delle classi lavoratrici, i decenni anteriori al 1914 non figurano come un'età aurea, questo invece accade per le classi ricche e medie. Per quest'ultime la belle époque fu "il paradiso" che, dopo sarebbe andato perduto.


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bicycleran
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Re: Storia

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Lemond mi hai fatto venire voglia di leggere L'età degli imperi, che non ho mai letto. Il precedente Il trionfo della borghesia era da :clap:


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lemond
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Re: Storia

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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" III

Bandiere al vento: il nazionalismo


Lo Stato si appropria, verso la fine dell'Ottocento, delle suggestioni legate alla parentela, al vicinato e al luogo natale, traferendole a territori e popolazioni di dimensioni tali da mutarle in metafore. Il villaggio e la parentela stretta non racchiudevano più, come un tempo, la maggior parte delle contingenze di vita della gente e si sentiva il bisogno di qualcosa che ne prendesse il posto e fu inventata la comunità immaginaria delle *nazione*. Essa si trovò connessa allo Stato nazionale, perché, come aveva sostenuto Józef Piłsudski(Ex Presidente del Consiglio dei ministri della Polonia):"Lo Stato crea la nazione (non è vero il contrario) proprio perché ne ha bisogno, in questo modo potevano esigere dal popolo un impegno attivo e personale, che si sarebbe chiamato *patriottismo!*" La religione, antico baluardo di ogni potere, si stava indebolendo e si aveva bisogno di un mezzo che unisse saldamente i sudditi/cittadini contro la sovversione e la dissidenza. La nazione fu la nuova religione civica degli Stati.
In quelli costituzionali, più le masse erano attratte nella vita politica, grazie alle elezioni, più questi appelli avevano modo di trovare ascolto. Ma perfino lo zar, di fronte alle agitazioni rivoluzionarie, cominciò ad applicare la politica della nazionalità, facendo cioè appello ai russi in quanto russi. (Nota mia, Putin ...)
Da "L'impero in provincia" di F. Jovine ho tratto :"Scappa, che arriva la patria!" (Una contadina italiana al figlio)
e poi un citazione da Alfredo Rocco, insigne giurista e fascista della prima ora: "Il nazionalismo... attacca la democrazia, demolisce l'anticlericalismo, combatte il socialismo, mina l'umanitarismo, l'internazionalismo; ... dichiara esaurito... il programma del liberalismo."


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Re: Storia

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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" IV

Per spiegare il nazionalismo del dopo, è importante tener conto delle migrazioni, ad esempio negli S.U.A. individui che fino al giorno prima si erano considerati siciliani o napoletani, lucchesi o salernitani, erano invece catalogati come *italiani* ed era da questa nuova comunità (inventata, ma...) che potevano aspettarsi aiuto. Anche la chiesa era diventata nazionale, perché i preti provenivano dallo stesso popolo dei fedeli, così la nazionalità diventava un tessuto reale di rapporti personali, anziché una comunità puramente immaginaria. Lontano da casa, ogni sloveno, italiano, polacco aveva potenzialmente un legame personale con ogni altro sloveno/italiano/polacco che tutti i giorni incontrava.
La solidarietà fra gli emigrati non spiega tutto, essa però aveva qualcosa in comune con una forza che alimentò il nazionalismo in patria, specie nelle piccole nazioni: il neotradizionalismo, ossia una reazione difensiva e conservatrice contro la disgregazione del vecchio ordine sociale, causata dalla modernità, ovvero dall'industria e dal socialismo proletario, che ne era il logico corollario. L'elemento tradizionalista è piuttosto evidente, ad es, nell'appoggio della chiesa cattolica a movimenti come il nazionalismo basco e fiammingo e ad altri piccoli popoli. D'altra parte il nazionalismo si presta assai bene a esprimere i malumori collettivi di gente che non sapeva spiegare con chiarezza i motivi di malcontento: *era tutta colpa degli stranieri* ed il caso Dreyfus è un esempio patente di ciò e dette un mordente particolare all'antisemitismo francese. Il patriottismo infine compensava, almeno in parte, l'inferiorità sociale.


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Re: Storia

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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" V

Ma per la maggior parte della gente il nazionalismo, da solo, non sarebbe bastato e ciò appare con particolare evidenza nei movimenti patriottici che non avevano ancora portato all'autodeterminazione.
I partiti nazionali che ottennero un autentico appoggio di massa furono quasi sempre quelli che univano al richiamo dell'identità, qualche altro interesse o forza mobilitante potente: una era la religione. Senza la chiesa cattolica i movimenti fiammingo e basco sarebbero stati trascurabili e non c'è alcun dubbio che il cattolicesimo dette consistenza massiva al nazionalismo di irlandesi e polacchi, retti da governanti di fedi diverse. I feniani ad es, nati addirittura come anticlericali, diventarono grande forza politica solo quando cambiarono direzione e lasciarono che il nazionalismo irlandese si identificasse con i cattolici.
Partiti, il cui obiettivo originario era la lotta internazionale di classe e la liberazione sociale, si trovarono a essere veicoli di tutt'altro! Così accadde al partito socialista polacco, membro della II internazionale, al partito socialista finlandese, ai menscevichi in Georgia, al Bund ebraico in vaste zone dell'Europa orientale. Di fatto ciò accadde anche ai rigorosamente non-nazionalisti bolscevichi in Lettonia e, ciliegina sulla torta, i nazional-socialisti tedeschi ispirarono un giovane austriaco, che portò nella Germania postbellica il nome e la loro combinazione di ultranazionalismo e di vaga demagogia sociale populista; tutti ne conosciamo il nome.
Il nazionalismo quindi diventa popolare soprattutto quando era bevuto come *cocktail* e la propaganda interna di tutti i belligeranti nel 1914 pone in risalto il *noi* vittime dell'aggressione e *loro*, che rappresentavano una mortale minaccia per i valori di libertà e di civiltà incarnati da *noi*. Solo con la *nostra* vittoria l'Europra sarebbe diventata "una terra degna di essere abitata da eroi."
Solo se pensavano che la causa dello Stato era anche la loro, le masse potevano essere mobilitate efficacemente e questo pensavano nel 1914 inglesi, francesi e tedeschi; finché quattro anni di massacri senza precedenti non fecero loro capire di essersi sbagliati!


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Re: Storia

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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" VI

La Belle Époque è l'estate del capitalismo ottocentesco e rappresenta un periodo di stabilità politica e sociale, dopo che le nubi della Grande Depressione si erano diradate, dando appunto luogo alla solare fioritura dei primi anni del Novecento. In questi anni la vita era molto attraente per chi aveva denaro e i governanti della maggior parte dei paesi occidentali non nutrivano grandi timori: le loro società sembravano funzionare piuttosto bene.
In altre aree del mondo invece la Grande Guerra non segna una frattura improvvisa fra la tranquillità e un'era di sconvolgimenti. L'impero ottomano è l'esempio più chiaro di come essa fu solo un episodio di una serie di conflitti militari cominciati anni prima.
Per una parte del globo l'idea che, senza l'imprevista ed evitabile catastrofe del 1914, tutto sarebbe continuato è poco plausibile e, dopo il 1917 diventò evidente che gli stessi paesi stabili e prosperi sarebbero stati trascinati nel vortice degli sconvolgimenti rivoluzionari cominciati alla periferia dell'unico e interdipendente sistema mondiale che quella società aveva creato.
Il secolo borghese aveva destabilizzato le sue aree periferiche e reso inagibili i regimi politici e le istituzioni tradizionali, in primis la grande fascia geografica degli antichi imperi che si estendeva da Cina e Giappone a oriente, passando per la Sublime Porta, i Romanov e arrivava fino agli Asburgo.
Fu il loro crollo e disfacimento di quattro su cinque a preparare la scena alle rivoluzioni del 1900-14 e, in Europa, le immediate premesse dell'imminente guerra e della conseguente rivoluzione russa.
Un fatto singolare ci fa capire quanto fosse vicina, ad e, la caduta dell'impero cinese: nel 1905 furono aboliti gli esami annuali d'ammissione alla burocrazia imperiale, che selezionavano i dòtti destinati a governarla. Questi esami si erano svolti per circa duemila anni.
I due imperi europei erano relativamente recenti e, almeno in parte, integrati nel mondo economico avanzato e da qui l'enorme ripercussione sulla scena politica della rivoluzione russa e del crollo degli Asburgo. Questi due imperi obsoleti erano al tempo stesso avanzati e arretrati, forti e deboli, lupi e pecore e cercarono in vario modo di imparare la lezione occidentale, ma non riuscirono, a differenza del Giappone, che nel 1900 era diventato lupo fra i lupi.


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Re: Storia

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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" VII

L'impero cinese cadde nel 1911 in seguito a una rivolta (meridionale e centrale) alla quale parteciparono militari, repubblicani, piccola nobiltà e società segrete. Tuttavia esso fu sostituito non da un nuovo regime, ma da una congerie di strutture di potere, regionali, instabili e mutevoli, prevalentemente sotto il controllo dei "signori della guerra". Nessun regime nazionale sarebbe sorto in Cina per quasi quarant'anni, fino alla vittoria del Partito comunista nel 1949.
L'impero ottomano era da tempo fatiscente, ma conservava una forza militare sufficiente a competere con le grandi potenze. Nel 1900 era comunque chiaro che gran parte del territorio sarebbe caduto sotto il dominio o l'influenza dell'Inghilterra e della Francia. Gli rimaneva una numerosa popolazione musulmana e linguisticamente turca in Asia minore, un blocco che poteva costituire la base di uno Stato nazionale, secondo il modello occidentale ottocentesco. Tuttavia questo non era certo il progetto del Comitato per l'Unione e il Progresso, fondato dal movimento dei Giovani Turchi, che si impadronì del potere nel 1908 sull'onda della Rivoluzione russa del 1905 e sulla base dei principi laicisti dell'Illuminismo settecentesco francese, quello di Auguste Comte. Sotto questo aspetto, ma non solo, la rivoluzione turca del 1908 fallì, ma accelerò comunque il crollo di quanto restava dell'impero. Al regime dei Giovani Turchi furono fatali i persistenti legami economici e militari con la Germania, che portarono la Turchia dalla parte perdente nella Grande Guerra.


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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" VIII

Alcuni storici ritengono che la Russia, paese che nel tardo Ottocento aveva avuto il più rapido sviluppo, sarebbe continuato a progredire, diventando una florida società liberare se non fosse stata interrotta da una rivoluzione, in gran parte provocata dalla Grande Guerra. In quell'impero tuttavia, il cambiamento era comunque necessario, però non si poteva sapere a priori quale sarebbe stato il più desiderabile.
Dal tempo della guerra di Crimea il governo zarista aveva ben compreso che doveva modernizzarsi e nel 1861 l'abolizione del servaggio mirava a portare l'agricoltura russa al livello degli altri Stati europei. Quella misura non era però riuscita nell'intento di avere un'agricoltura moderna e nemmeno ad accontentare i contadini.
Anzi il potere aggravò il loro malcontento, distogliendo risorse dalla popolazione agricola, a favore della grandiosa industrializzazione degli ultimi ani del XIX secolo, che peraltro portò risultati spettacolari. Fra il 1890 e il 1904 il chilometraggio ferroviario fa raddoppiato e la produzione di carbone, ferro e acciaio raddoppiò addirittura nell'ultimo quinquennio del secolo.
L'altro lato della medaglia fu che la Russia si trovò con un proletariato industriale in rapida crescita, concentrato in enormi stabilimenti in pochi grandi centri e quindi creò da se stessa un movimento operaio, tendenzialmente rivoluzionario.
Un'altra conseguenza della rapida industrializzazione fu lo sviluppo sproporzionato in regioni periferiche, ovvero non russe: Polonia, Ucraina e Azerbaigian e così le tensioni nazionali furono intensificate, tanto più che lo zar reagì con una reazione sistematica di russificazione scolastica. (nota mia, come qualcuno dice, Putin viene da lontano)
Per far esplodere ogni contraddizione, che gli imperi in crisi avevano gettato sulla scena politica, occorreva solo un detonatore: una guerra mondiale, cosa che l'Europa si scoprì incapace di impedire!


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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" IX

Dal 1815 non c'erano state più guerre che avessero coinvolto (insieme) le maggiori potenze europee e dal 1871 ancora meglio, ma nei primi anni del XX secolo molti capirono che i tempi erano cambiati e che un nuovo conflitto poteva quasi considerarsi scontato.
E tuttavia quel luglio del 1914 giunse, in realtà, inatteso: neanche i più accaniti pacifisti credevano in quei giorni che la catastrofe, da essi prevista, fosse davvero arrivata.
Alla fine di luglio, dopo che l'Austria aveva già dichiarato guerra alla Serbia, i capi del socialismo internazionale si riunirono convinti che una guerra generale era impossibile e anche coloro che premettero il bottone della distruzione lo fecero senza volere e si ritrovarono a contemplare le ruote che cominciavano a girare con una sorta di sbalordita incredulità!
Se facciamo un passo indietro, possiamo constatare che i preparativi per un'eventuale scontro armato stavano diventando sempre più costosi, tanto più che ogni Stato faceva a gara per superare gli altri, o almeno non restare indietro. In Inghilterra, le spese militari passarono dal 32 milioni di sterline nel 1887 a 77 nel 1913 e la spesa tedesca aumentò in misura anche maggiore.
Questi costi richiedevano tasse più alte o un indebitamento inflazionistico, ma la conseguenza che spesso si trascurava era che resero la morte un *sottoprodotto* della grande industria! La produzione di questa merce non era determinata dal mercato, bensì dall'incessante gara dei governi ad assicurarsi una provvista adeguata delle armi più efficienti, che garantivano l'esistenza di potenti industrie nazionali degli armamenti. In Germania Krupp e in Inghilterra Armstrong e Whitwort diventarono le industrie leader.
Tuttavia, non possiamo spiegare la guerra mondiale come una congiura degli armaioli, anche se costoro facevano del loro meglio, ma a trascinare l'Europa verso la distruzione, fu la situazione internazionale che aveva scatenato quella gara fra le potenze europee.


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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" X

Gli storici che cerchino di spiegare perché avvenne la prima guerra mondiale si trovano immersi in acque profonde, tuttavia possiamo semplificare il compito eliminando quesiti a cui loro non sono tenuti a rispondere, primo fra tutti quello della *colpa della guerra*, che appartiene al giudizio morale. Se ci interessa comprendere perché, a un secolo di pace europea, è subentrata un'epoca di guerre mondiali, la questione di chi sia la colpa importa poco. È possibile l'attribuzione di responsabilità, ma è ben noto che tutti i governi ottocenteschi consideravano la guerra come una normale contingenza politica e avevano l'onestà di ammettere che non rifuggivano da prendere l'iniziativa militare. I ministeri della Guerra si chiamavano così e non eufemisticamente M. della Difesa. ;)
Tuttavia nessuna grande potenza, prima del 1914, voleva una guerra europea generalizzata e infatti i loro numerosi scontri si risolsero sempre con qualche accomodamento pacifico e alla vigilia del 1914 i conflitti coloniali non sembravano più suscitare difficoltà insormontabili.
Nessun governo nel primo decennio del secolo aveva obiettivi realizzabili soltanto con la guerra (come quelli di Hitler poi) e il vecchio imperatore Francesco Giuseppe, nell'annunciarla ai sudditi, era del tutto sincero dicendo "Ich habe es nicht gewollt", anche se, di fatto, era stato il suo governo a provocarla.
Il massimo che si può dire è che a un certo punto, nella lenta scivolata verso l'abisso, la guerra sembrò ormai inevitabile e quindi i governi decisero che forse era meglio scegliere il momento più favorevole. Nessuna grande potenza avrebbe dato alla pace il colpo di grazia, neanche nel 1914, se non fosse stata convinta che le ferite erano già mortali!


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Re: Storia

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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" XI

La domanda che ci dobbiamo porre per scoprire le origine della Grande Guerra non riguarda chi sia l'aggressore, perché costui/oro si è/sono fatto/i travolgere da una situazione internazionale in progressivo deterioramento, che sfuggiva sempre più al controllo dei governi.
A poco a poco l'Europa si era trovata divisa in due blocchi contrapposti di grandi potenze. Le alleanze, di per sé, non rendono probabile la guerra e, in effetti il cancelliere tedesco Bismark, rimasto per quasi un ventennio l'indiscusso campione mondiale di un multilaterale gioco di scacchi diplomatico, si era dedicato con successo al mantenimento della pace.
Però, le alleanze diventarono permanenti e i contrasti cominciavano ad essere sempre più al limite della non soluzione all'inizio del nuovo secolo e quindi la domanda cruciale è: perché?
Nel 1880 lo schieramento del 1914 era del tutto imprevisto, l'unica cosa certa era che Francia e Germania sarebbero stati in campi opposti a causa dell'Alsazia-Lorena e forse un altro capo saldo, sarebbe stato il proseguire della politica di Bismark con l'Austria-Ungheria, ovvero fare di tutto affinché il multinazionale impero asburgico non si disintegrasse, il che avrebbe messo in pericolo le basi della Germania controllata dalla Prussia.
Bismark aveva fatto di tutto per mantenere buoni rapporti con la Russia, ma era cosciente che presto o tardi avrebbe dovuto scegliere fra lo zar e l'Austria-Ungheria, che dominava, nei Balcani, su popolazioni in gran parte slave. E infatti nel 1891 si produssero due schieramenti: Germania e Asburgo vs Francia e Russia.
Ma questo non voleva dire ancora andare verso la guerra, perché l'Alsazia-Lorena era cosa indifferente per l'Austria e la questione balcanica non interessava minimamente la Germania. Bismark era solito dire che "i Balcani non valgono le ossa di un solo granatiere della Pomerania!"


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Spoiler: il punto chiave è stato quando, fra le due alleanze franco-russa e austro-tedesca, gli inglesi ne hanno scelta una delle due, con conseguente sensazione di accerchiamento dei tedeschi e tentativo di sfuggirvi con la forza
Questo punto è espresso in modo molto bello, anche se come sfondo alla spy story, in un corto di Conan Doyle con Sherlock Holmes


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Trullo ha scritto: mercoledì 24 gennaio 2024, 10:26 Spoiler: il punto chiave è stato quando, fra le due alleanze franco-russa e austro-tedesca, gli inglesi ne hanno scelta una delle due, con conseguente sensazione di accerchiamento dei tedeschi e tentativo di sfuggirvi con la forza
Questo punto è espresso in modo molto bello, anche se come sfondo alla spy story, in un corto di Conan Doyle con Sherlock Holmes
:cincin:


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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" XII

Tre cose fecero diventare le alleanze una "bomba a orologeria":
a) un situazione internazionale fluida
b) la logica dei piani militari
c) l'adesione della quinta grande potenza, l'Inghilterra, a uno dei due blocchi.
Fra il 1903 3 il 1907, con sorpresa di tutti (inglesi medesimi) la Gran Bretagna aderì al campo antitedesco e di ciò dobbiamo capire il perché.
In passato non c'erano mai stati motivi di attrito con la Prussia, a differenza del grande antagonismo con la Francia, anche negli ultimi anni: per esempio nel caso dell'Egitto, ambito da entrambi. In genere nella spartizione dell'Africa i guadagni dell'una erano avvenuti a spese dell'altra.
Anche con lo zar l'impero inglese era da sempre antagonista: l'idea che i russi arrivassero a Costantinopoli (ovvero nel Mediterraneo) e da lì potesse seguire un'espansione verso l'India era sempre stato l'incubo peggiore per i ministri degli Esteri britannici. I due paesi si erano affrontati nell'unica guerra europea ottocentesca a cui l'Inghilterra aveva partecipato (Crimea) e ancora nel 1870-80 sembrava possibile un'imminente ripresa delle ostilità fra i due stati. Invece la linea tradizionale della diplomazia britannica era sempre stata basata su buoni rapporti con la Germania.
Come e perché agli inizi del XX secolo avvenne questo cambiamento stupefacente?


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Molto interessante


JineteRojo
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Re: Storia

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Ciao ragazzi! Avete da consigliare dei podcast storici (Spotify l'ho già, quindi gratis o appunto su spoti


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chinaski89
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Re: Storia

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JineteRojo ha scritto: giovedì 25 gennaio 2024, 18:09 Ciao ragazzi! Avete da consigliare dei podcast storici (Spotify l'ho già, quindi gratis o appunto su spoti
Beh Il podcast di Barbero, quello non ufficiale doveroso sentirle tutte, ufficiale ultimamente c'è Chiedilo a Barbero più scanzonato ma molto carino, Storia d'Italia ne ho sentite poche ma pareva ottimo, Troubles-una storia irlandese sui troubles in Irlanda del nord appunto, se ti interessa l'evoluzione umana e roba simile molto carino L'evoluzione umana in dieci puntate di Telmo Pievani e qualsiasi roba sua più sullo scientifico ovviamente ma è tanta roba, infine se ti piace la mitologia greca Mitologia-le meravigliose storie del mondo antico di Alessandro Gelain è semplicemente stupendo.


JineteRojo
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Re: Storia

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chinaski89 ha scritto: giovedì 25 gennaio 2024, 21:08
JineteRojo ha scritto: giovedì 25 gennaio 2024, 18:09 Ciao ragazzi! Avete da consigliare dei podcast storici (Spotify l'ho già, quindi gratis o appunto su spoti
Beh Il podcast di Barbero, quello non ufficiale doveroso sentirle tutte, ufficiale ultimamente c'è Chiedilo a Barbero più scanzonato ma molto carino, Storia d'Italia ne ho sentite poche ma pareva ottimo, Troubles-una storia irlandese sui troubles in Irlanda del nord appunto, se ti interessa l'evoluzione umana e roba simile molto carino L'evoluzione umana in dieci puntate di Telmo Pievani e qualsiasi roba sua più sullo scientifico ovviamente ma è tanta roba, infine se ti piace la mitologia greca Mitologia-le meravigliose storie del mondo antico di Alessandro Gelain è semplicemente stupendo.
Grazie, li proverò tutti!
Ma barbero c'è qualcosa di ordinato? Su Spotify sono tutti a caso, vorrei un argomento per volta


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Re: Storia

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Mi associo alla richiesta, io non sono riuscito a trovare un podcast decente, tranne quelli del Magister. Non sono ordinati perché sono apocrifi, tranne Chiedilo a Barbero, che però spazia da un argomento a un altro


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Per me uno dei siti migliori di storia è https://www.youtube.com/results?search_ ... della+sera, mentre per gli storici darei la preferenza ad Aldo Giannuli e Andrea Graziosi; per la mitologia Maurizio Bettini. Canfora e Barbero sono ottimi, ma, secondo me troppo ideologizzati (molto più il primo del secondo). Infine Leandro Sperduti è molto bravo e divertente con quella sua pronuncia romana e, in più è anche archeologo.
Uno che ho letto spesso e scrive anche bene, ma che ultimamente evito accuratamente, è il mio concittadino Franco Cardini. :diavoletto:


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Re: Storia

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bicycleran ha scritto: venerdì 26 gennaio 2024, 0:35 Mi associo alla richiesta, io non sono riuscito a trovare un podcast decente, tranne quelli del Magister. Non sono ordinati perché sono apocrifi, tranne Chiedilo a Barbero, che però spazia da un argomento a un altro
Ho visto che ci sono argomenti simili anche in ordine sparso, quindi magari c'è qualcuno che ha creato playlist o scritto su qualche sito quali sono.
Nel caso non se ne trovano comincerò a farne io, se anche voi ne fate possiamo condividerle.


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Re: Storia

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lemond ha scritto: venerdì 26 gennaio 2024, 9:49 Per me uno dei siti migliori di storia è https://www.youtube.com/results?search_ ... della+sera, mentre per gli storici darei la preferenza ad Aldo Giannuli e Andrea Graziosi; per la mitologia Maurizio Bettini. Canfora e Barbero sono ottimi, ma, secondo me troppo ideologizzati (molto più il primo del secondo). Infine Leandro Sperduti è molto bravo e divertente con quella sua pronuncia romana e, in più è anche archeologo.
Uno che ho letto spesso e scrive anche bene, ma che ultimamente evito accuratamente, è il mio concittadino Franco Cardini. :diavoletto:
Mannaggia, a botte da 6h ahahah
Purtroppo non ho yt premium, vorrebbe dire un sacco di pubblicità.
Vedo se mi accollo le pubblicità, grazie per la condivisione :cincin:


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Re: Storia

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JineteRojo ha scritto: giovedì 25 gennaio 2024, 23:36
chinaski89 ha scritto: giovedì 25 gennaio 2024, 21:08
JineteRojo ha scritto: giovedì 25 gennaio 2024, 18:09 Ciao ragazzi! Avete da consigliare dei podcast storici (Spotify l'ho già, quindi gratis o appunto su spoti
Beh Il podcast di Barbero, quello non ufficiale doveroso sentirle tutte, ufficiale ultimamente c'è Chiedilo a Barbero più scanzonato ma molto carino, Storia d'Italia ne ho sentite poche ma pareva ottimo, Troubles-una storia irlandese sui troubles in Irlanda del nord appunto, se ti interessa l'evoluzione umana e roba simile molto carino L'evoluzione umana in dieci puntate di Telmo Pievani e qualsiasi roba sua più sullo scientifico ovviamente ma è tanta roba, infine se ti piace la mitologia greca Mitologia-le meravigliose storie del mondo antico di Alessandro Gelain è semplicemente stupendo.
Grazie, li proverò tutti!
Ma barbero c'è qualcosa di ordinato? Su Spotify sono tutti a caso, vorrei un argomento per volta
Più ordinati ci sono quelli sempre di Barbero ma di Intesa San Paolo che mi pare non ci siano sui canali non ufficiali ma sono sempre divisi a tris su un argomento. Bellissimo quello sulle cause economiche della rivoluzione francese


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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" XIII

In primis il "tavolo da gioco" era molto cambiato e le rivalità un tempo limitate all'Europa e aree adiacenti, erano diventate globali e imperiali; in secundis c'erano giocatori nuovi: gli Stati Uniti e il Giappone e fu proprio l'accordo Inghilterra-Giappone a indirizzare la prima verso la triplice intesa, perché il comparire di questa nuova potenza, che nel 1905 dimostrerà di poter sconfiggere l'impero zarista, riduceva la minaccia russa per l'Inghilterra e quindi rendeva possibile l'accantonamento di antichi motivi di contrasto russo-britannici.
Pertanto, l'Inghilterra, che fino allora era stata l'unica grande potenza con obiettivi politici autenticamente mondiali e che per questo si era interessata poco dell'Europa, dal 1902 in poi, ivi rivolse uno sguardo maggiormente interessato.
Ma ciò che rese la situazione più pericolosa fu la tacita equazione fra illimitata crescita economica e potenza politica e così l'imperatore di Germania negli anni Novanta chiedeva un posto al sole per il paese, cosa che aveva fatto anche Bismark, ma il Cancelliere di ferro aveva saputo definire le dimensioni dell'ambizione, per Guglielmo II invece la frase divenne solo uno slogan e quindi non c'erano limiti teorici a ciò cui si poteva aver diritto! E infatti così suonava il detto nazionalista:"Heute Deutschland, morgen die ganze Welt" (Oggi la Germania, domani il mondo intero) e per dominare il mondo il Kaiser sapeva di aver bisogno di una grande marina da guerra. Essa ebbe le basi intieramente nel Mare del Nord, di fronte all'Inghilterra e, se anche non faceva nulla, avrebbe comunque inchiodato le navi britanniche e quindi impedito il controllo su acque ritenute vitali, come la vie marittime del Mediterraneo, Oceano Indiano e Atlantico. In queste circostanze, possiamo ben capire come il governo di sua maestà Edoardo VII cominciasse a ritenere la Germania come il più probabile e pericoloso degli avversari potenziali.
Questo fu lo sfondo della sorprendente Triplice Intesa anglo-franco-russa del 1907.


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da Eric J. Hobsbawn "L'età degli imperi" XIV

Con il crearsi dei due blocchi i pericoli di una guerra crebbero; però forse c'era solo una potenza che *doveva* puntare l'esistenza nel gioco d'azzardo militare, perché, senza di essa sembrava condannata: l'Austria-Ungheria, lacerata dagli insolubili contrasti nazionali, fra i quali quelli degli slavi meridionali sembravano i più pericolosi.
Questi stati non solo erano turbolenti come tutti, ma in particolare appartenevano sia al governo linguisticamente flessibile di Vienna, che a quello magiarizzante di Budapest. In più, nel 1878 c'era stata anche l'annessione della Bosnia a complicare la situazione nei Balcani, occupazione dovuta al collasso dell'impero ottomano e, se non si voleva fare la stessa fine, occorreva dimostrare di essere ancora una grande potenza militare, di cui nessuno poteva prendersi gioco. E proprio in questa temperie ci fu il fiammifero che fece incendiare il mondo, perché, a giudizio di Vienna "occorreva dare una lezione alla Serbia" e la Germania decise di dare all'Austria pieno appoggio, non preoccupandosi cioè di *disinnescare* la situazione.
E di lì a poco ci si rese conto che la pesante macchina delle mobilitazioni militari messa in moto, non poteva più essere fermata!


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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - VIII

La Serbia e il Belgio furono immediatamente trascinate nel conflitto: la prima dall'attacco austriaco, che dette inizio alla guerra e il secondo dal passaggio tedesco su quel territorio, conseguenza dei piani strategici dell'esercito del kaiser. La Turchia e la Bulgaria scesero ben presto in campo a fianco degli Imperi centrali, mentre la Triplice intesa si trasformava in una coalizione molto grande a cominciare dal Giappone che approfittò dell'occasione per impossessarsi delle colonie tedesche nell'Estremo Oriente e nel Pacifico, anche se poi si disinteressò di quel che sarebbe avvenuto in Europa. Più significativo, anzi, forse decisivo, fu l'ingresso degli S.U.A. nel 1917.
I tedeschi, come accadrà anche nella seconda guerra, si trovarono a combattere su due fronti e il piano era quello di muoversi con estrema rapidità verso ovest contro la Francia e dopo concentrarsi, sempre velocemente, verso l'est, dovendo approfittare dell'estrema lentezza che l'impero zarista aveva nel mobilitare e rendere operativo l'enorme potenziale umano (carne da cannone) di cui disponeva quell'esercito.
Il piano ebbe però un successo limitato, perché Francia e Belgio, a cui si unì un corpo di spedizione britannico, allestirono linee di trincea e fortificazioni difensive che si estesero dalla costa della Manica nelle Fiandre, fino alla frontiera Svizzera, lasciando parte della Francia orientale e del Belgio sotto occupazione tedesca. E da allora il fronte non subì spostamenti significativi per altri tre anni e mezzo.


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Re: Storia

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Le guerre jugoslave 1991-1999 di Joze Pirjevec.

L'avevo iniziato due anni fa, tornando in argomento dopo oltre vent'anni (avevo partecipato da ragazzo alle mobilitazioni contro la guerra della Nato), per cercare possibili analogie tra la politica di Putin e quella di Milosevic. L'ho finito solo oggi e devo ammettere di aver perso il filo tra tutti i protagonisti, i luoghi, gli eventi.


L'autore ci mette del suo perché praticamente fa una cronaca giorno per giorno, senza sintesi e senza raggruppare per temi. Forse mancava il necessario distacco temporale rispetto agli eventi (il libro è del 2001), anche perché a vedere i suoi interventi di YouTube Pirjevec sembra una storico di grande preparazione e capacità argomentativa.

Una cosa che mi resta è la pessima figura che ci fanno tutti gli attori coinvolti, locali, internazionali, sovranazionali. Il più pulito aveva la rogna. Le atrocità non si contavano.

Interessanti, per attualizzare, le posizioni di Israele e Palestina sull'intervento della Nato:

"In Israele, per esempio, si verificò una netta frattura tra la sinistra, favorevole ai bombardamenti, e la destra, rappresentata dal generale Ariel Sharon, in quel momento ministro degli Esteri, che criticò aspramente l’aggressione della NATO: «Israele potrebbe essere la prossima vittima di un’azione di questo genere condotta attualmente contro il Kosovo … Immaginate cosa succederebbe se un bel giorno gli arabi della Galilea reclamassero per questa regione l’autonomia e legami con l’autorità palestinese»24. Altrettanto diviso nelle sue reazioni apparve il mondo musulmano: mentre l’Iran, che all’epoca presiedeva l’Organizzazione della conferenza islamica, condannava l’intervento della NATO come illegittimo, la Turchia si schierò a favore dei kosovari, imitata, fra gli altri, anche da alcuni rappresentanti delle Repubbliche musulmane della Federazione russa. I palestinesi erano naturalmente favorevoli all’intervento, mentre il principale giornale egiziano «Al-Ahram» affermò che «lo spiegamento della forza americana, lungi dal rassicurare il mondo, è profondamente inquietante»"


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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - IX

Quello fu il famoso "fronte occidentale" produttore di una serie di massacri, mai visti nella storia militare. Il tentativo tedesco di sfondare a Verdun fra febbraio e luglio del 2016 provocò un milione di morti! L'offensiva inglese sulla Somme costò 420.000 uomini, di cui 60.000 il primo giorno.
I francesi persero quasi il 20% dei loro uomini in età militare e, se includiamo i feriti, non più di un soldato su tre superò indenne quel lungo periodo. Perfino le le perdite apparentemente modeste degli americani (116.000) dimostrarono che il fronte occidentale, l'unico nel quale combatterono, fu ...
La maggior parte dei partecipanti, per lo più arruolati con la coscrizione obbligatoria, maturò un convinto odio per la guerra, mentre coloro che erano andati di loro volontà e l'avevano superata bene, si convinsero di aver affrontato la morte con coraggio e ne trassero un sentimento di selvaggia superiorità, rivolto, fra l'altro, nei confronti delle donne e di chi non aveva combattuto. Adolf Hitler fu uno di quegli uomini che ebbero dalla grande guerra un'esperienza *formativa*!
Ma anche lo spirito pacifista dei politici dei paesi democratici dette luogo a conseguenze parimenti negative: rendendosi conto che bagni di sangue come quelli del 14-18 non sarebbero stati più tollerati dagli elettori, si comportarono in modo tale da rendere possibile l'avanzata tedesca a ovest contro la Francia, che rinunciò semplicemente a combattere e il lancio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki non era giustificabile come indispensabile per la vittoria, ma lo era come mezzo per salvare la vita dei soldati americani.


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Re: Storia

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lemond ha scritto: martedì 30 gennaio 2024, 9:43 Ma anche lo spirito pacifista dei politici dei paesi democratici dette luogo a conseguenze parimenti negative: rendendosi conto che bagni di sangue come quelli del 14-18 non sarebbero stati più tollerati dagli elettori, si comportarono in modo tale da rendere possibile l'avanzata tedesca a ovest contro la Francia
Più che quello, l'effetto fu prima, permettere il riarmo tedesco e la espansione a sud e a est prima dello scoppio della guerra ("potevamo scegliere fra la guerra e il disonore, abbiamo scelto il disonore, avremo lo stesso la guerra", come disse Churchill

Tra l'altro Verdun, che citi senza nominarla, è stato qualcosa di difficile da comprendere per noi adesso: in pochi chilometri quadrati morirono centinaia di migliaia di persone, forse milioni contando anche i civili. La zona è tuttora parzialmente disabitata (sei comuni sono considerati "morti per la Francia" e i loro villaggi non sono stati più ripopolati) e fortemente contaminata dai gas usati durante le battaglie


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Trullo ha scritto: martedì 30 gennaio 2024, 20:33
lemond ha scritto: martedì 30 gennaio 2024, 9:43 Ma anche lo spirito pacifista dei politici dei paesi democratici dette luogo a conseguenze parimenti negative: rendendosi conto che bagni di sangue come quelli del 14-18 non sarebbero stati più tollerati dagli elettori, si comportarono in modo tale da rendere possibile l'avanzata tedesca a ovest contro la Francia
Più che quello, l'effetto fu prima, permettere il riarmo tedesco e la espansione a sud e a est prima dello scoppio della guerra ("potevamo scegliere fra la guerra e il disonore, abbiamo scelto il disonore, avremo lo stesso la guerra", come disse Churchill

Tra l'altro Verdun, che citi senza nominarla, è stato qualcosa di difficile da comprendere per noi adesso: in pochi chilometri quadrati morirono centinaia di migliaia di persone, forse milioni contando anche i civili. La zona è tuttora parzialmente disabitata (sei comuni sono considerati "morti per la Francia" e i loro villaggi non sono stati più ripopolati) e fortemente contaminata dai gas usati durante le battaglie
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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - X

Sul fronte orientale invece la guerra era "di movimento" e nel primo mese i tedeschi avevano polverizzato le forze russe in Prussia e altresì le respinsero fuori dalla Polonia. Nei Balcani gli Imperi centrali aveva la situazione sotto controllo.
Ma il punto cruciale per tutti era come uscire dalla situazione di stallo a ovest, perché senza la vittoria lì, nessuno poteva vincere e quindi far terminare la guerra, tanto più che anche sul mare si registrava uno stallo, salvo i sottomarini tedeschi che sembravano aver successo nell'impedire i rifornimenti verso la Gran Bretagna, ma poi l'effetto principale fu quello di trascinare gli S.U.A. nel conflitto e, a partire dal 1917, la triplice intesa poté contare su risorse enormi da oltre oceano e da lì, non dall'avanzata degli eserciti, arrivò la "pace".
Nessun vecchio governo rimase in piedi nell'area che va dalle frontiere francesi fino al mar del Giappone: e i paesi sconfitti dovettero soccombere ai sommovimenti rivoluzionari.
Ma perché, ci dobbiamo domandare la grande guerra fu condotta dalle potenze che guidavano gli schieramenti contrapposti come un gioco all'ultima mossa, vale a dire o totalmente vinta o del tutto persa?


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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - XI

La ragione fu che questa guerra non aveva scopi limitati: Gran Bretagna e Germania lottavano per una posizione di predominio politico e marittimo mondiale. Era un obiettivo assurdo e autolesionistico, che condusse alla rovina sia i vinti che i vincitori!
I primi, come già detto, furono trascinati nelle rivoluzioni, mentre i secondi conobbero la bancarotta e il "dissanguamento". La Gran Bretagna non fu più la stessa dopo il 1918, perché l'economia europea dovette fare a meno della Germania nel dopoguerra.
Il principio fondamentale per riordinare l'assetto politico europeo fu quello di creare stati nazionali su basi etnico-linguistiche e quel modo di vedere si rivelò disastroso, com'è facile vedere anche oggi, nell'Europa degli anni Novanta.
Il riassetto del vicino oriente seguì le tradizionali linee di suddivisione imperialistica tra Gran Bretagna e Francia, a eccezione della Palestina, che il governo britannico aveva promesso agli ebrei per stabilirvi la loro patria. E fu un'altra eredità indimenticata e controversa della prima guerra mondiale.
Non è necessario addentrarsi nei dettagli della storia europea fra le due guerre per comprendere che il Trattato di Versailles non poteva costituire la base di una pace stabile: l'equilibrio internazionale era pregiudicato in partenza e pertanto un'altra guerra era quasi certa. La Germania e la Russia sovietica erano state eliminate dal gioco internazionale e non appena una o entrambe fossero rientrate sulla scena, quel Trattato non poteva durare.


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Ma paradossalmente fra i vincitori la Gran Bretagna fu quella che uscì meglio: la Russia ebbe la rivoluzione, l'Italia ebbe tensioni sociali che sfociarono nel fascismo, e anche la Francia ne uscì abbastanza a pezzi


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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - XII

È vero che la repressione totale della Germania e la messa al bando della Russia sovietica si rivelarono ben presto impossibili, ma le nazioni occidentali si adeguarono a questa realtà lentamente e con riluttanza (specie i francesi erano ancora ossessionati da Sedan).
L'economia mondiale sprofondò nella più grande e drammatica crisi mai vissuta verso gli anni venti/trenta e questo fatto condusse al potere in Germania e in Giappone le forze politiche del militarismo e dell'estrema destra, impegnate a infrangere lo status quo attraverso lo scontro. Da quel momento ormai la seconda guerra mondiale era più che prevedibile.
Quasi nessuno storico ha dubitato che i paesi aggressori fossero la Germania e il Giappone, però ci sono altre domande di carattere storico a cui dobbiamo rispondere.
In Germania tutti i partiti erano concordi nel ritenere ingiusto e inaccettabile il Trattato di Versailles e il Giappone e l'Italia, sebbene vincitrici, si sentivano insodisfatti: i giapponesi mostravano un realismo superiore a quello degli italiani, i cui appetiti imperiali eccedevano di gran lunga la capacità della nazione. Il Giappone riteneva di meritare in estremo oriente una fetta di torta ben più grossa di quella riconosciutagli, tanto più perché aveva bisogno di importare quasi tutte le materie prime necessarie all'economia in grande espansione.
Le pietre miliari sulla strada della guerra furono: l'invasione giapponese della Manciuria nel 1931, quella italiana dell'Etiopia nel 1935, l'intervento fascista nella guerra civile spagnola del '36/'39 e l'annessione dell'Austria all'inizio del 1938, oltre che, infine, l'occupazione della Cecoslovacchia nel marzo 1939.
Dall'altro lato è da sottolineare le continua mancate reazioni all'aggressione tedesca, in particolare il Patto di Monaco del 1938 e il patto di non aggressione fra Hitler e Stalin nel 1939!


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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - XIII

La guerra, stante l'isolazionismo degli S.U.A, cominciò come un conflitto affatto europeo e ci fu l'invasione della Polonia, spartita fra la Germania e l'URSS (con le poi famose "fosse di Katyn!") e poi proseguì con l'occupazione tedesca della Norvegia, Danimarca, i Paesi Bassi, il Belgio e la Francia con estrema facilità. Quest'ultimo paese fu diviso in due zone: la prima amministrata direttamente dai tedeschi, mentre nella seconda fu instaurato uno stato satellite (nota mia, come ad es, Putin con la Bielorussia) i cui governanti furono tratti dai settori più reazionari della politica francese, con capitale la stazione termale di Vichy.
A sostenere il conflitto contro la Germania nel 1940 era rimasta solo la Gran Bretagna, sotto la guida di W. Churchill , perché il dominio tedesco si era esteso anche ai Balcani e fu nel luglio di quell'anno che l'Italia commise l'errore di dichiarare guerra alla Gran Bretagna, uscendo dalla neutralità, nella quale si era prudentemente mantenuta. Per Mussolini la guerra in Europa era finita e conveniva approfittarne.
Egualmente ne traeva vantaggio l'URSS, che occupò senza colpo ferire le regioni europee dell'impero zarista che aveva perduto nel 1918, non che parte della Finlandia, ma lì la guerra per Stalin si rivelò piuttosto difficile, in ogni modo fu allora che cominciò quella che poi fu chiamata la "Grande Guerra Patriottica". :clap:
La guerra si era spostata in Africa con le divisioni tedesche guidate dal generale più brillante dell'esercito: E. Rommel che aveva come scopo di cancellare il dominio britannico in Africa Settentrionale e nel Medio Oriente.


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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - XIV

La guerra fu riaccesa dall'invasione insensata di Hitler il 22 giugno del 1941 dell'URSS, il che impegnava la Germania su due fronti. L'unica possibile ragione era che l'Unione sovietica, sotto il terrore di Stalin, sembrava provata dalle purghe e dalle sciocche intromissioni del georgiano in questioni militari e infatti all'inizio l'avanza fu altrettanto veloce di quella in occidente e sembra che lo stesso Stalin ai primi di ottobre volesse chiedere la pace: ma il momento passò e l'enorme quantità di carne da cannone rappresentato dalla popolazione riuscì a fermare i tedeschi, anche perché la resistenza fu affidata a quei generali più valorosi e intelligenti, i quali furono liberati dai gulag. Gli anni fra il 1942 e il 1945 furono i soli nei quali Stalin sospese la politica del terrore.
Una volta che la guerra sul fronte russo non si risolse in tre mesi, la Germania era destinata a perdere, perché non era attrezzata per sostenere una guerra di lungo periodo.
Nel frattempo la guerra era diventata mondiale, perché gli S.U.A. consideravano intollerabile l'estensione del potere nipponico nel Sudest asiatico e imposero severe restrizioni economiche, il che portò all'attacco giapponese di Pearl Harbor il 7 dicembre 1941. L'isolazionismo americano +era stato ben saldo, ma una volta trascinati nel conflitto furono determinanti con la schiacciante superiorità di forze e risorse e resta incomprensibile il motivo per cui Hitler dichiarò guerra agli S.U.A. dando così la possibilità al governo di Roosevelt di entrare anche nella guerra europea a fianco degli amici britannici.
In sintesi si può dire che le decisioni di invadere la Russia e di dichiarare guerra agli Stati Uniti determinarono il risultato della seconda guerra mondiale (anche se questo non apparve subito ovvio) e non c'è bisogno di seguire il corso degli eventi militari.


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In realtà l'invasione non era insensata, era l'unico modo per reperire le risorse agricole e minerarie che al Reich e ai suoi alleati mancavano per competere con gli alleati. Crudele ma non insensata, un tentativo di giocarsi il tutto per tutto, tragicamente fallito.


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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - XV

Le guerre del XX secolo furono guerre di massa nel senso che impiegarono e distrussero una quantità fino allora inimmaginabile di materiali e di prodotti e in effetti gli eserciti erano diventati attività economiche più vaste di qualunque iniziativa privata e ad es, la Gran Bretagna condusse le due guerre mondiali al di sopra dei propri mezzi, con durevoli conseguenze negative per l'economia.
Se si doveva condurre la guerra su scala moderna, bisognava calcolare non solo i costi, ma anche le capacità produttive, perciò l'intiera economia andava pianificata e diretta e, all'inizio della seconda, solo due stati: l'Urss e, in misura minore la Germania nazista, disponevano di un meccanismo per il controllo materiale dell'economia, mentre gli altri non conoscevano neppure i rudimenti di tali meccanismi di controllo. È perciò paradossale che proprio le economie degli Stati occidentali si siano dimostrate di gran lunga superiori a quelle della Germania (dell'URSS diremo dopo) in entrambe le guerre. Si può ipotizzare che l'economia di guerra tedesca si sia rivelata meno ordinata, perché il presupposto loro: la guerra-lampo era fallito.
Forse l'effetto economico più duraturo di entrambe le guerre fu di conferire un ruolo preponderante all'economia americana per il semplice fatto che indebolì tutte le nazioni concorrenti.


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In realtà gli USA hanno sopperito con la quantità alla qualità, avendo popolazione e soprattutto risorse agricole, energetiche e minerarie infinitamente superiori all'Asse. L'unica speranza dell'Asse, come descritto fittiziamente da Dick nel suo capolavoro di fantascienza distopica La svastica sul sole, era arrivare ai pozzi di petrolio del medio oriente, unendo le invasioni africana e sovietica e portando entrambe a termine (la seconda avrebbe anche garantito i minerali di cromo e manganese, necessari per gli acciai speciali richesti dall'industia bellica, e le produzioni agricole, del sud della Russia e dell'Ucraina, ecco spiegato anche l'accanirsi su Stalingrado, snodo vitale verso il Caucaso e in prospettiva appunto il Medio Oriente)


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lemond
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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - XVI

Rimane da valutare il costo umano; e il gran numero di vittime ne rappresenta solo una parte. È piuttosto curioso che (tranne per l'URSS) il numero delle morti della prima guerra abbia suscitato un impatto psicologico più elevato. La seconda non ha dato luogo a un numero di monumenti al "milite ignoto" e non comprendiamo come 10 milioni di morti abbiano impressionato di più dei cinquantaquattro, ma forse il motivo è che ormai l'uomo era abituato all'ecatombe. Oppure la gente aveva capito che quando si fa appello a sentimenti nazionali di massa non ci sono più limiti ed è molto facile arrivare alla demonizzazione dell'avversario; e nella seconda i tedeschi hanno avuto comportamenti tali da giustificare in buona parte sentimenti simili.
Un'altra ragione fu che la tecnologia rendeva invisibili le vittime: di fronte ai cannoni in postazione non c'erano uomini, ma statistiche, cifre puramente ipotetiche. E i giovani militari ai quali non sarebbe piaciuto affondare la baionetta nel ventre di una giovane donna incinta di qualche villaggio, potevano assai più facilmente sganciare tonnellate di esplosivo dall'alto degli aerei. Le più grandi crudeltà del nostro secolo sono state quelle impersonali, le decisioni prese da lontano. È così che il mondo si abituò all'espulsione di intieri popoli dai loro territori e all'uccisione su vasta scala, fenomeni così poco consueti in passato che si dovettero coniare nuove parole per significarli, tipo genocidio.
La grande guerra portò all'uccisione di un numero imprecisato di armeni e forse fu il primo tentativo di eliminare una popolazione intiera.
E nel dopo seconda guerra si ebbe il fenomeno dei "profughi", circa 40 milioni di persone sradicate dalla terra natale in Europa, ma la decolonizzazione dell'India ne creò 15 milioni, senza contare i due milioni di morti della guerra civile. Dopo la costituzione di Israele, 1,3 milioni di palestinesi furono presi in carico dalle Nazioni Unite...
Forse l'aspetto più tragico è che l'umanità ha imparato a vivere in un mondo in cui lo sterminio, la tortura e l'esilio di masso sono diventati esperienze quotidiane! :x


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Re: Storia

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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - XVII

La rivoluzione mondiale


La Rivoluzione del 1917 fu figlia della guerra e portò alla creazione dell'Unione Sovietica, ma in generale la rivoluzione è stata una costante nella storia del Novecento. Da sola la guerra non la genera, tuttavia, prima del 1914, era predominante la convinzione opposta.
In ogni modo lo stato di fatto fu che solo gli S.U.A. fuoriuscirono dalle guerre quasi nella stessa condizione nella quale vi erano entrati, per tutti gli altri...

Nel 1914 l'umanità attendeva un'alternativa e i partiti socialisti, che erano pervasi dalla credenza delle inevitabilità storica della vittoria, la rappresentavano nella maggioranza dei paesi europei.
La Rivoluzione bolscevica divenne pertanto un evento centrale nella storia del nostro secolo come quella francese lo era stata per l'Ottocento e non è un caso che la storia del Secolo breve, com'è stato definito, coincida (più o meno) con la durata dello Stato nato dalla rivoluzione d'ottobre.
Va aggiunto che le conseguenze di quest'ultima sono state ben maggiori di quella del 1789. L'espansione mondiale è stata tale che, per trovare un paragone, occorre andare alle conquiste dell'Islam nel primo secolo della sua storia.
Appena trenta o poco più anni dall'arrivo di Lenin alla stazione Finlandia di Pietrogrado, un terzo dell'umanità si trovò a vivere sotto regimi partoriti direttamente dai "dieci giorni che sconvolsero il mondo" (Reed, 1919) e costruiti secondo il modello organizzativo del partito comunista creato da Lenin.


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Scattista
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Re: Storia

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Trullo ha scritto: giovedì 1 febbraio 2024, 10:33 Ma paradossalmente fra i vincitori la Gran Bretagna fu quella che uscì meglio: la Russia ebbe la rivoluzione, l'Italia ebbe tensioni sociali che sfociarono nel fascismo, e anche la Francia ne uscì abbastanza a pezzi
insomma. Fu l'inizio della fine dell'impero.
Per la Gran Bretagna sarebbe stato di gran lunghissima meglio non ci fosse mai stata, la Grande Guerra.
Fu ridimensionata economicamente, e anche politicamente e strategicamente. Basti pensare cosa era il suo potere navale nel 1913 e quello nel 1920 (con la parità sancita con gli Stati Uniti e l'ascesa del Giappone).


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Re: Storia

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da Eric J. Hobsbawn "Il secolo breve" 1914 - 1991 - XVIII

Per una gran parte del secolo breve, il comunismo sovietico proclamò di essere un sistema sociale superiore e destinato a trionfare sul nemico e la politica mondiale può essere vista proprio attraverso questa immagine: duello fra due grandi potenze rivali. Questo però perse via via di concretezza con il tempo e già negli anni Ottanta non sembrava più credibile.
Se si guarda dall'inizio la rivoluzione russa si può però ben capire che non poteva essere di tipo socialista, dato che si trattava di un paese contadino e nel quale il proletariato industriale (appunto) era una minoranza molto ridotta;
il rovesciamento del potere zarista avrebbe prodotto una rivoluzione borghese e la rivoluzione sarebbe continuata in condizioni politiche nuove.
C'era però una complicazione, ovvero la Russia non era pronta nemmeno per una rivoluzione borghese: i cadetti (rappresentanti del partito liberale) avevano meno del 2,5% dei deputati all'Assemblea costituente e i contadini e gli operai non sapevano nemmeno che cosa fosse un sistema di tipo capitalistico-borghese e quindi fu ben presto chiaro che non si poteva puntare sul cavallo liberale.
Poche settimane prima dell'insurrezione del febbraio 1917, Lenin in Svizzera si chiedeva se sarebbe mai vissuto abbastanza per vedere scoppiare la rivoluzione.
Il dominio zarista crollò quando una dimostrazione di operaie per l'otto marzo, coincise con una serrata delle fabbriche metallurgiche Putilov, che finì per produrre uno sciopero generale e l'invasione del centro della capitale con lo scopo dei dimostranti di chiedere pane. Le truppe dello zar si rifiutarono di attaccare la folla e anzi fraternizzarono con i dimostranti e, dopo quattro giorni di ammutinamento, lo zar abdicò e fu sostituito da un governo liberale, non senza qualche simpatia e appoggio da parte degli alleati occidentali della Russia.
La Russia era ormai pronta per la rivoluzione sociale e l'eccezionale impresa di Lenin fu trasformare la rivolta popolare anarchica e incontrollata nel potere bolscevico.


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nemecsek.
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Re: Storia

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Pagine strappate....

La domenica del 16 febbraio 1947 da Pola partirono per mare diversi convogli di esuli italiani con i loro ultimi beni e, solitamente, una bandiera d'Italia. I convogli erano diretti ad Ancona, dove gli esuli vennero accolti dall'esercito e dai carabinieri per proteggerli da connazionali, militanti di sinistra, che non mostrarono alcun gesto di solidarietà.

La sera successiva partirono stipati in un treno merci, sistemati tra la paglia all'interno dei vagoni, alla volta di Bologna dove la Pontificia Opera di Assistenza e la Croce Rossa Italiana avevano preparato dei pasti caldi, soprattutto per bambini e anziani. Il treno giunse alla stazione di Bologna solo a mezzogiorno del giorno seguente, martedì 18 febbraio 1947. Qui, dai microfoni di alcuni ferrovieri sindacalisti CGIL e iscritti al PCI, fu diramato l'avviso Se i profughi si fermano per mangiare, lo sciopero bloccherà la stazione. Il treno venne preso a sassate da giovani che sventolavano la bandiera rossa con falce e martello, altri lanciarono pomodori e sputarono sui connazionali, mentre altri ancora buttarono il latte, destinato ai bambini in grave stato di disidratazione, sulle rotaie, dopo aver buttato le vettovaglie nella spazzatura.

Per non avere il blocco del più importante snodo ferroviario d'Italia il treno venne fatto ripartire per Parma dove POA e CRI poterono distribuire il cibo, trasportato da Bologna con automezzi dell'esercito e dell'Arma . La destinazione finale del treno fu La Spezia dove i profughi furono temporaneamente sistemati in una caserma.


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