La crisi del ciclismo italiano

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
ciclistapazzo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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schwoch83 ha scritto: martedì 27 aprile 2021, 19:22
ciclistapazzo ha scritto: lunedì 26 aprile 2021, 15:05
Perché metti il Tour of Alps e non il UAE con una vittoria di Ganna e la Omloop vinta da Ballerini che sono wt?
Avevo fatto una cernita delle gare a mio avviso di maggior rilievo (come storia e partecipanti) corse finora. Comunque, per essere più "oggettivo" riformulo la situazione, facendo riferimento alle sole gare WT. La situazione non è che cambi molto per l'Italia...

UAE Tour: una vittoria di tappa (Ganna), miglior italiano in classifica Caruso 7°
Omloop Het Nieuwsblad: vittoria di Ballerini, Trentin 8°
Strade Bianche: miglior italiano Ballerini 17°
Tirreno Adriatico: nessuna vittoria di tappa, migliori italiani in classifica Fabbro 5°, Nibali 9°
Parigi Nizza: nessuna vittoria di tappa, miglior italiano in classifica Aru 26°
Milano Sanremo: miglior italiano Colbrelli 8°
Giro di Catalogna: nessuna vittoria di tappa, miglior italiano in classifica Masnada 15°
Driedaagse Brugge-De Panne: Nizzolo 4°, Viviani 9°
E3 Saxo Bank Classic: Trentin 18°
Gand Wevelgem: Nizzolo 2°, Trentin 3°, Colbrelli 4°
Dwars door Vlaanderen: miglior italiano Nizzolo 15°
Giro delle Fiandre: miglior italiano Bettiol 28°
Giro dei Paesi Baschi: nessuna vittoria di tappa, miglior italiano in classifica Aru 24°
Amstel Gold Race: miglior italiano Sbaragli 7°
Freccia Vallone: miglior italiano Sbaragli 25°
Liegi Bastogne Liegi: miglior italiano Formolo 16°

In sintesi, su 46 giorni di gare WT, solo due vittorie italiane. Nelle 3 monumento finora disputate, nessun piazzamento nei primi 5.
Sinceramente, andando a memoria, non ricordo annate peggiori di questa finora.
Molte grazie per la risposta :cincin: la tua analisi resta più che giusta anche con questi piccoli cambiamenti, fatichiamo ad andare oltre qualche sporadico piazzamento sulle corse di un giorno e quasi mai nelle più prestigiose e siamo inesistenti nelle corse a tappe.


Salvatore77
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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ciclistapazzo ha scritto: martedì 27 aprile 2021, 22:48
Molte grazie per la risposta :cincin: la tua analisi resta più che giusta anche con questi piccoli cambiamenti, fatichiamo ad andare oltre qualche sporadico piazzamento sulle corse di un giorno e quasi mai nelle più prestigiose e siamo inesistenti nelle corse a tappe.
Che poi la questione mi sembra che facciamo fatica quando la strada sale.


1° Tour de France 2018
Campionato del mondo gara in linea 2021.
noel
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Ma soprattutto, eccetto Ganna in determinate situazioni, la sensazione che a livello internazionale (parlo GT e monumento) siamo completamente inesistenti


Cthulhu
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Ma una delle nostre poche speranze, Bagioli, che fine ha fatto ? Sempre fermo per il ginocchio ?


team opc
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Noto che il tanto criticato Aru in ben 2 occasioni è stato il migliore.
Segno che dietro c'è il nulla


nikybo85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Cthulhu ha scritto: mercoledì 28 aprile 2021, 22:15 Ma una delle nostre poche speranze, Bagioli, che fine ha fatto ? Sempre fermo per il ginocchio ?
Sì, è stato operato recentemente e tornerà a correre tra luglio e agosto :muro:
La cosa che lascia un pò così, anzi fà proprio incazzare, è che siano passati quasi due mesi dalla caduta a quando sì è capito (speriamo) cosa fare. Mi ricorda la gestione infortunio di Dumoulin.


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Slegar
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Salvatore77 ha scritto: mercoledì 28 aprile 2021, 13:43
ciclistapazzo ha scritto: martedì 27 aprile 2021, 22:48
Molte grazie per la risposta :cincin: la tua analisi resta più che giusta anche con questi piccoli cambiamenti, fatichiamo ad andare oltre qualche sporadico piazzamento sulle corse di un giorno e quasi mai nelle più prestigiose e siamo inesistenti nelle corse a tappe.
Che poi la questione mi sembra che facciamo fatica quando la strada sale.
Se al passaggio da junior a elite un giovane ciclista italiano trova percorsi relativamente facili, è ovvio che poi le ruote veloci hanno più possibilità di emergere.


fair play? No, Grazie!
Cthulhu
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Slegar ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 9:12
Salvatore77 ha scritto: mercoledì 28 aprile 2021, 13:43
ciclistapazzo ha scritto: martedì 27 aprile 2021, 22:48
Molte grazie per la risposta :cincin: la tua analisi resta più che giusta anche con questi piccoli cambiamenti, fatichiamo ad andare oltre qualche sporadico piazzamento sulle corse di un giorno e quasi mai nelle più prestigiose e siamo inesistenti nelle corse a tappe.
Che poi la questione mi sembra che facciamo fatica quando la strada sale.
Se al passaggio da junior a elite un giovane ciclista italiano trova percorsi relativamente facili, è ovvio che poi le ruote veloci hanno più possibilità di emergere.
Non credo però che altrove trovino chissà che difficoltà altimetriche.
La nazione che ha vinto più GT negli ultimi anni è la Gran Bretagna, ci sono tanti olandesi che vanno bene in salita. Anche gli australiani pare vadano più di noi in montagna.
Escludendo la Colombia e la Spagna non vedo dove un giovane trovi percorsi con più salite.


nibali-san baronto
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Cthulhu ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 9:29
Slegar ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 9:12
Salvatore77 ha scritto: mercoledì 28 aprile 2021, 13:43
Che poi la questione mi sembra che facciamo fatica quando la strada sale.
Se al passaggio da junior a elite un giovane ciclista italiano trova percorsi relativamente facili, è ovvio che poi le ruote veloci hanno più possibilità di emergere.
Non credo però che altrove trovino chissà che difficoltà altimetriche.
La nazione che ha vinto più GT negli ultimi anni è la Gran Bretagna, ci sono tanti olandesi che vanno bene in salita. Anche gli australiani pare vadano più di noi in montagna.
Escludendo la Colombia e la Spagna non vedo dove un giovane trovi percorsi con più salite.
Riscrivo qui un concetto che avevo espresso qualche anno fa. Da noi ci sono corse molto più impegnative che all'estero, ma quasi mai sono corse per scalatori. In Toscana ci dovrebbero dare il Nobel per le corse disegnate a caso (per non dire di peggio). Io ho sempre sostenuto la necessità di concentrarsi su corse pianeggianti con arrivo in salita impegnativo (alcune già esistono, ma troppe poche, e circoscritte alle solite aree geografiche. Fare circuiti con salite di 2 km, fa vincere i soliti uomini veloci. E così abbiamo Bagioli, Moscon, Bettiol, Trentin, Colbrelli, ecc... Ma abbiamo pochissimi scalatori. Gli unici che hanno speranze sono quelli che vanno forte a cronometro e che in linea sono costretti a vincere in solitaria (un po' come lo stesso Nibali). Se ci uniamo che il panorama delle corse a tappe è desolante (al netto degli sforzi di Cassani tra gli U23), non abbiamo possibilità di trovare qualcuno da GT.
Ragioniamo per assurdo: io da corridore (e tutto sommato anche ora) pesavo circa 57 kg. Prendiamo come riferimento la mia annata da junior 1o anno (visto che durante la seconda è andata tutta alla rovescia). Di corse con salite lunghe dove conti il rapporto peso potenza ne avrò trovate un paio (e parliamo di salite di 4/5 km circa). In entrambe scollinavo suddette salite con i più forti (parliamo di Manfredi, Benedetti, Innocenti, nomi arcinoti anche se due son caduti in disgrazia per motivi completamente diversi). Di corse a tappe ne ho fatte 0. ZERO. A me chi la dà la certezza che correndo sullo Stelvio (ormai faccio l'iperbolico fino in fondo) non sarei andato forte?
È evidente che i numeri fossero quelli, non mi voglio sopravvalutare, ma sta di fatto che un ragazzo di 57 kg che arrivava spesso tra la 20a e la 10a posizione in corse ondulate non ha mai avuto modo di fare né una salita di 10 km né una corsa a tappe.
Quanti ne stiamo perdendo? Io sicuramente no. Ma qualcun altro molto probabilmente sì.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

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nibali-san baronto ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 9:48
Cthulhu ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 9:29
Slegar ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 9:12

Se al passaggio da junior a elite un giovane ciclista italiano trova percorsi relativamente facili, è ovvio che poi le ruote veloci hanno più possibilità di emergere.
Non credo però che altrove trovino chissà che difficoltà altimetriche.
La nazione che ha vinto più GT negli ultimi anni è la Gran Bretagna, ci sono tanti olandesi che vanno bene in salita. Anche gli australiani pare vadano più di noi in montagna.
Escludendo la Colombia e la Spagna non vedo dove un giovane trovi percorsi con più salite.
Riscrivo qui un concetto che avevo espresso qualche anno fa. Da noi ci sono corse molto più impegnative che all'estero, ma quasi mai sono corse per scalatori. In Toscana ci dovrebbero dare il Nobel per le corse disegnate a caso (per non dire di peggio). Io ho sempre sostenuto la necessità di concentrarsi su corse pianeggianti con arrivo in salita impegnativo (alcune già esistono, ma troppe poche, e circoscritte alle solite aree geografiche. Fare circuiti con salite di 2 km, fa vincere i soliti uomini veloci. E così abbiamo Bagioli, Moscon, Bettiol, Trentin, Colbrelli, ecc... Ma abbiamo pochissimi scalatori. Gli unici che hanno speranze sono quelli che vanno forte a cronometro e che in linea sono costretti a vincere in solitaria (un po' come lo stesso Nibali). Se ci uniamo che il panorama delle corse a tappe è desolante (al netto degli sforzi di Cassani tra gli U23), non abbiamo possibilità di trovare qualcuno da GT.
Ragioniamo per assurdo: io da corridore (e tutto sommato anche ora) pesavo circa 57 kg. Prendiamo come riferimento la mia annata da junior 1o anno (visto che durante la seconda è andata tutta alla rovescia). Di corse con salite lunghe dove conti il rapporto peso potenza ne avrò trovate un paio (e parliamo di salite di 4/5 km circa). In entrambe scollinavo suddette salite con i più forti (parliamo di Manfredi, Benedetti, Innocenti, nomi arcinoti anche se due son caduti in disgrazia per motivi completamente diversi). Di corse a tappe ne ho fatte 0. ZERO. A me chi la dà la certezza che correndo sullo Stelvio (ormai faccio l'iperbolico fino in fondo) non sarei andato forte?
È evidente che i numeri fossero quelli, non mi voglio sopravvalutare, ma sta di fatto che un ragazzo di 57 kg che arrivava spesso tra la 20a e la 10a posizione in corse ondulate non ha mai avuto modo di fare né una salita di 10 km né una corsa a tappe.
Quanti ne stiamo perdendo? Io sicuramente no. Ma qualcun altro molto probabilmente sì.
:clap: :clap: :clap:


Cthulhu
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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nibali-san baronto ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 9:48
Cthulhu ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 9:29
Slegar ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 9:12

Se al passaggio da junior a elite un giovane ciclista italiano trova percorsi relativamente facili, è ovvio che poi le ruote veloci hanno più possibilità di emergere.
Non credo però che altrove trovino chissà che difficoltà altimetriche.
La nazione che ha vinto più GT negli ultimi anni è la Gran Bretagna, ci sono tanti olandesi che vanno bene in salita. Anche gli australiani pare vadano più di noi in montagna.
Escludendo la Colombia e la Spagna non vedo dove un giovane trovi percorsi con più salite.
Riscrivo qui un concetto che avevo espresso qualche anno fa. Da noi ci sono corse molto più impegnative che all'estero, ma quasi mai sono corse per scalatori....... Di corse a tappe ne ho fatte 0. ZERO. A me chi la dà la certezza che correndo sullo Stelvio (ormai faccio l'iperbolico fino in fondo) non sarei andato forte?
Sicuramente hai ragione su tutto.
Però continuo a non capire come mai certe nazioni che di salite vere non ne hanno nemmeno l'ombra riescano a produrre scalatori o comunque corridori che vanno forte in salita.
Mi pare che paradossalmente sia quasi meglio non averne di corse domestiche. Mi spiego meglio:
uno sloveno, un inglese, anche un olandese che vuole intraprendere la carriera da ciclista è praticamente costretto a trasferirsi all'estero.
Vuol dire avere una grossa motivazione, bruciarsi qualche ponte dietro, cambiare vita. La selezione, almeno a livello di determinazione, è già fatta
a monte. uno che a 20 anni o anche meno se ne va di casa per fare il ciclista non sgarra, ce la mette tutta, se non altro per non tornare mestamente a casa con le pive nel sacco. Non credo sia un caso che il miglior ciclista italiano dell'ultimo decennio sia stato uno che ha dovuto intraprendere una migrazione "interna" dalla Sicilia alla Toscana.
Da noi magari parecchi talenti si perdono perché uno ha sempre una seconda opzione, ci sono gli amici, le donne, tira tardi la sera, sbevucchia, si fa qualche canna ogni tanto, magari invece di fare un allenamento quando piove gioca alla PS, etc,etc
Non lo so, non sono dell'ambiente, ma non mi stupirei fosse un po' così come lo è del resto in altri sport. Ovviamente non vale per tutti, è ovvio

.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Cthulhu ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:10 Sicuramente hai ragione su tutto.
Però continuo a non capire come mai certe nazioni che di salite vere non ne hanno nemmeno l'ombra riescano a produrre scalatori o comunque corridori che vanno forte in salita.
Mi pare che paradossalmente sia quasi meglio non averne di corse domestiche. Mi spiego meglio:
uno sloveno, un inglese, anche un olandese che vuole intraprendere la carriera da ciclista è praticamente costretto a trasferirsi all'estero.
Vuol dire avere una grossa motivazione, bruciarsi qualche ponte dietro, cambiare vita. La selezione, almeno a livello di determinazione, è già fatta
a monte. uno che a 20 anni o anche meno se ne va di casa per fare il ciclista non sgarra, ce la mette tutta, se non altro per non tornare mestamente a casa con le pive nel sacco. Non credo sia un caso che il miglior ciclista italiano dell'ultimo decennio sia stato uno che ha dovuto intraprendere una migrazione "interna" dalla Sicilia alla Toscana.
Da noi magari parecchi talenti si perdono perché uno ha sempre una seconda opzione, ci sono gli amici, le donne, tira tardi la sera, sbevucchia, si fa qualche canna ogni tanto, magari invece di fare un allenamento quando piove gioca alla PS, etc,etc
Non lo so, non sono dell'ambiente, ma non mi stupirei fosse un po' così come lo è del resto in altri sport. Ovviamente non vale per tutti, è ovvio
Intanto ti invito a notare che magari non hanno salite, ma puntano molto sulle cronometro (cosa ben diversa dalle corse per velocisti). E anche qui Nibali insegna, visto che vinse il bronzo (sia da junior che da U23 se mi ricordo bene).

Sicuramente anche l'aspetto socio-culturale è importantissimo. La qualità della vita in Italia è nettamente più alta di qualche decennio fa ed è sempre più raro che qualcuno abbia necessità di stringere i denti per fare il mestiere del corridore e riscattarsi socialmente. Sicuramente questo ruolo ora spetta a nazioni più emergenti.


beppesaronni
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Scusate, sapete che io conosco 20 corridori e quindi mi rivolgo a voi.
Ce lo abbiamo un italiano in grado di emergere e fare una classifica decente, in questo giro?
Parlo di classifica.
No Formolo, grazie, ma corridori in rampa di lancio che possono esplodere


Ad Insbruck, Valverde e Nibali non arriveranno nei primi 5.
pietro
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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beppesaronni ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:51 Scusate, sapete che io conosco 20 corridori e quindi mi rivolgo a voi.
Ce lo abbiamo un italiano in grado di emergere e fare una classifica decente, in questo giro?
Parlo di classifica.
No Formolo, grazie, ma corridori in rampa di lancio che possono esplodere
Anche se non è un nome altisonante direi Fabbro


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
Tour de France 2021, 11^ tappa
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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beppesaronni ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:51 Scusate, sapete che io conosco 20 corridori e quindi mi rivolgo a voi.
Ce lo abbiamo un italiano in grado di emergere e fare una classifica decente, in questo giro?
Parlo di classifica.
No Formolo, grazie, ma corridori in rampa di lancio che possono esplodere
il giovane pozzovivo :)


2015:TreValliVaresine
2016:Giro (primi5), Tour t11-14, ParigiTours
2017:Kuurne, TroBroLeon
2018:Tour of Guangxi
2019:Dwars,Tour t18, Vuelta t8, 'Emilia
2020:CoppiBartali, BinckBanktour, Giro t1, Vuelta t 1-2
2021:Larciano, Dwars, Turchia, Tour t16, Primus Classic
2022:La marseillaise, Vuelta t3-10, Japan Cup
2023 :FrecciaVallone, Giro t20, Vuelta(primi5)
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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pietro ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:57
beppesaronni ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:51 Scusate, sapete che io conosco 20 corridori e quindi mi rivolgo a voi.
Ce lo abbiamo un italiano in grado di emergere e fare una classifica decente, in questo giro?
Parlo di classifica.
No Formolo, grazie, ma corridori in rampa di lancio che possono esplodere
Anche se non è un nome altisonante direi Fabbro
infatti Fabbro stuzzicava anche a me.
Siccome voi seguite anche i ciclisti di seconda fascia ... con che intenzioni viene Fabbro al giro? Può fare classifica o deve fare del vile gregariato per il Mollema di turno?


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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Luca90 ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:58
beppesaronni ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:51 Scusate, sapete che io conosco 20 corridori e quindi mi rivolgo a voi.
Ce lo abbiamo un italiano in grado di emergere e fare una classifica decente, in questo giro?
Parlo di classifica.
No Formolo, grazie, ma corridori in rampa di lancio che possono esplodere
il giovane pozzovivo :)
o il sempreterno Nibby.
Che ho sempre detestato ma che in vecchiaia comincia a diventarmi quasi ... beh no, simpatico no, ma non antipatico


Ad Insbruck, Valverde e Nibali non arriveranno nei primi 5.
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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pietro ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:57
beppesaronni ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:51 Scusate, sapete che io conosco 20 corridori e quindi mi rivolgo a voi.
Ce lo abbiamo un italiano in grado di emergere e fare una classifica decente, in questo giro?
Parlo di classifica.
No Formolo, grazie, ma corridori in rampa di lancio che possono esplodere
Anche se non è un nome altisonante direi Fabbro
obiettivamente se non faranno i gregari al 100% masnada e caruso sono quelli che potrebbero fare meglio, fabbro ha fatto 5° alla tirreno però ha davanti penso nelle gerarchie buchmann ma anche grosschartner (9° all'ultima vuelta) e in più si deve lavorare per sagan...
la trek con nibali ciccone e mollema secondo me bisogna aspettare il primo arrivo in salita per capire chi lavorerà per chi...


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Re: La crisi del ciclismo italiano

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beppesaronni ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:59
pietro ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:57
beppesaronni ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:51 Scusate, sapete che io conosco 20 corridori e quindi mi rivolgo a voi.
Ce lo abbiamo un italiano in grado di emergere e fare una classifica decente, in questo giro?
Parlo di classifica.
No Formolo, grazie, ma corridori in rampa di lancio che possono esplodere
Anche se non è un nome altisonante direi Fabbro
infatti Fabbro stuzzicava anche a me.
Siccome voi seguite anche i ciclisti di seconda fascia ... con che intenzioni viene Fabbro al giro? Può fare classifica o deve fare del vile gregariato per il Mollema di turno?
Penso per testarsi nella generale, anche se Buchmann potrebbe reclamare quel ruolo per sé. Ha Sagan in squadra ma dubito lavorerà per lui. Aleotti, per restare alla Bora, è tutto da scoprire


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da pietro »

Luca90 ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 15:02
pietro ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:57
beppesaronni ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:51 Scusate, sapete che io conosco 20 corridori e quindi mi rivolgo a voi.
Ce lo abbiamo un italiano in grado di emergere e fare una classifica decente, in questo giro?
Parlo di classifica.
No Formolo, grazie, ma corridori in rampa di lancio che possono esplodere
Anche se non è un nome altisonante direi Fabbro
obiettivamente se non faranno i gregari al 100% masnada e caruso sono quelli che potrebbero fare meglio, fabbro ha fatto 5° alla tirreno però ha davanti penso nelle gerarchie buchmann ma anche grosschartner (9° all'ultima vuelta) e in più si deve lavorare per sagan...
la trek con nibali ciccone e mollema secondo me bisogna aspettare il primo arrivo in salita per capire chi lavorerà per chi...
Non penso che la Bora voglia puntare tutto su Buchmann. Sagan ha già tre gregari solo per lui, spero non mettano pure Fabbro a tirare


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
Tour de France 2021, 11^ tappa
mattia_95
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da mattia_95 »

Abbiamo Nibali, Ciccone, Formolo, Masnada, Fabbro, Caruso e Pozzovivo. Tanti nomi ma nessuno che può assicurare di arrivare nei piani altissimi della classifica.

Magari un paio di loro finiranno il Giro nella top ten ma dubito che qualcuno possa centrare una top 5.


FC 2018: Gp de Montreal, Giro di Turchia.
FC 2019: GP di Francoforte, Tour a Tempo, Coppa Bernocchi.
FC 2020: Tour Down Under, Tour a Tempo a Squadre.
FC 2021: Gand - Wevelgem, Obiettivo Zero Punti Tour de France, 1° Obiettivo Zero Punti, Trofeo Matteotti.
FC 2022: Saudi Tour, Etoile de Bessèges, Tour de Pologne.
Stylus
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Stylus »

mattia_95 ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 15:35 Abbiamo Nibali, Ciccone, Formolo, Masnada, Fabbro, Caruso e Pozzovivo. Tanti nomi ma nessuno che può assicurare di arrivare nei piani altissimi della classifica.

Magari un paio di loro finiranno il Giro nella top ten ma dubito che qualcuno possa centrare una top 5.
Ci metterei la firma per vedere due italiani in top 10 a fine Giro. Più realistico non ce ne sia nemmeno uno.


ciclistapazzo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da ciclistapazzo »

Con Remco e Almeida Masnada giustamente farà il gregario, come Caruso con Pello e Landa. Fabbro è un'incognita e Buchmann ha fatto quinto a un Tour quindi sarà il capitano con Grossscharten seconda punta. Credo che Nibali sia l'unica incognita, se lui non è al top possibilità di top 10 sono poche. In generale fatico a vedere italiani in una fantomatica griglia di partenza. Poi tra cadute, crisi, defezioni magari un Formolo ti arriva nono o decimo, ma ne dubito.


Andrea93
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Andrea93 »

ciclistapazzo ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 16:06 Con Remco e Almeida Masnada giustamente farà il gregario, come Caruso con Pello e Landa. Fabbro è un'incognita e Buchmann ha fatto quinto a un Tour quindi sarà il capitano con Grossscharten seconda punta. Credo che Nibali sia l'unica incognita, se lui non è al top possibilità di top 10 sono poche. In generale fatico a vedere italiani in una fantomatica griglia di partenza. Poi tra cadute, crisi, defezioni magari un Formolo ti arriva nono o decimo, ma ne dubito.
Purtroppo sono d'accordo, credo che, se starà bene e curerà la classifica (difficile), il migliore sarà ancora Nibali.
Da Ciccone non saprei cosa aspettarmi, su Fabbro ci spero ma anche lì una top ten mi stupirebbe positivamente.


nikybo85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nikybo85 »

D'accordo con voi..su Fabbro ci credo, ma non già quest'anno, mi accontenterei di vedere che per le 3 settimane abbia qualche evidenza. Poi magari con un ulteriore step e più spazio in squadra nei prossimi anni può essere uno da top10..difficilmente top5 anche in prospettiva.


mattia_95
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da mattia_95 »

I corridori stranieri che puntano ad una top 10 sono: Bernal, Vlasov, Landa, Bilbao, Buchmann, Carthy, Evenepoel, Almeida, Martin, Bennett, Soler, Yates Bardet, e Hindley.

Considerando che come accade sempre in un GT non tutti i big riescono a portarlo a termine per un motivo o per un altro e poi alcuni escono di classifica, ci può stare che qualche italiano riesca a centrare una top 10 anche se nell'ipotetica griglia dei favoriti della vigilia non è nelle prime posizioni.

C'è poi da dire che ad esempio corridori come Bennett e Soler non sono di un livello superiore ad un Caruso o Formolo.


FC 2018: Gp de Montreal, Giro di Turchia.
FC 2019: GP di Francoforte, Tour a Tempo, Coppa Bernocchi.
FC 2020: Tour Down Under, Tour a Tempo a Squadre.
FC 2021: Gand - Wevelgem, Obiettivo Zero Punti Tour de France, 1° Obiettivo Zero Punti, Trofeo Matteotti.
FC 2022: Saudi Tour, Etoile de Bessèges, Tour de Pologne.
pietro
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da pietro »

Bennett non so, ci punta parecchio. Credo che alla fine riuscirà a portare a casa una top 10


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
Tour de France 2021, 11^ tappa
Cthulhu
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Cthulhu »

nibali-san baronto ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:42
Cthulhu ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:10 Sicuramente hai ragione su tutto.
Però continuo a non capire come mai certe nazioni che di salite vere non ne hanno nemmeno l'ombra riescano a produrre scalatori o comunque corridori che vanno forte in salita.
Mi pare che paradossalmente sia quasi meglio non averne di corse domestiche. Mi spiego meglio:
uno sloveno, un inglese, anche un olandese che vuole intraprendere la carriera da ciclista è praticamente costretto a trasferirsi all'estero.
Vuol dire avere una grossa motivazione, bruciarsi qualche ponte dietro, cambiare vita. La selezione, almeno a livello di determinazione, è già fatta
a monte. uno che a 20 anni o anche meno se ne va di casa per fare il ciclista non sgarra, ce la mette tutta, se non altro per non tornare mestamente a casa con le pive nel sacco. Non credo sia un caso che il miglior ciclista italiano dell'ultimo decennio sia stato uno che ha dovuto intraprendere una migrazione "interna" dalla Sicilia alla Toscana.
Da noi magari parecchi talenti si perdono perché uno ha sempre una seconda opzione, ci sono gli amici, le donne, tira tardi la sera, sbevucchia, si fa qualche canna ogni tanto, magari invece di fare un allenamento quando piove gioca alla PS, etc,etc
Non lo so, non sono dell'ambiente, ma non mi stupirei fosse un po' così come lo è del resto in altri sport. Ovviamente non vale per tutti, è ovvio
Intanto ti invito a notare che magari non hanno salite, ma puntano molto sulle cronometro (cosa ben diversa dalle corse per velocisti). E anche qui Nibali insegna, visto che vinse il bronzo (sia da junior che da U23 se mi ricordo bene).

Sicuramente anche l'aspetto socio-culturale è importantissimo. La qualità della vita in Italia è nettamente più alta di qualche decennio fa ed è sempre più raro che qualcuno abbia necessità di stringere i denti per fare il mestiere del corridore e riscattarsi socialmente. Sicuramente questo ruolo ora spetta a nazioni più emergenti.
Beh, mi pare che ultimamente siano emersi britannici, danesi, olandesi, australiani, tutti da nazioni più ricche della nostra. Anche gli sloveni non se la passano male. Forse il discorso vale per i colombiani e qualcun altro, ma in generale il ciclismo è uno sport per paesi ricchi.
Ho fatto un breve controllo tra i primi cento della classifica UCI. Ci sono 10 italiani, dei restanti 90, 65 vengono da paesi che hanno un reddito pro capite medio superiore a quello italiano e 25 inferiore, spesso di poco come è il caso di Spagna e Slovenia.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Andrea93 ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 16:13
ciclistapazzo ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 16:06 Con Remco e Almeida Masnada giustamente farà il gregario, come Caruso con Pello e Landa. Fabbro è un'incognita e Buchmann ha fatto quinto a un Tour quindi sarà il capitano con Grossscharten seconda punta. Credo che Nibali sia l'unica incognita, se lui non è al top possibilità di top 10 sono poche. In generale fatico a vedere italiani in una fantomatica griglia di partenza. Poi tra cadute, crisi, defezioni magari un Formolo ti arriva nono o decimo, ma ne dubito.
Purtroppo sono d'accordo, credo che, se starà bene e curerà la classifica (difficile), il migliore sarà ancora Nibali.
Da Ciccone non saprei cosa aspettarmi, su Fabbro ci spero ma anche lì una top ten mi stupirebbe positivamente.
insomma, da uno che arriva quinto alla tirreno e gioca in casa, prima di fargli fare la riserva di Grosscharten (mai sentito nominare :-) ) spero ci panseranno un pò su, i capi del team.
Va bene Buchman, ma poi si esagera.
Se anche quest'anno Nibby dovesse essere il primo italiano (e Pozzy il secondo) ci sarà da fare una seria riflessione un pò su tutto


Ad Insbruck, Valverde e Nibali non arriveranno nei primi 5.
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Cthulhu ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 16:28
nibali-san baronto ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:42
Cthulhu ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:10 Sicuramente hai ragione su tutto.
Però continuo a non capire come mai certe nazioni che di salite vere non ne hanno nemmeno l'ombra riescano a produrre scalatori o comunque corridori che vanno forte in salita.
Mi pare che paradossalmente sia quasi meglio non averne di corse domestiche. Mi spiego meglio:
uno sloveno, un inglese, anche un olandese che vuole intraprendere la carriera da ciclista è praticamente costretto a trasferirsi all'estero.
Vuol dire avere una grossa motivazione, bruciarsi qualche ponte dietro, cambiare vita. La selezione, almeno a livello di determinazione, è già fatta
a monte. uno che a 20 anni o anche meno se ne va di casa per fare il ciclista non sgarra, ce la mette tutta, se non altro per non tornare mestamente a casa con le pive nel sacco. Non credo sia un caso che il miglior ciclista italiano dell'ultimo decennio sia stato uno che ha dovuto intraprendere una migrazione "interna" dalla Sicilia alla Toscana.
Da noi magari parecchi talenti si perdono perché uno ha sempre una seconda opzione, ci sono gli amici, le donne, tira tardi la sera, sbevucchia, si fa qualche canna ogni tanto, magari invece di fare un allenamento quando piove gioca alla PS, etc,etc
Non lo so, non sono dell'ambiente, ma non mi stupirei fosse un po' così come lo è del resto in altri sport. Ovviamente non vale per tutti, è ovvio
Intanto ti invito a notare che magari non hanno salite, ma puntano molto sulle cronometro (cosa ben diversa dalle corse per velocisti). E anche qui Nibali insegna, visto che vinse il bronzo (sia da junior che da U23 se mi ricordo bene).

Sicuramente anche l'aspetto socio-culturale è importantissimo. La qualità della vita in Italia è nettamente più alta di qualche decennio fa ed è sempre più raro che qualcuno abbia necessità di stringere i denti per fare il mestiere del corridore e riscattarsi socialmente. Sicuramente questo ruolo ora spetta a nazioni più emergenti.
Beh, mi pare che ultimamente siano emersi britannici, danesi, olandesi, australiani, tutti da nazioni più ricche della nostra. Anche gli sloveni non se la passano male. Forse il discorso vale per i colombiani e qualcun altro, ma in generale il ciclismo è uno sport per paesi ricchi.
Ho fatto un breve controllo tra i primi cento della classifica UCI. Ci sono 10 italiani, dei restanti 90, 65 vengono da paesi che hanno un reddito pro capite medio superiore a quello italiano e 25 inferiore, spesso di poco come è il caso di Spagna e Slovenia.
È vero anche questo, ma stai andando in una direzione diversa. Io ti davo la giustificazione a quello che dicevi in merito alla cattiveria agonistica. Intanto ti faccio notare (senza fare riferimento ai paesi citati direttamente da te) che è anche un discorso di disuguaglianza, non solo di reddito procapite, ma mi fermo perché si entra in un campo minato.
E comunque più in generale, indipendentemente dai numeri, un paese emergente anche se stabile e/o ricco è culturalmente più avvezzo ad avere il coltello tra i denti. Esempio: la Slovenia era Jugoslavia fino a 25 anni fa. Noi il boom economico lo abbiamo avuto 70 anni fa (numero indicativo). È un discorso strettamente collegato anche alla politica. Sicuramente in Spagna, che ha chiuso con la dittatura molto più tardi di noi, c'è molto meno torpore.
Noi è dal 1945 che ci siamo sistemati. Allora c'era da ricostruire il paese, adesso ci siamo accomodati.
Ritornando all'esempio di Nibali, sono convinto che i Siciliani abbiano ben altro orgoglio e ben altra voglia di riscatto. Poi è evidente che ci sono paesi molto ricchi in cui i risultati vanno di pari passo con la cultura ciclistica (Paesi Bassi in primis) o con un dei progetti concreti da un punto di vista generalmente olimpico (vedi Gran Bretagna). Ma se statisticamente ci sono meno italiani e francesi (proprio per dire due nazioni a caso) è perché ci siamo adagiati sugli allora, sia come carattere e cultura, sia come amministrazione e programmazione sportiva.
Spero di essere stato più esaustivo. Poi forse è meglio chiudere per evitare OT.


Cthulhu
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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nibali-san baronto ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 16:49
Cthulhu ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 16:28
nibali-san baronto ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 14:42
Intanto ti invito a notare che magari non hanno salite, ma puntano molto sulle cronometro (cosa ben diversa dalle corse per velocisti). E anche qui Nibali insegna, visto che vinse il bronzo (sia da junior che da U23 se mi ricordo bene).

Sicuramente anche l'aspetto socio-culturale è importantissimo. La qualità della vita in Italia è nettamente più alta di qualche decennio fa ed è sempre più raro che qualcuno abbia necessità di stringere i denti per fare il mestiere del corridore e riscattarsi socialmente. Sicuramente questo ruolo ora spetta a nazioni più emergenti.
Beh, mi pare che ultimamente siano emersi britannici, danesi, olandesi, australiani, tutti da nazioni più ricche della nostra. Anche gli sloveni non se la passano male. Forse il discorso vale per i colombiani e qualcun altro, ma in generale il ciclismo è uno sport per paesi ricchi.
Ho fatto un breve controllo tra i primi cento della classifica UCI. Ci sono 10 italiani, dei restanti 90, 65 vengono da paesi che hanno un reddito pro capite medio superiore a quello italiano e 25 inferiore, spesso di poco come è il caso di Spagna e Slovenia.
È vero anche questo, ma stai andando in una direzione diversa. Io ti davo la giustificazione a quello che dicevi in merito alla cattiveria agonistica. Intanto ti faccio notare (senza fare riferimento ai paesi citati direttamente da te) che è anche un discorso di disuguaglianza, non solo di reddito procapite, ma mi fermo perché si entra in un campo minato.
E comunque più in generale, indipendentemente dai numeri, un paese emergente anche se stabile e/o ricco è culturalmente più avvezzo ad avere il coltello tra i denti. Esempio: la Slovenia era Jugoslavia fino a 25 anni fa. Noi il boom economico lo abbiamo avuto 70 anni fa (numero indicativo). È un discorso strettamente collegato anche alla politica. Sicuramente in Spagna, che ha chiuso con la dittatura molto più tardi di noi, c'è molto meno torpore.
Noi è dal 1945 che ci siamo sistemati. Allora c'era da ricostruire il paese, adesso ci siamo accomodati.
Ritornando all'esempio di Nibali, sono convinto che i Siciliani abbiano ben altro orgoglio e ben altra voglia di riscatto. Poi è evidente che ci sono paesi molto ricchi in cui i risultati vanno di pari passo con la cultura ciclistica (Paesi Bassi in primis) o con un dei progetti concreti da un punto di vista generalmente olimpico (vedi Gran Bretagna). Ma se statisticamente ci sono meno italiani e francesi (proprio per dire due nazioni a caso) è perché ci siamo adagiati sugli allora, sia come carattere e cultura, sia come amministrazione e programmazione sportiva.
Spero di essere stato più esaustivo. Poi forse è meglio chiudere per evitare OT.
Si,ok, ci siamo spiegati comunque.
Comunque sulle diseguaglianze siamo tra quelli messi peggio
https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per ... di_reddito


nibali-san baronto
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Cthulhu ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 17:54

Si,ok, ci siamo spiegati comunque.
Comunque sulle diseguaglianze siamo tra quelli messi peggio
https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per ... di_reddito
Non hai tutti i torti :diavoletto:
Sfiorando l'OT un'altra volta verrebbe da dire che forse nel dopo guerra eravamo molto più in su. E guarda caso ora in cima c'è la Slovenia.
Comunque, chiusa parentesi, limitatamente al discorso scalatori la motivazione sta tutta nel mio post iniziale :cincin:


cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da cassius »

Sullo sport, io penso che semplicemente sia uscito dall'ordine delle priorità dei bambini e ragazzi italiani.
Io da bambino ero sovrappeso e scarsissimo nello sport, e di questa cosa ho sofferto (nulla di insopportabile, intendiamoci) perchè da bambino-ragazzino, valeva "bravo nello sport = figo"
(magari era così solo in zone alla periferia dell'impero come Cuneo, magari a Milano già se ne fregavano)
Diventare un minimo decente nello sport è stato fondamentale per conquistare fiducia in me stesso, che a pensarci ora farebbe quasi ridere.
Lungi da me glorificare il body shaming di cui sono pure stato un po' vittima, ma già che da bambino-ragazzino grosse altre preoccupazioni non ne hai (non paghi le bollette, non devi fare il 730), sarebbe utile tornare a mettere un po' di "pepe al culo" sullo sport.


rododendro
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da rododendro »

Speriamo sia una questione di annate, come per il vino, e che ritorni la nostra, se per l'intanto, tra i menzionati, Fabbro tenesse le tre settimane e Ciccone tornasse nei suoi panni migliori sarei soddisfatto, d'altronde è arrivata pure l'onda lunga danese, tornerà anche il nostro turno.....


Claudio84
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Claudio84 »

Continuo un attimo l'OT perché vorrei dare ragione a Francesco (mi permetto di usare il nome perché il nickname è troppo lungo) sulle consoderazioni storiche e in particolare sulla Spagna. È una tesi che sostengo anch'io ma che non sento praticamente mai.
In pratica quando loro si sono stabilizzati noi eravamo in pieno "secondo boom" degli anni '80.
So che è una tesi fatta un po' a spanne ma credo abbia un fondo di verità :cincin:


jumbo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da jumbo »

cassius ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 18:57 Sullo sport, io penso che semplicemente sia uscito dall'ordine delle priorità dei bambini e ragazzi italiani.
Io da bambino ero sovrappeso e scarsissimo nello sport, e di questa cosa ho sofferto (nulla di insopportabile, intendiamoci) perchè da bambino-ragazzino, valeva "bravo nello sport = figo"
(magari era così solo in zone alla periferia dell'impero come Cuneo, magari a Milano già se ne fregavano)
Diventare un minimo decente nello sport è stato fondamentale per conquistare fiducia in me stesso, che a pensarci ora farebbe quasi ridere.
Lungi da me glorificare il body shaming di cui sono pure stato un po' vittima, ma già che da bambino-ragazzino grosse altre preoccupazioni non ne hai (non paghi le bollette, non devi fare il 730), sarebbe utile tornare a mettere un po' di "pepe al culo" sullo sport.
Effettivamente l'Italia è uno dei paesi con il più alto tasso di obesità infantile fra i 6 e i 17 anni in Europa.
Sicuramente un segnale di quanto lo sport non sia una delle priorità dei ragazzi e, prima ancora, delle famiglie in cui crescono.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da cassius »

Ma sticazzi, oggi Colbrelli ha vinto al Tour de Romandie! :cincin:


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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Leonardo Civitella »

jumbo ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 19:08 Effettivamente l'Italia è uno dei paesi con il più alto tasso di obesità infantile fra i 6 e i 17 anni in Europa.
Sicuramente un segnale di quanto lo sport non sia una delle priorità dei ragazzi e, prima ancora, delle famiglie in cui crescono.
Il nostro sistema scolastico ha reso lo sport un ostacolo ed un elemento di disturbo per la vita quotidiana dei bambini e dei ragazzi. Assimilare una corretta vita scolastica ad una buona attività fisica è ciò di più complicato che un adolescente possa fare.

Il tutto tralasciando l'intrinseca volontà della scuola di ridurre lo sport a mero passatempo e riempitivo, sempre che l'educazione fisica scolastica possa rientrare nella cerchia delle attività sportive.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

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jumbo ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 19:08
cassius ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 18:57 Sullo sport, io penso che semplicemente sia uscito dall'ordine delle priorità dei bambini e ragazzi italiani.
Io da bambino ero sovrappeso e scarsissimo nello sport, e di questa cosa ho sofferto (nulla di insopportabile, intendiamoci) perchè da bambino-ragazzino, valeva "bravo nello sport = figo"
(magari era così solo in zone alla periferia dell'impero come Cuneo, magari a Milano già se ne fregavano)
Diventare un minimo decente nello sport è stato fondamentale per conquistare fiducia in me stesso, che a pensarci ora farebbe quasi ridere.
Lungi da me glorificare il body shaming di cui sono pure stato un po' vittima, ma già che da bambino-ragazzino grosse altre preoccupazioni non ne hai (non paghi le bollette, non devi fare il 730), sarebbe utile tornare a mettere un po' di "pepe al culo" sullo sport.
Effettivamente l'Italia è uno dei paesi con il più alto tasso di obesità infantile fra i 6 e i 17 anni in Europa.
Sicuramente un segnale di quanto lo sport non sia una delle priorità dei ragazzi e, prima ancora, delle famiglie in cui crescono.
C'è un altro grande problema. Non si distingue più lo sport amatoriale da quello agonistico/professionale. Per esempio, Bettiol viene convocato al mondiale di Copenaghen da junior; la preside del Liceo di Castello dichiara: "ma non potrebbe andare un'altra volta?". E nel quotidiano significa che non si distingue tra chi va a fare calcio nella squadra locale per stare in panchina e chi fa ciclismo e deve allenarsi tutti i giorni con annessi ritiri, esigenze per le ore di motoria, ecc. Ti guardano stranito pensando: "Eh, ma per una volta che succederà mai".
In questo senso tutti fanno sport, ma in realtà solo pochi lo fanno sul serio. In questo il ciclismo per fortuna ha una struttura rigida (che come ho appena detto infatti non viene compresa). Ne deriva l'imbuto tra le categorie che è un problema che va risolto, ma il fatto che tutti corrano sempre contro tutti, in linea di massima, dà valore all'attività dei singoli ragazzi.

EDIT: Leonardo vedo che mi hai in parte preceduto


Salvatore77
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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In questa sezione leggo sempre considerazioni interessanti.
Però non è passato molto da quando un italiano ha vinto il tour, il fiandre, Lombardia.
Le valutazioni fatte potrebbero indurre un lento declino. A me sembra che siamo improvvisamente in caduta libera dopo essere stati i numeri uno ieri l'altro.
Questo come si spiega?


1° Tour de France 2018
Campionato del mondo gara in linea 2021.
Stylus
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Stylus »

Salvatore77 ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 21:49 In questa sezione leggo sempre considerazioni interessanti.
Però non è passato molto da quando un italiano ha vinto il tour, il fiandre, Lombardia.
Le valutazioni fatte potrebbero indurre un lento declino. A me sembra che siamo improvvisamente in caduta libera dopo essere stati i numeri uno ieri l'altro.
Questo come si spiega?
Si spiega che il corridore che ha vinto il Fiandre è stato un fuoco di paglia, almeno a livelli altissimi, e che Giro, Tour, Lombardia, Sanremo sono sempre stati vinti dallo stesso corridore, foglia di fico del nostro movimento, e che ora sta fisiologicamente giungendo al tramonto.


nibali-san baronto
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nibali-san baronto »

Salvatore77 ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 21:49 In questa sezione leggo sempre considerazioni interessanti.
Però non è passato molto da quando un italiano ha vinto il tour, il fiandre, Lombardia.
Le valutazioni fatte potrebbero indurre un lento declino. A me sembra che siamo improvvisamente in caduta libera dopo essere stati i numeri uno ieri l'altro.
Questo come si spiega?
In verità io mi limitavo soltanto agli scalatori. Come uomini da classiche, seppur non eccellenti, ne abbiamo già tanti. Per i GT tocca aspettare le nuovissime generazioni che sono state seguite bene da quello che ho visto in prima persona. Ne sono convinto e mi auguro di non essere smentito.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Winter »

nibali-san baronto ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 0:24 Per i GT tocca aspettare le nuovissime generazioni che sono state seguite bene da quello che ho visto in prima persona. Ne sono convinto e mi auguro di non essere smentito.
A che età hanno iniziato il ciclismo
Leggo interviste della maggioranza dei nostri.. con inizi intorno agli 8 anni (o anche prima)
ma a cosa serve iniziare cosi presto ?
in piu non son seguiti troppo a livello giovanile ?
sempre nelle stesse interviste.. tutti raccontavano che il problema principale tra le categorie giovanili e i pro.. era che tra i pro te la dovevi cavare da solo :hammer: mentre a livello giovanile sei seguitissimo
Non dovrebbe essere l'opposto ?


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Winter »

Stylus ha scritto: giovedì 29 aprile 2021, 21:57
Si spiega che il corridore che ha vinto il Fiandre è stato un fuoco di paglia, almeno a livelli altissimi, e che Giro, Tour, Lombardia, Sanremo sono sempre stati vinti dallo stesso corridore, foglia di fico del nostro movimento, e che ora sta fisiologicamente giungendo al tramonto.
Esattamente :clap:
Poi una vittoria sporadica o dei piazzamenti in qualche gara non cambiano la situazione
se alla Liegi di domenica c'e' un italiano nei primi 40.. qualcosa vorra' dire


cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da cassius »

Winter ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 7:15
nibali-san baronto ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 0:24 Per i GT tocca aspettare le nuovissime generazioni che sono state seguite bene da quello che ho visto in prima persona. Ne sono convinto e mi auguro di non essere smentito.
A che età hanno iniziato il ciclismo
Leggo interviste della maggioranza dei nostri.. con inizi intorno agli 8 anni (o anche prima)
ma a cosa serve iniziare cosi presto ?
in piu non son seguiti troppo a livello giovanile ?
sempre nelle stesse interviste.. tutti raccontavano che il problema principale tra le categorie giovanili e i pro.. era che tra i pro te la dovevi cavare da solo :hammer: mentre a livello giovanile sei seguitissimo
Non dovrebbe essere l'opposto ?
Intervista a Bettini
https://www.oasport.it/2021/04/paolo-be ... ino-rossi/

I nostri dilettanti fanno ancora un ciclismo vecchio, l’approccio alla prestazione è vecchia. Da noi i ciclisti iniziano a gareggiare molto presto, poi quando arrivano alla categoria juniores hanno già addosso talmente tanta pressione e hanno percorso talmente tanti chilometri in allenamento che, invece di esplodere, o quelli che riescono a passare professionisti si appiattiscono oppure smettono.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

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cassius ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 8:09
Winter ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 7:15
nibali-san baronto ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 0:24 Per i GT tocca aspettare le nuovissime generazioni che sono state seguite bene da quello che ho visto in prima persona. Ne sono convinto e mi auguro di non essere smentito.
A che età hanno iniziato il ciclismo
Leggo interviste della maggioranza dei nostri.. con inizi intorno agli 8 anni (o anche prima)
ma a cosa serve iniziare cosi presto ?
in piu non son seguiti troppo a livello giovanile ?
sempre nelle stesse interviste.. tutti raccontavano che il problema principale tra le categorie giovanili e i pro.. era che tra i pro te la dovevi cavare da solo :hammer: mentre a livello giovanile sei seguitissimo
Non dovrebbe essere l'opposto ?
Intervista a Bettini
https://www.oasport.it/2021/04/paolo-be ... ino-rossi/

I nostri dilettanti fanno ancora un ciclismo vecchio, l’approccio alla prestazione è vecchia. Da noi i ciclisti iniziano a gareggiare molto presto, poi quando arrivano alla categoria juniores hanno già addosso talmente tanta pressione e hanno percorso talmente tanti chilometri in allenamento che, invece di esplodere, o quelli che riescono a passare professionisti si appiattiscono oppure smettono.
In verità il problema non è iniziare troppo presto, ma che tipo di attività si fa. Far fare attività ai più piccoli è fondamentale, anzi bisognerebbe attirarne di ancora più piccoli, perché ormai a 6 anni fanno già tutti calcio, o più raramente nuoto ed altri sport di squadra. Il discorso è che ormai esiste il ciclomercato pure tra i giovanissimi per avere la squadra di esordienti forte. È il metodo che è sbagliato. Io ho visto smettere prima di me i due campioni italiani esordienti classe 2000, entrambi toscani. E so di ragazzi di talento giunti alle soglie del professionismo a cui hanno detto che il fisico non aveva più niente da dare (questo perché da esordienti facevano oltre 100 km in allenamento).

Il problema è vasto e complicato e ora come ora dipende quasi esclusivamente dal buon senso delle persone (gli organizzatori delle corse, i tecnici delle squadre, i genitori, ecc...). L'unica modo di risolvere il problema è entrare in una società, dare una ventata di aria fresca e fare attività nel modo giusto.

I tecnici della nazionale in questo momento si stanno muovendo per strappare i talenti dai club prima possibile. Col passare degli anni stanno mettendo in piedi un sistema per trovare in tutte le società gli allievi e gli jiniores che hanno un futuro. Dopodiché li preparano loro in accordo con chi poi li prenderà da U23 e prof (vedi Tiberi e Milan, per dire i primi due che mi passano per la testa). È un rimedio che in parte funziona, anche perché viene fatto abbastanza a fari spenti e non ha ancora creato competizione sotto questo punto di vista. Però non è una soluzione strutturale, ma una mossa di salvataggio. In pista ci sono stati grandi miglioramenti. Per questo mi auguro di vedere anche su strada i risultati di questo approccio.

Le cose da dire sarebbero infinite...


cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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nibali-san baronto ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 8:51 In verità il problema non è iniziare troppo presto, ma che tipo di attività si fa. Far fare attività ai più piccoli è fondamentale, anzi bisognerebbe attirarne di ancora più piccoli, perché ormai a 6 anni fanno già tutti calcio, o più raramente nuoto ed altri sport di squadra.
E' vero, però gli sport si cambiano anche nel corso della vita.
Forse fare ciclismo agonistico a 6 anni non ha molto senso, non so, chiedo a te che magari hai iniziato presto così.
nibali-san baronto ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 8:51 Il discorso è che ormai esiste il ciclomercato pure tra i giovanissimi per avere la squadra di esordienti forte. È il metodo che è sbagliato. Io ho visto smettere prima di me i due campioni italiani esordienti classe 2000, entrambi toscani. E so di ragazzi di talento giunti alle soglie del professionismo a cui hanno detto che il fisico non aveva più niente da dare (questo perché da esordienti facevano oltre 100 km in allenamento).
Esordiente se ricordo bene vuol dire 13-14 anni, no? Bene, fare quei km a quell'età è una roba criminale.
Ci sarebbe un messaggio da dare sul ciclismo, molto rassicurante per i genitori: è lo sport dove si comincia a fare sul serio più tardi di tutti.


nibali-san baronto
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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cassius ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 10:04
nibali-san baronto ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 8:51 In verità il problema non è iniziare troppo presto, ma che tipo di attività si fa. Far fare attività ai più piccoli è fondamentale, anzi bisognerebbe attirarne di ancora più piccoli, perché ormai a 6 anni fanno già tutti calcio, o più raramente nuoto ed altri sport di squadra.
E' vero, però gli sport si cambiano anche nel corso della vita.
Forse fare ciclismo agonistico a 6 anni non ha molto senso, non so, chiedo a te che magari hai iniziato presto così.
nibali-san baronto ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 8:51 Il discorso è che ormai esiste il ciclomercato pure tra i giovanissimi per avere la squadra di esordienti forte. È il metodo che è sbagliato. Io ho visto smettere prima di me i due campioni italiani esordienti classe 2000, entrambi toscani. E so di ragazzi di talento giunti alle soglie del professionismo a cui hanno detto che il fisico non aveva più niente da dare (questo perché da esordienti facevano oltre 100 km in allenamento).
Esordiente se ricordo bene vuol dire 13-14 anni, no? Bene, fare quei km a quell'età è una roba criminale.
Ci sarebbe un messaggio da dare sul ciclismo, molto rassicurante per i genitori: è lo sport dove si comincia a fare sul serio più tardi di tutti.
Sul primo punto forse non hai colto la mi asfumatura. Esattamente quello che dico è iniziare prima ma senza agonismo. Provarono a togliere la premiazione dai giovanissimi (che comunque non sono agonisti) e ci fu una sommossa popolare. La federazione sta spingendo per le scuole di ciclismo. Bisogna iniziare prima senza fare le corse. Prove di abilità.

Sul secondo punto hai colto il punto in pieno.


noel
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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A me sembra un pò il discorso della legge elettorale. Oggi va il maggioritario, domani va il proporzionale con sbarramento ecc...come esempio tutti ora prendono la Slovenia, Che pio sono solo quattro corridori Pogacar, Roglic (grandissimi) Tratnik e Mohoric (buoni). Il movimento ciclistico nazionale esiste per modo di dire. Quanti cronoman australiani abbiamo battezzato come futuri crack che poi non hanno tenuto fede alle attese, francesi vice-hinault (come argentini vice-maradona) neanche li contiamo.
Nel ciclismo come nella vita esiste la fame, la passione e il talento prima di tutto...per il resto, chi cerca trova.

PS Penso di non essere stato troppo retorico nell'ultima riga :D


nibali-san baronto
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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noel ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 15:35 A me sembra un pò il discorso della legge elettorale. Oggi va il maggioritario, domani va il proporzionale con sbarramento ecc...come esempio tutti ora prendono la Slovenia, Che pio sono solo quattro corridori Pogacar, Roglic (grandissimi) Tratnik e Mohoric (buoni). Il movimento ciclistico nazionale esiste per modo di dire. Quanti cronoman australiani abbiamo battezzato come futuri crack che poi non hanno tenuto fede alle attese, francesi vice-hinault (come argentini vice-maradona) neanche li contiamo.
Nel ciclismo come nella vita esiste la fame, la passione e il talento prima di tutto...per il resto, chi cerca trova.

PS Penso di non essere stato troppo retorico nell'ultima riga :D
Su questo mi trovi d'accordo. Bisogna per forza dire che gli altri fanno le cose bene: ogni tanto passo un treno e tutte le volte qualcuno piglia una tranvata.
I problemi del ciclismo italiano ora come ora riguardano soprattutto i singoli individui che lo compongono. Quale sia la radice del problema grosso modo si sa, ma non c'è soluzione. L'unica soluzione è che nel ciclismo operino soltanto persone di buon senso. Ma se questo fosse possibile, allora sarebbe possibile anche mettere in atto l'anarchismo.

La federazione dovrebbe fare in modo di sorvegliare di più ed evitare che si applichi il principio del "ma abbiamo sempre fatto così", la rovina di questo sport per molti aspetti, sia tecnici sia di sicurezza. E purtroppo la federazione continua ad assecondare questo principio.


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