Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
alfiso

Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

Messaggio da leggere da alfiso »

Approfitto della ricomparsa di Morris, e dell'ormai entrante - forse - Autunno, delle ex foglie morte (ora essicate, arrotolate e fumate o pippate), per riproporre un antico, nobile 3D che mi ha solleticato la mente e la lettura in molte sere di caxxeggio operativo, quando ancora non partecipavo al forum.
Musica ragazzi :violino:
http://oldforum.cicloweb.it/viewthread.php?tid=8515

Ps. Non è un esercizio di nostalgia, ma solo una voglia di archiviare ulteriori emozioni e narrazioni facendole viaggiare nel sistema neuronale della rete, affinchè il nascente cloud computing possa consentire a tutti ed anche, perchè no, ai ns nipoti di leggere con gusto, dovizia di particolari e napolitanamente con "vibrante emozione" le fantastiche (non nel senso etimologico) storie di Morris & Co. Giusto per capire, riscoprire, dare un senso storico al concetto di tradizione ed al significato di bellezza in questo sport.
Ultima modifica di alfiso il giovedì 13 ottobre 2011, 16:08, modificato 1 volta in totale.


alfiso

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

Messaggio da leggere da alfiso »

Ne recupero in primis uno di Morris che mi ha divertito non poco. E perchè parla di un argomento che mi "interessa".

La pubblicità....

Durante l’ultima tappa del Tour de France 1981, vinto facilmente da Bernard Hinault, madame Edwige Avice, all’epoca Ministro francese dello Sport, seguì la tappa finale dei Champs Elysées e si disse colpita da quella che definiva la Fiera Commerciale del Tour de France, che non finiva con la carovana, ma proseguiva con le maglie dei corridori. “Il gruppo dei ciclisti – disse - è un secondo caravan pubblicitario e ne sono colpita. Occorrerà modificare il Tour, forse con un ritorno a squadre nazionali”.
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Le sue affermazioni crearono imbarazzi negli organizzatori ed in Levitan in particolare; al di qua delle Alpi, anche all’ancor giovane sottoscritto. A quell’epoca facevo politica di professione, ma ero allo start di quella divisa militare, giuntami su spalle e mutande all’improvviso, quando le mie condizioni famigliari presagivano ragionevole congedo illimitato. Lessi le dichiarazioni della compagna socialista Avice, il giorno dopo, in mensa, dove prestavo servizio. Non so ancora cos’abbia detto mentre leggevo quella robaccia, so solo che mi sono svegliato da quello status, per la risata dei miei commilitoni, mediamente un lustro più giovani di me. Andando avanti con la lettura scoprii che Levitan, stordito, s’azzardò a porre a madame la domanda: “Illustrissima, ma chi finanzierà il Tour e le squadre?”. La risposta del Ministro: “Lo Stato ed i suoi contribuenti!”. All’epoca, già mal sopportavo quel nazionalismo nello sport che, con gli anni, s’è trasformato in idiosincrasia. Fortunatamente, l’ipotesi non è stata raccolta e di Madame Avice, nello sport, si son perse le tracce. Tanti anni dopo, quando Giovannina è diventata Ministra del medesimo ramo in Italia, non ho potuto non pensare alla sua collega transalpina.
I fatti poi, han dimostrato che pur con visioni opposte, le due, han vissuto sullo massimo comun divisore…..Quale sia questo massimo, non è il caso di dirlo....
(Morris )


L'argomento è tornato prepotentemente di attualità. Il ciclismo di stato (o meglio "del soldo pubblico").


Morris

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Aurelio Del Rio
Nato a Bracelli di Beverino (La Spezia) il 28 giugno 1927. Deceduto a La Spezia il 6 maggio 2006. Scalatore, alto m 1,83 per kg 73. Professionista dal 1954 al 1957, con 5 vittorie.
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La storia di questo corridore spezzino, può essere presa ad esempio di come, nel ciclismo, quando di mezzo c’è il mito di questo sport, ovvero la montagna, si possa raggiungere la notorietà, anche senza tagliare il traguardo per primi. Accadde tutto, quando già Aurelio aveva 29 anni e cominciava a pensare al dopo ciclismo. Teatro, la 17a tappa del Giro d’Italia del 1956, che da Sondrio si concludeva a Merano, con la terribile scalata dello Stelvio a metà percorso. Del Rio, terzultimo in classifica con quasi 2 ore e mezzo di ritardo dal leader Fornara, evase dal gruppo poco dopo la partenza, ed a Bormio, ai piedi della salita che per 20 km di strada polverosa ed inghiaiata portava ai 2757 metri di altitudine, vantava quasi 9’ di vantaggio sul gruppo dei migliori. Quella mitica montagna, rappresentava il vertice alto di un Giro pieno di ascese, al punto che la classifica del GPM era stata divisa in tre: il Trofeo degli Appennini, il Trofeo delle Dolomiti e, appunto, il Trofeo dello Stelvio. I due grandi scalatori Gaul e Bahamontes, in lotta per quelle classifiche e la “Generale” venivano da tutti pronosticati per farsi un sol boccone di Del Rio. Ed effettivamente i due mitici grimpeur attaccarono, ma lo spezzino con abnegazione ed un passo da camoscio, nonostante un fisico non da scalatore, seppe tenere e riuscì a giungere primo sul culmine, in quel momento avvolto da un turbine di nevischio, vincendo così il Trofeo speciale e le 100 mila lire di premio (circa 4.500 euro odierni). Il passaggio in cima allo Stelvio di quel 7 giugno ’56, oggi fa venire i brividi: 1° Del Rio, a l’20” Gaul e Bahamontes; a l’30” Graf; a l’36” Buratti; ad l’55” Fornara e Wagtmans; a 2’05” Nolten e Defilippis; a 2’10” Maule e Brankart; a 2’25” Padovani; a 3’ Fabbri e Stolker; a 3’15” Assire!li e Hollenstein; a 3’35” Agostino Coletto; a 3’45” Dotto; a 4’ Benedetti; a 4’06” Nencini; a 4’10” Bartolozzi; a 4’15” Boni; a 4’25” Monti; a 4’30” Magni e Chiarlone; a 4’40” Moser e Gaggero; a 5’ Fantini e Astrua. Nella lunga discesa che portava a Merano, Del Rio fu raggiunto dai migliori (esclusi Gaul e Bahamontes per ripetute forature) e si piazzò 11°. La tappa fu vinta da Maule su Magni e Benedetti. Il giorno dopo, Aurelio si arrese al gelo e alla neve della leggendaria Merano-Bondone vinta da Charly Gaul, ed al pari di tanti altri si ritirò. Ma aldilà dello Stelvio ’56 chi è stato Aurelio Del Rio? Un corridore completo e talentuoso, ma incostante forse per sregolatezza. Alto e nemmeno ossuto, amava la salita più di ogni altra variabile. Da “puro” era stato forte e prometteva una buona carriera fra i prof. Passato con l’Atala nel ‘54, non mantenne le promesse. Vinse altre 4 volte: la Coppa Boero e la 3a tappa del Giro di Puglia e Lucania nel ‘54, il Circuito di Bagnolo Cremasco e la prova di Ponzano Magra del Trofeo UVI nel ‘55. Atala (’54 e ’55) e Ignis (’56) le sue squadre. Nel ’57, isolato, non corse praticamente mai.
Aurelio Del Rio, nella sua grande giornata allo Stelvio (e non solo):


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piccolo san bernardo
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Non so se questo sia il topic giusto, ma mi piacerebbe attingere al vasto sapere di Morris per togliermi lo sfizio di alcune domande che mi sono sempre posto sul Giro d'Italia. :)

1) Nel 1975 il Giro finì proprio in cima allo Stelvio. Mi sono sempre domandato come sia stato logisticamente possibile fare finire la corsa proprio là. Posso capire l'arrivo di tappa, perché in cima c'è un piccolo paesotto, ma immagino sia stato difficile fare arrivare lì tutto il palco per la cerimonia finale, tutti gli uomini dell'organizzazione e quant'altro...sai qualcosa in proposito?? :uhm:

2) Qualche anno fa,Facoltosi mi disse che (mi pare all'inizio degli anni 60) c'era una tappa che doveva finire sul Resia, e nel percorso c'era la inedita scalata di Gavia+Stelvio (e stranamente, lo è tuttora :o ), ma poi non se ne fece più nulla e la tappa finì a Bormio dopo avere scalato il classico versante di Prato allo Stelvio del passo anonimo...la notizia è vera? E come mai ci fu tale cambiamento? La neve sul Gavia?


SUCCESSI AL FANTACICLISMO
2009:Giro di Romagna,una tappa alla Vuelta,vincitore classifica sprinter e 3o alla FantaVuelta
2010:Giro del friuli, 5o in classifica generale finale
2012:Campione italiano e mondiale a cronometro
2013:Una tappa al Giro(Cherasco)
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Caro Piccolo San Bernardo (montagna mitica per me, visto che era cara al mio amico Charly Gaul), sono qui di passaggio, ma nel pomeriggio conto di risponderti con un po' di sorprese (forse esagero a definirla così), che, mi auguro tu possa apprezzare.
A dopo!


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piccolo san bernardo
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Morris ha scritto:Caro Piccolo San Bernardo (montagna mitica per me, visto che era cara al mio amico Charly Gaul)
Fosse ancora vivo, gli potresti ben riferire che per me è stato il migliore di ogni tempo! :clap: :clap:


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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piccolo san bernardo ha scritto: 1) Nel 1975 il Giro finì proprio in cima allo Stelvio. Mi sono sempre domandato come sia stato logisticamente possibile fare finire la corsa proprio là. Posso capire l'arrivo di tappa, perché in cima c'è un piccolo paesotto, ma immagino sia stato difficile fare arrivare lì tutto il palco per la cerimonia finale, tutti gli uomini dell'organizzazione e quant'altro...sai qualcosa in proposito?? :uhm:
Il Giro del 1975, fu davvero un Giro sconvolgente, non solo per l’arrivo finale su una vetta mitica. Ma degli altri aspetti forse parlerò in una puntata futura, qui. Sulla possibilità di svolgere lassù, la normale cerimonia di fine manifestazione, va fatta una premessa che è già, di fatto, una risposta: i GT, tutti, e praticamente in proporzione al loro spessore, hanno negli ultimi venti anni, fatto passi da gigante circa il loro intorno ed i mezzi itineranti. Potremmo dire, con buona approssimazione, che hanno quadruplicato più o meno tutti e tre la loro voluminosità rispetto al 1975. Nell’occasione poi, Vincenzo Torriani, a cui mai è mancata l’inventiva e che per tanti aspetti ha anticipato i colleghi stranieri, ridusse al minimo il tutto, convinto com’era, che la cerimonia migliore la dava quell’epilogo sì nuovo, tra l’altro arricchito dalla suspense di due atleti, per quanto outsider in origine, in lotta per il Giro: Fausto Bertoglio e Francisco Galdos. Anche su quella lotta, prima o poi, scriverò qualcosa qui.
Voglio però ora ricordare, che il Tour, la cui consistenza è quasi doppia rispetto al Giro (nello specifico della carovana pubblicitaria la differenza fra i due principali GT, è addirittura abissale), ha abbandonato un suo mito come il Puy de Dome, nel 1988, sostenendo di non poter giungere lassù, per la ristrettezza della carreggiata e per l’impossibilità di svolgervi un arrivo ideale. Credo vi siano esagerazioni in tutto questo, soprattutto tenendo conto che l’ex vulcano è stato sovente usato come cronoscalata (lì ancor più mito), ma resta il fatto che il motivo addotto è il citato. Sia nel 2000 che nel 2001, cercai di convincere l’organizzatore del Tour de France femminile a proporre un arrivo sul Puy de Dome, ma anche lui, mi rispose con la medesima motivazione. Nel suo caso però, vista la scarsa consistenza della carovana, era una chiara scusa per non dirmi che da tempo stava vivendo l’ostilità e il sabotaggio, anche con carte bollate, dall’allora Società du Tour de France.

2) Qualche anno fa,Facoltosi mi disse che (mi pare all'inizio degli anni 60) c'era una tappa che doveva finire sul Resia, e nel percorso c'era la inedita scalata di Gavia+Stelvio (e stranamente, lo è tuttora :o ), ma poi non se ne fece più nulla e la tappa finì a Bormio dopo avere scalato il classico versante di Prato allo Stelvio del passo anonimo...la notizia è vera? E come mai ci fu tale cambiamento? La neve sul Gavia?
Su questo punto ti risponderò con un apposito thread che sto per aprire, “Quaderni di Storia del Ciclismo”, dove la prima puntata sarà proprio dedicata al Giro d’Italia del 1961, vinto dal protagonista del mio ultimo libro: “Arnaldo Pambianco il Campione e l’uomo”. Riportandone il testo di un paio di tappe, escluse le foto, avrai le risposte che cerchi.

La seconda puntata che seguirà pochi minuti dopo, sarà dedicata al mitico Charly e alla sua impresa …..sui tuoi pendii… ;)

Ne seguiranno altre su Gaul ;)


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piccolo san bernardo
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Morris ha scritto: La seconda puntata che seguirà pochi minuti dopo, sarà dedicata al mitico Charly e alla sua impresa …..sui tuoi pendii… ;)

Ne seguiranno altre su Gaul ;)
Mitico! L'aosta- Courmayeur del 9-6-1959 con la scalata di cime che, dopo oltre 50 anni non sono mai state riproposte più, come la salita piena del Gran San Bernardo, la Forclaz, il Montets, la sella di Mègeve e la salita del passo mio omonimo dal versante francese,che è però il più facile, anche se più lungo. :uhm: 296 chilometri!! Ho letto che lo stesso Gaul prima della tappa risultò essere piuttosto nervoso e al traguardo, dopo avere rifilato qualcosa come quasi 10 minuti ad Anquetil sul Piccolo San Bernardo, era letteralmente stremato. E ti credo. :clap: :clap:

Mi piace pensare che mio padre sia stato concepito proprio in quel giorno. Ma questa è solo una mia fantasia, per rendere ai miei occhi quella tappa ancora più leggendaria! :)


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Morris

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Si parla spesso di sfortuna o di fortuna, componenti che ci sono nella storia di tutti e che mi permetto di giudicare, al contrario di molti, indipendenti dalle incapacità o qualità dei singoli.
La storia di questo corridore ha dell’incredibile e si inquadra perfettamente, all'esterno di qualsivoglia sua responsabilità su ciò che gli capitava....

Auguste Mallet (Fra)
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Nato a Thiergeville il 3 maggio 1913. Deceduto a Parigi il 9 dicembre 1946. Passista scalatore. Professionista dal 1936 al 1946 con 9 vittorie.
Era un buon corridore, che non si è mai potuto esprimere per quello che valeva, a causa di una sfortuna incredibile prima e della tragedia, poi. Insomma, un’anima che portava dietro di sé connotati grigi e neri, al punto di renderlo famoso ancor prima delle poche vittorie. Nel 1937, dopo aver vinto la 2° tappa del Tour de l’Oise e di essere giunto al posto d’onore nella classifica finale della corsa, fu vittima di una grave caduta durante la Parigi Roubaix. Rimase otto giorni in coma, ma la sua tempra fu così forte, da fargli riprendere non solo la vita normale, ma addirittura l’attività agonistica. Nel 1938 vinse il GP di Nizza e la seconda tappa della Parigi Nizza a St Etienne, ma non portò a termine la celebre corsa, perché nella frazione successiva, un cane lo fece cadere e nelle conseguenze di quel volo, alle varie ferite, aggiunse una incrinatura del cranio. Non si diede per vinto e fu al via del Tour de France, ma quando la sua condotta stava proiettandolo fra i protagonisti, grazie al 5° posto di Cannes ed al 4° nella dura frazione di Digne, durante il tappone alpino di Briancon, a causa di una vettura del seguito, nella discesa dell’Izoard, finì in un burrone. Quando i soccorritori riuscirono a raggiungerlo, trovarono un Mallet sanguinante, ma subito pronto a dire: “Non abbiate timore, ci vuole ben altro a farmi morire”. Costretto comunque al ritiro in quella Grande Boucle, ignorò i tanti consigli di chiudere col ciclismo e si ripresentò pimpante alla stagione 1939. Nell’anno, vinse alla grande la Rouen-Caen-Rouen e, al Tour de France, dopo tanti piazzamenti, seppe chiudere al 13° posto.
Con lo scoppio della Guerra fu un soldato valoroso, ma durante un bombardamento, a Dunkerque, fu sepolto vivo e dato per disperso. Fu ritrovato in vita diversi giorni dopo, con ferite tali da darne per certa la morte, ma ancora una volta si riprese. Nacque lì il suo nomignolo di “la morte sbagliata”. Tornò pure a correre. Nel 1942 si piazzò più volte, nel ’43 vinse la Nizza-Mont Agel. Nel ’44, invece, quando era in lotta per il Campionato Francese che si correva su più prove, in una di queste, fu tagliato fuori da un’auto che lo investì in pieno. Ancora una volta si riprese. Nel 1945, dopo tanti piazzamenti, vinse la Corsa del Mont Chauve e, nel 1946, fu autore di un crescendo tanto inaspettato quanto significativo: dopo tante piazze, trionfò nel GP delle Alpi, una breve corsa a tappe dove vinse la seconda frazione, nonché nel GP di Seine Inferieure. Il nove dicembre però, mentre era sulla bici per una commissione, fu investito da un camion e stavolta l’incidente gli fu fatale. È stato due volte decorato al valore militare.
Recentemente, Frederic Miller, Agnes Vandome e John McBrewster, hanno scritto un libro su di lui.


FabC
Messaggi: 10
Iscritto il: giovedì 7 luglio 2011, 10:12

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Caspita, che vita Mallet!
Grazie di cuore, Morris, per avermelo fatto conoscere.


Nicker
Messaggi: 1989
Iscritto il: martedì 14 dicembre 2010, 22:12

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

Messaggio da leggere da Nicker »

Che storia incredibile quella di Mallet!!! :clap:


"Il bene si fa ma non si dice e sfruttare le disgrazie degli altri per farsi belli è da vigliacchi"
Morris

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Un gigante buono e da salotti intellettuali….

Dal mio libro “Milano Sanremo – Storia e protagonisti della Classicissima”…..


Pietro Linari

Nato il 15 ottobre 1896 a Rifredi (FI), ed ivi deceduto, il primo gennaio 1972. Velocista. Professionista dal 1921 al 1936 con 24 vittorie, fra strada e, su pista (limitatamente alle classifiche finali).

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Un personaggio in tutti i sensi, che fu fondamentale per il lancio del ciclismo in Toscana e fiorentino in particolare. Pietro Linari, alternò la strada alla pista, cementandosi come ciclista totale, anche se eccellente nelle peculiarità delle discipline veloci. Atleta longevo, a quaranta anni fu capace di giungere secondo nel campionato italiano della velocità, nonché giramondo, soprattutto per seguire il circuito delle Sei Giorni. Alto e robusto con due spalle da culturista e la capigliatura folta, tanto coraggioso quanto cordiale e simpatico, Linari, a cui il nomignolo di “Pietrino”, sembrava inadeguato a tracciarne la descrizione visiva e le linee comportamentali, fu un autentico riferimento in ogni sua presenza. E per dare un segno di quanto la bontà e la simpatia che lo contraddistinguevano, non significassero remissione, si può citare un episodio tra i più belli e significativi del personaggio. Nel corso di una mani-festazione su pista a Parigi, si ritrovò a dover fare i conti coi fratelli Pelissier, i quali, quando gareggiavano in Francia, si sentivano dei padroni a cui tutto doveva essere concesso. Pietrino, che verso i soprusi provava idiosincrasia, sceso di bicicletta, si diresse verso Francis Pelissier e lo prese per il petto attaccandolo all’impalcatura del palchetto dei giudici, ed il corridore transalpino, prima ancora dell’arrivo degli aiuti, si dimostrò velocemente disponibile a ravvedersi sull’oggetto della sua superbia. Linari però, era tutt’altro che muscoli e cervello di cemento. Di lui si ricordano le letture e le frequentazioni assidue, quando era lontano dalle corse, dei celebri ritrovi intellettuali di Firenze, nonché la sua grande capacità di rac-contare dei suoi viaggi e delle esperienze ad essi legate. Era pure un istrione mica male, anzi, uno che oggi, con la sete di personaggi che ha il ciclismo, sarebbe un toccasana.
Ciclisticamente, come detto, Linari era un velocista cresciuto su pista, dove già a meno di 20 anni, si mostrò seigiornista di vaglia. Alla strada e al professionismo sugli ancora non sopraggiunti asfalti, arrivò tardi, a 25 anni, de-buttando al Giro di Lombardia del 1921, dove si piazzò 23°. L’anno dopo ingaggiato dalla Legnano, imparò a tenere abbastanza le salite e a darsi compiutamente ad un ciclismo che stava raggiungendo le intensità popolari della pista. Un versante che lo impegnò fino ai 30 anni, in parte in coabitazione con quello, amato, degli anelli. Poi, il ritorno quasi completo verso l’antico amore, per altri dieci anni. Sta di fatto che nei tre lustri passati nell’elite del pedale, il suo nome, fra vittorie e piazzamenti, s’è letto parecchio. Ne sapevano qualcosa, quelli che cercavano in tutte le maniere di evi-tare di mettersi a confronto con lui in volata. Le sue vittorie più importanti: la Milano-Sanremo del 1924, il Giro dell'Emilia dello stesso anno, la Milano-Modena del 1923, nonché le due tappe del Giro d'Italia, una a Roma nel 1922 e l'altra a Torino nel 1925. Buoni anche i piazzamenti: secondo al Giro di Romagna del 1923 e del 1926, al Lombardia del 1923, al Giro di Toscana del 1924, terzo al Giro di Lombardia del ’24, alla Sanremo del 25 e quarto alla Parigi-Roubaix del medesimo anno. Insomma, quanto basta per non considerarlo alla stregua dei velocisti che verranno. In tutte le epoche, infatti, il Giro di Lombardia non è mai stato pane per chi era solo sprint. Su pista, invece, fu Campione Italiano della velocità nel ’29 e vinse, nel suo girovagare per il mondo come seigiornista, le Sei Giorni di New York nel 1926, di Milano nel 1928, di Stoccolma nel 1929 e di Parigi nel 1931.

Morris


Morris

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Beat Breu, la Pulce di Sankt Gallen

BEAT BREU
Nato a Sankt Gallen (Svizzera), il 23 ottobre 1957. Scalatore. Professionista dal 1979 al ’95 con 42 vittorie.

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Piccolino, simpatico e con giornate da campione autentico. La Pulce di Sankt Gallen, come veniva soprannominato, ha vinto su strada su traguardi mitici, è poi stato un grande ciclocrossista ed un discreto stayer, tanto da giungere quarto ad un mondiale. Quanto basta, per dire che nella sua carriera ci sono tutti i versanti del ciclismo (non ci sono “Sei Giorni” per la concomitanza col cross) ed in tutti ha lasciato un segno. Se mi si chiedesse chi è stato più forte fra Breu e Camenzind, non avrei dubbi a dire che “la pulce”, pur non avendo nel palmares due classiche ed un mondiale, si fa preferire per longevità, punte di rendimento, completezza atletica e umana. Inoltre, le tappe sulle Tre Cime di Lavaredo e sull’Alpe d’Huez, finite nel palmares di Beat, hanno un sapore ben diverso dalle altre: potremmo definirle tranquillamente “tappe monumento” e, pur non avendo l’importanza singola delle classiche, si avvicinano molto ad esse. Breu ha vinto dappertutto, compresi giri di ottimo valore come il Tour de Suisse, ed una corsa da tanti anni inserita fra le prove di vertice, come il Campionato di Zurigo. Infine, non si può non considerare, quanto la sua ellisse tocchi ben tre generazioni, nonché, ovviamente i più forti di queste, mentre il connazionale iridato, s’è limitato ad una.
Dunque, Beat, non era solo uno specialista della montagna: a ben guardarlo è stato tangibilmente di più.
Cominciò la sua lunga avventura nel 1979, conquistando il campionato svizzero della montagna costituito da due prove, entrambe vinte. Proseguì l’anno dopo, vincendo la Grabs-Voralp, corsa in salita sempre in Svizzera, ma durante l’anno si distinse anche nelle classiche, finendo spesso fra i migliori venti. Esplose nel 1981, quando vinse la superclassica del suo paese, il Campionato di Zurigo, anticipando di un paio di secondi il compagno di fuga tedesco Henri Rinklin ed il drappello di tanti fra i più forti ciclisti mondiali. Al Giro d’Italia fece vedere sulle salite il suo valore e, nella tappa più importante che si concludeva alle Tre Cime di Lavaredo, dopo aver già dominato il lotto dei più forti già sul Passo Tre Croci, raggiunse solitario il traguardo della mitica salita. Chiuse poi la corsa rosa all’ottavo posto. Indi, dopo aver vinto le due tappe più dure del Giro della Svizzera, trionfò anche nella classifica finale. Giunse terzo nel campionato svizzero e, nell’estate, si aggiudicò entrambe le prove in salita di Kitzbuel, nonché la classifica finale, mentre a Fensiberg, vinse la corsa dopo aver colto il successo nella cronoscalata. Coi 10 successi all’attivo ed i piazzamenti ottenuti nell’anno, terminò la stagione al decimo posto nella classifica del Super Prestige Pernod, qualcosa di molto più credibile dell’odierno ProTour. Nel 1982 si confermò corridore d’evidenza, vincendo un paio di corse minori, una tappa del Giro di Svizzera (chiuse 4°) e, soprattutto, fu un grande interprete al Tour, corso esclusivamente, come ha sempre fatto nelle prove di tre settimane, per lasciare il segno nelle tappe di montagna. Vinse la frazione pirenaica che si concludeva a St Lary Soulan in cima al Plat d’Adet, staccando tutti, compresi i migliori in battaglia, come Hinault e Zoetemelk. Tre giorni dopo, entrò fra i supremi a cui è intitolato un tornante dell’Alpe d’Huez, giungendo sul mitico colle tutto solo, dopo essersi tolto di ruota, ancora una volta, chi lottava per la maglia gialla. Finì il Tour, dopo aver pagato all’inverosimile (oltre 17 minuti!) le sempre troppe prove a cronometro (in quella edizione addirittura 5!!!), al sesto posto, a 13’21” da Hinault. Era comunque entrato fra coloro che saranno sempre ricordati.
Nel 1983, dopo aver raccolto un’infinità di piazzamenti anche in gare di spessore, alcuni problemi fisici frenarono la sua forma in estate, ma nel computo della stagione riuscì ugualmente ad arricchire il palmares di sei corse e rivinse il campionato svizzero della montagna. Anche nell’84, continuò il suo trend di buoni piazzamenti, ma vinse solo una frazione del Giro di Svizzera, ed una prova minore. Col 1985 iniziò con una certa continuità il suo rapporto col ciclocross, dove si dimostrò ben presto uno dei migliori in circolazione. Durante la stagione, la sua prima all’interno dell’italiana Carrera, vinse tre gare su strada, si confermò campione svizzero della montagna e raccolse la solita batteria di piazzamenti. L’anno seguente, all’evidente sua ascesa nel cross, fece seguito una flessione su strada, dove colse una sola vittoria, ed a fine anno, ritornò in una formazione svizzera. Nel 1987, all’ottimo trend nel fuoristrada, aggiunse maggior tangibilità sull’asfalto, anche se le vittorie furono solo tre. Il superamento dei trent’anni non significò flessione per Beat, anzi. Nel 1988, infatti, vinse il titolo svizzero di ciclocross, ed a dimostrazione dei suoi valori, trionfò pure in una prova del Superprestige, fino a salire sul podio mondiale, dietro al connazionale Richard e all’amico olandese Adri Van der Poel. Nel ciclismo su strada, raccolse tre successi, sempre sulla spinta della siamese salita. Con l’ultima stagione degli anni ottanta, “la Pulce” tornò a graffiare l’asfalto. Rivinse, infatti, il Giro di Svizzera ed una tappa dello stesso, nonché la “solita” corsa di Kitzbuel. Naturalmente, si confermò ai vertici nel ciclocross. Col nuovo decennio, ed a trentatré anni, l’intrepido Beat, iniziò pure a fare diverse capatine su pista, gareggiando fra gli stayer. Nel 1990 si laureò per la quarta volta campione svizzero della montagna, ma ormai le sue attenzioni non stavano sul ciclismo classico. Con la stagione ’91, infatti, a parte qualche sporadica partecipazione alle corse svizzere, i suoi impegni furono tutti concentrati sul ciclocross, dove continuò a vincere (nel suo palmares finirono altre due gare del Superprestige ed un altro titolo svizzero nel 1994), nonché ad inseguire gli stayer, dove il suo massimo risultato fu il quarto posto ai mondiali del 1993. Chiuse la carriera nel 1996, sulla soglia dei quaranta anni, ma è pur vero che nelle ultime stagioni, il simpatico Beat, accostò alla bicicletta, l’acquisizione di un nuovo ruolo, quello che poi divenne il suo mestiere nel dopo ciclismo: il comico e l’intrattenitore.
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Beat Breu, nella “divisa" odierna…
Oggi, è un apprezzato showman, che si esibisce nei teatri, nelle radio, negli hotel, nei villaggi turistici e nelle navi da crociera. Come dire: “ero un personaggio e lo sto dimostrando”.

Morris


alfiso

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Morris sei stato sfuggente sulle ultime vicende personali di Beat, che è sì apprezzato artista, ma ha vissuto momenti terribili di depressione con rischi per la sua vita. Se non sbaglio nel 2009 si è rifatto una famiglia.
Tu hai notizie fresche recenti?
Della sua vicenda aveva parlato Ferretti alla tv svizzera qualche tempo fa.


Morris

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Alfiso non sono stato sfuggente, non le ho proprio trattate! ;) :D
Come ho detto nell’intervento precedente sul thread riservato ai velocisti, avevo scritto sul forum di Cicloweb un ritratto di Breu, che è quello qui sopra, senza un paio di foto. Solo che il ritratto originario, era stato qui postato il 23 ottobre 2006, in occasione del compleanno di Beat. Ovvio che avendo steso migliaia di ritratti di corridori del passato, tutto ciò non s’è dipanato in un mese, ma in anni ed anni. Bene, quel che postai allora, quindi lo stesso qui sopra, era già vecchio di almeno tre anni. Penso di averlo scritto addirittura prima della mia iscrizione al vecchio Cicloweb, all’incirca nel 2003. La memoria però, mi ha ingannato maggiormente oggi, in quanto su Beat, avevo scritto un aggiornamento a luglio, una semplice appendice a quello sopra, ma denso di fatti e stravolgimenti. Nella foga di postare, fra una telefonata e l’altra, ho copia incollato il vecchio privo di aggiornamento e non me ne sono accorto. Ora però provvedo e ti tranquillizzo fin d’ora, sulle condizioni di Beat che, perlomeno fino all’estate 2011, erano buone, anche se tanta acqua è passata sotto i suoi ponti.
Grazie Alfiso e scusami per questa caz.zata.

P.S.
Quando hai menzionato Ferretti, l’ugola della “Trinity Shit”, mi sono palpato per bene i testicoli… ;) :)
Devi aspettare un poco per l’appendice, perché è in un computer spento e devo prima salutare dei parenti che sono venuti a trovarmi….. (Già sono stato maleducato…;) ) E poi il server di Cicloweb (almeno al mio computer) m’ha fatto perdere un sacco di tempo….


alfiso

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Ca...ata? Sei matto? Tutt'altro. Sei una miniera.
No, devo dirti quello che mi è successo qualche gg fa per dare la vera cifra del tuo lavoro.
Parlando con ex pro 87enne, ma più vispo di me (80 km al giorno anche adesso, giusto per capirsi), il 'giovane' mi dice che lui legge su internet tutte le storie che lo riguardano e mi dice di conoscere benissimo Cicloweb.
Quando leggo di un ex in difficoltà mi piace pertanto pensare che si ristori l'animo leggendosi le tue fantastiche narrazioni. Anzi sono proprio certo che avvenga. Un forum ha un anima che un volume non può dare.
Ma son certo che tu già eri al corrente di questo interesse.


Morris

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Integro il ritratto di Beat Breu

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Beat Breu, nella “divisa post ciclismo”…

Dopo essere stato per sette anni abbondanti, un apprezzato showman, che si è esibito nei teatri, nelle radio, negli hotel, nei villaggi turistici e nelle navi da crociera, dimostrandosi quel personaggio che aveva fatto intravedere in tanti anni di corse, la vita di Beat è entrata in un tunnel che ha fatto a lungo temere il nero. Ma anche qui s’è dimostrato incredibilmente raro. Poco dopo aver lasciato l’attività di showman, per i troppi viaggi ed un movimento ben diverso da quello che faceva da atleta, a fine 2003, fu colpito da ictus, fortunatamente in forma abbastanza leggera. Si riprese azionando quella forza di volontà eccezionale che l’aveva contraddistinto da atleta. Dagli intensi esami a cui si sottopose nel periodo di recupero dall’ictus, emerse un difetto congenito al cuore, che lo costrinse a subire un delicato intervento nel 2004. Stavolta la ripresa fu più lenta, non già per problemi conseguenti all’operazione, ma per l’insorgere di quel subdolo disturbo dell’umore che è la depressione. Una malattia, anche se generalmente non la si vuol vedere come tale, certo curabile, ma dai regimi lunghi o lunghissimi, spesso non determinabili o visibili, per la semi normalità che, nel cammino quotidiano, segue la fase discendente del disturbo. Fatto sta che, probabilmente anche per questo, Beat entrò in una crisi coniugale che lo portò al divorzio. Cambiò lavoro, rientrando nel ciclismo come addetto al commercio di un azienda di accessori per bici e si unì ad una nuova compagna che sposò in segreto, ma dalla quale divorziò dopo sei mesi, prima dell’annunciato matrimonio pubblico. In quel periodo la straordinarietà del personaggio, proprio sul fare del mezzo secolo di vita, forse anche per aggredire un incipiente disagio interiore, lo a ritornare al ciclismo pedalato, ma non da amatore qualsiasi. Eric Maechler, amico di Beat, non tardò a dire: “Con la forza di volontà che possiede, non mi stupirei se desse paga a qualche giovane!”. Ed infatti, in una riunione su pista a Zurigo, nel dicembre del 2008, si schierò ad una gara di stayer, facendo vedere sorci verdi ai migliori dilettanti svizzeri. Anche sul ciclocross si fece valere. Il suo metro e settanta, si ritrovò accompagnato da un peso di poco superiore a quello forma: 64 kg. Pareva destinato a continuare su quei propositi che tanto ricordavano l’appendice agonistica, da ultra cinquantenni, dei mitici Guillermo Timoner e Reginald Harris, ma sul far del 2010, a 51 anni, rimise la bicicletta al chiodo. Oggi lavora nella medesima azienda di accessori per bici e pare un uomo ingrassato ma sereno, sempre disponibile alla battuta. In fondo invecchiano tutti, anche i “brevilinei levrieri da fango e montagna” come Beat Breu.
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Beat Breu oggi

Morris


Morris

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alfiso ha scritto:Ca...ata? Sei matto? Tutt'altro. Sei una miniera.
No, devo dirti quello che mi è successo qualche gg fa per dare la vera cifra del tuo lavoro.
Parlando con ex pro 87enne, ma più vispo di me (80 km al giorno anche adesso, giusto per capirsi), il 'giovane' mi dice che lui legge su internet tutte le storie che lo riguardano e mi dice di conoscere benissimo Cicloweb.
Quando leggo di un ex in difficoltà mi piace pertanto pensare che si ristori l'animo leggendosi le tue fantastiche narrazioni. Anzi sono proprio certo che avvenga. Un forum ha un anima che un volume non può dare.
Ma son certo che tu già eri al corrente di questo interesse.
Caro Alfiso, sì, è vero, un forum ha un’anima che nessun libro può avere.
Hai aperto un tema che mi è caro e che è giusto dibattere in apposito thread. Internet, rappresenta una rivoluzione culturale e di qualità della vita. È un insieme di poliedriche possibilità, che hanno pure il dono della vivacità. Dovrebbero capirlo anche taluni divulgatori, categoria alla quale, con presunzione probabilmente, credo di appartenere. Così come dovrebbero capirlo, anche gli imprenditori italiani, che, in questo peculiare contesto, sono il fanalino di coda in Europa. Non voglio proseguire, perché ci saranno altre occasioni per farlo.
Ora voglio solo dirti, a proposito dell’ultima riga del tuo quotato, che, grazie ad un forum a fondo calcistico, dieci anni fa, iniziai a farmi conoscere ad un mondo anche geograficamente impensabile, parlando orizzontalmente di sport, portando temi, come ad esempio il doping, che qualcuno pensava (e sono ancora troppi a pensarlo), legato al solo ciclismo. Parrà incredibile, ma credo di aver fatto campagne, qualcuno mi ha maledetto ed odiato, molti mi hanno arricchito col loro interesse e la loro stima. Soprattutto, feci presto ad incontrare un grande sportivo, Thomas, che parla sei lingue correttamente (inglese, francese, italiano, greco, arabo, spagnolo ed un po’ di tedesco) e vive in Australia dal 1967, juventino come te pensa un po’, che mi si presentò con un’interlocuzione comune, ma con la chiara volontà di sapere. Mi stimolò di quel tanto da postargli la storia di Russell “Mocka” Mockridge. Poco più di una settimana dopo, pochi minuti prima di mezzanotte di un sabato, mentre mi trovavo nella non certo comune situazione di essere già a letto, anche se sveglio, squillò il telefono. La moglie che era a due passi dall’apparecchio, rispose e venne da me dicendomi: “Maurizio c’è un tipo che ti telefona dall’Australia”. Mi alzai, ed in quei pochi metri di distanza dallo strumento, pensai subito a Shane Bannan, allora responsabile delle squadre nazionali australiane di ciclismo, col quale avevo abboccato una trattativa per portare in Alfa Lum, Anna Wilson, ma un attimo dopo, capii che non poteva essere lui, perché si trovava in Italia. Arrivato all’apparecchio, sentii una nitida voce dirmi: “Morris, sono Thomas, il Cody di Sportal forum...”. Aveva fatto una ricerca pazzesca, ed era giunto a me, proiettando al massimo quei pochi dati in suo possesso e con la fortuna di passare attraverso un omonimo che fortunatamente mi conosceva, in quanto il mio nome non appariva nell’elenco telefonico. Da quel giorno, siamo divenuti amici nel reale: mi è venuto a trovare due volte, stiamo ore al telefono e parliamo di tutto, pur partendo quasi sempre da una base sportiva e non potevo non inserire questo amico monumentale in mio libro particolare come “Segnali di fumo”.
Oppure come non ricordare quando la forza di questo forum, mi portò a risolvere involontariamente, un quesito che mi aveva fatto ricercare per anni e che nessuno in Italia era riuscito in qualche modo a risolvere: dove era finito quel talento ciclistico australiano che rispondeva al nome di Garry Clively, già buon professionista in Italia, ed improvvisamente partito nell’estate ’77, abbandonando tutto e tutti per unirsi agli “Arancioni”?
Bene, postai il suo ritratto unito ad un ricordo personale che lo coinvolgeva sul vecchio forum di Cicloweb, ed avvenne questo:
http://oldforum.cicloweb.it/viewthread.php?tid=6679
Come dimenticare le tante mail di richieste, delucidazioni, incontri ecc, purtroppo unite ad un numero maggiore di personaggi, probabilmente sdoppiatisi o triplicatisi per precise intenzioni, che han fatto di tutto, spesso mandandomi oltre le righe della pazienza e del buon senso, affinché abbandonassi Cicloweb… Fra le tante manifestazioni positive, voglio portare la gratificazione, per me laurea, di un ragazzo poco più dell’età di mio figlio, che si prendeva, a mo’ di premio, per il superamento dell’esame universitario, una telefonata al sottoscritto. E dietro l’apparecchio ci restavamo ore, con la gioia intensa che potevo provare nel vedere questo giovane crescere nella conoscenza, maturando un contemporaneo suo uso ottimale. Oggi è laureato, continua a non scrivere quasi mai qui, ma ogni tanto mi telefona e continuiamo a stare all’apparecchio fino alle tre di notte.
Poi c’è altro che per ora non voglio esternare. Altro, che, se da una parte conferma l’anima che sta su questa forma di dialogo e comunicazione, dall’altra, mi fa arrabbiare, o mi fa sentire un cog.lione.
A cornice del tutto, chiudendo questa parentesi personale, di cui mi scuso, la sorpresa che mi fu fatta in occasione dei 50 anni. Sì, una delle più grosse della mia vita, quando un bel gruppo di forumisti di Cicloweb, d’accordo con mia figlia, venne a festeggiarmi, senza che ne avessi solo lontanamente immaginato la possibilità. Ancora oggi, mi chiedo se sono stato meritevole o meno di una simile manifestazione d’affetto e di stima. In ogni caso, anch’essa si inquadra perfettamente con quanto sostieni tu, Alfiso.

Tornando al tuo intervento quotato, il giovane 87enne, è per caso il primo che portò la Maglia Gialla sui tornanti dell’Alpe d’Huez nel 1952? Uno che l’aveva conquistata il giorno prima a Losanna e, senza sapere quale prestigioso simbolo l’aspettasse, dopo l’arrivo se ne era andato tranquillamente in albergo, ed era già a farsi il bagno, quando fu raggiunto da tre ansimanti gendarmi. Appena li vide, pensò fosse per la solita storia che accompagnava i gregari acquaioli che andavano nei bar a prendere acqua e non sempre pagavano, più per fretta che per precisa volontà. Il nostro eroe, ora arzillo 87enne, s’affrettò a dire: “Come, oggi non ho comprato nulla nei bar ….”. Poi capì, che era per la Maglia Gialla. Si tratta di Andrea Carrea, l’acquaiolo principe di Fausto Coppi, forte in salita, uno che, nelle epoche successive, avrebbe potuto essere un ottimo scalatore per sé. Ma lavorare per Coppi, era già una grande vittoria ……
Eccolo qua:
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Andrea Carrea - Tour de France 1952


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cauz.
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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caro morris, approfitto smaccatamente della tua presenza costante on-line di questi giorni per chiederti se hai qualche informazione da darmi su mauro moretti, a suo dire gregario di coppi.
e' un arzillo personaggio che ho incontrato nel mio quartiere parlando di una campagna ormai prossima di rilancio del vigorelli (sulla quale vi girero' informazioni appena si sara' definito meglio il tutto). purtroppo in rete non riesco a trovare sue notizie.


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cauz. ha scritto:caro morris, approfitto smaccatamente della tua presenza costante on-line di questi giorni per chiederti se hai qualche informazione da darmi su mauro moretti, a suo dire gregario di coppi.
e' un arzillo personaggio che ho incontrato nel mio quartiere parlando di una campagna ormai prossima di rilancio del vigorelli (sulla quale vi girero' informazioni appena si sara' definito meglio il tutto). purtroppo in rete non riesco a trovare sue notizie.
Caro Cauz, quando ho letto questo messaggio, ho subito pensato all’inesistenza di un Moretti gregario di Coppi. Ma la mia memoria non è più quella di un tempo. Così ho ricercato sul mio vocabolario dei ciclisti professionisti, allargando lo zoom allo specifico degli isolati e degli indipendenti, ma non ho trovato nessun Mauro Moretti. Allora ho pensato ad un’eventuale nome diverso nella vita d’ogni giorno, rispetto a quello iscritto all’anagrafe, aspetto abbastanza frequente un tempo, cercando qualsiasi Moretti combaciante con le stagioni di Coppi, ovvero dal 1940 al 1960, ma i due trovati, sono entrambi defunti da tempo. Escludo dunque che il Moretti che tu citi, sia stato gregario di Coppi, anche solo per un piccolo lasso fra i professionisti: d’altronde, fino agli anni settanta, diversi corridori si accasavano a gettone. Ho poi pensato alla possibilità, remotissima, che tale Mauro possa aver svolto quella funzione da dilettante. Ma anche qui, almeno su strada, non ci sono Moretti compagni di Coppi. Dunque, se tale Mauro dice il vero, in ogni caso non senza un enorme estensione di quella che era la realtà, può darsi che i due si siano incontrati su pista. Il Campionissimo, come si sa, frequentava i velodromi, non solo per grandi eventi, ma pure per riunioni minori, ed anche ai suoi tempi, pur non essendo ancora stata istituzionalizzata l’era open, sovente, i dilettanti correvano coi professionisti. Un eventuale Mauro Moretti, può dunque aver corso su particolari prove di coppia, qualche volta, con Coppi. Ma è una possibilità davvero remotissima, ed in ogni caso, è ancor più difficile trovare riporti di conferma.
Mi spiace averti lasciato al punto di partenza, ma non sono in grado di andare oltre.
Sono invece entusiasta di ciò che hai detto sul Vigorelli. A giugno, ho conosciuto un mito che ha la bottega (giustamente lui la chiama ancora così) sotto una curva del mitico impianto. Si tratta di uno dei più grandi costruttori artigiani di bici di sempre: Alberto Masi, figlio del leggendario Falliero. Nell’occasione, abbiamo parlato anche del Vigorelli. Se lo vedi, salutamelo.
Ciao!


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Morris ha scritto: Mi spiace averti lasciato al punto di partenza, ma non sono in grado di andare oltre.
Sono invece entusiasta di ciò che hai detto sul Vigorelli. A giugno, ho conosciuto un mito che ha la bottega (giustamente lui la chiama ancora così) sotto una curva del mitico impianto. Si tratta di uno dei più grandi costruttori artigiani di bici di sempre: Alberto Masi, figlio del leggendario Falliero. Nell’occasione, abbiamo parlato anche del Vigorelli. Se lo vedi, salutamelo.
ti ringrazio per la ricerca...
come diceva un amico ieri "sono piu' i gregari di coppi dei letti in cui ha dormito garibaldi"... :)
e' probabile che i due si siano davvero incrociati in pista, cerchero' di scoprire.

riguardo a masi, per noi ciclisti milanesi e' un Mito. un esempio di tenacia e di amore per la pista, e un fior fior di artigiano (direi quasi artista) come se ne trovano pochi in tutto il mondo. mi fa piacere sentirlo descritto come uno dei piu' grandi costruttori di bici di sempre.
verra' ovviamente coinvolto in qualsiasi futura iniziativa per provare a salvare il vigorelli.


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cauz. ha scritto: riguardo a masi, per noi ciclisti milanesi e' un Mito. un esempio di tenacia e di amore per la pista, e un fior fior di artigiano (direi quasi artista) come se ne trovano pochi in tutto il mondo. mi fa piacere sentirlo descritto come uno dei piu' grandi costruttori di bici di sempre.
verra' ovviamente coinvolto in qualsiasi futura iniziativa per provare a salvare il vigorelli.
Alberto Masi è davvero un mito, la sua bottega è un crogiolo di storia, intelligenza, abilità e capacità umane al servizio dello strumento bicicletta. La sua collocazione è significativa, perchè impressa in una scultura del ciclismo, chiamata Vigorelli. Un impianto, se recuperato, che è un monumento vivente e agonisticamente ancora competitivo, per il fondo in legno, ed in considerazione della sua lunghezza, che è di 333 metri e non di 400. La Città di Milano, e chi l'Amministra, non può far finta di nulla, ed ha l'obbligo morale, anche in tempo di crisi, di dare al Vigorelli quella linfa, affinchè uno dei distingui più famosi della Città, non venga rottamato a mo' di paese del terzo mondo. Trattasi dunque di segno di lungimiranza, intelligenza e cultura per una Amministrazione pubblica, nonchè persino una risposta turistica, ambientale ed educativa, per una Città che è molto caduta, negli ultimi 30 anni, nella borsa degli esempi nazionali ed internazionali.


Morris

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Calcaterra e la più naturale delle sconfitte

Nel thread sui velocisti, scrivendo di Endrio Leoni, mi è venuto in mente un fatto che capitò durante la prima tappa del Giro d’Italia 1992, che si concludeva ad Uliveto Terme, vinta proprio dal velocista veneziano. Il protagonista non è lui, ma un pezzo da novanta, per tante stagioni, del treno di Mario Cipollini, Giuseppe Calcaterra. Un gran bel corridore, a dispetto delle sole nove vittorie ottenute in carriera.
Nel 1992 però, questo ragazzone milanese di Cuggiono, non correva ancora con “Re Leone”, bensì con Fanini e le possibilità di fare la propria corsa, erano molte. In una tappa non difficile, si trovò ad aprire una fuga in compagnia di un altro passista di gran nota, anche se non ancora diventato “Maciste”, il varesino Stefano Zanini.
I due, approfittando del sonno del gruppo, dopo il prologo a cronometro, iniziarono a pensare di incrementare quelle esilissime percentuali di riuscita del tentativo e pedalarono poderosamente. Gli attesi di tappa e di Giro, nascosti nella pancia del grosso a dormire sull’indifferenza, lasciarono fare, convinti com’erano che le risposte di squadra negli ultimi 30-40 chilometri, sarebbero state sufficienti a riportare i due ricercatori di improbabili fortune, alle miti ragioni del “nulla di fatto”. E così, quella volonterosa fuga, assunse buone proporzioni e si dilungò assai.
Dopo oltre cento chilometri di pedalate all’insegna del “noi ci proviamo e siamo forti”, in Zanini continuava a persistere l’ardore, mentre in Calcaterra un po’ meno. Oddio, pedalava come il varesino e si alternava con lui a prendersi il vento della velocità, ma la sua pancia cominciò a parlargli il linguaggio più naturale ed indispensabile ad ogni essere umano o animale, quindi anche per gli stoici corridori, perbacco! Dolori e senso di gonfiore, con orientamento verso il retto. Sì proprio quel retto sul quale giace il confine, fra decoro e naturalità, fra veri ed illusionisti che non voglion far capire che pure loro, nonostante i titoli monarchici o religiosi o di semplice distinguo, vanno a defecare. Quel retto, le cui creazioni, illuminarono odi, nel pio Teofilo Folengo.
I chilometri passavano, ed andavano dritti verso i 150, quando Calcaterra affiancò Zanini e gli disse: “Che tu sappia, qua vicino c’è una toilette?”. “Dovrebbe essercene una alla stazione di Viareggio” – rispose il compagno d’avventura. Ma il tumulto interno-pancia di Calcaterra, non ne voleva sapere di recessione, ed il corridore, andando contro natura, cominciò a dare segni di insofferenza e lamento. Zanini, accortosi del crescente disagio del socio, puntualizzò: “Se ti fermi, è certo che ci prenderanno”. Al ché, il sofferente compagno lo aggiornò dicendo: “Se non mi fermo, scoppio!”.
Ma i corridori, si sa, hanno sette vite ed un cuore grande e Calcaterra continuò a macinare pedalate, unite a gutturali segni di tortura. Avevano superato i 150 chilometri di fuga, quando, d’improvviso e senza annuncio, il forte ciclista lombardo, prese una decisione irrevocabile: inquadrò un provvido bar e vi si tuffò come una scheggia. Orfano del compagno, Zanini, provò ad anticipare il suo futuro nomignolo di “Maciste”, ma era impossibile continuare con successo e venne ripreso quando nel gruppo erano già in corso i lavori per lo sprint decisivo.
Vinse Leoni, ma quella fu davvero la tappa delle naturali sofferenze di Calcaterra.

Morris


alfiso

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Caspita Morris, non ci sono parole. Uno abbozza uno scenario possibile e tu apri il portone su quello scenario REALE.
Sul pezzo di Beat Breu mi sono permesso degli incisi sul tuo modo di scrivere, da forum con anima, che mi piace particolarmente evidenziare.
Perchè è sì importante essere precisi, ma l'arte sta nel mettere dei dati e nel farli risaltare da soli senza sottolinearli coi commenti, ovvero facendo correre l'interesse e la fantasia del lettore che si incuriosisce e va ad approfondire. Nel caso di Beat Breu il personaggio già di per sè creava interesse per quel suo modo disinvolto di vincere sorridendo come solo alcuni montanari (un po' dei Peter, l'amico di Heidi) sanno fare. La fatica a cui sono abituati gli consente di essere sorridenti e simpatici anche dopo fatiche immani. Ed era la caratteristica della simpatica Cilo Aufina. Ferretti? Che bisogna dire?! C'aggia a fà, tengo famiglia! :diavoletto: (facciamo così, nella Cilo togliamo il Ferretti e aggiungiamo una X).
Morris ha scritto:Breu ha vinto dappertutto, compresi giri di ottimo valore come il Tour de Suisse, ed una corsa da tanti anni inserita fra le prove di vertice, come il Campionato di Zurigo. Infine, non si può non considerare, quanto la sua ellisse tocchi ben tre generazioni, nonché, ovviamente i più forti di queste ...
Dunque, Beat, non era solo uno specialista della montagna: a ben guardarlo è stato tangibilmente di più.
Bastano queste righe per scatenarmi la nostalgia. Il ciclismo globalizzato e ballizzato non ci offre più personaggi così sempiterni, così umanamente sempiterni. E non è vero che solo oggi il ciclismo è mondiale (se analizzassimo poi, vedremmo che gli attuali regolamenti favoriscono il localismo, ma questo è OT); è solo che il mondo è cambiato. E nessuno è per forza legato ai personaggi del passato, anzi si vorrebbe legare con quelli del presente, ma la loro personalità è limitata (spesso castrata).
Morris ha scritto:Al Giro d’Italia fece vedere sulle salite il suo valore e, nella tappa più importante che si concludeva alle Tre Cime di Lavaredo, dopo aver già dominato il lotto dei più forti già sul Passo Tre Croci, raggiunse solitario il traguardo della mitica salita.
Beat Breu non era uno che si poneva il problema di partire per arrivare; lui partiva e spesso arrivava.
Negli anni 2000 questa razza si è quasi estinta. Per fortuna che Andy (sì lo cito per speranza) quest'anno al Tour ha riacceso un lumicino di speranza (ma è in balìa del vento).
Morris ha scritto:Nel 1982 si confermò corridore d’evidenza, vincendo un paio di corse minori, una tappa del Giro di Svizzera (chiuse 4°) e, soprattutto, fu un grande interprete al Tour, corso esclusivamente, come ha sempre fatto nelle prove di tre settimane, per lasciare il segno nelle tappe di montagna. Vinse la frazione pirenaica che si concludeva a St Lary Soulan in cima al Plat d’Adet, staccando tutti, compresi i migliori in battaglia, come Hinault e Zoetemelk. Tre giorni dopo, entrò fra i supremi a cui è intitolato un tornante dell’Alpe d’Huez, giungendo sul mitico colle tutto solo, dopo essersi tolto di ruota, ancora una volta, chi lottava per la maglia gialla. Finì il Tour, dopo aver pagato all’inverosimile (oltre 17 minuti!) le sempre troppe prove a cronometro (in quella edizione addirittura 5!!!), al sesto posto, a 13’21” da Hinault. Era comunque entrato fra coloro che saranno sempre ricordati.
Questo passaggio Morris è pura arte. Hai messo lì dei dati incredibili senza dire nulla di più e lasciare al lettore ed al proprio discernimento.
Beat chiuse il Tour a 13'21" dal tasso e ne perse oltre 17 a cronometro (5 cronometro di cui una cronosquadre annullata, 300 e passa kilometri). Nell'altra cronosquadre perse ben 2'19" da Hinault. Un furto!
Ci lamentiamo oggi, ma anche negli anni 80 le ingiustizie per i favoritismi di percorso erano enormi (in Italia non erano nemmeno ingiustizie, ma palesi vessazioni; ben fecero Rosola e Bontempi a bollare un poco i tifosi di quelle vessazioni).

prol. 2 luglio Basilea (CHE) (cron. individuale) 7,4 Bernard Hinault
5ª 7 luglio Orchies > Fontaine-au-Pire (cron. a squadre) 73 annullata x manifestazione
9ª/1ª 12 luglio Lorient > Plumelec (cron. a squadre) 69 TI-Raleigh
11ª 14 luglio Valence-d'Agen > Valence-d'Agen (cron. individuale) 57,5 Gerrie Knetemann
14ª 18 luglio Martigues > Martigues (cron. individuale) 32,5 Bernard Hinault
19ª 23 luglio Saint-Priest > Saint-Priest (cron. individuale) 48 Bernard Hinault
Morris ha scritto:Nel ciclismo su strada, raccolse tre successi, sempre sulla spinta della siamese salita. Con l’ultima stagione degli anni ottanta, “la Pulce” tornò a graffiare l’asfalto. Rivinse, infatti, il Giro di Svizzera ed una tappa dello stesso, nonché la “solita” corsa di Kitzbuel. Naturalmente, si confermò ai vertici nel ciclocross. Col nuovo decennio, ed a trentatré anni, l’intrepido Beat, iniziò pure a fare diverse capatine su pista, gareggiando fra gli stayer.
Beat era veramente un sorta di Heidi maschile del ciclismo. Nel suo habitat (la montagna) era un fenomeno inarrivabile. Poi quel suo sorriso da elfo montagnino lo rendeva ancor più magico, anche in una pista per dietromotori (lui uomo di alta montagna). I si dice "tutti si dopavano" non spiegano una carriera così longeva, una polivalenza così spiccata (montagna, ciclocross, pista stayer). Non è invece che poi il Beat faceva ciò che gli riusciva e dove più gli piaceva senza "prendere troppo" e senza prendersi troppo sul serio? Questo cattivo ciclismo, mahhhh.
Morris ha scritto:Eric Maechler, amico di Beat, non tardò a dire: “Con la forza di volontà che possiede, non mi stupirei se desse paga a qualche giovane!”. Ed infatti, in una riunione su pista a Zurigo, nel dicembre del 2008, si schierò ad una gara di stayer, facendo vedere sorci verdi ai migliori dilettanti svizzeri. Anche sul ciclocross si fece valere. Il suo metro e settanta, si ritrovò accompagnato da un peso di poco superiore a quello forma: 64 kg. Pareva destinato a continuare su quei propositi che tanto ricordavano l’appendice agonistica, da ultra cinquantenni, dei mitici Guillermo Timoner e Reginald Harris, ma sul far del 2010, a 51 anni, rimise la bicicletta al chiodo. Oggi lavora nella medesima azienda di accessori per bici e pare un uomo ingrassato ma sereno, sempre disponibile alla battuta. In fondo invecchiano tutti, anche i “brevilinei levrieri da fango e montagna” come Beat Breu.
Che fantastico 52enne questo Beat!
Bravo Morris.

Ps. Mi scuso per aver probabilmente letto con superficialità ai tempi la storia di Garry Clively, però oggi me la sono goduta con ancor maggiore intensità. Stupenda. L'ho detto (scritto nel 3d per i msg ai moderatori) ad Admin che serve una appendice a questo forum. La creazione di eventi ad hoc. Serate dedicate a temi e/o personaggi. Insomma, tutti attorno ad un camino a leggere (ascoltare) e scrivacchiare qualche domanda.
Pura libidine.
Ultima modifica di alfiso il lunedì 31 ottobre 2011, 14:40, modificato 2 volte in totale.


galibier98
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Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 21:14

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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salve a tutti. A proposito di Calcaterra, di quegli anni rimpiango soprattutto il ruolo di tante piccole squadre che erano luogo di esperienza per tanti giovani neo pro. Calcaterra passò con l'Atala di Cribiori così come Bugno e tanti altri. Mi viene a mente la Magniflex di metà anni ottanta con Ballerini, Cenghialta, Massi o la remac con Soerensen e Elli...un ciclismo che purtroppo mi sa che non tornerà più


Morris

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Ciao Galibier e Bentornato!
Sì, difficilmente tornerà quel ciclismo, non già perché gli anni trascorsi l’abbiano ucciso, ma perché il ciclismo è in mano ad una testa pensante mondiale, dedita agli affari del “sé”, ed in Itala insiste una Federazioni di bolliti, con alternative visibili e contemplabili dalle società che votano, altrettanto bollite. Nel nostro Paese, in aggiunta, vige un monopolio che va dalla RCS, agli ex corridori, incapaci di pensare da manager perché tali non sono e non lo saranno mai.


galibier98
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Grazie Morris! Mi riferivo proprio a codeste cose...e fa tristezza che tutto sia stato devastato in pochi anni. Breu volava davvero nell'81-82 forse il miglior scalatore al mondo in quei due anni (anche se è riduttivo come avete detto voi definirlo scalatore e basta)


cancel58
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Morris ritorna a deliziarci e stimola ricordi.....
A proposito di Calcaterra: Morris lo definisce- a ragione -un gran bel corridore.
Nel suo palmares figura il Giro dell'Appennino del 93, corso in un piovoso mercoledì di maggio, alla vigilia della partenza del Giro d'Italia.
Sulla Bocchetta aspettavamo Indurain , Bugno e Chiappucci: saltò fuori Calcaterra e non fu poca la sorpresa nel vederlo arrivare in solitaria in Piazza Arimondi.
Scalò la Bocchetta con un tempo di tutto rispetto, tra i migliori nel periodo a cavallo degli anni 80 e 90.
Ciao Maurizio!


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cauz.
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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galibier98 ha scritto:salve a tutti. A proposito di Calcaterra, di quegli anni rimpiango soprattutto il ruolo di tante piccole squadre che erano luogo di esperienza per tanti giovani neo pro. Calcaterra passò con l'Atala di Cribiori così come Bugno e tanti altri. Mi viene a mente la Magniflex di metà anni ottanta con Ballerini, Cenghialta, Massi o la remac con Soerensen e Elli...un ciclismo che purtroppo mi sa che non tornerà più
non e' che le squadre non ci siano. restando solo al panorama italiano basti pensare all'androni, alla colnago, all'acqua&sapone o alla farnese (magari cambiando DS). il problema e' il sistema con cui sono categorizzate le squadre oggi, che di fatto taglia fuori i piccoli team dalle corse E dal mercato, rendendo vani gli investimenti e difficile l'accumulo di esperienza da corridori relegati troppo spesso a corse di terzo piano.


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alfiso

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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cauz. ha scritto:
galibier98 ha scritto:salve a tutti. A proposito di Calcaterra, di quegli anni rimpiango soprattutto il ruolo di tante piccole squadre che erano luogo di esperienza per tanti giovani neo pro. Calcaterra passò con l'Atala di Cribiori così come Bugno e tanti altri. Mi viene a mente la Magniflex di metà anni ottanta con Ballerini, Cenghialta, Massi o la remac con Soerensen e Elli...un ciclismo che purtroppo mi sa che non tornerà più
non e' che le squadre non ci siano. restando solo al panorama italiano basti pensare all'androni, alla colnago, all'acqua&sapone o alla farnese (magari cambiando DS). il problema e' il sistema con cui sono categorizzate le squadre oggi, che di fatto taglia fuori i piccoli team dalle corse E dal mercato, rendendo vani gli investimenti e difficile l'accumulo di esperienza da corridori relegati troppo spesso a corse di terzo piano.
E pure, fra qualche anno, a Ds relegati solo a corse di terzo piano e lì, solo lì, specializzati. Bel risultato.
Quello era il ciclismo dei miei coetanei percui la nostalgia è al suo picco. E, non facendo l'avvocato di me stesso, dico che non sono anni così lontani.
Alle mostruosità di quest'ultimo periodo si può ancora rimediare. Oltre a solleticare la mente e la passione, le narrazioni di Morris aiutano a comprendere il filo positivo del passato anche a coloro che vogliono per forza entusiasmarsi (sinceramente) al ciclismo di adesso e provano fastidio (naturale) verso chi è critico.
Ecco, in questo modo, hanno la possibilità di capire quasi chimicamente la rabbia che provano gli over 40 per un giocattolo danneggiato, ma ancora non compromesso.
Ultima modifica di alfiso il lunedì 31 ottobre 2011, 16:00, modificato 1 volta in totale.


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Giusto Cauz, è quello che intendevo dire io! All'epoca quelle squadre si confrontavano sempre in corse con corridori importanti.


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Abruzzese
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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L'aneddoto su Calcaterra (lo ricordo nel famoso treno rosso di Cipollini...a proposito: nell'ultima tappa del Giro d'Italia del 2000 fu tra i protagonisti di un tentativo di fuga a 5 che riuscì ad andare in porto, uno dei pochi casi in cui il volatone finale sul traguardo di Milano fu evitato, e venne battuto nello sprint ristretto solamente da Mariano Piccoli) mi ha invece riportato alla mente un episodio che lessi sullo speciale di BS sul Giro d'Italia 1995: alla partenza in Umbria ci fu la prima tappa in linea vinta da Cipollini in una giornata piovosa. Ebbene, in quella prima tappa andò fuori tempo massimo Andrea Chiurato, che l'anno prima seppe conquistare la medaglia d'argento nella prima edizione del campionato del mondo a cronometro, battuto dal britannico Chris Boardman ma capace di precedere un giovanissimo Jan Ullrich (che di lì a poco sarebbe passato professionista). Lessi che Chiurato in quella giornata andò in crisi di fame, svuotato al punto da non riuscire a concludere la tappa entro il tempo massimo e la cosa gli impedì naturalmente di prendere il via nella cronometro del giorno dopo. Tra l'altro ora non ricordo se nel vecchio forum si sia mai parlato di questo corridore, che dopo quell'exploit mondiale non seppe più ripetersi.


"L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa. L'importante è ciò che provi mentre corri" (Giorgio Faletti in "Notte prima degli esami")

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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Sempre a proposito di Calcaterra, qualche giorno fa mi trovavo a parlare con il suo ds ai tempi dell'Amore&Vita, Giorgio Vannucci, un ultraottantenne molto cordiale (infatti non manca puntualmente di apostrofarmi: "Ehi tu che vieni dalle Puglie [a nulla è servito ripetergli che in realtà sono lucano :D], ma questa barba quando la tagli? Saresti proprio un bel giovane e ti riduci così!) con cui quest'anno ci siamo trovati più volte a seguire le corse dilettanti.
Ebbene, proprio per questo mio presunto venire dalle Puglie, mi ha raccontato quando, nel bel mezzo del Giro di Svizzera 1993, fu pregato dall'allora organizzatore del Giro di Puglia, a partecipare alla corsa che sarebbe cominciata proprio durante la corsa elvetica. In quattro e quattr'otto si organizzò, richiamando gli unici due corridori sani (in realtà mi pare che uno dei due fosse anche reduce da uno stop) che non erano in Svizzera e partì alla volta di Noicattaro. Ebbene, con soli due corridori e una fitta rete di alleanze con squadre amiche riuscì a portare a casa, proprio con Calcaterra, una tappa (la seconda) e la corsa, giusto un mesetto dopo l'Appennino che ricordava l'amico Cancel.


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cauz.
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Morris ha scritto: Alberto Masi è davvero un mito, la sua bottega è un crogiolo di storia, intelligenza, abilità e capacità umane al servizio dello strumento bicicletta. La sua collocazione è significativa, perchè impressa in una scultura del ciclismo, chiamata Vigorelli. Un impianto, se recuperato, che è un monumento vivente e agonisticamente ancora competitivo, per il fondo in legno, ed in considerazione della sua lunghezza, che è di 333 metri e non di 400. La Città di Milano, e chi l'Amministra, non può far finta di nulla, ed ha l'obbligo morale, anche in tempo di crisi, di dare al Vigorelli quella linfa, affinchè uno dei distingui più famosi della Città, non venga rottamato a mo' di paese del terzo mondo. Trattasi dunque di segno di lungimiranza, intelligenza e cultura per una Amministrazione pubblica, nonchè persino una risposta turistica, ambientale ed educativa, per una Città che è molto caduta, negli ultimi 30 anni, nella borsa degli esempi nazionali ed internazionali.
riesumo questo messaggio di morris per invitare tutti a buttare un occhio all'articolo in home page :)

(ps- grazie cicloweb per l'attenzione)


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Spartacus
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Ho recentemente letto la triste storia del basco Agustin Sagasti, primo vincitore della storia dell'Euskaltel (allora solo Euskadi) e vittima di una brutta caduta a 24 anni che gli costò la carriera. Sagasti poi morì a 39 anni (nel 2009) ma non ho trovato articoli in merito alle cause del decesso. Qualcuno dei più "anziani" del forum ha un ricordo del basco da condividere?


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Tranchée d'Arenberg
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Spartacus ha scritto:Ho recentemente letto la triste storia del basco Agustin Sagasti, primo vincitore della storia dell'Euskaltel (allora solo Euskadi) e vittima di una brutta caduta a 24 anni che gli costò la carriera. Sagasti poi morì a 39 anni (nel 2009) ma non ho trovato articoli in merito alle cause del decesso. Qualcuno dei più "anziani" del forum ha un ricordo del basco da condividere?
Il povero Sagasti fu ritrovato privo di vita nella sua casa dalla madre. Probabilmente si è trattato di suicido dovuto alla gravissima depressione di cui era stato vittima a causa del drammatico incidente stradale che nel 1995, a soli 25 anni, lo ridusse in fin di vita (70 giorni in coma) e gli impedì di ritornare a gareggiare.


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Morris ha scritto:
cauz. ha scritto: riguardo a masi, per noi ciclisti milanesi e' un Mito. un esempio di tenacia e di amore per la pista, e un fior fior di artigiano (direi quasi artista) come se ne trovano pochi in tutto il mondo. mi fa piacere sentirlo descritto come uno dei piu' grandi costruttori di bici di sempre.
verra' ovviamente coinvolto in qualsiasi futura iniziativa per provare a salvare il vigorelli.
Alberto Masi è davvero un mito, la sua bottega è un crogiolo di storia, intelligenza, abilità e capacità umane al servizio dello strumento bicicletta. La sua collocazione è significativa, perchè impressa in una scultura del ciclismo, chiamata Vigorelli. Un impianto, se recuperato, che è un monumento vivente e agonisticamente ancora competitivo, per il fondo in legno, ed in considerazione della sua lunghezza, che è di 333 metri e non di 400. La Città di Milano, e chi l'Amministra, non può far finta di nulla, ed ha l'obbligo morale, anche in tempo di crisi, di dare al Vigorelli quella linfa, affinchè uno dei distingui più famosi della Città, non venga rottamato a mo' di paese del terzo mondo. Trattasi dunque di segno di lungimiranza, intelligenza e cultura per una Amministrazione pubblica, nonchè persino una risposta turistica, ambientale ed educativa, per una Città che è molto caduta, negli ultimi 30 anni, nella borsa degli esempi nazionali ed internazionali.

Morris, Cauz. Per una volta vi vado contro. Con il tipo in questione ho avuto uno spiacevolissimo e patetico episodio meno di un anno fa: in 3 minuti è riuscito a sostenere, che la mia nuovissima BMC, appena tolta dai cartoni, aveva il telaio storto, non era in carbonio e gli erano state montate pedivelle inutilizzabili. Perfino la levetta bloccaruote non poteva funzionare. Per non parlare dei continui riferimenti schifati sul telaio made in Taiwan. Quando, innervosito, gli ho detto che avrei portato la bici altrove, ha ovviamente cambiato registro. Gli ho lasciato lo stesso la bici da registrare. Per 200 euro mi ha messo dei normalissimi Keo, registrato la sella sulle mie misure e fissato un po' di viti lasche. Il computerino invece non me l'ha montato perchè quel giorno non c'era l'uomo che "sa fare questi lavori".

Naturalmente nessuna mia bici tornerà mai più in quel negozio (e neppure il sottoscritto)


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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pitoro ha scritto: Morris, Cauz. Per una volta vi vado contro. Con il tipo in questione ho avuto uno spiacevolissimo e patetico episodio meno di un anno fa: in 3 minuti è riuscito a sostenere, che la mia nuovissima BMC, appena tolta dai cartoni, aveva il telaio storto, non era in carbonio e gli erano state montate pedivelle inutilizzabili. Perfino la levetta bloccaruote non poteva funzionare. Per non parlare dei continui riferimenti schifati sul telaio made in Taiwan. Quando, innervosito, gli ho detto che avrei portato la bici altrove, ha ovviamente cambiato registro. Gli ho lasciato lo stesso la bici da registrare. Per 200 euro mi ha messo dei normalissimi Keo, registrato la sella sulle mie misure e fissato un po' di viti lasche. Il computerino invece non me l'ha montato perchè quel giorno non c'era l'uomo che "sa fare questi lavori".

Naturalmente nessuna mia bici tornerà mai più in quel negozio (e neppure il sottoscritto)
pitoro, una disavventura puo' capitare con chiunque... specie con certi "anziani", che quando sono scorbutici sono dei professionisti :)
con questo non voglio difendere masi in questa vicenda, ove e' indifendibile. fossi al posto tuo concluderei nello stesso modo, stando lontano dalla bottega in futuro.
a me invece e' capitato di incontrare la bella persona di cui scrissi sopra, pur non avendogli sganciato nemmeno una lira come cliente, impressione ribadita ancora ieri dai miei soci che sono stati a parlargli dell'iniziativa che faremo al vigorelli domenica (di cui e' ovviamente entusiasta).

il tuo aneddoto ci ricorda semplicemente che... "nessuno e' perfetto" :)


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Cauz, non sapevo che ci fossi tu dietro la Home dedicata al Vigorelli.
Sono in America per lavoro, quindi non ho potuto unirmi. Ma il Vigorelli è a 3 minuti da casa mia, quante volte ci ho girato intorno. Un impianto sportivo nel cuore di Milano, con tutta questa voglia di bici che c'è...

Immaginiamolo per un attimo con la pista in cemento e la gente comune che ci gira sopra per fare un po' di fitness;
poi immaginiamo la pista in legno montata, durante l'inverno, i ragazzini che si allenano, e una bella sei giorni. Si esce, si fa un giro nella nuova zona di Citylife, e si prende il metro per tornare a casa... Ci sono delle potenzialità enormi in quella struttura.


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Maìno della Spinetta ha scritto:Cauz, non sapevo che ci fossi tu dietro la Home dedicata al Vigorelli.
Sono in America per lavoro, quindi non ho potuto unirmi. Ma il Vigorelli è a 3 minuti da casa mia, quante volte ci ho girato intorno. Un impianto sportivo nel cuore di Milano, con tutta questa voglia di bici che c'è...

Immaginiamolo per un attimo con la pista in cemento e la gente comune che ci gira sopra per fare un po' di fitness;
poi immaginiamo la pista in legno montata, durante l'inverno, i ragazzini che si allenano, e una bella sei giorni. Si esce, si fa un giro nella nuova zona di Citylife, e si prende il metro per tornare a casa... Ci sono delle potenzialità enormi in quella struttura.

maino, non ci sono io... e' un'iniziativa che nasce spontaneamente da un bel gruppetto di appassionati di ciclismo, di pista e non solo, pedalatori e non solo. siccome il vigorelli conciato cosi' e' una ferita aperta per tanti (molti piu' di quanto si creda), la cosa sta avendo una buona risposta. io faccio parte di quel gruppo di appassionati (di sognatori, direi quasi) e sto cercando di dargli una mano piu' che posso, ovviamente cicloweb e' stato il mio sbocco naturale per parlare della cosa.

sulle potenzialita' sono pienamente d'accordo, vedremo cosa succedera' nei prossimi mesi. sicuramente noi gli terremo il fiato sul collo. :)

oggi, per divertirmi, ho scritto con un po' di vis polemica questa roba qua:
http://www.milanox.eu/il-sogno-del-vigorelli/

(ps- se e' a 3 minuti da casa tua allora siamo vicini di casa, ma forse questo lo avevamo gia' acclarato in un altro thread).


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Chiedo agli infallibili forumisti se riescono a risalire al personaggio "mimetizzato" nella "Foret":

Immagine
Dovrebbe trattarsi di un corridore in attività fra gli anni 70 e l'inizio anni 80 guardando il mezzo meccanico.


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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alfiso ha scritto:Chiedo agli infallibili forumisti se riescono a risalire al personaggio "mimetizzato" nella "Foret":
Dovrebbe trattarsi di un corridore in attività fra gli anni 70 e l'inizio anni 80 guardando il mezzo meccanico.
gli occhiali pero' mi sembrano piu' moderni.. ed anche la grafica dello scorpioncino castelli mi farebbe pensare piu' a fine '80.
la pancia (oltre che abbondante :D ) è molto bianca, senza loghi e scritte... quindi potrebbe essere un campione nazionale?


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Caspita, forse quello è davvero il logo Castelli. Che occhio! Se fosse, in ogni caso il logo così era già presente ad inizio anni 80.
Ora ho un elemento in più.
Sulla maglia ho dubbi sulla banda bianca che nei vari tricolori dei campioni nazionali è però centrale. Qua sembra un po' in basso.


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Ho trovato. La foto è del 2001! Sigh, la bici con le guaine esterne dei freni mi ha indotto all'errore (oltre ad una giacca quadrettata da tessuti anni 70 fra gli spettatori).

2001. Toute la magie de Paris-Roubaix dans cette photo. Le Belge Wilfrid Peeters, couvert de boue, traverse la tranchée d'Arenberg...
fonte:
http://ag2rblog.skyrock.com/50.html


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cauz.
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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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alfiso ha scritto:Caspita, forse quello è davvero il logo Castelli. Che occhio!
mi pare che la domo non abbia mai avuto castelli come fornitore... quindi direi: che occhio di talpa! :)
esclamazione che va raddoppiata, anzi condivisa tra tutti, visto che si tratta di uno dei migliori interpreti della roubaix degli ultimi 15-20 anni... quindi bisognava riconoscerlo e basta :)


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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cauz. ha scritto:
alfiso ha scritto:Caspita, forse quello è davvero il logo Castelli. Che occhio!
mi pare che la domo non abbia mai avuto castelli come fornitore... quindi direi: che occhio di talpa! :)
esclamazione che va raddoppiata, anzi condivisa tra tutti, visto che si tratta di uno dei migliori interpreti della roubaix degli ultimi 15-20 anni... quindi bisognava riconoscerlo e basta :)
Beh al limite puoi aver peccato di fantasia, perchè il logo Castelli poteva effettivamente apparire tale.
Mannaggia a me che non ho riconosciuto livrea e linea del buon Wilfred, anche se avendolo in mente ora (un po', molto, stondato) mi viene difficile ricordarlo così.
Anche se sarebbe meglio :diavoletto:, pure perchè in bici era molto elegante e nell'inferno del Nord eccelleva sempre.
E sto sfottendo uno poco più grande (di età ;)) di me (azz la mezza età!).


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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io avevo pensato a Ian Kirsipuu: mi sembrava la maglia di campione estone e il fisico era massiccio. Mi sono sbagliato!


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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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Qualche giorno fa,un mio amico ha incontrato un singolare vecchietto in bici,da solo,su una strada tra Assisi e Gualdo. Incuriosito ha cominciato a fare conversazione,raccontandogli di avere 83 anni,di essere francese e aver corso in squadra con Anquetil. A causa del non perfetto italiano,non è riuscito a capire bene il cognome,ma il nome dovrebbe essere Robert.
Qualcuno di voi con memoria storica (magari Morris) lo saprebbe riconoscere?

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Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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sembva gianni agnelli col naso non vifatto


alfiso

Re: Aneddoti, inediti e curiosità... (by Morris&Co)

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C'è solo un coéquipier di Anquetil che si chiama Robert e che abbia all'incirca quell'età (82 anni, 83 il 1° maggio):
Robert Varnajo
http://www.cyclinghalloffame.com/riders ... der_id=412
http://www.museociclismo.it/content/squ ... index.html
Però ... :uhm: la somiglianza :uhm:


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