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lemond
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I giorni della gloria XXI

In Roma era tutto un correre di voci incontrollate, tanto più che il bambino aveva i capelli rossi e la moglie di Catone Saloniano aveva mandato al marito l'avviso di divorzio.
Druso forse soffriva più di tutti, nonostante che lo zio Rufo prendesse la vicenda piuttosto sul ridere e che il nuovo ospite nella casa, Marco Porcio Catone fosse un vero gentiluomo e finalmente vedesse sua sorella un po' felice. Ma i guai per Druso non erano solo quelli, perché di lì a poco seppe che i consoli stavano indagando sui registri dei censori fatti (lui lo intuì) manipolare da Quinto Poppedio Silone!
Se ne andò al Foro e, per fortuna, trovò suo zio Rufo, ma il colloquio si rivelò infruttifero, perché lui non aveva alcun potere in Senato!
Invece sembrava dare altri risultati quanto Cepione andò a dire ai consoli e cioè che Marco Livio Druso aveva elaborato un piano per falsificare il censimento!
Quando i consoli andarono da Druso, la risposta fu eloquente: "Se voi non riuscite a capire che quanto vi ha riferito fanno parte dell'attuale persecuzione di Cepione verso la mia famiglia, allora non siete i romani che pensavo foste! Per Silone e Mutilo non posso pronunciarmi, ma per parte mia la cittadinanza che vorrei fosse estesa agli italici deve essere legale e fare altrimenti è una cosa che non potrei perdonare a nessuno e quindi nemmeno a me stesso." I consoli sembravano dello stesso avviso e si concessero di bere una coppa insieme all'ospite. :)
Una volta rimasto solo a Druso venne in mente su come avesse avuto Cepione quelle informazioni, specie su Mutilo che lui stesso non conosceva per niente, se non come amico alla lontana di Silone? Questa riflessione ad alta voce fu fatta alla presenza di Livia e Catone lei ebbe l'idea giusta, vale a dire che la spia-fantasiosa potesse esere soltanto una: Servilia! :grr:
La bambina confessò subito e di averci aggiunto anche proprie elucubrazioni, basate sul fatto che lo zio Druso era favorevole agli spregevoli italici, al che al padrone di casa non rimase altro da fare se non mettere, per così dire, Servilia agli "arresti domiciliari". Sarebbe potuta andare dal padre, se questi lo avesse voluto, ma una volta uscita dalla casa non vi sarebbe più rientrata!
E Saloniano aggiunse: - Dato che suo padre, siamo sicuri, non se prendera cura, penserai tu a trovarle un marito e ti consiglio di sposarla a un liberto, uno che non abbia la minima possibilità di diventare nobile, allora forse scoprirà che gli schiavi e gli ex-schiavi possono anche essere meglio dei patrizi come lei e il padre! - :diavoletto:


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" I

Non si tratta certo di unba storia lineare, però, almeno dalla fine del XVIII secolo. un processo storico orientato verso l'uguaglianza nell'occidente esiste. E anche oggi vediamo che, per quanto la realtà sembri ingiusta, presenta però molti più aspetti egualitari di quelli del secolo scorso e vieppiù dei precedenti. :)
Riflettendo sul modo in cui il processo si è prodotto, è possibile trarne insegnamento e comprendere meglio lotte e mobilitazioni che lo hanno reso possibile, però dobbiamo cercare di studiare bene la storia e cercare soprattutto di oltrepassare i confini nazionali e disciplinari.
Tutte le società hanno prodotto, almeno a partire dalla Repubblica e Le Leggi (in cui Platone raccomandava che gli squilibri non dovessero superare il rapporto di uno a quattro) saperi e analisi a proposito della differenza di ricchezza fra chi ha e chi no, ma occorre attendere la rivoluzione industriale perché si sviluppino vere ricerche sui salari e sulla condizioni di vita dei ceti più bassi, nonché sulle differenze son le altre classi sociali.
K, Marx prova a impiegare al meglio i dati, ma i mezzi e i materiali di cui dispone sono limitati.
E. Labrousse pubblica nel 1933 il suo studio monumentale, che mette in evidenza la disparità nel corso dei decenni che precedettero la rivoluzione francese e, poco prima, M. Bloch aveva scritto intorno ai sistemi agrari medievali e moderni.
Anche storici ed economisti statunitensi hanno contribuito a porre le basi di una storia della ripartizione delle ricchezze e nel 1953 S. Kuznets mette a confronto i primi conti nazionali (dopo la crisi degli anni '30) con i dati ricavabili dall'imposta federale sul reddito, creata nel 1913. È il primo studio del genere e desta molto clamore.
Ndei primi anni 2000 è stato varato un piano di ricerca storica sui redditi e patrimoni e ciò ha propiziato alcuni progressi, ma occorre sottolineare che molto resta da fare per riuscire, ad es, a incrociare un maggior numero di fonti e di competenze; per ora possiamo solo dire che la disuguaglianza è, prima di tutto, una costruzione sociale, storica e politica, il che significa che l'uomo ha inventato di continuo regole e istituzioni per strutturarsi al meglio e ripartire le ricchezze, ma si tratta sempre di scelte politiche e quindi reversibili. ;)
Grande importanza hanno avuto rivoluzioni, guerre, crisi economiche, non che epidemiche ed è probabile che anche in futuro continueranno a svolgere una funzione centrale, ma non sono di per sé sufficienti, perché, se è facile denunciare le disuguaglianze o un sistema oppressivo, è più complicato assai trovare una soluzione per promuovere un effettivo progresso (vaste programme, avrebbe detto De Gaulle :) )


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Re: Storia

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I giorni della gloria XXII

Servilia Cepionide morì di parto il giorno prima che i nuovi consoli promulgassero una nuova legge sulla situazione italica, con il risultato che Marco Livio Druso non fu in grado di dare alla questione l'attenzione che essa avrebbe richiesto! :x
Nessuno in casa era preparato all'evento, perché la domina era sempre stata bene e la morte arrivò all'improvviso, quasi senza che lei se ne accorgesse, una fine terrificante per Druso e neppure il bambino poté essere salvato. :grr:
In queste condizioni, come abbiamo già detto, Druso si recò all'assemblea pubblica sulla questione italica e intorno ai "troppi" nomi presentati dai censori come nuovi cittadini.
Il console anziano, Lucio LIcinio Crasso Oratore riferì che aveva ricevuto testimonianza che i capi delle nazioni italiche avevano ordito intrighi per registrare i loro popoli, come romani, in massa. :x Sono stati fatti due nomi in particolare: Quinto Poppedio Silone, dei Marsi, e Gaio Papio Mutilo, dei Sanniti.
Dalla sedia si alzò Mario per poter chiedere se i nome dei due figurassero fra i registrati per la nuova cittadinanza?
- No, Gaio, non ci sono. -
"Quindi, a parte le testimonianze, non ci sono prove contro di loro e le prime sono semplici sospetti!"
- Vero quel che dici, ma l'uomo che l'à resa è un personaggio prestigioso, che però ha chiesto che il suo nome non sia rivelato. -
"Ve lo dico io, intervenne Druso, il suo nome è Quinto Servilio Cepione, picchiatore di mogli, che ha accusato anche me!"
Crasso Oratore fece tacere tutti, compreso lo zelante delatore Cepione e cercò di illustrare la nuova legge sulla cittadinanza, anche se fu oggetto di continue domande, che lo contrariavano, perché ne spezzavano la grande eloquenza!
Alla fine, chiese la parola di nuovo Gaio Mario: " È davvero un crimine così grave voler essere romani? Qui, entro i confini dell'Italia, abitiamo guancia a guancia con uomini e donne per molti aspetti eguali a noi, genti che ci hanno fornito truppe e tributi per almeno 400 anni. Qualcuno può biasimarli perché desiderano essere romani?"
- Sì, gridò Cepione, sì, sono inferiori a noi! Sono nostri suddiri, non nostri simili!"


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" II

Nel1820 accedeva alla scuola primaria meno del 10% della poòpolazione mondiale, nel 2020 più della metà delle giovani generazioni dei paesi ricchi va all'università, però le differenze forse si sono accentuate fra il Nord e il Sud del mondo e ciò esige una nuova risposta.
Popolazione e reddito medio sono aumentate dal XVIII secolo di un fattore 10, anche se la curva del reddito medio ha assunto evidenze significative verso la fine del XIX secolo.
Ma per questo fattore 10 si può parlare di progresso umano? Per la popolazione no, se si tiene conto che essa non sarebbe sostenibile per il pianeta e in effetti questo fattore per fortuna sta diminuendo e si stima che la popolazione mondiale dovrebbe arrivare a un massimo stabile (si spera tollerabile) di 11 miliardi.
La crescita spettacolare del reddito medio presenta aspetti diversi di interpretazione e "in primis" occorre mettere da parte medie e aggregati, interessandosi invece alla ripartizione effettiva delle ricchezze tra le classi sociali. Come detto fra Nord e Sud c'è una differenza enorme: 3000/4000 contro 100/200. Per misurare poi la ricchezza vera, occorre scegliere l'indicatore giusto, ad es. una cosa è il reddito nazionale e un'altra il P.I.L. Un paese che ricava dal suolo 100 miliardi di euro genera un PIL di questa cifra, ma il redito nazionale è invece nullo, perché il capitale di quel paese si è ridotto di quei 100 appunto, che non ci sono più nel sottosuolo. E in quel paese si sono generati quantità notevoli di C02, il che porta di fatto il reddito nazionale a termini negativi! È dunque opportuno conteggiare il reddito, dopo il computo dell'ammortamento del capitale e del costo sociale corrispondente, ma soprattutto la ripartizione più o meno diseguale e poi dobbiamo sapere che anche un computo del genere resta insufficiente...


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I giorni della gloria XXIII

"Voi pensate, continuò Mario (ignorando il figlio del ladro di Tolosa) che sapete quel che sto per dirvi e cioè che vi inviti a lasciare i registri così come sono, senza tener conto della legge Lucinia Mucia; invece no, chiedo soltanto che sia applicata, ma senza arrivare al rigore estremo, in altre parole si devono togliere dai registri coloro che risultano iscritti illegalmente, punto e basta. Ser andrete oltre, padri coscritti, raccoglierete solo morte, samgue, povertà e un'avversione che durerà per i millenni a venire! Non assecondate gli Italici per quel che hanno tentato di fare. ma non puniteli per quel tentativo."
Druso applaudì, ma la maggior parte del Senatus Popolusque romanus (la seduta era a porte aperte) no, e prese la parola Scauro.
- Sono anni che sono a capo del Senato e mi onoro del fatto, ma soprattutto di essere romano da innumerevoli generazioni e quest'oggi mi sembra una cosa strana dover essere d'accordo con Gaio Mario, che si è invece autoproclamato italico. Lasciatemi ripetere le sue parole: "È davvero un crimine così grave voler essere romani?" Però, fra lui è me, c'è una sostanziale differenza, perché se non è male desiderare, è invece colpevole *fare*! E anzi, questo dimostra che dobbiamo applicare la lex Licinia Mucia in modo tale che questa speranza senza fondamento di diventare cittadini sia sradicata per sempre! -
Rutilio Rufo provò a far recedere la maggioranza che approvava il discorso di Scauro, soprattutto per quanto riguardava l'inasprimento delle sanzioni, perché, come aveva sottolineato Mario, anche lui ben capiva che tutto ciò avrebbe portato alla guerra! :grr:
"Quanto poi al fatto di assoldare *delatori* e *guardie del corpo per proteggerci* questo è proprio il contrario del mos maiorum e il cambiamento dimostrerebbe ai nostri coaibitanti italici che abbiamo paura di loro, un uomo che si sente sicuro non offre ricompense a chi gli fornisce informazioni sui nemici! Ma capisco che sto parlando a orecchie che sono diventate di pietra!"
Questo è tutto ormai, pensò Druso, il buon senso dello zio e di Mario non aveva fatto presa e nessuno (o quasi) ha la più pallida idea del fatto che dentro ciascun italico germoglierà un seme di odio e di vendetta! Forse neppure io l'avrei saputo se non avessi incontrato Quinto Poppedio Silone sul campo di battaglia! Mentre usciva si scontrò in modo fortuito con lo zio e Mario che lo invitarono a bere con loro. Marco Livio Druso, di fronte a tale gentilezza, cominciò a mostrare lineamenti deformati, poi, da sotto le palpebre, sgorgarono le legrime. La morte della moglie e la decisione del Senato per lui erano stati accadimenti troppo dolorosi! :grr:


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Re: Storia

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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" III

Un altro indicatore, oltre al reddito che si rileverà indispensabile per la ricerca. è la proprietà, ovvero la ripartizione di essa. A differenza del reddito, ciò che si guadagna in un dato periodo, la proprietà designa ciò che è nostro in un dato momento temporale; essa è una nozione storicamente definita, ma dipende soprattutto dal modo in cui ciascuna società stabilisce le forme di possesso legittime.
Abbiamo i dati della Francia dal 1780 ad oggi e da essi vediamo che se da un lato esiste nel lungo termine un processo orientato verso una minore concentrazione della proprietà, dall'altro la disuguaglianza rimane comunque molto elevata, per non dire insopportabile, perché il 50% della classe più povera continua a non possedere nulla.
Prima di procedere oltre, dobbiamo dire che la proprietà deve essere concepita non come un diritto assoluto atemporale, bensì come un insieme di diritti propri di ciascun contesto sosciostorico, vale a dire un "pacchetto di diritti". Per es, alla vigilia della Rivoluzione, la classe aristocratica deteneva anche privilegi fiscali, politici e giurisdizionali, per cui il potere (confrontato con quello dei proprietari borghesi) non si limitava al valore monetario dei beni posseduti. La trasformazione di questo pacchetto dei diritti ha costituito un obiettivo di fondo delle lotte sociali e ha contribuito a un maggiore benessere della popolazione totale e mi propongo di difendere l'idea che il movimento storico potrebbe proseguire in questa direzione anche nel XXI secolo. :)


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I giorni della gloria XXIV

Se non riusaciamo a bloccare l'iter della lex Licinia Mucia e a ottenere il suffragio universale per gli italici, ci sarà la guerra! Questo lo so per certo, dichiarò Druso ai due amici.
- Non sono abbastanza organizzati, obiettò Mario. -
"Potresti avere una sorpresa, perché Silone ha in testa la guerra da anni, certamente da Arausio e conoscendolo so che in questo tempo non si è limitato a pensare e anche tutti gli altri capi italici che preparano le armi e gli equipaggiamenti, in teoria, per il giorno in cui Roma li chiamerà, chi può dire che non saranno usati per altri scopi?"
- Allora sarà meglio cominciare a esercitare pressioni per un'integrazione pacifica dell'Italia entro l'ovile romano, disse con fermezza Rutilio Rufo -
Se così è, dovresti recarti, disse Mario a Druso, da Silone e Mutilo il prima possibile e cerca di persuaderli che, nonostante la legge, la porta verso la cittadinanza universale non è irrevocabilmente chiusa. Devi convincerli ad attendere che possiamo trovare un tribuno della plebe disposto a mettere la vita in prima linea e a varare una legge che renda romana tutta l'Italia."
- Quel tribuno l'ài già trovato, sarò io: Marco Livio Druso! -
"Ma non subito, esclamò Rufo, dobbiamo prima esercitare pressione, assicurarci l'appoggio di ogni settore della comunità romana e, come avete notato, oggi la folla fuori della Curia Hostilia ha dimostrato una notevole opposizione alla naturalizzazione degli italici e, primi fra tutti, i capite censi! Dovremmo ottenere l'appoggio di Lucio Decumio."
Per lui dovrò parlare con mia cognata Aurelia che non è altrettanto gretta dei parenti maschi e ti dirò che quella giovane donna ha un cervello molto sottile ed è legata per matrimonio al lato meno ortodosso dei Giulio Cesare e se, come credo fermamente, riusciremo a portare Aurelia dalla nostra parte, avremo di sicuro l'appoggio di Lucio Decumio. :clap:


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Re: Storia

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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" IV

Per analizzare al meglio il concetto di proprietà occorre distinguere, grosso modo quattro parti: mezzi di produzione, alloggi, dello Stato e del resto del mondo.
I mezzi di produzione possono essere detenuti direttamente, oppure attraverso azioni. Nell'approccio marxista tradizionale, solo la proprietà dei mezzi di produzione è compresa nella proprietà del capitale, a me sembra invece che tutti i rapporti implicano potere, come ad es. il possesso o no di immobili produce implicazioni nella più intima sfera di ognuno di noi: la famiglia. In termini di valore monetario gli immobili rappresentano intorno alla metà delle proprietà private, più quindi dei mezzi di produzione. Per quanto riguarda il possesso di titoli di Stato e/o esteri (il famoso debito di bilancio che tutti gli Stati hanno organizzato a a partire qui in occidente dall'ancien regime francese, che fu determinante per lo scoppio della rivoluzione). Infine gli attivi detenuti nel resto del mondo; può trattarsi del canale di Suez, delle piantagioni di caucciù in Indocina etc. Per la Francia nel 2020 risulta che siano pari a quelli dei proprietari stranieri di attività francesi, per cui il patrimonio netto estero/interno si annulla, il che non significa che perdano di importanza. In epoca coloniale, va da sé che gli attivi esteri avevano un'importanza affatto diversa.


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I giorni della gloria XXV

La legge Licinia Mucia fu approvata quasi all'unanimità dalle tribù del Popolo riunite in Assemblea e Silone lo seppe mentre era in giro per varie località italiche. LO aveva informato Mutilo, il quale aggiunse " Ormai è guerra!" E Silone rispose che gli approvvigionamenti di armi dalle città-officine nella Gallia di Cepione andavano a meraviglia, finché i sesterzi continueranno ad arrivare nelle sue tasche, lui se ne starà buono e tranquillo, senza minimamente domandarsi alcunché. :)
Il giorno seguente arrivò Druso per parlare con Silone e Mutilo a proposito dell'applicazione integrale della legge, con premi ai delatori! I due italici non accennarono minimamente alla guerra, il che allarmò Druso ancora di più e ora si trovava di fronte a un grave dilemma: era un romano troppo fedele per non voler raccogliere informazioni su possibili trame, ma era anche un amico e quindi non voleva spiare in nessun modo Silone! :x
"Sono venuto qui a pregarvi di portare i vostri falsi cittadini fuori da tutte le località in cui possono essere rintracciati, vale a dire nelle campagna, perché i soldati saranno troppo occupati a proteggere i giudici nella città e Roma non vorrà spendere troppo per ingaggiarne altri. Basta che vi accertiate di pagare per intiero i tributi italici e tutto si risolverà senza troppo spargimento di sangue. Ora me ne vado, perché la mia presenza a Bovianum non avrebbe alcun senso, visto che non possiedo terre qui vicino, ma prima di lasciarvi voglia la vostra parola che non farete ricorso alla guerra fino a quando non vi sarà altra alternativa e voglio assicurarvi che Mario e mio zio Rufo stanno lavorando a vostro favore e posso anche giurarvi che non passerà molto tempo prima che io chieda la carica di tribuno della plebe a allora farò passare all'Assemblea la naturalizzazione dell'Italia!"
I capi italici riuscirono a spostare quasi tutti i cittadini non in regole dalle città colonie romane o latine. Solo alcuni non vollero andarsene e subirono la furia delle "quaestiones"!
I risultati furono molto diversi da un luogo all'altro dei vari tribunali, con l'unica eccezione di Brindisi dove a presiedere il tribunale era subentrato Cepione, perché il titolare (Gneo Scipione Nasica) aveva dovuto abbandonare per emorroidi. E il Nostro si era distinto nel contravvenire alle leggi, facendo torturare un cittadino italico vero, il che gli procurò una citazione e fu assolto solo grazie all'intervento del consolo Oratore, il quale però dichiarò che mai prima di allora era stato così scontento per una vittoria! :muro: E poi aggiunse, rivolto sempre a Scevola, suo cugino e amico: - Ci sono volte in cui desidererei che avessero eletto console qualsiasi altro in questo terribile anno! -


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" V

Le statistiche dell'evoluzione della proprietà ci dicono che la concentrazione della stessa resta comunque estremamente elevata e quindi l'ampiezza del cammino finora compiuto verso una certa redistribuzione non deve essere sopravvalutata: in Francia ad es. il 50% più povero possiede il 5% del totale e per i mezzi di produzione ancora meno. Resta però il fatto che l'affermazione di una classe media è una trasformazione importante sul piano sociale, oltre che economico-politico. Sia detto per inciso che fino all'inizio del XX secolo non esisteva nessuna classe media, essa è nata in parte in conseguenza delle guerre e crisi economiche, ma soprattutto dalle nuove politiche socio/fiscali messe in opera dalla fine del XIX secolo, con la forte crescita dello "Stato sociale". Questa politica è stata salutare da tutti i punti di vista e quindi, secondo me, ci si deve spingere molto più a fondo e l'imposta progressiva deve essere la base di ogni miglioramento. ;)


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Rutilio Rufo, grande appassionato nello scrivere, fece il resoconto della situazione a Silla, che (come sappiamo) si trovava nella Gallia Citeriore in qualità di legato anziano.
"Le speciali quaestiones (voleva dire in pratica punizioni) della legge più famosa degli ultimi anni sono diventate così impopolari e pericolose per chi le gestisce che nessuno dei coinvolti ha potuto fare a meno di inventarsi qualche scusa per allentare l'impegno con il quale conduce l'inchiesta! Poi fortunatamente una scusa vera c'è stata e il Senato ha dichiarato lo stato d'emergenza perché i Galli hanno attaccato sulla riva a nord dell'Eridano e quindi le operazioni legali contro i cittadini italici non in regola sono cessate. I giudici sono tutti tornati in gran fretta a Roma e hanno subito votato per inviare Crasso Oratore nella Gallia italica a sedare la rivolta. Questo compito il console l'à risolto in due mesi ed era in attesa del "meritato" trionfo. Ma Scevola si è opposto, perché quella piccola vittoria su pochi sbandati non era degna nemmeno di un'ovazione! A allora Crasso è dovuto ritornare all'interno del pormerium. :x Il Foro attraversa un periodo di totale inerzia, mentre Invece so che su di te Tito Didio non fa che esprimere lodi e ogni dispaccio che invia a Roma trabocca di entusiasmo, per cui penso tu possa tornare verso la fine dell'anno prossimo, in tempo per candidarti a pretore. :) Attualmente, dopo la morte di Metello del Porcile e tutte le complicazioni derivanti dalla lex Licinia Mucia, né Catulo, né Nasica e Scauro prestano molta attenzione a Gaio Mario e, di riflesso, a te. Gli uomi validi possono farsi avanti e ottenere ciò che spetta loro, come Lucio Giulio Cesare, che non ha avuto difficoltà a diventare praetoer urbanus quest'anno e il fratellastro di Aurelia (Lucio Cotta) è stato eletto praetor peregrinus (nota mia, In origine c'er un solo praetor, poi si distinse il "praetor urbanus" quando, con l'aumentare dei territori controllati da Roma si rese necessaria la creazione del Praetor peregrinus che si occupasse di amministrare la giustizia nelle campagne). Ho parlato di questo a Mario ed è favorevole all'idea e addirittura, non ci crederai, non è contrario nemmeno Scauro e questo credo dipenda dalla nascita di un figlio a quel vecchio capo dei Boni." :D
Silla stava riflettendo sulla lettera e capì che la situazione era favorevole come non mai, ma che aveva anche bisogno di denaro, per cui prima sarebbe andato a Roma a farsi eleggere pretore e poi ritornato in Spagna per accumulare un patrimonio.
Nell'agosto dell'anno seguente Rufo gli scrisse di nuovo:
"La notizia della tua candidatura a pretore si è già diffusa e le reazioni degli elettori sono eccellenti, ma veniamo alle notizie internazionali. Il vecchio Nicomede di Bitinia è morto e fra i figli è nato un diverbio per la successione; c'è stata anche un po' di agitazione in Cappadocia e Gordio ha preso (di fatto) il potere, non senza un aiuto importante da Mitridate. Gaio Mario ci aveva avvertito in precedenza, al ritorno a Roma, che il giovane re del Ponto è un sovrano molto pericoloso, ma i senatori non ne sono convinti, forse perché Mitridate sta corteggiando il Princeps Senatus con una serie di lettere scritte in un greco degno dei migliori poeti. Scauro pensa che sia un artista e non sa, come Mario, che invece ha ucciso sua madre, facendola morire di fame e avvelenato la sorella, con cui era sposato, capisci un bel tipo di sognatore e poeta! :diavoletto: Per il secondo anno il Senato ha inviato i tribunali speciali per le registrazioni illegali, ma come l'anno prima è stato impossibile rintracciare la quasi totalità dei contravventori, ma comunque l'odio contro di noi si è accresciuto ed è palpabile in tutta l'Italia. Gaio Mario ed io abbiamo intenzione di proporre una mozione all'Assemblea verso la fine dell'anno, richiedendo che le quaestiones della lex Licinia Mucia siano abbandonate come inutili e troppo costose! Infine una notizia dalla famiglia di Mario: Gaio Giulio Cesare il giovane ha cinque anni e sa leggere "a prima vista" anche grafie quasi incomprensibili. Non ho mai conosciuto un adulto che ci riuscisse." :) :clap:


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" VI

La disuguaglianza dei redditi è sempre meno forte di quella delle proprietà e di questo si hanno statistiche dettagliate in Francia e negli stati europei, ma prima di vedere le varie differenza, concentriamoci sul come gli occidentali sono riusciti ad acquisire una posizione dominante su scala mondiale?
Tutti gli studi dimostrano che la crescita del capitalismo industriale è connessa ai sistemi di divisione del lavoro, di sfruttamento incontrollato delle risorse naturali e di egemonia militare (con annessa acquisizione di colonie).
Si comincia intorno alla seconda metà del XV secolo con i primi insediamenti portoghesi sulle coste africane, il viaggio di Vasco de Gama in India e la spedizione di Colombo nelle americhe. La guerra d'Indocina e d'Algeria contro la Francia possono costituire invece il termine finale.
Chi nasce oggi non è direttamente responsabile della pesante eredità colonialista, ma lo diventa se pensa di non tenerne conto per niente quando si studiano le ipotesi di cambiamento. Ma continiamo con la storia dell'evoluzione europea ...


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I giorni della gloria XXVII

Silla, come programmato, si fece dare un salvacondotto da Tito Didio per il ritorno a Roma e, dopo tanto tempo, ritrovò i figli. Nel ragazzo ebbe un amico che non c'era mai stato nella vita: Silla il giovane accompagnò il padre ovunque, ascoltando con aria grave qualsiasi conversazione e, una volta a casa, si scambiavano opinioni sullo stato d'animo che regnava nel Foro.
Però Silla non lo portò con sé quando andò nella Suburra a trovare Aurelia.
"Sono perdonato?" le chiese. - Certamente, come potrei non farlo per una mia debolezza? -
Aurelia lo portò a conoscere i figli e quando fu presentato loro, Cesare il giovane fece un sorriso che tolse il respiro a Silla: quegli occhi che lo fissavano erano di un azzurro chiaro, circondati da una corona più scura e scintillavano intelligenza.
"Se non si brucia, disse Silla appena il bambino fu uscito, sarà una gloria o una spina nel fianco di Roma." - Spero nella prima - disse sorridendo Aurelia.
Ci furono le elezioni e Silla diventò pretore urbano e questo lo sconvolse, perché quel magistrato non poteva rimanere fuori Roma per più di 10 gg. alla volta e quindi sarebbero ritornate tutte le tentazioni della vecchia vita! :x Però ora aveva con sé Silla il giovane. :)
Quelle stesse elezioni, dal lato consolare, portarono al primo posto Gaio Valerio Flacco e un uomo nuovo, vale a dire Marco Erennio e le urla di Lucio Marzio Filippo, sicuro fino al giorno prima di diventare console anziano, si poterono sentire fino a Carseoli. :crazy: Filippo era stato troppo ottimista , perché la gente non aveva dimenticato come poco prima aveva fatto a diventare tribuno della plebe, ovvero con i soldi di Gaio Mario!
La farò pagare a Rutilio per aver rammentato a tutti il passato, giurò Filippo a Cepione e l'altro gli fece eco!
Livia Drusa partorì il figlio di Catone, ma fu un parto disgraziato e dopo pochi giorni si stava accorgendo di dover morire, anche se non capiva perché, dopo quattro figli avuti facilmente, le cose si fossero complicate con il quinto? Fu comunque con enorme stupore che vide comparirle davanti la madre che, era andata via di casa, quando lei aveva cinque anni. Le due donne piansero sia per il momento che per gli anni perduti. Poi Livia dichiarò stupita che se la immaginava diversa e cioè come una "bellissima mangiatrice di uomini". Cornelia Scipionide carezzò le mani che stringeva e rispose che aveva sempre cercato di avere un grande numero di amici, fossero donne o uomini, ma a Roma una donna non può avere amici maschi, senza che mezzo mondo dia per scontato che c'è dell'altro fra loro e così fece tuo padre, mio marito! Non ho mai avuto amanti, finché ho vissuto con Livio Druso. però arrivai ben presto a capire che, se fossi ancora vissuta a lungo con lui, sarei morta e quindi lasciai pensasse che il figlio, che era nato poco prima, fosse del vecchio Mamerco Emilio Lepido e quando questo mio grande amico chiese di adottarlo, tuo padre fu subito d'accordo, a condizione che me ne andassi pure io!. Vissi con Mamerco come sua moglie in una casa molto più felice. Dopo la morte di Mamerco ho avuto tante storie, ma mi sono accorta che esse portano più guai di quanto valga la pena sopportare e da tempo ho rinunciato a sperare di ritrovare un amore vero e vivo con mio figlio o meglio vivevo finché lui non si è sposato e mi sono accorta che mia nuora non mi piace!
Ma dimmi, mia cara, perché stai così male? ...


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" VII

Kenneth Pomeranz dimostra come le istituzioni virtuose celebrate da A. Smith ne "La ricchezza delle Nazioni" (imposte basse e bilanci equilibrati) hanno avuto poco a che fare con le azioni dei governi europei, semmai erano più smithiane le politiche economiche cinesi. :) L'impero Qing applicava una stretta ortodossia di bilancio; al contrario in Francia e nel Regno Unito i bilanci erano sempre in passivo, ma forse fu proprio questo deficit a rivelarsi decisivo per l'affermazione all'interno dell'Europa delle due grandi potenze mondiali a partire dalla fine del XVIII secolo e per l'intiero corso del XIX.
Se ne deduce che uno Stato che preleva solo una piccola parte del reddito nazionale ha pochi poteri e scarsa possibilità di mobilitazione sociale, al contrario Quello che riesce ad accaparrarsi un reddito più cospicuo, senza pensare troppo ai cittadini/sudditi, dispone di capacità di mantenimento dell'ordine interno, ma soprattutto di proiezione verso l'esterno, il che innescò quel circùito vizioso di potenza militare! :x


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I giorni della gloria XXVIII

- Sto morendo mamma! -
"No, è passato troppo tempo perché il bambino ti faccia morire."
- Ho il malocchio, purtroppo! -
"Stupidaggini, Livia Drusa, il malocchio non esiste e poi chi chi sarebbe che ti vuol, tanto male?"
- Servilia, proprio mia figlia! -
"Capisco e non ti insulterò, dicendo che è tutta una tua immaginazione, ma devi comunque superare la cosa e non darle una simile sodisfazione." E poi andò da Marco Druso a riferirle ciò che la moglie credeva! E: "Confesso che mi pacerebbe vedere la bambina."
Druso ritornò poco dopo per presentare Servilia alla nonna, la bambina arricciò il naso e non parlò, finché non dovette confermare che lei voleva che la madre morisse!
"Oh bene, ti ringrazio, disse la nonna e le fece segno di allontanarsi con un volto privo di espressione, puoi tornare nella stanza dei bambini."
"Poverina, sospirò Cornelia Scipionide ha avuto un padre disprezzabile e si è rivoltata contro la madre, son cose che succedono a Roma, ma a parte il malocchio, credo che tu abbia ragione, figlio mio, il dissanguamento che dicono i dottori, esiste davvero e non avrò molto tempo per imparare a conoscere mia figlia, ormai; però, se vuoi, mi trasferirò qui per accudire i bambini, visto che non ci sarà nessuna donna in casa."
Il giorno in cui Catone il giovane compì due mesi, Livia Drusa morì e fu una morte serena per la presenza della madre che gli impedì di pensare ad artifici e malocchi, era molto più importante sapere che i figli sarebbero stati ben curati e istruiti dalla nobile patrizia dei Corneli Scipioni. :clap:


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" VIII

Ricerche recenti hanno confermato le conclusioni di Pomeranz sul ruolo centrale svolto dal dominio militare e coloniale, che ha portato poi alle innovazioni tecnologiche (si pensi che il computer e internet sono stati inventati per scopi bellici) e finanziarie. Una funzione ambivalente è stato invece il frazionamento nazionalistico, ma alla lunga è stato decisamente negativo sin quasi al limite del genocidio, nel quale sono rimaste coinvolte le potenze coloniali europee fra il 1914 e il 1945 (e anche dopo, nell'ex Jugoslavia).
Altre ricerche hanno dimostrato l'importanza dello sfruttamento schiavista per il determinarsi del c.d. "impero del cotone", che porterà britannici ed europei ad assumere il controllo della produzione tessile mondiale fra il 1750 e il 1860. La tratta schiavista è ufficialmente abolita nel 1810, ma in realtà prosegue clandestinamente per altri decenni (specie in direzione del Brasile) e poi i proprietari hanno mella riproduzione naturale degli schiavi di proprietà un altro modo di incrementare il lavoro servile. (Fra il 1800 e il 1860 negli Stati Uniti del Sud il numero degli schiavi passa da uno a quattro milioni e la produzione aumenta di dieci volte anche per il miglioramento delle tecniche di produzione.


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I giorni della gloria XXIX

Silla non aveva nessuna preparazione giuridica, ma si trovò comunque a suo agio nella funzione di pretore urbano; in primo luogo perché aveva buon senso e inoltre si seppe circondare di ottimi consiglieri. Ma la cosa più importante che quel lavoro gli conferiva era l'autonomia da Gaio Mario. Finalmente era considerato per quel che faceva lui!
Altra cosa importantissima per il futuro era il figlio, che lo accompagnava ovunque e lui aveva l'aspetto di un Cesare, con quell'attrazione esercitata da tutti i membri della gens Iulia. :) Il miglior amico di Silla il giovane era un ragazzo tutto pelle e ossa, con un enorme cranio al posto della testa, di nome Marco Tullio Cicerone. Per combinazione proveniva dalla stessa città di Gaio Mario e anche un po' imparentati per matrimonio di qualche avo. Quando l'arpinate arrivò a casa dell'amico, Silla si trovò sommerso da un'arrestabile valanga di parole, perché Cicerone era un conversatore instancabile, che finirono con la dichiarazione che i Tullii non erano bifolchi di campagna: - Siamo di razza molto migliore dei Marii! -
Enormemente divertito Silla stette ad ascoltare, chiedendosi soltanto se avesse mai temine quel defluvio di parole? E, fra un intervallo e l'altro, riusci solo a chiedere se avesse progettato una carriera da avvocato?
- Oh certamente, ma il mio sangue è tale che posso aspirare anche al consolato, dopo naturalmente che sarò entrato in Senato. -
Quando Cicerone se ne andò, Silla si rivolse al figlio per dire che per lui l'amico era spaventoso, ma capisco che sia anche gradevole in compagnia quel piccolo presuntuoso villano arricchito di Arpino! E quanto alla pretesa che Scauro fosse rimasto impressionato dalle sue chiacchiere, scordatelo che sia vero, perché il Princeps Senatus in questo momento ha numerosissime questioni da risolvere: Socrate vs NIcomede III per la Bitinia e la questione in Cappadocia.
Gli abitanti di quest'ultima regione erano stanchi di essere governati da Mitridate, attraverso il pupazzo pontico Gordio e lo avevano scacciato. Mitridate non aveva reagito di persona, bensì attraverso Tigrane di Armenia, che mise Gordio (questa volta non solo di fatto) sul trono.
Laodice e Ariobarzane, titolari per sangue del regno, si erano presentati a Roma e per Scauro era un motivo di grande imbarazzo, perché aveva difeso sempre Mitridate, ma anche sostenuto che la Cappadocia doveva scegliere da sola il proprio destino. L'unica scusa era che non si poteva provare che dietro Tigrane ci fosse il re del Ponto.
"Dovrai andare a vedere di persona", disse Silla a Scauro. - Non posso mermettermi di lasciare Roma. -
"E allora dovrai nominare qualcuno." - No, impossibile, andrò! - :x
E così fece, una rapida visita, ma non in Cappadocia, bensì nel Ponto e rirtonò a Roma con una borsa d'oro e completamente affascinato da Mitridate e dalle citazioni greche di costui.

Dall'inizio del mandato di pretore Silla cominciò a brigare per ottenere uno dei governatorati di Spagna, da dove, pensava, poteva trarne una quantità enorme di denaro, che solo gli poteva permettere il consolato a breve. Ma la fortuna sembrò volgergli le spalle, perché le Spagne, che sembravano domate e tranquille, in realtà non lo erano e mentre a Roma si celebrava il trionfo sui Celtiberi, arrivò la notizia che i Lusitani si erano ribellati. Fu inviato colà il pretore Publio Cornelio Scipione Nasica, in sostituzione del governatore assente, e costui fece registrare un comportamento talmente esemplare che gli fu prorogato il mandato per l'anno successivo. Anche la Spagna citeriore gli fu preclusa, perché, in assenza di Tito Didio, pure lì ci fu una rivolta e, non potendosi il pretore urbano muovere da Roma, fu inviato il console Gaio Valerio Flacco a governarla! :grr:
Alla ricerca disperata di denaro, Silla non trovava soluzione perché gli rimanevano soltanto le zone depresse per il futuro governatorato, posti da cui non poteva ricavare niente!


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" IX

Altro fattore importante per l'ascesa dell'Europa a maggior potenza mondiale è stato il protezionismo e, infatti, solo dopo aver stabilito la supremazia sui principali prodotti, i paesi egemoni cominciano a parlare di libero scambio. Ma in ogni modo è stata la forza militare ad avere l'effetto devastante per gli altri, un esempio è la guerra dell'oppio, scatenata dal Regno Unito, ovvero dai commercianti del prodotto che i cinesi volevano produrre in minor quantità (e blocccarne le esportazioni), causa il dilagare in quel paese del consumo di oppiacei!
Certo che per avere potenza militare e coloniale la base di partenza deve essere uno stato forte e unito e varie sono le teorie che espongono le ragioni per le quali si sarebbero formati tali tipi di istituzioni, ma a noi interessa solo dire che per secoli tali costruzioni sono state controllate da un esiguo numero di persone (la classe dominante), anche in disaccordo fra loro, ma con la comune prospettiva di sviluppare nel resto del mondo i progetti di egemonia politica, religiosa, commerciale e coloniale. Solo verso la fine del XVIII secolo cominciano a rivestire una qualche importanza le classi subalterne e le lotte sociali.


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Re: Storia

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I giorni della gloria XXX

Solo la compagnia del figlio riusciva a mantenere sereno Silla, ma a peggiorare la situazione, neppure Aurelia era disponibile: Gaio Giulio Cesare era tornato a casa.
Quando furono distribuiti i governatorati delle province, tutto andò come previsto; a Silla furono offerte solo l'Africa, la Sicilia, la Sardegna e la Cosrsica e lui rifiutò: meglio nessuna provincia che essere relegati in un angolo speduto della terra! E questa scelta si rivelò vincente. ;)
In dicembre giunse una frenerica lettera del re di Bitinia, NIcomede, il quele accusava Mitridate di volersi espandere in tutta l'Asia MInore e, si seppe altresì che lo stesso re del Ponto aveva invaso la Cappadocia e poi era andato anche oltre, conquistando Cilicia e Siria. Roma considerava la Cilicia quasi come un possedimento e Scauro, nonostante la borsa d'oro e le lettere in greco, rinsavì all'improvviso e decise che si sarebbe dovuto mandare un governatore in Cilicia e, siccome di truppe non ce n'erano molte in quel momento, costui avrebbe dovuto reclutare milizie locali.
L'uomo adatto è Lucio Cornelio, disse Gaio Mario in Senato e così alla fine Silla ebbe un governatorato. :)
Quando lo seppe, il figlio capì che dovevano separarsi e per un breve tempo i suoi occhi tradirono dolore e tristezza, ma poi prese la meglio la gioia per la carriera che si apriva al padre.
Ma subito Silla disse esultante: "Tu verrai con me!" :D La felicità e lo sbalodimento nell'altro furono palpabili.
La traversata cominciò in gennaio, con un tempo favorevole per la stagione; i fondi del governatore-proconsole erano piuttosto gonfi, grazie agli sforzi di Scauro nel reperirli e la mente piena di informazioni, ottenute da una lunga conversazione con Gaio Mario. Alla fine del mese le navi giunsero a Tarso e subito Silla andò a trovare Morsino, l'uomo che Mario gli aveva detto capace di assoldare quattro buone legioni di ausiliari che dovevano essere pronte per combattere alla fine dell'inverno.
Quando Mitridate seppe dell'arrivo, guardò con vivo stupore Gordio, che gli aveva portato la notizia: - Chi è questo Lucio Coprnelio Silla? -
"Non è un nome noto, disse Archelao, ma ha una notevole esperienza militare, anche se penso che non abbia mai comandato un esercito, è sempre stato di spalla. Mi dicono che abbia un carattere difficile e penso che significhi poco propenso a negoziare."
Mitridate pensava che proprio ora che stava per prendersi la Bitinia, questa scocciatura non ci voleva. Però quattro legioni erano solo 20.000 uomini e nemmeno romani, mentre lui ne poteva mettere in campio dieci volte tanto, numericamente la guerra era già decisa, eppure ...
Ma perché avevano mandato questo sconosciuto Silla, quando Roma disponeva di Gaio Mario e Catulo Cesare che avevano sconfitto i Germani? Ma questo Silla forse era un ottimo generale, come poteva saperlo? E lui aveva qualcuno di cui potersi fidare e così metterlo a capo dell'esercito? Se solo fossi dotato di intuito militare, pensava, non avrei dubbi, ma purtroppo quel talento non gli era stato tramandato dagli antenati!
Alla fine decise di schierare tutte le sue truppe contro i romani, naturalmente sarebbe andato anche lui e lasciato la figlia di Gordio a governare in sua assenza, affidandosi a Gordio stesso per essere costantemente informato su quel che faceva questo Lucio Cornelio in Cicilia.


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Re: Storia

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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" X

Nell'agosto 1791 ad Haiti ci fu la grande rivolta degli schiavi, che vide la partecipazione di migliaia di "marrons" (come erano chiamati gli schiavi in fuga), da decenni rifugiati tra le montagne. Nonostante i rinforzi militari inviati dalla Francia, i rivoltosi assunsero in breve tempo il controllo delle piantagioni, mentre i proprietari fuggirono dal paese. Nell'agosto 1793 fu proclamata dalla Convenzione francese l'emancipazione di tutti gli schiavi delle colonie e questa situazione giuridica resse fino al 1802, quando Napoleone reintrodusse la schiavitù e restituì quella "merce rubata" ai proprietari. Haiti no, anzi, proclamò l'indipendenza nel 1804, dopo aver di nuovo respinto le truppe coloniali.
Il caso di Haiti è emblematico non solo perché si tratta della prima abolizione della schiavitù della storia moderna e della prima indipendenza di una colonia, ma anche perché la vicenda si concluse con un gigantesco debito pubblico che ha contribuito in modo determinante al non sviluppo di Haiti nel corso dei due secoli successivi! Carlo X infatti aveva riconosciuto l'indipendenza dell'isola (nel 1825) solo a condizione di un pagamento di 150 milioni di franchi-oro per indennizzare i proprietari di schiavi e nell'attesa di una risposta positiva del governo di Port-au Prince la flotta francese aveva imposto un embargo totale all'isola! :grr:
A questo punto, oggi, la domanda sorge spontanea: quanto deve la Francia di riparazione al governo di Haiti?


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Re: Storia

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I giorni della gloria XXXI

Mitridate ebbe più diffficoltà di Silla nello spostare le truppe e mentre il romano aspettava l'arrivo dell'altro si era messo a costruire una strada.
"Per quale ragione lo fa, chiese Mitridate a Gordio, che lo informava, se una strada che attraversa il passo della Cilicia c'è gia?" - Non lo so. -
Neottolemo, esitando, fece un'osservazione: - Penso che Silla voglia migliorare le condizioni della strada, perchè così potrà spostare più velocemnente le truppe, nel caso che debbano usare di nuovo quella strada su cui sono passati e che hanno trovato in cattive condizioni. -
Mitridate non fu troppo convinto e se ne andò via di corsa, con Gordio che lo seguiva, mentre Neottolemo stette a riflettere sul perché il re non riuscisse a capire una situazione così semplice?
Il giorno seguente l'esercito composto da 100.000 si avviò verso Silla, ma costui non si mosse: l'accampamento si trovava nel mezzo di una distesa pianeggiante e, nell'attesa, era stato fortificato in guisa formidabile e ora si poteva vedere una struttura quadrata, perfettamente regolare, con fossati e tutto quanto serviva per la difesa.
Era la prima volta che Mmitridate vedeva un accampamento romano e stava per restare a bocca aperta, ma non poteva farlo vedere e si limitò a pensare che l'avrebbe di certo conquistato, ma il prezzo sarebbe stato altissimo, poi fu informato che il proconsole chiedeva un colloquio a due all'entrata del sito romano ... subito. Il re era d'accordo e si recò "a spron battuto" all'appuntamento.
Quando furono "faccia a faccia" Mitridate restò fulminato: non aveva mai visto un volto cosi bianco, capelli così d'oro, ma soprattutto gli occhi! In toto sembrava Apòllo nelle sembianze di un uomo.
Silla capì tutto ciò in un istante e decise di sfruttare la situazione: "Che cosa ci fai in Cappadocia, re Mitridate?"
- Questa regione mi appartiene, perché i presunti altri re, sono solo stranieri, ma la voce gli uscì con un tono piuttosto debole. -
"Ti sbagli, re Ariobarzane è un puro prodotto della Cappadocia ed è stato scelto dal popolo al posto di tuo figlio Ariarate Eusebe. E io sono qui per incarico del Senatus Popolusque Romanus affinché Ariobarzane abbia quel che gli spetta e dunque il Ponto e l'Armenia devono rimanere fuori dalla Cappadocia. Tornate a casa, re Mitridate!"
- E saresti tu quello che mi farà tornare, guarda là il mio esercito: 100.000 uomini! -
"Centomila barbari, me li mangerò. Fra otto giorni marcerò verso Mazara e, se ti opporrai, annienterò il tuo esercito, nemmeno il doppio dei tuoi uomini potrebbe fermarmi!"
Il re tornò alla tenda infuriato e nessuno osò parlargli; la rabbia si mutò in lagrime e pianse finché la disperazione divenne rassegnazione e decise di smobilitare e tornare nel Ponto. "Lasciamo pure che i romani rimettano Ariobarzane sul trono di Cappadocia. Sono giovane, ho tempo e aspetterò fino a quando Roma non sarà impegnata altrove. E ora penso sia venuto il momento di sbarazzarmi di te, suocero, guardie entrate!"
E poi si rivolse a Neottolemo atterito, per dirgli di non aspettare altro tempo a smobilitare!


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Re: Storia

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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" XI

Nessuno stato europeo ha risarcito il maltolto alle colonie, tutti si sono indirizzati invece nell'indennizzare i proprietari di schiavi dopo l'abolizione del 1848. Ma affrontiamo ora il caso dele S.U.A. e vediamo la lunga marcia di una repubblica schiavista e dove il movimento d'opinione sulle riparazioni è particolarmente vivo. .
Nella storia americana fra i 15 presidenti prima di Lincoln, almeno 11 erano proprietari di schiavi (fra cui i due più importanti: Washington e Jefferson).
Dopo la vittoria del 1860, il repubblicano Lincoln era pronto a negoziare con gli scbhiavisti una soluzione pacifica, con indennizzi ai proprietari, ma l'entità del finanziamento necessario rendeva il progetto poco realista e i sudisti ne furono subito ben consapevoli e preferirono, nella speranza di salvare il proprio mondo, tentare la carta della secessione, la stessa cosa accadrà nel XX secolo per una parte dei coloni bianchi del Sudafrica e Algeria. Alla fine del 1865 si contavano 600.000 morti! Tuttavia i nordisti non pensano che i neri siano pronti a diventare cittadini americani e, ancor meno proprietari, così lasciano che i bianchi riprendano il controllo del Sud e impongano un rigido sistema di segregazione razziale. Ci vorrà un secolo e lotte senza quartiere, perché questo stato di cose cominci a diminuire e la questione delle eventuali riparazioni per gli schiavi è ancora oggi ... "sul tappeto"!


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Re: Storia

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I giorni della gloria XXXII

"Mitridate sta abbandonando il campo per un solo motivo, disse Silla al figlio, perché sa che avremmo vinto noi. Anche se è uno zotico primitivo, il re del Ponto sa riconoscere un esercito e un uomo, a lui superiori. D'altra parte l'unico modello di combattimento di questi orientali è Alessandro Magno, ma ormai è superato. Però è un tipo orgoglioso e non si darà pace finché non avrà mostrato di che cosa è capace a Roma. Purtroppo ha scelto di ritirarsi e io non ho potuto fare a pezzi lui e l'esercito di quei 100.000 presunti combattenti! Caro figlio i generali scadenti ragionano con i numeri, ma costui ora è tornato a casa e cercherà di imparare l'arte militare. Do tempo 5 anni, poi Roma risentirà parlare di lui! Ma ora, pensiamo a noi e andiamo incontro a Tigrane di Armenia. - Ma perché, - chiesero Silla il giovane e Morsino, esterrefatti?
"Non ho mai visto l'Eufrate", rispose Silla con aria pensierosa. ;) Il motivo vero per cui doveva andare a scovare Tigrane era che Silla aveva bisogno di oro per il consolato e forse l'unico modo era quello.
Silla attraversò l'Eufrate molto a sud, a Zeugma (ai confini con la Siria) e subito convocò gli ufficiali per dire loro che informassero gli uomini che quello era il primo esercito romano che si fosse spinto a Est dell'Eufrate e questo fatto di per sé costituiva un successo e una protezione, perché la gente del posto (appunto) non li conosceva e non saprà opporsi. Ma "in primis" non aveva intenzione di combattere, se Tigrane non lo avesse costretto e quindi, non appena arrivato in Armenia, mandò messaggi di pace al re.
Tigrane non credette all'intento pacifico, ma le dimensioni dell'esercito di Silla non indicavano l'intenzione di una seria invasione romana e, alla fine, decise di andare, con il proprio esercito, a incontrarli.
Il re dell'Armenia e Silla arrivarono su sponde opposte al Tigri che, paragonato all'Eufrate, sembrava un torrente. "Chi andrà dall'altro", si chiese Silla? Fu Tigrane, motivato dalla maggiore curiosità.
Per Silla era importante farsi vedere da Tigrane, perché sapeva l'impressione che avrebbe fatto la sua figura e non altro, perché il messaggio che recapitava era abbastanza anodino e cioè che doveva stare attento a non uscire mai dalle terre d'Armenia.
Subito dopo dette l'ordine di tornare a casa, passando per la Mesopotamia, dovre avrebbero trovato pane in abboandanza e intanto Lucio Cornelio sapeva che Tigrane lo stava seguendo con l'esercito, ma si premurò subito di tranquillare il re locale Filoromaio: " È la mia presenza che lo infastidisce, una volta che sarà sicuro che sto davvero rirtornando a Tarso, si affretterà a raggiungere le proprie basi."
IL re di Osroene compensò questa rassicurazione con grano e un oggetto che il romano quasi aveva disperato di poter vedere in quella spedizione: un grande sacco di monete d'oro. :D
Poco dopo aver lasciato Filoromaio, con tanti ringraziamenti, fu informato che una cinquantina di dignitari parti arebbero voluto incontrarlo e non fu stupito, perché Tigrane di Armenia era soggetto all'influenza dei Parti ed era contento della visita, perché costoro forse avrebbero impedito al re d'Armenia di cedere alle lusinghe di Mitridate.
Insieme ai parti c'era anche Tigrane e Silla orchestrò l'incontro in modo che tutti guardassero dal basso Lucio Cornelio avvolto nella toga praetexta, orlata di porpora. Con i capelli che scintillavano, anche dopo essere uscito dal sole, si assise sulla sedia curule, ben eretto, un piede in avanti e l'altro dietro, nella posa classica dei magistrati romani. :clap: (continua)


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" XII

In base alla fonti attendibili le società schiaviste e coloniali sono le più diseguali della storia, con l'apice raggiunto da Santo Domingo (nota mia, il signore è stato proprio santo in quel posto :diavoletto: ). Sudafrica e Algeria hanno livelli meno elevati di disuguaglianza, ma pur sempre definiti da un rapporto di somiglianza: il reddito che andava al 10% della popolazione più ricca si aggirava sul 70%, invece dell'ottanta di Santo Domingo. Per l'Indonesia neerlandese Denys Lombard ha illustrato in modo chiaro il ruolo svolto dallo stato coloniale nel 1854, quando si decise di separare gli "indigeni".
Va ricordato che esiste un "continuum" tra la schiavitù pura e semplice e le diverse forme di lavoro coatto; si sono conservati gli archivi giudiziari in Francia e da essi risulta un contesto giuridico assolutamente favorevole ai datori di lavoro, ad es. i proprietari accettavano di ridurre il ricorso alle punizioni corporali solo a condizione che, per raggiungere gli stessi obiettivi, le autorità concedessero di imporre sanzioni pecuniarie.
L'opposizione al lavoro coatto cominciò a organizzarsi quando si moltiplicarono le testimonianze sulle atrocità commesse in Congo belga. Altre situazioni indicibili si erano verificate nell'Africa Occidentale Francese, durante la tragica costruzione della ferrovia Congo-Ocean (1921-1934) e l'Organizzazione Internazionale del Lavoro chiese alla Francia più volte di eliminare le "corvées" (lavoro non retribuito e trasferimento forzato dei lavoratori), ma fu ha sempre risposto che si trattava non di lavoratori civili, ma militari! :x E il tutto si è protratto sino alla fine della seconda guerra mondiale! :grr:


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Re: Storia

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I giorni della gloria XXXIII

"Rappresentanti del re dei Parti, re Tigrane, vi do il benvenuto a questo parlamento" disse Silla dalla posizione di preminenza, divertendosi moltissimo anche a turbarli con quegli occhi luninosissimi. ;)
- Questo non è un parlamento romano -, scattò Tigrane.
"Invece lo è, perché tu sei venuto nel luogo da me indicato, dietro mio invito! Chi di voi, signori della Partia è il capo?"
- Sono io, Orobazo, satrapo di Seleucia sul Tigri, secondo solo a re Mitridate dei Parti, il quale si dispiace che la distanza non gli abbia permesso di essere qui, oggi. -
Silla e Orobazo discussero a lungo su come consideravano il potere, o meglio in che cosa esso si incarnasse se non in un re e il parto ebbe difficoltà a comprendere come l'astratto Roma potesse essere tale, a prescindere dai singoli uomini, finché Silla non gli spiegò che lui era Roma e così ognuno che può chiamarsi romano. Roma è uno spettacolo che dura da mille anni, da quando un fuggitivo troiano, chiamato Enea, pose il piede sulle coste del Lazio e diede origine a una razza che fondò un luogo chiamato, appunto, Roma. Per un certo tempo furono re a governarla, finché i cittadini rifiutarono il concetto che un uomo potesse essere più potente del luogo che lo ha cresciuto, perché solo grazie a Roma si può diventare "Grandi Uomini". Un re si preoccupa, prima di tutto, di se stesso, un re crede di essere più vicino agli dèi degli altri e addirittura qualcuno pensa di essere un dio lui stesso! Ma passiamo alle ragioni per cui siamo qui. È un'occasione storica per fissare nel fiume Eufrate il confine delle nostre pertinenze."
- Vuoi dire che Roma desidera governare tutti i Paesi che si trovano a ovest del fiume? -
"No, Roma vuole solo assicurare la stabilità di tali Paesi e impedire che un re cerchi di espandersi a spese degli altri, come sembrava volesse fare MItridate del Ponto e il vostro suddito qui presente (Tigrane) ha appoggiato Mitridate e, in un'occasione, non molto tempo fa ha invaso la Cappadocia!"
- Ne ho sentito parlare - disse Orobazo con aria impacciata. -
"E appunto sono andato a dire a Tigrane di rimanere nei suoi confini e di non appoggiare in futuro suo suocero del Ponto, quando cercherà di espandersi in Cappadocia, Cilicia e Bitinia! Perché costui ha progetti che riguardano il mondo intiero! E questo penso dovrebbe interessare anche ai Parti."
- Hai parlato bene, Lucio Cornelio, disse il parto, avrai il tuo trattato: di tutte le regioni a ovest dell'Eufrate si occuperà Roma e non vi saranno più escursioni armene - , confermò, guardando verso un Tigrane collerico e contrariato.

Tigrane, lo sconfitto di quel giorno, scrisse tempo dopo al suocero:
"Devi tener d'occhio questo romano, che ha comncluso con i Parti un trattato che mi lega le mani e per il momento non ci resta che pazientare, ma come dici tu, siamo giovani e possiamo aspettare. Quando il vecchio Mitridate dei Parti morirà, prevedo che ci sarà una guerra di successione e in quel momento mi si presenterà l'occasione di attaccare la Siria, l'Arabia, l'Egitto e la Mesopotamia, ma fino ad allora l'unica occupazione sarà continuare a costruire Tigranocerta."
Oltre il trattato, Silla ottenne altre borse d'oro da Orobazo e a Tarso, dopo averle cambiate con denarii romani, scoprì di avere quaranta milioni di sesterzi e poteva dirsi più che sodisfatto di quella spedizione. :)
Ma prima di tornare, ricevette una lettera da Rufo nella quale gli annunciava che stava partendo per l'esilio a Smirne, perché Cepione era riuscito a vincere (pagando con l'oro di Tolosa) un causa contro di lui per estorsione! :muro:
"Qua ho deciso di mettermi a scrivere seriamente e, per cominciare, una biografia di Metello Numidico del Porcile, poi passerò a Catulo Cesare, oh come mi divertirò e ti invito a venire a trovarmi, perrché solo tu mi potrai dare certe informazioni."
Quando Silla il giovane e Morsino gli chiesero se voleva andare, rispose di sì, ma di dire al capitano di dirigere la nave, prima, verso Smirne, per far visita a un vecchio amico.


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" XIII

Una delle forme di discriminazione più ipocrite nei contesti coloniali (ma non solo) riguarda l'accesso all'istruzione. Negli Stati UNiti del Sud il divieto ai bambini neri di frequentare le stesse scuole dei bianchi era un loro vanto e ciò è durato, per legge, fino al 1965 (Cinque anni dopo che Wilma Rudolph aveva vinto la medaglia d'oro a Roma )! Ma anche dopo, l'eguaglianza educativa di fatto non si è mai realizzata.
In Francia si pensa che il retaggio discriminatorio sia una peculiarità solo statunitense, ma l'Algeria e altri paesi ex colonie dicono il contario!


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I giorni della gloria XXXIV

Mentre Silla era in Oriente, Mario e Rufo riuscirono a far passare un emendamento che sospendeva le procedure dei tribunali speciali creati dalla lex Licinia Mucia e Marco Livio Druso comunicò loro che l'anno seguente si sarebbe candidato a tribuno della plebe per far approvare una legge che desse a ogni abitante dell'Italia la cittadinanza. Lo zio Rufo elencò alcune perplessità, prima fra tutte due avversari che probabilmente l'anno successivo sarebbero stati muniti di imperium Filippo (console) e Cepione (pretore), e chegli avrebbero reso la vita molto dura!
La condanna all'esilio di Rutilio Rufo fu un duro colpo per Druso e in Senato ora gli sarebbe rimasto solo Mario, tanto più che Catone Saloniano era morto, per una caduta da cavallo. Sentendosi del tutto solo, Druso invitò Silone a stare da lui, dopo tre anni e mezzo dopo quel memorabile incontro a Bovanium.
"Quinto Poppedio, so che voi state preparando la guerra e io non posso permetterla, tanto più che, nel caso, la perdereste: Roma può essere sconfitta in qualche battaglia, ma una guerra non è mai successo. Lasciatemi fare a modo io, la via pacifica è l'unica che ci può portare alla cittadinanza totale."
- Se ci credi, fallo, avrai il mio pieno appoggio, anche se dubito della riuscita. Col senno di poi, sono d'accordo con te nel dire che manomettere il censimentoè stata un'enorme stupidaggine e quell'iniziativa ci ha resi più deboli e nella impossibilità di agire in qualsiasi modo, per cui quel che vorrai chiedere per aiutarti, l'Italia lo farà. Forse il modo migliore è che tutti gli italici diventino tuoi clienti. Ma per questo ci vorre un giuramento. E credo si possa ottenere, a condizione che non si estenda alla loro e alla tua progenie. -
"Includere i discendenti non è necessario, quel che mi serve è solo un appoggio su larga scala, poi sarà cosa fatta."
- Allora dimmi come intendi procedere. -
In Senato Mario da solo non sarebbe bastato, gli servivano Crasso Oratore, Scevola, Antonio Oratore e Scauro e un mattino di buon'ora alla fine di ottobre li incontrò, insieme a Enobarbo, Pontefice Massimo; erano vicini al pozzo dei Comitia e stavano parlando dell'enorme ingiustizia subita da Rutilio Rufo ad opera del tribunale dell'Ordine Equestre!
"In realtà era te che volevano, disse Druso a Scevola, ma hai troppi amici e non se la sono sentita e l'Ordine Equestre è avvezzo a dirigere i tribunali ormai da 30 anni e si sentono inviolabili, perché secondo la lex Sempronia essi non sono perseguibili se accettano denaro per votare in un certo modo, quando sono membri di una giuria. L'unica possibilità per togliere in parte il loro potere, secondo me, sarebbe proporre una legge di regolazione dei tribunali più importanti, che preveda la partecipazione in parti eguali del Senato e dell'Ordine Equestre."
Scevola assentì, sostenendo che difficilmente i Cavalieri si sarebbe potuti opporre a questo passo, apparentemente piccolo.
- Sono d'accordo, aggiunse Scauro, ma hai intenzione di proporre questa legge come pretore o incaricherai qualcun altro? -
"Lo farò io stesso, Princeps Senatus, ma non come pretore, perché ho intenzione di candidarmi da tribuno della plebe. "
- E per quale motivo alla tua età vuoi diventare tribuno e non pretore, come il cursus honurum vorrebbe e fra due anni console? -
"Perché le leggi è la Plebe che le emana e io ne ho in programma alcune e prima fra tutte l'allargamento del numero dei senatori, ora sono troppo pochi e se dovessero partecipare anche ai tribunali il quorun in Senato non ci sarebbe quasi mai!"
- Avrai il mio appoggio, - disse Scauro e anche gli altri erano dello stesso avviso. ;)


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Re: Storia

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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" XIV

Secondo una favola abbastanza diffusa in Occidente, dopo l'età dei lumi, si sarebbe affermata l'eguaglianza giuridica, ma per dirne solo una: le donne ... in altre parole questa presunta uguaglianza riguarda i maschi bianchi proprietari! Per chi non possiede nulla il beneficio apportato dalla Rivoluzione Francese è molto dubbio e ad esempio "le corvée" rimangono, anche se cambiano nome e si chiameranno *affitti*. In Svezia nel 1885 vigeva ancora una legge che obbligava al lavoro forzato chi fosse privo d'impiego e puniva con l'arresto i trasgressori. Leggi simili c'erano in quasi tuti i paesi d'Europa! Naturalmente nelle colonie il sistema giuridico era peggiore!!
Insieme alle lotte per il diritto del lavoro, il suffragio universale rappresenta l'altra grande battaglia sociale e politica, che si protrarrà per tutto il XIX secolo e per le donne anche metà del XX. Ma ancora oggi siamo lontanissimi da una qualsiasi condivisione del potere fra quelle che una volta erano le classi sociali, ma che ormai quasi più non esistono.


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I giorni della gloria XXXV

Druso annunciò la candidatura solo il mattino delle elezioni, cosa che mai nessuno aveva fatto, ma in quel caso si rivelò brillante, perché si poteva pensare che lui si fosse candidato perché aveva visto lo scarso livello degli altri e quindi volesse migliorare la futura assemblea.
L'elezione fu tranquilla, con una bassa frequenza e in maggioranza votarono le quattro tribù urbane; però il sistema di votazione prevedeva che per ciascuna tribù contasse il solo voto della maggioranza e quindi i pochi votanti delle lontane tribù rurali avevano un potere sproporzionato, ma così era.
Marco Livio Druso fu il nuovo presidente del Collegio, poiché aveva ottenuto il voto della maggior parte delle tribù, anzi tutte le 35 tribù avevano votato per lui, un fenomeno insolito. Anche Minicio, Sestio e Saufeio furono eletti, più altri sei che nessuno ricorderà, perché non fecero nulla nel loro anno di carica. Druso era naturalmente contento di non avere oppositori di rilievo.
Nelle altre elezioni, le cose erano andate diversamente: Filippo purtroppo era stato elletto console, seppur dopo Sesto Giulio Cesare, il primo Giulio ad occupare la sedia curule dopo 400 anni; Cepione (aripurtroppo era diventato pretore! :muro: )
Mentre Druso stava pensando alla proposta di legge, fu anticipato da quel bifolco di Minicio che ne presentò una addirittura in contrasto evidente con quel che aveva previsto, vale a dire si doveva privare della cittadinanza romana tutti coloro che, pur nati da padre romano, avevano la madre straniera! E questa lex MInicia de liberis fu salutata ai Comitia da grida di approvazione, il che dimostrava che la maggioranza degli elettori tribali erano dalla parte dei razzisti e consideravano ancora inferiori gli italici! :muro: (P.S. Naturalmente Cepione e Filippo salutarono con entusiasmo simile proposta)
"Dovrò riconsiderare il programma delle leggi", disse a Silone, "Il suffragio universale dovrà essere rimandato al termine del mandato".
- Non ci riuscirai mai! Ma intanto tutti noi faremo il possibile per aiutarti ed è gia stato fatto il giuramento e avrai intiere nazioni di clienti. -
Druso arrossì, capace a stento di crederci e si gettò sul programma di leggi, cominciando dall'allargamento del Senato e portò prima i provvedimenti (quella insieme alla riforma dei tribunali, con 50 cavalieri e 50 senatori) di fronte ai Padri Coscritti, anziché all'Assemblea della Plebe.
"Non sono un demagogo e voglio farvi sapere che considero questo luogo e voi come la fonte del diritto romano; cercherò sempre "in primis" la vostra approvazione, per presentare poi ogni legge all'assemblea. Voglio essere un Senatore a tutto tondo e solo dopo un servitore della plebe."
Solo Cepione parlò contro Druso, ma poiché tutti conoscevano il motivo dell'opposizione, nessuno ci fece caso. D'altra parte si vedeva bene che, a differenza di Gaio e Sempronio Gracco, che avevano cercato di mettere in contrasto Senato e Popolo, Druso era alla ricerca della concordia.
Le leggi furono approvate alla metà di gennaio, nonostante Filippo console e Cepione pretore; per ora, si disse Druso, le cose stavano andando meglio del previsto. :)


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Thomas Piketty "Una breve storia dell'uguaglianza" XV

In teoria potremmo pensare ad ampliare le norme di cogestione tedesca e nordica, un metodo in cui tutti gli studi mettono in luce una maggiore efficienza collettiva e che si chiama "socialismo partecipativo". Tale sistema esige una fortissima mobilitazione popolare e in molti Paesi si dovrebbe cambiare la Costituzione e accompagnarsi a una revisione completa del sistema fiscale, la sola che consentirebbe un vero ricambio della proprietà e del potere economico e la ridefinizione di molti trattati internazionale. Un "vaste programme" avrebbe detto De Gaulle, ma chi non sogna non segna. :)


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Re: Storia

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I giorni della gloria XXXVI

All'inizio del mese di Marzo, Druso parlò al Senato di ciò che gli stava più a cuore:
"In mezzo a noi c'è una sventura, che noi stessi ci siamo voluti, pensando, mentre la facevamo, che fosse cosa buona e giusta. Sono consapevole di questo e ho grande rispetto per gli antenati, ma comunque essi hanno preso l'ager publicus, ovvero le terre migliori agli italici e le hanno chiamate nostre. Ma anziché mantenere le terre suddivise nei piccoli appezzamenti originari, sono state trasformate in latifondi, proprietà solo di alcuni ricchi che possono permettersi di pagare l'affitto e queste terre ormai sono spesso disabitate e producono solo cose inutili. Questo fu quello che vide Tiberio Gracco quando attraversò a cavallo le terre dell'Etruria e questo fu anche quanto vide Gaio Gracco dieci anni dopo. Non sono un Gracco e non voglio mettere in discussione il Mos maiorum e infatti ai loro tempi mi sarei schierato dalla parte avversa, cioè quella di mio padre. Egli, secondo me, era nel giusto, ma i tempi sono cambiati, perché i tributi che gravano sull'Italia non sono mai stati così elevati e il processo intentato e vinto contro Rutilio Rufo da quei cavalieri che da anni hanno vessato la Provincia d'Asia e sono stati disturbati dall'amministrazione modello di Muzio Scevolaci insieme a zio Rufo, aiuta a capire che noi, membri del Senato di Roma, faremmo bene a non pascolare più sul terreno di questi "equites"! L'ager publicus ha generato un'altra situazione molto spiacevole: la sparizione dei piccoli proprietari e la creazione cosi dei capite censi che, pur non possedendo nulla, poi sono diventati soldati romani e una volta a ritornati non pootevamo ributtarli nei loro bassifondi urbani. Gaio Mario ottenne di sistemare questi veterani in terre pubbliche straniere e questo è giusto, ma la minaccia che grava su di noi riguarda l'ager publicus dell'Italia e della Sicilia e qualcosa bisogna fare, prima che sorga fra di noi un altro Saturnino, pronto a blandire i più umili, offrendo loro appezzamenti di terra in Etruria e in Sicilia! Se non ci sbarazziamo dei latifondisti e doniamo le terre divise come in origine (circa dieci iugeri) ai poveri che se lo meritano, queste terre porteranno solo futuri disastri!"
L'assemblea fu spinta a pensare e questo fu un risultato importanmte ottenuto da Marco LIvio Druso e quando Cepione chiese di parlare (di sicuro contro), Sesto Cesare gli negò il permesso. :bll:
Con gran sorpresa di Druso, Silla gli chiese di poter parlargli subito della questione e dopo averlo ascoltato a lungo gli disse: - Voterò per te al Senato e mi dispiace di non poterlo fare anche all'assemblea della plebe. -
Poi Silla tornò a casa e gli dissero che suo figlio aveva un grosso raffreddore: febbre, mal di gola e sguardo annebbiato. Ma gli avevano pure detto che c'era un cliente che aveva notizie urgenti, quindi andò da lui, dopo aver raccomandato a Elia di curare Silla il giovano meglio possibile. Era Metrobio e gli occhi di Silla si riempirono di lagrime nel vederlo, ma si riprese quasi subito e chiese il motivo della presenza.
"Conosci un tale di nome Censorino? Ha intenzione di citarti in giudizio al tribunale dei tradimenti, accusandoti di esserti fatto corrompere dai Parti!"
- Codesto Censorino lavora o per Mitridate o per Tigrane, ma più facilmente il primo, ma va bene, attenderò che faccia la prima mossa e poi ... - :) gli farò desiderare di non essere mai nato! -


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Re: Storia

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I giorni della gloria XXXVII

Il giorno seguente Censorinò sferrò l'attacco, presentando l'accusa contro Silla di aver accettao denaro dai Parti. Il pretore urbano, Pompeo Rufo, ordinò al presidente della Quaestio de maiestate di riunire la corte e poi andò a trovare Silla in una taverna della Via Nova dove stava bevendo insieme a Scauro, uno dei pochi interessato a ciò che Silla aveva fatto in Oriente. Scauro chiese come aveva fatto Censorino ad avere certe informazioni e quando Silla gli rispose che era stato Mitridate, non si sorprese, nonostante che fino a poco prima avesse avuto una buona opinione di lui, ma ormai sapeva di essersi sbagliato e poi se ne andò. Rufo e Silla ebbero una franca conversazione dalla quale sortì una specie di alleanza e la promessa del matrimonio fra il figlio dell'uomo nuovo Pompeo e quella di Silla, patrizia da entrambi i genitori.
Quando tornò a casa, il raffreddore del figlio non era migliorato, ma per il momento si doveva occupare di avvertire la figlia del matrimonio concordato e l'affare non si presentò per nulla facile e alla fine dovette andare da solo alla casa di Quinto Pompoeo Rufo, perché non ci fu verso di convincere Cornelia Silla a venire; per fortuna non aveva detto a Pompeo che sarebbe stato accompagnato.
Quinto il giovane era un bel ragazzo, ma non ci volle tanto a valutare l'intelligenza, molto minore di quella del padre, il che, secondo Silla, era un'ottima cosa, perché significava che sarebbe stato un marito premuroso e fedele e la vita della figlia sarebbe stata di sicuro più felice che in un eventuale matrimonio (a cui pensavano Cornelia er Mario il giovane) con quel presuntuoso giovanotto viziato e arrogante che aveva procreato Gaio Mario!
I Pompei Rufi erano in fondo ancora gente di campagna e la cena terminò ben prima che facesse buio; Silla si trovò, una volta uscito, a dover trascorre un'ora, prima di fare ciò che aveva in mente e pensò di andare da Aurelia, visto che il marito era di nuovo lontano.
Il discorso verté sull'aspro diverbio avuto con Gaio Giulio, battaglia che Aurelia, purtroppo per lei, aveva vinto; ella sapeva che a nessun romano poteva piacere essere sconfitto dalla moglie, per cui Cesare si era ritirato in un riservato disinteresse, non prendeva nemmeno in considerazione l'ipotesi di un ravvicinamento, ed era stato molto felice di poter partire per la Provincia d'Asia!
Poi Silla raccontò il viaggio in Oriente e guadagnò un ascoltatore attentissimo nella persona di Cesare il giovane, affascinato dalla storia degli incontri con Mitridate, Tigrane e con i Parti. Il ragazzo aveva quasi nove anni e, al termine del racconto, fece una serie di domande molto più intelligenti di quelle di Scauro, dimostrando maggiori conoscenze di Gaio Mario e infine dimostrò più interesse dei due grandi uomini sommati insieme. Silla fu costretto a chiedere al bambino, secondo lui che cosa sarebbe successo?
- La guerra con Mitridate e Tigrane. - Rispose.
"Non con i Parti? - Ancora per molto tempo no, i Parti cominceranno a preoccuparsi solo dopo che avremo posto sotto il nostro dominio Ponto e Armenia. -
Silla stette a parlare con Gaio pe run'altra ora, ricavandone preziosi suggerimenti, non solo sull'Oriente. :) Dipoi, si accomiatò per andare a raggiungere Censorino ...


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I giorni della gloria XXXVIII

Il servitore di Censorino non voleva farlo passare, ma Silla lo guardò con un'espressione così malvagia che l'altro si impaurì,aprì la porta e corse ad avvertire il padrone.
"Che cosa vuoi?" chiese, appena arrivato e Silla: - Il tuo monocolo di smeraldo! -
"Il mio cosa'" - Lo sai, quello che ti hanno dato gli agenti di Mitridate! - "Non ti darò nient'altro che una condanna all'esilio!"
- Ascolta, spregevole verme, ho ucciso molti uomini (e donne) migliori di te, per cui se non abbandoni questa ridicola persecuzione, sei un uomo morto e con te MItridate, se così deciderò, puoi dirglielo quando lo vedrai e ti crederà, perché ha lasciato la Cappadocia con la coda fra le gambe quando gliel'ò ordinato, perché sapeva; ora lo sai anche tu! - Silla urlava ciò, mentre teneva Censorino in posizione vicina allo strangolamento, poi lasciò per un momento una mano dalle le spalle dell'altro, per afferragli lo scroto e schiacciarlo!
Mentre il "tapino" urlava con voce stridula, Lucio Cornelio si girò sui talloni, uscì senza fretta e tornò a casa, felice come un bambino: ma questo stato d'animo lasciò il posto a un altro tipo si sentimento quando arrivò e seppe che c'erano i dottori nella stanza del figlio e questi faceva una grande fatica a respirare!
"Un'infiammazione dei polmoni, difficile da curare, ma di più nel caso di tuo figlio, perché anche il cuore sembra compromesso, la prognosi è estremamente grave."
Per molte ore Silla sedette sostenendo il ragazzo e ce ne vollero trenta, prima che morisse e in questo tempo mai il padre avevava liberato la vescica o fatto qualunque altra cosa, se non tenere il figlio in braccio e, benché tutti ne temessero le reazioni, lui si comportò come un uomo equilibrato e addirittura, una volta riacquistato l'uso dei muscoli intorpiditi, aiutò il personale, medico e no, a comporre il ragazzo nel modo dovuto.
Era spuntata l'alba e quindi doveva andare al Foro per l'accusa di tradimento; la morte del figlio poteva esentarlo, ma lui non volle e invece chiese a Gaio Mario di accompagnarlo.
Furono scelti i giurati e la difesa, composta da Crasso Oratore e Scevola potè eliminare quelli non idonei, però a mezzogiorno Censorino non si era ancora presentato. Il tribunale mandò un messo a casa dell'accusatore per conoscere i motivi del ritardo e molto tempo dopo l'incaricato ritornò con la noitizia che l'attore (si chiama così chi agisce in giudizio, mentre l'altra parte è detta convenuto) era partito il giorno prima per l'estero verso un destinazione che nessuno conosceva.
"Questo tribunale è sciolto" disse il Presidente - Lucio Cornelio ti preghiamo di accettare le nostre profonde scuse, insieme alla condoglianze. -
Quando tornò a casa, la prima cosa che fece fu scrivere a Metrobio:
- Mio figlio è morto dopo poco che sei venuto nella mia casa, così come l'altra volta che facesti morire mia moglie Iulia. Tu dovresti essere portatore di gioia, ma al contrario ora capisco che la mia patrona Fortuna non ammette rivali, sa che ti ho amato, mentre quello spazio deve essere soltanto suo. Il figlio era quanto di più caro avessi al mondo ed è morto; sono rimasto solo e voglio che tu non venga più da me, mai! -
Sigillò la lettera e mentre aspettava il servitore per consegnarla, vide sul muro il dipinto nel quale Achille teneva Patroclo fra le braccia e ordinò subito che qualcuno lo cancellasse e intanto pensava che da quel giorno nulla poteva essere uguale a prima! :grr:


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I giorni della gloria XXXIX

La lex Livia fu approvata con facilità al Senato, nonostante l'appassionata opposizione di Cepione, mentre incontrò inaspettatamente un'aspra resistenza ai Comitia.
Druso non aveva considerato la possibile opposizione degli italici, ma l'ager publicus romano confinava con le loro terre e le pietre di confine non erano mai certe e in tale situazione, molti italici ne avevavo approfittato per farle proprie, in parte!
Druso era comunque sodisfatto quando scrisse a Quinto Poppedio Silone: "Vedi quel che puoi fare per persuadere gli Etruschi e gli Umbri a smettere di lamentarsi; l'ultima cosa che mi serve sono le rimostranze di coloro che possiedono illegalmente le terre che, secondo la legge, saranno assegnate a chi se le merita!"
Ma la risposta di Silone non fu incoraggiante e addirittura alcuni italici, disse: "Stanno progettando l'assassinio dei consoli in carica e scatenare la guerra!"
Druso decise di incontrare Sesto Cesare e gli rivelò anche la fonte dell'informazione suggerendogli però, di non far trapelare la notizia e prendere qualche coorte di buone truppe da Capua per cercare di catturare quei Sanniti fedigraghi! Per la mia reputazione sarebbe bene che si arrestassero i criminali in flagranza di reato e non per sentito dire; solo così si potrebbe insegnare loro, con la punizione dovuta, che la violenza non conduce a nulla. Subito ricevette l'assenso del console anziano. :)
Quanto alla lex Livia, la preoccupazione di Druso per l'applicazione era che nella distribuzione di dieci iugeri a ciascun cittadino romano, si doveva partire dai senatori e solo alla fine si poteva arrivare ai capite censi e forse, a quel punto, di terre ne sarebbero rimaste davvero poche! E lui non voleva inimicarsi i romani poveri; come fare? C'era forse un solo modo possibile: il grano dello Stato a un prezzo ridotto e garantito anche durante le carestie.
Dopo qualche giorno Druso si accorse che le cose non stavano andando come previsto, perché il console giovane (Filippo) si era molto allarmato per il tentativo di assassinio perpetrato contro di lui e aveva preteso un indagine accurata contro gli italici! Mutilo nel Sannio, già furente per l'esecuzione di duecento uomini dopo il tentativo contro i consoli, fu pronto a definire un atto di guerra la nomina di due pretori per altre indagini! Marco LIvio poteva solo sperare che Silone riuscisse a calmare Mutilo e intanto dedicarsi alla legge sui capite censi.
Il progetto per finanziare la lex frumentaria per i proletarii consisteva nella svalutazione della moneta: un ottavo dei denarii coniati sarebbe stato fuso con il bronzo e una goccia di piombo per endere il peso identico a quello di una moneta d'argento e quindi l'Erario non ci avrebbe perso niente, né il provvedimento rappresenterà un peso per gli uomini d'affari, che sono soliti negoziare con la carta; il peso ricadrà su coloro che effettuano compra-vendite con la moneta, ma il fattore più importante è che così si evita quell'avversione con cui è accolta ogni forma di tassazione diretta.
Druso, per quanto sorprendente fosse il caso, ottene la lex frumentaria con l'unica vera lamentela da parte di Cepione, ma questo ormai non "sconvolgeva" proprio più nessuno. :D
Alla fine di giugno, vale a dire alla stagione estiva ufficiale, il Senato cessava le riunioni e quindi si poteva fare il primo bilancio dell'anno: nessuno, né Tiberio e Gaio Gracco, né tanto meno Saturino o chicchesia era riuscito a introdurre leggi così importanti, senza opposizione in senato e/o rifiuto da parte dei cavalieri, ma soprattutto senza nessuna violenza. :clap:
Naturalmente gli rimaneva da conseguire la parte più importante del programma di riforme del diritto romano e di questo ne parlò con la madre, poco prima delle calende di settembre, giorno della riaperture del Senato.
"Figlio mio, non lo fare, perché se ci provi, ti uccideranno come i fratelli Gracchi!"


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I giorni della gloria XL

Per interrompere la discussione con la madre, Druso andò a trovare i figli di casa, che Cornelia accudiva con amore, compresa la vipera Servilia e quel piccolo mostro (sia nell'apparenza che nella sostanza) di Catone il giovane. Il naso sembrava crescergli più in fretta di tutto il resto e deturpava il viso che invece sarebbe stato bello. Per natura, era odiosamente invadente e aveva il tipo di mentalità che Druso più detestava: qualsiasi risposta ragionevole gli si rivolgesse, alle sue continue domande, ne provocava subito, e solo, altre a indicare una semplice alternativa: o era uno sciocco o troppo ostinato per comprendere un punto di vista diverso! :x Il tratto migliore del carattere era l'affetto per Cepione il giovane, dal quale non voleva separarsi mai, per cui se si voleva ottenere qualcosa da lui, bastava minacciare di portargli via il fratellastro! :) A proposito di quest'utimo bambino, era quasi odiato dall'amico Silone, che invece amava tutti gli altri, compresa la spia! E senza un motivo logico, aveva detto Silone l'ultima volta che era stato in casa di Druso: "I miei sensi e l'istinto mi dicono che sarà un nemico!" Forse era la resistenza da spartano che lo portava già in piccolissima età a non piangere mai o forse perché non si preoccupava mai di nascondere il disprezzo per le persone semplici, specie se italiche! Forse tutto ciò era dovuto all'influenza maligna di Servilia, ma mentre Silone passava sopra all'essere così di lei, proprio non riusciva a ignorare le asperità di lui!
"È una grande fortuna che sia solo un bambino, perché se fosse adulto l'Italia non riuscirebbe mai a persuadere i romani!" La caratteristica principali di Catone il giovane, oltre alla stupida ostinazione, era la forza fisica e negli scontri tra i fratelli, i catoniani ebbero la meglio quando lui tradì quelli del suo sangue. Druso, appena ritornato da Cornelia, le disse: "Madre, in questa casa abbiamo radunato tutte le sventure che Roma possiede!" :muro:
Il primo giorno di settembre, come sempre, il Senato riaprì le sedute con Sesto Giulio Cesare alla presidenza e in molti aspettavano con curiosità il discorso di Druso e i nemici era ben decisi a tappare le orecchie di fronte agli eventuali incantesimi di Marco Livio.
Quando si alzò in piedi le porte di bronzo, come da sua richiesta, erano chiuse e... :
"C'è una sventura maggiore dell'ager publicus e, se non viene eliminata, significherà la fine di Roma! Mi riferisco al popolo che abita fianco a fianco nella penisola e cioè quello che noi chiamiamo italici. Li consideriamo cittadini di terza classe, perché non hanno nemmeno i diritti latini, ma invece sono tassati, frustati o talvolta obbligati a lasciare la casa. L'italico è chiamato a combattere nelle nostre guerre, ma non mai a comandare truppe ... Noi di Roma non abbiamo re, tuttavia all'interno dell'Italia agiamo come tali, forse perché ci piace la sensazione che ci dà vedere qualcuno inferiore strisciare ai nostri piedi! Ma la verità è che gli italici non sono inferiori, come dimostra il Grande Gaio Mario che è di sangue italico, ma per Roma ha conquistato i Germani. Gli italici sono come noi, possiedono una nobiltà antica quanto la nostra e dunque ho intenzione di proporre una legge con la quale sia data la piena cittadinanza romana a ogni uomo che viva dall'Arno a Reggio, dal Rubicone al Vereium (nota mia, probabilmente si vuole indicare un luogo intorno a Barletta), dal Tirreno all'Adriatico."
Il Senato ribollì, come impazzito!
Mario raggiunse Druso, sceso dal palco, ma gli occhi cercavano Silla, che era stato uno dei sostenitori più entusiasti, ma non riuscì a trovarlo, invece si fece vivo Scauro che era d'accordo con Marco Livio, almeno per evitare una guerra e riferì anche che Silla se n'era andato da solo e che dopo la morte del figlio non era più il solito.
È vero disse Mario, anche se speravo che questo trambusto lo potesse sollevare un po', ma così non è stato e poi, rivolto a Druso: - Ora dovrai rivolgerti all'Assemblea dell Plebe e lì troverai un'opposizione ancora più forte! - :(


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I giorni della gloria XLI

Druso programmò la contio il quarto giorno del mese di settembre, ma prima che cominciasse arrivò il console giovane Lucio Marzio Filippo, scortato dai littori e con anche diversi amici, per sostenere che la riunione non era legale, il che ovviamente era pretestuoso! Druso protestò che non era vero, ma i giovani che accompagnavano Filippo estrassero clave da sotto la toga, al che Druso dichiarò terminata la contio e rimandò tutti a casa: "Non permetterò a nessuno di trasformare la riunione in rissa!" Ma non tutti accettarono subito la decisione, per cui lo stesso Druso fu colpito da un colpo di clava, per risposta un plebeo italico si aprì un varco fra i giovinastri e sferrò un pugno sul naso a Filippo, sparendo troppo velocemente, perché gli apatici littori potessero arrestarlo. :)
Ben fatto, disse Scauro, che aveva seguito la scena dai gradini del Senato, "e ora?" - Si torna al Senato!" rispose Druso.
E si riprese a parlare colà il 7 settembre. Druso si intrattenne molto a spiegare che si doveva evitare a tutti i costi una grerra civile possibile "rebus sic stantibus" e questa volta l'assemblea lo ascoltava, tanto che cominciò a sperare, ma dopo i discorsi di sostegno di Scauro, Crasso e Scevola e prima che parlasse Mario, Filippo balzò in piedi, si lacerò la toga bordata di porpora e la gettò addosso a Scauro insieme all'appellativo di *traditore!*
L'Assemblea si sciolse nel caos, mentre Cepione, come evidentemente programmato con Filippo, si recava ai Comitia per convocarvi patrizi e plebei! Ma la convocazione di Cepione non era valida, perché fatta prima che il Senato fosse ufficialmente sciolto e quindi Druso e tutti gli altri nove tribuni posero il veto alla riunione illegale e di fronte alle accuse e insulti continui di Cepione: - Ne ho abbastanza di te Quinto Servilio Cepione, mi hai ostacolato nelle funzioni di tribuno, questo è l'ultimo avvertimento, se proseguirai, sarò costretto a farti gettare dalla Rupe Tarpea! -
Cepione cercò il sostegno di Filippo, ma si occorse che era scomparso e dovette andarsene sconfitto, ma sapendo pure che quel giorno Druso non aveva ricevuto, grazie ai loro ostacoli, l'approvazione della lex Livia.
La successiva riunione del Senato fu burrascosa oltre ogni dire a causa degli interventi inconsulti dei due soliti, i quali però furono sconfitti, ma ...
Il giorno successivo uno degli amici di Druso e non fra i minori, Crasso Oratore, fu trovato morto nel letto e questo per quel partito fu una catastrofe, mentre per Cepione e Filippo fu il giudizio degli dèi! Enobarbo, Pontefice Massimo fece loro eco, dichiarandosi convinto che le leggi di Druso erano un abominio per le divinità romane e chiese che il Senato votasse per l'abrogazione! E i senatori, quasi in toto, decisero che quelle leggi fossero tolte dalle tavolette!
La prima reazione di Druso fu quella di scrivere alcune lettere ai capi italici, per persuaderli a pazientare ancora prima di scendere in guerra, perché lui non aveva nessuna intenzione di mollare!


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Lorenzo Del Boca Risorgimento disonorato I

Capitoli I - Callimaco Zambianchi: l'ammazzapreti

A lui, romagnolo di Forlì del risorgimento interessava poco, era uno spaccamontagne di due metri d'altezza e con una forza proporzionata, un manigoldo che correva ovunque ci fosse da menar le mani, specie se si doveva pestare gente legata alla religione e a Pio IX; in quegli anni dell'Ottocento la Romagna faceva parte dello Stato Pontificio, per cui il "governo ladro" bersaglio dei disperati in tutti i Paesi, qui finiva per indirizzarsi contro la Chiesa. Pagare le tasse per chi non aveva nulla, era un balzello insopportabile!
Nel mondo dei patrioti, Zambianchi meritò la prima citazione nel 1831, durante l'insurrezione capeggiata da Ciro Menotti a Modena, benché questa città fosse al di fuori dello Satto Pontificio; era uno Stato autonomo e Meneotti pensava che Francesco IV fosse d'accordo nel trasformare il piccolo ducato da assoluto in costituzionale. Il sovrano era di tutt'altro avviso e fece arrestare tutti i congiurati mentre stavano affinando gli ultimi dettagli e non si è mai saputo chi fosse il delatore!
Nonostante così decapitata l'insurrezione, i patriori rimasti liberi proseguirono con il piano e ben presto si costituirono giunte provvisorie a Parma, Bologna e Ancona.
Ma pochi giorni dopo, il 21 marzo le truppe mandate da Vienna a restaurare l'ordine, occuparono Bologna senza nemmeno sparare un colpo e soltanto a Rimini ci fu una certa resistenza, perché ivi si trovava il Nostra Callimaco, con un manipolo di volontari, ma durò poco, perché era impossibile resistere al "cozzo austriaco" per più di un'ora, dopo di che si ritirarno e Zambianchi dovette passare il confine e, attraverso la Liguria, riuscì ad arrivare in Francia, dove poteva "tirare a campare". Ma durò poco e scoprì che l'unica possibilità per lui era raggiungere Garibaldi in Uruguay, dove si illustrò in una battaglia, caricandosi sulle spalle un ferito grave, mentre un altro gli si appoggiò a un fianco per poter reggersi in piedi e camminare. In quella battaglia del 1946, Callimaco diventò ufficiale garibaldino.
Nel '48 Garibaldi rientrò in Italia per partecipare alla prima guerra d'Indipendenza, ma, sconfitto, dovette trasferirsi a Roma per difendere la Repubblica e Callisto lo seguì; però non lasciò un buon ricordo, anzi i compagni gli imputavano delitti e sevizie contro frati e preti e quando arrivarono i francesi a Roma, trovarono addirittura 14 cadaveri, che recavano i segni di torture; i morti naturalmente erano molti di più.


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I giorni della gloria XLII

Che i Marsi erano pronti per la guerra fu chiaro a S.P.Q.R. qualche giorno dopo: Quinto Poppedio Silone stava conducendo due legioni, equipaggiate e armate di tutto punto, lungo la via Valeria, in direzione di Roma. Scauro non pensava che costoro volessero davvero la guerra e chiese a Enobarbo, Pontefice Massimo (che era conosciuto e rispettato dai Marsi) di andar loro incontro per conoscerne le intenzioni.
"Sai che giorno è domani?" disse Mario. - Sì, rispose Enobarbo, l'anniversario della battaglia di Arausio, nella quale i Marsi persero un'intiera legione!-
"Proprio per questo motivo, si inserì Scauro, penso che loro non lo considerino un atto di guerra, in ogni modo vai, Enobarbo e dopo domani il Senato si riunirà di nuovo."
Alle none di ottobre, il Senato era abbastanza affollato per ascoltare Enobarbo, ma Filippo e Cepione non erano presenti per dimostrare che loro non credevano minimamente alla c.d. invasione dei Marsi.
"Ho incontrato circa 10.000 in ordine di marcia leggera (senza bagagli), erano magnifici a vedersi e le loro armi e le cotte erano nuove e quando li ho interrogati, hanno risposto che venivano a Roma, chiamati dai tribuni della Plebe, sottolineando *tutti*, per accertarsi che la cittadinanza romana sia accordata a ogni italico."
Allora ho usato il mio imperium proconsolare per pronunciare una frase che era necessaria per cambiare la situazione: "La forza delle armi non sarà necessaria, Quinto Poppedio e vi do la mia parola che, se tornate indietro, il S.P.Q.R. accorderà la cittadinanza a tutti gli italici!"
A quelle Parole, Silone ha fatto "dietro-front" e io sono tornato qui a dirvi che quella dei Marsi non è una vuota minaccia e farò tutto quanto è in mio potere per accordare la cittadinanza agli italici, come promesso.
Il giorno dopo in Senato erano presenti anche Filippo e Cepione e il console giovane, che per quel mese aveva i fasci, presiedeva la riunione e cominciò subito leggendo un rotolo, contenente il giuramento che gli italici tutti si sarebbero sottomessi a Livio Druso se questi avesse concesso loro la cittadinanza! Druso si alzò in piedi e aveva il volto più bianco della toga e subito dopo ... cadde.
"Se sta morendo, disse Filippo, portate quel cane bastardo fuori da qui e fatelo morire su terra non consacrata!"
Ci volle molto tempo affinché Druso rinvenisse e Gaio Mario chiese a tutti quelli che erano rimasti "E ora che si fa?"
- Non spetta a noi dirlo, ma a lui, quando si sarà ripreso completamente - rispose Siulla.
"Ben detto, Lucio Cornelio e intanto riportiamo a casa questo povero compagno."


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Lorenzo Del Boca Risorgimento disonorato II

Per Zambianchi ci fu l'obbligatorio ritorno in Francia, in attesa di quella che sarebbe stata la "Spedizione dei Mille".
I libri di storia ci dicono che fu il 5 maggio (come l'Ei fu di Manzoni), ma in realtà, non da Quarto, ma da LIvorno il 3 maggio salpò la tartana Adelina, con il capitano Francesco Lavarello al comando e un gruppo di 78 volontari, coordinati dal maggiore Andrea Sgarallino; quando il Piemonte e il Lombardo attraccarono a Talamone, quell'avanguadia era già lì che aspettava.
Garibaldi a Talamone stava pensando a una questione piuttosto preoccupante: in seguito alla dichiarazione che la spedizione sarebbe avvenuta sotto il segno di Vittorio Emanule II con il proposito di consegnare il Sud alla monarchia sabauda, erano serpeggiati innumnerevoli mugugni e quindi il Nostro pensava di doversi sbarazzare del "duri e puri" e ... lo fece!
La prima tappa fu lo Stato Pontificio, dove sarebbe sbarcato un contingente per mettere il meridione in una tenaglia: lui, con il grosso della truppa che sarebbero risaliti dalla Sicilia e gli altri che invece "scendevano". Il gruppo dei nordisti era ridotto all'osso, una sessantina di uomini, ma probabilmente si sarebbe ingrossato strada facendo e al comando c'era proprio Callimaco, entusiasta di poter tornare a Roma per fare piazza pulita di preti, frati e suore. Lo Zambianchi fu affiancato da Stefano Siccoli, un fedelissimo di Garibaldi e, a differenza di Callimaco, dotato anche di buona testa, ma aveva perso una gamba in Perù e quindi non poteva sostenere l'andatura a "marce forzate" del gruppo principale.
Quella manovra, così come tutta la spedizione, doveva avere come arma principale la segretezza e invece ogni azione dei Mille era conosciuta dalle autorità e appena Ricasoli si decise di far passare all'azione il prefetto Lazzerini, riuscì facilmente ad arrestare Siccoli e gli uomini di retroguardia che si trovavano ancora nello Stato. Zambianchi aveva invece passato il confine, ma, arrivato in località "La Sconfitta" i suoi si dispersero fra bettole e cantine e, quando i mercenari del Papa arrivarono, non ebbero nessuna difficoltà ad arrestare quei mezzi ubriachi e i pochi che riuscirono a fuggire furono intercettati dai granatieri della toscana. La partita era persa.
Zambianchi cercò di ottenere un salvacondotto per tornare a casa e Ricasoli pareva disponibile all'accordo, ma il generale Durando fece di testa propria e fece sbattere i garibaldini in prigione. Strano atteggiamento per un governo che di nascosto non perdeva occasione per assecondare quella spedizione!? :dubbio: Anche a uno "senza cervello" come Zambianchi sembrava un controsenso e lo scrisse a Francesco Nardelli prima e poi anche a Bertani, Medici e Cortelletti, aggiungendo anche che gli avevao sottratto la cassa.
Callimaco restò in carcere fino al febbraio 1861, quando fu scarcerato, ma obbligato a lasciare l'Italia! Lui si rifugiò a Londra e poi gli pagarono un biglietto per l'America del Sud, ma in alto mare fu colto da un malore, per la verità, inspiegabile! I servizi segreti di allora usavano metodi spicci e quello probabilmente fu usato affinché Callimaco non protestasse più per la cassa dei soldi che, a sentir lui, gli era stata presa da tal Angelo Fumagalli e che non si sapeva più che fine aveva fatto! :grr:


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Re: Storia

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I giorni della gloria XLIII

Druso, ancora semisvenuto, fu affidato alle cure della madre, che gli fece bere una tazza di vino e miele.
Era inevitabile disse Cornelia Cepionide che qualcuno avrebbe scoperto il giuramento e questi sarebbe di sicuro andato (come è accaduto) o da Cepione o da Filippo. Il fatto che Filippo si fosse poi mosso da solo, avrebbe però voluto anche dire che Cepione non era contento di aver visto il c.d. amico tenere la "vittoria" tutta per sé!
Druso pensò che la notorietà del giuramento non poteva influenzare ciò che stava facendo, perché avrebbe inciso solo sull'orgoglio: se la gente avesse scelto di credere che lo faceva solo per l'enorme clientela in fondo che cosa cambiava? Con questo pensiero si addormentò e dopo tanto tempo abbe un sonno ristoratore. :)
All'alba seguente si riaprì la Curia Hostilia e alla domanda del console giovane se ... Druso rispose che sì, ne era a conoscenza: - Come potevo non sapere qualcosa che porta così tanti vantaggi sia a sé che a Roma?
Gli italici sono uomini d'onore, come lo siamo noi e l'ànno dimostrato proprio prestando giuramento e, se saranno miei clienti, a maggior ragione si comporteranno da veri romani, perché nonostante le sciocchezze propinate da Cepione e Filippo quando mai ho dimostrato, durante il tribunato della Plebe, di non conformarmi alle decisioni del Senato? Chi vorreste che fosse il patrono di così tanti nuovi cittadini, Marco Livio Druso o Quinto Servilio Cepione, il figlio dell'oro di Tolosa? Le mie leggi sono state tolte dalle tavolette, ma l'anno non è ancora terminato e dopodomani riporterò la proposta di naturalizzazione all'Assemblea. Se gli uomini d'Italia hanno prestato giuramento nei miei confronti, anch'io giuro che durante il periodo che mi rimane otterrò per loro la cittadinanza! -
Antonio Oratore e Scauro applaudirono e quet'ultimo disse al collega: - Pensavo che nella vita pubblica nulla potesse sorprendermi, ma Marco Livio l'à fatto, è un uomo assolutamente unico e forse Roma non ne vedrà mai un altro, dopo di lui. -
Tutti sapevano che Marco Livio avrebbe vinto e alla fine di settembre si sarebbe passati al voto in atmosfera di grande letizia per lui e gli amici più fedele , da Mario/Silla ad Antonio/Scauro, ma il giorno prima dell'evento, mentre stava recandosi nello studio, fu urtato e sentì un dolore fortissimo al fianco; la mano che mise sull'anca destra fu subito coperta di sangue e cadde a terra, ansimante e con gli occhi spalancati!
"Assassinio!" gridò Mario!


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Lorenzo Del Boca Risorgimento disonorato III

Capitolo II - L'agente segreto: Filippo Curletti

Per più di due anni era stato l'agente di Cavour, anche se il nome è sempre rimasto nell'ombra.
Tutto cominciò quando fu presentato dal ministro al generale Alessandro Negri di Sanfront che aveva bisogno di gente disposta a camminare in un sottobosco, dove non si poteva troppo sottilizzare, né farsi prendere da incertezze inoppportune. Il primo incarico fu il rapimento di una ragazza, destinata probabilmente al re che, quando sentiva odore di femmina, perdeva la ragione e il senso della misura.
Il secondo era più importante e venne dallo stesso conte e consisteva nello spiare i più importanti personaggi del regno, sia di destra che di sinistra, vale a dire: il generale Sanfront, Urbano Rattazi, Solaro Della Margherita e Angelo Brofferio.
Ma la specializzazione del Curletti era raccontar frottole e metter in opera vere e proprie scene teatrali. Affinché il Piemonte potesse allargarsi all'Italia centrale era indispensabile che a chiederlo fossero i cittadini ed ecco subito una scena di teatro per far apparire come rivoluzionaria un piazza che, di per sé, era del tutto indifferente. Regista di questa operazione lui, con un manipolo di seguaci, abili a non andar troppo per il sottile e con le tasche gonfie di soldi dell'erario e poco dopo l'operazione era compiuta.
In quelle regioni "insorte" si dovette però procedere al voto dei cittadini ed era del tutto evidente che si fosse andati al voto senza imbrogli i nostri erano del tutto consci che la maggioranza si sarebbe espressa contro il Piemonte e allora ... Ad es, in Toscana una pressante campagna di stampa dichiarò "nemico della patria e reo di morte chiunque si fosse espresso per altro che l'annessione!" Dipoi si stamparono schede già compilate e si distribuirono ai contadini, i quali non sapevano che farsene, ma si rispose loro che dovevano portarle ai seggi elettorali, se non volevano "cadere in multa". Alle urne ci andarono comunque in pochi, ma questi poterono esprimere una preferenza anche per chi aveva rinunciato al diritto di diventare suddito della corona dei Savoia.
Il risultato sembrò formidabile: 23.584 votanti, 23492 a favore, 62 per il regno separato e 30 nulli. Fu una truffa che soltanto la storia ufficiale rifiuta di riconoscere con l'ampiezza dovuta.


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I giorni della gloria XLIV

Quinto Poppedio Silone ricevette da Cornelia Scipionide la notizia della morte di Druso due giorni dopo il fatto e pianse l'amico e la possibilità che gli italici potessero ottenere la cittadinanza! Subito dopo cominciò a spedire lettere a tutti gli amici, lì per lì non sapeva dove potessero incontrarsi, poi trovò la soluzione: Corfinium, sul fiume Pescara.
Il consiglio che, che si riunì nella piazza princiapale di Corfinium era composto da otto nazioni italiche: Marsi, Sanniti, Marrucini, Vestini, Peligni, Frentani, Piceni e Irpini e si aprì al grido: "È la guerra!"
- Dobbiamo arruolare gli Etruschi e gli Umbri, disse Mutilo, altrimenti non saremo in grado di isolare Roma dal nord. -
"Non credo, rispose Silone, che costoro si uniranno mai a noi, sono italici sì, ma anche diversi nel considerare Roma!"
- Allora non possiamo fare nulla a nord di Roma, a maggior ragione, perché il Piceno settentrionale è controllato strettamente dai Pompei romani e quindi dovremmo per prima cosa colpire la pianura campana, che si estende, attraverso il Sannio, fino all'adriatico pugliese. Tranne Capua e Pozzuoli, penso che possiamo strappare a Roma tutto il resto, vale a dire tutti i porti migliori. -
In quello stesso giorno il pretore Quinto Servilio, della famiglia dell'Augure stava tornando a Roma, dopo aver pattugliato tutte le zone a nord e, con quel lavoro più che accurato, era certo che non ci fosse nessuna trama sotterranea contro l'Urbe. Fino allora il viaggio era stato anche comodo, ma il passo che lo avrebbe condotto ad Ascoli Piceno era sbarrato da una frana e quindi dovette inerpicarsi su per brutti sentieri collinari, ma alla fine giunse sul posto. Trovò soltanto alcuni mercanti romani e nessuna traccia dei piceni nativi, perché gli dissero che erano andati a una festa in onore del dio Pico, ma fu avvisato anche la sera sarebbero venuti a teatro a vedere una commedia di Plauto.
Fra gli attori, c'era un cantante sannita, famoso per l'abilità della voce, ma anche per il saper modificare i versi del commediografo e una di queste variazioni non piacque a una delle guardie del corpo di Quinto Servilio, che gli scagliò la lancia, passandolo da parte a parte! Subito dopo il pretore si alzò in piedi esclamando che i 5.000 spettatori potevano ritenersi fortunati se lui non ordinava ai suoi uomini di ucciderli tutti, perché un romano non poteva accettare simili insulti da un attore o chicchessia! "Ma non crediate che sia finita qui!"
Ciò che seguì, accadde così velocemente, che nessuno poter capire bene come si erano svolti i fatti, solo che nessun romano riuscì a sopravvivere quella sera e i Piceni di Ascoli accatastarono le membra dei trucidati in un cumulo eretto nel foro e subito dopo si misero in caccia dei romani che non erano presenti alla rappresentazione.


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Lorenzo Del Boca Risorgimento disonorato IV

Capitolo III - Il poeta soldato Ippolito Nievo cassiere dei Mille, perché unico onesto!

Nievo aveva redatto il bilancio delle somme che erano state incamerate e conosceva come, per chi e quando erano state spese. Documenti che potevano risultare imbarazzanti per un'impresa miliatare dove i truffatori sembravano più numerosi dei generali. Fu dunque invitato a Torino per riferire, ma una deposizione ufficiale non conveniva a nessuno, perché avrebbe dato ai tanti ladri nome e cognome! E fu trovato un modo: far saltare in aria il battello nel quale si trovava nel tratto da Palermo a Napoli; in quel modo non ci furono più né lui, né le carte che trasportava!

P.S. Probabilmente fu un'operazione del solito Filippo Curletti o forse no. :dubbio:


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I giorni della gloria XLV

Quando la notizia dei fatti di Ascoli Piceno giunse a Roma il Senato per intiero indossò la toga pulla (marrone o grigio scuro, indossata durante i giorni di lutto) e la delegazione di Italici che erano venuti a chiedere udienza fu accolta da Scauro con un'enorme riserva mentale, perché il Princeps Senatus non aveva nessuna voglia di fare la fine di Druso e disse loro che i Padri Coscritti non l'avrebbero ricevuta! :x
Gli italici se ne andarono, ma non prima che Scatone, a nome dei Marsi, avesse lasciato a Scauro un documento nel quale si poteva leggere una "dichiarazione di guerra!"
Egli lo lesse in Senato il giorno dopo e Enobarbo osservò che i soli Marsi non avevano abbastanza uomini per combattere con qualche speranza Roma.
"A meno che, osservò Sesto Cesare, non vi siano coinvolte altre nazioni italiche."
Dicembre non era adatto a prendere decisioni, essendo il mese di passaggio fra i vari magistrati e poi c'era anche la sostituzione del defunto Marco Livio Druso dal collegio sacerdotale a polarizzare l'attenzione. Enobarbo pensava che suo figlio Gneo non avrebbe avuto rivali, ma Scauro, a sorpresa, presentò la candidatura di Mamerco Emilio Lepido Liviano, fratello di Marco Emilio Druso e, nonostante le proteste del Pontefice Massimo, fu accettato come candidato e poi a ottenere il voto di tutte le 17 tribù elettorali.
Alla Plebe il nuovo eletto Vario, amico, ormai quasi fraterno, di Cepione, riuscì a intimidire con i suoi bravacci tutti gli altri Tribuni e a introdurre uno speciale tribunale dei tradimenti con lo specifico compito di processare solo coloro che avevano appoggiato la natruralizzazione degli Italici! E questa, disse Scauro, è la più sventurata legge che sia mai stata promulgata! :grr:
E il tribunale forse voleva dargli ragione, perché dopo due facili successi contro "nessuno" accusò proprio il Princeps Senatus; mal gliene incolse, perché Scauro ascoltò impassabile le accuse e replicò, rivolgendosi alla folla, che: "Un ignorante arricchito di Sucrone, in Spagna, mi accusa di tradimento e il Princeps Senatus respinge, con sdegno, l'accusa, chi credete voi che dica il vero?"
- Scauro, Scauro, Scauro! - Osannò la folla.
"Che stupido è stato Vario, commentò Mario, ma davvero credeva di poter condannare te!? Costui doveva cominciare contro di me la compagna di Cepione/Filippo contri i consolari, ma lo svantaggio di Vario è che non è romano e quindi queste cose non le capisce!"


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Lorenzo Del Boca Risorgimento disonorato V

Capitolo IV - Alfonso La Marmora generale "bombardatore"

Solo Bava Beccaris, sterminando operai e disoccupati che chiedevano pane e lavoro nel 1898 rubò al generale La Marmora quella specie di primato che deteneva da una cinquantina di anni! Il termine di "bombardatore" glielo aveva attribuito, con grossolana semplicità, proprio il re Vittorio Emanuele II quando il 4 aprile 1849 ordinò che piovessero bombe sul centro di Genova! Gli artiglieri procedettero pe due giorni intieri all'operazione e solo dopo si passò a depredare le case, a violentare le ragazze e a rapinare i passanti. E ad Alfonso La Marmora i Savoia per questa azione offrirono il Collare dell'Annunziata, massimo attestato monarchico che elevava i titolari al rango di "cugini del re". :clap: Nella motivazione si volle precisare; "Incaricato di ristabilire l'ordine nella città, per impedire le conseguenze di un moto insurrezionale, riuscì con molta audacia e somma attività a cacciare gli insorti." Per un'azione simile il Borbone delle due Sicilie compare, ancora oggi nei libri di scuola, come "il re bomba!"
La rivolta altro non era che una reazione alle notizie che erano arrivate dal fronte e che descrivevano la disfatta piemontese, oltre al diffondersi della voce che il sovrano fosse in combutta con gli austriaci e che, per limitare i danni al Piemonte, avesse accettato di cedere Genova come risarcimento di guerra. Il 1° aprile 1849 sembrava che la situazione fosse diventata ingovernabile, però militari e carabinieri abbandonarono la città tranquillamente, dopo un accordo accettato dai ribelli. Il 4 aprile entrò in scena La Marmora. :grr:


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I giorni della gloria XLVI

Il mese che Silone e Mutilo si erano dati per la mobilitazione trascorse invano, perché nessun italico voleva attaccare per primo, si aspettavano tutti che, dopo la dichiarazione di guerra, fosse Roma a fare la prima mossa; il solo Mutilo ripeteva che bisognava marciare subito, perché il tempo avrebbe favorito il nemico!
I primi accenni di rivolta si verificarono a febbraio a Nola. Servio Sulpicio Galba, pretore in carica, riferì al Senato che era stato fatto prigioniero dai Sanniti che si erano impadroniti della città e solo grazie all'aiuto di alcuni romani, era riuscito a scappare, travestito da mercante sannita e poter venire a riferirei che il Sannio era in rivolta, anche se nessun romano lo sa o sembra preoccuparsene!
Gaio Mario prese la parola per confessare che anche lui si era sbagliato nel ritenere che gli italici non avrebbero dato seguito alle minacce di guerra, aveva ragione Marco Emilio Druso, che era sicuro che fossero già pronti da tempo e quindi sarebbe stato, secondo lui, il momento di mobilitarsi.
Scauro si dichiarò d'accordo e propose che i fasci per il mese di febbraio fossero tolti al console giovane per consegnarli a Lucio Giulio Cesare; Rutilio Rufo Lupo (console e amico di Cepione) si eresse sullo sgabello con aria indignata, ma dovette cedere alla volontà del Senato e Lucio Cesare prese subito le decisioni più importanti, fra le quali una era che entrambi i consoli sarebbero scesi in campo, lasciando al pretore urbano Lucio Cornelio Cinna il governo di Roma.
Dopo si dovette passare alle questioni finanziarie, perché ci sarebbe stato bisogno di un grande esborso di denaro per allestire all'incirca 10 legioni e di un piano militare e per questo motivo Lucio Cesare, che non era un ammiratore di Mario, chiese aiuto a Silla, il quale espose la strategia, secondo lui necessaria e prima fra tutte, la divisione dell'esercito in due parti comandate ognuna da un console.
"Bene, disse Lucio Cesare, se l'assemblea non ha obiezioni comanderò in Campania e come primo legato scelgo Silla mentre, a sorvegliare Capua nomino il consolare Quinto Lutazio Catulo Cesare e tu, collega Lupo, chi prenderai?"
- Al Nord sarà con me Gneo Ompeo Strabone, Sesto Giulio Cesare, Quinto Servilio Cepione e Lucio Porcio Catone LIciniano. -
Silla si rese conto che doveva dire qualcosa a proposito di Gaio Mario e chiese com'era possibile che nessuno dei due consoli l'avesse nominato!?
Lucio Cesare riferì che era davvero rimasto sorpreso che il collega non lo avesse scelto, dopo che lui aveva nominato Silla, ma l'altro affermò che Mario proprio non lo voleva, è troppo vecchio e malato per la guerra!
A quel punto si alzò Sesto Giulio Cesare: "Non sono vecchio, ma ho l'asma e vorrei chiedere di dispensarmi dall'obbligo di servire sugli Appennini e invece vorrei trascorrrere il periodo più freddo, a raccogliere uomini per la cavalleria, in Numidia, mentre, per sostituirmi come legato, chiederei all'assemblea di Considerare Gaio Mario.
Niente da fare, non mi appiopperete Mario, urlò Lupo!
Scauro rispose subito che Rufo il Lupo era una delle ulcere più funeste della nostra comunità! E "Ora, miserabile vermiciattolo accomodati e sappi che sei seduto su codesta sedia curule solo perché avevi abbastanza denaro da corrompere l'elettorato, quindi taci e poi ... Gaio Mario è un grand'uomo e solo gli dèi sanno quante volte in vita mia sono stato il suo peggior nemico, ma oggi, di fronte a una terribile guerra, tutti noi dobbiamo ammettere che non esiste un talento militare superiore al suo e quindi vi dico che solo Lui può prendere il ruolo di legato anziano di quell'essere inetto che è Publio Rufo Lupo!"
Quest'ultimo dovette acconsentire, ma eccepì che non doveva essere l'unico legato anziano e doveva invece dividere il compito con il suo amico Cepione.
Mario scoppiò in una risata e affermò: "Affare fatto, il Cavallo di Ottobre è imbrigliato con un ciuco!"


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Lorenzo Del Boca Risorgimento disonorato VI

Capitolo V - Nino Bixio a Bronte

Il generale ebbe l'ordine di riportare la tranquillità a Bronte e usò il pugno di ferro: i fratelli che dovevano essere liberati dall'insopportabile giogo della tirannide si trovarono massacrati dai fratelli liberatori!
Da secoli quella terra, capiatale del pistacchio e denominata "la Ducea" era stata amministrata come un immenso feudo medievale e nel 1860 apparteneva ai discendenti dell'ammiraglio inglese Nelson, vincitore a Trafalgar. Inevitabili i contrasti con i contadini e quest'ultimi pensavano che Garibaldi potesse essere l'uomo mandato dalla Provvidenza per consentire loro di raggiungere una livello di vita accettabile. Ma le elezioni, che si svolsero dopo il passaggio dei garibaldini, videro la vittoria del vecchio regime e nei proletari crebbe vieppiù l'esasperazione e ci fu un'insurrezione armata.
Civiltà cattolica in un resoconto poco informato riferì di "quaranta persone fra le più probe crudelissimamente seviziate e uccise". Il punto focale fu che a Bronte abitavano gli inglesi, finanziatori dell'impresa dei Mille ed essi non potevano sopportare di diventare vittime della rivoluzione.
E poi questa rivoluzione tanto tale non era e Nino BIxio meno degli altri, era un gagà con parecchie cambiali firmate e grandi difficoltà a onorarle.
Quando entrò a Bronte non aveva tempo da perdere e ordinò che i ribelli si presentassero subito per essere giudicati, ma naturalmente i maggiori artefici della sommossa erano fuggiti e in paese non c'era nessuno da consegnare o da denunciare. E lui si fece prendere dal panico e ordinò quel che sanno tutti! Lo stesso Bixio si rese conto di aver esagerato e scrisse alla moglie che "mi mandarono dove un uomno della mia natura non dovrebbe mai essere destinato!"



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I giorni della gloria XLVII

Silla e Scauro scrissero entrambi a Smirne a Rutilio Rufo, ecco la lettera di Lucio Cornelio:
"Pisone Cesonino ha fatto un breve viaggio a Nord per ordinare armi e corazze per la prossima guerra; aveva sentito parlare di città fonderie in Gallia e così è andato a Piacenza e vi ha trovato l'azienda, ma non ha saputo nulla da quelli che ci lavoravano, per cui si è spostato più a Est (Padova e Aquileia) dove ha scoperto che in quei luoghi fanno armi per gli Alleati Italici sulla base di un contratto di esclusiva per almeno dieci anni! Tutte queste fabbriche sono state fondate da un unico proprietario e si tratta, secondo le fonti di Cesonino, di un senatore romano. I fabbri hanno sempre creduto di lavorare per Roma, ma quando gli hanno descritto quest'uomo che veniva a comprare, è saltata fuori la descrizione di Quinto Poppedio Silone dei Marsi.
Come poteva Silone sapere di queste città-fonderie, mi sono detto? Poi ho ricordato che Silone aveva vissuto a lungo in casa di Marco Emilio Druso insieme a Cepione e può ben darsi che abbai sentito parlare di città-fonderie proprio in quella casa e so che proprio in quei tempi Cepione partì per un lungo viaggio durato più di un anno e tu mi ha assicurato che l'oro di Tolosa non è più a Smirne, ecco che le coclusioni logiche mi portano a pensare che sia Cepione il proprietario unico, anche se dubito che riuscirò a provarlo! :x Ora siamo riusciti a farle lavorare per noi e questo è importante, anche se ripeto, non possiamo provare chi sia il responsabili di tutto!
In qualche modo dobbiamo riuscire ad avere 16 legioni sul campo entro maggio e cioè 10 in più di quelle che abbiamo."
Silla depose la penna sodisfatto e poi si mise a pensare che Lucio Cesare dovesse solo fare qualche piccolo errore e che per questo si trovasse in difficoltà nella campagna, tanto da dargli piena libertà di azione e, di una cosa era certo: quando fosse venuta la sua occasione, lui non avrebbe fatto alcun errore.


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Lorenzo Del Boca Risorgimento disonorato VII

Capitolo VI - Il generale Enrico Cialdini

Nelle ore in cui i soldati dell'esercito borbonico, asseragliato a Gaeta, stavano per firmare la resa incondizionata, fece sparare ancora 7863 colpi di cannone: i fratelli liberatori dovevano mostrare fino in fondo il loro volto ai fratelli da liberare! :muro:
Vittorio Emanuele mandò svariati telegrammi di congratulazioni per quell'eroica impresa e nominò il generale "conte di Gaeta", anche se la città ormai non c'era più (rasa al suolo!). E questo quarto di "nobiltà" lo aggiunse al titolo di duca di Castelfidardo, una battaglia quasi da niente che lui raccontò come fosse stata l'Austerlitz di Napoleone. :x
Naturalmente il coniglio di Custoza, l'affamatore di Messina e il bombardatore di Gaeta non seppe comportarsi bene nemmeno da vincitore, tant'è che al momento della capitolazione della città laziale, il generale Gennaro Fergola affermò, consegnando l'arma: "Questa è la spada di un soldato onorato! Noi subiamo la sorte dei vinti, ma voi abusate della vostra vittoria!" :grr: FINE


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