La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
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Slegar
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Sempre sul primo fronte, anche il mondo del ciclocross è in subbuglio per la riforma della Coppa del Mondo:
https://www.wielerflits.be/nieuws/sven- ... eldrijden/

Sembra che l'UCI riesca ad unire il mondo del ciclismo scontentando tutti.


fair play? No, Grazie!
qrier
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Sin dall'inizio Lappartient non mi è piaciuto.
Gli manca equilibrio, fa favoritismi in modo palese.
Speriamo lo facciano cadere.


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Slegar
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Il secondo fronte caldo è una questione tutta interna all'UCI e riguarda l'organizzazione antidoping dell'UCI stessa. Nel 2008 è stata fondata la Cycling Anti-Doping Foundation (CADF), un'agenzia indipendente finanziata per la maggior parte dalla squadre ciclistiche che ha lo scopo di organizzare la strategia antidoping dell'UCI. In questi dieci anni il lavoro della CADF non può che definirsi positivo, nonostante tutto, dando una impalcatura di legalità (non giustizia) e di stabilità al mondo del ciclismo che dieci anni fa era parecchio traballante. Negli anni il modello CADF è stato replicato dalla ITF, dalla IAAF e dall'IBU.

A capo della CADF c'era l'italiana Francesca Rossi:

Organigramme.jpg
Organigramme.jpg (49.44 KiB) Visto 9939 volte

Il 17 ottobre scorso l'UCI, con un suo comunicato delle 15:42, annunciava la partenza di Francesca Rossi dalla direzione del CADF verso il nuovo incarico di Direttore dei Controlli dell'Agenzia Francese Anti-doping (AFLD). Dopo averla ringraziata per il lavoro svolto, l'UCI annunciava ulteriori informazioni nel gestione dell'antidoping:
https://www.uci.org/inside-uci/press-re ... esca-rossi

Tredici minuti dopo, con un nuovo comunicato l'UCI annunciava l'intenzione di percorrere nuove strade nella gestione dell'antidoping, prendendo come presupposto l'operazione Aderlass:
https://www.uci.org/inside-uci/press-re ... in-cycling

In particolare l'UCI ha intenzione di operare in stretto contatto con l'International Testing Agency (ITA), agenzia istituita nel 2018 dal CIO con il sostegno della WADA e che è responsabile dei programmi antidoping di oltre quaranta federazioni; il tutto dovrebbe andare a regime per il 2021. Il comunicato si conclude affermando che per il 2020 la gestione dell'antidoping sarà ancora in capo alla CADF e che questo cambio di strategia non ha nulla a che fare con la partenza di Francesca Rossi (Excusatio non petita, accusatio manifesta).

Il 25 ottobre il CADF, con una lettera aperta indirizzata alla mondo del ciclismo in generale, accusa velatamente l'UCI di voler essere meno rigorosa per il futuro nella gestione dell'antidoping ed invita tutte le parti a valutare quali rischi potranno manifestarsi in futuro con questi cambiamenti. Da notare che il CADF ha sede ad Aigle, ma la lettera "parte" da Oslo:
https://www.cadf.ch/wp-content/uploads/ ... 019-EN.pdf

Nel 2018 il CADF ha richevuto oltre 5,5 milioni di CHF dalle squadre, 1,262 milioni di CHF dall'UCI ed il resto dagli organizzatori ed ha svolto oltre 15.000 controlli antidoping, la maggior parte nel ciclismo su strada uomini. L'ITA è stato fondato dal CIO con una donazione di 4,78 milioni di CHF ed incassando nel 2018 1,3 milioni di CHF ed è diventato operativo solamente a giugno 2018. E' palese l'allargamento delle maglie che si prospetta nella gestione dell'antidoping.

Il primo che ha fatto sentire la sua voce in favore del CADF lamentando un possibile allentamento della rigorosa gestione dell'antidoping è stato Richard Plugge, il TM della Jumbo-Visma:
https://www.cyclingnews.com/news/cadf-o ... ng-agency/


fair play? No, Grazie!
Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Novantadue minuti di applausi consecutivi
https://www.tuttobiciweb.it/article/201 ... -proseries


Admin
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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La vedo un po' così, con l'UCI che non ha un gran futuro.



Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Admin ha scritto: mercoledì 30 ottobre 2019, 14:17 La vedo un po' così, con l'UCI che non ha un gran futu :rip: ro.

Per te ben 93 minuti di applausi consecutivi.
Lo scrissi qui tempo fa. Aso se magnera' tutto. Come dici giustamente, quando team e grandi organizzatori capiranno, l'uci non avrà più ragione di esistere. Sopratutto questa uci. Una federazione che "castra" il merito sportivo, che costringe i team ( a loro spese ) a partecipare a gare in ogni dove e con poco senso in paesi senza pubblico, senza cultura ciclistica e senza prospettiva ciclistica. Una feserazione che stila un'unica classifica, con squadre e gare di categorie diverse, può solo decedere. È solo questione di tempo.

Il timore e', quando poi rimarra' un solo grande arganizzatore con di fatto un monopolio, cosa accadrà?


Aggiungo. La riforma "vera" non può che partire da atleti team e organizzatori. Tutto il resto è noia.

Nel 1972 il conflitto fra ILTF, gestore del Grand Prix, e WCT, gestore dei tornei WCT, divenne così forte che i giocatori del WCT ricevettero il divieto di partecipare a ogni torneo del Grand Prix. Così, all'US Open dove si riunirono tutti i professionisti migliori del mondo, venne formato un sindacato che tutelava i diritti dei tennisti di professione e si proteggeva sia dalla ILTF che dal WCT. Nacque così, nel settembre 1972, la Association of Tennis Professionals, abbreviata in ATP.


Basso
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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11 Vuelta 7-Prato
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13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
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Basso
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Il mio voto "virtuale" lo ha già

#menomalechesilvioc'è


Fiandre
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Realisticamente pensate che Martinello possa farcela??
Io me lo auguro fortissimamente


Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Non basta una pandemia per dimostrare ancora una volta, quanto conti poco l'UCI e quanto invece conti ASO?

Spero che questa triste vicenda faccia aprire gli occhi e dia finalmente il coraggio ai CORRIDORI, di cambiare le cose. Come ho scritto più volte, solo e soltanto i CORRIDORI possono definire e chiarire le regole del gioco.
Non c'è altra strada.

Finita questa assurda stagione, sedetevi intorno ad un tavolo, eleggete i vostri rappresentanti e definite le regole, i calendari, i premi, i diritti TV con gli organizzatori.
Esattamente come fecero nel Tennis parecchi anni fa.
#senonoraquando?


team opc
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Gianluca Avigo - bove ha scritto: sabato 14 marzo 2020, 9:07 Non basta una pandemia per dimostrare ancora una volta, quanto conti poco l'UCI e quanto invece conti ASO?

Spero che questa triste vicenda faccia aprire gli occhi e dia finalmente il coraggio ai CORRIDORI, di cambiare le cose. Come ho scritto più volte, solo e soltanto i CORRIDORI possono definire e chiarire le regole del gioco.
Non c'è altra strada.

Finita questa assurda stagione, sedetevi intorno ad un tavolo, eleggete i vostri rappresentanti e definite le regole, i calendari, i premi, i diritti TV con gli organizzatori.
Esattamente come fecero nel Tennis parecchi anni fa.
#senonoraquando?
Sarebbe bello se potessero ribellarsi, ma sono l'ultima ruota del carrozzone. È come quando si chiede ad un corridore in attività di uscire allo scoperto e confessare il doping;nessuno lo potrebbe fare anche perché oltre a perdere il lavoro sarebbe sbranato da fior di avvocati dell'Uci.


cassius
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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C'è una differenza clamorosa fra tennisti e ciclisti.

I tennisti hanno una racchetta e il loro talento (sí, lo so, la sto facendo semplice). Il potere contrattuale è tutto nelle mani dei singoli, cioè se domani Federer Nadal e Djokovic organizzassero il torneo "triangolare dei cazzi nostri" al circolo La Cuneese con qualche cameraman decente e una TV che li trasmetta, metterebbero in scacco la ATP.

I ciclisti hanno cmq bisogno di un carrozzone intorno.
Ds, meccanici, sponsor, un TM che metta insieme campioni gregari scalatori velocisti ecc e trova qualcuno che cacci qualche M€/anno. E poi qualcun altro che spenda centinaia di k€ al giorno per organizzare delle corse.
Ecco che allora la minaccia di un "giro dei cazzi nostri" con Nibali Bernal Pogacar eccetera non è concreta. Senza il carrozzone intorno, Bernal è solo un ragazzino colombiano che fa qualche metro di VAM più degli altri.
Aggiungo: fare l'organizzatore di gare è un mestieraccio, sei in un campo dove l'esperienza tua e il nome della corsa contano un casino. Nel tennis fuori dai 4 slam non é così.

Nel ciclismo i veri padroni sono quindi i grandi organizzatori. Loro durano da decenni, mentre i grandi sponsor qualche anno e i team manager - anche Lefevere - ogni qualche anno sono a pregare la madonna di trovarne uno nuovo. I veri padroni si tengono un burattino chiamato UCI e le sue ancora peggiori ramificazioni nazionali. Tizi che non sanno fare una O col bicchiere ma sono manovrabili e almeno le figuracce se le fanno loro.
Il ciclismo cambierà per il meglio quando ci saranno organizzatori migliori, tutto lí. E almeno, diciamolo, RCS è già meglio di ASO. Noi la vituperiamo ma RCS ha capito, anche un po' all'ultimo, che non era cosa fare SB, TA e Sanremo. RCS ha pagato in prima persona le follie degli emiri sul covid.


Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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cassius ha scritto: lunedì 16 marzo 2020, 7:14 C'è una differenza clamorosa fra tennisti e ciclisti.

I tennisti hanno una racchetta e il loro talento (sí, lo so, la sto facendo semplice). Il potere contrattuale è tutto nelle mani dei singoli, cioè se domani Federer Nadal e Djokovic organizzassero il torneo "triangolare dei cazzi nostri" al circolo La Cuneese con qualche cameraman decente e una TV che li trasmetta, metterebbero in scacco la ATP.

I ciclisti hanno cmq bisogno di un carrozzone intorno.
Ds, meccanici, sponsor, un TM che metta insieme campioni gregari scalatori velocisti ecc e trova qualcuno che cacci qualche M€/anno. E poi qualcun altro che spenda centinaia di k€ al giorno per organizzare delle corse.
Ecco che allora la minaccia di un "giro dei cazzi nostri" con Nibali Bernal Pogacar eccetera non è concreta. Senza il carrozzone intorno, Bernal è solo un ragazzino colombiano che fa qualche metro di VAM più degli altri.
Aggiungo: fare l'organizzatore di gare è un mestieraccio, sei in un campo dove l'esperienza tua e il nome della corsa contano un casino. Nel tennis fuori dai 4 slam non é così.

Nel ciclismo i veri padroni sono quindi i grandi organizzatori. Loro durano da decenni, mentre i grandi sponsor qualche anno e i team manager - anche Lefevere - ogni qualche anno sono a pregare la madonna di trovarne uno nuovo. I veri padroni si tengono un burattino chiamato UCI e le sue ancora peggiori ramificazioni nazionali. Tizi che non sanno fare una O col bicchiere ma sono manovrabili e almeno le figuracce se le fanno loro.
Il ciclismo cambierà per il meglio quando ci saranno organizzatori migliori, tutto lí. E almeno, diciamolo, RCS è già meglio di ASO. Noi la vituperiamo ma RCS ha capito, anche un po' all'ultimo, che non era cosa fare SB, TA e Sanremo. RCS ha pagato in prima persona le follie degli emiri sul covid.
Tutto giusto. Ovvio l'esempio del tennis calza fino ad un certo punto per i motivi che hai citato. Però c'è un però. Se ci fosse unità d'intenti fra i corridori ( o almeno la maggioranza ) l'ago della bilancia si sposterebbe. Ovvio che si rischia. Le rivoluzioni non sono mai indolore, ma se i corridori e soprattutto i big dicessero "ridefiniamo regole, calendari, contratti altrimenti le corse ve le fate voi" secondo me qualcosa cambierebbe. Non credo Aso sia felice di organizzare un grande evento con metà gruppo e senza big. Ovvio c'è da capire se i corridori hanno questa esigenza di cambiamento. Se invece sono già contenti così, amen


Winter
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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team opc ha scritto: domenica 15 marzo 2020, 22:02

Sarebbe bello se potessero ribellarsi, ma sono l'ultima ruota del carrozzone. È come quando si chiede ad un corridore in attività di uscire allo scoperto e confessare il doping;nessuno lo potrebbe fare anche perché oltre a perdere il lavoro sarebbe sbranato da fior di avvocati dell'Uci.
ma quali avvocati dell'uci.. :hammer:
mica è una multinazionale
si è visto con froome....


cassius
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Gianluca Avigo - bove ha scritto: lunedì 16 marzo 2020, 7:50 Se ci fosse unità d'intenti fra i corridori ( o almeno la maggioranza ) l'ago della bilancia si sposterebbe. Ovvio che si rischia. Le rivoluzioni non sono mai indolore, ma se i corridori e soprattutto i big dicessero "ridefiniamo regole, calendari, contratti altrimenti le corse ve le fate voi" secondo me qualcosa cambierebbe. Non credo Aso sia felice di organizzare un grande evento con metà gruppo e senza big. Ovvio c'è da capire se i corridori hanno questa esigenza di cambiamento. Se invece sono già contenti così, amen
Ci vorrebbe già solo unità di intenti su che cosa cambiare, e come. E dici poco.

Se chiedi a me, nella gestione attuale del ciclismo una cosa che cambierei è sicuramente tornare un po' indietro su questa mania di correre un giorno di qui e il giorno dopo dall'altra parte del mondo, perché tanto ci sono dei paesi che non hanno nessuna tradizione ciclistica, nessun reale interesse verso ciclismo, e ci si corre solamente per raccattare dei soldi. Mi piacerebbe anche sapere quanti per capire se ne valga davvero la pena, al netto dello scandalo del giro UAE che però, fatemi dire, adesso che vedo l'isteria da noi...
Ma al netto di questi episodi, i corridori sono troppo stressati. Un po' di tempo fa GCN Italia ci aveva fatto un video, avevo esposto questo pensiero e Marangoni in persona aveva concordato...

Ho la sensazione che il ciclismo stia un po' troppo allungando il brodo inventandosi corse che dovrebbero avere un prestigio e non ce l'hanno manco per idea. Che il Tour Down Under possa valere come una Tirreno mi fa ridere.

Una roba che abolirei seduta stante - ma l'ho già scritto milioni di volte - è l'utilizzo di potenziometri e cardiofrequenzimetro in gara, i corridori devono tornare a essere degli umani che sbagliano e non dei robot che seguono alla perfezione.

E infine, ma questa roba ai corridoi ovviamente non interessa anzi, ci sono delle disparità economiche paurose fra le squadre che oramai condizionano tantissimo risultato agonistico, e quindi bisognerebbe introdurre delle misure che ripianino le differenze di budget tra le squadre... magari mutuando qualche idea dalla NBA che questo pericolo lo aveva intuito benissimo già tanto tempo fa


Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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cassius ha scritto: lunedì 16 marzo 2020, 21:58
Gianluca Avigo - bove ha scritto: lunedì 16 marzo 2020, 7:50 Se ci fosse unità d'intenti fra i corridori ( o almeno la maggioranza ) l'ago della bilancia si sposterebbe. Ovvio che si rischia. Le rivoluzioni non sono mai indolore, ma se i corridori e soprattutto i big dicessero "ridefiniamo regole, calendari, contratti altrimenti le corse ve le fate voi" secondo me qualcosa cambierebbe. Non credo Aso sia felice di organizzare un grande evento con metà gruppo e senza big. Ovvio c'è da capire se i corridori hanno questa esigenza di cambiamento. Se invece sono già contenti così, amen
Ci vorrebbe già solo unità di intenti su che cosa cambiare, e come. E dici poco.

Se chiedi a me, nella gestione attuale del ciclismo una cosa che cambierei è sicuramente tornare un po' indietro su questa mania di correre un giorno di qui e il giorno dopo dall'altra parte del mondo, perché tanto ci sono dei paesi che non hanno nessuna tradizione ciclistica, nessun reale interesse verso ciclismo, e ci si corre solamente per raccattare dei soldi. Mi piacerebbe anche sapere quanti per capire se ne valga davvero la pena, al netto dello scandalo del giro UAE che però, fatemi dire, adesso che vedo l'isteria da noi...
Ma al netto di questi episodi, i corridori sono troppo stressati. Un po' di tempo fa GCN Italia ci aveva fatto un video, avevo esposto questo pensiero e Marangoni in persona aveva concordato...

Ho la sensazione che il ciclismo stia un po' troppo allungando il brodo inventandosi corse che dovrebbero avere un prestigio e non ce l'hanno manco per idea. Che il Tour Down Under possa valere come una Tirreno mi fa ridere.

Una roba che abolirei seduta stante - ma l'ho già scritto milioni di volte - è l'utilizzo di potenziometri e cardiofrequenzimetro in gara, i corridori devono tornare a essere degli umani che sbagliano e non dei robot che seguono alla perfezione.

E infine, ma questa roba ai corridoi ovviamente non interessa anzi, ci sono delle disparità economiche paurose fra le squadre che oramai condizionano tantissimo risultato agonistico, e quindi bisognerebbe introdurre delle misure che ripianino le differenze di budget tra le squadre... magari mutuando qualche idea dalla NBA che questo pericolo lo aveva intuito benissimo già tanto tempo fa
Praticamente d'accordo su tutto :clap:
La penso esattamente come te e ho la sensazione che molto corridori e team la pensino così. Purtroppo chi tiene in mano il coltello dalla parte giusta, al momento non ha nessuna intenzione di cambiare, anzi. Sta cercando di spremere il più possibile.
Per quando mi riguarda 100/120 giorni di gara a stagione, sarebbero una misura giusta per i team e 70/80 giorni per gli atleti.


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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Di cosa parliamo quando parliamo di FCI? Anche di questo...



Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Admin ha scritto: martedì 17 marzo 2020, 23:24 Di cosa parliamo quando parliamo di FCI? Anche di questo...

A volte la tristezza sembra non avere mai fine. Grazie Marco per il lavoro che fai


Cthulhu
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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cassius ha scritto: lunedì 16 marzo 2020, 21:58
Gianluca Avigo - bove ha scritto: lunedì 16 marzo 2020, 7:50 Se ci fosse unità d'intenti fra i corridori ( o almeno la maggioranza ) l'ago della bilancia si sposterebbe. Ovvio che si rischia. Le rivoluzioni non sono mai indolore, ma se i corridori e soprattutto i big dicessero "ridefiniamo regole, calendari, contratti altrimenti le corse ve le fate voi" secondo me qualcosa cambierebbe. Non credo Aso sia felice di organizzare un grande evento con metà gruppo e senza big. Ovvio c'è da capire se i corridori hanno questa esigenza di cambiamento. Se invece sono già contenti così, amen
Ci vorrebbe già solo unità di intenti su che cosa cambiare, e come. E dici poco.

Se chiedi a me, nella gestione attuale del ciclismo una cosa che cambierei è sicuramente tornare un po' indietro su questa mania di correre un giorno di qui e il giorno dopo dall'altra parte del mondo, perché tanto ci sono dei paesi che non hanno nessuna tradizione ciclistica, nessun reale interesse verso ciclismo, e ci si corre solamente per raccattare dei soldi. Mi piacerebbe anche sapere quanti per capire se ne valga davvero la pena, al netto dello scandalo del giro UAE che però, fatemi dire, adesso che vedo l'isteria da noi...
Ma al netto di questi episodi, i corridori sono troppo stressati. Un po' di tempo fa GCN Italia ci aveva fatto un video, avevo esposto questo pensiero e Marangoni in persona aveva concordato...

Ho la sensazione che il ciclismo stia un po' troppo allungando il brodo inventandosi corse che dovrebbero avere un prestigio e non ce l'hanno manco per idea. Che il Tour Down Under possa valere come una Tirreno mi fa ridere.

Una roba che abolirei seduta stante - ma l'ho già scritto milioni di volte - è l'utilizzo di potenziometri e cardiofrequenzimetro in gara, i corridori devono tornare a essere degli umani che sbagliano e non dei robot che seguono alla perfezione.

E infine, ma questa roba ai corridoi ovviamente non interessa anzi, ci sono delle disparità economiche paurose fra le squadre che oramai condizionano tantissimo risultato agonistico, e quindi bisognerebbe introdurre delle misure che ripianino le differenze di budget tra le squadre... magari mutuando qualche idea dalla NBA che questo pericolo lo aveva intuito benissimo già tanto tempo fa
Insomma meno soldi, meno tecnologia, meno corse e tutte concentrate nel triangolo Italia Francia e Belgio con qualche escursione nei paesi confinanti. Praticamente tornare agli anni 60. Poi mi rispondete piccati se dico che siamo il paese con la mentalità più retrograda del mondo sviluppato e che se dipendesse dagli italiani la soluzione di ogni problema sarebbe " facciamo come si faceva una volta"


Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Cthulhu ha scritto: mercoledì 18 marzo 2020, 9:32
cassius ha scritto: lunedì 16 marzo 2020, 21:58
Gianluca Avigo - bove ha scritto: lunedì 16 marzo 2020, 7:50 Se ci fosse unità d'intenti fra i corridori ( o almeno la maggioranza ) l'ago della bilancia si sposterebbe. Ovvio che si rischia. Le rivoluzioni non sono mai indolore, ma se i corridori e soprattutto i big dicessero "ridefiniamo regole, calendari, contratti altrimenti le corse ve le fate voi" secondo me qualcosa cambierebbe. Non credo Aso sia felice di organizzare un grande evento con metà gruppo e senza big. Ovvio c'è da capire se i corridori hanno questa esigenza di cambiamento. Se invece sono già contenti così, amen
Ci vorrebbe già solo unità di intenti su che cosa cambiare, e come. E dici poco.

Se chiedi a me, nella gestione attuale del ciclismo una cosa che cambierei è sicuramente tornare un po' indietro su questa mania di correre un giorno di qui e il giorno dopo dall'altra parte del mondo, perché tanto ci sono dei paesi che non hanno nessuna tradizione ciclistica, nessun reale interesse verso ciclismo, e ci si corre solamente per raccattare dei soldi. Mi piacerebbe anche sapere quanti per capire se ne valga davvero la pena, al netto dello scandalo del giro UAE che però, fatemi dire, adesso che vedo l'isteria da noi...
Ma al netto di questi episodi, i corridori sono troppo stressati. Un po' di tempo fa GCN Italia ci aveva fatto un video, avevo esposto questo pensiero e Marangoni in persona aveva concordato...

Ho la sensazione che il ciclismo stia un po' troppo allungando il brodo inventandosi corse che dovrebbero avere un prestigio e non ce l'hanno manco per idea. Che il Tour Down Under possa valere come una Tirreno mi fa ridere.

Una roba che abolirei seduta stante - ma l'ho già scritto milioni di volte - è l'utilizzo di potenziometri e cardiofrequenzimetro in gara, i corridori devono tornare a essere degli umani che sbagliano e non dei robot che seguono alla perfezione.

E infine, ma questa roba ai corridoi ovviamente non interessa anzi, ci sono delle disparità economiche paurose fra le squadre che oramai condizionano tantissimo risultato agonistico, e quindi bisognerebbe introdurre delle misure che ripianino le differenze di budget tra le squadre... magari mutuando qualche idea dalla NBA che questo pericolo lo aveva intuito benissimo già tanto tempo fa
Insomma meno soldi, meno tecnologia, meno corse e tutte concentrate nel triangolo Italia Francia e Belgio con qualche escursione nei paesi confinanti. Praticamente tornare agli anni 60. Poi mi rispondete piccati se dico che siamo il paese con la mentalità più retrograda del mondo sviluppato e che se dipendesse dagli italiani la soluzione di ogni problema sarebbe " facciamo come si faceva una volta"
No no. A me sta benissimo che corrano in giro per il mondo ( tranne in quei paesi dove è evidente che non c'è nessun interesse sportivo ). Meno gare ma che "contino" tutte e Con almeno il 70/80 % dei big al via. 70/80 giorni di gare sono quelli che già oggi fa un professionista. Solo che li fa frammentati e sparsi in 1000 gare di serie B e C.


cassius
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Cthulhu ha scritto: mercoledì 18 marzo 2020, 9:32 Insomma meno soldi, meno tecnologia, meno corse e tutte concentrate nel triangolo Italia Francia e Belgio con qualche escursione nei paesi confinanti. Praticamente tornare agli anni 60. Poi mi rispondete piccati se dico che siamo il paese con la mentalità più retrograda del mondo sviluppato e che se dipendesse dagli italiani la soluzione di ogni problema sarebbe " facciamo come si faceva una volta"
Ciao Cthulhu, di solito sono io che penso queste cose di noi italiani quindi...Dio me ne scampi dal fare il laudator temporis acti.
Quello che intendevo, e che Avigo ha già in parte sintetizzato qui...
Gianluca Avigo - bove ha scritto: mercoledì 18 marzo 2020, 14:54 No no. A me sta benissimo che corrano in giro per il mondo ( tranne in quei paesi dove è evidente che non c'è nessun interesse sportivo ). Meno gare ma che "contino" tutte e Con almeno il 70/80 % dei big al via. 70/80 giorni di gare sono quelli che già oggi fa un professionista. Solo che li fa frammentati e sparsi in 1000 gare di serie B e C.
...è che mi piacerebbe che il ciclismo globalizzasse le sue gare più con un progetto dietro che non per marchette.
E' evidente - e la breve vita di molte gare lo testimonia - che in tanti Paesi si è andati per fare delle marchette e basta. Non c'era un reale interesse ciclistico dietro e mai ci sarà, magari per ragioni climatiche: la penisola araba ne è un esempio lampante.

E non dare l'etichetta WT a qualsiasi cosa, perchè questo obbliga i team a mandare della gente anche se non gliene importa nulla.
La Cadel Evans qualcosa Race non ha senso che sia una WT. Facciano almeno 5 edizioni (mica ho detto 50), dove fanno vedere una crescita di livello, un bel percorso ecc. e poi ne possiamo parlare.
La Strade Bianche è nata come 1.1 nel 2007 ed è diventata "la sesta Monumento", entrando nel WT solo nel 2017.


34x27

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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https://www.tuttobiciweb.it/article/202 ... -fermatevi

In che condizioni si riprenderà, se si riprenderà a correre?


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Slegar
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Admin ha scritto: martedì 17 marzo 2020, 23:24 Di cosa parliamo quando parliamo di FCI? Anche di questo...

Quando sarà fatta giustizia (ordinaria, non certamente quella sportiva) alla fine pagherà qualche "ultima ruota del carro", tipo il presidente della società organizzatrice con tutto il consiglio direttivo (se è una A.S.D.), il giudice di gara che ha dato l'ok al percorso, qualche volontario che ha posato le transenne, non certamente la FCI che non applica il rigore nella gestione della sicurezza nelle gare minori e che sottiscrive assicurazioni che probabilmente lascieranno con il culo scoperto i tesserati interessati.

Quando leggo di cause giudiziarie che oppongono familiari di una vittima a federazioni sportive, il mio ricordo non può che andare alla straziante vicenda di Leo David e alla dolorosa vicenda legale che ne seguì.


fair play? No, Grazie!
Winter
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Vicenda molto complessa
la federazione dovrebbe far molto di più per la sicurezza
Pero Spero che a pagare non sia l organizzatore
Sei gare su percorsi magari un po facillotti ma di grande storia
guazzora credo abbia sorpassato le 100 edizioni
Molino dei torti quasi 90
alzano Scrivia sarà a 100
in Piemonte credo c siano rimaste dodici gare under elite (la metà son quel challenge)


Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Intervista molto interessante al nostro Silvio

https://www.suiveur.it/interviste/ripen ... 1xVoc-Khno


pietro
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Ma tra quanto sarà il voto per il nuovo Presidente della FCI?


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
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Basso
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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pietro ha scritto: lunedì 23 marzo 2020, 9:44 Ma tra quanto sarà il voto per il nuovo Presidente della FCI?
Questo è un aspetto interessante e che, sottovoce, sta iniziando ad animare diverse federazioni italiane: lo statuto del CONI parla di convocazione del nuovo consiglio «entro il 31 dicembre dell’anno in cui si sono svolti i Giochi Olimpici estivi» mentre diverse federazioni nel proprio statuto prevedono «elezioni ogni quattro anni».

La FCI, nel suo statuto (articolo 8 comma 3), recita: «l'assemblea nazionale ordinaria elettiva, da svolgersi entro il 15 marzo dell'anno successivo alla celebrazione dei Giochi Olimpici estivi». Quindi, in via teorica, se i Giochi fossero rimandati al 2021, l'attuale dirigenza resterebbe al comando per un altro anno.


11 Vuelta 7-Prato
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
pietro
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Basso ha scritto: lunedì 23 marzo 2020, 10:51
pietro ha scritto: lunedì 23 marzo 2020, 9:44 Ma tra quanto sarà il voto per il nuovo Presidente della FCI?
Questo è un aspetto interessante e che, sottovoce, sta iniziando ad animare diverse federazioni italiane: lo statuto del CONI parla di convocazione del nuovo consiglio «entro il 31 dicembre dell’anno in cui si sono svolti i Giochi Olimpici estivi» mentre diverse federazioni nel proprio statuto prevedono «elezioni ogni quattro anni».

La FCI, nel suo statuto (articolo 8 comma 3), recita: «l'assemblea nazionale ordinaria elettiva, da svolgersi entro il 15 marzo dell'anno successivo alla celebrazione dei Giochi Olimpici estivi». Quindi, in via teorica, se i Giochi fossero rimandati al 2021, l'attuale dirigenza resterebbe al comando per un altro anno.
Grazie.
Quindi bisogna sperare che facciano le Olimpiadi quest'anno :diavoletto:


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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cassius ha scritto: mercoledì 18 marzo 2020, 16:35
Cthulhu ha scritto: mercoledì 18 marzo 2020, 9:32 Insomma meno soldi, meno tecnologia, meno corse e tutte concentrate nel triangolo Italia Francia e Belgio con qualche escursione nei paesi confinanti. Praticamente tornare agli anni 60. Poi mi rispondete piccati se dico che siamo il paese con la mentalità più retrograda del mondo sviluppato e che se dipendesse dagli italiani la soluzione di ogni problema sarebbe " facciamo come si faceva una volta"
Ciao Cthulhu, di solito sono io che penso queste cose di noi italiani quindi...Dio me ne scampi dal fare il laudator temporis acti.
Quello che intendevo, e che Avigo ha già in parte sintetizzato qui...
Gianluca Avigo - bove ha scritto: mercoledì 18 marzo 2020, 14:54 No no. A me sta benissimo che corrano in giro per il mondo ( tranne in quei paesi dove è evidente che non c'è nessun interesse sportivo ). Meno gare ma che "contino" tutte e Con almeno il 70/80 % dei big al via. 70/80 giorni di gare sono quelli che già oggi fa un professionista. Solo che li fa frammentati e sparsi in 1000 gare di serie B e C.
...è che mi piacerebbe che il ciclismo globalizzasse le sue gare più con un progetto dietro che non per marchette.
E' evidente - e la breve vita di molte gare lo testimonia - che in tanti Paesi si è andati per fare delle marchette e basta. Non c'era un reale interesse ciclistico dietro e mai ci sarà, magari per ragioni climatiche: la penisola araba ne è un esempio lampante.

E non dare l'etichetta WT a qualsiasi cosa, perchè questo obbliga i team a mandare della gente anche se non gliene importa nulla.
La Cadel Evans qualcosa Race non ha senso che sia una WT. Facciano almeno 5 edizioni (mica ho detto 50), dove fanno vedere una crescita di livello, un bel percorso ecc. e poi ne possiamo parlare.
La Strade Bianche è nata come 1.1 nel 2007 ed è diventata "la sesta Monumento", entrando nel WT solo nel 2017.
Quelle corse sono in calendario in periodi in cui non c'è nulla d'altro. l'alternativa qual'è, iniziare la stagione con la Het Wolk e il Laigueglia come una volta ? Alla fine le soluzioni che proponete sono sempre le stesse, torniamo al passato. Così il ciclismo torna uno sport globalmente marginale fatto solo da francesi, italiani e fiamminghi... E se il problema è la mancanza di interesse del pubblico e di gente per la strada, in Italia si farebbero solo il Giro e tre corse in linea. A essere buoni.


Cthulhu
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Io non credo che UCI e FCI abbiano tutto questo potere e si debbano prendere le responsabilità pure delle transenne.
Questo sito è molto interessante, ma non è neutrale.
Chi lo gestisce non è super-partes.
DI Rocco ha i suoi difetti, ma non prendo per oro colato quello che scrive un suo ben noto avversario politico. Che ha la tendenza ad attaccarsi a tutto. A volte anche agli specchi.
Ad esempio per anni ha dato la colpa a Di Rocco degli scarsi risultati della pista. Ora che la pista va bene ed è vincente non gli da nessun merito.


Winter
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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in realta' è la fci che controlla..
comunque la vicenda di molino dei torti è molto complessa
http://www.italiaciclismo.net/gara_elit ... linese.htm
se ingrandisci la foto di malori
l'arrivo e le transenne mi sembrano nelle stesse posizioni del 2019..
Ho trovato il 2009.. ma se guardavo il 2000 era lo stesso
In piu ci fossero pure state le transenne come da regolamento.. sarebbe cambiato qualcosa ?
L'incidente è avvenuto prima dei 100 metri

magari se la fci aiutasse gli organizzatori..


cassius
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Cthulhu ha scritto: martedì 24 marzo 2020, 17:47
cassius ha scritto: mercoledì 18 marzo 2020, 16:35 (idee mie di spostamenti/rimozione gare dal WT per compattarlo...salite su se proprio vi interessa, se no ste risposte diventano un poema)
Quelle corse sono in calendario in periodi in cui non c'è nulla d'altro. l'alternativa qual'è, iniziare la stagione con la Het Wolk e il Laigueglia come una volta ? Alla fine le soluzioni che proponete sono sempre le stesse, torniamo al passato. Così il ciclismo torna uno sport globalmente marginale fatto solo da francesi, italiani e fiamminghi... E se il problema è la mancanza di interesse del pubblico e di gente per la strada, in Italia si farebbero solo il Giro e tre corse in linea. A essere buoni.
Un momento, io pongo due questioni:
1) non ingolfare il WT di gare, sennò poi si disperdono i protagonisti "veri" e si crea un minestrone in cui si vorrebbe mettere insieme la Cadelqualcosa e la Gand Wevelgem che, se permettete, hanno ancora un valore tecnico un po' differente
2) mantenere comunque una stagione "compatta" da febbraio a ottobre, con dei mesi da dedicare anche alla preparazione e al riposo (mentale) dei corridori. Magari anche mettendo un limite alle corse nuove nei Paesi storici, se serve.

Ma mi rendo conto che il modello vincente è la NBA, regular season di 82 partite più playoff anch'essi belli zeppi.
A me non piace.
Quantità e qualità solitamente non vanno d'accordissimo...


Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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cassius ha scritto: martedì 24 marzo 2020, 19:51
Cthulhu ha scritto: martedì 24 marzo 2020, 17:47
cassius ha scritto: mercoledì 18 marzo 2020, 16:35 (idee mie di spostamenti/rimozione gare dal WT per compattarlo...salite su se proprio vi interessa, se no ste risposte diventano un poema)
Quelle corse sono in calendario in periodi in cui non c'è nulla d'altro. l'alternativa qual'è, iniziare la stagione con la Het Wolk e il Laigueglia come una volta ? Alla fine le soluzioni che proponete sono sempre le stesse, torniamo al passato. Così il ciclismo torna uno sport globalmente marginale fatto solo da francesi, italiani e fiamminghi... E se il problema è la mancanza di interesse del pubblico e di gente per la strada, in Italia si farebbero solo il Giro e tre corse in linea. A essere buoni.
Un momento, io pongo due questioni:
1) non ingolfare il WT di gare, sennò poi si disperdono i protagonisti "veri" e si crea un minestrone in cui si vorrebbe mettere insieme la Cadelqualcosa e la Gand Wevelgem che, se permettete, hanno ancora un valore tecnico un po' differente
2) mantenere comunque una stagione "compatta" da febbraio a ottobre, con dei mesi da dedicare anche alla preparazione e al riposo (mentale) dei corridori. Magari anche mettendo un limite alle corse nuove nei Paesi storici, se serve.

Ma mi rendo conto che il modello vincente è la NBA, regular season di 82 partite più playoff anch'essi belli zeppi.
A me non piace.
Quantità e qualità solitamente non vanno d'accordissimo...
Concordo. Meno corse


Mad
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Winter ha scritto: martedì 24 marzo 2020, 18:59 in realta' è la fci che controlla..
comunque la vicenda di molino dei torti è molto complessa
http://www.italiaciclismo.net/gara_elit ... linese.htm
se ingrandisci la foto di malori
l'arrivo e le transenne mi sembrano nelle stesse posizioni del 2019..
Ho trovato il 2009.. ma se guardavo il 2000 era lo stesso
In piu ci fossero pure state le transenne come da regolamento.. sarebbe cambiato qualcosa ?
L'incidente è avvenuto prima dei 100 metri

magari se la fci aiutasse gli organizzatori..
Ci ho pensato un pò prima di scrivere qualcosa visto che immagino non ci siano molti tra di noi che organizzano gare in FCI ( parlo sia come organizzatore che come Direttore di corsa)

- La transennatura minima, da regolamento tecnico per le gare di categoria "Regionale" per categorie UCI ( non ricordo se valga anche per Esordienti ed Allievi), sono 100m prima e 50 m dopo l'arrivo, dalle foto è stato rilevato che era inferiore ed è stata applicata la sanzione prevista;

- In questo caso specifico la transennatura minima sembra che non avrebbe potuto salvare il ragazzo, non ho foto e non so nemmeno se ne siano state fatte ad eventuali protezioni poste nel punto d'impatto;

- In merito alle protezione, nelle autorizzazioni è stata rilevata la presenza del paragrafo che chiede di allestire adeguate protezioni per i partecipanti;

- Non ho mai visto collegi di giuria in gare regionali mettersi a controllare questi allestimenti salvo quei casi in cui proprio siano assenti, infondo è ancora concreta la possibilità andare alle cronometro e vedere la dima fatta da squadra e righello.

- Non ho idea di come la FCI potrebbe aiutare gli organizzatori, i servizi per la sicurezza sono i più costosi e, in questa categoria, superano di molto il valore che la FCI incassa come tassa di gara.


Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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In passato ho dato volentieri una mano per le organizzazioni sia di gare ciclistiche che podistiche. Mai organizzato in prima persona, quindi lungi da me disperare soluzioni.
Credo però che una delle pissibili soluzioni, per abbassare i costi relativi ai materiali per la sicurezza sia consorziarsi con gli organizzatori della zona. Non vedo altra soluzione. Se 3 / 4 team che organizzano gare acquistano insieme i costi ovviamente si spalmano. Oggi non è più come 30 anni fa, quando bastava tirare una corda e sperare che andasse tutto bene. All'incrocio mettevi il pensionato con la bandierina e in moto chi aveva la moto. Oggi, giustamente, ci si deve strutturare e i costi sono sicuramente maggiori. Quindi consorziarsi credo sia l'unica possibilità


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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Mad ha scritto: venerdì 27 marzo 2020, 19:27
Winter ha scritto: martedì 24 marzo 2020, 18:59 in realta' è la fci che controlla..
comunque la vicenda di molino dei torti è molto complessa
http://www.italiaciclismo.net/gara_elit ... linese.htm
se ingrandisci la foto di malori
l'arrivo e le transenne mi sembrano nelle stesse posizioni del 2019..
Ho trovato il 2009.. ma se guardavo il 2000 era lo stesso
In piu ci fossero pure state le transenne come da regolamento.. sarebbe cambiato qualcosa ?
L'incidente è avvenuto prima dei 100 metri

magari se la fci aiutasse gli organizzatori..
Ci ho pensato un pò prima di scrivere qualcosa visto che immagino non ci siano molti tra di noi che organizzano gare in FCI ( parlo sia come organizzatore che come Direttore di corsa)

- La transennatura minima, da regolamento tecnico per le gare di categoria "Regionale" per categorie UCI ( non ricordo se valga anche per Esordienti ed Allievi), sono 100m prima e 50 m dopo l'arrivo, dalle foto è stato rilevato che era inferiore ed è stata applicata la sanzione prevista;

- In questo caso specifico la transennatura minima sembra che non avrebbe potuto salvare il ragazzo, non ho foto e non so nemmeno se ne siano state fatte ad eventuali protezioni poste nel punto d'impatto;

- In merito alle protezione, nelle autorizzazioni è stata rilevata la presenza del paragrafo che chiede di allestire adeguate protezioni per i partecipanti;

- Non ho mai visto collegi di giuria in gare regionali mettersi a controllare questi allestimenti salvo quei casi in cui proprio siano assenti, infondo è ancora concreta la possibilità andare alle cronometro e vedere la dima fatta da squadra e righello.

- Non ho idea di come la FCI potrebbe aiutare gli organizzatori, i servizi per la sicurezza sono i più costosi e, in questa categoria, superano di molto il valore che la FCI incassa come tassa di gara.
C è un video dell incidente
credo sia avvenuto tra i 120 e i 200 dall arrivo
conosco molino dei torti perché per lavoro per 6 anni c son andato due volte all anno
sia il circuito..che è semplicissimo
due strade tra i campi, poche curve e il rettilineo dentro il paese
Rettilineo con strada bella larga

Se le transenne ecc le avesse la federazione e le desse alle varie regioni in comodato d uso gratuito?
Cosa ne pensi?


Winter
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Gianluca Avigo - bove ha scritto: venerdì 27 marzo 2020, 22:54 In passato ho dato volentieri una mano per le organizzazioni sia di gare ciclistiche che podistiche. Mai organizzato in prima persona, quindi lungi da me disperare soluzioni.
Credo però che una delle pissibili soluzioni, per abbassare i costi relativi ai materiali per la sicurezza sia consorziarsi con gli organizzatori della zona. Non vedo altra soluzione. Se 3 / 4 team che organizzano gare acquistano insieme i costi ovviamente si spalmano. Oggi non è più come 30 anni fa, quando bastava tirare una corda e sperare che andasse tutto bene. All'incrocio mettevi il pensionato con la bandierina e in moto chi aveva la moto. Oggi, giustamente, ci si deve strutturare e i costi sono sicuramente maggiori. Quindi consorziarsi credo sia l'unica possibilità
concordo


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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Faccio due risposte in una per risparmiare spazio.
Gianluca Avigo - bove ha scritto: venerdì 27 marzo 2020, 22:54 In passato ho dato volentieri una mano per le organizzazioni sia di gare ciclistiche che podistiche. Mai organizzato in prima persona, quindi lungi da me disperare soluzioni.
Credo però che una delle pissibili soluzioni, per abbassare i costi relativi ai materiali per la sicurezza sia consorziarsi con gli organizzatori della zona. Non vedo altra soluzione. Se 3 / 4 team che organizzano gare acquistano insieme i costi ovviamente si spalmano. Oggi non è più come 30 anni fa, quando bastava tirare una corda e sperare che andasse tutto bene. All'incrocio mettevi il pensionato con la bandierina e in moto chi aveva la moto. Oggi, giustamente, ci si deve strutturare e i costi sono sicuramente maggiori. Quindi consorziarsi credo sia l'unica possibilità
Qualche anno fa comprammo 200m di transenne usate e col piede basso da tenere in un circuito protetto. Premesso che con quel metraggio copri le gare dei giovanissimi, queste transenne erano a disposizione di tutte le società della provincia. Sono utilizzate fuori dal circuito massimo due volte l'anno, in quanto praticamente nessuno ha la possibilità di caricarle, sia a livello di mezzi che di personale. Non ho ancora parlato del costo delle transenne: vado a memoria, costavano circa 32€ al pezzo iva compresa, quindi per fare il metraggio di 150m ne servirebbero 150 per una cifra che oscilla tra 4500 e 5000€. Ovviamente non considero l'eventuale costo per avere il veicolo di trasporto o la disponibilità di personale per le operazioni di carico, scarico e posa. L'alternativa è affidarsi al noleggio, parliamo tuttavia di cifre che si aggirano solitamente sui 700/ 800€ più iva a gara.

Per quanto riguarda i consorzi, ne ho visti tanti di tentativi di fare dei consorzi nel mondo del ciclismo, solitamente finiscono con il finire dei soldi, operazione solitamente molto rapida.
Winter ha scritto: sabato 28 marzo 2020, 8:26
Se le transenne ecc le avesse la federazione e le desse alle varie regioni in comodato d uso gratuito?
Cosa ne pensi?
Non voglio apparire come il guastafeste, ma mi sono venute in mente alcune cose da considerare al riguardo, più o meno complicate da risolvere:

Burocrazia: moduli per la richieste, autorizzazioni all'uso, cauzioni e via così, altrimenti in poco tempo i materiali sarebbero completamente dispersi o distrutti;

Logistica: ulteriore redistribuzione delle transenne nei capoluoghi di provincia, pena il favorire le società dei capoluoghi di provincia e sfavorire quelle più lontane, ovviamente gli oneri per il trasporto e il montaggio sul campo di gara sarebbero a carico delle società

Priorità delle gare: nel caso non fossero disponibili metrature sufficienti a coprire tutte le richieste di quella giornata, a quali gare andrebbe data la priorità?

Disponibilità economica: ci sono le risorse per acquistare un numero adeguato di transenne? Dico questo perché non avrebbe molto senso avere a disposizione metraggi per una o due gare a regione al nord e mezza o meno al sud.

Infine non abbiamo parlato della vera bestia nera dell'allestimento: lo striscione d'arrivo, relativamente comodo da posare quando si ha il camion con la gru, pochissimo in tutti gli altri casi e tra questi comprendo l'allestimento mediante l'arco gonfiabile ( che verrà vietato dal 2022, ma che sin da oggi richiede persone fisse, doppio motore, riserva di carburante, dieci punti di ancoraggio).


Gianluca Avigo - bove

Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Mad ha scritto: sabato 28 marzo 2020, 15:06 Per quanto riguarda i consorzi, ne ho visti tanti di tentativi di fare dei consorzi nel mondo del ciclismo, solitamente finiscono con il finire dei soldi, operazione solitamente molto rapida.
Ovviamente, perché il giochino stia in piedi, è necessaria una condizione fondamentale.
Fiducia, correttezza e unità di intenti.
Sono d'accordo con te, di società che nascono spremono e spariscono ne ho viste anch'io parecchie. Ma è evidente che senza le condizioni di cui sopra, game over

E.forse questo, guardando più in profondità, potrebbe essere il nocciolo della questione. Una volta ( ormai ho qualche anno ) c'era più disponibilità di volontari e di gente che era orgogliosa e fiera di dare una mano AGRATISSS
Oggi, inutile girarci intorno, non è più così.
Parlo per esperienza personale, quelli che si sbattono AGRATISSS, sono sempre i soliti 4 gatti. Gli altri sul marciapiede a giudicare e criticare, con le mani in tasca.
Insomma una volta, le società sportive, potevano fare conto su tanti volontari.


Winter
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Grazie mad
Diciamo che era un lavoro da fare su un piano decennale
Adesso il budget è un po sceso
Ma prima i numeri erano differenti


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Gianluca Avigo - bove ha scritto: sabato 28 marzo 2020, 17:59 Ovviamente, perché il giochino stia in piedi, è necessaria una condizione fondamentale.
Fiducia, correttezza e unità di intenti.
Sono d'accordo con te, di società che nascono spremono e spariscono ne ho viste anch'io parecchie. Ma è evidente che senza le condizioni di cui sopra, game over

E.forse questo, guardando più in profondità, potrebbe essere il nocciolo della questione. Una volta ( ormai ho qualche anno ) c'era più disponibilità di volontari e di gente che era orgogliosa e fiera di dare una mano AGRATISSS
Oggi, inutile girarci intorno, non è più così.
Parlo per esperienza personale, quelli che si sbattono AGRATISSS, sono sempre i soliti 4 gatti. Gli altri sul marciapiede a giudicare e criticare, con le mani in tasca.
Insomma una volta, le società sportive, potevano fare conto su tanti volontari.
In realtà il vero problema è che non si trovano nemmeno dandogli un rimborso ormai, senza dimenticare che ormai bisogna essere abilitati per molti ruoli.


Mad
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Winter ha scritto: sabato 28 marzo 2020, 20:14 Grazie mad
Diciamo che era un lavoro da fare su un piano decennale
Adesso il budget è un po sceso
Ma prima i numeri erano differenti
Una volta i comuni avevano parecchia metratura e riuscivi a fare una transennatura decente, ora tra la loro diminuzione delle risorse e la richiesta di transenne col piede basso, questa strada non è più percorribile. Aggiungo anche che in molte zone d'Italia non c'è una grande attenzione sulla protezione dei punti critici ( inteso sia come incroci con personale a terra, che potenziali punti d'impatto) e sulla segnalazione in genere ( frecciatura percorso, ostacoli, strettoie, ecc...).

In generale credo ci sia un certo lassismo sulle gare regionali, un quieto vivere per cercare di tenere in vita molte manifestazioni ( sulle gare nazionali ed internazionali si pone più attenzione invece).


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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Winter, non c'erano protezioni sulla colonna su cui è andato a sbattere Iannelli.

Cthulhu ha scritto: martedì 24 marzo 2020, 18:07 Questo sito è molto interessante, ma non è neutrale.
Chi lo gestisce non è super-partes.
DI Rocco ha i suoi difetti, ma non prendo per oro colato quello che scrive un suo ben noto avversario politico. Che ha la tendenza ad attaccarsi a tutto. A volte anche agli specchi.
Ad esempio per anni ha dato la colpa a Di Rocco degli scarsi risultati della pista. Ora che la pista va bene ed è vincente non gli da nessun merito.
Giusto per rendermi conto di non aver frainteso, il ben noto avversario politico sarei io?


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Admin ha scritto: domenica 29 marzo 2020, 17:40 Winter, non c'erano protezioni sulla colonna su cui è andato a sbattere Iannelli.

Cthulhu ha scritto: martedì 24 marzo 2020, 18:07 Questo sito è molto interessante, ma non è neutrale.
Chi lo gestisce non è super-partes.
DI Rocco ha i suoi difetti, ma non prendo per oro colato quello che scrive un suo ben noto avversario politico. Che ha la tendenza ad attaccarsi a tutto. A volte anche agli specchi.
Ad esempio per anni ha dato la colpa a Di Rocco degli scarsi risultati della pista. Ora che la pista va bene ed è vincente non gli da nessun merito.
Giusto per rendermi conto di non aver frainteso, il ben noto avversario politico sarei io?
Io pensavo si riferisse a Martinello, forse non ho capito


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Admin ha scritto: domenica 29 marzo 2020, 17:40 Winter, non c'erano protezioni sulla colonna su cui è andato a sbattere Iannelli.
Ma son le colonne delle case
Su tutte devi mettere una protezione??

Ma lambrecht in Polonia non è morto perché ha sbattuto con un paletto..è colpa dell organizzatore?
O è un incidente?


Mad
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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Winter ha scritto: domenica 29 marzo 2020, 18:19
Admin ha scritto: domenica 29 marzo 2020, 17:40 Winter, non c'erano protezioni sulla colonna su cui è andato a sbattere Iannelli.
Ma son le colonne delle case
Su tutte devi mettere una protezione??

Ma lambrecht in Polonia non è morto perché ha sbattuto con un paletto..è colpa dell organizzatore?
O è un incidente?
E' impossibile riuscire a coprire tutto, però in una gara che finisce solitamente in volata e pure numerosa, il rettilineo d'arrivo trovo che sia un punto su cui prestare particolarmente attenzione. Ad oggi, mi sembra che l'unica cosa su cui si siano espressi sia stata la lunghezza delle transenne. Vedremo se le altre inchieste che sono state aperte andranno a toccare il punto sulle protezioni e come si concluderanno ( mi sono fatto un'idea politicamente scorretta, vediamo se avrò ragione).


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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Winter ha scritto: domenica 29 marzo 2020, 18:19
Admin ha scritto: domenica 29 marzo 2020, 17:40 Winter, non c'erano protezioni sulla colonna su cui è andato a sbattere Iannelli.
Ma lambrecht in Polonia non è morto perché ha sbattuto con un paletto..è colpa dell organizzatore?
O è un incidente?
Al km 60 di tappa, non a 150 metri dall'arrivo. Ti ha ben risposto Mad. ;)

pietro ha scritto: domenica 29 marzo 2020, 17:47
Admin ha scritto: domenica 29 marzo 2020, 17:40
Giusto per rendermi conto di non aver frainteso, il ben noto avversario politico sarei io?
Io pensavo si riferisse a Martinello, forse non ho capito
Sì, anch'io l'ho pensato, ma siccome parlava di Cicloweb definendolo un sito non neutrale... Continuo ad aspettare la risposta del buon Cthulhu.


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Re: La Politica del ciclismo: UCI, FCI e non solo

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Hai ragione Marco
Pero' il Giro di Polonia è nel world tour
la corsa di molino dei torti è una kermesse regionale
e come ha scritto Mad per ora la magistratura ha parlato solo delle transenne
Il mio discorso , probabilmente mi son espresso male , è che se si guarda tutto ci sara' sempre qualcosa che non va
Diventa impossibile organizzare delle corse
In una gara che si corre da quasi 100 anni con arrivo simile (a mia memoria almeno da 20) non è mai successo nulla


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