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lemond
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Re: Storia

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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LVI

La seduta della Camera dell'otto dicembre, ultima della XXVII legislatura e dunque di un Parlamento eletto (e non nominato) si è conclusa senza nemmeno una protesta, neppure un piccolo gesto simbolico; è scivolata via come ordinaria amministrazione. Eppure Mussolini ha parlato chiaro, quando ha proclamato che nella nuova camera ci saranno solo fascisti, regolarmente iscritti al Partito. Ai posteri il compito ingrato di interrogare la sconfinata proclività della specie umana alla sottomissione. :dubbio:
Per fare un bilancio del trionfale 1928, occorre dar conto di qualche piccola noia: il re non ha gradito la riforma costituzionale, ma di questo Benito non si preoccupa; poi c'è la delusione di Edmondo Rossoni, il leader dei sindacati fascisti, improvvisamente silurato quando Mussolini ha deciso di frazionare la Confederazione in sei parti e con ciò rendendo i capi di ognuna irrilevanti. Ma in dittatura, anche Rossoni deve saperlo, uno solo comanda! Infine qualcuno protesta per soppressione della libertà di stampa, ma il duce risponde che quello italiano è il giornalismo più libero del mondo, perché serve una causa e un regime, invece di ridursi al compito gramo della compravendita di notizie eccitanti.
Lasciamo queste inezie e pensiamo al futuro; per questo motivo Mussolini ha assunto l'interim del ministero delle colonie, settimo dicastero diretto personalmente, perché l'Africa e l'impero sono l'unica scena che meriti attenzione, in un'epoca che si presenta piena di ... destino. :)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LVII

11 febbraio 1929
davanti al Palazzo del Laterano, migliaia di fedeli attendono sotto la pioggia. Le grosse gocce non li spaventano e loro insistono irremovibili, come manzi sorpresi da un temporale estivo a ruminare sul loro pascolo e sgranano instancabili i loro rosari. :clap:
L'attesa, se si vuol misurare sul metro breve della cronaca, è cominciata quattro giorni prima, quando Pietro Gasparri, nato in una famiglia di pastori e quindi ben conoscitore di pecore, ha convocato un'improvvisa conferenza stampa in Vaticano e, sfregandosi le mani per la sodisfazione, ha sorpreso il mondo con l'annuccio del Concordato tra Stato italiano e Stato della Chiesa.
Se invece si adotta la misura storica, l'attesa dei fedeli a San Giovanni in Laterano dura da sessant'anni, dal giorno in cui i bersaglieri del re Vittorio Emanuele II fecero breccia nelle mura di Porta Pia quello storico giorno del 20 settembre 1870.
Per chi, infine, voglia guardare la scena con gli occhi della "storia sacra", rivolti a una tenacissima, frustrante speranza diu salvezza, quell'attesa dura da sempre. :diavoletto: (continua)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LVIII

Alle 12 e 02 nella sala papale del Palazzo apostolico San Giovanni in Laterano il Presidente del Consiglio, accompagnato dal ministro Alfredo Rocco e il cardinal Gasparri prendono posto (insieme ad altri comprimari) dietro al tavolo che produrrà effetti senza precenti nella storia d'Italia (nota mia, che purtroppo durano ancora!). I due firmatari sono entrambi figli del popolo, anche se in quel momento i loro volti tradiscono stati d'animo quasi opposti. Benito Mussolini è atteggiato in un'espressione solenne, e forse perché un po' gli pesa dover seppellire con un sol tratto di penna una vita intiera di anticlericalismo militante, è scuro in volto. Il cardinal Gasparri è raggiante e appare molto a suo agio in quella cerimonia semplice e severa.
Apposte le firme, l'anziano prelato dona al Duce del fascismo la penna d'oro con cui lo Stato e la Chiesa si sono reciprocamente riconosciuti. (nota mia: mai dono fu così tanto costoso per il ricevente!) (continua)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LIX

LO Stato italiano "si cal le braghe" e riconosce tutto quello che la Santa Sede vuole, compreso il potere sovrano su una parte (se pur piccola) del territorio italiano; in cambio il Papa accetta la sovranità dei Savoia sul Regno d'Italia. :diavoletto: In sede finanziaria ... (e poi, con Craxi qui si arriverà al massimo!)
Ma ogni possibile critica in quell'anno (di grazia) 1929 deve essere ignorata, di fronte a quel vorace spettacolo che ci mostra la splendida alleanza fra Cesare e Cristo e ogni suddito ammirerà che a suggellare il patto con il vicario di Dio in terra sia stato un uomo che, soltanto vent'anni prima aveva concesso cinque minuti al "Padre Celeste" perché manifestasse in una sala affollata di un cantone svizzero, la sua esistenza!
Insomma il successo di Mussolini è immenso e ormai il figlio del fabbro di Dovia non è più l'uomo del secolo, ma quello della provvidenza! :crazy: :diavoletto: :crazy: (continua)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LX

Le campane di Roma suonano a stormo, il vecchio Cardinale si abbandona alle lacrime e anche la folla, fuori le mura del Palazzo Apostolico, piange. Milioni d'italiani, nati catttolici, cresciuti sotto la legge cristiana, battezzati da madri devote nelle splendide chiese di tutta la penisola, custodi dei ricordi di vite popolari, si sciolgono in un painto di gioia. :) :clap: :) Il dissidio, la mortificazione, la discordia sono finiti; la ferita è rimarginata, l'armonia è tornata, lo spirito è infine placato. :champion:
Si intona il "Te Deum" "Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora. A te cantano gli angeli e tutte le potenze dei cieli: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'Universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria ..."
E in quella luce offoscata d'inverno, confusa dalla potenza sentimentale del canto, la scriminatura che separa la gloria terrena da quella divina ... si perde. :clap: :clap: :clap: (gli applausi non ironici, sono per l'autore del libro)


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bicycleran
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Re: Storia

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E' morto Enzo Collotti, storico. :(
Ho letto qualche suo libro; soprattutto La germania nazista davvero notevole per come evidenzia la mole di affari realizzati dalle aziende tedesche e dal caporalato delle SS sfruttando l'economia schiavistica dei lager. Un tema su cui si riflette poco, sempre concentrati su aspetti "sovrastrutturali".


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXI

Intercettazione derl 13 febbraio 1929 fra Giuseppe Bottai, segretario al ministero delle corporazioni e il generale De Bono, sottosegretario al ministero delle colonie.
D.B. - Che te ne pare del famoso accordo?
B. - Trovo che, confessionalmente, si è concesso troppo; non pare anche a te?
D.B. - Gliel'ò ripetuto fino alla noia e mi risulta che anche altri lo abbiano fatto, ma Lui ha fatto come ha voluto, "riserve mentali" a parte ...
B. - Credo che quella famosa rete sia stata tessuta magnificamente e preparata dagli "umili" gesuiti ...
D.B. - E lo metti in dubbio? Ma Lui mi ha detto che l'importante era riuscire dove i più grandi uomini del passato avevano fallito ...
B. - Bella scoiperta! Quelli non volevano cacciare nemmeno un "baiocco falso"!
D.B. - Mentre Lui ha donato miliardi al Vaticano, quando in tutti i ministeri bisogna stringere la cinghia, tanto che a volte si è costretti a rinunciare all'indispensabile! Purtroppo l'Uomo è fatto così!
B. - Penso che ne vedremo delle belle ...
D.B. Lui ha la testa più dura di un mulo degli alpini!
B. - Ma per la testardaggine qualche volta i muli finiscono per precipitare in qualche burrone!


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXII

Margherita Sarfatti ha curato il catalogo della seconda mostra del Novecento italiano, ma il Duce non c'è andato, non si è espresso a favore e non ha nemmeno inviato un saluto. Sembra questo il segnale tanto atteso dai nemici di Margherita, acquattati nell'ombra nella speranza di vederla cadere, perché, in mezzo a quella folla di pittori e scultori, lei è rimasta sola!
La Fiera letteraria attacca la curatrice sulle colonne de Il Selvaggio, accusandola di decadentismo cosmopolìta, Marinetti addita Carrà e Sironi come traditori del futurismo e perfino Lino Pesaro, gallerista suo sodale, scrive che il Novecento non ha avuto nessuna madrina, solo un Padrino.
Lei cerca di riguadagnare il favore di tal padre e ora che lui ha firmato un patto con il papa, si converte al cattolicesimo, ma sono ormai lontani i tempi in cui Benito si intrufolava dall'ingresso di servizio per piombare sull'amante! :x
Chi conosce la vita sa che in certi rapporti, spenta la passione, rimane davvero poco e poiché Mussolini è a conoscenza che Margherita non vuole in nessun modo cedere il controllo della vita artistica italia, non gli rimane che inviare un monito maligno al direttore di un prestigioso quotidiano: "Stia guardingo con le gonnelle, specie quelle di una certa età, che si attaccano al terreno come le vecchie fanterie".


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXIII

Finalmente le elezioni sono elevate a scelta di idee, si vota per un regime e non per le pastette fra baronie varie e la data storica sarà il 24 marzo del 1929. :D Ma allo stesso tempo Mussolini le vuota di ogni sostanza: "Nessuno si illuda di porre, con un mucchio di schede, eventuali effimere ipoteche sullo svilippo futuro del regime, che sarà, domani, più totalitario di ieri." E prosegue "Quando ci ritroveremo a Roma fra cinque anni, il rendiconto futuro dell'azione del regime sarà ancora più ricco di eventi. Ed è con questa certezza che voi e il popolo voterete sì! Quel piccolo monosillabo mostrerà al mondo che l'Italia è fascista e che il fascismo è l'Italia!" :champion:
La campagna elettorale sarebbe superfluea e infatti non si svolge; il risultato è scontato, perché anche il clero, la stampa e associuazioni cattoliche invitano insistentemente a votare "sì" e quel 24 marzo tutto si svolge in perfetta quiete, e, disciplinata dall'ordine più assoluto, l'89,63% degli elettori si reca alle urne. ;)
Resta un'unica domanda, un'unica ombra sul cranio glabro del Duce, quanti fra questi uomini travolti dalla Storia, smarriti e ignoti a loro stessi, pronuncerebbero nel buio della propria stanza quel monosillabo?


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXIV

Più di 8 milioni e mezzo hanno detto sì alla dittatura contro 135.761 no e l'enormità del successo pretende la modestia delle pose e infatti lo si vede dalle parti di Predappio con un cappello a cencio, abito borghese; sembra un agricoltore in visita alle sue terre. ;) Mussolini appare, ovviamente di buon umore e scherza con il parroco, che ha votato no per sbaglio! :D
L'allegra comitiva giunge in prossimità di una barriera di calanchi, un paesaggio completamente alieno a ogni forma di vita e tutti si arrestano. Ma il Duce li sorprende e comincia ad arrampicarsi su quelle rocce argillose degradate, perché lui ricorda di averlo sperimentato già in gioventù e a maggior ragione può farlo ora, spinto dalle risposte plebiscitarie che hanno svelato i sentimento di tutti gli italiani . :)


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Re: Storia

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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXV

In questo anno di grazia a Rodolfo Graziani è stato commissionato dall'editore Cacopardo di Tripoli un libro sulle sue memorie, che si intitolerà "Verso il Fezzan", quell'immane vuoto deserto, nel quale aveva portato guerra solo Lucio Cornelio Balbo. ;)
Quando il Nostro è già pronto a consegnare le bozze, è costretto ad aggiungere un altro capitolo, perché, proprio nel Fezzan, i capi ribelli hanno deciso di riprendere la lotta, sebbene dispongano ormai di pochi uomini e scarsi mezzi; dopo un primo successo dovuto alla sorpresa, la scorreria precipita nel disastro, così che Graziani può scrivere di aver "distrutto per sempre il mito dell'inviolabilità dell'Hamàda", anche se poi omette che, dopo i brevi e violenti scontri, i suoi soldati catturano l'intiera carovana, con donne e bambini!
Graziani porta a Badoglio la testa mozzata del capo ribelle (M. Fekini) e il nuovo Governatore della Libia ricambia accordandogli la prefazione al libro e il memorialista lo conclude con "Parcere subiectis e debellare superbos".
(nota mia, naturalmente Graziani non ha mai risparmiato nessuno!)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXVI

Ogni volta che Benito Mussolini la reclama, Angela Cucciati Curti, invaghita e sognante, corre alla stazione per prendere quel treno che la porterà dal suo uomo, che è anche un mito; la piccola Elena attende che la mamma ritorni da quel viaggio e non sa che nell'altra città ha incontrato, oltre che l'amante, l'uomo che ha fatto di lei una figlia bastarda.
Il padre della patria invece indossa per la quinta e ultima volta i panni del buon "pater familias" e raggiunge in auto la moglie Rachele a Carpena per il battesimo di Anna Maria, chiamata così in ricordo della nonna materna. In quell'occasione La moglie gli strappa la promessa di ricongiungere la famiglia a Roma, dopo sette lunghi anni di lontananza; a MIlano intanto la piccola Elena Curti aiuta la mamma a disfare ancora una volta la valigia, dopo l'ennesimo convegno amoroso clandestino con quel padre che non ha mai conosciuto!


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Re: Storia

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Martedì è morta Ursula.
Un piccolo pezzo di Storia.

https://genovaquotidiana.com/2021/10/14 ... el-ghetto/


PIU' MANGANELLI

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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXVII

La testa mozzata di M. Fekini era un falso e infatti egli si "fa vivo" maledicendo tutti gli italiani dal suo rifugio nel Fezzan, non appena ha appreso che i giornali di Tripoli lo davano per morto! Pietro Badoglio, però non se ne cura, perché dopo che Mussolini ha concesso i finanziamenti, quel rimasuglio di ribelli ha ormai i giorni contati.
Più difficile gli appare invece "risanare" la Cirenaica" dai guerrieri senussiti e in particolare ivi c'è un uomo radicato nella leggenda ben più a fondo di Rodolfo Graziani: Omar al Mukhtàr. Molti lo ritengono un santo, moltissimi pensano che sia imprendibile e che possa rendersi invisibile, dato che è protetto da Allah. In verità lui non combatte quasi mai, preferisce assistere da lontano alle battaglie e, se vede la mala parata, si allontana seguito da guardie del corpo a cavallo e di lui non esistono foto o ritratti.
Se vuoi sfatare un leggenda, incontrala di persona e per questo motivo Badoglio ha accettato un "faccia a faccia" il 19 giugno a Sidi Rahuma, un'oasi a metà strada fra Bengasi e Beida.
L'incontro è schietto, breve, penoso e già la nuvola di polvere sollevata ne chiarisce l'esito: nessun uomo che giunga a un negoziato circondato dai 400 uomini a cavallo potrà mai riconoscere un vincitore nell'interlocutore e infatti si dice addirittura disposto a concedere un armistizio a Badoglio, anche se di soli due mesi; in cambio pretende l'amnistia generale e il ritiro dei presidi italiani. Li ottiene e il colloquio è finito.
Dopo di che, Badoglio ha ben chiara la strategia, perché è solo di tempo e soldi che ha bisogno; convoca una conferenza stampa nel corso della quale annuncia che Omar si è arreso senza condizioni e all'orizzonte del tropico africano si profilano solo pace, prosperità e godimento sovrano. :clap: :clap: :clap:


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Re: Storia

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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXVIII

Anna Maria, l'ultima nata è stata appena battezzata in quell'estate, mentre Edda è già donna e Arturo Bocchini ha un bel da fare per proteggere i Mussolini dagli scandali provocati dagli "amorazzi" della primogenita. Il capo della polizia riesce sempre a far allontanare dopo pochi giorni tutti i pretendenti "indegni", ma per il Duce la misura arriva al colmo: ci vuole un matrimonio! La zia Edvige le fa incontrare Pier Francesco Orsi Mangelli, ma già dal nome e cognome capisce che è un tipo noioso e, durante gli incontri ufficiali, Edda si assenta e poi cerca in ogni modo di farsi "ripudiare" dai futuri suoceri, ma, visti i tentativi inutili, decide di innamorarsi di un ebreo. :diavoletto: Il Padre si mette naturalmente "di traverso", ma per Edda quello è un incentivo: amare il nemico del padre, è come amare due volte. :D Poi però cambia idea, dietro la minaccia di essere privata dell'Alfa Romeo "cabriolet" rosso fuoco, presentata addirittura al salone di Parigi e si fidanza ufficialmente con Pier Francesco! :x Ma dura poco, còmplice proprio il Duce che "rompe tutto" non appena il giovane altolocato gli chiede quanto sarà la dote?
Siamo punto e a capo e, invece della sorella, Benito chiede aiuto al fratello e Arnaldo, con la consueta efficienza, trova l'uovo di Colombo nella persona di Costanzo Ciano, ras di Livorno, fascista della prima ora, fedelissimo del Duce e elevato da re al rango di conte. Costanzo ha un figlio maschio, Galeazzo, che pare sia avvenete, simpatico, abbondantemente futile e mondano. :)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXIX

Dopo il trionfo del plebiscito nella primavera, in Italia e all'estero sono cominciate a circolare molte voci circa un'amnistia per reati politici e in una specie di democratizzazione del PNF. Il fascismo ha dato vita a un regime che durerà a lungo e ciò induce gli stessi fascisti a pensare/sperare che si incammini verso la maturità, mitigando le violenze, gli arbitrii e i dispotismi.
Ma Mussolini pensa che voci e speranze sono la ruggine che corrode l'armatura di uno Stato e avvelena il sangue di un popolo e allora bisogna subito stroncare le prime e frustrare le seconde!
"Oggi si parla di fatti e questi non traggono origine dalle assemblee, sono decisioni che maturo da solo e delle quali nessuno può essere a conoscenza preventiva, nemmeno gli interessat! Mai come in questo momento ho sentito tutta la viva attualità della nostra dottrina dello Stato accentrato e autoritario; questa, che gli idolatri del numero chiamano dittatura, noi la riconosciamo, la dittatura è nei fatti."
Il partito, gli astanti comprendono, non sarà sciolto, ma deve essere subordinato allo Stato e Gran Consiglio e Parlamento potranno continuare a riunirsi a condizione che non facciano nessun uso della loro presunta libertà. :D
Prima di scendere dal palco, il Duce guarda i suoi ragazzi del '19 ormai invecchiati e delusi e dentro di sé sa che si limiteranno a ingrassare all'ombra dei ministeri, perché ormai sono solo l'ombra triste di quei lontani guerrieri. :)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXX

Il trasferimento dell'ufficio del capo del governo da Palazzo Chigi a Palazzo Venezia è stato deciso da anni, ma si compie in questo autunno del 1929. Il luogo è perfetto per conferire evidenza architettonica alla supremazia del dittatore: prima palazzo pontificio, poi sede dell'ambasciata del Doge e con ancora i lampadari in vetro di Murano. Nelle sale si possono contenere fino a 3000 persone e davanti alla facciata, una piazza capace di ammassarne ... chissà quante, per le future liturgie del regime!
Oggi, 28 ottobre Lui ha celebrato il settimo anniversario della rivoluzione da una tribuna montata al fianco del portone del Palazzo (non è ancora ultimato il trasloco) e nel messaggio alle camicie nere ha detto quello che volevano sentire. ma mentre proclama, sa pure che in vista del domani, servirebbe una classe dirigente all'altezza e per crearla bisognerebbe fidarsi degli uomini; come da tempo ha smesso di credere nelle masse, così ora deve accettare di essere deluso dalle élite!
Ma intanto deve decidere dove mettere la scrivania e il nuovo Cesare sta indicando a Navarra l'angolo più remoto dell'immensa sala, così da volgere le spalle a quella stessa folla che arringherà dal balcone, ma soprattutto, in modo che chiunque venga a visitarlo, debba percorrere almeno venti terribili passi nel "vuoto metafisico", prima di giungere al suo cospetto. :diavoletto:


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXI

Campagna di Graziani nel Fezzan

La direttiva strategica del governatore Badoglio è: "Inseguire e annientare il nemico!" Il vessillo che precede la colonna recita infatti "Usque ad finem". La determinazione dei conquistatori è stata annunciata ai capi dei ribelli da settimane di razzie, affidate alle bande di Chalifa Zaui, servo fedele degli italiani, mentre nel suo diario Graziani annota che la filosofia tattica adottata dai soldati fascisti è la stessa degli antichi romani. Ma la marcia si svolge in una misera desolazione e le conquiste sono solo quelle di villaggi, che non offrono la minima resistenza e neppure Sandro Sandri, giornalista del quotidiano di Farinacci, riesce a dire meglio di: "I nostri passi risonano cupi sul fango battuto, e siamo invasi da un penoso senso di disagio, come se questo paese fosse abitato da ombre ...!"
Orfano di un nemico, privato della sua battaglia, della sua giornata del destino, Graziani sceglie il segreto, decide in solitudine e tace; poi ordina che l'intiera colonna si organizzi per una marcia di venti giornate, però non si muove e l'inizio del nuovo anno trascorre impercettibile.
Dopo venti giorni di attesa, il 5 gennaio 1930 fissa l'ordine di partenza per l'ignoto all'alba del giorno seguente. Il 9 gennaio Graziani entra nell'oasi di Umm el Araneb ancora una volta senza sparare un colpo di fucile, il nemico continua a essere un miraggio! (continua)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXII

Campagna di Graziani nel Fezzan


La marcia nell'ignoto della colonna non si sa bene quanto tempo duri, almeno come sensazione, perché niente accade in quei giorni: si procede per ore sotto il sole a perpendicolo, poi ci si arresta, gli uomini si avvoltolano nei barracani e nel buio, quindi si riprende il cammino. Il tutto intervellato dai telegrammi di Graziani con sù scritto: "Avanti, senza tregua, Usque ad finem".
Poi, quando anche le guide ammettono il loro spaesamento, all'orizzonte appare un ragazzino. È un orfellino (abitante della regione Orfella) e li avvisa che il loro nemico è a poche decine di miglia, nella conca di Uau. Gli aerei di ricognizione confermano l'informazione e i movimenti di uomini e animali indicano che i Nasser si preparano nuovamente alla fuga. La truppa coloniale si lancia al galoppo verso la conca, nella speranza di vedere Ahmed Sef en-Nasser (spada della vittoria) arrestarsi e combattere per difendere l'onore del nome e insieme agli averi.
Quando però gli uomini di Ferrari-Orsi entrano nella leggendaria roccaforte, vi trovano solo donne, vecchi e solo pochi combattenti, lasciati in retroguarda per coprire la fuga verso la remotissima oasi di Cufra.
Agli ascari non rimane che avventarsi sulle facili prede. (continua)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXIII

Campagna di Graziani nel Fezzan


Si pone la questione del bottino di guerra, rappresentato dalle donne e, quando giunge il momento della partenza, non c'è ascaro, gregario, carovaniere o fuciliere che, forte della vittoria che li libera dal pagamento della dote, non voglia scegliersi una moglie.
Tornando alla strategia di guerra, ora che ci si è coperti le spalle a oriente, per spingersi fino all'estremo, non resta che marciare su Murzuch (a occidente), la fantasmagorica "Parigi del deserto".
Alla truppa questa città evoca altro bottino di guerra e a Graziani la battaglia campale, che ancora gli sfugge! :muro:
Ma Murzuch è stata promessa a Chalifa Zaui che si è riunito alla colonna con i suoi seguaci e pregusta l'ora della vendetta, il momento atteso da anni in cui ritornerà da vincitore nella città che già fu sua, immergendo le braccia fino ai gomiti nel sangue degli usurpatori! (Premio per la fedeltà agli italiani e per il tradimento della sua gente!)
Però Murzuch tradisce tutti, perché En-Nebi Belcher se n'è andato e la bandiera italiana si issa, ancora una volta, su una scena di miseria e desolazione. (Forse non si è mai visto uno spettacolo di così completo abbrutimento e squallore)
"Usque ad finem" e a Graziani non resta che rimettersi in marcia per raggiungere Ubari, la capitale dell'antico regno dei Garamani, dove i capi locali offrono un atto spontaneo di sottomissione, mentre si apprende che i ribelli sono vicini al confine algerino e ormai fuori portata, perché si tratterebbe di percorrere una via non battuta dalle genti del Fezzan, solo i Tuareg la conoscono.
Graziani è furioso, perché sa di stringere in pugno una vittoria che è come una manciata di polvere, ma la retorica deve prevalere e allora si declama che all' "Usque ad finem" bisogna aggiungere "Et ultra!" :x


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXIV

Sono in sei intorno al tavolo nella sala riunioni della sede romana del PNF il 5 marzo 1930. Si svolge un confronto segreto fra Turati, Arnaldo Mussolini, Arpinati, Starace, Melchiorri e l'irriducibile avversario interno del regime: Roberto Farinacci.
L'argomento che affronta subito Turati riguarda appunto il ras di Cremona, che il segretario del Partito apostrofa così: "Tu non sei in linea! Devi farci capire che cosa vuoi, perché altrimenti, senza alcuna ragione, crei una fazione; cosa che non potrà essere concessa ... MAI!"
A seguire, prende la parola Arnaldo: "In seno al Partito e al Paese si è determinata una frattura e ne risente in particolare MIlano, tu Farinacci, con il tuo giornale, prendi atteggiamenti che inducono a pensare a riserve mentali e, in un momento in cui stiamo affrontando il problema totatlitario, questi atteggiamenti tendono a indebolire noi tutti! Auspico che si risolva una volta per tutte la situazione con lealtà e con chiarezza fasciste e non si parli più di dissidi."
L'appello alla lealtà, chiama in causa l'uomo che è considerato l'incarnazione di tale virtù: Leandro Arpinati.
"Non ho approvato, caro Turati, l'atteggiamento di lasciar correre e non avrei mai voluto avere la tua tolleranza: avrei agito subito; per me è inconcepibile una questione Farinacci vs Turati, perché Augusto è il segretario e Farinacci un semplice gregario, ma ormai, purtroppo, non c'è da chiarire un solo fatto, ma tutta una serie!" (continua)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXV

Farinacci fa sua la durezza della posizione di Arpinati: "Mi si accusa di avere una mentalità sorpassata, perché sono duro e intransigente! Tutte le volte che dicevo che MIlano era in mano delinquenti, Farinacci era bello che rovinato, ma dicevo soltanto la verità. A Milano il partito ha dato un grave colpo al regime, quando ci fu il matrimonio di Giampaoli tutti sapevano chi era la moglie (una prostituta!) e non era un piacere per Farinacci sapere tutto questo!"
Il minuetto delle accuse riprende con il caso Belloni, intorno al quale si decideranno i destini della guerra tra fazioni.
Belloni, dopo essere stato rimosso dalla carica di podestà, ha querelato il giornale di Farinacci, per aver pubblicato accuse contro di lui in un articolo anonimo e tutti, tranne Fainacci, vorrebbero evitare lo scandalo del processo.
Arnaldo: "Farinacci, che è un fascista non deve troppo gloriarsi di quell'articolo, perché quasi tutti quelli che hanno battuto le mani, erano antifascisti che avrebbero volentieri messo in croce non soltanto Belloni, ma tutto il regime!"
Arpinati: "A me pare che Belloni fosse in una posizione molto importante, prima di diventare podestà, certo un po' la carica lo aiuta, ma chi fra di noi non ha usato la politica? Io vado in automobile, ho la serva, tutte cose che prima non mi sognavo nemmeno! Per cui da questo punto di vista siamo tutti profitatori, compreso te Farinacci non saresti diventato il grande avvocato, se non fossi ex segretario di Partito!"
La verità, grande o piccola che sia, una volta pronunciata, come noto, rende liberi e i contendenti si accordano: Farinacci riceverà Turati con tutti gli onori nel feudo di Cremona e Belloni sarà indotto a modificare la querela in modo che il processo sia rimandato alle "calende greche". :D
Il verbale della riunione si chiude e sotto il luogo e la data, figurano i nomi di cinque partecipanti, mentre quello di Farinacci è aggiunto a penna, quasi che la presenza non fosse prevista, come se, dopo tante discussioni, mercanteggiamenti e accordi sotto banco, il ras di Cremona rimanesse comunque irriducibile, avulso, implacato!


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXVI

Il 23 aprile 1930 il Duce del Fascismo riceve a Villa Torlonia gli invitati alla festa nuziale della figlia Edda: magnati, alti prelati, aristocratici e i gerarchi che hanno preso parte alla runione segrata del mese prima, tranne Roberto Farinacci. Il Corriere della Sera rimarcherà involontariamente la volgarità di certi eccessi, scrivendo che i giardini di Roma si erano spogliati per mandare una tale quantità di fiori alla sposa.
Ricordi pure, chi vuole, che la fanciulla al momento della nascita fu registrata come figlia di madre ignota, perché il padre, anarchico e anticlericale, non riconosceva né l'autorità dello Stato, né, tanto meno, quello della Chiesa; resta comunque il fatto inequivocabile che, in questa magnifica serata romana, la vita di corte italiana si svolge non nelle sale sontuose del Quirinale, dimora del re, ma in questo giardino affollato.
Non c'è fiaba, senza una principessa, soprannominata dal padre "la cavallina matta", magra, sportiva come un maschio, bruttina, ma ammantata da un fascino luciferino; ma come si è arrivati a questo? Tutto si è svolto in modo frenetico, perché Benito voleva che sua figlia "mettesse la testa a partito" e Galeazzo sembrava proprio la scelta giusta. Il periodo di fidanzamento fu brevissimo e appena tre mesi dopo il loro primo appuntamento, sono già marito e moglie. All'uscita della chiesa gli sposi sono costretti a chinare il capo e passare sotto l'arco d'acciaio affilato, costituito dai pugnali di due schiere di moschettieri del Duce, la guardia d'onore della Milizia fascista, contrassegnata da un fregio in argento sul fez, che mostra due fioretti sormontati da un teschio, Qualcuno potrebbe dire che per una sposa si poteva immaginare, senz'altro un auspicio migliore!


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXVII

In Cirenaica la resistenza dei guerriei senussi è straordinaria e Pietro Badoglio non esita a mandare un dispaccio al suo luogotenente (Siciliani) nel quale comunica che le bombe a *iprite* saranno spedite al più presto.
Intanto Rodolfo Graziani lascia l'Africa l'otto marzo e riceve a Roma, poco dopo, il plauso della Camera e l'elogio personale di Mussolini. Subito dopo il ministro De Bono gli comunica le direttive per il nuovo incarico: vicegovernatore in Cirenaica, con l'avvertenza che tutti i ribelli presi, dovranno essere impiccati!
In un primo momento Graziani tenta di armare dei capi locali contro il capo dei senussiti, l'inafferrabile al-Mukhtàr, ma dopo poco è costretto a farli impiccare e in un bollettino a Badoglio è costretto ad ammettere che la situazione della Cirenaica è paragonabile alla peste e il bubbone è rappresentato da Omar; continuare a scaricare bombe nel deserto non serve a nulla, perché i duar sono sempre pronti a ricostituirsi, per un fenomeno di endosmosi.
Il soldato che è in Graziani tenta comunque di riportare una vittoria militare, mirando all'accerchiamento e alla distruzione in combattimento del nemico. Informato da ascari disertori, Omar al-Mukhtàr fraziona i guerrieri in piccoli nuclei, che riescono a filtare, invisibili, attraverso le colonne italiane e l'offensiva di Graziani fallisce.
Badoglio castiga il proprio sottoposto con parole sferzanti, fino allo sberleffo. dipoi, prende una decisione definitiva, vale a dire tutte le popolazioni del Gebel, centomila anime circa, saranno strappate all'altopiano e concentrate in una fascia semidesertica fra le pendici e il mare. Forse il 25 giugno 1930 ha inzio, in nome del regime fascista, una delle più massicce deportazioni della storia del colonialismo europeo. (continua)


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXIX

La fotografia aerea del campo di concentramento di el Abiar rappresenta un enigma per l'occhio, con proprietà quasi ipnotiche. Se non fosse per l'aridità del terreno, si potrebbe pensare a un sistema di serre per la coltivazione intensiva di ortaggi, ma no, perché non si vede segno di vita! E quindi assomiglia di più a un fotorilevamento archeologico e promana appunto un senso di quiete, tipica dell'estinzione, della cenere spenta, l'aura di luoghi imperturbati dai quali, da secoli, è sparita ogni turbolenza ... di vita. :x
I campi sono stati tracciati secondo lo schema a pianta quadrata del "castrum" romano, percorsi da due strade perpendicolari (il cardo e il decumano), larghe ognuna trenta metri, con al centro un ampio piazzale e, ai lati, quattro quartieri formati da migliaia di abitazioni, separate da ampi camminamenti. Tutto ciò a imitazione di uno dei vertici assoluti raggiunti dalla civiltà latina, di cui il regime si vuole erede.
Ma la vita, com'è noto, tende a smentire la teoria, soprattutto quando si tratti della vita in prossimità dell'apocalisse! E, se scendiamo di quota, possiamo vedere machioline nere, che sembravano insignificanti sgranature della riproduzione forografica, invece si tratta di esseri umani ridotti a una condizione di larve! :grr:
In particolare si nota un giovane maschio dall'incarnato olivastro sotto il sole a perpendicolo legato a due grossi sassi ai lati del corpo: un crocefisso, cui è stato negato perfino il sostegno di una croce! Il supplizio è cominciato a mezzogiorno, subito dopo la messa, e l'intiera popolazione del campo è stata obbligata ad assistervi, ma lo spettacolo durerà poco, perché, data la temperatura di oltre quaranta gradi all'ombra, il suppliziato non potrà resistere a lungo!
In effetti, l'unico aspetto in cui teoria e vita collimano sono i dispositivi di punizione e, come da circolari ministeriali, il corpo prima della morte viene sollevato di peso, perché penzoli dalla forca in modo che lo vedano bene tutti quanti. :clap: :clap: :clap:
P.S. Testimonianza di un deportato: "Nei tre anni trascorsi nel campo le donne sono rimaste sole, si può dire che per settanta donne non c'era quasi più nemmeno un uomo!"


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXX

Nonostante l'incontro segreto non si è riusciti a evitare il processo Belloni-Farinacci ed è stato un "massacro", perché il querelato diventa querelante e il ras di Cremona trionfa, mentre tutto il fascismo milanese è trascinato nel fango. I promemoria degli informatori di polizia riferiscono che a Farinacci giungono telegrammi di felicitazioni da ogni parte del Regno e il "Regime Fascista", querelato per diffamazione, ha aumentato la tiratura da 30.000 a 85.000 copie.
Augusto Turati non può darsi pace, perché ai suoi occhi il vincitore del giorno altri non è che un furfante, che si è sempre arricchito patrocinando imprenditori fraudolenti in cause contro la pubblica amministrazione, vincendole solo grazie alla sua influenza politica! Il 14 settembre, poche settimane prima della sentenza, rassegna le dimissioni da segretario del Partito nazionale fascista e questa volta, a differenza delle prime tre, sono accettate.
In questo modo austero, con onore, ma senza clamori, Augusto Turati scivola via, con la sobrietà alla quale ha improntato tutta la vita, nessuna poltrona vuole, né gli sarà assegnata, torna a fare il giornalista per il Corriere della Sera, nell'indifferenza generale, a cominciare da quella di Mussolini. Il Duce è altrove, è lontano, asceso ormai in quel suo cielo personale e a combattere la guerra intestina contro il ras di Cremona resta solo Arnaldo, il quale, proprio in quei giorni, ha dovuto soffrire lo strazio della perdita del figlio! E intanto un nuovo nemico si profila alle spalle della federazione milanese e Arnaldo invoca disperatamente la protezione del fratello contro quel "serpente velenoso" di Achille Starace! Ma rimane inascoltato. :muro:


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXXI

Nessuno dei giornali italiani nei molti resoconti sulle avventurose imprese del generale Graziani nei deserti libici osa menzionare l'iprite, ma i documenti dell'ufficio comando non mostrano la minima remora nel dettagliarne l'uso massiccio, nonostante il Protocollo di Ginevra ne abbia bandito l'uso! E Graziani deve farlo, perché Badoglio lo perseguita per l'inutilità delle manovre a largo raggio, che lasciano comunque libero e imprendibile Omar al-Mukhtàr. Egli incombe sugli italiani come un fantasma, o una divinità malevola e fra le truppe coloniali si è diffusa la credenza che sia un "ginn", uno dei demoni maligni citati dal Corano.
L'unica possibilità, oltre ai bombardamenti è, per Graziani, organizzare la marcia su Cufra, la più remota fra tutte le oasi del deserto libico, l'ultima roccaforte della Senussia, al confine con l'Egitto, ma per mesi i fondi per una spedizione gli sono negati, anche perché non si ha la certezza che il capo ribelle sia lì.
Ma allorché, da fonti attendibili, si sa che quello è il rifugio di Omar, Rodolfo Graziani ottiene la sua marcia.
Cufra è un qualcosa di estremamente esoterico: pochissimi occidentali possono dire di averci messo piede e nessuno di averci passato la notte, se non da prigioniero e quindi, allorché Graziani il 20 dicembre 1930 ordina alle truppe cammellate di muovere da Agedabia verso quel lontano obiettivo, i suoi uomini, insieme a quelli che cercano da anni di raggiungere il Polo Nord, sono gli ultimi esploratori dell'Occidente. :)
La zona dell'oasi è avvistata dagli aerei il mattino del 18 gennaio e un biplano segnala circa 400 combattenti che si dirigono contro la colonna italiana, la quale, forte di 3000 uomini e, soprattutto, dell'appoggio aereo, conquista Cufra in mezza giornata. Il resto è ... MASSACRO:


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un Capo dal nome non binario... MUBUAHAHAHA...


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXXII

Mai nell'era moderna, prima di Lui, un capo di Stato si è mostrato nudo in mezzo al suo popolo, al quale resta una sola alternativa: adorarlo o straziarlo. Quel corpo si prepara alla trebbiatura in un qualche agro romano; è l'immagine della battaglia del grano: "Camerata macchinista accendi il motore!" :champion:


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXXIII

30 maggio 1931, Michele Schirru un anarchico venuto in Italia con l'intenzione di uccidere il Duce (condannato a morte) è fucilato e il giorno seguente L'Osservatore romano, a dispetto dell'alleanza ferrea fra Chiesa e Stato fascista, ritrova un'ostia di carità e di senso di giustizia, pubblicando un trafiletto in cui sottolinea l'aberrazione di aver mandato a morte un uomo per la sua sola intenzione di commettere un reato e il capo della polizia scorge un ombra di pentimento perfino sul volto di benito Mussolini.


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXXIV

Alla fine Rodolfo Graziani ha potuto delimitare il deserto: 270 km. di filo spinato lungo il confine tra LIbia ed Egitto e, ora, deportata l'intiera popolazione del Gebel, Omar davvero non ha più scampo, è ancora "alla macchia", ma un uomo perduto, tanto più che, per la prima volta, si dispone di una rete di informatori fra i senussiti. Piagati dalle deportazioni alcuni fra questi inflessibili avversari hanno preferito il tradimento e saranno loro, ovviamente, a consegnare Omar.
Badoglio da Tripoli si assicura che il prigioniero non possa nuocergli con dichiarazioni imbarazzanti e dà disposizioni affinché si faccia subito un regolare processo e che la conseguente pena di morte sia eseguita, seduta stante, in uno dei campi di concentramento.
Graziani, per beffa del destino, quell'undici settembre si trova in Italia e sta per recarsi, in compagnia della moglie, a Parigi per l'esposizione coloniale. Ma, conosciuta la notizia, il 13 settembre s'imbarca dall'areoporto militare di Ostia per Tripoli e poi per Bengasi. Il 15 vedrà per la prima volta quell'uomo anziano, quasi cieco, eppure in grado di comandare in sella a un cavallo i suoi guerrieri contro forze preponderanti. Ma nemmeno ora il generale fascista gli rende "l'onore delle armi" e Omar al-Mukhtàr è trascinato via ancora in manette.
Il 15 comincia il processo e dopo qualche ora i giudici pronunciano la sentenza di morte; il 16 gli mettono il capestro al collo e ... la salma è inumata immediatamente in un luogo segreto.


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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXXV

Arnaldo Mussolini il 7 dicembre 1931 non tira moccoli, perché è un fervente cattolico, ma si mette la testa fra le mani alla notizia che il suo peggior nemico politico, Achille Starace, è stato nominato (dal fratello) segretario generale del P.N.F. e questo Benito lo ha fatto perché riconosce in Starace la fedeltà canina, alla quale va aggiunta (per chi piace) la totale assenza di qualsiasi preoccupazione etica e spirituale.
Il ringhio addomesticato di Starace suona, purtroppo, perfettamente intonato al canto corale del conformismo imperante, dopo che Balbino Giuliano, ministro dell'educazione nazionale, ha imposto a tutti i cattedratici il giuramento di fedeltà al fascimo (solo in tredici si sono rifiutati).
Arnaldo allora pensa, che all'idiotismo del mondo reale si deve opporre una mistica e così il 29 novembre inaugura una scuola che ha questo compito, intitolata al figlio morto a venti anni: "Sandro Italico Mussolini".
Essa è improntata al dovere, umiltà, devozione, disciplina, abnegazione; e come uomini: domenicani del fascimo, monaci guerrieri, cavalieri templari al servizio di una religione della Storia, di un dio terrestre, provvisoriamente imprigionato dentro l'immanenza di una corte di "parvenu".


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Ingrassata, sfiorita, troppo truccata, la signora Sarfatti è da tempo in disgrazia con il Duce e ormai da anni la grande collezionista d'arte, la dittatrice della cultura di un tempo, colleziona soprattutto sconfitte. L'ambiente artistico romano le è sempre stato ostile, Ojetti e Oppo la odiano, anche perché è milanese. Già nel 1928 la Biennale di Venezia non aveva concesso alcuna sala agli artisti della Sarfatti, nel '30 il suo libro sulla Storia della pittura moderna è stato ignorato e, infine l'ultimo scacco: nel 1932, dopo la morte improvvisa di Arnaldo, suo buon amico e difensore, è stata esclusa dal comitato organizzatore della grande mostra che il fascismo si appresta a celebrare, nel decennale della marcia su Roma.
Arnaldo è stato seppellito il 21 dicembre 1931, Turati è stato accomiatato ben prima e ora anche Sarfatti: Benito ha ormai detto addio a tutti i suoi più stretti collaboratori di poco prima, gli rimane solo il semplice Quinto Navarra, al quale ogni giorno, quando esce, il duce raccomanda di accendere, prima di uscire, la lampada sulla scrivania e di lasciarla così tutta la notte. "Alla gente non importa davvero quel che decido, gli basta sapere che esisto."


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Re: Storia

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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXXVII

28 ottobre 1932, nel decimo anniversario della rivoluzione fascista s'inaugura la "Terza Roma", ovvero si è sventrata la città per costruire via dell'Impero, il più vasto teatro di demolizioni della storia moderna. Tutto ciò che è distrutto è derubricato come "antico ciarpame", "luride casupole", "sudicio pittoresco".
Alle ore 11 si celebra il vuoto monumentale di questo nuovo secolo e il Duce del fascismo arriva in sella a un purosangue alto più di un metro e settanta al garrese; si arresta all'imbocco della via dell'Impero per ricevere le cesoie che il governatore di Roma gli porge su un piatto d'oro.
Dominate le bizze del cavallo, Mussolini taglia il nastro, che dischiude la nuova via sacra della nazione fascista.
In disparte alcuni bambini sono impegnati nella moda del momento: un gioco chiamato "yo-yo", è stato giudicato inappropriato dal regime, ma non si è potuto impedire che tale innuocuo idiotismo sporcasse la cerimionia solenne! :muro:


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Re: Storia

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Antonio Scurati "L'uomo della provvidenza" LXXXVIII

Benito Mussolini sosta a contemplare la scenografia allestita all'ingresso della Mostra delle rivoluzione fascista, poi entra e scopre tutti gli avvenimenti che in pochi anni lo hanno condotto dalla mistura di sangue e fango delle trincee, ai marmi dei palazzi del potere.
Alle vertigini della Storia si somma quella del rispecchiamento: Mussolini è qui in carne e ossa, eppure è anche lì, duplicato, è diventato anche un documento.
A ridestarlo dal sogno, giunge un usciere il quale bisbiglia che la signora Sarfatti pretende di essere ammessa al corteo inaugurale. Il Duce liquida l'imprevisto con un unico gesto della mano, come a scacciare una mosca e non tiene in nessun conto che i visitatori (anche illustri) sono raggiunti dall'eco remoto della voce di una signora di mezza età la quale, perso ogni contegno, si abbandona a una scenata isterica!
Il Duce prosegue. attratto da un gigantesco anello, che corre lungo le pareti e sotto di esso, migliaia di gagliardetti con i nomi dei caduti. È la sala U, da dove si eleva l'appello dei morti e per chi sa tendere l'orecchio a luogo delle risonanze, e Benito questo lo sa fare, questo coro non gli giunge dal passato, ma da un avvenire imminente. :grr: FINE



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lemond
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jerrydrake
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Re: Storia

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Ricorrono oggi i 30 anni delle dimissioni di quell'inetto di Michail Sergeevič Gorbačëv, il giorno dopo finì di esistere l'Unione Sovietica. Quello che oggi viene ricordato come il trionfo della democrazia nell'Europa dell'est è solamente il trionfo del negazionismo.
Il 17 marzo 1991 oltre 200 milioni di elettori furono chiamati alle urne per esprimere la propria opinione nel referendum sulla conservazione dell’URSS: il 78% dei cittadini si espressero in favore del mantenimento dell’Unione Sovietica. Trovare traccia di quel referendum nei libri di storia o nei media è un'impresa degna del miglior Sonny Colbrelli a Roubaix.
Tutti invece sono pronti a incensare i 3 criminali che l'8 dicembre si riunirono nella foresta di Belaveža per annullare la volontà dei cittadini sovietici di vivere in un unico Paese. In rappresentanza (non certo assegnata loro dal popolo) di 3 delle 4 Repubbliche fondatrici dell'URSS c'erano il bielorusso Stanislaŭ Šuškevič, l'ucraino Leonid Kravčuk, il russo Boris Nikolaevič El'cin; mancava il 4° rappresentante perché la Repubblica Transcaucasica era già stata cancellata da Stalin (che nonostante fosse georgiano odiava i suoi simili e pure i suoi vicini).
Se El'cin nulla ha potuto contro la vodka, i due allegri 87enni amici suoi ancora bazzicano le scene politiche: Šuškevič, che venne scalzato dal potere da Lukašėnka, è tra i leader dell'Assemblea Socialdemocratica Bielorussa, Kravčuk invece è stato il capo del Partito Socialdemocratico Ucraino fino al 2010 quando se ne andò sbattendo la porta contrario all'adesione del suo partito al Blocco delle Forze di Sinistra e Centro-Sinistra.


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Re: Storia

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jerrydrake ha scritto: sabato 25 dicembre 2021, 19:36 Ricorrono oggi i 30 anni delle dimissioni di quell'inetto di Michail Sergeevič Gorbačëv, il giorno dopo finì di esistere l'Unione Sovietica. Quello che oggi viene ricordato come il trionfo della democrazia nell'Europa dell'est è solamente il trionfo del negazionismo.
Il 17 marzo 1991 oltre 200 milioni di elettori furono chiamati alle urne per esprimere la propria opinione nel referendum sulla conservazione dell’URSS: il 78% dei cittadini si espressero in favore del mantenimento dell’Unione Sovietica. Trovare traccia di quel referendum nei libri di storia o nei media è un'impresa degna del miglior Sonny Colbrelli a Roubaix.
Tutti invece sono pronti a incensare i 3 criminali che l'8 dicembre si riunirono nella foresta di Belaveža per annullare la volontà dei cittadini sovietici di vivere in un unico Paese. In rappresentanza (non certo assegnata loro dal popolo) di 3 delle 4 Repubbliche fondatrici dell'URSS c'erano il bielorusso Stanislaŭ Šuškevič, l'ucraino Leonid Kravčuk, il russo Boris Nikolaevič El'cin; mancava il 4° rappresentante perché la Repubblica Transcaucasica era già stata cancellata da Stalin (che nonostante fosse georgiano odiava i suoi simili e pure i suoi vicini).
Se El'cin nulla ha potuto contro la vodka, i due allegri 87enni amici suoi ancora bazzicano le scene politiche: Šuškevič, che venne scalzato dal potere da Lukašėnka, è tra i leader dell'Assemblea Socialdemocratica Bielorussa, Kravčuk invece è stato il capo del Partito Socialdemocratico Ucraino fino al 2010 quando se ne andò sbattendo la porta contrario all'adesione del suo partito al Blocco delle Forze di Sinistra e Centro-Sinistra.
Quando in una contingenza storica si palesano nello stesso periodo tre personaggi nefasti come Walesa, Woytyla e Gorbaciov non si può che avere un risultato dello stesso tenore. Ma chiedo a te che hai sicuramente seguito più di me la vicenda: è stato un caso che i tre siano comparsi più o meno contemporaneamente?


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lemond
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Re: Storia

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Comincio oggi a rileggere (per la terza o quarta volta) i sei o sette? volumi di Collen Mc Collough sulla storia (in forma di romanzo, come Scurati su Mussolini) di Roma. E secondo me, costei merita di essere conosciuta almeno in forma sintetica anche da coloro che non sono proprio appassionati della materia). :) P.S. Per condurre a termine le ricerche storiche all'autrice sono occorsi 13 anni

I giorni del potere I


Anno 110 a.c. erano passat quattro secoli da che un Giulio si era seduto sulla sedia eburnea di console, perché ormai il retaggio atavico della gens si era perso e i loro componenti si erano ritrovati sempre più poveri; un posticino al Senato era il massimo al quale Gaio Giulio Cesare, quel ramo della famiglia si fregiava del soprannome (Cesare) per via della chioma folta e lussureggiante, poteva aspirare! :x
Egli abitava nella modesta casa nel quartiere meridionale del Palatino e il guaio della famiglia era stato la tendenza a generare più di un figlio maschio e così le proprietà terriere, un tempo assai vaste, erano state suddivise in poderi sempre più piccoli e una parte venduta per fare la dote alle figlie. E ormai, come si diceva solo il senato era disponibile, perché era il denaro a rendere possibile una carriera politica, mentre il sangue patrizio era da un pezzo solo un onore.
Quel giorno di capodanno nel Foro si andava formando la processione con i due cortei che si sarebbero congiunti: quello di Marco Minucio Rufo e Spurio Postumio Albino (i due consoli). Circa mille uomini salivano lentamente la rampa che portava al tempio di Giove Ottimo Massimo e, da qualche parte, c'era anche Gaio Mario che, in qualità di ex pretore, indossava la toga bordata di porpora, ma per lui era tremendo sapere che non gli sarebbe mai stato permesso di mirare al consolato: non era degno, perché chi mai aveva sentito parlare di una famiglia a nome Mario? Nessuno!
Gaio Mario era il classico "parvenu" di oscure origini rurali, che (si diceva) non sapeva di greco e addirittura talvolta infarciva il natio latino di inflessioni dialettali campagnole! Proveniva da Arpino, località che non distava poi tanto da Roma, ma, essendo vicina al Sannio, a tale città era stata concessa la cittadinanza solo da 70 anni (circa) e il distretto non godeva ancora di un vero e proprio statuto municipale.
La famiglia risiedeva ad Arpino da secoli e si vantava della latinità e Gaio sentiva di valere più di tutti quei nobili altezzosi che si divertivano tanto a umiliarlo e che se si fossero verificate le giuste circostanze lui avrebbe potuto a buon diritto fregiarsi del titolo di "Primo a Roma", come Scipione e una dozzina di altri nel corso dei secoli della storia della Repubblica. Al momento Roma non aveva un Primo, perché per esserlo occorreva possedere la *auctoritas* : un misto di potere, autorità e fama e neppure Marco Emilio Scauro, il princeps senatus, la possedeva.


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Re: Storia

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I giorni del potere II

Come ad ogni capodanno si sacrificavano due tori e Gaio Mario pensava che si potevano capire molte cose da come un uomo reagiva allo spargimento di sangue e ecco, proprio in quel momento si accorse che c'era un uomo da tener d'occhio: giovane, ma già maturo e gli occhi, di un grigio quasi bianco, avevano lampeggiato alla vista del liquido vermiglio sparso dalla prima vittima. Mario era certo di non aver mai incontrato prima quel giovane e si domandò chi fosse colui che sembrava l'incarnazione di Apòllo. :dubbio:
Alla fine del rito i consoli erano insediati e si sarebbero decise molte spartizioni: solite vecchie cose, ma soprattutto vecchio lui (Gaio Mario) a 47 anni e ancora "parvenu" dei porcili di Arpino e neppure cittadino a pieno titolo di Roma! Mentre pensava lo sguardo incrociò quello di Gaio Giulio Cesare, che gli sorrideva. :) Mario lo conosceva come un semplice senatore, mai però al centro di intrighi.
Mi domando Caio Mario, fece Cesare se domani ti andrebbe di cenare da me?
Questa sì che era una sorpresa, ma piacevole, perché se una cosa si poteva dire della gens Iulia era che i suoi rappresentanti non avevano mai la puzza sotto il naso: un Giulio Cesare non ne aveva bisogno, perché quella gens poteva far risalire le proprie origini a Iulio, ovvero Enea. :)
Grazie, Gaio Giulio, sarò felicissimo di cenare con te. :)


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Re: Storia

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Si parla di Giulio Cesare padre, non quello più famoso, vero?


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Re: Storia

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Gimbatbu ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 17:05 Si parla di Giulio Cesare padre, non quello più famoso, vero?
Siamo nel 110 a.c. dieci anni prima della nascita del Nostro. ;) :cincin: (p.s. nonno)


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Re: Storia

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Dal Triclinio siamo poi finiti al patto della crostata.
Ma non erano imparentati ? Come i Lettas tessitori dell' oligarchia attuale.


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aitutaki1 ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 17:10 Dal Triclinio siamo poi finiti al patto della crostata.
Ma non erano imparentati ? Come i Lettas tessitori dell' oligarchia attuale.
A dire la verità non ho capito nulla, perché non so che cosa sia "il patto della crostata", né i Lettas, ma forse qui ti riferisci a un paio di politici che di cognome fanno Letta? Mi pare uno fosse democristiano e l'altro invece di "sinistra", ma mi posso sbagliare; in ogni modo l'ultima volta che mi sono occupato di cronaca politica fu quando Giacinto (detto Marco) litigò di brutto con Bordin. :x


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lemond ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 16:13 c'era un uomo da tener d'occhio: giovane, ma già maturo e gli occhi, di un grigio quasi bianco, avevano lampeggiato alla vista del liquido vermiglio sparso dalla prima vittima. Mario era certo di non aver mai incontrato prima quel giovane e si domandò chi fosse colui che sembrava l'incarnazione di Apòllo. :dubbio:
Stiamo parlando di Silla? :uhm:


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
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Re: Storia

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lemond ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 17:27
aitutaki1 ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 17:10 Dal Triclinio siamo poi finiti al patto della crostata.
Ma non erano imparentati ? Come i Lettas tessitori dell' oligarchia attuale.
A dire la verità non ho capito nulla, perché non so che cosa sia "il patto della crostata", né i Lettas, ma forse qui ti riferisci a un paio di politici che di cognome fanno Letta? Mi pare uno fosse democristiano e l'altro invece di "sinistra", ma mi posso sbagliare; in ogni modo l'ultima volta che mi sono occupato di cronaca politica fu quando Giacinto (detto Marco) litigò di brutto con Bordin. :x
Mi pare grave,
anche non seguendo la politica il patto della crostata di cui ti accludo la definizione neutra della Treccani (essendo un tema sensibile e facile da colorare ideologicamente) è quello grazie al quale siamo nella disastrosa situazione attuale socio economica oltre ad un parlamento di nominati votati da nessuno ma eletti con la lista bloccata. Svoltosi appunto a Roma in casa Letta* nel 1997 :

"A casa di Gianni Letta, alla Camilluccia a Roma, vennero allora invitati lo stesso D'Alema (Pds) e Franco Marini (Ppi) per l'Ulivo; Berlusconi (Forza Italia) e Gianfranco Fini (An) per il Polo. Attorno alla crostata ... fu raggiunto un patto: governo di tipo semipresidenziale e legge elettorale maggioritaria a doppio turno. (Giornale.it, 21 dicembre 2009, Politica) • Nel cosiddetto "patto della crostata" D'Alema si impegna a non spingere sulla legge sul conflitto di interessi e Berlusconi intende proseguire i lavori della Bicamerale fino all'accordo finale. (Daniele Biacchessi, Sole 24 Ore.com, 20 gennaio 2014, Notizie)."

In pratica l' attuazione del piano per la rinascita di Gelli in cambio del salvataggio di un PiDuista. Esilarante.

* definirli democristiano 1 e di sinistra l' altro al massimo vale per l' estrazione ma era DC anche il secondo ! La storia politica di tutti e 2 è molto distante e direi opposta alle radici millantate. Gianni è l' espressione della congregazione affarista romana prima messo a presidiare l' informazione e poi per 3 volte sottosegretario alla presidenza del consiglio sempre nei governi Berlusconi.
Enrico ... cresciuto nei giovani DC è stato piazzato al ministero degli esteri a 27 anni, un boiardo modello, passato da DC-PPI-Margherita-Ulivo-PD
a cui dobbiamo tra l' altro l’approvazione del Pareggio di Bilancio costituzionale.
Riporto la definizione di un fratello :
"Enrico Letta, un Para-Massone diligente, mediocre, subalterno e servizievole, all’Obbedienza dei circuiti massonici sovranazionali più reazionari e antidemocratici" (G. Magaldi)


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pietro ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 18:01
lemond ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 16:13 c'era un uomo da tener d'occhio: giovane, ma già maturo e gli occhi, di un grigio quasi bianco, avevano lampeggiato alla vista del liquido vermiglio sparso dalla prima vittima. Mario era certo di non aver mai incontrato prima quel giovane e si domandò chi fosse colui che sembrava l'incarnazione di Apòllo. :dubbio:
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aitutaki1 ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 18:55 Mi pare grave,
anche non seguendo la politica il patto della crostata di cui ti accludo la definizione neutra della Treccani (essendo un tema sensibile e facile da colorare ideologicamente) è quello grazie al quale siamo nella disastrosa situazione attuale socio economica oltre ad un parlamento di nominati votati da nessuno ma eletti con la lista bloccata. Svoltosi appunto a Roma in casa Letta* nel 1997 :
È molto probabile che ti paia bene, però è così: i giornali non li leggo dal 1971, i TG da prima e l'unica (o quasi) mia fonte era Radio Radicale, poi smisi anche con quella. Del Berluska ho sentito parlare per motivi inerenti al Milan e per qualcosa che ho letto qui. :) P.S. IL patto dell crostata, ripeto, non l'avevo mai sentito! :)


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