108
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Re: 108
La Rcs lo aiuterà fino ai 18 anni...Spartacus ha scritto:Tanti auguri ad Alizée Weylandt che compie 1 anno oggi
- eliacodogno
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Re: 108
Auguri Ali
Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)
'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
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Re: 108
Auguri bimba.
http://www.spazidisimpatia.wordpress.com
Spazi di simpatia, nel nome dell'amore che regna nella nostra splendida Terra
Un blog consigliato da Basso, quello giusto.
Aderii alla campagna di garbata moral suasion per cacciare Di Rocco. E infatti...
Spazi di simpatia, nel nome dell'amore che regna nella nostra splendida Terra
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Re: 108
Bennati ha dedicato la vittoria odierna a Wouter:
http://www.cyclingnews.com/news/bennati ... r-weylandt
http://www.cyclingnews.com/news/bennati ... r-weylandt
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: 108
il ricordo di guercilena
http://www.cyclemagazine.it/cycle/2013/ ... -famiglia/
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"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
@cauz_ | bidonmagazine.org | confindustrial.noblogs.org
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Re: 108
Un abbraccio alla famiglia di Wouter.
molto commovente, provoca quel "giusto fastidio" che fa tornare coi piedi per terra.cauz. ha scritto:il ricordo di guercilena
http://www.cyclemagazine.it/cycle/2013/ ... -famiglia/
Fanta cicloweb 2015:
Tour 2015 - 19a tappa - SJ M.nne - Toussuire (24 Luglio)
utenti ignorati:
Scostante_Girardengo
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Re: 108
Lo scrivo anche qua
Ragazzi non sapevo dove scriverlo, riguarda la pallavolo e lo scrivo qui e voglio condividerlo con voi. ssendo un appassionato di sport cerco anche di praticarlo, ovviamente a livello amatoriale uno di questi è la pallavolo che è lo sport che mi diverte di più praticare e dove bene o male riesco a cavarmela rispetto ad altri. Sto facendo un torneo tramite un associazione che si occupa di pallavolo. Questi hanno avuto un'idea splendida fare un album di figurine con tutte le squadre che partecipano (ben 35) con tutti i rispettivi giocatori, ovviamente c'è la mia squadra gli ATLETICO ETILICO ci chiamiamo e ovviamence ci sono io. La cosa bella, buffa e anche un po' inquietante e che siamo 350 persone, la mia figurina ha il numero 108 che voi amanti di ciclismo sapete benissimo purtroppo a cosa si riferisce e da quando l'ho scoperto mi sto grattando da quel momento.
A parte gli scherzi dopo un po' di inquietudine, son contento di aver quel numero evidentemente i sentimenti e qualche lacrima che non son riuscito a trattenere quel giorno su Weylandt, il buon Wouter da lassù gli ha colti o mi piace immaginare che sia andata così....
Ragazzi non sapevo dove scriverlo, riguarda la pallavolo e lo scrivo qui e voglio condividerlo con voi. ssendo un appassionato di sport cerco anche di praticarlo, ovviamente a livello amatoriale uno di questi è la pallavolo che è lo sport che mi diverte di più praticare e dove bene o male riesco a cavarmela rispetto ad altri. Sto facendo un torneo tramite un associazione che si occupa di pallavolo. Questi hanno avuto un'idea splendida fare un album di figurine con tutte le squadre che partecipano (ben 35) con tutti i rispettivi giocatori, ovviamente c'è la mia squadra gli ATLETICO ETILICO ci chiamiamo e ovviamence ci sono io. La cosa bella, buffa e anche un po' inquietante e che siamo 350 persone, la mia figurina ha il numero 108 che voi amanti di ciclismo sapete benissimo purtroppo a cosa si riferisce e da quando l'ho scoperto mi sto grattando da quel momento.
A parte gli scherzi dopo un po' di inquietudine, son contento di aver quel numero evidentemente i sentimenti e qualche lacrima che non son riuscito a trattenere quel giorno su Weylandt, il buon Wouter da lassù gli ha colti o mi piace immaginare che sia andata così....
Gibo il migliore!!!!!
Signori non ce ne sono più - Gilberto Simoni ad Aprica 2006
30 Maggio 2010 La fine di un Sogno Magnifico!
Le vere emozioni sono nell'accarezzare una mamma non più autosufficiente e su una sedia rotelle e vedere il sorriso di essa.
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Re: 108
Quattro anni dopo la tragedia, rivedremo in gruppo il numero 108 che era di Wouter Weylandt, è assegnato a Monfort, l' Uci non ha voluto deroghe ?
Re: 108
L'UCI chi ? Quelli che hanno mandato il controllo antidoping a Van Impe con il figlio morto in casa ?CicloSprint ha scritto:Quattro anni dopo la tragedia, rivedremo in gruppo il numero 108 che era di Wouter Weylandt, è assegnato a Monfort, l' Uci non ha voluto deroghe ?
Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
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Re: 108
Cookson non ha voluto deroghe per un numero vuoto tra quelli dall' 1 all' 9 (tra questi il 108).
Re: 108
Che poi oh, nelle startlist finora pubblicate da RCS il 108 è "regolarmente" assente ma vabbè...
11 Vuelta 7-Prato
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
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Re: 108
Ma la Gazza la dà a Monfort.Basso ha scritto:Che poi oh, nelle startlist finora pubblicate da RCS il 108 è "regolarmente" assente ma vabbè...
Re: 108
Solitamente chi scrive nei giornali le classifiche non è chi si occupa quotidianamente della materia, quindi qualche refuso di questo tipo è sempre possibile. Basta attendere il primo pomeriggio, quando dovrebbe essere resa nota la starting list definitiva.CicloSprint ha scritto:Ma la Gazza la dà a Monfort.Basso ha scritto:Che poi oh, nelle startlist finora pubblicate da RCS il 108 è "regolarmente" assente ma vabbè...
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Re: 108
E' possibile che l' UCI può concedere deroghe per un numero vuoto tra quelli dall' 1 all' 9 (tra questi il 108) ?
Re: 108
E infatti.
Arrivata la lista partenti definitiva, il numero 108 non è stato assegnato.
ot: per tornare sulla preparazione di chi scrive classifiche e fogli ufficiali (sic.), segnalo che l'Orica ha come ds tal "Mattews White" e non Matthew White: forse sarà suo fratello, chissà
Arrivata la lista partenti definitiva, il numero 108 non è stato assegnato.
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Re: 108
Come al solito non si rende conto quando esageraudra ha scritto:Dai ciclo lascia stare che in questo topic non stanno bene le tue boiateCicloSprint ha scritto:Complimenti alla Gazza per aver offeso la memoria di Wouter
- Winston Smith
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Re: 108
Penso sia uno svarione della Gazzetta.
E ciclosprint è JRObike
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"La Polonia sta tirando per Boonen"Beppe Conti, Ponferrada 2014
-.-.-
I miei miti: Ocaña, Monseré, Fuente, Maertens, Bugno, Bettini, Evans, Rebellin
-.-.-
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Re: 108
oggi sono cinque anni, e credo sia una grande fortuna che caschino giusto nel giorno di riposo del giro...
La discesa dopo il Bocco è tortuosa. Impegnativa, la definisce il Garibaldi. Ci si arriva dalla Val di Taro, con uno zig zag che in pochi chilometri snocciola confini regionali e provinciali: da Parma a La Spezia, poi di nuovo a Parma e infine il Bocco, e da lì la discesa, la provincia di Genova, il mare. Si attraversano argille e arenarie, con la roccia che affiora a bordo strada e cambia colore, triturata e trasformata dall'eterna metamorfosi dell'Appennino. Affiora da una parte sola, perchè dall'altra il pendio scende giù brutale fino a rigagnoli che sono già in secca a inizio maggio. Nei tratti più rischiosi sono state messe protezioni di ogni tipo. Paletti, guard-rail, metalli e cemento, veri e propri muretti in alcuni casi.
La ricostruzione dice che Wouter quel giorno sia entrato troppo forte in curva, una piccola distrazione, probabilmente seguendo i corridori avanti a lui, abbia sfiorato il muretto col pedale sinistro e sia rimbalzato contro la roccia dall'altro lato della strada, sbattendo violentemente il volto sull'asfalto. Credibile, probabile, comunque troppo cruda. Una ricostruzione che stride con il paesaggio tutt’intorno, che fa a cazzotti con il mare all'orizzonte, che qui non si vede ma si respira già.
Il muretto è ancora lì, così come la roccia dall'altra parte della strada, quella non si può togliere: regge i muretti a secco appoggiati in eterna precarietà sugli strati di un sottosuolo che piano piano cerca di scivolare pure lui verso il mare. Quella roccia che affiora, però, non è più la stessa. Fino a cinque anni fa era un ammasso qualsiasi, poi per un istante è stata teatro di morte, oggi brulica d'amore. Ci sono foto e targhe, fiori e borracce, maglie e peluche, cappellini e camere d'aria bucate. I ciclisti che ci passano davanti talvolta si fermano, più spesso in discesa che in salita, altre volte fanno solo un gesto di saluto. Salutano la roccia, parlano con l'asfalto, indicano il cielo. È una strada impegnativa, e l'impegno sta nel convivere col dolore che affiora insieme al ricordo di quel pomeriggio di cinque anni fa, quando sprofondammo tutti nel divano, sbattuti da quell'impatto che percepimmo in pieno volto.
Wouter Weylandt è scivolato lì, precario e instabile come è la vita di ciascuno. Sperava di arrivare al mare, ma appena ha iniziato a respirarlo ha deviato verso il cielo. La discesa dopo il Bocco è una strada tortuosa che sta tra questi due punti, tra cielo e mare, di mezzo ci sono un muretto e una roccia, piene di vita e di ricordi. Lì c'è Wouter.
https://www.facebook.com/bid0n.it/photo ... 152216876/
La discesa dopo il Bocco è tortuosa. Impegnativa, la definisce il Garibaldi. Ci si arriva dalla Val di Taro, con uno zig zag che in pochi chilometri snocciola confini regionali e provinciali: da Parma a La Spezia, poi di nuovo a Parma e infine il Bocco, e da lì la discesa, la provincia di Genova, il mare. Si attraversano argille e arenarie, con la roccia che affiora a bordo strada e cambia colore, triturata e trasformata dall'eterna metamorfosi dell'Appennino. Affiora da una parte sola, perchè dall'altra il pendio scende giù brutale fino a rigagnoli che sono già in secca a inizio maggio. Nei tratti più rischiosi sono state messe protezioni di ogni tipo. Paletti, guard-rail, metalli e cemento, veri e propri muretti in alcuni casi.
La ricostruzione dice che Wouter quel giorno sia entrato troppo forte in curva, una piccola distrazione, probabilmente seguendo i corridori avanti a lui, abbia sfiorato il muretto col pedale sinistro e sia rimbalzato contro la roccia dall'altro lato della strada, sbattendo violentemente il volto sull'asfalto. Credibile, probabile, comunque troppo cruda. Una ricostruzione che stride con il paesaggio tutt’intorno, che fa a cazzotti con il mare all'orizzonte, che qui non si vede ma si respira già.
Il muretto è ancora lì, così come la roccia dall'altra parte della strada, quella non si può togliere: regge i muretti a secco appoggiati in eterna precarietà sugli strati di un sottosuolo che piano piano cerca di scivolare pure lui verso il mare. Quella roccia che affiora, però, non è più la stessa. Fino a cinque anni fa era un ammasso qualsiasi, poi per un istante è stata teatro di morte, oggi brulica d'amore. Ci sono foto e targhe, fiori e borracce, maglie e peluche, cappellini e camere d'aria bucate. I ciclisti che ci passano davanti talvolta si fermano, più spesso in discesa che in salita, altre volte fanno solo un gesto di saluto. Salutano la roccia, parlano con l'asfalto, indicano il cielo. È una strada impegnativa, e l'impegno sta nel convivere col dolore che affiora insieme al ricordo di quel pomeriggio di cinque anni fa, quando sprofondammo tutti nel divano, sbattuti da quell'impatto che percepimmo in pieno volto.
Wouter Weylandt è scivolato lì, precario e instabile come è la vita di ciascuno. Sperava di arrivare al mare, ma appena ha iniziato a respirarlo ha deviato verso il cielo. La discesa dopo il Bocco è una strada tortuosa che sta tra questi due punti, tra cielo e mare, di mezzo ci sono un muretto e una roccia, piene di vita e di ricordi. Lì c'è Wouter.
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Re: 108
Ieri la ricorrenza della morte di Wouter.
Certo ogni anno che passa farà sempre meno clamore. Non è importante, non facciamo ipocrisia.
È importante invece cogliere occasioni per parlare della sicurezza dei ciclisti, siano essi in gara o in allenamento. Ovviamente la morte di Scarponi si ricollega al numero 108 per questa ragione.
È notizia nuovissima quella dell’investimento di Froome da parte di un guidatore killer. Per non parlare dei numeri che riguardano incidenti stradali che coinvolgono mortalmente persone in bici.
Questa discussione vale quindi anche come filo rosso sulla sicurezza. Oggi il tema della sicurezza appare strettamente legato a quello della VISIBILITà del ciclista. 8 automobilisti su 10 dopo un incidente dichiarano di: “..non avere visto il ciclista investito..”. Impossibile siano tutti menzogneri.
Abbigliamento con colori a contrasto e uso di luci diurne e notturne dovrebbero diventare prassi per tutti i ciclisti.
Altri temi e punti di vista sono di grande rilevanza.
Postateli qui.
ciao
Certo ogni anno che passa farà sempre meno clamore. Non è importante, non facciamo ipocrisia.
È importante invece cogliere occasioni per parlare della sicurezza dei ciclisti, siano essi in gara o in allenamento. Ovviamente la morte di Scarponi si ricollega al numero 108 per questa ragione.
È notizia nuovissima quella dell’investimento di Froome da parte di un guidatore killer. Per non parlare dei numeri che riguardano incidenti stradali che coinvolgono mortalmente persone in bici.
Questa discussione vale quindi anche come filo rosso sulla sicurezza. Oggi il tema della sicurezza appare strettamente legato a quello della VISIBILITà del ciclista. 8 automobilisti su 10 dopo un incidente dichiarano di: “..non avere visto il ciclista investito..”. Impossibile siano tutti menzogneri.
Abbigliamento con colori a contrasto e uso di luci diurne e notturne dovrebbero diventare prassi per tutti i ciclisti.
Altri temi e punti di vista sono di grande rilevanza.
Postateli qui.
ciao
...oh, ghè riat Dancelli!
Re: 108
ah certo, se stanno a chattare con whatsapp è facile che il ciclista non lo vedano, ma forse questo si dimenticano di dirlo.claudiodance ha scritto: Questa discussione vale quindi anche come filo rosso sulla sicurezza. Oggi il tema della sicurezza appare strettamente legato a quello della VISIBILITà del ciclista. 8 automobilisti su 10 dopo un incidente dichiarano di: “..non avere visto il ciclista investito..”. Impossibile siano tutti menzogneri.
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ciao
A parte questa considerazione che ci sia un tema visibilità è vero.
Ho raccolto spesso testimonianze simili da amici e conoscenti che non si possono certo considerare astiosi verso i ciclisti.
Personalmente ho notato che i due montanti che sostengono i parabrezza (sopratutto quello a sinistra) hanno uno spessore tale che può capitare che il ciclista sia completamente oscurato.
Ad esempio c'è il rischio di entrare in una rotonda convinti che sia sgombra da mezzi e poi trovarsi improvvisamente davanti il ciclista.
- Tranchée d'Arenberg
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Re: 108
forse sono in due, quindi Matthew al plurale diventa MatthewsBasso ha scritto:E infatti.
Arrivata la lista partenti definitiva, il numero 108 non è stato assegnato.
ot: per tornare sulla preparazione di chi scrive classifiche e fogli ufficiali (sic.), segnalo che l'Orica ha come ds tal "Mattews White" e non Matthew White: forse sarà suo fratello, chissà
ok, vado a nascondermi
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Re: 108
stavo per scrivere una lunga risposta, poi mi sono ricordato di questo che sintetizza tutto con molta più chiarezza.claudiodance ha scritto:Ieri la ricorrenza della morte di Wouter.
Certo ogni anno che passa farà sempre meno clamore. Non è importante, non facciamo ipocrisia.
È importante invece cogliere occasioni per parlare della sicurezza dei ciclisti, siano essi in gara o in allenamento. Ovviamente la morte di Scarponi si ricollega al numero 108 per questa ragione.
È notizia nuovissima quella dell’investimento di Froome da parte di un guidatore killer. Per non parlare dei numeri che riguardano incidenti stradali che coinvolgono mortalmente persone in bici.
Questa discussione vale quindi anche come filo rosso sulla sicurezza. Oggi il tema della sicurezza appare strettamente legato a quello della VISIBILITà del ciclista. 8 automobilisti su 10 dopo un incidente dichiarano di: “..non avere visto il ciclista investito..”. Impossibile siano tutti menzogneri.
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"non l'ho visto" dovrebbe essere un'aggravante per chi porta in giro una tonnellata (quando va bene) di metallo lanciata a 50 km/h (quando va bene).
https://benzinazero.wordpress.com/2017/ ... ggravante/
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Re: 108
cauz. ha scritto:stavo per scrivere una lunga risposta, poi mi sono ricordato di questo che sintetizza tutto con molta più chiarezza.claudiodance ha scritto:Ieri la ricorrenza della morte di Wouter.
Certo ogni anno che passa farà sempre meno clamore. Non è importante, non facciamo ipocrisia.
È importante invece cogliere occasioni per parlare della sicurezza dei ciclisti, siano essi in gara o in allenamento. Ovviamente la morte di Scarponi si ricollega al numero 108 per questa ragione.
È notizia nuovissima quella dell’investimento di Froome da parte di un guidatore killer. Per non parlare dei numeri che riguardano incidenti stradali che coinvolgono mortalmente persone in bici.
Questa discussione vale quindi anche come filo rosso sulla sicurezza. Oggi il tema della sicurezza appare strettamente legato a quello della VISIBILITà del ciclista. 8 automobilisti su 10 dopo un incidente dichiarano di: “..non avere visto il ciclista investito..”. Impossibile siano tutti menzogneri.
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"non l'ho visto" dovrebbe essere un'aggravante per chi porta in giro una tonnellata (quando va bene) di metallo lanciata a 50 km/h (quando va bene).
https://benzinazero.wordpress.com/2017/ ... ggravante/
Va aggiunto che vi sono condizioni (esempio al sorgere del sole e al tramonto, col sole basso) in cui si può essere, improvvisamente e per alcuni istanti, accecati dalla luce solare diretta.
Accorgimenti preventivi (bassa velocità, lenti da sole) sono solo parzialmente efficaci in quelle occasioni.
I comportamenti proreattivi da parte dei ciclisti (garantirsi la massima visibilità, attenersi scrupolosamente al codice della strada) sono fondamentali per diminuire i rischi.
La sicurezza passa soprattutto da piste ciclabili sicure e dedicate.
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Re: 108
Cauz, d’accordo, non voglio giustificare l’automobilista, anzi, credo che il problema dell’uso e abuso di smartphone alla guida sia un nodo che l’autorità deve risolvere al più presto.cauz. ha scritto:stavo per scrivere una lunga risposta, poi mi sono ricordato di questo che sintetizza tutto con molta più chiarezza.claudiodance ha scritto:Ieri la ricorrenza della morte di Wouter.
Certo ogni anno....Postateli qui.
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Nondimeno è poco utile dare sempre e solo le colpe “all’altro”.
È più utile in primo luogo tenere comportamenti virtuosi: migliorare la propria visibilità, imparare a gestire le situazioni più critiche (rotatorie innanzitutto), utilizzare sempre il casco, attenersi al codice stradale, non tenere comportamenti a rischio (lo smartphone è molto usato in movimento anche dal ciclista selfie-dipendente) e imparare a ricercare sempre il CONTATTO VISIVO con l’automobilista come condizione massima di sicurezza per incroci, semafori, rotatorie ed immissioni laterali (ovvero: ti guardo automobilista, se non mi accerto che mi hai visto bene mi preparo a frenare/cambiare direzione, ecco i tuoi occhi nei miei, ora è ok).
Contemporaneamente si può e si deve chiedere rispetto, diritti, tutela, piste ciclabili e tutto quanto ci venga in mente.
Cauz, è una cultura che deve crescere. Credo che sia compito nostro trainare nella direzione del miglioramento e non della crescita del conflitto.
Il conflitto con una tonnellata di metallo non ci conviene, ne usciamo malconci. O morti, più probabilmente.
...oh, ghè riat Dancelli!
Re: 108
mah, non credo che con questa aggravante gli automobilisti guarderebbero di più. Semplicemente eviterebbero di dire "non l'ho visto". Punto.cauz. ha scritto: "non l'ho visto" dovrebbe essere un'aggravante
Ma prendiamo il "problema" dalla parte nostra: ci basta sapere che gli automobilisti non usano cellulari, vanno piano, guardano 4 volte prima di cambiare direzione e di aprire la portiera ?
Ci basta sapere che chi sgarra verrà punito con multe esorbitanti ?
Ci basterebbe sapere che verrebbero addirittura fucilati ?
O in ogni caso, per noi, la cosa finirebbe comunque male? Troppo male....
Quello che vuol suggerire Claudio, credo, è: facciamo tutto il possibile per evitarlo NOI il "problema". Visibilità, contatto visivo, concentrazione ed estrema prudenza.
Alla faccia dei kom e di perdere il gruppetto buono.
"Non chiederci la parola che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo...
codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."
Eugenio Montale.
108 presente
codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."
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108 presente
Re: 108
è tutto giustissimo.claudiodance ha scritto:Cauz, d’accordo, non voglio giustificare l’automobilista, anzi, credo che il problema dell’uso e abuso di smartphone alla guida sia un nodo che l’autorità deve risolvere al più presto.cauz. ha scritto:stavo per scrivere una lunga risposta, poi mi sono ricordato di questo che sintetizza tutto con molta più chiarezza.claudiodance ha scritto:Ieri la ricorrenza della morte di Wouter.
Certo ogni anno....Postateli qui.
ciao
"non l'ho visto" dovrebbe essere un'aggravante per chi porta in giro una tonnellata (quando va bene) di metallo lanciata a 50 km/h (quando va bene).
https://benzinazero.wordpress.com/2017/ ... ggravante/
Nondimeno è poco utile dare sempre e solo le colpe “all’altro”.
È più utile in primo luogo tenere comportamenti virtuosi: migliorare la propria visibilità, imparare a gestire le situazioni più critiche (rotatorie innanzitutto), utilizzare sempre il casco, attenersi al codice stradale, non tenere comportamenti a rischio (lo smartphone è molto usato in movimento anche dal ciclista selfie-dipendente) e imparare a ricercare sempre il CONTATTO VISIVO con l’automobilista come condizione massima di sicurezza per incroci, semafori, rotatorie ed immissioni laterali......
Però, da qualche giorno, se stai parlando al telefonino, GUARDANDO la strada, ti tolgono la patente, se invece lo stai usando, scrivendo con lo scomodissimo, odioso, touch screen, E QUINDI GUARDANDO IL TELEFONINO, va tutto bene anche perché non ti vedono.
LEGGI ITALIANE.
Devi passare a un metro e mezzo dal ciclista, ma se sei una autentica capra alla guida, la patente te la danno lo stesso....ovvio che se uno deve passare a un metro e non è in grado di aggirare un ostacolo e calcolarne la velocità relativa in movimento, non passerà mai più, col risultato di bloccare il traffico, innervosire chi sta dietro, che poi per recuperare il tempo perso deve fare acrobazie.
L'è tutto da rifare. Da capo proprio.
Re: 108
Mmm. Io invece sono contrario alle ciclabili, per una serie di motivi.nemecsek. ha scritto:(...)
I comportamenti proreattivi da parte dei ciclisti (garantirsi la massima visibilità, attenersi scrupolosamente al codice della strada) sono fondamentali per diminuire i rischi.
La sicurezza passa soprattutto da piste ciclabili sicure e dedicate.
Intanto la maggior parte delle piste va benissimo per l'anziano col nipotino, per il ragazzino, per andare a prendere il pane. Ma se devo andare ai 40 km/h su una striscia larga un metro e mezzi, con le radici, i pali in mezzo, i cancelli (e a doppio senso) semplicemente NON lo faccio. Anzi, spesso è più pericoloso andare su questo tipo di stradine che su un corso, per quanto trafficato. E non si può nemmeno pretendere che le ciclabili siano tutte larghe 3-4 metri (ce ne sono: poche, ma ci sono), perché spesso è logisticamente e urbanisticamente impossibile.
Ricordo che se un ciclista è vittima di incidente fuori dalla ciclabile per il codice (e le assucurazioni) ha sempre e comunque torto lui.
Le ciclabili sono così una ghettizzazione del ciclista: gli automobilisti perdono la dimestichezza con chi pedala a bordo strada, anzi a volte pensano che nemmeno ci siano ciclisti perché "che ci fanno, c'è la ciclabile". O, peggio ancora: "c***i suoi, c'è la ciclabile".
La soluzione è l'opposto: non trasformare il ciclista in un alieno ma piuttosto calarlo appieno nelle dinamiche della strada. Migliorando le strade, introducendo fondi drenanti e vernici bianche meno scivolose, rimuovendo ostacoli, girando i tombini (!), introducendo una illuminazione migliore, magari a led (così si mettono più luci, pur risparmiando). Studiando illuminazioni più efficaci sul bordo strada.
Anziché fare una ciclabile larga un metro e mezzo e inutilizzabile, molto meglio secondo me allargare la strada di un metro e mezzo e rifare l'asfalto.
E poi diciamolo, bisognerebbe abbassare i limiti di velocità in certi punti ed alzarli in altri (obbligare ai 50 su arterie che reggono bene i 70 e i 90 porterà solo ad automobilisti più esasperati e dal piede molto molto pesante.
Come già detto, dovremmo anche noi evitare i comportamenti a rischio. Renderci visibili, rispettare il codice, farci vedere anche fisicamente (oltre che con luci e divise).
Registro comunque - purtroppo - un'escalation di insofferenza verso i ciclisti, che spesso sfocia in veri e propri atti di giustizia sommaria.
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Re: 108
Mah.... un mio conoscente è passato da una Bianchi a una Surace carrozzina spinta dal badante peruviano ......paralizzato...desmoblu ha scritto:
Mmm. Io invece sono contrario alle ciclabili, per una serie di motivi.
Intanto la maggior parte delle piste va benissimo per l'anziano col nipotino, per il ragazzino, per andare a prendere il pane. Ma se devo andare ai 40 km/h su una striscia larga un metro e mezzi, con le radici, i pali in mezzo, i cancelli (e a doppio senso) semplicemente NON lo faccio. Anzi, spesso è più pericoloso andare su questo tipo di stradine che su un corso, per quanto trafficato. E non si può nemmeno pretendere che le ciclabili siano tutte larghe 3-4 metri (ce ne sono: poche, ma ci sono), perché spesso è logisticamente e urbanisticamente impossibile.
Ricordo che se un ciclista è vittima di incidente fuori dalla ciclabile per il codice (e le assucurazioni) ha sempre e comunque torto lui.
Le ciclabili sono così una ghettizzazione del ciclista: gli automobilisti perdono la dimestichezza con chi pedala a bordo strada, anzi a volte pensano che nemmeno ci siano ciclisti perché "che ci fanno, c'è la ciclabile". O, peggio ancora: "c***i suoi, c'è la ciclabile".
La soluzione è l'opposto: non trasformare il ciclista in un alieno ma piuttosto calarlo appieno nelle dinamiche della strada.
Travolto da una ragazza in auto, l assicurazione prima cosa ha mosso contestazione per circolazione su strada pubblica con mezzo non idoneo per mancanza di luci indicatori ecc ecc
Resto dell idea che quella che chiami ghettizzazione sia il modo migliore per salvaguardare l incolumita di chi va in bici....
Re: 108
In merito alla vostra discussione, il clima purtroppo è quello che è...
Il link, in caso spagini: https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/ ... e=59AAFEA2
Il link, in caso spagini: https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/ ... e=59AAFEA2
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Re: 108
Non per sfociare nel luogo comune, ma se vai in Francia i cartelli dicono "automobilisti e ciclisti condividono la strada". In Germania i ciclisti sono tutelati, in Olanda figurati.nemecsek. ha scritto:Mah.... un mio conoscente è passato da una Bianchi a una Surace carrozzina spinta dal badante peruviano ......paralizzato...desmoblu ha scritto:
Mmm. Io invece sono contrario alle ciclabili, per una serie di motivi.
Intanto la maggior parte delle piste va benissimo per l'anziano col nipotino, per il ragazzino, per andare a prendere il pane. Ma se devo andare ai 40 km/h su una striscia larga un metro e mezzi, con le radici, i pali in mezzo, i cancelli (e a doppio senso) semplicemente NON lo faccio. Anzi, spesso è più pericoloso andare su questo tipo di stradine che su un corso, per quanto trafficato. E non si può nemmeno pretendere che le ciclabili siano tutte larghe 3-4 metri (ce ne sono: poche, ma ci sono), perché spesso è logisticamente e urbanisticamente impossibile.
Ricordo che se un ciclista è vittima di incidente fuori dalla ciclabile per il codice (e le assucurazioni) ha sempre e comunque torto lui.
Le ciclabili sono così una ghettizzazione del ciclista: gli automobilisti perdono la dimestichezza con chi pedala a bordo strada, anzi a volte pensano che nemmeno ci siano ciclisti perché "che ci fanno, c'è la ciclabile". O, peggio ancora: "c***i suoi, c'è la ciclabile".
La soluzione è l'opposto: non trasformare il ciclista in un alieno ma piuttosto calarlo appieno nelle dinamiche della strada.
Travolto da una ragazza in auto, l assicurazione prima cosa ha mosso contestazione per circolazione su strada pubblica con mezzo non idoneo per mancanza di luci indicatori ecc ecc
Resto dell idea che quella che chiami ghettizzazione sia il modo migliore per salvaguardare l incolumita di chi va in bici....
E allora è una questione di cultura.
Se mettiamo i ciclisti solo sulle ciclabili, gli automobilisti perderanno ulteriormente l'abitudine a "condividere la strada". E anzi, vedendo un ciclista si sentiranno in diritto di fregarsene (o peggio): "che ***** ci fa qui?".
Finché le assicurazioni (come nel tuo triste racconto) potranno addirittura rivalersi su ciclisti vittime di incidenti.. beh sarà sempre peggio.
Si è fatto un obbrobrio giuridico con l'omicidio stradale (come se investire qualcuno fosse più grave e immorale di fargli precipitare un pianoforte a coda addosso), ma non si è fatto nulla per tutelare i più deboli sulla strada (e per creare dei deterrenti veri ed efficaci). E sì, non credo che lasciare la strada alle auto e ai camion (legittimando il tutto) aiuti a creare una mentalità in cui automobilisti e ciclisti "partagent la route".
Il razzismo negli stati uniti è stato sconfitto (anche) grazie alle persone di colore che sono rimaste sugli autobus per i bianchi. Se così non fosse stato, se avessero continuato a prendere gli autobus "per neri" (la cui esistenza era motivata proprio da "ragioni di sicurezza" [dei neri]) o a sedersi nei posti "per neri", la mentalità non sarebbe mai cambiata. Questa cosa si chiama apartheid, o ghettizzazione.
ps: mi spiace per il tuo conoscente. Ma se l'automobilista non avesse potuto falciarlo col beneplacito dell'assicurazione, se in mancanza di cultura ci fossero state norme e deterrenti adeguati, non credi che avrebbe fatto più attenzione?
Anzi, questo mi rafforza ulteriormente nelle mie considerazioni.
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Re: 108
io la vedo come desmo.
le ciclabili servono solo nelle grandi citta' a proteggere corridoi di mobilita' su due ruote.
per il resto si stia insieme
le ciclabili servono solo nelle grandi citta' a proteggere corridoi di mobilita' su due ruote.
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“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
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Re: 108
Un pensiero per Wouter Weylandt, 10 anni fa se ne andava sulle nostre strade in questa corsa .
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Re: 108
GIRO D'ITALIA. IL GIORNO SPECIALE DEL PASSO DEL BOCCO E DI WOUTER WEYLANDT
https://www.tuttobiciweb.it/article/202 ... r-weylandt
Ricordiamo che il Tour ha fatto tante volte la discesa del Portet d'Aspet dopo la morte di Fabio Casartelli.
https://www.tuttobiciweb.it/article/202 ... r-weylandt
Ricordiamo che il Tour ha fatto tante volte la discesa del Portet d'Aspet dopo la morte di Fabio Casartelli.
Re: 108
claudiodance ha scritto: ↑giovedì 12 maggio 2011, 9:40 108
Prendo una pausa dai disegni. Dieci minuti, ho in mente un nome e un cognome. Apro Google-immagini. Le foto si ordinano sul monitor come isolati di una città-giardino dai colori insoliti:blu-blu-nero-blu-nero-blu-blu-nero. Le maglie delle sue squadre, certo.
Bel corridore. Mi piace. Mi piaceva già prima e lo tenevo un po’ d’occhio. Lui, Van Avermaet, Leukemans, insomma quel gruppo di Belgi che, in quanto tali, osservo sempre con un credito di affetto preventivo. Ecco un primo piano, bel faccione, simpatico. Cresta tirata su con il gel, mascellona, sorriso largo. Adatto alle caricature, penso. Sarebbe piaciuto a Albert Uderzo e lo avrebbe inserito nel campionario di simpatici barbari di Astérix chez les Belges. E poi una corporatura che sprizza salute, questo Weylandt. Niente magrezze malaticce da scalatorino anoressico, niente pelle tirata su zigomi taglienti. I bicipiti tondeggiano con ampiezza e i pettorali anche. Senza eccessi, ma sono fasciature muscolari di uno sportivo. Lo vedi, sembra uno in grado di trasportare da sé due sportine del supermercato belle piene.
Ecco alcune foto delle vacanze. Una fatta su una barca di quelle turistiche, come quelle che prendo io in Corsica, per visitare le isole e le grotte vicino Bonifacio. Wouter è abbracciato a una bella ragazza, sfoggia con lei occhiali da sole molto trendy. L’altra a torso nudo, sorride su una spiaggia, rilassato. Un piercing trafigge il capezzolo sinistro del ragazzo. Comincio a farmi un quadro del tipo e mi piace. Good.
Scorro le pagine, mi soffermo sulla posizione in bici. Piuttosto distesa, braccia leggermente troppo dritte, gambe troppo aperte, ma è ok, siamo nel campo degli stilisti più che accettabili.
Belle strisce muscolari. Bel viso sincero. Un corpo giovane, modellato dall’esercizio e dalle istruzioni genetiche. Lo sapevo, brutta storia, più del sentimento è la carne a corrodere il mio pensiero. Penso a quel corpo. Alla cinetica perduta, alle proteine dei muscoli in decadimento. Comincio a sentirmi da schifo. Ecco la foto del corpo sull’asfalto. Ricordi di un corpo familiare analogo, forte e bello, abbandonato in forma di manichino inerme sulle pagine di un quotidiano, più di trent’anni fa. I corpi, quando muoiono, sono sacchi svuotati, le posture insulse e ridicole.
Ecco un primo piano del volto. La prospettiva, forse inganna, e deforma i tratti, ma no, è sconvolto, devastato dall’impatto, non è più lui. Muore senza essere più lui. Penso al mio amico chirurgo che va in bicicletta. Come mestiere è un restauratore di scatole craniche. Chirurgia maxilofacciale, si chiama. Ricompone belle facce come quelle di Wouter. Gli portano sopravvissuti che i parenti non riconoscono e lui taglia, apre, mette a posto, sostituisce, chiude, controlla che sia un lavoro ben fatto e manda a casa una persona viva con una faccia rammendata. Cosa avrebbe fatto con Wouter se fosse sopravvissuto? L’emozione l’avrebbe travolto? No. Avrebbe messo a posto la facciona del ragazzo e, dimettendolo, gli avrebbe detto: “Ci vediamo in bicicletta, ti converrà tirare giù un paio di chiletti, io in salita lascio i segni sull’asfalto!”.
Poi, mentre sorrido un po’, pensando alla dieta di Gianni, compare una foto. È una foto magica e agghiacciante al tempo stesso.
È l’anno 2009: Velodromo di Roubaix. Wouter guida un gruppetto d’elitè, che sta per contendersi piazzamenti prestigiosi nella regina delle classiche.
Radente alla balaustra, sfiorando con la ruota un berrettino bianco caduto a uno spettatore, Wouter ruota il capo verso sinistra, per controllare i movimenti di Guesdon, Breschel, Klier, suoi avversari di quel momento.
Eccolo dunque, in una postura che gli sarà fatale in Italia, due anni dopo, fare uno di quei gesti comuni a tutti i corridori. Si volta solo un poco, sicuro del suo equilibrio e della sua capacità di mantenere la traiettoria. Ecco come si muore. Nella normalità di un mestiere vissuto con passione. Wouter si volta, vuole fare una bella volata, il capitano ha da poco vinto la corsa, ma lui è ancora ambizioso e vuole fare bene fino in fondo. Lungo la discesa del Bocco, ieri, si voltava per incitare i compagni di gruppetto a collaborare all’inseguimento. La gara nel cuore e nella mente. Anche per un decimo posto, anche per non prendere un distacco alla terza tappa del Giro. Uno stato della mente, per questi uomini, non un semplice mestiere.
Bella foto. Wouter in una delle corse migliori della vita. Biondo, impolverato, bello sul mezzo, spalle larghe, padrone del mezzo e del movimento, gente dietro che applaude. Mi commuove.
Cerco traccia del risultato, ma la rete non mi aiuta. Non so se il ragazzo abbia vinto o perso quello sprint. Certo aveva tirato per Tom Boonen tutto il giorno e non era più fresco, e poi Guesdon è uno veloce ed esperto del velodromo della Roubaix. Breschel poi, mi viene da ridere, un rapace nelle volate disputate dopo corse così dure.
Però me lo immagino. Me lo voglio immaginare. Procede con la testa mezza girata. La bici scorre dritta come un piombo. Niente muretti del cazz.o. Controlla i tre bastardi dietro, che lo vogliono fregare. Non vuole rallentare troppo, che il danese è leggerino e partendo da fermi gli schianterebbe dieci metri nella schiena come niente. Ai trecento accelera e quando vede il francese uscire pesta vigoroso sui pedali. Molla una codatina giusta, per farli cagare addosso, non per farli cadere, scende alla corda, acquisendo velocità e si siede a spingere in curva. Breschel esce come un furia, ma Wouter ha chiuso l’interno. Il danese lo affianca, ma deve fare metri in più e la sua bici si impenna sulla parabolica. Rincula. Wouter lo vede, volta la testa ancora, si alza sui pedali. Vince bravamente la sua volata.
Taglia il traguardo come un combattente. Le braccia dritte, biondo, spalle larghe. Il velodromo applaude. Wouter Weylandt, urla il cronista. Wouter Weylandt, Wouter Weylandt!
Claudio