Storia

Dove discutere di altri sport e di tutto il resto
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXVIII

Silla si accorse che Dalmatica aveva l'aria deperita e, poiché aveva deciso che la figlia di lei (Emilia) avesse dovuto divorziare da Glabrio e sposare Pompeo, in un primo tempo aveva creduto che potesse essere questa la causa del malcontento della moglie, ma poi decise di chiedere e infatti il motivo era ben diverso: era incinta di cinque mesi e ormai era tardi per abortire, la cosa più sensata da fare per una donna della sua età. Vennero a visitarla variate esperte e levatrici e tutte convennero che era molto deperita, ma forse, aggiungevano, con l'avanzare della gravidanza il bambino si sarebbe stabilizzato nell'utero e lei si sarebbe sentita meglio. Questo confortò Silla, il quale poté così dedicarsi alla festa che aveva programmato per il giorno dedicato a Ercole Invitto e al matrimonio di Emilia e Pompeo: aveva fatto predisporre cinquemila tavoli, ognuno dei quali carico di leccornie sufficienti a sodisfare cento cittadini affamati.
Già due giorni prima era quasi tutto pronto, perché il dictator non voleva nessun genere di intoppo!
Ma poi un inconveniente arrivò e non aveva a che vedere (o almeno così sembrò) con la festa pubblica, riguardava Dalmatica e la notizia gli fu riferita dalla figlia Emilia: "Perde sangue e forse abortirà, ma è anche in pericolo di vita!"
Silla mandò a chiamare il suo medico personale, perché a quel punto non si fidava più delle levatrici e costui dette tutt'altra diagnosi e cioè che temeva che non ci fosse nessun bambino e, con il permesso di Silla, avrebbe voluto ascoltare qualche altro parere.
Ma forse non ce n'era nemmeno bisogno, perché nella stanza, pur ariosa, di Dalmatica c'era un lezzo di putrefazione che indicava chiaramente che ciò che gonfiava il ventre di Dalmatica non era un bambino! :grr:


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXIX

Il giorno che precedeva le idi di sestile (il mese che sarebbe stato poi chiamato agosto) Silla indossò la Corona d'erba e le insegne trionfali per sacrificare una giovenca a Ercole Invitto, ma sul più bello della cerimonia, apparve un cane che profanò il tutto. Gli officianti sbiancarono in volto e dovettero abbandonare il Foro Boario per andare a lavarsi di ogni impurità che l'ingresso del cane aveva gettato loro addosso!
Impuro, impuro, impuro! Silla continuava a ripetersi questa parola, mentre correva verso casa e conscio che in questo modo aveva ormai perso il favore della Dea Fortuna!
Poi gli venne all'improvviso l'idea che Ercole Invitto era un dio per i soli uomini e si era adirato con lui perché l'offerente principale aveva ignorato l'impurità che si nascondeva nel ventre della moglie e quindi il solo modo di rimediare era non aver più rapporti con lei! Fu così che, agli ordini del Pontefice Massimo otto robusti portatori di lettiga prelevarono Dalmatica dalla casa di Silla per sistemarla nel Tempio di Giunone Sospita, dove morì di lì a poco, assistita da Cornelia Silla e da Metello Pio.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXX

In quell'anno Silla rivoltò quasi tutta la costituzione romana, dando quasi tutti i poteri al Senato, togliendoli all'Assemblea della Plebe e secondo gli estimatori aveva reintrodotto gli antichi valori e le vecchie usanze.
Ma forse, ipotizzò Perpenna: "È troppo tardi per una simile rivoluzione, perché buona parte di ciò che ha abolito o cambiato ci ha accompagnata da così tanto tempo da entrare a far parte del mos maiorum."
- Sì, le limitazioni alla Plebe è stata accolta con ostilità, disse Lepido e, hai ragione, non può durare. -
Uno dei più entusiasti del dictator era invece Gneo Pompeo Magnus e tanto più da quando gli aveva fatto l'onore di dargli la figliastra in sposa. Sapeva bene di esserne più che degno, ma se un uomo come Silla la pensava allo stesso modo, rafforzava ancor più l'autostima che Magnus aveva. ;)
Pompeo aveva deciso di restar fuori dal Senato, ma non aveva nessuna intenzione di essere escluso dalla cerchia del dictator e anzi fantasticava che, grazie al favore di Silla, poteva diventare l'unico eroe militare della storia della Repubblica ad aver ottenuto la carica di proconsole, senza essere stato senatore. Tutti dicevano che era impossibile e ridevano di lui, ma ...
Il bambino di Emilia Scaua e dell'ex marito Glabrio avrebbe dovuto nascere i primi di dicembre, ma verso la fine di ottobre la giovane donna ebbe un travaglio prematuro e terribile; il neonato morì l'indomani della nascita e la madre non gli sopravvisse. Le due morti sconvolsero Pompeo, tanto che tentò addirittura di buttarsi sulla pira funeraria della moglie; nessuno, nemmeno lui, sapeva con esattezza se quel gesto fosse stato sincero (almeno in parte), l'unica cosa certa era che la dea Fortuna aveva favorito il Macellaio bambino con l'inestimabile dono della figlia di Scauro e poi glielo aveva tolto di sotto il naso, prima che potesse goderselo.
Pianse sconsolatamente, la seconda volta in poco tempo a causa di una morte improvvisa: prima suo padre e ora Emilia Scaura, per un uomo nato nel Piceno, c'era un'unica possibilità: tornare a casa!


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXXI

Durante le Calende di dicembre Silla annunciò i nomi dei magistrati per l'anno successivo e lui stesso sarebbe stato console anziano, con accanto il Porcellino (finalmente la sua fedeltà era stata premiata), dopo di che giunse il momento di dare inizio al compito più impegnativo: la distribuzione delle terre ai veterani. Doveva smobilitare in due anni 120.000 uomini e sarebbe stato un lavoro immane, ma fu realizzato meticolosamente.
Cominciò dalle terre confiscate in Etruria, nelle zone intorno a Volterra e a Fiesole. I veterani non furono concentrati in enclaves, ma sparsi da per tutto, ritenedo così di contenere ogni possibile ribellione. Ma questa strategia si rivelò un errore, perché Volterra chiuse subito le porte, dopo aver linciato molti veterani! Il tentativo di rimprenderla fallì e dopo tre mesi di assedio, Silla capì che sarebbe stato inutile mantenere le truppe colà e cambiò idea sul collamento dei veterani nelle nuove terre: le altre colonie che istituì erano nuclei compatti di ex miliatri in gradio di unirsi per affrontare l'eventuale opposizione locale. Provò anche un esperimento oltre mare: in Corsica, dove stabilì due colonie per eliminare la maledizione locale: il banditismo. Vana speranza!
I nuovi tribunali, voluti dal dictator all'aperto e non più nelle assemblee costituirono un'arena perfetta per la nuova stella del Foro: Marco Tullio Cicerone; Quinto Ortensio, il grande di prima, impiegò molto tempo a condensare la propria eloquenza per l'intima atmosfera di quei nuovi luoghi e lo scontro che ebbero il giovane e il vecchio sul caso Dolabella e la vittoria del primo lo avviò a una carriera forense senza eguali.
Ma particolarmente interessante fu un caso di parricidio che nessuno voleva prendere: Sesto Roscio il giovane. Chiunque si fosse assunto la difesa avrebbe dovuto attaccare il sistema di proscrizioni di Silla, perché le cose stavano così:
- Il padre di Roscio era favolosamente ricco e aveva un unico figlio, ma c'erano anche due cugini. Il vecchio Roscio venne a Roma (da Armeria) e fu assassinato; nessuno sa chi fu a ucciderlo. La notizia giunse ad Armeria tramite un agente dei cugini il quale, però, non disse nulla al figlio, ma solo ai suoi patroni, i quali cominciaro a tramare per sgraffignare le proprietà dello zio. Andarono a Volterra e ottennero un colloquio con Crisogono (il braccio destro di Silla) il quale, dietrola promessa di una somma enorme, si dichiarò disposto a inserire il vecchio Roscio su una vecchia lista di proscrizione, all'insaputa di Silla. Per un certo tutto filò liscio e i due cugini e Crisogono si spartirono le proprietà del vecchio, ma poi il figlio cominciò a parlare, sostenuto da tutti (o quasi) gli abitanti di Almeria e allora i cugini decisero che era meglio costruire false prove e accusare Roscio il giovane di parricidio, convinti che nessun avvocato sarebbe stato disposto a difenderlo, perché, come detto, si sarebbe dovuto tirare in causa le proscrizioni! -
Ho capito, rispose Cicerone, e so come fare e sono sicuro che Silla mi ringrazierà. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXXII

La causa di parricidio di Sesto Roscio provocò enorme scalpore e già nella sua actio prima Cicerone mise bene in chiaro che il principale argomento di difesa sarebbe stata la corruzione, che stava dietro al sistema delle proscrizioni di Silla!
E l'ultimo giorno di discussione, all'atto dell'arringa finale di Cicerone, era presente proprio Lucio Cornelio Silla.
La presenza del dictator non turbò affatto il giovane avvocato, anzi, lo stimolò a raggiungere punte impensabili di eloquenza e di spirito. ;)
"Esistono tre colpevoli in questo terribile caso: i due cugini sono sono colpevoli ovvi, ma in realtà secondari, perché i loro crimini non sarebbero potuti essere commessi, senza le proscrizioni o meglio senza Lucio Cornelio Crisogono! Ma chi è esattamente costui (alla lettera generato nell'oro), lasciate che ve lo riveli: è l'amministratore delle proscrizioni che questo Grande Uomo, che oggi è qui con noi, acquistò come schiavo per nominarlo intendente e in quel compito fu eccellente, a tal punto da diventare liberto. Ma poi, che cosa fece Crisogono? Continuò ovviamente a mostrare la sorridente e ossequiosa faccia al suo principale, ma si dedicò anche (furtivamente) ad attuare vendette personali, abusando in tal modo della fiducia del suo benefattore, per inserire nelle liste il nome di questa o di quella persona dei cui beni bramava impadronirsi. Ma come fu bravo qual falsario e come riuscì a comprire sempre (o quasi) le proprie tracce!" :grr:
A questo punto Cicerone singhiozzò senza ritegno, si torse le mani, si piegò in due in un parossismo di dolore: - Oh, non posso guardarti negli occhi, Lucio Cornelio Silla! Che debba essere proprio io, un uomo umile della campagna laziale, un provinciale, uno zotico, a sollevarti il velo dagli occhi e che te li debba aprire al ... non so proprio quale aggettivo usare per descrivere il più perfido dei tradimenti, oh come vorrei che tale compito fosse toccato adf altri e non a me! -
Dopo l'assoluzione di Sesto Roscio, Silla si presentò da Cicerone, per dirgli che sarebbe stato un ottimo attore e che quel giorno aveva assistito a uno stupendo spettacolo teatrale, inoltre era da tempo che intendeva liberarsi di Crisogono, non essendo proprio una scemo integrale, qualcosa aveva capito!
L'indomani Lucio Cornelio Crisogono, cittadino romano della tribù Cornelia, fu lanciato a testa ingiù dalla Rupe Tarpea, perché Silla gli volle risparmiare la privazione della cittadinanza e la morte per crocifissione! E da quel giorno Cicerone diventò un eroe: nessuno prima di lui aveva attaccato le proscrizioni e ... aveva vinto. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXXIII

Gaio Giulio Cesare partì per l'Oriente un mese prima di compiere 19 anni, accompagnato da due nuovi servi e da Burgundo. Andò via terra, percorrendo ottocento miglia lungo la via Egnazia, da Apollonia (nella Macedona occidentale) a Gallipoli sull'Ellesponto. Al flamen vialis era poibito viaggiare e quindi fino allora aveva potuto farlo solo con l'immaginazione; ora si stava accorgendo che la realtà era molto più interessante.
Gli piaceva discorrere con tutti: pastori, mercanti, mercenari; parlava il purissimo greco dell'Attica, ma anche molte altre lingue, imparate da piccolo nella Suburra. La cosa più strana per chi lo incontrava era che i servi avevano ottime cavalcature, mentre lui era in sella a "Orecchie Flosce" (un mulo). :dubbio: E questo disturbava non poco Cesare, perché il suo punto più debole è che voleva far sempre "bella figura", addirittura abbagliare il mondo, cosa un po' difficile in groppa a un mulo! :x
A Gallipoli anche Cesare s'imbarcò, per coprire l'ultima tappa fino a Pergamo.
Nella Provincia d'Asia c'era stata la rivolta di Mitilene contro le nuove tasse che il dictator aveva imposto e subito Roma l'aveva cinta d'assedio, consapevole che se la città fosse stata in grado di resistere, avrebbe avuto un seguito negli stati insulari come Lesbo e Chio, che erano molto prosperi sotto Mitridate.
Il governatore, Marco MInucio Termo ordinò a Cesare di andare da re Nicomede di Bitinia per radunare una flotta e metterla a disposizione di Lucullo, che dirigeva l'assedio, aggiungendo che gli sarebbe voluto, di sicuro, un'eternità. :x
"Beh, perché non mi dici la data ideale in cui vorresti ricevere la flotta? In questo modo mi impegno fin da ora a consegnartela in quel giorno preciso!"
Termo rimase a bocca aperta, colpito da tanta arroganza, che corrispondeva a quanto gli aveva peraltro scritto Silla, ma decise di dargli corda: - Consegna la flotta sulla costa anatolica entro le Calende di Novembre. Potremmo così bloccare i porti prima dell'inverno e rendere la vita difficile al nemico. Servono 40 navi, di cui almeno la metà triremi pontate o navi più grandi. Ritengo mio dovere avvertirti che se ti presenterai in ritardo o se la flotta non sarà completa, dovrò segnalarlo in negativo nel rapporto che invierò a Roma. -
"Mi sembra giusto", osservò Cesare con aria imperturbabile. E aggiunse: "Parto oggi stesso per la Bitinia!"


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXXIV

Cesare da prima si diresse verso Prusa, ma il re non c'era e quindi proseguì per Nicomedia. Fu accolto alla porta del palazzo da un intendente incredibilmente effeminato, di età indefinita, il quale non sapeva se il romano avrebbe ottenuto subito udienza dal re. Cosa che invece accadde.
"Si può sapere chi sei?"
- MI chiamo Cesare e sono tribuno militare di prima nomina agli ordini di Marco Minucio Termo, governatore e sono in missione ufficiale. -
"Perché Termo non mi ha avvertito?"
- Viaggio più in fretta dei corrieri. -
"Che cosa sei venuto a fare?"
- Per radunare una flotta: voglio 40 navi, di cui la metà grandi, tutte ancorate in un porto a tua scelta, entro la metà di ottobre! -
"Ti darò quel che potrò, ma tu devi chiedere non ordinare!"
- Mio caro re Nicomede, tu sei al potere solo perché Roma ti ha rimesso sul trono, ma sai benissimo che Mitridate è ben lungi dall'essere finito e, se tu non assecondi le richieste (non le preghiere) Mitridate avanzerà pesantemente lungo il sentiero e Roma verrà dalla direzione opposta, mentre tu, povero topolino, rimarrai schiacciato dalle zampe di un elefante o da quelle dell'altro! -
Il re capì subito che con Cesare si doveva andare d'accordo e chiese di quale famiglia fosse chi, come cognome portava quello di "bella chioma"?
- Sono un Giulio e questo significa che discendo da Enea e poi da Ascanio, che noi romani chiamiamo Iulio, il quale secondo alcuni aveva per madre Creusa, ma è più probabile che invece fosse figlio di Lavinia.
Iulio fondò la città di Alba Longa e su di essa regnò sempre la stirpe nostra, finché non si arrese al re di Roma, Servio Tullio e andammo a vivere nell'Urbe, come eminenti cittadini. E lo siamo ancora, come dimostra il fatto che siamo, per diritto ereditario, sacerdoti di Giove Laziale, di gran lunga più antico di Giove Ottimo Massimo. -
"Ma se i Giulii sono tanto illustri, perché non hanno svolto un ruolo più importante nei secoli della Repubblica?"
- Denaro! Rispose, laconicamente Cesare. -
"Ecco, appunto il denaro e proprio per questo non posso darti una flotta che non ho, la Bitinia è allo sfascio!"
- Allora perché perdi tempo, andiamo subito al porto a conoscere la situazione e ripeto, oggi, non domani, perché non vorrei veder spuntare Mitridate sopra la collina! -
"Domani non vedremo nessuno, perché il re del Ponto è andato nella Colchide e due terzi dei suoi soldati sono morti."
- A Roma non ne sanno nulla. -
" È successo da poco e non ho avuto ancora il tempo di informarvi, ma come vedi, Cesare, non c'è nessun elefante." :)
- Ti sbagli Nicomede, c'è un elefante che si sta facendo ancora più grande e si chiama Roma! -
Il re non riuscì a trattenersi dal ridere e poté solo dire: "Mi arrendo, avrai la tua flotta!"


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXXV

Il giorno dopo il re accompagnò Cesare al porto, dove si premurò d'indicargli la completa assenza di navi.
"Non terresti mai una flotta qui :D , andiamo subito a Calcèdone a cavallo, perché mio zio acquisito (Gaio Mario) mi consigliava, quando potevo, di andare sempre via terra; se poi avessi dovuto combattere in quella zona, avrei conosciuto il terreno."
Hai troppe qualità, ribattè il re e non vorrei essere al tuo posto, perché esse comportano anche gelosia e invidia da parte di molti, avrai nemici da per tutto e difficilmente potrai credere a qualcuno!
Al molo di Calcèdone c'era una piccola flotta, non basta, disse Nicomede, ma posso noleggiare le altre.
"E da chi? Se nell'Egeo ci fossero navi, credo che Termo le vrebbe già confiscate."
- Ma non le noleggerò certo nell'Egeo, bensì in Paflagonia e nel Ponto. -
"Vuoi dire che Mitridate sarebbe disposto a noleggiare navi al suo nemico?"
-Perché no? In questo momento sono tutte all'àncora e gli costano bei quattrini! -
"Perciò bloccheremo il porto di Mitilene con navi appartenenti al regno con il quale Mitilene stessa vuole allearsi? Pazzesco!"
... - Bene, è tutto sistemato, lo informò il re sei giorni dopo, la flotta sarà nel porto di Abido il 15 ottobre, come volevi e naturalmente passerai da me questo periodo di attesa. -
In quei sessanta giorni Cesare fece diverse puntate in varie località dell'Asia e Nicomede era accolto ovunque con manifestazioni di simpatia, però nessuno approvava di vederlo in ottimi rapporti con un romano e, in molti, addirittura lo consideravano il suo amante. Allora Cesare decise di prendere "il toro per le corna", chiese quale fosse la più celebre cortigiana di Bisanzio e fece sesso con lei fino a farla urlare. L'espediente funzionò senza dover offendere Nicomede, il cui attaccamento per il giovane romano fu considerato per ciò che in effetti era: una passione senza speranza.
Dieci giorni prima delle Calende di novembre la flotta di 40 navi salpò dall'Ellesponto, il tempo si mantenne buono, per cui giunse sei giorni prima del previsto davanti alla punta settentrionale di Lesbo e Cesare rifletté sul da farsi, perché non aveva nessuna voglia di arrivare a destinazione prima delle Calende di novembre e: "Stasera getteremo l'àncora nella prima insenatura riparata di Lesbo e domani salirò su un'unità leggera per raggiungere l'esercito; è inutile spostare l'intiera flotta finché non saprò dove vuole ancorarla il comandante."


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXXVI

L'indomani Cesare trovò il comandante (era Lucullo, Termo si trovava ancora a Pergamo), il quale lo guardò con le sopracciglia corrugate: "Che cosa vuoi? Ho da fare.
- Ho qui la tua flotta, Lucio Licinio, quella che il Governatore mi ha detto di chiedere alla Bitinia. -
"Santi numi, questa sì che è una buona notizia! Non sapevo che Termo avesse mandato due tribuni in Bitinia, perché tu non sarai mica quello che è partito alla fine di Quintile?"
-Sì, sono proprio quello.-
"Se hai già messo insieme una flotta, significa che Re Nicomede ti ha dato solo delle vecchie bagnarole!"
- La flotta è in perfetto ordine. Sono 40 navi e ho constatato personalmente la loro tenuta in mare ed ecco il conto che dovremo pagare a Nicomede.-
Quando Lucullo lesse che Roma avrebbe dovuto sborsare soltanto per il mantenimento e il salario degli equipaggi, si stupì sempre di più e, nel leggendo leggeva negli occhi di Cesare il trionfo, la cosa non gli piacque per niente!
"Conosco quella vecchia sgualdrina imbellettata di Nicomede, disse con voce gelida, certo tu sei molto carino e gli sei piaciuto. Sei stato bravo Cesare, non sono molti i romani che hanno la nobiltà di porre Roma davanti a tutto, anche alla propria castità! Dovremmo chiamarti la bella faccia che ha procurato 40 navi, o sarebbe meglio il bel culo?"
La rabbia travolse Cesare tanto all'improvviso che dovette conficcarsi le unghie nel palmo delle mani, per non prenderlo a schiaffi, però gli rivolse uno sguardo con occhi talmente sgranati, che Lucullo impallidì. Se avesse saputo dove andare, sarebbe scappato.
-L'accusa che mi hai mosso è quella a cui solo le donne hanno bisogno di ricorrere, perché loro non hanno altre armi che i loro cunni per ottenere ciò che vogliono! Il giorno in cui dovrò ricorrere al sesso per ottenere i miei fini sarò lo stesso che mi squarcerò il ventre con la mia stessa spada! Tu, Lucio Licinio Lucullo hai un nome che, paragonato al mio, è meno che polvere e hai offeso la mia dignitas e non avrò requie finché non avrò lavato questa onta." Dopo di che gli voltò le spalle.
La sola cosa che riuscì a rispondere Lucullo fu di tornare al campo e di non farsi più rivedere da lui!


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXXVII

Burgundo si avvide subito che qualcosa era andato storto, ma fu abbastanza saggio da non farne parola, mentre galoppavano verso l'accampamento permanente intorno alla città assediata.
Per la truppa c'erano innumerevoli file di capanne di legno e per il generale addirittura una casa vera e propria, costruita con mattoni seccati al sole, mentre per gli ufficiali di rango medio un edificio più rustico di mattoni d'argilla.
Da una delle casette provenivono voci e Cesare entrò, esibendo molta più sicurezza di quanto in realtà non provasse e gli altri all'inizio rimasero sconcertati dall'espressione che sembrava alquanto iraconda, poi uno di loro si alzò e gli porse la mano: "Aulo Gabinio", disse e scoppiando a ridere, aggiunse: "Non essere troppo altezzoso, chiunque tu sia; ne abbiamo già abbastanza di tipi del genere!"
Cesare gli prese la mano e si presentò, senza però riuscire a contraccambiare il sorriso: "Sono Gaio Giulio Cesare, tribuno giovane e credo di dover alloggiare qui."
Gabinio gli presentò gli altri e fra questi Marco Calpurnio Bibulo, il più altezzoso di tutti, forse perché era il più piccolo, minuscolo sia di altezza che di corporatura.
Accade ogni tanto che due sconosciuti, incontrandosi, provino al primo sguardo un'antipatia reciproca senza motivo, un sentimento istintivo e incancellabile e fu proprio così fra Cesare e Bibulo! :x
E infatti Bibulo, saputo della flotta avuta da Nicomede, fece le stesse osservazioni di Lucullo e Cesare reagì, più o meno, allo stesso modo:
"Se non fossi più insignificante di una pulce, ti trascinerei fuori e ti schiaccerei la faccia sull'acciottolato. Purtroppo, Pulex, la cosa equivarrebbe ad ammazzarti e non voglio sporcarmi le mani con un essere immondo, ma insignificante come te, basta che tu mi stia alla larga, con codesto morso di pulce!" E lo alzò, con un braccio, fin sopra a un armadio, evitando i calci che l'altro cercava inutilmente di sferrargli. :diavoletto: E poi Cesare uscì.
Il nome di pulex (pulce) ti sta d'incanto, Bibulo, fece Ottavio ridendo. Preferirei chiamarlo podex (ano) ribatté Gabinio, con aria furibonda, che cosa ti è saltato in mente di pronunciare quelle frasi tanto sgarbate!? :muro:
- Fatemi scendere -, implorò Bibulo dall'alto dell'armadio, ma nessuno lo aiutò! In qualche modo riuscì a toccare terra e, mentre andava nella sua stanza, brontolava fra sé: "Non riuscirai mia, mai, mai a liberarti di questa pulce!"


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXXVIII

Lucio Licinio Lucullo scrisse al suo amato Silla che contava di concludere entro la primavera l'assedio di Mitilene grazie alla splendida flotta che Cesare gli aveva procurato, con un semplicissimo mezzo: andando a letto con Nicomede!
Alla fine di marzo giunse da Pergamo Termo e si dichiarò d'accordo con Lucullo per un subitaneo attacco finale; pertanto Lucullo dispose le truppe, tenedo conto di un'antica legge militare, non scritta: se un soldato costituisce una fonte continua di disturbo, basta mandarlo in battaglia in una posizione tala da ... e così Cesare sarebbe morto, senza che Termo (o nessun altro) potesse accorgersene.
Gaio Giulio fu nominato comandante di una coorte speciale, composta dai peggiori elementi che sarebbe dovuta intervenire laddove il nemico opporrà maggiore resistenza, sarebbe stato suo compito rovesciare la situazione a favore di Roma.
"Sei un uomo morto", mormorò Bibulo con aria sodisfatta, quando tornarono agli alloggi.
- Non certo io! - rispose allegramente Cesare, :)
Gabinio, che aveva simpatia per Cesare, era molto preoccupato, soprattutto per il genere di soldati che doveva comandare: tutti esiliati a vita!
- Non mi preoccupo, ho fortuna, oltre che talento, aspettate e vedrete e non sono inquieto nemmeno per quella piccola pulce, perché è così minuscolo che il nemico non si accorgerà nemmeno dell'esistenza! - :D
L'indomani le sei torri d'assedio erano pronte, ma i difensori si erano resi conto che avevano più possibilità di vincere in una battaglia regolare, per cui aprirono le porte e sessantamila uomini di Mitilene si stavano riversando all'esterno, oltre il muro dell'assedio fatto costruire da Lucullo.
Il generale romano aveva a disposizione 24.000 uomini (contro i 60.000, ma fra costoro c'erano anche civili), ma la cosa importante era che doveva improvvisare una tattica, perché la strategia considerata da sempre, ormai non poteva più essere usata e decise all'istante di utilizzare la coorte di Cesare e Silio per farne la punta che avrebbe diviso lo schieramento nemico in due!
Silio, il peggior carattere degli esiliati fimbrinai, era però furbo e sparse la voce che Cesare era il nipote di Gaio Mario e che il Grand'Uomo aveva sempre creduto in lui.
Nell'attimo esatto in cui andava fatto, Cesare fece cenno al trombettiere di dare il segnale "lancio dei giavellotti" e poi ... all'attacco: colpire e affondare, colpire e affondare ...
I nemici cadevano uno dietro l'altro, ma l'avanzata li aveva tagliati fuori dal resto dell'esercito e quindi dovevano far quadrato e resistere fino a che non fossero arrivati i rinforzi, ma dovevano avvisare gli altri che stavano tenendo la posizione, come era stato loro ordinato e così Cesare salì sopra gli scudi di quattro soldati che li tenevano sulla testa e agitò lo stendardo della coorte. Il quadrato resistette e si indirizzò verso la porta sbarrata della città e ivi, al suo riparo, si fermarono, rivolti verso il lontano muro romano, esultando. Adesso niente li avrebbe stanati da lì! :D
Niente li stanò, infatti e un'ora circa prima del tramonto Mitilene si arrese.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XXXIX

Alcuni giorni dopo il centurione pilus prior Marco Silio andò da Lucullo e Termo per giurare che Cesare gli aveva salvato la vita in battaglia e matenuto la posizione fino alla vittoria finale, il che aveva salvato la coorte da annientamento sicuro!
"Se si fosse trattato di un'intiera legione, disse Termo, ti sarebbe spettata la Corona d'Erba, ma hai comandato solo una coorte e quindi il massimo che Roma può darti è la corona civica, però con essa, secondo le nuove leggi di Silla, ti sei guadagnato di nuovo un posto in Senato."
Dipoi Cesare ebbe un'altra grande sodisfazione da ciò che gli disse Silio: "Sei un vero soldato, bel ragazzino, non ne ho mai visto uno migliore!"
Solo Bibulo ebbe qualcosa da dire in contrario: "Avrei dovuto aspettarmelo, non hai fatto niente che chiunque avrebbe potuto, tu hai avuto solo la fortuna di essere lì!"
Cesare si limitò a ridere e fu Gabinio a protestare, ma subito Cesare gli consigliò di non lasciarsi infastidire dalla pulce e poi vedrai che avrà ragione e la fortuna di Cesare diventerà proverbiale. :D
Solo una parentesi: a Roma, Pompeo era rimasto vedovo, mentre Silla si era risposato con Valeria Messala e subito dopo la cerimonia Silla aveva assicurato il giovane piceno che avrebbe pensato a un nuovo matrimonio anche per lui, subito dopo la "luna di miele".
Per Gaio Giulio Cesare il ritorno dalla Provincia d'Asia era stato una specie di trionfo, ma Silla, nell'udienza che gli concesse, cercò di farlo rimanere con i "piedi per terra", perché vedeva che la ricerca della perfezione lo avrebbe logorato: "Ogni volta che non riuscirai a fare qualcosa come si deve, ti odierai!" Poi però gli fece un regalo graditissimo: un bellisimo stallone sauro, con l'autorizzazione a lasciar perdere il mulo, ma doveva stare attento, perché non era perfetto, ogni zoccolo era diviso in due, come quello delle mucche.
Nel vederlo, Cesare capì che non poteva cavalcarlo molto, senza ferri, ma lo avrebbe utilizzato in tutte le battaglie e fatto fecondare tutte le giumente di Boville e poi , secondo me, "questo cavallo mi porterà fortuna", disse a Lucio Decumio. :)
Quando entrò per la prima volta al Senato (non da flamen dialis) Cesare si accorse di scrutare ogni volto alla ricerca di una pur minima traccia di sarcasmo o di disprezzo e attraversare l'aula fu una vera tortura e stava per sedersi in ultima fila (fra i pedarii) se non che Silla gli gridò di prendere posto nella fila di mezzo, dove si trovavano tutti gli eroi di guerra. Echeggiò qualche risatina, forse solo gentili, ma Cesare le prese come segno di derisione!
Tornato a casa, con l'animo in subbuglio, fu subito affrontato da Aurelia, che volle sapere il motivo di quel turbamento e subito dopo gli disse che doveva semplicemente ignorare quell'ingiuria, perché altrimenti, se ne parli, ti devi mettere sulla difensiva e così gli altri penseranno che è una cosa seria! Perciò, ripeto, "dovrai ignorarla per il resto della vita e, per lo meno è meglio che ti sia capitato a vent'anni, perché a trenta un uomo stenterebbe molto di più a lottare contro un'accusa del genere.Ma soprattutto "ti consiglio di non fare il cascamorto solo con le donne plebee, ma alza il tiro e scegli di sedurre le mogli degli uomini più importanti di Roma, devi combattere il fuoco con il fuoco e che i tuoi amori diventino di dominio pubblico, e scegli sempre una donna, dopo esserti assicurato che il marito sia uno sciocco."
Oh, pensò Cesare, non vedo l'ora che Luccullo si sposi e anche ... BIbulo. :diavoletto:


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XL

Il giorno dopo Cesare andò con sua madre dall'adorata zia Iulia che, grazie ai 100 talenti che Silla le aveva permesso di conservare, aveva potuto stabilirsi in una gradevole casa, nella quale poteva permettersi di ospitare la nuora, Mucia terza. Certo, ben poca cosa, rispetto a prima.
Iulia li aveva convocati, perché aveva ricevuto una lettera di Silla nella quale ordinava a Mucia di risposarsi, il che potrebbe anche andar bene, se lui fa una legge ad hoc per contravvenire a quella generale che le vedove dei proscritti non possono contrarre un nuovo matrimonio, però la lettera non dice chi sarà il nuovo marito e soprattutto se lei avrà voce in capitolo?
Dato che sono paterfamilias, scriverò a Silla, disse Cesare, ma proprio in quel momento l'intendente annunciò che c'era un visitatore che aveva chiesto di vedere espressamente Mucia e costui era Gneo Pompeo Magnus.
"L'eventuale marito, suppongo." borbottò Cesare e poi aggiunse "Fallo passare."
Pompeo era al settimo cielo, pensando alla fortuna che Silla gli regalava: la figlia del Pontefice Massimo Scevola e della sorella di Crasso Oratore e imparentata anche con i prestigiosi Cecilii Metelli, il che significava che i suoi figli sarebbero diventati diretti parenti delle famiglie più importanti. E quando entrò nella stanza non guardò nemmeno minimamente gli altri presenti, andò da Mucia e prese fra le sue, la mano inerte di lei e: "Silla mi ha detto che mi sposerai" mettendo in mostra i denti candidi e i brillanti occhi azzurri.
Cesare, seduto in un angolo, osservava per la prima volta Pompeo; d'aspetto non sembrava un vero romano, perché dal naso camuso e la faccia larga traspariva l'impronta di un nativo del Piceno; quando parlava, poi, la totale mancanza di sagacia era impressionante. Macellaio bambino, un soprannome perfetto!
Però si rese anche conto che a Mucia, il nobile Piceno era piaciuto molto e di lui parlò con la madre, mentre tornavano: "Quel Pompeo non mi sembra particolarmente acuto, ti pare? E quante arie si dava? Ma sono contento di averlo conosciuto, perché mi ha fatto capire come le maldicenze sul mio conto si potranno dimostrare una cosa buona."
- Cosa intendi dire? -
"Finora le circostanze gli hanno fatto avere un'opinione di sé estremamente alta e, dopo che ha ottenuto anche un moglie al di sopra di ogni aspettativa, è convinto che andrà sempre così, ma quando le cose cominceranno ad andargli storte, lui troverà intollerabile la lezione, mentre io ho già ricevuto la mia."
"Vero, rispose Aurelia, ma finché Silla non avrà abbandonato il potere, ti conviene star lontano da Roma, perché altrimenti ci sarà sempre il rischio che tu ne debba ricevere un'altra!" :(


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XLI

"Dovrai andare in Spagna" disse Silla a Metello Pio, perché Quinto Sertorio si sta impadronendo di tutto il Paese e addirittura minaccia la Spagna Ulteriore, costui è pericoloso come Gaio Mario, ti darò otto legioni per governare quella parte della Spagna. E per la parte Citeriore darò sei legioni a Marco Domizio Calvino, dovrebbero bastare. Intanto io mi ritirerò il prossimo Quintile, senza più occuparmi di politica, ma solo del mio piacere, non sarà un periodo lungo, ma me lo voglio godere attimo per attimo.
In effetti Silla aveva terminato il lavoro, fatto quello che poteva/voleva attraverso un ampio programma legislativo che copriva ogni aspetto della vita pubblica e anche buona parte di quella che prima era stata considerata privata (ad es, impedimento alle donne adultere di risposarsi!).
E alle calende del nuovo anno Silla annunciò quel che aveva detto al Porcellino: "qualcuno potrebbe stupirsi che un uomo potente come sono, sia tanto sciocco da ritirarsi, ma confermo che rinuncerò alla carica di dictator dopo le elezioni, il che significa che i magistrati dell'anno prossimo saranno gli ultimi scelti da me."
- Sta menando il can per l'aia - ovvervò Catulo. "Perché non ha niente da dire" osservò Ortensio, però comincio a credere davvero che a Quintile si ritirerà."
Tutto sembrava andare secondo i desideri di Silla, ma proprio in quel giorno giunse una brutta notizia da Alessandria e cioè che il re amico/succubo di Roma, Tolomeo Alessandro era stato fatto a pezzettini dai cittadini, esattamente dopo diciannove giorni dall'inizio del suo regno. Silla gli aveva fatto fare testamento che nominava Roma sua erede, nel caso non avesse avuto figli illegittimi, ma al momento con 14 legioni in Spagna, non poteva far valere quel diritto e quindi l'Egitto si trovava, al momento con i re che avevano voluto Mitridate e Tigrane. L'unica notizia buona al momento è che i legati di Silla erano tornati indietro con duemila talenti d'oro, altra parte del testamento del faraone.
L'Oriente continuava a preoccupare Roma, dopo che Silla era ritornato in patria senza aver soggiogato completamente Mitridate e Tigrane e dentro di sé pensava che i suoi successori avrebbero avuto una bella gatta da pelare con codesti re, che stavano rialzando la cresta! :x


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XLII

Varrone, dopo che gli aveva trovato l'unguento per lenire i pruriti di Silla, andava ogni settimana a trovarlo, perché il dictator gli si era affezionato e lui non voleva certo recargli offesa, ignorandolo. In una di queste visite parlò delle future nozze di Marco Tullio Cicerone con Terenzia, vale a dire un homo novus con una delle più ricche patrizie di Roma, ma anche fra le più bisbetiche, tant'è che fino allora aveva rifiutato tutti gli uomini che i parenti le presentavano. Aggiunse che Cicerone era un secondo Icaro, vuole volare dritto fino al regno del sole, pur non avendo il becco d'un quattrino!
"Deve esserci qualcosa nell'aria di Arpino, che fa nascere tipi come lui e Mario, (osservò Silla) meno male che quest'altro Uomo Nuovo non ha una vocazione militare!"
Cambiando discorso, Varrone gli annunciò che presto sarebbe tornato Pompeo a Roma e, se lui avesse voluto, sarebbe volentieri passato a trovarlo.
"Non sono mai troppo impegnato per vedere Magnus." :)
E Pompeo si presentò puntuale da Silla e, a differenza di quasi tutti, senza alcun timore; ma non era venuto solo per salutare: "Mi dici Silla se la legge che il senato può scegliere un comandante militare fuori dai suoi ranghi, può applicarsi anche a me?
"Potrebbe"
Pompeo si ritenne sodisfatto e chiese chi fossero i prossimi consoli scelti.
"Catulo senz'altro e poi ... Lepido, credo"
- E perché Lepido, che non ti ha nascosto la sua disapprovazione? -
"Me ne sarò andato prima che assuma l'incarico e Lepido è uno che mira in alto, penso che sia meglio nominarlo finché sono ancora vivo."
Il colloquio finì lì e Pompeo s'immerse in pensieri profondi: prima di tutto doveva avere a disposizione una corrente che l'appoggiasse all'interno del Senato e poi (o prima) trovare un gruppo di persone disposte, dietro pagamento, a tramare in attività clandestine: avrebbe cominciato da Filippo.
Lucio Marcio Filippo quante volte aveva voltato mentalmente gabbana? Solo lui poteva saperlo, ma quello che era a conoscenza di tutti e che non aveva un soldo!
"Vorrei contribuire ad aumentare i tuoi redditi, impegnandomi a donarti un milione di sesterzi all'anno, se, naturalmente, saprai guadagnarteli? Vale a dire creare una fazione pro-Gneo Pompeo Magno in Senato, abbastanza potente da farmi avere quello che voglio, quando ..."
- Perché non entri in Senato e non lo fai da solo? Ti costerebbe meno" -
"Mi rifiuto di far parte del Senato e poi è molto meglio agire dietro le quinte, perché così non dovrò dimostrare che nei miei incarichi non avrò altro interesse, se non quello di un vero cavaliere-patriota romano!"
- Tra i pedarii ci sono molti senatori squattrinati e quelli costano poco, ma sarà necessario comprare anche qualche esperto oratore delle prime file, oltre a molti delle file di mezzo. Ah, ma soprattutto c'è un uomo di cui non si può fare a meno: Cetego. Tasterò il terreno e scoprirò che cosa vuole.-
Due giorni dopo Pompeo ricevette un biglietto da Filippo: "Dagli Precia e sarà tuo"
Pompeò bruciò il biglietto, fremendo di rabbia, doveva sottostare all'umiliazione di diventare ruffiano, oltre che protettore, di Cetego! :x


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XLIII

Pompeo chiese consiglio alla moglie su come doveva comportarsi a proposito della sua ex amante Precia, perché di Mucia terza il nostro ammirava la sapienza politica, oltre che ...
"Capisco in quale situazione difficile ti trovi, Magnus e il parere che posso darti è di smettere di preoccuparti di come potresti apparire, devi andare da Precia e chiedele se è disposta a avere una relazione con Cetego."
Quando le annunciarono la visita di Pompeo, Precia non commise l'errore di presumere che fosse venuto per riprendere i vecchi rapporti e infatti, dopo le solite formalità, Magnus le disse di essere un messaggero di un altro e cioè Cetego. Avrebbe potuto sbrigare da sé la faccenda, ma si diverte a coinvolgere me! "Che cosa mi rispondi?"
- In altre circostanze mi sarebbe piaciuto dire di no, ma la verità che in questo momento mi annoio e Cetego è un pezzo grosso al Senato e mi piace stare con le persone influenti e questo mi darà modo di acquistare un nuovo tipo di potere: chi cercherà i favori di Cetego, per ottenerli forse dovrà coltivare me, molto piacevole. :)
A primavere arrivò a Roma la notizia che Nola, dopo dodici anni di assedi vari, si era arresa e Silla la interpretò come segno del destino: il luogo dove aveva avuto la Corona d'Erba sarebbe stato annientato e così lui si sarebbe ritirato con la fama di uomo fortunato intatta e si apprestò a vivere intensamente il mese di Quintile, data dell'addio e delle ultime farsesche elezioni.
Catulo apprese con grande dispiacere che sarebbe stato nominato console giovane, mentre il primo console era Lepido!
E, all'indomani delle elezioni curuli, Silla si recò al Campo marzio, dove sovrintese all'abrogazione della legge di Flacco, Princeps Senatus, con la quale era stato nominato dictator e tornò a casa come un cittadino privato, spoglio (appunto) dell'imperium e dell'auctoritas ufficiale. Però, aggiunse che avrebbe gradito che alcuni amici lo avessero visto lasciare Roma l'indomani, un'ora dopo l'alba. Naturalmente tutti presero quel desiderio come un ordione! Silla sarebbe stato pericolo fino alla morte.
"Per più di trent'anni, disse a Vatia e Appio Claudio, ho negato la mia natura per amore di Roma, ma da ora vi lascerò a combinare disastri e mi dedicherò soltanto al mio ragazzo" e si voltò per baciare appassionatamente Metrobio.
- Hai visto, disse Filippo a Cetego, ci ha preso tutti in giro, Roma è stata controllata, governata e salvata da una checca, siamo stati imbrogliati da un saltimbaco e come deve ridere di noi! -
Chi non rideva era Valeria, che anzi era disgustata, ma Metrobio le parlò con calore: "Sono stato il suo amante da più tempo di quanto tu abbia visto splendere iul sole, ma la mia presenza non significa che tu non gli sia necessaria, dovrai solo accettare che nella vita di Silla non sei l'unica persona importante."
E fu così che i tre vissero in buon accordo, con Silla che si dedicò a scrivere le memorie: un metaforico assassinio di Gaio Mario, Cinna e Carbone.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XLIV

La vita di Silla trascorreva come quella di uno studioso normale, se non che la salute degradava rapidamente e si rese conto che sarebbe morto presto.
"Ho paura, tanta paura! Non ho mai pensato che sarei morto, anche se è inevitabile e non ci si può sottrarre! Finirà e poi non vedrò, non udrò, non sentirò, nessun pensiero, più niente! Non c'è dolore in questo destino, è il sonno eterno, io Lucio Cornelio Silla, che ero il re non incoronato di Roma, però avevo la Corona d'Erba di Nola, smetterò di esistere, tranne nella mente degli uomini, perché questa è l'unica vera immortaslità. Ho quasi finito le memorie, il che è più che sufficiente affinché i futuri storici possano giudicarmi e altrettanto per "uccidere" Gaio Mario per l'eternità! Lui non ha vissuto abbastanza e non ha potuto scrivere, per cui io vincerò e per me, fra tutte le battaglie, quella sull'Arpinate è la più importante." :diavoletto:
Poi chiamò Lucullo per nominarlo esecutore testamentario e nell'attesa per prima cosa disse che voleva essere il primo Cornelio a essere cremato e non inumato.
Lucullo giunse in tempo per vederlo morire, anche se ormai Silla non parlava più e non era in sé e poi ...
"È stata una morte difficile, così come tutta la vita, disse Metrobio, una morte facile non sarebbe stata in carattere"
E poi andò a trovare Valeria, che non aveva avuto la forza di assistere alla fine. "Me ne andrò subito, le disse, perché ci saranno funerali di Stato e niente dovrà diminuire la sua dignitas, men che meno un attore greco con il culo strausato! Anche se Lucullo mi tollerava facilmente qui a Miseno, è un patrizio da capo ai piedi e vedermi ai funerali davanti a tutta Roma, gli farebbe venire il vomito! E tu Valeria che cosa farai? Perché non vieni in Cirenaica con me, metti al mondo tuo figlio e mi farai passare per padre, chiunque sia stato a metterti in cinta in quella notte di bagordi (Lucullo, Sorex, Roscio o io)? Lucullo c'era quella notte (appunto) e sa che Silla non può essere il padre e forse ti denuncerà, perché ha paura di te, sei la sola patrizia romana che potrebbe accusarlo di reiterata pedofilia! Oltre che denunciarti, potrebbe pure farti uccidere!"
Valeria si era innamorata in un certo qual modo di Metrobio, anche se capiva che lui non poteva contraccambiarla, però le voleva molto bene e quindi decise di seguire il consiglio.
Vivere accanto a Metrobio avrebbe forse significato anche soffrire, vedendolo amare altri uomini, ma avrebbe anche avuto una vita famigliare che l'altro, con l'andar del tempo, avrebbe forse apprezzato più delle relazioni occasionali; non aveva soldi, ma i suoi gioielli valevano molto e avrebbero costituito la dote e quindi una sostanziosa riserva per i momenti difficili del futuro, ma intanto la Cirenaica, il rifugio dorato del mondo, sembrava meraviglioso. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XLV

Sulla tomba di Silla fu scritto il seguente epitaffio: Nessun amico migliore - Nessun nemico peggiore

Il funerale si era svolto sotto una tempesta e tutti erano contenti di tornarsene a casa, ma Lucullo si stava preoccupando di dover dire ai parenti che non sapeva proprio dove fosse Valeria Messala, che non era arrivata a Roma! Passò quasi un mese, prima che lo stesso interrompesse le ricerche e si dovesse convincere che l'ultima moglie di Silla era scomparsa, insieme ai suoi gioielli. E la "sentenza" fu: "Derubata e uccisa!"
Lucullo, mentre rifletteva sull'accaduto, capì che la morte di Valeria era stato un grosso colpo di fortuna per lui, perché la moglie di Silla conosceva troppe cose e, se non fosse morta per mano di un ladro, avrebbe dovuito provvedere lui! L'unica cosa che rimpiangeva era la villa di Miseno e con essa la possibilità di poter usufruire di un numero illimitato di ragazzini senza madre!


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XLVI

Nel mese di sestile (agosto) dell'anno 80, Cesare s'imbarcò per l'Oriente, via terra percorreva quasi quaranta miglia al giorno e chi non teneva il passo, restava indietro e ultimo era Eutico, l'intendente di Aurelia che soffriva sempre di dolore alle gambe, a causa del troppo dolce far nulla romano! In ogni modo Eutico sopravvisse e riuscì a percorrere a cavallo anche la mulattiera che dall'Epiro, portava prima a Delfi e poi ad Atene.
Neppure noi romani, osservò Cesare, spostiamo i nostri eserciti lungo questa strada, ma se i soldati ci riuscissero, avremmo un grande vantaggio, perché nessuno lo saprebbe e nemmeno ci crederebbe. ;)
Ad Atene, come gli avevano detto, andò subito a trovare Tito Pomponio Attico, il quale lo invitò a stare da lui. Insieme andarono a cavallo a sud, fino a Corinto e a nord, raggiunsero Tebe e così Cesare poté osservare le rive paludose del lago Orcomeno, dove Silla aveva vinto le due battaglie decisive contro Mitridate ed esplorarono le piste che avevano permesso ai persiani di sconfiggere l'ultima resistenza di Leonida. Dopo di che, ripartì per Nicomedia.
Al palazzo reale l'accorsero a braccia aperte, ma chi gli fece più festa di tutti, fu il cane Silla. :D
A marzo dello stesso anno, il nuovo governatore della Cilicia, Dolabella il giovane, era partito per raggiungere la Provincia con Gaio Verre, come legato anziano e Gaio Publicio Malleolo, questore; viaggiava con loro anche il nuovo governatore della Provincia d'Asia, Gaio Claudio Nerone, patrizio ricco e tutto d'un pezzo.
Gaio Verre era insaziabile nell'accaparrarsi quel che poteva e aveva ampiamente approfittato delle proscrizioni per spogliare i ricchi proprietari e aveva capito che il luogo dove poteva arricchirsi ancora di più era l'Oriente ellenizzato, stracolmo di opera d'arte. Finché del gruppo faceva parte anche Nerone, aveva dovuto contenersi, ma dopo Atene i due governatori si separarono.
Quando arrivò a Delo, Verre rimase estasiato e passava da un tempio all'altro con la bava alla bocca! Dentro il tempio di Apòllo trovò due statue alle quali non poté resistere e, dato che erano piccole, la notte precedente alla partenza, s'introdusse insieme a quattro servi strapparono le statue dai basamenti e le nascosero nella parte della stiva, dov'erano riposti i suoi bagagli.
A causa di un forte vento, la partenza dovette essere rimandata e i sacerdoti di Apòllo arrivarono alla nave, accusando Verre di aver rubato le statue e Dolabella gli ordinò di restituirle, cosa che lui fece, ma si legò la cosa al dito! Ogni volta che gettava l'ancora in qualche porto, Verre scendeva per appropriarsi di opere d'arte e, giunti a Tarso, requisì una villa, dove avrebbe potuto esporre i propri tesori. Per sovrammercato decise che poteva fare a meno di Malleolo e dopo averlo fatto ubriacare e firmare il testamento a suo favore, lo uccise e riferì della morte, con aria triste a Dolabella e sollevò il governatore anche dalla preoccupazione di dover richiedere un nuovo questore, dato che lui aveva già svolto quella funzione. Così gli affari della Cilicia e quindi anche i fondi pubblici, passarono nelle mani di Verre! :muro:
Verso la fine di settembre il proquestore ebbe un'idea luminosa: sia la Bitinia, che la Tracia erano ricche di opere d'arte e così si fece nominare ambasciatore con pieni poteri e alcune lettere di presentazione a Nicomede della Bitinia e a re Sadala della Tracia.
La sua era un'ambasciata formata unicamente da furfanti, lui non poteva nemmeno sopportare che lo accompagnasse una persona onesta!
Prima di arrivare in Bitinia, si fermò a Lampsaco, un attivo porto dell'Ellesponto e subito rivelò di che pasta era fatto anche in campo sessuale e con l'aiuto del segretario Marco Rubrio cercò in ogni modo di stuprare la figlia un anziano etnarca del posto, tal Filodamo. Ne scaturirono tumulti e rimase ucciso un littore di Verre. Subito dopo, non avendo ricevuto aiuto da Nerone, che aveva saputo come erano andate le cose, ordinò al suo diretto "superiore" Dolabella di far giustiziare alcuni abitanti Lampsaco, se non voleva che lui informasse Roma di certe sue perversioni e che stesse pur certo che sarebbe stato creduto!


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XLVII

Quando alla corte di Nicomede si seppe che cosa stava avvenedo a Lampsaco, il re disse a Cesare: "Costui si presenterà qui da me, perché Dolabella l'à nominato ambasciatore e sono certo che il vero scopo della visita è quello di rubare statue e dipinti!"
- Non oserà, finché ci sarò io - lo calmò Cesare. E poi aggiunse che sarebbe potuto andare a Lampsaco, ma solo come privatus, come se mi fossi trovato a passare da quelle aprti. Potrò fornirti un resoconto degli avvenimenti e, se ne avrai motivo, potrai presentare un formale reclamo al Senatus; nel caso testimonierei in tuo favore.
Era la fine di dicembre quando entrò inosservato a Lampsaco, perché tutti erano occupati a veder sbarcare Dolabella e Nerone, i due governatori ricattati da Verre, perché i vizi del primo rischiavano di ricadere anche sul secondo!
Verre pretese da Nerone, che presiedeva il processo, che accettasse lui come querelante, testimone, membro della giuria e ambasciatore di Roma; purtroppo Nerone accettò quella che lui stesso definì una pagliacciata!
Cesare intanto preparò la sua entrata in scena e quando arrivò in Tribunale, vestito con la candida toga, strisciata di porpora e sul capo la corona civica da eroe di guerra, suscitò un gran subbuglio e addirittura obbligò ogni romano ad alzarsi in piedi e applaudirlo.
"Sono Gaio Giulio Cesare, nipote di Lucio Cornelio Silla, disse disivoltamente a Nerone, passavo per caso e ho sentito parlare del processo, forse vi farà comodo un altro giurato?"
La sua offerta non venne accettata, perché i giurati romani non mancavano e soprattutto, il processo doveva restare una farsa e il verdetto fu un non verdetto: i giurati ordinarono la ripetizione del processo, perché non c'era altro modo di andare contro a Verre, senza attirarsene l'ira!
Verre, per la prima volta in vita sua, fu preso dal panico: se Filodamo e Artemidoro non fossero morti subito, avrebbero potuto accusarlo a Roma, spalleggiati da tutta la città e forse anche da quel parente di Silla! L'unica soluzione fu di far ripetere il processo il giorno dopo e, dopo che riuscì in nottata a corrompere la maggioranza, Filodamo e Artemidoro furono condannati alla decapitazione!
Cesare assistette all'esecuzione del verdetto, ma poi si rivolse agli anziani della città, dicendo loro che sarebbero stati vendicati: "Vi do la mia parola che appena sarò a Roma intenterò azione legale contro il governatore Dolabella e farò in modo che Verre non sia mai eletto pretore!"
Andò poi a incontrare Verre, prima che partisse, per consigliargli o meglio ordinargli di abbandonare l'idea di andare in Bitinia e di far ritorno in Cilicia con Dolabella, cosa che costui fece, ma una volta in nave pensò che avrebbe preceduto Cesare nella causa contro Dolabella per farlo condannare all'esilio perpetuo, in modo che non ci potesse essere nessun testimone contro i libri contabili fraudolenti che Verre aveva intenzione di presentare all'Erario. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" XLVIII

Cesare tornò a Nicomedia e raccontò al re e alla regina quel che era accaduto a Lampsaco e per sedici mesi rimase in Bitinia o nelle sue immediate vicinanze; visitò Troia, per rendere omaggio alll'antenato Enea e molte altre città, evitando solo Pergamo e Tarso, dove a Claudio Nerone e Dolabella erano stati prorogati i termini dell'incarico. In quel periodo ebbe anche il piacere di rivedere un uomo che ricordava appena: Publio Rutilio Rufo, suo prozio da parte materna.
Nato nello stesso anno di Mario, Rutilio aveva 79 anni, ma era attivo con un cinquantenne e sodisfatto della vita: "Non ritornerò mai a Roma, preferisco molto più il chlamys e le pantofole greche alla vecchia toga e la reputazione che ho qui a Smirme a quella che avevo nel Lazio. Ma quanto somigli ad Aurelia, come sta la mia perla oceanica trovata (per caso) nei melmosi bassifondi di Ostia? So che è rimasta vedova, peccato, perché sono stato proprio io a farli conoscere."
Cesare voleva rimanere a Smirne pochi giorni, ma per stare con lo zio, si trattenne due mesi e alla fine lo salutò con le lacrime agli occhi!
Ma non dovette abbandonare solo il prozio, ma anche la Bitinia di li a poco, perché Publio Servilio Vatia, il console dell'anno prima, nominato governatore della Cilicia aveva chiesto i suoi servizi in qualità di legato giovane. Prima di partire cercò ancora una volte di convincere re Nicomede che, dopo la sua morte, la cosa migliore per la Bitinia sarebbe stata diventare una Provincia di Roma, anche se l'episodio di Lampsaco pensava che potesse aver allontanato Nicomede da quei propositi, come si poteva rimproverare chi non avesse intenzione di lasciare in eredità il regno a gente come Gaio Verre?
Quando arrivò a Tarso, poco prima della fine di aprile, incontrò Morsino, il capitano delle guardia del governatore, nonché etnarca di Tarso. Egli era nipote acquisito di Gaio Mario e Lucio Cornelio Silla e avrebbe fatto l'impossibile per essere d'aiuto al giovane.
"La Cilicia deve ever sofferto molto, sotto Dolabella e Verre", osservò Cesare.
- Terribilmente, Dolabella era annebbiato dalle droghe e Verre ... Ma quest'ultimo, ora si sta coprendo di gloria, fornendo al giovane Scauro le prove per il processo che costui sta intentando contro Dolabella! -
"Viscido fellator! Questo significa che non potrò torcergli un dito! Ma, poi chiese se Vatia aveva intenzione di muovere guerra a re Tigrane'"
La risposta gli venne da Vatia stesso alcuni giorni dopo, quando il governatore gli comunicò che in primis la Cilicia doveva togliere di mezzo i pirati e che Cesare doveva mettere insieme una flotta.
Rodi era una potenza navale senza rivali nella parte orientale del Mediterraneo, perciò a maggio Cesare parti per l'isola che era sempre stata fedele a Roma e, per fortuna, Verre non aveva avuto il tempo di sbarcarvi e i capi militari erano ben disposti a trattare. Però Vatia riteneva che le città che fornivano materiale bellico non dovevano essere risarcite e quindi Cesare dovette dir loro che, oltre al sollievo di essere liberati dai pirati, avrebbero diviso le spoglie di guerra, mentre se non avessero provveduto alla flotta, avrebbero perso lo status di Amici e Alleati del Popolo Romano.
Rodi cedette e Cesare ottenne le navi per l'estate dell'anno successivo.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" IL

Cesare si recò poi a Cipro, anch'essa vessata dai pirati, ma i funzionari del Faraone, non volevano rendersi conto che la loro minaccia poteva essere eliminata solo se tutti si fossero riuniti per combatterli!?
"I prodotti dell'isola appartengono all'Egitto e sono spediti là e sui mari che separano la nostra isola dalla casa madre non ci sono pirati!"
Allora cercò miglior fortuna con l'avvenente moglie del reggente Tolomeo Cipriota. L'argomento cadde su Afrodite Ciprigna, perché i cittadini erano orgogliosi di abitare nel luogo dove la dea era uscita dalla spuma del mare per dar inizio all'avventurosa vita terrena. :)
Era la mia ava in 39° grado, disse Cesare, perché discendo da lei, attraverso suo figlio Enea (Iulo, per i romani).
"Allora appartieni all'Amore" disse Nyssa Mitridate, facendo le fusa.
E fu così che i due furono "bruciati da Venere", dopo di che Cesare chiese se la figlia di Mitridate potesse usare la sua influenza per convincere Tolomeo a dargli una flotta, ma intanto andiamo a convincere un marito geloso che non abbiamo fatto altro che guardare la spuma del mare. :)
"Oh a lui non importa niente di me, ti sarai accorto che ero vergine e credo proprio che anche tu non mi avresti degnata di uno sguardo se non ci fosse stato di mezzo la flotta!"
- No, nel modo più assoluto, tu cara e adorabile principessa, sei stata un dono della dea. -
Ti credo e sono molto felice che tu sia venuto, ero stanca di essere vergine e, essendo figlia di un re, non potevo certo congiungermi con un comune mortale, ma solo con un uomo di sangue reale o, meglio, divino. :)
I negoziati per la flotta richiesero parecchio tempo, ma la cosa non dispiacque a Cesare, perché ogni giorno accompagnava Nyssa nel pellegrinaggio al luogo dove era nata Venere.
Quando si separarono, Cesarò provò un gran dispiacere perché stimava la disinvolta consapevolezza di essere pari agli uomini e, prima di partire da Pafo, regalò a Nyssa un cammeo della dea, elegantemente scolpito, anche se non avrebbe potuto permettersi la rara e costosa pietra, lavorata da un artista.
Lei si rese conto dell'importanza del dono e lo gradì immensamente.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" L

Alla fine di sestile Cesare tornò da Vatia e fu in grado di assicurargli che tutte le più importanti città di mare sotto la sua giurisdizione si erano impegnate a fornire navi ed equipaggi, dopo di che si rese conto che non ci sarebbero stati altri incarichi militari per lui e chiese il permesso di poter rientrare in Patria, per dare inizio alla carriera forense, oltre che celebrare il proprio matrimonio. Gli fu concesso.
A Roma, dopo la morte di Silla, i consoli Catulo e Lepido si divisero su quasi tutti i fronti e, in particolare su come interpretare le leggi lasciate dal dictator. Lepido confessò al suo amico Giunio Bruto che voleva passare alla storia come l'uomo che ha reso le leggi di Silla accettabili anche ai suoi nemici.
E, a giugno, con le ceneri di Silla ormai sigillate, Lepido annunciò di voler promulgare, con l'appoggio del Sanato, una lex Aemilia Lepida, che restituiva agli antichi proprietari una parte delle terre confiscate in Etruria e Umbria e distribuite ai veterani di Silla. In particolare le zone intorno a Spoleto, Todi e Chiusi, dato che i loro cittadini non si erano mai macchiati di colpe. Sono stati soltanto vittime innocenti della guerra civile, trovandosi sul camino di un esercito nemico. Le città che hanno aiutato Carbone sono più che sufficienti a sodisfare i veterani di Silla.
Catulo si pronunciò con grande decisione contro il provvedimento: "Questo è solo l'inizio di quanto avverrà, Marco Emilio Lepido vuol distruggere un po' per volta la Costituzione, cominciando da provvedimenti per il quali il Senato può essere favorevole, ma io affermo che ciò non deve accadere!"
Quando Lepido vide che Cetego e Filippo non appoggiavano Catulo, capì di avere la vittoria in pugno e riprese a parlare, esponendo all'assemblea un altro provvedimento, riguardante il prezzo del frumento: si doveva tornare al vecchio sperimentato metodo, quello cioè secondo cui lo Stato offre il frumento alla popolazione al prezzo fisso di dieci sesterzi al modius.
Anche stavolta Catulo si dichiarò contrario, ma quasi nessuno si schierò dalla sua parte.
Quando si andò al voto per ottenere un Senatus consultum, la lex agraria sulle terre confiscate non riuscì a raggiungere il quorum, per cui non fu possibile presentarla al Popolo.
"Non ho intenzione di darmi per vinto" disse una sera a Bruto, che lo aveva invitato a cena.
- Farai meglio a sperare che la resistenza dei senatori si sbricioli presto! - Osservò il terzo convitato: Servilia. - Perché Catulo si sta preparando alla guerra; stamani ho fatto una capatina da Ortensia, che non per niente è sorella del nostro più grande avvocato e amicissima di Catulo e da lei ho saputo che il console giovane vuole sedare le sommosse in Etruria e chiederà al Senato le legioni necessarie. -
"È una pazzia, ma in ogni modo raddoppierò gli sforzi per calmare le acque in Etruria".


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LI

Lepido raddoppiò gli sforzi, e anche se non riuscì a impedire a Catulo di esortare il Senato a concedergli le legioni per la rivolta serpeggiante in Etruria, la risposta fu tiepida e Cetego, quando prese la parola, si dimostrò più preoccupato della'atteggiamento di Catulo, sempre in opposizione a Lepido, che delle ipotetiche rivolte nell'Etruria.
Però, alla fine di giugno, gli abitanti di Fiesole, vittime degli espropri, attaccarono gli insediamenti dei veterani e uccisero tutti coloro che avevano fatto resistenza! Il senato dovette subito ordinare ai due consoli di reclutare quattro legioni a testa e di andare a Fiesole.
Quando la seduta stava per terminare, chiese la parola Lucio Marcio Filippo e Lepido, che portava i fasces per tutto il mese di Quintile, commise il grave errore di concedergliela.
Tutti (compreso Catulo) rimasero allibiti dal veemente attacco contro il console anziano, volto a impedire che lui potesse reclutare legioni, perché era piuttosto ovvio che stava tramando contro la Repubblica! D'altra parte le leggi di Silla proibivano che entrambi i consoli si assentassero da Roma e c'era una legge che dà un mandato speciale a chi, anche senza far parte del Senato, possedeva ben documentate competenze militari.
"Coasa credete che volesse Filippo?" chiese Lepido a cena, il giorno dopo, da Bruto.
- Al momento non saprei che dirti, rispose Servilia, però non mi pare una buona idea andare a reclutare truppe proprio nella regione dove c'è stata l'insurrezione, sospetto che Filippo possa sfruttare la situazione. -
Catulo reclutava in Campania i vecchi legionari di Silla, stanchi di fare i contadini, mentre gli uomini di Lepido erano per lo più giovani o addirittura ex legionari che avevano combattuto per Carbone, mentre gran parte degli uomini di Silla, trapiantati in Etruria, preferirono rimanere nei loro nuovi poderi per proteggerli, oppure accorsero in Campania per arruolarsi nelle legioni di Catulo.
E, dal canto suo, Filippo per tutto settembre non fece che strepitare in aula, finché riuscì a ottenere il rientro di Lepido per indire le elezioni curuli, ma lui rifiutò. Allora Filippo e Cetego informarono i senatori che Lepido doveva essere considerato un ribelle, che avevano le prove dei suoi contatti e accordi con gli elementi più ostili dell'Etruria e dell'Umbria e che anche il suo legato anziano, il pretore Marco Giunio Bruto era coinvolto.
Contemporaneamente Lepido ricevette una lettera da Servilia che gli spiegava come Filippo e Cetego stessero lavorando per Pompeo che voleva sostituirlo nel comando delle sue legioni.
A quel punto Lepido e Bruto furno posti di fronte al dilemma:
a) tornare a Roma come bravi bambini, indire le elezioni curuli e poi sparire nell'anonimato
b) fare ciò che i capi etruschi vogliono da noi, cioè guidarli in un'aperta rivolta contro Roma.
Dopo una certa riflessione decisero che, anche se sembrava un paradosso, se volevano salvare il loro onore di romani, dovevano guidare Umbria ed Etruria contro Roma! :grr:


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LII

Alle Calende di gennaio Roma si trovò senza magistrati curuli, perché non erano state indette elezioni e Catulo convocò il Senato per informare che l'indomani avrebbe dovuto inviare i fasces al tempio di Venere LIbitina e nominare il primo interrex, che durava in carica cinque giorni, in veste di guardiano di Roma: doveva essere il patrizio più anziano. Il sesto giorno lo sostituiva un altro patrizio scelto anche lui per anzianità, il quale poteva indire le elezioni.
Il primo interrex fu Lucio Valerio Flacco, Princeps Senatus che inviò un messaggio a Lepido, ordinandogli di abbandonare l'esercito e tornare a Roma.
Lepido rispose che ormai lui era soltanto proconsole e che quindi abbandonava volentieri le legioni consolari, per dedicarsi a reclutarne altre nella nuova funzione. "Sono disposto comunque a tornare a Roma a condizione di essere rieletto console, che ai proprietari originari siano restituite le terre confiscate e che siano attribuiti ai figli e nipoti dei coscritti i diritti di loro appartenenza e infine che siano ripristinati i poteri dei tribuni della plebe.
Il Senato attribuì a Catulo l'autorità di difendere Roma contro Lepido, mentre il secondo interrex, Appio Claudio Pulcro convocò i comitia centuriata per far svolgere le elezioni due giorni dopo.
Console anziano fu Decimo Giunio Bruto (un uomo maturo) e console giovane nientemeno che il pupillo di Silla: Mamerco.
Ai nuovi consoli sarebbe spettato il comando supremo della guerra contro Lepido, ma Decimo Bruto rifiutò per età e scarsa propensione militare, Mamerco invece accettò, ma eventi inaspettati e Filippo cospiravano contro quel mandato. Lucio Valerio Flacco, Princeps Senatus, morì improvvisamente e Filippo propose di conferire a Mamerco la carica, almeno pro tempore, con l'obbligo quindi di rimanere a Roma. Il Senato approvò.
Contro Lepido al momento rimaneva solo Catulo, con le sue legioni campane.
Tre giorni dopo giunse la notizia che Lepido stava mobilitando le truppe e Bruto faceva altrettanto; Filippo prese a strepitare che il solo Catulo non poteva essere sufficiente e che a Roma c'era un uomo soltanto, in grado di respingere la minaccia dei due ribelli, "sto parlando ovviamente di Gneo Pompeo Magno, vincitore a Chiusi, in Sicilia, in Africa e Numidia e al quale Silla permise di celebrare il trionfo! Questo giovane cavliere è la nostra più fulgida speranza!"
L'unica obiezione parziale venne da Mamerco e riguardava il numero delle legioni che si dovevano concedere a un estraneo dal Senato come Pompeo: non più di due, come quelle che aveva Bruto, del resto.
La scaltra semi opposizione di Mamerco non piacque a Filippo, che però si rese conto che era meglio aderire, perché Mamerco era un tipo calmo, ma insistente e riusciva sempre a ottenere la fiducia di senatori molto influenti e poi era sposato alla figlia di Silla.
La mozione fu approvata all'unamità e, siccome riguardava una guerra, la decisione del Senato aveva forza di legge.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LIII

Dopo tante manovre politiche, quella che seguì si rivelò un'affrettata e patetica piccola guerra, quasi indegna del nome. La sola cosa che preoccupava Pompeo era quella di dove smobilitare le sue legioni e l'unico modo era far credere che, anche dopo la morte di Lepido e Bruto, c'erano ancora focolari di ribellione in Gallia Cisalpina.
Servilia, tenendo in mano la rustica urna funeraria del marito, si rilassò pensando che il destino del figlio di sei anni era al sicuro, anche se sarebbe toccato a lei fare in modo che da grande non fosse perseguitato dall'ostracismo politico. Marco Giunio Bruto il giovane era un bambino sparuto e mingherlino e il tutore diceva un gran bene dell'abilità nel leggere, scrivere e far di conto, ometteva di aggiungere invece che il piccolo era completamente privo di personalità e immaginazione.
Quasi nessuno venne a trovare la vedova per porgere le condoglianze e Servilia avrebbe fatto volentieri a meno anche di quelle persone, specie quella del fratellastro Marco Porcio Catone, che a lei sembrava un mostro: volgare, tardo, insensibile e litigioso, inoltre i Servili erano una gens che risaliva ai Re di Roma, mentre nel ramo della famiglia di Catone c'era stata una schiava celtibera, una certa Salonia, sposata in seconde nozze da Catone il Censore. E Servilia glielo disse in faccia che era "uno venuto dal niente".
- Me ne vado - rispose Catone
"Sempre troppo tardi!" rispose.
La mattina dopo andò a trovare lo zio Mamerco e gli chiese di trovargli un marito: un uomo ricco, di buona famiglia e un po' più giovane di Bruto. Poi aggiunse che il giovane Catone aveva messo gli occhi su sua figlia! Sa che è fidanzata con Metello Scipione, ma a lui non sembra un ostacolo, fossi in te, zio, troncherei la cosa sul nascere, come può osare un "figlio di schiavi" alzare gli occhi su una patrizia da parte di entrambi i genitori! :x
Ritornata a casa, gli fu annunciata la visita di Decimo Giunio Sileno che lei non conosceva, ma dal nome della gens era un parente di Bruto, anche se della famiglia dei Sileni, noti per la grande bellezza.
A Servilia piacque molto e c'era da accertare solo se fosse anche ricco? Cosa che gli fu facile appurare con domande appropriate, anche se non dirette e alla fine del colloquio era convinta di aver già trovato il sostituto di Bruto e il giorno dopo sarebbe andata a dirlo allo zio Mamerco. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LIV

Un mese dopo la morte di Bruto, Marcio Filippo scriveva a Pompeo Magno:
"Ho tentato di tenere Mamerco legato a Roma, in qualità di Princps Senatus, ma lui si è opposto e ha chiesto di essere nominato a capo delle quattro legioni campane per muovere guerra a Sartorio in Spagna; Catulo ha approvato subito. Dovrò fare in modo che Mamerco non arrivi in Spagna e credo di avere lo strumento adatto a frustrare le ambizioni del Nostro! Mi sono assicurato i servizi di Gaio Elio Staieno, costa carissimo, ma è il miglior attore/ladro/truffatore di Roma, il quale sarà in grado di fomentare una rivolta a Capua, dopo che Mamerco sarà lì da un certo tempo e farà apparire che a causare la stessa sia stato proprio lui! :diavoletto: Dopo che ho conosciuto Staieno appena incontro il Princeps Senatus gli dico di affrettarsi a raggiungere Capua e poi la Spagna, dove le cose (per fortuna nostra), vanno di male in peggio, per cui, dopo l'ammutinamento che scoppierà di sicuro in Settembre, spingerò il Senato a conferire il mandato speciale contemplato nella legge di Silla, con urgenza, affinché tu possa attraversdare le Alpi prima che la neve blocchi i passi."
La rivoltà scoppiò prima, nel mese di sestile, e era cominciata con una delegazione (che sembrava spontanea) la quale annunciava al comandante che le legioni non sarebbero andate in Spagna, se non agli ordini di Gneo Pompeo Magno, perché erano convinte che nessuno, all'infuori di lui, fosse in grado di sconfiggere Quinto Sertorio!
Mamerco fu colpito da tanta falsa sincerità che andò a Roma per consigliare il Senato di seguire i consigli degli "ammutinati"!
Filippo, in ossequio alla legge di Silla sul mandato speciale, rivolse la domanda a tutti i senatori che avrebbero potuto ricevere il comando, per le cariche che possedevano, ma nessuno rispose di sì, compreso Curione che avrebbe voluto, ma era stato comprato per dire no.
C'era un unico, giovanissimo, senatore presente che rimase seduto con i pugni serrati e mordendosi la lingua per riuscire a frenarsi, perché sapeva che Filippo non avrebbe mai autorizzato il suo incarico e lui, Gaio Giulio Cesare, non voleva attirare l'attenzione, se non aveva almeno una probabilità di spuntarla!
Si procedette alla votazioine e nessuno si pose alla sinistra del detentore dei fasces, Decimo Bruto, neppure il giovanissimo senatore Gaio Giulio Cesare.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LV

Anno 77 a.c.

Pompeo ricevette la missiva di Filippo e scrisse subito al Senato per informarlo che avrebbe preso tre delle legioni di Catulo/Mamerco in aggiunta alle tre di suoi veterani e poi chiedeva a Metello Pio di cedergli una delle sue sette, perché lui non ne aveva bisogno, stante il fatto che non conduceva una guerra d'attacco e si era spostato ormai nella Provincia Citeriore. L'assenso del Senato arrivò subito, confermando l'opinione di Pompeo che avrebbe potuto chiedere qualsisi cosa. :)
Avrebbe arruolato altri soldati in Gallia Transalpina, mentre raggiungeva la Spagna via terra, stante il fatto che aveva paura del mare. Aveva studiato tutte le carte e sapeva che quasi tutte le tribù della Gallia erano in rivolta; la conseguenza sarebbe stata la difficoltà con la quale riuscìre a farsi strada. Non poteva permettersi d'impiegare un anno per raggiungere la meta, anche se la cosa gli sembrava inevitabile!
La risposta nella mente di Pompeo fu che avrebbe evitato le strade normali e attraversato la Valle dei Salassi per superare così le alpi Pennine. La strada raggiungeva i duemila metri e Pompeo sperava di arrivare lassù prima dei rigori dell'inverno e decise di non portarsi dietro carri e salmerie, sperando di reperire il materiale pesante nei pressi di Narbona.
Il passaggio avvenne in effetti alla fine del mese di settembre, senza particolari opposizioni dalle popolazioni locali e prima che giungesse l'inverno Pompeo aveva attraversato anche i Pirenei e si era accampato nei dintorni di Emporia. Scrisse subito
una lettera a Metello Pio, nella quale disegnava tutta la strategia per i prossimi tre anni.
Metello sorrise amaramente: "Santi numi, il Macellaio bambino era molto sicuro di sé e soprattutto molto presuntuoso!"
Erano ormai trascorsi tre anni da quando Metello Pio e le otto legioni erano arrivate nella Spagna Ulteriore e in quel periodo Sertorio si era dimostrato superiore a lui sia come militare, che come stratega. Nessuno aveva un rispetto più profondo per Quinto Sertorio di Metello Pio e nessuno sapeva meglio di lui quanto sarebbe stato difficile per Pompeo batterlo. Non disperava nella vittoria finale, ma sapeva che avrebbe dovuto ricorrere a metodi poco ortodossi: aveva un'assoluta necessità di stabilire una rete spionistica più vasta ed efficiente e per far questo ci voleva tempo. Metello, però, in quei tre anni aveva cominciato a subodorare la debolezza di Sertorio: pensare di essere invulnerabile e dotato di magici poteri. Se si riusciva a minare tali convinzioni Sertorio poteva essere sconfitto.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LVI

Sertorio aveva passato l'inverno nella sua capitale: Huesca, insieme al legato che stimava di più, Lucio Irtuleio e agli altri, fra cui Marco Perperna Veiento. Quest'ultimo covava odio contro il capo e Sertorio, ignaro di ciò, gli aveva annunciato i piani per l'anno successivo.
Finita la riunione plenaria e, rimasto solo con Lucio Irtuleio, disse che "Dobbiamo fare in modo che la Vecchia (Metello Pio) rimanga bloccata nella Spagna Ulteriore e quindi voglio che tu e tuo fratello a primavera portiate l'esercito spagnolo a Laminio e vi ci accampiate. Poi, se la Vecchia decidesse di aiutare il Bambino, la tratterrete, bloccandogli la strada.
L'esercito spagnolo era composto da 40.000 uomini delle tribù lusitane e celtibere, che Sertorio e Irtuleio avevano faticosamente addestrato.
"Riuscirai a fare a meno di noi per conbattere Pompeo?"
- Senza difficoltà, con l'aiuto di Perperna. -

Gaio Memmio, nuovo questore e cognato di Pompeo, si era messo in marcia con l'unica legione per attraversare la regione più ricca e fertile del mondo (la Spagna Ulteriore), lo accompagnavano due uomini di razza fenicia, nati nella citta portuale di Cadice (o Gades). I fenici erano quasi tutti alleati fedeli di Roma. Memmio aveva delegato ai due la responsabilità di trovare rifornimenti e li usava altresì come interpreti e fonti d'osservazione. Non sapendo pronunciare i loro nomi il questore li chiamava entrambi Balbo (che significa bleso), perché la loro pronuncia era tale, ma i due erano contentissimi di avere un cognome latino. :) Alla fine di aprile riuscì a sfuggire a a un'imboscata tesagli dal popolo dei Contestani e si rifugiò a Nuova Cartagine; nella lettera che Balbo maggiore doveva consegnare a Metello Pio chiedeva aiuto, ma soprattutto vettovaglie, perché senza, la città non avrebbe resistito nemmeno fino all'inverno. A Balbo minore affidò una missione più pericolosa: attraversare le tribù ribelli a Nord, cercando di raggiungere Pompeo.
Per il macellaio Bambino le cose procedevano molto bene e dopo varie scaramucce con Erennio e Perpenna, seppe che costoro si erano rifugiati nella città di Valenza, mentre Sertorio era assolutamente "fuori tiro".
Si era alla metà di maggio e Pompeo si stava accorgendo quanto potesse essere calda la lunga estate nelle pianure spagnole e quanta acqua e cibo consumavano le legioni. Sagunto non era stata in grado di offrire neppure un chicco di grano e per lui fu quasi d'obbligo spostarsi verso Valenza, sicuro che Sertorio non sarebbe arrivato in tempo per aiutare Erennio e Perpenna, a meno che non avesse imparato a volare. :)
Fu molto sorpreso pochi giorni dopo quando gli esploratori gli annunciarono che Sertorio si trovava già fra lui e Valenza e stava attaccando la città di Lauro, alleata di Roma! :x


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LVII

Una cosa che Pompeo non sapeva era che Sertorio conosceva a menadito ogni curva, ogni valle, ogni passo e sentiero fra il mediterraneo e i monti della Spagna occidentale e quindi poteva spostarsi a una velocità quasi incredibile. Inoltre ogni borgo e paese gli avrebbe fornito qualsiasi aiuto, perché avevano per lui un affetto che sconfinava nell'adorazione. Nessun celtibero e lusitano era contento della presenza romana e Sertorio rappresentava per loro l'unica speranza e che fosse anche lui romano non era un ostacolo, anzi, chi meglio avrebbe potuto combattere i propri concittadini?
Pompeo fu però raggiante quando gli esploratoti gli dissero che Sertorio stava assediando Lauro con due sole legioni e dette subito ordine di precipitarsi sulla città con le sue sei e i 1.500 cavalieri.
In groppa al gigantesco cavallo pubblico Pompeo guidò personalmente le truppe e la cavalleria davanti alla città, occupando a tutta velocità la collina sovrastante. Si accorse soltanto quando fu in cima che la sua piatta vetta era irta di lance e non gli rimase altra scelta che ritirarsi, però c'era ancora abbastanza luce da permettere un'ultima manovra e l'orgoglio costrinse Pompeo a eseguirla.
Fece avanzare l'esercito e gli araldi giunsero il più vicino alla città per gridare il loro messaggio agli abitanti, assiepati sopra le mure: "Uscite abitanti di Lauro, salite sui bastioni e guadate Gneo Pompeo Magno che insegna a quel manigoldo rinnegato che cosa signifchi essere un vero romano!"
Le truppe di Sertorio non si erano sparpagliate e quindi, pensò Pompeo, sarebbero rimaste intrappolate e ... morti, morti tutti!
I seimila soldati che Sertorio aveva tenuto di riserva, completamente nascosti agli esploratori nemici erano però piombati sulla vulnerabile retroguardia romana e la stavano massacrando, prima ancora che Pompeo, all'avanguardia, se ne rendesse conto e quando lo venne a sapere non poteva più nulla: le sue ali erano talmente proiettate in avanti che era impossibile far cambiare direzione.
Ma le legioni di veterani romani erano formate da bravi soldati e si difesero coraggiosamente e alla fine riuscirono a far quadrato e ad accamparsi alla bell'è meglio.
All'imbrunire Sertorio si ritirò, lasciando moltissimi mucchi di cadaveri romani e gli sberleffi e i fischi non provenivano solo dai suoi soldati, ma anche dagli abitanti di Lauro!
Fra morti e feriti il conto era di 15.000 uomini circa e Pompeo stava chiedendo ad Afranio: "Come farò a spiegarlo al Senato'"
Il legato rispose che: - Se fossi in te, darei la colpa a Metello Pio, puoi dire che si è rifiutato di muoversi dalla sua Provincia per aiutarti e poi triplica il numero dei soldati di Sertorio. -
Ma Pompeo disse che non era possibile, perché poteva aver bisogno di lui in futuro.
"E allora manda un messaggio il più possibile scarno e con le tue parole, senza nessun abbellimento, perché i senatori, amanti della bella forma, penseranno che hai scelto uno stile semplice per comunicare una così brutta verità."
Così il Macellaio Bambino non risparmiò nulla del vero e consegnò la tavoletta di cera, sbaffata e piena di cancellature, al segretario, che l'avrebbe trascritta senza errori di grammatica su un fuglio di carta. Nel P.S. si diceva che la battaglia di Lauro non era finita.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LVIII

Passarono i giorni, Sertorio continuò ad assediare Lauro, mentre Pompeo non si muoveva, anche se le provviste alimentari si stavano esaurendo!
Alla fine, Il Gneo Pompeo Magno che dovette ritirarsi dai dintorni di Lauro alla fine di Sestile, con le urla della città morente echeggianti nelle orecchie, era molto diverso dal Macellaio Bambino che, a primavera, aveva marciato, impettito e pieno di boria, sicurezza e noncuranza!
In meno di trenta giorni, comunque riuscì a ricondurre le truppe esauste nell'accampamento invernale di Emporia e per il resto di quel terribile (per lui) anno non si mosse più.
Intanto Metello Pio si era presa una grande rivincita su Senato che gli aveva inflitto un colpo quasi mortale, quando aveva accordato un pari imperium al Macellaio Bambino, nonostante che lui fosse stato il prediletto di Silla e un patrizio esemplare! Come avevano potuto i Padri coscritti far spuntare dal nulla quel ventiduenne porioso del Piceno!?
Senza rendersene conto il Porcellino stava lasciando il posto a un nuovo e più degno generale che, come scopo principale, aveva quello di rendere insignificante Pompeo, vincendo più battaglie e in modo più decisivo. E aveva cominciato con una vittoria strategica su Irtuleio che, ferito a una coscia, dovette anche ritirarsi in fretta, attraversando il fiume Ana ed entrare in Lusitania e in questo modo Metello Pio, poté dedicarsi alla traversata che lo avrebbe portato a Cadice e da lì a Nuova Cartagine per liberare Gaio Memmio, ma intanto si godeva, in anticipo, la gloria che il Senato avrebbe dovuto attribuirgli per aver sconfitto il miglior generale di Quinto Sertorio. :yes:


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Allabersagliera
Messaggi: 466
Iscritto il: venerdì 28 maggio 2021, 14:25

Re: Storia

Messaggio da leggere da Allabersagliera »

Al centurione Febberus, veterano di mille battaglie e abilissimo stratega, presentarono un giorno il giovane Remcus.
Proveniva egli dalla Gallia Belgica, ed era stato allevato fin da piccolo per diventare un gladiatore; ma di lui si dicevano cose straordinarie, per forza, resistenza e coraggio. “Che spreco, se questo giovane dovesse diventare soltanto un eroe delle arene!”, esclamò allora il vecchio Febberus; “ne farò invece un vero soldato, il più grande di tutti, temuto e onorato dalla Persia all'Hispania, dalla Britannia alla Mauritania!”.
Così, il giovane Remcus cominciò a marciare tra le file del “Celeripassus”, la scattante milizia agli ordini di Febberus.
Senonché in una delle prime vere battaglie, trovatosi pericolosamente al centro di un'imboscata, il giovane cercò scampo gettandosi a capofitto in un sentiero in discesa; ma fosse inesperienza o insipienza, rovinosa fu la caduta nel dirupo, e lunga e angosciosa la convalescenza. Faticosamente rimessosi in piedi, le forze sembravano averlo abbandonato; si gettava con ardore nelle scaramucce, ma quando la battaglia vera poi infuriava, invariabilmente finiva nascosto nelle retrovie.
E subito presero a soffiare contro di lui i venti dell'invidia e della gelosia: “Febberus, hai preso un abbaglio, dìsfati di quel bellimbusto!”; “Sembra tanto quel marcantonio teutonico, buono per fare da apripista alla milizia, ma incapace poi di condurre la pugna!”; “Non vinceremo mai una battaglia grazie a lui!”, gridavano di lui gli invidiosi.
Intanto il “Celeripassus” preparava una campagna su al nord; le colline intorno al villaggio inespugnato di Liego sembravano fatte apposta per esaltare le doti di Filippus Alatus, un commilitone di Remcus; ma le schiere nemiche mettevano paura, guidate com'erano da Pogacius, un giovane ma ferocissimo generale originario della Pannonia, abilissimo nell'uso di tutte le armi, che l'anno precedente aveva collezionato allori ai quattro angoli del mondo, dalla primavera all'autunno, e difendeva da dominatore le insegne della stessa città di Liego.
Alla vigilia della pugna, però, si sparse la notizia: Pogacius aveva disertato il campo di battaglia!
Il vecchio stratega Febberus pensò allora che quella fosse l'occasione propizia per Filippus Alatus; costui, però, cadde rovinosamente sul campo di battaglia, e per il “Celeripassus” la sorte sembrava ormai tristemente segnata.
Ma fu allora che scoccò l'ora del destino: “Delenda Liego est!”, proruppe la voce del redivivo Remcus, che da solo sbaragliò l'esercito nemico; e Liego fu conquistata.
Ma le voci del maligno ancora non si placavano: “è vero, ha vinto una battaglia, ma non saprà mai guidare vittorioso un'intera campagna”, sussurravano.
Al volgere dell'estate, tuttavia, Febberus affidò al giovane Remcus il compito di domare l'ostica Hispania. Tre settimane, si valutava che dovesse durare l'assedio. “Non resisterà così a lungo”, malignavano gli invidiosi; “che torni a fare il gladiatore!”, ridacchiavano altri. Ma in tre settimane, l'Hispania fu domata.
E anche questa ormai è Storia.


Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LIX

Nei dintorni di Cadice Metello Pio incontrò il giovane Balbo, latore di molte notizie, fra cui la più interessante era che meno di due intervalli di mercato prima, era arrivata nel porto di Denia una flotta appartenente a Mitridate del Ponto e, a bordo dell'ammiraglia c'erano anche due disertori romani, Lucio Magio e Lucio Fannio i quali erano venuti a offrire a Sertorio tremila talenti d'oro e quaranta grandi navi da guerra, a condizione che, quando Sertorio fosse diventato dictator di Roma, riconoscesse a Mitridate i territori che già occupa e non si opponga a un eventuale allargamento del Regno.
Quinto Sertorio ha accettato la proposta a condizione che la provincia d'Asia e la Cilicia rimanessero romane. I due sembravano sodisfatti e, dopo nove giorni, se ne sono andati per (ho sentito) rivedersi a primavera.
Questa sorprendente notizia dette molto da pensare a Matello Pio e invece di divertirsi a girare il coltello nella piaga di Pompeo, gli disse, quando giunse a Emporia, che dovevano dedicare maggior attenzione a Sertorio, perché se io e te non riusciamo a fermarlo, si presenterà alla porte di Roma pronto a cingersi la fronte con il suo bel diadema bianco di Re!
Il Macellaio Bambino non rispose nemmeno e Metello potè solo osservare l'espressione vacua e lo sguardo smarrito dell'altro, invece di umiliarlo, doveva pensare a ricostruirne l'immagine infranta. La gentilezza e compassione del Porcellino fecero sentire a Magno ancora di più il suo stato di attuale inferiorità e quindi si limitò a tacere, aspettando che fosse l'interlocutore a proporre il piano.
Dopo l'analisi dettagliata di quel che avrebbe fatto l'anno dopo, Metello Pio concluse il colloquio confortando Pompeo con l'asserzione che, come Sertorio, si trovava da molti anni in Spagna e il vantaggio dell'altro si stava assottigliando sempre più; "Sii di buon umore, Pompeo, Vinceremo!" :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
chinaski89
Messaggi: 8114
Iscritto il: sabato 13 giugno 2015, 16:51

Re: Storia

Messaggio da leggere da chinaski89 »

Allabersagliera ha scritto: lunedì 12 settembre 2022, 19:50 Al centurione Febberus, veterano di mille battaglie e abilissimo stratega, presentarono un giorno il giovane Remcus.
Proveniva egli dalla Gallia Belgica, ed era stato allevato fin da piccolo per diventare un gladiatore; ma di lui si dicevano cose straordinarie, per forza, resistenza e coraggio. “Che spreco, se questo giovane dovesse diventare soltanto un eroe delle arene!”, esclamò allora il vecchio Febberus; “ne farò invece un vero soldato, il più grande di tutti, temuto e onorato dalla Persia all'Hispania, dalla Britannia alla Mauritania!”.
Così, il giovane Remcus cominciò a marciare tra le file del “Celeripassus”, la scattante milizia agli ordini di Febberus.
Senonché in una delle prime vere battaglie, trovatosi pericolosamente al centro di un'imboscata, il giovane cercò scampo gettandosi a capofitto in un sentiero in discesa; ma fosse inesperienza o insipienza, rovinosa fu la caduta nel dirupo, e lunga e angosciosa la convalescenza. Faticosamente rimessosi in piedi, le forze sembravano averlo abbandonato; si gettava con ardore nelle scaramucce, ma quando la battaglia vera poi infuriava, invariabilmente finiva nascosto nelle retrovie.
E subito presero a soffiare contro di lui i venti dell'invidia e della gelosia: “Febberus, hai preso un abbaglio, dìsfati di quel bellimbusto!”; “Sembra tanto quel marcantonio teutonico, buono per fare da apripista alla milizia, ma incapace poi di condurre la pugna!”; “Non vinceremo mai una battaglia grazie a lui!”, gridavano di lui gli invidiosi.
Intanto il “Celeripassus” preparava una campagna su al nord; le colline intorno al villaggio inespugnato di Liego sembravano fatte apposta per esaltare le doti di Filippus Alatus, un commilitone di Remcus; ma le schiere nemiche mettevano paura, guidate com'erano da Pogacius, un giovane ma ferocissimo generale originario della Pannonia, abilissimo nell'uso di tutte le armi, che l'anno precedente aveva collezionato allori ai quattro angoli del mondo, dalla primavera all'autunno, e difendeva da dominatore le insegne della stessa città di Liego.
Alla vigilia della pugna, però, si sparse la notizia: Pogacius aveva disertato il campo di battaglia!
Il vecchio stratega Febberus pensò allora che quella fosse l'occasione propizia per Filippus Alatus; costui, però, cadde rovinosamente sul campo di battaglia, e per il “Celeripassus” la sorte sembrava ormai tristemente segnata.
Ma fu allora che scoccò l'ora del destino: “Delenda Liego est!”, proruppe la voce del redivivo Remcus, che da solo sbaragliò l'esercito nemico; e Liego fu conquistata.
Ma le voci del maligno ancora non si placavano: “è vero, ha vinto una battaglia, ma non saprà mai guidare vittorioso un'intera campagna”, sussurravano.
Al volgere dell'estate, tuttavia, Febberus affidò al giovane Remcus il compito di domare l'ostica Hispania. Tre settimane, si valutava che dovesse durare l'assedio. “Non resisterà così a lungo”, malignavano gli invidiosi; “che torni a fare il gladiatore!”, ridacchiavano altri. Ma in tre settimane, l'Hispania fu domata.
E anche questa ormai è Storia.
Direi che si può chiudere, questo post non sarà mai superato :worthy:


Fragonard

Re: Storia

Messaggio da leggere da Fragonard »

Allabersagliera ha scritto: lunedì 12 settembre 2022, 19:50 Al centurione Febberus, veterano di mille battaglie e abilissimo stratega, presentarono un giorno il giovane Remcus.
Proveniva egli dalla Gallia Belgica, ed era stato allevato fin da piccolo per diventare un gladiatore; ma di lui si dicevano cose straordinarie, per forza, resistenza e coraggio. “Che spreco, se questo giovane dovesse diventare soltanto un eroe delle arene!”, esclamò allora il vecchio Febberus; “ne farò invece un vero soldato, il più grande di tutti, temuto e onorato dalla Persia all'Hispania, dalla Britannia alla Mauritania!”.
Così, il giovane Remcus cominciò a marciare tra le file del “Celeripassus”, la scattante milizia agli ordini di Febberus.
Senonché in una delle prime vere battaglie, trovatosi pericolosamente al centro di un'imboscata, il giovane cercò scampo gettandosi a capofitto in un sentiero in discesa; ma fosse inesperienza o insipienza, rovinosa fu la caduta nel dirupo, e lunga e angosciosa la convalescenza. Faticosamente rimessosi in piedi, le forze sembravano averlo abbandonato; si gettava con ardore nelle scaramucce, ma quando la battaglia vera poi infuriava, invariabilmente finiva nascosto nelle retrovie.
E subito presero a soffiare contro di lui i venti dell'invidia e della gelosia: “Febberus, hai preso un abbaglio, dìsfati di quel bellimbusto!”; “Sembra tanto quel marcantonio teutonico, buono per fare da apripista alla milizia, ma incapace poi di condurre la pugna!”; “Non vinceremo mai una battaglia grazie a lui!”, gridavano di lui gli invidiosi.
Intanto il “Celeripassus” preparava una campagna su al nord; le colline intorno al villaggio inespugnato di Liego sembravano fatte apposta per esaltare le doti di Filippus Alatus, un commilitone di Remcus; ma le schiere nemiche mettevano paura, guidate com'erano da Pogacius, un giovane ma ferocissimo generale originario della Pannonia, abilissimo nell'uso di tutte le armi, che l'anno precedente aveva collezionato allori ai quattro angoli del mondo, dalla primavera all'autunno, e difendeva da dominatore le insegne della stessa città di Liego.
Alla vigilia della pugna, però, si sparse la notizia: Pogacius aveva disertato il campo di battaglia!
Il vecchio stratega Febberus pensò allora che quella fosse l'occasione propizia per Filippus Alatus; costui, però, cadde rovinosamente sul campo di battaglia, e per il “Celeripassus” la sorte sembrava ormai tristemente segnata.
Ma fu allora che scoccò l'ora del destino: “Delenda Liego est!”, proruppe la voce del redivivo Remcus, che da solo sbaragliò l'esercito nemico; e Liego fu conquistata.
Ma le voci del maligno ancora non si placavano: “è vero, ha vinto una battaglia, ma non saprà mai guidare vittorioso un'intera campagna”, sussurravano.
Al volgere dell'estate, tuttavia, Febberus affidò al giovane Remcus il compito di domare l'ostica Hispania. Tre settimane, si valutava che dovesse durare l'assedio. “Non resisterà così a lungo”, malignavano gli invidiosi; “che torni a fare il gladiatore!”, ridacchiavano altri. Ma in tre settimane, l'Hispania fu domata.
E anche questa ormai è Storia.
Summus magister perculantis :champion: :champion: :clap: :clap:


Avatar utente
DEMEYER80
Messaggi: 206
Iscritto il: mercoledì 5 gennaio 2011, 13:58

Re: Storia

Messaggio da leggere da DEMEYER80 »

Allabersagliera ha scritto: lunedì 12 settembre 2022, 19:50 Al centurione Febberus, veterano di mille battaglie e abilissimo stratega, presentarono un giorno il giovane Remcus.
Proveniva egli dalla Gallia Belgica, ed era stato allevato fin da piccolo per diventare un gladiatore; ma di lui si dicevano cose straordinarie, per forza, resistenza e coraggio. “Che spreco, se questo giovane dovesse diventare soltanto un eroe delle arene!”, esclamò allora il vecchio Febberus; “ne farò invece un vero soldato, il più grande di tutti, temuto e onorato dalla Persia all'Hispania, dalla Britannia alla Mauritania!”.
Così, il giovane Remcus cominciò a marciare tra le file del “Celeripassus”, la scattante milizia agli ordini di Febberus.
Senonché in una delle prime vere battaglie, trovatosi pericolosamente al centro di un'imboscata, il giovane cercò scampo gettandosi a capofitto in un sentiero in discesa; ma fosse inesperienza o insipienza, rovinosa fu la caduta nel dirupo, e lunga e angosciosa la convalescenza. Faticosamente rimessosi in piedi, le forze sembravano averlo abbandonato; si gettava con ardore nelle scaramucce, ma quando la battaglia vera poi infuriava, invariabilmente finiva nascosto nelle retrovie.
E subito presero a soffiare contro di lui i venti dell'invidia e della gelosia: “Febberus, hai preso un abbaglio, dìsfati di quel bellimbusto!”; “Sembra tanto quel marcantonio teutonico, buono per fare da apripista alla milizia, ma incapace poi di condurre la pugna!”; “Non vinceremo mai una battaglia grazie a lui!”, gridavano di lui gli invidiosi.
Intanto il “Celeripassus” preparava una campagna su al nord; le colline intorno al villaggio inespugnato di Liego sembravano fatte apposta per esaltare le doti di Filippus Alatus, un commilitone di Remcus; ma le schiere nemiche mettevano paura, guidate com'erano da Pogacius, un giovane ma ferocissimo generale originario della Pannonia, abilissimo nell'uso di tutte le armi, che l'anno precedente aveva collezionato allori ai quattro angoli del mondo, dalla primavera all'autunno, e difendeva da dominatore le insegne della stessa città di Liego.
Alla vigilia della pugna, però, si sparse la notizia: Pogacius aveva disertato il campo di battaglia!
Il vecchio stratega Febberus pensò allora che quella fosse l'occasione propizia per Filippus Alatus; costui, però, cadde rovinosamente sul campo di battaglia, e per il “Celeripassus” la sorte sembrava ormai tristemente segnata.
Ma fu allora che scoccò l'ora del destino: “Delenda Liego est!”, proruppe la voce del redivivo Remcus, che da solo sbaragliò l'esercito nemico; e Liego fu conquistata.
Ma le voci del maligno ancora non si placavano: “è vero, ha vinto una battaglia, ma non saprà mai guidare vittorioso un'intera campagna”, sussurravano.
Al volgere dell'estate, tuttavia, Febberus affidò al giovane Remcus il compito di domare l'ostica Hispania. Tre settimane, si valutava che dovesse durare l'assedio. “Non resisterà così a lungo”, malignavano gli invidiosi; “che torni a fare il gladiatore!”, ridacchiavano altri. Ma in tre settimane, l'Hispania fu domata.
E anche questa ormai è Storia.
La norma è chiara. Non si possono tirare schiaffi ai bambini. Se, peraltro, la condotta è reiterata, il rischio è di incorrere nell'accusa per il reato di maltrattamenti previsto dall'art. 572 del codice penale.


Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LX

Dopo la visita di Metello Pio, Pompeo si sentì un po' meno depresso, tanto più che il Porcellino gli aveva lasciato una legione. L'inverno in pianura fu molto mite e asciutto e ne approfittò per far esercitare sul campo le truppe.
A primavera Metello lo informò per lettera che Sertorio aveva ricevuto le quaranta navi ed era andato con Peperna in Lusitania, lasciando Erennio a presidiare Huesca e lo consigliò di mettersi in marcia verso Valenza e affinche fosse maggiormente edòtto sulla conoscenza del terroitorio, gli aveva mandato i due Balbo come esploratori, molto più capaci dei piceni!
Raggiunta la valle del Turo trovò ad aspettarlo Erennio, ma anche Perpenna, schierati nella stretta pianura che si stendeva fra il fiume e la città. Nessuno dei contendenti godeva di particolari vantaggi posizionali, perciò si trattò di uno scontro nel quale era destinato a vincere l'esercito più forte. Lo scontro fu aspro e prolungato, ma i sertoriani non seppero trarre vantaggio dalla leggera superiorità numerica, perché combatterono come unità separate e alla fine Erennio fu sconfitto, mentre Perpenna no. Erennio si tolse la vita, mentre Perpenna fuggì con 18.000 uomini, per raggiungere Sertorio sul Sucro.
Ora Valenza era rimasta pressoché indifesa: solo le mura separavano gli abitanti dalla vendetta romana e bastarono poche mine a far saltare i tubi che portavano l'acqua e con esse la resa immediata.
Sei giorni prima dell'ordine di Metello, (non prima di Sestile gli aveva detto) si mise in marcia verso il Sucro, dove trovò Sertorio e Perpenna arroccati in due accampamenti separati, nella pianura che si estendeva fra lui e il fiume.
Il terreno non offriva vantaggio tattico, però se avesse rimandato la battaglia, aspettando che Metello Pio lo raggiungesse, ammesso che stesse arrivando come promesso di lì a sei giorni, Sertorio avrebbe potuto ritirarsi in un territorio più favorevole.
Alla fine, la paura che Metello non venisse fece decidere Pompeo a ingaggiare battaglia, o almeno così disse a se stesso, rifiutando di ammettere che voleva combattare subito per non dover spartire gli allori col Porcellino!


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXI

Quinto Cecilio Metello si stava dirigendo verso l'Ana con le sei legioni al completo e la cavalleria leggera, composta da un migliaio di Numidici. Quando giunse al fiume non si trovò davanti nessun muro di Lusitani, bene, il nemico ignorava i suoi spostamenti e lo aspettava lungo la costa; continuò ad avanzare in direzione nord(nord-ovest. Non conosceva la zona e si guardava intorno, affascinato e il generale, che teneva molto al benessere dei suoi soldati, si accertò che il ritmo della marcia non stancasse troppo e alle calende di giugno arrivò a Segovia. Irtuleio era giunto prima di lui, ma era prevedibile.
La prima cosa da fare era sistemare l'esercito in un accampamento ben fortificato. Trentacinquemila uomini riuscirono a terminare il lavoro in un sol giorno e così l'esercito era al sicuro da ogni attacco.
Per tutti gli otto giorni di un nundinum non accadde altro, poi la Vecchia decise di attaccare per primo con le ali, esattamente quello che voleva Irtuleio, il quale si scagliò immediatamente sul centro sguarnito, deciso ad aprire una breccia, attraverso cui far passare velocemente tre legioni, che poi si sarebbero voltate, per attaccare la retroguardia.
Ma, non appena l'esercito spagnolo s'inserì in quelle ali vulnerabili, Metello fece scattare la trappola: i soldati migliori, nascosti all'interno delle ali, accorsero a rinforzare il centro e Lucio Irtuleio perse la battaglia e morì insieme a quasi tutti i soldati.
Segovia non riuscì a resistere un sol giorno e gli abitanti furono passati tutti a fil di spada, anche perché non si voleva che qualcuno avvertisse Sertorio dello sterminio dell'esercito!
Appena i centurioni gli dissero che gli uomini erano riposati, il Porcellino si mise in marcia verso la foce del Sucro e al penultimo giorno di Quintile sentì echeggiare in lontananza l'inequivocabile strepito della battaglia.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXII

Dall'alba, fino a un'ora prima del tramonto, Sertorio osservò le legioni nemiche schierarsi e pensò che le cose non si stavano mettendo bene per lui, in particolare per colpa di Perpenna, che aveva causato l'annientamento di Erennio e poi le truppe molto superstiziose, causa la sparizione di una cerbiatta bianca, portafortuna, pensavano che gli dèi avessero abbandonato il loro generale.
Poco prima del tramonto Quinto Sertorio dette l'ordine di cominciare la battaglia e all'inizio l'attacco andò nel migliore dei modi, specie dopo che Pompeo fu portato fuori dal campo con una coscia ridotta male, ma Perpenna non se la cavava altrettanto bene contro Afranio e il generale in capo fu costretto a subire pesanti perdite per ricacciare Afranio fuori dal campo spagnolo, dove era riuscito a inserirsi!
Le ostilità cessarono per la notte e all'alba fece il suo ingresso in campo un nuovo esercito: Quinto Cecilio Metello Pio e l'accampamento di Perpenna cedette per la seconda volta in meno di 24 ore; per Sertorio non ci fu altra possibilità che la ritirata! In quello stesso giono ricevette anche la notizia che Lucio e Gaio Irtuleio erano stati uccisi a Segovia, insieme a tutto l'esercito, un colpo durissimo che non si sarebbe mai aspettato.
C'era da prendere una decisione subito e scelse di rimarginarsi le ferite seguendo la Vecchia e il Bambino verso il nord, cercando di danneggiarli, senza rischiare altri scontri aperti.
Stava per mettersi in marcia, quando due bambini della zona gli si presentarono davanti timidamente, portando seco un cerbiatto marrone incrostato di fango. Sertorio pensò che i due volevano sostituire la sua cerbiatta con quell'animaletto, ma si sbagliava, perché una volta scrostato dal fango il mantello era bianco e in effetti si trattava proprio di Diana.
"In futuro ragazza mia, disse Sertorio, non ti perderò più di vista, non sopporterei l'idea di perderti un'altra volta!"
La notizia si sparse veloce, come il vento: Diana era tornata e insieme la *fortuna* di Quinto Sertorio. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXIII

Metello Pio e Pompeo si lasciarono alle spalle Valenza e si misero in marcia verso Sagunto, per poi raggiungere Emporia, dove si sarebbero separati per l'inverno. La ferita alla gamba di Pompeo stava migliorando, ma lentamente e, com'era comprensibile, si sentiva di nuovo depresso, perché la vittoria sul Sucro era stata tutto merito di Metello, il quale aveva altresì annientato l'esercito del miglior generale di Sertorio.
Quest'ultimo li stava seguendo da vicino e, poco dopo Sagunto, decise di ingaggiare battaglia, assicurandosi che le proprie legioni fronteggiassero quelle di Pompeo, l'anello debole della catena.
Ma il suo fu un errore, perché se pur riuscì a distruggere la cavalleria e uccidere seimila uomini di Pompeo, dall'altra parte Metello Pio aveva quasi distrutto l'esercito di Perperna.
Colto sul vivo dall'insuccesso parziale, Sertorio ci riprovò la mattina dopo e concentrò tutte le forze, questa volta, sull'accampamento di Metello, ma la Vecchia lo aveva imparato a conoscere e l'aspettava: aveva fatto entrare nel suo quadrato anche le forze di Pompeo e inflisse a Sertorio una severa sconfitta. Proseguì, poi, verso nord e alla fine di Sestile i due eserciti romani arrivarono all'Ebro, dove però scoprirono che Sertorio aveva messo al sicuro il raccolto nei granai delle imprendibili roccaforti montane e avea dato fuoco ai campi.
Metello, come previsto, se ne andò verso la Gallia Narbonese, mentre per sfamare i suoi uomini durante l'inverno Pompeo pensò che l'unico luogo possibile era intorno alla sorgente del Duero, perché l'Ebro era per intiero controllato dagli uomini di Sertorio. Però i due si erano accorti che di soldi non ce n'erano più e che quindi dovevano scrivere a Roma per ...
La sconfortante lettera di Pompeo giunse a Roma alla fine di novembre e in senato prese la parola Lucio Licinio Lucullo, console eletto, ma non ancora in carica: "Padri Coscritti, avete appena ascoltato il rapporto di un soldato, anziché la pomposa missiva di un politico."
- Il rapporto di un soldato? Lo chiamerei piuttosto l'incompetente scritto di un autore, altrettanto incompetente come generale" - replicò Quinto Ortensio, tappandosi il naso con due dita, come per non sentire un cattivo odore. :diavoletto:
"La situazione in Spagna è quella descritta e se non mandiamo soldi e truppe non possiamo sperare di sbaragliare un uomo come Sertorio"
Gaio Cotta parlò dalla sella curulis. - Sono d'accordo con quel che dici, Lucio Licinio, ma questi soldi non li abbiamo! -
Decidendo che era ora di infrangere la legge di Silla (sulle spese), Filippo si alzò e propose di chiamare i responsabili dell'Erario e gli esperti fiscali per reperire una somma consistente, che gli onorevoli consoli sostenevano non esistesse!


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXIV

L'anno succesivo, a primavera, Pompeo e Metello Pio s'incontrarono davanti a una delle città più forti di Sertorio, Calahorra, nel tratto superiore dell'Ebro e il Porcellino consegnò a Pompeo una cassa piena di monete, due legioni e seimili uomini divisi in coorti. Insieme a tanta generosità, Roma aveva inviato il nuovo proquestore, nientemeno che Marco Terenzio Varrone. Evidentemente la lettera aveva avuto effetto.
Prese la parola Pio e disse che in Spagna, ormai aveva capito, c'era solo miseria e nessun bottino da prendere, per cui l'unica cosa da fare era cercare di far fuori Sertorio e andarsene. Combatterlo faccia a faccia sarebbe stato molto pericoloso, mentre si poteva sfruttare un tesoro che lui conosceva e che nessun romano aveva mai potuto usare, perché erano monete d'oro, sì, ma cartaginesi, risalenti addirittura a Scipione 'Africano. Però gli spagnoli l'avrebbero certo gradito e quindi lo si poteva offrire a chiunque avesse consegnato, o ucciso, Sertorio.
Avuta l'approvazione entusiasta, i proclami della taglia su Sertorio furono ripetuti da un angolo all'altro della Spagna e ben presto i romani si resero conto che il nipote di Mario aveva ricevuto un durissimo colpo, tanto da sostituire la guardia del corpo romana, con un manipolo di fedelissimi spagnoli di Huesca. Quel gesto aveva offeso mortalmente i non spagnoli e il più offeso di tutti era Marco Perperna Veiento.
La guerra psicologica stava dando i suoi frutti, anche se quella guerreggiata sembrava trasformarsi in un disastro, soprattutto a causa della mancanza di rifornimenti e Metello deciso di ritirarsi nella sua Provincia dove, almeno in parte, pensava di poter sfamare le sue legioni.
Pompeo scrisse un'altra lettera a Roma e ricevette subito un'enorme colona di rifornimenti, il che gli permise di riporendere con più successo la guerra di logoramento.
L'inverno fu duro per Sertorio; si rendeva conto che la sua era diventata una causa persa quando la Vecchia aveva capito che non era quasi possibile batterlo in campo aperto e quindi aveva adottato la strategia, condivisa anche da quell'imbecille del Macellaio bambino, di evitare gli scontri diretti!
Quell'offerta di una ricompensa era stato un fattore decisivo, perché ormai non poteva fidarsi più di nessuno e trovò nel vino l'unico rimedio! Poi gli giunse il colpo più crudele: la notizia della morte di sua madre!
Le paure di Quinto non erano solo paranoie, perché non appena Perperna aveva saputo del compenso, aveva concepito un piano d'azione e, dopo un certo tempo, invitò Sertorio a una festa, dove erano presenti tutti suoi amici, fra cui un certo Marco Antonio, figlio di uno dei grandi Antonii e di una contadina spagnola, naturalmente, mai riconosciuto dal padre. Quella sera il vino scorreva a fiumi e Sertorio non si tirò certo indietro, per cui non si avvide nemmeno della pugnalata che il sicario di Perpenna (Antonio appunto) gli indirizzò al petto. Sertorio non emise nemmeno un grido, ma se anche avesse urlato, nessuno sarebbe accorso, perché le guardie del corpo spagnole, che l'aspettavano fuori della porta di casa di Perperna, erano state assassinate all'inizio della serata!


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXV

Perperna mandò la testa di Sertorio a Pompeo, chiedendo il pagamento, ma il Macellaio Bambino rifiutò dicendo che nell'avviso si leggeva che si richiedevano informazioni atte a catturare o a giustiziare il ribelle, non certo a ucciderlo e che lui deveva continuare a ritenersi un traditore del Popolo romano e come tale sarebbe stato trattato!
Perperna reagì subito, radunò tutti gli uomini disponibili e uscì da Huesca per dare battaglia a quel contadino del Piceno!
Ma lo scontro non ebbe storia e una volta catturato il romano fedifrago, Pompeo alzò in mento in direzione di Aulo Gabinio, e, con aria sodisfatta, disse: "Uccidi questo verme!" Così finì la guerra di Spagna.
Prima di tornare a Roma il Macellaio Bambino decise di uccidere chiunque potesse costituire una minaccia futura e fra le vittime ci furono la moglie germanica, il figlio di Sertorio, e i sopravvissuti di tutte le città sertoriane; fece incendiare tutto il distretto! Intanto mandava quasi ogni giorno lettere a Roma al fidato Filippo e ai consoli di quell'anno, che erano due suoi clienti segreti: Lucio Gellio Poplicola e Gneo Cornelio Lentulo Clodiano, i quali concessero la cittadinanza romana a tutti quegli spagnoli che avevano aiutato Pompeo nella guerra, fra cui i due esploratatori punici, zio e nipote, che entrarono a far parte della vita di Roma come Lucio Cornelio Balbo Maggiore e MInore.
Solo in autunno, infine, Magnus salutò la Spagna, sperando di non tornarvi mai più e dentro di sé si augurava altresì di non dover combattare contro un altro romano, perché a lui piaceva "vincere facile".
Raggiunse la Gallia Narbonese per passarvi l'inverno e in quelle terre il raccolto quell'anno fu ottimo.
Non aveva intenzione di arrivare a Roma prima della metà dell'anno, perché non sapeva che cosa fare per diventare di fatto quel Pompeo il Grande che, per ora, era solo di nome. :dubbio:


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXVI

Cesare non aveva alcun motivo per affrettarsi a tornare, ma nel settembre del 78 a.c. era a Roma e in città trovò un'acuta apprensione circa il comportamento di un console (Lepido) che se n'era andato in Etruria a reclutare soldati, prima di fare quello che doveva: indire le elezioni curuli.
L'eventuale guerra civile, reale o immaginaria, non era nelle sue priorità, perché doveva occuparsi di alcune faccende personali e in primis consumare il matrimonio con Cinilla che aveva solo sedici anni, ma i due erano sposati ormai da nove.
Il mattino dopo, come aveva previsto Cesare, Cinilla si svegliò con l'aria radiosa e sodisfatta che tutte le donne dovrebbero avere dopo la prima notte nuziale. :)
Quello stesso giorno Cesare partecipò alla prima riunione in Senato, ove Filippo riuscì a persuadare i colleghi a richiamare Lepido per indire le elezioni. Quando arrivò la risposta negativa del Console, i senatori reagirono, approvando il decreto che ordinava a Catulo di tornare a Roma.
Intanto Lucio Cornelio Cinna andò a trovare il cognato (Cesare) per consigliarlo come stare dalla parte vincente in un'eventuale guerra civile, vale a dire Lepido e nonostante l'opinione contraria dell'altro, comunicò che sarebbe partito per raggiungere il primo console a Saturnia.
Invece Cesare andò in Campania a trovare Catulo, nonostante sapesse che a quel parente lui non stava per niente simpatico!
"Che cosa vuoi?" Chiese freddamente il console.
- Voglio unirmi al tuo stato maggiore, nel caso scoppi la guerra. -
"Non ti voglio nel mio stato maggiore!"
- Non c'è bisogno che ti vada a genio, per servirti di me, Quinto Lutazio Catulo Cesare. -
"Come potrei servirmi di te? Sarai riuascito a persuadere Silla della tua fedeltà, ma non convincerai mai me e non voglio nel mio stato maggiore una persona sospetta!"
- Quando e se, Lepido si metterà sul piede di guerra, cugino, combatterò per Roma e, se non come ufficiale del tuo stato maggiore, con qualche altro incarico. Sono un patrizio romano del tuo stesso sangue e non sono cliente o seguace di alcuno e tu faresti meglio a catalogarmi fra coloro che seguiranno sempre la Costituzione di Roma. Sarò console, appena l'età me lo permetterà, ma non perché un perdente come Lepido si sarà dichiarato dictator. Lepido non ne ha né il coraggio, né la forza Catulo, né, potrei aggiungere, li hai tu! -
Fu così che Cesare partecipò da semplice soldato alla guerra contro Lepido e quando la battaglia sotto le Mura Serviane del Quirinale si concluse, se ne tornò a casa, senza offrirsi volontario per inseguire Lepido lungo la costa etrusca.
Gaio Giulio Cesare non dimenticò l'arroganza e il disprezzo di Catulo; sapeva pazientare e, a tempo debito, sarebbe venuto anche il suo turno. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXVII

Cesare non dimeticava nemmeno il comportamento tenuto in Provincia da Gaio Verre. che al momento si pavoneggiava a destra e a manca, trasudando virtù e probità! :grr: E, nel mentre pensava a che cosa fare contro costoro, si dedicò all'avvvocatura e la sua reputazione nei tribunali crebbe a dismisura in poco tempo. La causa più importante fu il processo contro Dolabella il Vecchio, per estorsione. Cesare si fece scrupolo di interrogare tutti i possibili testimoni e raccolse le prove con cura meticolosa e gli etnarchi che si erano rivolti a lui lo trovarono gentile, disponibile e dotato di un'ottima memoria.
"Attenti però ..." disse loro il giovane avvocato, "la giuria è composta solo da senatori, da quando Silla ha privato i tribuni della Plebe di quasi tutto il loro potere, e si sa che parteggiano per Dolabella, non credo che abbiamo molte probabilità di vincere."
E infatti il verdetto fu *absolvo*, ma i clienti non rimasero delusi e molti romani chiesero a Cesare di pubblicare le arringhe accusatorie. Anche Cicerone si dichiarò entusiasta, ma subito dopo attenuò il giudizio, sostenendo che non poteva imparare nulla da lui nell'arte oratoria, ma che avrebbe studiato con attenzione il modo di procedere e di presentare le prove, oltre la capacità di modulare la voce.
Alla fine di gennaio dell'anno 76, Cinilla dette alla luce la prima figlia, Giulia, una bimbetta dai capelli biondissimi e molto delicata, che piacque assai ai genitori e Cesare si congratulò con se stesso e la moglie, perché una figlia era un vantaggio politico di incredibile valore, se può scegliere fra decine di spasimanti, tanto più che era sicuro che, a suo tempo, avrebbe avuto anche la dote adatta al suo rango. :)
Aurelia sprizzava gioia da tutti i pori ed era sicura che avrebbe conservato gli occhi azzurri del lato paterno, così come i capelli, splendenti come il ghiaccio. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXVIII

Gli stessi clienti, sconfitti, ma sodisfatti proposero a Cesare un'altra causa molto difficile, fra l'altro contro un suo parente, se pur lontano. Ottenere un verdetto favorevole per uno straniero era una cosa molto difficile e lui non aveva molta voglia di perdere un'altra volta. Pertanto era incerto se accettare l'incarico, tanto più che aveva bisogno, nel caso, di un vasto pubblico, perché la causa verteva proprio sul bisogno dei greci di far conoscere come i romani amministravano la Provincia! :x
Prima di accettare Cesare cercava di superare in primis questa difficoltà e intanto chiese a Ificrate di Tessalonica di andare in patria per trovare prove e testimoni.
Passarono i mesi, i clienti tornarono, ma Cesare non aveva ancora chiesto al pretore Marco Giunio Giunco, presidente del Tribunale degli Omicidi, di esaminare il caso. Ificrate manifestò scontentezza, ma Cesare rispose che aveva in mente un metodo migliore per ottenere giustizia a condizione che i testimoni fossero ben nascosti.
"Perfettamente, come ci hai ordinato, in una villa nei dintorni di Cuma."
A giugno Cesare era passato dal tribunale del praetor peregrinus Marco Terenzio Varrone Lucullo, fratello minore di colui che a Roma era reputato l'uomo più brillante del futuro: Lucio Licinio Lucullo. - Come te la passi? - gli aveva chiesto, sorridendo a quell'uomo che conosceva a fondo la legge ed era di un'assoluta integrità morale.
"Mi annoio" e ricambiò il sorriso.
- Quando parti da Roma per tenere le assise della giurisdizione rurale? -
"Purtroppo dovrò rimanere a Roma per almeno un altro mese."
- Forse non dovresti aver fretta. -
Varrone fece per replicare, ma Cesare era scomparso.
"Finalmente so come muovermi", disse poco dopo Cesare a Ificrate, "Non ci serviremo del tribunale degli Omicidi e non imputeremo a Gaio Antonio Ibrida nessun reato, perché lo scopo è di mettere Roma in subbuglio e questo non lo otterremmo mai nel tribunale di Giungo, mentre se presenteremo questo caso, come causa civile, davanti al praetor peregrinus per i danni causati dal suo comportamento quando era prefetto di cavalleria in Grecia, dieci anni fa. Tu dovrai depositare in quel Tribunale un'enorme caparra (sponsio), circa duemila talenti e dovrai essere disposto a perderla se qualcosa andrà storto. Questa somma susciterà già scalpore di per sé e dimostrerà che facciamo sul serio. Ibrida invece non riuscirà a metter insieme nemmeno un quarto di tale importo, ma Varrone Lucullo accetterà di procedere anche in mancanza di tale deposito del convenuto, ne sono sicuro."
- Ma se noi vinciamo? -
"Beh, in tal caso Ibrida dovrà trovare i soldi e altrimenti sarà obbligato a lasciare Roma, dopo aver dichiarato fallimento e non potrà più tornarci!"
- Ma che cosa potrebbe andar storto? -
"La legge romana dipende in larga misura dal giudice e noi dovremmo vincere, perché ho fiducia che Varrone saprà sceglierne uno non corrotto, ma c'è anche un altro rischio, Ibrida sarà difeso dai migliori avvocati di Roma e c'è sempre da temere che possano trovare un cavillo legale a cui appigliarsi, ricordati infine che noi combattiamo per un principio ed è la ragione più pericolosa di tutte per rivolgersi alla legge!"


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LIX

Cesare ottenne il nulla osta dai clienti insieme alla sponsio di 2.000 talenti e andò da Vallone Lucullo a depositarla.
"Perché non ti sei rivolto al Tribunale delle Estorsioni?"
- La causa non riguarda solo il denaro, ma anche torture, stupri e mutilazioni permanenti, ma, essendo trascorsi troppi anni, i miei clienti non vogliono una causa penale, ma solo essere risarciti per il fatto che non possono più lavorare, né diventare genitori, mariti e mogli. -
"Allora presenta le prove, avvocato."
Due ore dopo Varrone Lucullo permise che la causa fosse discussa nel suo Tribunale e procedette a convocare Gaio Antonio Ibrida per l'indomani, affinché potesse rispondere alle accuse. Il giudice nominato fu Publio Cornelio Cetego e Cesare gongolò, perché era un uomo talmente ricco che basava il proprio potere sulla presunzione di non poter essere comprato e poi non aveva nessuna simpatia per la famiglia degli Antonii,
La notizia si sparse nel Foro e quando tornò a casa si accorse subito che anche sua madre sapeva e non era per niente di buon umore!
"I Giulii Cesari si sono alleati per via matrimoniale con gli Antonii, è una ragione più che sufficiente perché tu receda dal patrocinare contro di loro!"
- Niente affatto, gli Antonii non sono altro che porci e fannulloni e io non permetterei mai ad una Giulia della mia famiglia di sposarsi con un Antonio! -
Anche a Roma si levò qualche voce di disapprovazione, ma Cesare non era certo il primo che muoveva accuse a un parente acquisito.
Il giorno dopo Ibrida si presentò e le cose cominciarono subito a mettersi male quando il suo avvocato, Ortensio, volle strafare e chiese che non si procedesse, perché il caso si sarebbe dovuto discutere in sede penale. Cetego liquidò la sua obiezione senza quasi accorgersene e dette inizio invece al procedimento e volle ascoltare i testimoni.
Il caso più commevonte fu quello di un uomo che non era in grado neppure di testimoniare da solo, perché Ibrida gli aveva portato via quasi tutta la faccia, oltre alla lingua!!! :grr: Ma la moglie invece la lingua l'aveva e come e fu una testimone schiacciante.
Ibrida aveva un amico, Gaio Elio Staieno, il quale gli propose di spartire i duemila talenti con lui, se lo avesse aiutato a vincere e avuta risposta affermativa, gli disse che esisteva una legge che permetteva ai tribuni della plebe di salvare un cittadino romano (plebeo) dalle grinfie di un magistrato: lo ius auxilii ferendi.
"Non lo farebbero mai" disse Ibrida "Non Sicinio!"
- Ma Sicinio può essere intimidito, se gli altri nove tribuni avranno il giusto compenso, entro domani tu dovrai trovare 450.000 sesterzi, puoi farcela?
"Credo di sì."


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LX

L'udienza doveva ricominciare dopo l'alba, ma prima di allora si era già svolto un terribile dramma: i nove tribuni della plebe erano andati dal loro collega Gneo Sicinio e l'avevano trascinato in cima al Campidoglio, tenendolo in bilico sulla rupe Tarpea e costringendolo a giurare che in futuro avrebbe ubbidito ai colleghi.
Pochi minuti prima che Cetego aprisse la seduta, nove tribuni della plebe entrarono a precipizio, urlando che un rappresentante della Plebe era trattenuto da un magistrato contro la sua volontà.
"Faccio appello a tutti voi affinché esercitiate lo ius auxilii ferendi" gridò Ibrida, con le braccia pietosamente protese.
- Questo è un oltraggio! - Tuonò Varrone Lucullo e Cetego aggiunse che era una vergogna: "Quanto vi ha pagato Ibrida?"
- Lascia libero Gaio Antonio Ibrida o c'impadroniremo di tutti gli uomini che sono contrari e li butteremo dalla rupe Tarpea!" - Gridò il tribuno della plebe (uno dei nove) Manio Aquilio.
"Non c'è altro da fare, riprendetevi il vostro rappresentante della plebe", appoggiando una mano sul braccio di Cetego, per trattenerlo, ma non si procederà oltre, il processo è chiuso e i Querelanti riprenderanno la propria sponsio e ritorneranno alla leo case.
- Ma la sponsio appartiene a Ibrida! - gridò Staieno.
"No", risposer Cetego "Il caso è stato chiuso dal praetor peregrinus e la sponsio va restituita ai proprietari."
- Non vi pare incredibile - intervenne Cicerone - la faccia tosta di quel verme? - Addirittura, pretendere la sponsio, per tutti gli dèi! -
"Beh", disse Cesare a Ificrate "in fin dei conti quello che volevi era mettere Roma in subbuglio e ci sei riuscito, sono sicuro che in futuro il Senato starà molto attento ai governatori che manderà in Macedonia e Ibrida sarà costretto ad andarsene dalla città e finanziariamente gli sarà costato parecchio corrrompere i tribuni della plebe!"
- Sono sicuro, intervenne Cetego, che non gli sono costati meno di 40.000 sesterzi ciascuno, potrei elencarvi il prezzo di tutti i corruttibili e il prezzo della combriccolo è quello. -
In effetti era stato quello che aveva pagato Staieno e si era tenuto gli altri novantamila per sé :D e anche Ibrida l'aveva saputo, chiedendo il rimborso, ma l'altro gli aveva risposto di ringraziare gli dèi che non avevano permesso, grazie alla sua idea, di essere privato dell'intiera sua fortuna. :diavoletto:


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXI

Nell'anno 75 a.c. i consoli erano riusciti a evitare le temute sommosse per la carestia, acquistando enormi quantitativi di frumento ancora immagazzinato in Sicilia e l'avevano venduto a basso costo, attraverso una lex frumentaria. Di questo scriveva Tito Pomponio Attico al suo amico Cicerone, spedito in Sicilia come questore, sottolineando le intenzioni del console eletto per il 74, Marco Aurelio Cotta di introdurre un tributo sui coltivatori privati della Sicilia e delle regioni ricche di frumento, obbligandoli a vendere i loro prodotti allo Stato, anziché immagazzinarli, per spuntare prezzi più alti. Poi aggiungeva notizie su Quinto Ortensio: "L'edile plebeo più presentuoso che Roma abbia avuto, ha organizzato splendidi giochi e contemporaneamente ha distribuito grano al popolo, evidentemente si sta candidando a console. Quest'anno, grazie alla tua assenza, ha ottenuto grandi successi nei tribunali, ma il giovane Cesare riesce sempre a spaventarlo e l'altro giorno l'ànno sentito lamentarsi e sperare che anche Cesare se ne vada da Roma. Intanto è stato nominato augure e ha offerto un banchetto a base di pavone arrosto, serviti in tavola, completi del loro splendido piumaggio. Gli altri buongustai, come Cetego, Filippo e Lucullo credo che abbiano pensato al suicidio! :( Però poi si saranno ripresi, dato che il sapore degli uccelli è stato una vera delusione per tutti; un pezzo di cuoio sarebbe stato più saporoso e tenero. :D Termino con con Gneo Sicinio, che si è saputo essere indebitato con Marco Grasso e non può restituirgli la somma ricevuta, senza interessi, per cui Crasso non può essere chiamato usuraio. In questo modo Marco Licinio si sta costruendo una clientela fra i senatori, perché presta i soldi soltanto a loro."


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXII

Alla fine di sestile, Cesare ricevette un dispaccio urgente dalla Bitinia: re Nicomede stava morendo e chiedeva di lui.
Partì subito, ma con un seguito più nutrito del solito, addirittura venti persone il che rappresentava per lui un costo notevole.
Quando arrivò e vide la smunta figura, pensò che non sarebbe arrivato all'indomani, ma appena Nicomede aprì gli occhi, sembrò rianimarsi e disse all'ospite che, in mancanza di eredi voleva lasciare la Birtinia a lui: "Saresti un grande re, Cesare, non ti piacerebbe governare un paese tutto tuo?"
- Il mio paese è Roma e come tutti i romani sono stato educato a credere nella Repubblica e quindi solo Roma sarà la tua erede, a meno che non vuoi che sia il Ponto a prendere il tuo posto! -
"E allora che sia così, puoi scrivere il mio testamento."
Quando il Senato ricevette l'atto spedito da Cesare, ordinò al governatore della provincia d'Asia, Marco Giunio Giunco, di annettere la Bitinia.
Alla fine di dicembre, tutto era regolato e Cesare si rimise in viaggio, ma non per Roma; voleva andare a Rodi, per un anno o due, a perfezionare l'oratoria da Apollonio Molone, come gli aveva consigliato Cicerone.
Sarebbe stato costoso, ma il Nostro non si preoccupava per i soldi: per il presente ne aveva a sufficienza e per il futuro ... beh, gli dèi avrebbero provveduto. :)
La nave, che aveva noleggiato a Bisanzio, era un bel mercantile, munito di una quarantina di remi e percorreva ogni giorno una cinquantina di miglia. Nel tratto fra Mileto e Alicarnasso, mentre costeggiavano l'isola di Farmacusa, ecco che apparì loro davanti una bassa e lustra galea da guerra: Pirati!
Da dietro ne arrivava un'altra e Cesare disse al capitano: "Dobbiamo sperare che vogliano incassare il riscatto, perché hanno visto dalla nostra linea d'immersione che non portiamo alcun carico. Sanno che a bordo c'è un senatore romano."
Dopo chiamò Burgundo e gli ordinò di dire che nessuno doveva fare l'eroe e poi, rivolto ancora al capitano: "Tu credi che nessuno riuscirà a trovare la base di questi pirati'"
- Son sicuro, credimi, ci hanno provato in molti! -
Intanto entrambe le unità si erano affiancate al mercantile, i pirati stavano salendo sul ponte e un uomo che indossava una tunica di porpora tiriana si presentò a Cesare: "Sei molto calmo, senatore."
- Non vedo perché non dovrei, presumo che mi permetterai di pagare il riscatto per me e i miei uomini. -
"È vero, ma questo non impedisce ..."
- Non questo prigioniero! Ma che succede ora? -
"Lasceremo liberi i tuoi servi quando saremo a Patara e chiederemo venti talenti d'argento."
- Valgo dunque così poco? No! Non sono un semplice senatore, sono stato insignito di una corona civica e quando entro in Senato, tutti, devono alzarsi e applaudirmi, io valgo 50 talenti e li avrai! -
"D'accordo vostra maestà, vada per i cinquanta talenti." ;)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
lemond
Messaggi: 21503
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Storia

Messaggio da leggere da lemond »

Colleen McCullogh "I Favoriti della fortuna" LXIII

Sbarcati Burgundo e gli altri a Patara, affinche se ne andassero a raccogliere la somma per il riscatto, le due galee e il mercantile proseguirono la navigazione verso la Licia orientale, bordeggiando una costa disabitata e desolata. Le insenature apparivano all'improvviso e si succedevano senza fine, una affatto identica all'altra, Cesare rimase sempre inchiodato alla poppa del mercantile, osservando con estrema attenzione la costa. Al tramonto le tre navi arrivarono.
Il capo dei pirati e Cesare discussero amabilmente di diverse cose fra cui il vino che per il Poligono era un modo per cominciare bene la giornata e finirla ancora meglio. :)
"A me, rispose Cesare, non piace la sensazione di non essere padrone dei miei pensieri e sarò di sicuro sobrio quando tornerò qui al comando di una flotta e vi farò tutti prigionieri!"
- Cesare, sei l'ospite più divertente che abbia mai avuto! Non riuscirai mai a trovare la strada per tornare, io stesso mi sono perso molte volte.- :D
"Beh lo credo, perché tu sei molto meno intelligente di me."
Dopo quaranta giorni Burgundo ritornò con i 50 talenti, raccolti metà a Patara e il resto a Xanto.
"Riavranno i loro soldi prima di quanto non si aspettino."
Cesare, una volta libero, si diresse a Rodi, la traversata durò tre giorni e, meno di due ore dopo essere sbarcato, era già riuscito a radunare gli uomini che gli servivano: "Mi occorre una flotta di dieci triremi e cinquecento bravi soldati."
- Per quale ragione? - chiese Lisandro, un giovane ammiraglio?
"Per andare nel nascondiglio del pirata Poligono e impadronirmi della città."
- Non trovera mai il covo! -
"Lo troverò, fatemi avere la flotta e ci sarà un grosso bottino anche per Rodi."
Gli abitanti di Rodi non credevano molto alle "vanterie" del romano, però Cesare ottenne comunque la flotta, perché a Roma si doveva ubbidire!
Durante la ricerca Cesare spiegò a Lisandro che il modo più sicuro per trovare il nascondiglio era la matematica e infatti aveva contato le insenature, perché i punti di riferimento possono essere ingannevoli, i numeri no. :)
"E se avessi sbagliato a contare?" rispose l'ammiraglio.
- Non ho sbagliato! - E così fu: al sorgere del sole Poligono e gli altri pirati si ritrovarono in catene. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Rispondi