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lemond
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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità IV

Nel corso del tempo abbiamo intessuto una rete di storie incredibilmente complesse (costruzioni sociali o realtà immaginate) che si distinguono dalle menzogne per il fatto che le prime sono qualcosa di speciale, mentre le seconde no: anche uno scimpanzé può urlare "c'è un leone" per far scappare un suo simile che aveva avvistato prima di lui un albero con qualche banana. ;)
La narrazione invece è qualcosa a cui "tutti" credono e finché persiste, esercita un'influenza sul mondo. Naturalmente i miti possono variare nel tempo (anche in poco) e nel 1789 la popolazione francese passò dalla credenza del diritto divino del re alla fede nel mito della sovranità del popolo. Dunque, con la rivoluzione cognitiva Homo Sapiens imparò a conformarsi al mutare delle necessità, aprendo così una corsia privilegiata per quella che possiamo chiamare evoluzione culturale e così riuscì a distanziare tutte le altre specie umane e animali, per quanto riguarda la capacità di cooperare. ;) In una rissa "uno contro uno" un Neanderthal probabilmente avrebbe avuto la meglio, ma non essendo capaci di costruire narrazioni, il rapporto è stato di 1 contro ... tanti.
Possiamo finire qui il capitolo, nel prossimo getteremo uno sguardo su come si viveva nei millenni che vanno dalla rivoluzione cognitiva a quella agricola.


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità V

Per comprendere la natura umana è necessario sapere che per quasi tutta la sua esistenza (cioè fino alla rivoluzione agricola) l'homo sapiens si è limitato a cacciare e raccogliere prodotti spontanei e gli psicologi-evoluzionisti ci fanno sapere che i nostri cervelli e le nostre menti sono adattati al tipo di vita originale. Un esempio ci è dato dal fenomeno dell'obesità, derivante dall'ingozzarsi di cibi ipercalorici (i nostri cervelli pensano ancora di essere nella savana).
Quindi dobbiamo studiare quelle società, con l'avvertenza però che siamo davanti non a un insieme omogeneo, bensì a una miriade di gruppi ciascuno con la propria cultura e lingua particolare.
E tuttavia qualche generalizzazione possiamo e dobbiamo farla, partendo dal fatto che le popolazioni vivevano in gruppi ristretti, che al massimo contavano qualche centinaio di individui, quasi tutti umani, nel senso che di animali se ne contavano pochi. (Oggi invece la Nuova Zelanda è composta da 4 milioni e mezzo di Sapiens e cinquanta milioni di pecore). L'unico animale presente era il cane, molto utile per la caccia e il combattimento, oltre che come sistema di allarme contro le bestie feroci e gli umani di altri clan.
Naturalmente il modo di vita era quello dello spostamento, influenzato dalle stagioni, dalle migrazioni degli animali e dai cicli di crescita delle piante e tali peregrinazioni furono il motore dell'espansione umana nel mondo. In alcuni casi eccezionali, quando le risorse di cibo erano particolarmente abbondanti, i gruppi crearono accampamenti stagionali o addirittura semi-permanenti: le tecniche per l'essicazione, l'affumicamento etc. resero possibile fermarsi per periodi sempre più lunghi, massime lungo i fiumi, dove c'era ampia possibilità di prendere pesci e uccelli acquatici. I villaggi di pescatori furono i primi della storia e anticiparono di molto la rivoluzione agricola (nacquero circa 45.000 anni fa) e forse costituirono anche la base da cui Homo sapiens lanciò la sua prima impresa transoceanica: l'invasione dell'Australia. ;)


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità VI

I Sapiens raccoglitori in primis e cacciatori in secundis avevano bisogno anche di informazioni sul territorio, per esempio sapere qual era il modello di crescita di ciascuna pianta e le abitudini di ogni animale. Dovevano capire come servirsi della selce per costruire un coltello, come riparare una pelliccia strappata e come curare un morso di serpente. In altre parole il raccoglitore-cacciatore medio possedeva una conoscenza più ampia e profonda dell'uomo moderno su tutto ciò che gli era quotidiano e questo perché non esisteva la specializzazione marcata e si riscontra anche dalle dimensioni medie del cervello, che sono un po' diminuite dopo l'era dei raccoglitori.
Quanto al tipo di vita di questi Sapiens, possiamo quasi essere sicuri che abbiano potuito trascorrere un'esistenza più confortevole e gratificante di quella della maggior parte dei contadini, pastori, operai e impiegati che sono venuti dopo. Naturalmente qualche volta una tigre/leone aveva la meglio o un serpente li mordeva, ma non era necessario fare i conti con gli incidenti stradali e l'inquinamento industriale. Dagli scheletri fossilizzati abbiamo le prove che gli antichi raccoglitori-cacciatori erano meno esposti al rischio di soffrire di fame o malnutrizione ed erano quindi più alti e sani dei loro discendenti agricoltori. La vita media era fra i 30 e i 40 anni, ma solo perché era alto il tasso di mortalità infantile e chi ce la faceva a superare il parto e il periodo appena successivo, aveva buone probabilità di arrivare alla sessantina. ;)
Il segreto del loro successo sta nella dieta variegata e quindi erano anche meno colpiti dai disastri naturali, perché se anche perdevano una parte dei loro alimenti principali, avevano la possibilità di supplire con altre specie commestibili, oppure di trasferirsi in una zona meno colpita. Stesso discorso vale per le malattie infettive, quasi tutte originate da animali domestici e trasferite agli umani solo dopo la Rivoluzione agricola. I raccoglitori-cacciatori vagavano in piccoli gruppi nei quali non avrebbero potuto svilupparsi epidemie. :)
In ogni modo si avverte di non idealizzare tale società, perché anche il loro era un mondo duro e brutale e l'esempio degli Aché, un popolo di raccoglitori-cacciatori che viveva nelle giungle del Paraguay fino agli anni sessanta del secolo scorso, ci consente di gettare uno sguardo sul lato più cupo di queste società. Quando moriva un membro valoroso del gruppo erano soliti uccidere una bambina e seppellire i due corpi insieme e quando un vecchio non ce la faceva a stare al passo, veniva abbandonato, oppure era ucciso con un colpo di accetta in testa. I bambini che nascevano senza capelli, considerati non del tutto sviluppati, erano soppressi.
Considerando pro e contro possiamo concludere che ogni società umana è molto complessa e quindi non va ne idealizzata, né demonizzata, ma solo prendere atto che I Sapiens hanno tutti gli aspetti possibili di quanto chiamiamo bene/male.


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità VII

Non è molto facile stabilire come fosse la vita spirituale e mentale dei Nostri, non è riscostruibile alla stessa stregua del loro modo di vivere materiale. Però, quasi tutti gli studiosi concordano sul fatto che fossero animisti, vale a dire quel credo per il quale ogni cosa possiede consapevolezza e sentimento, per cui la roccia potrebbe essere arrabbiata per qualcosa che la gente ha fatto, così come il fiume etc. Quando qualcuno si ammala lo sciamano si mette in contatto con lo spirito che ha causato la malattia e cerca di pacificarlo e convincerlo ad andarsene. Ciò che contraddistingue ogni animismo è che le entità cui ci si rivolge sono locali; non esistono dèi universali, per cui ogni comunità magari credeva in un tipo di animismo diverso dall'altro, ma noi non possiamo saperlo in dettaglio e le teoria di coloro che affermano di conoscere che cosa pensassero i raccoglitori-cacciatori gettano più luce sui pregiudizi dei loro autori, che sulle religioni dell'Età della pietra. ;)
Non sappiamo quali storie si raccontassero e questo è pregiudiziale per ogni possibile comprensione vera! :x
Anche riguardo al mondo sociopolitico sappiamo pochissimo; è probabile che differenti gruppi avessero strutture particolari: alcune gerarchiche e rigide, altre più rilassate e pacifiche. E appunto, quest'ultima parola ci induce a onterrogarci sulla spinosa questione della guerra.
Alcuni studiosi si sono fatti l'idea che tali società fossero paradisi di pace e che la guerra è nata dopo la Rivoluzione agricola, mentre altri ritengono che il mondo dei primi Sapiens fosse particolarmente crudele e violento.
I ritrovamenti archeologici sono scarsi e poco chiari, perché una punta di lancia poteva essere usata anche per la caccia e una ferita può derivare anche da un incidente e, la cosa più importante è che nelle guerre combattutre in era pre-industriale, oltre il 90% delle vittime moriva non tanto per le armi, quanto per fame, freddo e malattie. Immaginiamo un guerra fra due tribù e quella perdente lascia 10 morti sul campo, ma è costretta a lasciare il terreno di caccia per il quale era sorto il confiltto. L'anno dopo 100 uomini della tribù perdente siano morti perché non c'era cibo nel nuovo territorio. Gli archeologi, che incappano, in questi 110 scheletri potrebbero concludere che solo 10 avevano ferite, ma che gli altri erano morti in pace. :D
Certezze proprio non ne abbiamo e possiamo solo teorizzare che, come per le religioni, ci fosse un ampio vnertaglio dis trutture sociali, che producevano un tasso di violenza molto variabile.
È comunque molto importante porsi domande alle quali non sappiamo rispondere (per ora), altrimenti potremmo essere tentati di liquidare 60.000 anni della storia umana con la scusa che la gente di allora non combinò niente di importante, il che (e di questo siamo sicuri) non è vero. :)


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chinaski89
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Messaggio da leggere da chinaski89 »

Questo l'ho letto.. molto bello. Sul genere avevo apprezzato molto il giro del mondo in sei milioni di anni se non ricordo male il titolo


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chinaski89 ha scritto: giovedì 24 dicembre 2020, 9:15 Questo l'ho letto.. molto bello. Sul genere avevo apprezzato molto il giro del mondo in sei milioni di anni se non ricordo male il titolo
On verra. :)


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità VIII

Prima della Rivoluzione cognitiva la barriera del mare aveva impedito agli ominidi di lasciare il continente afro-asiatico e quindi molti organismi di terre distanti si erano evolute in maniera indipendente per milioni di anni e quindi si crearono diversi ecosistemi, ciascuno composto da un insieme unico di animali e piante. L'Homo sapiens pose fine a questa esuberanza biologica. :x
Il loro primo traguardo fu la colonizzazione dell'Australia, circa 45.000 anni fa, ad opera dei Sapiens indonesiani, che avevo costruito delle barche e imparato a usarle in alto mare. Certo gli archeologi non hanno ancora trovato resti di simili imbarcazioni, tuttavia a sostegno di questa teoria esistono alcune prove circostanziali e in particolare il fatto che nelle migliaia di anni seguiti all'insediamento in Australia, ci sono tracce di Sapiens in un gran numero di isole a nord del continente. Buka e Manua, ad es. distano dalla terraferme più di 200 Km. ed è altresì provato che vi fosse un regolare commercio marittimo fra alcune di queste isole.
Questo fu un evento molto importante nella storia umana, perché coloro che si insediarono in Auistralia, o meglio che la conquistartono, non si limitarono ad adattarsi, ma trasformarono l'ecosistema australiano, rendendolo irriconoscibile. Nel corso di poche migliaia di anni tutti i marsupiali giganti, ma anche queli di minor taglia, scomparvero!
Alcuni studiosi si sforzano di esonerare la nostra specie da ogni colpa, ponendo il clima come "capro espiatorio", ma è difficile crederlo, perché poi le variazioni climatiche ci sono sempre state e in quel periodo non furono particolamente rilevanti. Il gigantesco diprotodonte era comparso in Australia oltre un milione e mezzo di anni fa ed era sopravvissuto almeno a dieci precedenti glaciazioni, così come il 90% della megafauna australiana. E poi estinzioni di massa simili sono ricorse altre volte nei millenni successivi e in quei casi l'effetto Sapiens è fuori discussione. :x (Come esempio preclaro si può citare la popolazione di Mammut dell'isola di Wrangel nell'oceano artico ...)
E dai mammut, arriviamo alla colonizzazione delle Americhe circa 14.000 anni fa. Allora in quei luoghi (pianure del Canada e Stati UNiti occidentali odierne c'erano anche mastodonti, roditori di taglia simile agli orsi, mandrie di cavalli e cammelli, leoni enormi e decine di specie possenti di ogni tipo, come le famose tigri dai denti a sciabola e i giganteschi bradipi terrestri che arrivarono a pesare anche otto tonnellate, con un'altezza di sei metri.
L' america del sud ospitava una congerie ancora più variegata di grossi mammiferi, rettili e uccelli. Ma poi tutto questo finì. (Nel giro di 2000 anni dall'arrivo del Sapiens).


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità IX

Per due milioni e mezzo di anni gli umani si sono nutriti raccogliendo piante e cacciando animali e come abbiamo detto, se la passavano abbastanza bene (anche se questo non valeva per certe altre specie!). Tutto cambiò circa 10.000 anni fa con la Rivoluzione agricola.
Il passaggio al nuovo modo di vivere ebbe inizio in una regione collinosa che sta fra la Turchia sud orientale, l'Iran occidentale e il vicino Oriente. Ancora oggi il 90% delle calorie che nutrono l'umanità proviene da quelle poche piante che i nostri antenati hanno domesticato fra il 9.500 e il 3.500 a.C: frumento, riso, mais, patate, miglio, orzo. Negli ultimi due millenni nesssuna altra specie di pianta o animale è stata domesticata e quindi in sintesi si può dire che la nostra cucina è rimasta quella degli antichi agricoltori. :)
L'agricoltura, successivamente, ma in maniera indipendente, si diffuse in altre zone del pianeta: nelle Americhe, in Cina e in Africa.
La Rivoluzione agricola accrebbe la quantità totale di cibo, ma questa nuova abbondanza non si tradusse in una dieta migliore e non comportò una vita più comoda, portò invece a un'esplosione demografica e nella crazione di élite! :x Chi ne fu il responsabile? Certo, in parte, i re, i sacerdoti e i mercanti, ma se dovessimo scegliere un solo colpevole diremmo che è stato il frumento, il quale ha domesticato l'Homo sapiens e non viceversa. Circa 10.000 anni fa era solo un'erba spontanea, confinata in una zona piuttosto limitata; appena qualche millennio più tardi è diventato la specie di maggior successo nella storia della Terra. Con la R.A. gli umani di molte regioni del mondo non facevano più molto altro, dall'alba al tramonto, se non prendersi cura delle piante di frumento e non era una cosa facile. Dovevano essere in tanti a occuparsene, perché il frumento non amava i sassi e il pietrisco, per cui ci si doveva spezzare la vita a ripulire i campi, non "voleva" condividere lo spazio con altre piante e quindi gli umani si dettero da fare per sarchiare il suolo; poteva guastarsi e quindi bisognava stare attenti a tener lontane larve ed epidemie e poi proteggerlo dagli altri animali, usare acqua in abbondanza e nutrire il terreno con feci di animali (concime).
Il corpo del Sapiens dovette evolversi per questi compiti e ne pagarono il prezzo la spina dorsale, le ginocchia, il collo e le arcate dei piedi; e gli scheletri trovati provano "ad abundantiam" che il Sapiens ha ricevuto dalla R.A. tutta una sertie di malanni.
Ma allora quale vantaggio portò il frumento ai nostri antenati? Possiamo rispondere che non offrì nulla ai singoli individui, ma assegnò qualcosa agli Homo Sapiens in quanto specie, che è proprio la molla della evoluzione. il "deus sive natura" di Spinoza non si interessa minimamente degli individui, ma solo delle specie. E infatti Homo Sapiens si moltiplicò in misura quasi esponenziale.
Proprio come il capitalismo, l'evoluzione non bada né alla fame, né alla sete, ma solo a quante eliche di a.d.n. riesce a replicare. :grr:


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità X

Gli umani, come molti mammiferi, posseggono meccanismi ormonali e genetici che regolano in qualche modo la procreazione: nei periodi di prosperità le femmine raggiungono la pubertà prima e viceversa in periodi di carestia. A questi meccanismi di controllo naturali, se ne aggiungono altri di natura culturale, come ad es. l'allattamento prolungato, oppure l'astinenza sessuale per motivi di culto, l'aborto e, al limite, l'infanticidio.
A mano a mano che si cominciò ad abbandonare la vita nomade e si stava arrivando a un villaggio permanente le donne non dovevano più fare un figlio ogni quattro anni (perché altrimenti non potevano seguire il compagno) bensì anche uno all'anno e il numero era necessario nei campi. Però le bocche da sfamare erano di più e bisognava mettere a coltura sempre più campi.
Paradossalmente tutta una serie di "miglioramenti" agricoli finì per trasformarsi in una sorta di enorme fardello e tutto questo, perché l'uomo è vissuto sempre *sperando* in una vita futura migliore. E questi primi agricoltori non previdero nemmeno che, nelle annate buone, i granai pieni avrebbero attirato le attenzioni di ladri e nemici, costringendoli così a costruire mura e a fare la guardia.
Una volta avviata l'agricoltura e la conseguente crescita demografica l'Homo Sapiens si era "bruciato i ponti alle spalle"; la trappola era ormai scattata e non si poteva più tornare indietro. L'unico modo sarebbe stato riportare il numero della popolazione a quello di prima (circa un decimo) e questo era chiaramente impossibile.
Il perseguimento di una vita facile aveva portato a difficoltà insormontabili e questo accade anche oggi. Come esempio possiamo prendere gli avvocati e chi lavora nella finanza negli S.U.A; sono capaci di essere operativi anche per 100 ore settimanali, con la speranza poi ... Solo che al momento in cui raggiungono l'età in cui dovrebbero rallentare, si accorgono di avere pesanti mutui da pagare, i figli che vanno al "college", una casa nei sobborghi che costringe la famglia ad avere almeno due automobili e la sensazione che la vita non valga senza il lusso quotidiano e costose vacanze all'estero. :x
Una delle poche leggi ferree della storia è che ogni lusso tende a diventare necessità e a produrre nuovi obblighi. Ogni volta che ci si abitua si arriva al punto che si pensa di non pter vivere senza!


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XI

Quel che abbiamo visto è una prima possibilità plausibile, ma ce n'è un'altra: forse i Sapiens scelsero consapevolmente di complicarsi l'esitenza.
Nel 1995 alcuni archeologi trovarono un sito nella Turchia sud-orientale (Gobekli Tepe) e nello strato più antico trovarono strutture sostenute da pilastri e decorate con incisioni artistiche. Ciascun monolito pesava fino a sette tonnellate, per un'altezza di cinque metri; iIn una cava vicina addirittura uno di cinquanta tonnellate e complessivamente c'erano oltra dieci strutture nonumentali.
C'è da osservare che precedenti scoperte, tipo Stonehenge, risolgono al 2500 a.C e fu costruita da una civiltà agricola evoluta, invece queste strutture sono databili al 9.500 a.C. circa e furono eretta da raccoglitori-cacciatori.
La domanda che nasce è il perché di simili costruzioni, senza scopo utile? La risposta credo sia una sola: qualche misterioso scopo culturale e, siccome devono aver partecipato alla costruzione migliaia di nomadi, appartenenti a diversissimi gruppi, solo un sofisticato sistema religioso (da rilegare, cioè legare insieme) avrebbe potute sostenere una simile impresa.
Gobekli Tepe conservava un altro sensazionale segreto: il farro piccolo è originario a circa trenta km. da lì e quindi gli studiosi hanno arguito che l'iniziale domesticazione dei cereali, per nutrire tutti quei lavoratori, fosse cominciata colà. Pertanto l'ipotesi che ci prospetta Gobekli Tepe è che sia sorto prima il tempio e, solo dopo, il villaggio, intorno ad esso.
Circa 10.000 anni fa c'erano non troppi umani e così pochi erano anche gli animali domestici, oggi siamo arrivati a 25 miliardi di polli, il che sembrerebbe un successo evoluzionistico per questi animali, ma in questo modo non si tiene in nessun conto la sofferenza cui sono sottoposti i singoli di tale massa, perché essi sono fra le "creature" più sventurate mai vissute. Ad es. la durata della vita naturale di un pollo selvatico è di 7/12 anni, anche se quella vera poteva essere ben minore, ma quello demesticato perché nutrirlo per anni quando ha raggiunto il peso massimo a tre mesi?
Le galline e le vacche da latte, o le bestie da tiro, hanno la possibilità di vivere per molti anni, ma il prezzo è il soggiogamento a un modo vita completamente diverso dai loro stimoli e desideri; i loro istinti naturali hanno dovuto essere spezzati e per far questo gli umani li chiusero in recinti e gabbie, li addestrarono con la frusta e li mutilarono. La castrazione limita l'aggressività e consente agli umani di controllare selettivamente la procreazione all'interno del branco.
Non tutte le società agricole hanno mostrato tanta crudeltà nei confronti degli animali, allo stesso modo di molti proprietari di schiavi che mostrarono attaccamento e affetto per essi. Non a caso re e profeti si richiamano ai pastori, paragondao ad essi la cura che gli dèi si prendevano del popolo. Tuttavia, se consideriamo il punto di vista del gregge, più che quello del pastore, è difficile negare che per la grande maggioranza degli animali la Rivoluzione agricola fu una terribile catastrofe! :grr:


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Re: Voci fuori dal coro dei mass media

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Caligola era pazzo? Non credo, ma farlo pensare faceva comodo a molti.


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XII

Ai raccoglitori-cacciatori il futuro interessava poco, perché grosso modo "vivevano alla giornata". Magari le alleanze sociali e le rivalità dei gruppi saranno state anche questioni destinate a durare nel tempo, ma c'era un limite ovvio alla programmazione a lungo termine e quindi questi Sapiens si evitavano un sacco di ansie. Non aveva senso preoccuparsi di cose che era impossibile governare. :)
La Rivoluzione agricola si concentrò invece sull'avvenire: i cicli delle stagioni, i raccolti degli anni successivi e tutto quanto era incerto e poteva incidere sulla produzione di cibo. Inoltre i contadini potevano fare qualcosa per modificare il futuro, per es. dissodare un terreno, scavare un canale d'irrigazione, seminare di più, etc.
Lo stress dell'attività agricola costituì le fondamenta di sistemi politici e sociali di larga scala e si imposero ovunque governanti o élite che privavano i contadini del surplus di alimenti da loro prodotti (legge bronzea dei salari di Lasalle).
Queste eccedenze permisero la costruzione di palazzi, fortezze, monumenti e templi, ma soprattutto crearono le dispute sul modo di distribuirle. Non fu la carenza di cibo a causare la maggior parte delle guerre e delle rivoluzioni nella storia. Le rivoluzioni son sempre state capeggiate da gente piuttosto agiata e mai da contadini affamati e la Roma repubblicana crollò per le guerre civili proprio nel momento (il primo secolo d.C.) in cui stava raggiungendo l'apice della potenza economica. La Jugoslavia nel 1991 aveva risorse più che sufficienti e tuttavia si disintegrò in un terribile bagno di sangue.
I pochi millenni trascorsi dalla Rivoluzione agricola non sono stati un tempo sufficiente per sviluppare un istinto di cooperazione di massa.
Questo perché, avrebbe detto un sociologo arcaico, un mito è capace di raggruppare mezzo migliaio di persone, non di più. Ma si sbagliava, perché presto fu chiaro che i miti sono più forti di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare e, mentre l'evoluzione naturale umana procedeva (come sempre) a passo di lumaca, l'immaginazione stava erigendo sbalorditive reti di adesione di massa, le quali produssero oppressione e sfruttamento.
Tutte queste reti di adesione (o con altro termine, ma un po' improprio *cooperazione) si fondavano sull'idea di "ordine immaginario costituito", vale a dire su un comune credo di miti condivisi.
Il codice di Hammurabi costituisce una fonte preziosa per comprendere quale concetto gli antichi mesopotamici avessero dell'ordine sociale dettato dagli dèi. La popolazione è suddivisa, oltre che in due generi, anche in tre classi: gli individui di rango, i comuni e gli schiavi e, a seconda del genere e della classe le persone hanno valore diverso. I figli sono proprietà dei genitori (questo rimane anche a Roma) e se un uomo di rango uccide la figlia di un suo pari, il codice prescrive di giustiziare una figlia dell'assassino!
In altre parole il codice di Hammurabi si basava sul principio che i sudditi dovevano stare al proprio posto: solo così si piteva raggiungere la cooperazione sociale.
Circa 3500 anni dopo Hammurabi, gli abitanti delle colonie britanniche del Nord America si convinsero che la cooperazione sociale comportava un gravame fiscale troppo oneroso per loro e la loro dichiarazione di indipendenza proclamò princìpi di giustizia universali che, al pari del codice Hammurabi, si ispiravano all'autorità divina. Tuttavia il dio americano era diverso e si basava su un mito del tutto contrapposto e cioè che gli uomini sono creati eguali, che essi sono stati dotati di diritti inalienabili dal loro Creatore, che fra questi diritti ci sono la vita, la libertà e il perseguimento della felicità. :crazy: :champion: :diavoletto: :dunce:
P.S. Domani vedremo, perché tutto ciò è falso. :cincin:


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XIII

A) Ci insegna la biologia che gli uomini, come tutti gli animali, piante etc. non sono stati creati, si sono evoluti, partendo da organismi monocellulari.
B) L'evoluzione non porta certo all'uguaglianza e questa è un'idea intrecciata con la creazione (falsa).
C) Gli americani hanno acquisito il concetto di eguaglianza dal cristianesimo, il quale (da Agostino in poi) sostiene che ogni persona ha un'anima instillata per via divina. I cristianesimo delle origini non aveva il concetto di anima, ma il bugiardo di Ippona lo prese da Platone (che intendeva ben altro) e l'adottò ai suoi scopi. È ovvio che lui non poteva sapere nulla dell'evoluzione, che si basa sulla differenza, non sull'uguaglianza. Ogni persona porta con sé un codice genetico, dal quale derivano differenti opportunità di sopravvivenza.
Creati uguali, se si vuole la verità scientifica e non le barzellette credine, si deve tradurre in evoluti differentemente.
D) Non esistono in biologia cose come i diritti: gli uccelli non volano perché hanno il diritto di volare e similia e non è vero che queste caratteristiche siano inalienabili e infatti lo struzzo è un uccello che ha perduto la capacità del volo, per cui l'espressione diritti inalienabili dovrebbe essere tradotta in caratteristiche mutabili.
E) Lo stesso discorso vale per la libertà, che è un parto della nostra immaginazione. E la felicità? Al massimo possiamo riconoscere l'esistenza del piacere perché solo quest'ultimo può essere definito e misurato.
Qualcuno si potrebbe indignare di fronte a simili proposizioni e può rispondere che non è della biologia che intende parlare, ma solo chi crede che gli uomini meritino di essere trattati allo stesso modo può cercare di instaurare una società stabile e prospera.
A questa obiezione non ho niente da replicare, perché è proprio quello che intendo con ordine immaginario costituito.
Si tenga presente, però che Hammurabi potrebbe difendere il suo principio gerarchico, secondo la stessa logica. ;)
Voltaire era solito affermare: "Non esiste alcun Dio, ma non ditelo al mio domestico, se non di notte viene a uccidermi!" :diavoletto: E Ivan, dei fratelli Karamazov: " Se dio non esiste, tutto è permesso".
Quindi, evviva la "democrazia", ma dobbiamo sapere che ogni ordine immaginario è sempre in pericolo di collassare, poiché poggia su dei miti e questi svaniscono nel momento in cui non ci si crede più, così come babbo natale quando un bambino cresce. ;)
Per salvaguardare un ordine immaginario sono indispensabili continui e strenui sforzi e alcuni prendono la forma di violenza e coercizione. Per es, quando nel 1860 circa le élite del Nord degli S.U.A. giunsero alla conclusione che gli schiavi dovevano essere liberati, ci volle una sanguinosa guerra civile perché l'idea diventasse un fatto e al generale Lee, a un certo memento, non mancò molto per arrivare a prendere la capitale degli unionisti. :x In caso di vittoria del Sud quale ordine immaginario si sarebbe creato? :dubbio:
Per concludere questo capitolo, dobbiamo aggiungere che la forza da sola non può far durare una società a lungo, occorre che ampi strati della popolazione ci credano. Il Cristianesimo non esisterebbe da circa 1700 anni se la maggioranza dei vescovi e dei preti non avesse creduto a Paolo, Costantino e Agostino e il sistema economico moderno non resisterebbe se la maggioranza degli investitori e dei banchieri non credesse nel capitalismo. :)


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XIV

Come si è agito per far credere alla gente che un ordine, costruito dalla fertile immaginazione di alcuni, quale il cristianesimo, la democrazia o il capitalismo, siano fatti e non opinioni? Per prima cosa bisogna mentire e che quell'ordine è una realtà oggettiva creata da Dio o dalla natura, ovvero i mercati liberi sono il miglior sistema economico, perché queste sono le immutabili leggi dell'economia. Occorre poi una sistematica educazione delle persone, fin dalla nascita, con i princìpi dell'ordine costituito esistente. Perché credete che in Italia gran parte della popolazione si dichiara cattolica, mentre negli S.U.A. protestante in senso generico (perché poi sono divisi in varie sette)? Oggi in occidente si crede nell'individualismo, mentre ad es, nella Grecia antica si pensava che la primazia spettasse alla polis; nella società medievale il valore di una persona dipendeva dal posto che occupava nella gerarchia sociale e a Roma c'era il culto degli antenati e Gaio Mario era pur sempre un Homo novus :vomitino: , che non sapeva di greco, secondo gli ottimati (anche se parlava un greco fluente). :x
L'ordine immaginario modella anche i nostri desideri, si prenda ad es. il fare una vacanza all'estero. Non c'è nulla di naturale in questo, bensì solo avere una fede cieca nei miti del consumismo romantico. Il romanticismo ci insegna che dobbiamo fare quante più esperienze siano possibili, in modo da farsi aprire gli occhi e magari cambiare la nostra vita (se poi sarà migliore chissà chi lo sa?) Il consumismo ci dice che per essere felici dobbiamo consumare quanti più prodotti e servizi possibili e ogni pubblicità televisiva è una piccola leggenda su come un dato prodotto migliorerà la nostra vita. :diavoletto: Abbiamo capito che romanticismo e consumismo sono destinati a sposarsi! :x
P.S. Il rimedio basilare che gli americani hanno per le crisi matrimoniali o altri tipi di difficoltà è mandare la gente a fare un viaggio!!! :muro:
Per capire un po' meglio, dobbiamo studiare ad es. quello che Maurizio Ferraris ha chiamato Nuovo realismo, per uscire appunto dall'immaginario e cioè dalla filosofia del post-moderno: non ci sono fatti, ma solo interpretazioni.
Un fenomeno oggettivo esiste a prescindere dalle credenze umane, la radioattività per es, non è un mito e Marie Curie non sapeva che i materiali che studiava potessero danneggiare il suo corpo, ma morì di anemia aplastica causata dalle sostanze, appunto, radioattive. A Hiroshima e Nagasaki ...
Il fenomeno soggettivo dipende dalle credenze di un individuo e scompare o muta, quando cambia ciò in cui lui crede.
Il fenomeno intersoggettivo esiste all'interno di una rete sociale di comunicazione e può avere grande importanza, come le leggi, le divinità, le nazioni e per cambiarlo non basta una o poche persone. Se qualcuno si facesse avanti a dire che non crede nel dollaro o negli S.U.A. la cosa non importerebbe un granché, mentre la "brexit" ha avuto successo, perché sono stati tanti individui sommati insieme a volere il cambiamento, per ...
Ne consegue che per cambiare un ordine costituito immaginario vigente, dobbiamo riuscire a far credere in un altro tipo di immaginario collettivo. :old: Quando abbattiamo le mura della nostra prigione e corriamo verso la libertà, di fatto non sappiamo che ad attenderci c'è il cortile di ricreazione di un'altro cacere. :x
(Spinoza docet: siamo come la freccia che è stata scoccata appena dall'arco e crede di volare per suo potere/volere) :D


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XV

L'evoluzione non ha dotato gli umani della capacità di giocare al calcio, però ora possiamo farlo, perché abbiamo creato concetti immaginari: certe regole e quindi possiamo cominciare una partita insieme ad altri 10 e contro 11 perfetti sconosciuti; basta che anch'essi abbiano introiettato nel cervello quei concetti. ;)
Lo stesso vale, su scala più ampia, per i regni, le chiese e le reti commerciali, con la differenza che le leggi del calcio sono abbastanza semplici, mentre i grandi sistemi di cooperazione che coinvolgono (non 22, ma) milioni di umani richiedono la conoscenza di enormi quantità di informazioni e, dato che esse, sono il frutto di un'astrazione, si deve fare uno sforzo considerevole e consapevole per conservare l'ordine delle cose così come stanno.
Gli imperi, oltre alle leggi, devono registrare transazioni e tasse, inventari delle forniture militari, calendari delle ricorrenze e delle vittorie, etc. Ma il cervello umano si è adattato (per evoluzione) a elaborare solo particolari tipi di informazioni e cioè quelle di carattere botanico, zoologico, topografico e relazionale, che permettevano la sopravvivenza del raccoglitore-cacciatore, ma non era preparato per niente ai numeri. Che interesse poteva avere conoiscere quanti frutti avesse un albero?
Ma con la nascita dell'agricoltura e dello Stato, sapere su quali risorse si poteva contare e quali altre si sarebbero potute racimolare era indispensabile e così fu. La maggior parte dei cervelli umani, di fronte a così tanti dati, si sentì stordita o piombò nel sonno.:x
Finché, fra il 3500 e il 3000 a.C. alcuni Sumeri inventarono un sistema per immagazzinare ed elaborare le informazioni, senza doverle tenere a mente e così sorse il primo impero, perché era riuscito a svincolare il proiprio ordinamento sociale dalle limitazioni poste dal cervello. Tale processo di eleborazione dati è naturalmente la scrittura.
I primi testi scritti che abbiamo rinvenuto sono naturalmente banali documenti economici, registrazioni di pagamenti di tasse, conteggi di debiti, certificazioni di proprietà. E questo non può stupirci per nessuna ragione, tanto più che la scrittura sumera era un sistema c.d. parziale, così come oggi sono i simboli matematici e le note musicali. Si potevano usare solo per una certa funzione, così come la matematica può servire per calcolare ogni cosa, ma non per scrivere una poesia d'amore. :)
Ci sono cultura (come quelle andine) che hanno mantenuto per sempre la scrittura parziale, fatta con delle cordicelle (chiamate quipu). ;) Pochissimi quipu sono sopravvissuti alla colonizzazione spagnola e quelli rimasti sono indecifrati, poiché la facoltà di leggerli non è stata conservata. :x
E a questo proposito è d'uopo pensare a M. Ferraris e all'importanza che lui dà alla registrazione/archiviazione, perché ciò che distingue gli imperi (Mesopotamici, Egitto dei Faraoni, l'antica Cina e gli Inca) è che tutti costoro svilupparono buone tecniche di archiviazione, catalogazione e quindi facile reperimento di documenti scritti. E inoltre investirono in scuole destinate ai futuri scribi, impiegati, archivisti e contabili, in altre parole crearono la burocrazia. :)


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XVI

La creazione degli ordini immaginari a sostegno dei sistemi di cooperazione di massa, come abbiamo già detto, crearono la società che vediamo oggi, cioè gerarchica. Anche chi proclamava l'uguaglianza, di fatto agiva in modo diverso e un caso esemplare è quello del genere, per non parlare poi di quelle che erano definite razze (solo da poco sappiamo che non esistono per gli umani). Ma la gerarchia che esisteva anche nei c.d. sistemi comunisti era quella fra ricchi e poveri! In India, nella storia, per lungo tempo ha funzionato un sistema di *caste* ed esso si basava sul fatto che fossero state le forze cosmiche a crearle, cominciando dai sacerdoti, per finire con i servi!
Purtroppo le società complesse forse richiedono gerarchie immaginarie e discriminazioni ingiuste, perché gli studiosi fino a ora non hanno scoperto alcuna società strutturata che ne abbia potuto fare a meno, ma come si determinano?
Si potrebbe partire dalle capacità naturali, ma, per prima cosa, esse devono essere nutrite e sviluppate e ci sembra ovvio dire che non tutti hanno le stesse possibilità di conoscere ed esercitare i propri talenti. Pensate un po' se nessuno avesse regalato una bici a Merks o, se fosse nato e vissuto in Africa? :dubbio:
In secundis, se ad es. in India (sotto il dominio britannico) un intoccabile, un bramino, un irlandese cattlolico e un inglese calvinista avessero sviluppato un identico acume commerciale pensate che avrebbero avuto le stesse probabilità di diventare ricchi? (Il sogno americano :dubbio: :dubbio: :dubbio: ) Credo che in definitiva ci si trovi di fronte a un circolo vizioso! :grr:
Dal XVI fino al XVIII secolo i "pellegrini" europei, comquistatori dell'America importarono milioni di schiavi africani per farli lavorare nelle miniere e nelle piantagioni. Scelsero l'Africa, perché colà esisteva già un commercio fiorente, destinato principalmente al Medio Oriente e per di più i popoli africani erano parzialmente immuni alle malattie endemiche in Virginia, Haiti, Brasile etc. Paradossalmente la superiorità genetica, si tradusse in inferiorità sociale!
Ma ai bianchi dominatori non piaceva sentirsi tali e, per giustificare la schiavitù, furono messi a servizio miti religiosi e scientifici! I teologi sostenevano che gli africani discendevano da Cam, figlio di Noè, il quale aveva posto sul suo capo la maledizione per cui egli sarebbe stato progenitore di una stirpe di schiavi e i biologi scrivevano libri per teorizzare che i neri erano meno intelligenti e che il loro senso morale era meno sviluppato di quello dei bianchi.
Anche quando la schiavitù fu abolita in quasi ogni parte del mondo, ma bisogna sottolineare quasi, i miti che giustificavano il razzismo perdurarono e la separazione delle razze fu conservata dalla legislazione razzista e dal costume sociale!
Si potrebbe pensare che un po' alla volta la gente avrebbe capito, ma in realtà accadde l'opposto, perché negli S.U.A. ad es. tutti i lavori migliori erano tenuti dai bianchi-protestanti e quindi diventò piuttosto facile credere che gli altri fossero davvero inferiori. Simili circoli viziosi possono andare avanti per millenni e forse dovremo aspettare che non ci siano davvero più religioni, come sosteneva ironicamente Arbasino. :hammer:


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XVII

In molte società le donne erano una proprietà degli uomini e in alcuni sistemi giuridici (si fa per dire) lo stupro cadeva sotto la violazione della ... proprietà! La Bibbia decreta che se un uomo troverà una giovane vergine non promessa, l'afferrerà e giacerà con lei. E l'uomo dia poi al padre della giovane cinquanta denari ed ella gli sia moglie. (Deuteronomio 22:28-29). Gli estensori della Bibbia (Dio?) lo consideravano un accordo ragionevole.
Nel 2006 esistevano ancora 53 Paesi nei quali un marito non poteva essere processato per stupro della moglie e in Germania questo crimine fu introdotto solo nel 1997.
Nella c.d. democrazia ateniese del V secolo a.C. possedere l'utero significava non avere alcun stato giuridico e non partecipare neppure all'educazione dei figli, per questo si servivano della pederastia. Ma perché tutta questa differenza? Una buona regola dice: "La biologia consente, la cultura proibisce!" Naturalmente la cultura tende a sostenere che proibisce solo ciò che è innaturale, ma da un punto di vista biologico non c'è niente di innaturale: tutto ciò che è possibile è, per definizione NATURALE.
In verità i nostri concetti di naturale, e no, non sono ricavati dalla biologia, ma dalla teologia cristiana: noi dobbiamo servirci dei nostri organi solo nel modo che piace a DIo! Loro naturalmente non conoscevano l'evoluzione e che non c'è un solo organo nel corpo umano che compia solo il lavoro che il suo prototipo faceva quando comparve milioni di anni fa. Ad es. le ali all'inizio non servivano per volare. Quindi, sempre ad es. non ha nessun senso sostenere che l'omosessualità è innaturale.
Con la Rivoluzione agricola, le società umane sono diventate per la maggior parte patriarcali e tenevano in considerazione molto più gli uomini delle donne ed educato gli uomini a pensare e agire in modo "mascolino" e le donne "in guisa di femmine", punendo chi osasse attraversare questi confini.
Il patriarcato è così universale (sono solo favole quelle che descrivono una società primitiva matriarcale, con la famosa dea madre) che ci spinge a chiederci il perché?
La spiegazione più ovvia è la potenza muscolare, essa però comporta almeno due obiezioni:
a) le donne sono più resistenti alla fame, alle malattie e alla fatica e vi sono femmine che sono capaci di correre più velocemenete e di sollevare pesi maggiori di moltissimi uomini, ma poi sono state escluse in passato anche da lavori (come il sacerdozio) dove occorre poca forza e impiegate invece nel faticoso lavoro dei campi.
b) fra gli umani maschi non esiste alcun rapporto diretto fra forza fisica e potere sociale, anche fra gli scimpanzé il maschio alfa conquista la sua posizione costruendo una stabile coalizione con altri componenti del branco e non esercitando una violenza bruta. E il Sapiens si ritrova al vertice della catena alimentare per le capacità mentali e sociali e non per la forza fisica.
Ci sarebbero anche altre teorie, ma sono del pari dubbiose e quindi possiamo solo dire che non siamo ancora riusciti a rispondere. :x


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XVIII

Dopo la Rivoluzione agricola, come abbiamo già scritto, miti e finzioni abituarono le persone a pensare in un certo modo fin dalla nascita. Si può dire che si crearono istinti artificiali che consentirono a milioni di persone di cooperare con efficacia. Questo sistema di istinti artificiali e artificiosi si chiama cultura sociale.
Per un certo tempo si è creduto che le culture fossero definite una volta per tutte, oggi invece gli antropologhi pensano il contrario: ogni istinto artificiale è in grado di trasformarsi in risposta ai cambiamenti dell'ambiente e/o attraverso l'interazione con le culture limitrofe.
Ogni cultura possiede poi certe contraddizioni interne a sé stessa e quindi il cambiamento è anche un tentativo di rimedare ad esse. ;) Per es. le crociate furono anche una ricerca di conciliare la violenza militare con la devozione religiosa. Altro esempio di contraddizione è dato dalle culture moderne che vogliono associare libertà e uguaglianza, il che produce quello che si chiama, in psichiatria, dissonanza cognitiva.
Questo continuo cambiamento va detto però che sta portando a una sempre maggiore globalizzazione, nel senso che non esistono quasi più culture libere dai condizionamenti esterni ovvero che le origini culturali delle varie etnie si sono perse e confluite in un gran calderone miscelato ben bene. ;)
Homo sapiens si è evoluto pensando che la gente fosse divisa in *noi* e *loro*, perché nessun animale sociale è mai spinto da interesse nei confronti dell'intiera specie cui appartiene e state sicuri non troveremo mai un cartello con lo slogan: "Api operaie di tutto il mondo ... unitevi". :crazy:
Uno dei più sconosciuti travisamenti della storia è il famoso "... amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore". Quasi tutti pensano che tale comandamento si riferisca all'umanità e magari che siano anche parole di tal Giosuè, detto il Cristo! Ma se si legge per intiero il passo del Levitico (19,18) Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma ... (ecco quello che viene prima) si deduce che prossimo signifaca invece figli del tuo popolo. :D


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In Nietzsche, al minuto corrente della lezione di Vattimo, c'è la conferma di quanto sostiene Harari, ovvero l'importanza di miti e leggende per l'essere umano. :)


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Re: Storia

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Peccato il video non si apre, proprio riassumendo in sintesi, che dice Nietzsche (parafrasando Zucchero)?


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Re: Storia

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Gimbatbu ha scritto: lunedì 4 gennaio 2021, 11:23 Peccato il video non si apre, proprio riassumendo in sintesi, che dice Nietzsche (parafrasando Zucchero)?
Basta tu vada in qualunque altro posto (e.mail, world, youtube etc, e prima apri il file dell'argomento, dopo di che ti sposti a 3h e 11/12 minuti primi e sentirai quel che dice Vattimo, secondo i testi di Nietzsche. ;)
Però rimane su come aprire il primo file e qui non si può, ma su youtube puoi ricercare "Il caso Nietzsche - di Gianni Vattimo [A8DS]". ;)


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lemond ha scritto: lunedì 4 gennaio 2021, 11:42
Gimbatbu ha scritto: lunedì 4 gennaio 2021, 11:23 Peccato il video non si apre, proprio riassumendo in sintesi, che dice Nietzsche (parafrasando Zucchero)?
Basta tu vada in qualunque altro posto (e.mail, world, youtube etc, e prima apri il file dell'argomento, dopo di che ti sposti a 3h e 11/12 minuti primi e sentirai quel che dice Vattimo, secondo i testi di Nietzsche. ;)
Però rimane su come aprire il primo file e qui non si può, ma su youtube puoi ricercare "Il caso Nietzsche - di Gianni Vattimo [A8DS]". ;)
Adesso non posso, stasera nonostante la mia conclamata inabilità telematica operero' seguendo le tue istruzioni :cincin:


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XIX

Molti nella storia hanno provato a togliere la dicotomia noi/loro e uno dei primo modi per farlo è stata la creazione dell'ordine monetario, seguito dall'ordine imperiale e da quello delle religioni universali.
Mercanti, conquistatori e profeti furono le prime personificazioni in grado di trascendere la divisione evoluzionistica binaria. ;) Per i mercanti tutti gli uomini erano clienti, per gli imperatoti sudditi e per i profeti, credenti (ma sarebbe meglio dire credini ;) ).
L'economia che arrivò per prima con la divisione del lavoro fu quella del baratto, ma durò poco ed è facile capire perché. L'esempio più chiaro è quello dell'Unione Sovietica, dove si era creato una specie di baratto per così dire centralizzato: si raccoglieva tutto quel che si produceva e lo Stato pensava a distribuire a chi ne aveva bisogno. Solo che questi buoni princìpi diventarono: "Ciascuno lavora quanto meno riesce e riceve quanto più è bravo ad arraffare!" :x Esperimenti più moderati e più riusciti furono tentati dall'impero inca, ma poi arrivò un modo molto più facile per effettuare gli scambi: il denaro. Quest'ultimo ha visto nel tempo enormi trasformazioni e dalle conchiglie e sale iniziali siamo passati ai dati elettronici.
Ciascuno naturalmente vuole il denaro perché sa che anche gli altri lo accettano più che volentieri e senza di esso i sistemi commerciali e i mercati sarebbero stati condannati a restare di grandezza molto, ma molto limitata.
Esso è, ovviamente, un costrutto mentale che, come detto prima, si basa sul credere che tutti lo accettino. In origine tale fiducia doveva costruirsi e infatti le prime monete avevano un valore intrinseco, come la misura d'orzo dei Sumeri. La più comune era il sila, equivalente a un litro e furono costruiti vasi standardizzati capaci ciascuno di contenere un sila d'orzo. Il primo passo era stato fatto, ma c'era ancora molto da migliorare, perché ad es. l'orzo non si poteva conservare a lungo e quindi il passo necessario è, come detto, creare la fiducia nel denaro a prescindere dal valore in sé.
Un denaro di questo tipo comparve nell'antica Mesopotamia alla metà del terzo millennio a.C. ed era il siclo d'argento (8,33 grammi). Da lì si partì per creare la moneta che era molto meglio di un pezzo d'argento per il semplice fatto che era marchiata. E il marchio indicava due cose: a) quanto metallo prezioso era contenuto, b) identificava l'autorità che aveva emesso la moneta e che ne era il garante.
Ecco perché contraffare il denaro è sempre stato considerato un crimine molto grave: rappresenta una violazione della sovranità, un atto di sovversione contro il potere, i privilegi e la persona del re (in termini legali si parla di lesa maestà). (Nota mia, e forse si deve a ciò il grande successo della serie spagnola "La casa di carta". :diavoletto: )
Per migliaia di anni filosofi pensatori e profeti hanno vituperato il denaro, ma si deve anche dire che rappresenta l'apogeo della tolleranza umana. Esso è il solo sistema di fiducia che sia stato capace di scavalcare quasi ogni divario culturale e, grazie ad esso, persone che mai si erano viste prima, possono cooperare concretamente. ;)


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Re: Storia

Messaggio da leggere da il_panta »

Grazie Lemond per questi riassunti. Ho letto e amato il libro, e apprezzo molto questi tuoi contenuti. Mi aiutano a fissare nella mente i punti chiave del pensiero di Harari, che altrimenti si perderebbero nel tempo.

Qualcuno ha letto gli altri libri della trilogia? Io ho quello sul presente sul comodino, nonostante mio fratello lo ritenga deludente.


2019 (1°): Giro d'Italia tp 4, 5, 20; Giro d'Italia classifica generale; Tour de France tp 1, 10; Tour of Britain;
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lemond
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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XX

Insieme all'oro, un altro metallo è stato molto importante per formare il villaggio globale: l'acciaio, perché quasi tuti i popoli del XXI secolo sono la progenie di qualche impero. :) :x
Per tale s'intende un ordine politico che ha due importanti caratteristiche:
a) governa un numero significativo di popoli distinti
b) i suoi confini sono flessibili, perché l'appetito è potenzialmente illimitato, per es. un secolo fa non c'era quasi posto sulla Terra che non avrebbe potuto entrare a far parte dell'impero britannico.
Di solito nasce attraverso le armi, ma non necessariamene, per es. quello ateniese nacque come lega volontaria (però poi non si poteva più uscire e ne sanno qualcosa gli abitanti dell'isola di Melo :x ).
In ogni modo, a prescindere da come si sono formati, gli imperi furono una delle principali ragioni della riduzione di ogni diversità umana, facendo nascere gruppi allargati sempre più omogenei.
Raramente la caduta di un impero ha fatto ritornare i popoli allo "status quo ante", anzi direi proprio mai. Spesso un nuovo impero si affacciava sul vuoto e anche quelle poche genti che rivendicano di essere la progenie degli antichi abitatori, prima della conquista, forse non dicono il vero, perché per es., gli ebrei moderni debbono molto di più agli imperi, sotto i quali sono vissuti negli ultimi due millenni, che non alle tradizioni dell'antico regno di Giudea.
Dipingere a tinte solo fosche tutti gli imperi significa rigettare gran parte della cultura umana, perché le élite imperiali hanno utilizzato i profitti della conquista anche per promuovere la filosofia, l'arte e il diritto. La maggior parte degli asiatici, ad es. parlano e sognano :) in una lingua dell'impero degli Han e gli egiziani, non usano più la lingua egizia, ma l'arabo.
Il primo impero del quale abbiamo notizie fu quello accadico di Sargon il Grande (circa 2250 a.C.); esso durò poco, ma consegnò ai posteri un modello che di rado rimase senza imitatori, perché è sempre stato facile e utile per le élite imperiali adottare idee, norme e usi da qualsiasi fonte disponibile, piuttosto che fissarsi fanaticamente su una singola striminzita tradizione. (Basti pensare alla religione dell'impero romano :clap: )
Bisogna guardarsi dunque dal voler interpretare la storia separando con una linea netta i buoni dai cattivi o meglio possiamo anche farlo, ma dobbioamo sapere anche da quale parte stiamo noi. :diavoletto:
E se fossimo indiani, a quanti di noi verrebbe in mente di indire un referendum per privarsi della "democrazia", dell'inglese, della rete ferroviaria, del sistema giudiziario, del cricket e del tè? :dubbio: :dubbio: :dubbio: E se anche lo facessimo, dovremmo subito dopo chiederci: chi ha inventato il referendum? :diavoletto:
P.S. L'impero globale che si profila davanti a noi è retto da una élite multietnica e tutto il mondo è chiamato a aderirvi e noi siamo in grado di scegliere, oppure, come sosteneva Spinoza, siamo solo una freccia appena scoccata dall'arco? :dubbio: :dubbio: :dubbio:


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXI

Oggi la religione è spesso considerata una fonte di contrasto e disunione, in realtà è stata il terzo grande elemento unificatore dell'umanità, insieme al denaro e agli imperi. Il suo ruolo storico cruciale è stato quello di conferire una legittimazione oltreumana a quella fragile struttura, che sono i prodotti dell'immaginazione, che abbiamo visto. La religione permette di rendere indiscutibili alcune leggi fondamentali della società, garantendone la stabilità.
La religione si distingue, per esempio, dal gioco del calcio, perché nonostante le norme poco comprensibili e i rituali spesso bizzarri che hanno in cxomune, la gente sa che sono stati gli esseri umani a inventarlo. Lo stesso vale per le credenze nei fantasmi, nella reincarnazione, nell'astrologia etc, perché queste non prodocuno modelli pseudo-morali e comportamentali.
Non tutte le religioni, però, hanno la capacità di legittimare l'ordine; per far questo deve avere presentare una teoria oltreumana che sia valida sempre e dovunque e deve provare a diffondere la credenza a tutti. In altre parole, deve essere universale e missionaria.
Invece le antiche religioni erano localistiche ed esclusive, mentre quelle che servivano all'aggregazione sono comparse solo nel primo millennio a.C. e questo fatto rappresentò una delle più importanti rivoluzioni della storia.
Gran parte della mitologia antica è un contratto in cui gli umani promettono eterna devozione, in cambio di un dominio assoluto su piante e animali e, per migliaia di anni dopo la rivoluzione agricola, i riti principali erano quelli in cui si sacrificavano agnelli, vino e dolci alle potenze divine, che in cambio promettevano abbondanti raccolti e greggi feconde. A mano a mano che i regni e le reti commerciali si espansero, gli individui ebbero bisogno di contattare entità il cui potere andasse molto al di là del proprio territorio e ciò portò alla comparsa di religioni politeiste, che tolsero molta importanza all'animismo tipico dei raccoglitori-cacciatori. Questo portò a un cambiamento dello status del Sapiens: mentre per gli animisti l'uomo era solo una delle tante creature che abitavano questo mondo, i politeisti invece proiettarono l'uomo (solo esso) in diretta corrispondenza con gli dèi. Le nostre preghiere, sacrifici rituali, peccati e buone azioni determinavano il destino dell'intiero ecosistema.
Quasi 2000 anni di lavaggio del cervello monoteistico hanno fatto sì che la maggior parte degli occidentali consideri il politeismo come un'idolatria ignorante e infantile e questo, però, è solo uno stereotipo! In effetti, invece sono molto più moderni dei monoteisti, in quanto l'assunto fondamentale di ogni politeismo è che il supremo potere che governa il mondo sta al di là e al di sopra degli dèi ed è privo di qualsiasi interesse e pregiudizio per gli umani. Possiamo chiamarlo Fato, Moira, Ananke, Atman, in atri modi o, con Spinoza "Deus sive natura". :)
Il politeismo, come sanno molti, è sempre stato fonte di tolleranza religiosa e di rado si son visti perseguitati eretici e infedeli, per questo motivo, quando questi popoli ne conquistavano altri non cercavano di convertire la gente soggetta, ci si limitava solo a ordinare loro di rispettare anche i rituali dell'impero (questo era considerato un atto di lealtà politica), ma non di rinunciare ai propri. Molto clamore si è fatto intorno alle persecuzioni dei romani contro i cristiani, ma a parte il "vedi sopra", c'è da dire che nei trecento anni trascorsi dalla presunta morte del Cristo alla conversione di Costantino, gli imperatori misero in atto non più di quattro persecuzioni e i morti furono qualche migliaio, mentre nel corso dei successivi 1500 anni i cristiani ne massacrarono altri a milioni e ciò per difendere interpretazioni leggermente differenti della religione dell'amore. :diavoletto:


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXII

Col tempo alcuni seguaci degli dèi si appassionarono così profondamente al loro patrono, da voler credere che lui fosse l'unico e anche l'essere supremo dell'universo! La religione ebraica ad es, era nata con molti Elohim (plurale di El) che in italiano significa tante cose, fra cui possiamo considerare giudici la traduzione migliore. Di questi Elohim citati nella Bibbia il più conosciuto è Jahwe e con lui la stirpe di Abramo e Giacoppe stabilì un patto di adorazione, dietro il compenso di una terra promessa. Ma il giudaismo aveva poco da proporre alle altre nazioni e non è mai stata una religione missionaria, per cui per esso si può parlare solo di monoteismo locale.
IL passo avanti avvenne con il cristianesimo, nato dall'ebraismo per esclusivo merito (si fa per dire) di Saulo di Tarso, che elaborò tutta una serie di storie sul presunto supremo potere dell'universo, ma soprattutto spinse i suoi seguaci a diffondere in tutto il mondo la "buona novella". ;)
Le tesi di Paolo (aveva cambiato nome) trovarono terreno fertile e l'attività missionaria si spinse sempre più in là e quella setta esoterica di giudei si impose addirittura in tutto l'impero romano (tramite Costantino).
Anche l'Islam era nato come un'aggregazione di poche persone in un angolo remoto del mondo, ma in modo ancora più sorprendente, conquistò in poco tempo un immenso impero che andava dall'oceano atlantico all'India.
La caratterstica principale dei monoteisti era il fanatismo, oltre al proselitismo e naturalmente hanno sempre cercato di rafforzare la loro posizione eliminando con la violenza ogni concorrenza. Il che è anche logico, perché solo se le altre credenze sono false e bugiarde, la propria può essere quella vera.

In teoria il monoteismo ha vinto e il politeismo quasi scomparso, però fra i fedeli cattolici questo non è accaduto e ciò che stato buttato fuori dalla porta è rientrato dalla finestra, con il culto dei santi e della Madonna. Addirittura talvolta i santi cristiani sono gli stessi dèi del pantheon precedente, come Brigida, la dea più importante in Irlanda, quando arrivò il cristianesimo anche lei ricevette metaforicamente il battesimo e diventò subito santa Brigida che ancora oggi è la più venerata nella cattolicissima Irlanda. :D :D :D
I monoteisti non hanno mai risolto il problema dell'esistenza del male, anche se si sono scritti innumerevoli trattati intorno alla teodicea e anche forse per questo motivo che esistono le religioni dualiste: di fronte a dio esiste un contropotere malefico e indipendente e che, in quanto tale, compie le cose cattive per gli uomini. Un movimento molto importante di essa fu il manicheismo, con a capo Agostino di Ippona, ma poi costui comprese che per conquistare Roma sarebbe meglio servito il cristianesimo e ad esso apportò alcune modifiche, fra cui l'anima. ;) Ma ancora oggi innumerevoli cristiane, musulmani ed ebrei credono nel Diavolo o in Satana che può agire senza il permesso di Dio! Come possono farlo non si capisce proprio, ma tant'è e voler dare un aspetto logico alle religioni è fatica sprecata, perché qualcuno hanno anche pensato che dio abbia bisogno dell'aiuto dell'uomo nella lotta contro il Male, il che ha ispirato (appunto) l'appello ai jihad e alle crociate! :grr: :diavoletto:


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXIII

Un'importante religione del tutto diversa dai monoteismi è il buddhismo, la cui figura centrale non è rappresentata da un dio, ma da un uomo: Siddhartha Gautama, vissuto intorno al 500 a.C.
Il giovane principe era afflitto dalle sofferenze che vedeva intorno e si disse che nella vita tutto ciò che si accumula, svanisce come fumo e nonostante ciò ci si adopra quasi soltanto per accumulare! Come sfuggire a questo circolo vizioso?
All'età di 29 anni lasciò il suo palazzo e viaggiò, come un vagabondo, per tutta l'India settentrionale in cerca di un modo per superare la sofferenza, ma non trovò risposte da tutti coloro che dovevano essere saggi. Allora decise di indagare da sé e trascorse sei anni meditando sull'essenza, sulle cause e sulle cure per l'angoscia. Alla fine arrivò alla conclusione che la causa sono i modelli di comportamento creati dalla mente umana, che è sempre insodisfatta e senza posa. C'è chi si carica d'ansia per paura, chi per troppo coraggio e altri per ciò che sta in mezzo. Solo se provi tristezza e non desideri che essa sparisca forse non ne soffrirai più troppo e se provi gioia, senza desiderare che persista o che si accresca forse potrai continuare a provarla senza perdere la pace della mente. Ma come fare in modo che la mente accetti lo stato delle cose, senza bramarne altre? Gautama sviluppò una serie di meditazioni che avevano questo scopo preciso e basò queste tecniche su una serie di regole etiche che avrebbero in gran parte evitato di perdersi nei desideri e nelle fantasie: rifuggite dall'omicidio, dal sesso promiscuo e dal furto e forse il fuoco del desiderio si può estinguere (Nirvana significa letteralmente estinguere il fuoco). Chi si sottrae al desiderio non può soffrire (dharma).
I buddhisti sono persone che credono in questa legge e ne fanno il fulcro delle azioni che compiono. Di minore importanza è per loro credere negli dèi, perché essi non hanno alcuna influenza sulla legge per cui la sofferenza nasce dal desiderio. ;)
Però dobbiamo aggiungere che il buddhismo "vero" non esiste e nella vita pratica si sono formate molte sette che adorano i loro "illuminati", chiedendo loro aiuto non per raggiungere il Nirvana, ma anche per sodisfare i loro desideri in questa vita. :(
L'età moderna sembra ormai spinta sulla via della "secolarizzazione", però ha assistito anche alla nascita di un gran numero di nuove religioni non teiste: liberalismo, comunismo, capitalismo, nazionalismo, fascismo. (Se una religione è un sistema di norme che si fonda su qualcosa di oltreumano, questi portati ideologici si fondano su una fede che non ha nulla da invidiare alle religioni!) Come abbiamo detto poco sopra, anche il buddhismo crede poco o punto negli dèi, ma di solito è classificato come religione, basta comunque intendersi. ;)


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXIV

Queste moderne religioni non teiste hanno un punto in comune e cioè la venerazione dell'Homo sapiens.
L'umanesimo si è diviso in tre sette rivali che disputano sulla corretta definizione di umanità e oggi la più importante è quella dell'umanesimo liberale per il quale la sacralità sta nell'individuo e i principali comandamenti mirano a proteggere la libertà e nel loro insieme si chiamano diritti umani.Ciò spiega, per es. perché i liberali sono contrari alla pena di morte e alla tortura. Ma se si vuole santificare l'uomo è difficile fare a meno di un dio creatore e signore, perché come si fa a spiegare altrimenti che cosa c'è di speciale nell'Homo sapiens? :dubbio:
Un'altra importante setta è quella dell'umanesimo socialista, essa crede che l'umanità abbia una dimensione collettiva piuttosto che individualistica e quindi ritiene sacra la specie Homo s, nel complesso. L'idea che tutti gli umani sono uguali è una versione rimodernata della convinzione monoteistica di tutte le anime davanti a Dio.
Una setta un po' diversa dalle prime due è il fascismo/nazismo: il genere umano è una specie mutevole in grado quindi di progredire o di degenerare e quindi si deve operare per la nascita del superuomo (sia detto en passant, nulla a che vedere con l'oltre uomo di NIetzsche :( ) e per far questo la razza ariana, la più avanzata forma di umanità, doveva essere protetta e favorita, mentre gli ebrei, i rom, gli omosessuali e i malati di mente (i degenerati insomma) sterminati!
In seguito fu proprio la biologia a dimostrare la falsità della teoria razziale, perché proprio le razze non esistono, ma questi studi (purtroppo) sono recenti; prima della seconda guerra mondiale i politici di tutto il mondo davano per scontato la superiorità dei bianchi anglo-sassoni protestanti. (W.A.S.P.) e contingentavano, ad es, negli S.U.A. l'immigrazione di cinesi e anche italiani. :x In Australia la legge della immigrazione chiamata "White Australia" è rimasta in vigore fino al 1973.
Nel terzo millennio stiamo imparando sempre più cose che creano un abisso fra i dogmi dell'umanesimo liberale/socialista/nazista o peggio ancora religioso; i nostri sistemi giuridici e politici cercano in gran parte di nascondere tali scoperte imbarazzanti per Homo sapiens, ma per quanto tempo potremo consertvare il muro che separe il dipartimento di biologia da quelli di legge e scienze politiche?


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXV

Probabilmente la società globale è il risultato inevitabile per la nostra specie, ma questo non significa che dovesse essere proprio la società che abbiamo oggi! Di sicuro potremmo immaginare altre soluzioni, per esempio se potessimo tornare indietro di 10.000 anni e poi ripercorrere la nostra storia, assisteremmo ugualmente al sorgere del monoteismo e al declino del dualismo? Di certo non lo possiamo sapere, ma forse possiamo cercare qualche indizio.
All'inizio del IV secolo d.C. l'impero romano si trovò di fronte a una scelta religiosa: poteva rimaner fedele al suo tradizionale e variegato politeismo, ma Costantino deve aver pensato (sulla base delle continue guerre civili) che una religione unica con una dottrina chiara e vincolante lo avrebbe aiutato a unificare il regno. C'erano altre credenze che forse potevano aiutarlo in tal senso, ma scelse il cristianesimo e nessuno storico ci sa spiegare il perché. :dubbio: Ma, d'altra parte è una costante dei risultati della storia saper descrivere il come, senza poter arrivare al motivo. E poi non è detto che in questi processi ci siano nessi causali e non invece connessioni casuali. In altre parole si può dire che nella storia, più che in altre discipline vale "il senno di poi". Ad es, possiamo spiegarci anche così l'esito positivo della rivoluzione russa dell'ottobre 1917
La storia può essere definita come un sistema caotico di livello 2, il che significa che reagisce alle previsioni che lo riguardano (come la fisica quantistica) e quindi non può mai essere previsto accuratamente e noi infatti studiamo la storia non per fare previsioni, ma per ampliare i nostri orizzonti. Da essa impariamo poche cose certe: una è che la nostra situazione presente non deriva da una legge naturale e le possibilità sono più numerose di quante immaginiamo. Un'altra è che non esiste alcuna prova che la storia operi a beneficio dell'uomo, tanto più che ogni cultura ha una propria idea di bene e male.
Un numero crescente di studiosi considera le culture paragonabili a infezioni, o parassiti della mente, che gli umani ospiterebbero senza saperlo! Le idee culturali, come i virus, si propagano da un ospite all'altro talvolta in maniera asintomatica, ma tal altra uccidendolo. Un'idea culturale ha la capacità di spingere un umano a dedicare la propria vita a diffonderla, anche a costo della morte. :x
Questo approccio si chiama memetica e le culture sono quelle che riescono a riprodurre in maggior misura i propri memi (unità di informazione culturale)
La storia procede da un raccordo all'altro, scegliendo per qualche misteriosa (o nessuna) ragione prima un sentiero e poi un altro e attorno al 1500 d.C. si è verificata un "scelta" di maggior portata, perché forse ha cambiato il destino di tutti gli esseri viventi (compresi i vegetali) della Terra.
Chiamiamo tale "scelta" Rivoluzione scientifica.


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Re: Storia

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Giovanni Sabbatucci - Crisi stato liberale e fascismo



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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXVI

Negli ultimi 500 anni si è assistito a un incomparabile sviluppo delle capacità umane e, purtroppo però, si è anche passati da 500 milioni a quasi otto miliardi. La produzione è aumentata di 240 volte e il consumo di energia di 115, ma soprattutto dal 16 luglio 1945 (esplosione della prima bomba atomica ad Alamagordo - New Mexixo) sappiamo che l'uomo può consapevolmente porre fine alla storia del pianeta!
Solo dal 1500 circa gli umani hanno cominciato a pensare di poter accrescere le proprie capacità investendo sulla ricerca scientifica e non sulla base di una fede cieca (come prima, salvo i greci), ma alla luce di ripetute dimostrazioni empiriche. Ma come è potuto accadere tutto cio? (nota mia, nel film Radioactive, sulla vita di Maria Salomea Skłodowska Curie fanno notare gli aspetti positivi e negativi della scoperta che portò al Nobel di suo marito, invece che a lei!)
In primis c'è la disponibilità ad ammettere l'ignoranza, perché solo chi proclama (come Socrate) di non sapere può diventare uno scienziato e così nessun concetto, idea o teoria è sacra o intoccabile.
In secundis la centralità dell'osservazione e l'uso del linguaggio matematico
Infine la scoperta di nuove tecnologie, che naturalmente dipendono dalle prime due condizioni.
Le religioni avevano sempre asserito che tutto ciò che occorreva conoscere del mondo, lo si sapeva già: era inconcepibile che la Bibbia, il Corano e i Veda si fossero lasciati sfuggire anche un solo segreto importante dell'universo. Pertanto, chi voleva sapere qualcosa di più, irrilevante cioè per i libri sacri, doveva ammettere di essere alla ricerca di qualcosa di molto marginale, rispetto alle eterne verità procurateci dal Dio stesso. ;)
Darwin non sostenne mai di aver risolto "una volta per tutte" l'enigma della vita, i biologi non sanno come nel cervello dell'uomo si sia prodotta in un certo momento la coscienza di sé e i fisici ammettono di non saper conciliare la meccanica quantistica con la teoria della relatività generale (in quel caso Einstein si era sbagliatoa). In poche parole la Rivoluzione scientifica si basa sull'accettazione dell'ignoranza quasi sempre e comunque. ;)
Ma se ora sappiamo che i miti sono soltanto costrutti della mente, che però sono serviti a un grande scopo, come facciamo ora a tenere unita la società? La risposta, è ovvio, non ci può venire dalla scienza, ma da uno dei seguenti metodi:
a) nazismo e comunismo hanno affermato: i primi che le loro politiche razziali erano il corollario di esatte teorie biologiche; i secondi che Marx e Lenin avevano scoperto regole economiche assolute e inconfuitabili
b) l'umanesimo liberale ha costruito un credo dogmatico nel valore unico e nei diritti degli esseri umani, anche se questo non ha molto in comune con l'Homo sapiens.
La cultura moderna, che è stata disposta ad abbracciare l'ignoranza più di qualsiasi altra in precedenza, deve tuttavia rallegrarsi della diffusione di una fede quasi religiosa nella tecnologia e nei metodi della ricerca scientifica. Solo così, forse il tessuto connettivo sociale è rimasto abbastanza stabile.


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G, Sabbatucci - La memoria divisa della grande guerra.



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La connessione che si è venuta a creare oggi fra scienza e tecnologia è così forte che tendiamo quasi a confondere i due ambiti, ma dobbiamo sapere che è un fatto accaduto di recente e in passato non si era mai pensato che per vincere le guerre, ad es, la cosa più importante non era il genio del comandante, ma la capacità di costruire armi migliori. Il caso della guerra dei 100 anni (e spiccioli :D ) è emblematico: gli inglesi avevano un arma più potente (l'arco lungo) che gli permise di vincere quasi tutte le battaglie, ma alla fine persero la guerra. E, altro esempio, la polvere da sparo fu inventata per caso da alcuni alchimisti cinesi, che cercavano l'elisir di lunga vita e fu usata solo per i fuochi d'artificio e mai contro l'invasione mongola. Scienza, industria e tecnologia (soprattutto militare) cominciaro a intrecciarsi con l'avvento del sistema capitalistico e con la Rivoluzione industriale. Tuttavia, una volta che questo rapporto fu stabilito, esso trasformò il mondo molto velocemente.
Il mito (presente in tutte le culture) dell'età dell'oro dimostra che l'uomo non moderno credeva poco nel progresso, al massimo si poteva pensare all'avvento di un Messia che avrebbe portato la pace nel mondo e forse anche la felicità, ma pensare che l'uomo avrebbe potuto scoprire tante cose sulla Natura era ben più che ridicola e rappresentava un atto di superbia! Le storie sulla torre di Babele, di Icaro, del Golem e innumerevoli altri miti insegnavano che il tentativo dell'uomo da solo di conoscere, poteva portare solo al disastro.
Un caso particolare è la morte, anche se questo interrogativo angosciante era stato superato da Epicuro, costituiva sempre una rovello per gli altri esseri umani. Le religioni ne fecero l'arma assoluta delle loro predicazioni e dissero che l'uomo doveva investire le proprie forze e speranze in una vita ultraterrena. Il mito di Gilgamesh e quello di Gesù Cristo ci insegnano, meglio di altri forse, che quando gli dèi crearono l'uomo, avevano stabilito che la morte dovesse essere il suo inevitabile destino e che addirittura rappresentava quasi il senso della vita.
Le nostre intelligenze più brillanti di oggi non stanno a perder tempo a cercare di dare un senso alla morte, bensì sono tutte prese a investigare ogni meccanismo fisiologico, ormonale e genetico responsabile di ogni malattia e dell'invecchiamento e sono in grado di spostare sempre più in avanti l'aspettativa di vita. ;) Addirittura qualche studioso ha seriamente ipotizzato che entro il 2050 alcuni umani potrebbero diventare amortali, nel senso che senza un trauma dovuto per es. a incidente o cose simili, la loro vita potrebbe prolungarsi indefinitamente. (Nota mia, ma questo sarebbe socialmente possibile, visto che siamo già quasi otto miliardi? :dubbio: :dubbio: :dubbio: )


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lemond ha scritto: mercoledì 13 gennaio 2021, 9:03 [Addirittura qualche studioso ha seriamente ipotizzato che entro il 2050 alcuni umani potrebbero diventare amortali, nel senso che senza un trauma dovuto per es. a incidente o cose simili, la loro vita potrebbe prolungarsi indefinitamente. (Nota mia, ma questo sarebbe socialmente possibile, visto che siamo già quasi otto miliardi? :dubbio: :dubbio: :dubbio: )
Grazie per il riassunto di questo interessantissimo libro. La riflessione sulla morte mi interessa molto ed è attualissima. La risposta, attualmente, è secondo me ovvia: no. Non è solo un fatto di risorse disponibili sul pianeta come sollevi tu, ma anche di quale sia la frazione produttiva della società. Si inizia a lavorare tardi, e si vive molto a lungo dopo aver smesso di lavorare. E' sostenibile? La distribuzione demografica italiana, uno dei paesi con maggiore aspettativa di vita, è chiaramente insostenibile già adesso, con le pensioni che erodono le casse statali in misura esagerata rispetto alle entrate. Figurati se addirittura si inizia a parlare di amortalità. Eppure non è un problema che viene affrontato seriamente, e la gestione del covid dimostra la nostra visione della morte: la morte per cause naturali viene affrontato come un nemico da combattere ad ogni costo, senza pensare alle conseguenze sociali della guerra che si porta avanti.


2019 (1°): Giro d'Italia tp 4, 5, 20; Giro d'Italia classifica generale; Tour de France tp 1, 10; Tour of Britain;
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il_panta ha scritto: mercoledì 13 gennaio 2021, 12:37
lemond ha scritto: mercoledì 13 gennaio 2021, 9:03 [Addirittura qualche studioso ha seriamente ipotizzato che entro il 2050 alcuni umani potrebbero diventare amortali, nel senso che senza un trauma dovuto per es. a incidente o cose simili, la loro vita potrebbe prolungarsi indefinitamente. (Nota mia, ma questo sarebbe socialmente possibile, visto che siamo già quasi otto miliardi? :dubbio: :dubbio: :dubbio: )
Grazie per il riassunto di questo interessantissimo libro. La riflessione sulla morte mi interessa molto ed è attualissima. La risposta, attualmente, è secondo me ovvia: no. Non è solo un fatto di risorse disponibili sul pianeta come sollevi tu, ma anche di quale sia la frazione produttiva della società. Si inizia a lavorare tardi, e si vive molto a lungo dopo aver smesso di lavorare. E' sostenibile? La distribuzione demografica italiana, uno dei paesi con maggiore aspettativa di vita, è chiaramente insostenibile già adesso, con le pensioni che erodono le casse statali in misura esagerata rispetto alle entrate. Figurati se addirittura si inizia a parlare di amortalità. Eppure non è un problema che viene affrontato seriamente, e la gestione del covid dimostra la nostra visione della morte: la morte per cause naturali viene affrontato come un nemico da combattere ad ogni costo, senza pensare alle conseguenze sociali della guerra che si porta avanti.
Sono del tutto d'accordo: siamo talmente permeati di individualismo, da essere propensi a dire mors tua vita mea, senza peraltro capire che senza la morte non ci può essere vita. :x In gran parte penso sia colpa di Saulo di Tarso e di tutti i credini che gli sono andati dietro! P.S. I miei salmi finiscono quasi sempre in gloria. :diavoletto:


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXVIII

Fino a poco tempo fa l'Europa era un "nano" dal punto di vista geo-politico, basti pensare che nel 1775 l'Asia era responsabile dell'80% dell'economia mondiale e solo agli inizi del XIX secolo il controllo si spostò di campo, in virtù di una serie di guerre nelle quali gli europei umiliarono le potenze asiatiche e sotto l'egida europea emersero un nuovo ordine e una nuova cultura globale. Persino la fiorente economia cinese di oggi, che potrebbe riconquistare il primato mondale del passato, è costruita su un modello europeo di produzione e finanza.
A partire dal 1850 la dominazione europea si è basata in larga misura sul complesso industriale-militare-scientifico e soprattutto su un'eccezionale capacità tecnologica. Ma perché e come si è verificata una simile primazia? La risposta forse sta nei miti, apparati giudiziari, strutture sociopolitiche che nel corso dei secoli erano maturati nel continente e che non potevano essere interiorizzati tanto rapidamente dagli altri. Francia e Stati Uniti seguirono velocemente le orme dell'impero britannico, perché francesi e americani condividevano già i miti più importanti e le strutture sociali degli inglesi; cinesi, indiani e persiani non potevano farlo.
Le strutture sociali di cui stiamo parlando sono la scienza moderna e il capitalismo e quando cominciò il boom tecnologico, gli europei riuscirono a cavalcarlo molto meglio di tutti e questa è l'eredità che l'Europa ha lasciato al mondo. Ora i britannici/francesi etc. non sono più padroni del mondo, ma la scienza e il capitale stanno diventando sempre più forti e nei prossimi capitoli esamineremo in dettaglio sia la scienza che il capitalismo, per comprenderne meglio la loro importanza. ;)


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXIX

Anche se dobbiamo rendere omaggio alla scienza degli antichi greci, cinesi, indiani, quella moderna fiorì negli e grazie agli imperi europei. L'estremo oriente e il mondo islamico avevano menti altrettanto intelligenti e curiose di quelle europee, ma non produssero niente che si avvicinasse alla fisica di Newton o alla biologia di Darwin.
Il fattore principale che connesse la scienza moderna e l'imperialismo europeo fu che entrambi si sentivano spinti ad andare in cerca di nuove cose da scoprire, perché speravano che le nuove conoscenze li rendessero "padroni del mondo". Solo gli imperialisti europei partirono per lidi lontani con la speranza di ottenere nuove conoscenze, oltre che altri territori. Quando Napoleone invase l'Egitto nel 1798 portò con sé 165 studiosi, i quali sia detto "en passant" diedero importanti contributi a varie scienze. Nel 1831 la Royal Navy mandò la Beagle a mappare le coste del Sud America e delle Galapagos, per essere meglio preparata nell'eventualità di una guerra. Durante il viaggio, il capitano passò il suo tempo a disegnare mappe militari, mentre Darwin raccolse quei dati empirici che più tardi avrebbero permesso la teoria dell'evioluzione. ;)
Il mondo alle altre culture non interessava e la prima mappa in cui appare l'America in Cina è del 1602 ed era stata disegnata da un missionario europeo. Per 300 anni gli europei godettero di un'indiscussa sipremazia in America, in Oceania, nell'Atlantico e nel Pacifico e le ricchezze conquistate consentirono anche di invadere anche l'Asia.
Solo nel XX secolo le culture non europee adottarono una visione veramente globale e questo produsse grandi cambiamenti: la guerra di indipendenza algerina prevalse perché ci fu il supporto di una rete anticoloniale a livello mondiale e dipoi il Vietnam del Nord dimostrò che persino le super potenze potevano essere sconfitte se una lotta locale fosse diventata una causa mondiale.
Gli imperi europei (quello britannico in particolare) ritenevano che per governare bene fosse necessario conoscere i linguaggi e le culture dei popoli assoggettati e ad es, gli ufficiali di stanza in India dovevano passare fino a tre anni in un college di Calcutta, per studiare la legge indù e musulmana, il sanscrito, l'urdu e il persiano. Senza questo bagaglio di conoscenze è improbabile che un numero così esiguo di inglesi sarebbe riuscito a reprimere e sfruttare tanti milioni di indiani per due secoli.
La scienza forniva agli imperi anche una giustificazione ideologica e ancora oggi molte scienze non possono non riconoscere il debito verso gli imperi e, d'altra parte, Rudyard Kipling parlò di "fardello dell'uomo bianco" in una celebre poesia del 1899. Spesso o quasi sempre i fatti smentivano questo mito, ma per molti rimase come fosse reale.
Per concludere questo capitolo, possiamo dire che questi imperi crearono il mondo che conosciamo, comprese le ideologie che usiamo per giudicarli. ;)


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXX

Non è facile stabilire quale sia il ruolo dell'economia nella storia moderna, ma forse la parola che più importa tenere a mente è crescita.
Per gran parte dell'evoluzione, l'economia mantenne, più o meno la stessa dimensione e l'aumento della produzione derivava solo dall'aumento della popolazione. Tutto invece è cambiato quando si è affermato il capitalismo, nato da un'altra idea che assomiglia a crescita: progresso. Esso, come già detto, deriva dall'ammissione della nostra ignoranza, perché in questa situazione, solo destinando risorse alla ricerca, possiamo migliorare le cose e, per converso, anche quelle economiche. ;)
La fiducia nel futuro portò all'espansione (oggi si direbbe esponenziale :D) del credito. Certo non fu un processo lineare, perché l'economia ebbe un andamento più da montagne russe, ma nel lungo periodo la tendenza fu inequivocabile.
Nel 1776 l'economista scozzese Adam Smith nel suo lib ro "La ricchezza delle nazioni" teorizzò il capitalismo, scrivendo appunto che l'egoistica pulsione umana ad accrescere i profitti sta alla base della ricchezza collettiva, in altre parole egoismo in economia coincide con l'altruismo, mentre l'inno alla povertà individuale ad es. di certi teorici cristiani (nota mia, che però non sono mai esistiti in originale) significherebbe miseria per tutti. Se io sono povero, tu pure lo sarai, perché io non posso compare i tuoi prodotti o servizi. La parola d'ordine di Smith era che i profitti sarebbero stati reinvestiti, per averne di altri ed è per questo che il capitalismo si chiama così: esso distingue il capitale dalla mera ricchezza di Paperon dei Paperoni, che si limita a contare i propri denari.
Nell'era moderna non è più la nobiltà a comandare l'economia di uno Stato, perché una nuova élite l'à sostituita, più ricca dei nobili, ma molto meno interessata ai consumi stravaganti e che spende una parte molto più piccola dei profitti in attività non di investimento. E ormai ragionano in modo capitalistico anche le persone normali e gli enti governativi.
Naturalmente questa nuova religione ha avuto un influsso decisivo anche sullo sviluppo della scienza, perché esse è finanziata anche da imprese private che in essa vedono il lucro e un progetto scientifico che mancasse di questo requisito (anche a lungo termine) avrebbe poche possibilità di trovare uno sponsor. ;)
Nessuna storia della scienza può lasciare il capitalismo fuori dall'inquadratura e del pari, se non si tiene conto della scienza, la storia del capitalismo è incomprensibile.
L'economia umana è riuscita a crescere in questi secoli vicini solo grazie al fatto che gli scienziati sono riusciti, a distanza di pochi anni, a presentare nuove scoperte e/o invenzioni; attualmente si sta pensando che la bio- e la nano-tecnologia potrebbero creare industrie del tutto nuove e questo potrebbe porre un freno alla crisi del 2008, mentre, se i laboratori non esaudiranno queste aspettative ci dirigeremo verso tempi durissimi!


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXXI

La maggior parte degli imperi non europei della prima età moderna era stata costituita da grandi conquistatori o da élite burocratiche e militari, come nell'impero Qing e in quello ottomano e le guerre erano finanziate attraverso le tasse e il saccheggio. In Europa invece re e generali adottarono gradualmente un modo di pensare mercantile, finché mercanti e banchieri divenarono la classe dirigente e di conseguenza la conquista europea del mondo fu finanziata in misura sempre più crescente con il credito.
Nel 1484 Colombo aveva bisogno di finanziamenti, assunse esperi lobbisti e riuscì a convincere Isabella di Castiglia ad investire nella spedizione, con i risultati che conosciamo: miniere d'oro, d'argento e piantagioni di canna da zucchero e tabacco. Un centinaio d'anni più tardi i banchieri e i princìpi erano più ben disposti a concedere prestiti e disponevano anche di maggiori capitali e cosa ancora più importante avevano ancora più fiducia nel potenziale delle esplorazioni/scoperte. Fu questo il cerchio magico del capitalismo imperiale.
Uno sviluppo maggiore si ottenne con la nascità delle società anonime a responsabilità limitata.
Il nuovo potere del credito è evidente nell'aspra lotta fra Spagna e Paesi Bassi. Questi ultimi nel 1568 si rivoltarono contro il loro sovrano spagnolo (il cattolicissimo Filippo d'Asburgo, figlio di Carlo V) e sembravano (dal punto di vista militare lo erano) tanti Don Chisciote che lottavano contro i mulini a vento, ma in circa 80 anni seppero assicurarsi l'indipendenza e riuscirono a sostituire gli spagnoli nella dominazione delle rotte oceaniche e a trasformare il proprio paese nello Stato più ricco d'Europa. Il segreto del loro successo sta tutto nel credito. Gli eserciti mercenari e le navi attrezzate di cannoni costavano una fortuna, ma i neerlandesi riuscirono a finanziarli, perché godevano della fiducia del nascente sistema finanziario europeo e Amsterdam diventò rapidamente non solo uno dei porti maggiori d'Europa, ma anche la mecca finanziaria del continente.
La Vereenigde Oost-Indische Compagnie, o VOC (nota mia, credo si possa tradurre in Compagnia delle Province Unite per le Indie Occidentali) fu la più importante società per azioni dei Paesi bassi; era stata cosstituita nel 1602 e fu molto importante per raccogliere quote azionarie, che avrebbero portato alla costruzione di navi che poi furono utilizzate contro la Spagna; e servirono in seguito per la conquista dell'Indonesia.
Mentre la VOC operava nell'oceano indiano, un'altra compagnia (la WIC) si dava da fare nell'atlantico e costruì un insediamento sul fiume Hudson, chiamato Nuova Amsterdam. La colonia fu attaccata dagli inglesi, che nel 1664 riuscirono a conquistarla e le cambiarono anche nome: New York. I resti del muro costruito dalla WIC per difendersi dagli inglesi giacciono oggi sotto l'asfalto della strada più famosa del mondo: Wall Street.
Verso la fine del XVII secolo una serie di guerre dispendiose fecero perdere ai neerlandesi non solo Nuova Amsterdam, ma anche il ruolo di motore finanziario e imperiale d'Europa e quel posto vacante fu conteso da Francia e Inghilterra. Un ruolo importante nella vittoria dell'Inghilterra fu la c.d. Bolla del Mississipì. Il modo surrettizio con cui erano state gonfiate queste azioni e alimentato la frenesia della domanda, portò l'opinione pubblica francese a perdere totalmente fiducia nel re (Luigi XV) e da allora fu molto difficile per la Francia ottenere prestiti a tassi normali, tant'è che il successore (Luigi XVI) si rese conto che stava quasi per avviarsi alla bancarotta e, sebbene con riluttanza, convocò gli Stati generali, che non si radunava da un secolo e mezzo, per trovare una soluzione alla crisi.


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXXII

Nel XIX secolo il connubio fra capitalismo e impero si fece sempre più forte e le società anonime potevano ben contare che fossero gli Stati a badare ai loro interessi. Come affermarono con ironia Marx e altri critici della società, i governi occidentali stavano diventanfo un sindacato capitalista. :diavoletto:
L'esempio più noto che confermò questa tesi è stata la "guerra dell'oppio, 1840-42" combattuta in nome del libero mercato! I cinesi dovettero addirittura concedere alla Gran Bretagna il controllo di Hong Kong, che gli inglesi usarono come base sicura per il traffico di droga!
Ormai il capitale e la polirica si influenzano in misura tale che i loro rapporti sono dibattuti dai politici, ma anche dalla gente comune. I mercati hanno sostituito la religione dei pre-moderni. Anche se nessuno o quasi ci fa caso, alla fine del Medioevo ad es. lo schiavismo era quasi del tutto sconosciuto nell'Europa, ma il sorgere del capitalismo andò di pari passo con il commercio degli schiavi. Di questa calamità, secondo chi scrive, furono maggiormente responsabili le forze incontrollate del mercato che i re tiranni e gli ideologi razzisti! :grr:
Fra il XVI e il XIX secolo furono deportati in America dieci milioni di schiavi africani per far accumulare profitti ai baroni dello zucchero! :x
Il commercio degli schiavi non fu controllato da nessuno Stato o governo, bensì fu un'impresa puramente economica, funzionante sulla base della domanda e offerta.
Alcune religioni, come il cristianesimo o regimi come il nazismo, sono arrivate a uccidere milioni di persone a causa di un odio insopprimibile per i diversi da loro; il capitale ne ha invece sterminate quasi altrettante, ma con fredda indifferenza, unita all'avidità! :grr:
Dopo il 1945 quest'ultimo sentimento fu tenuto a freno, se non altro per la paura del comunismo, ciò nondimeno le disuguaglianze sono ancora molto forti e ci sono contadini africani e operai indonesiani (ad es.) che, dopo una giornata di lavoro, tornano a casa con meno cibo dei loro antenati di cinquecento anni fa. :x
L'altra faccia della medaglia mostra anche qualche risultato positivo, come l'aspettativa di vita, la mortalità infantile, l'assunzione di calorie etc; in una parola il livello dell'uomo medio nel 2013 è superiore a quello del 1913, nonostante la crescita enorme della popolazione mondiale.
C'è da chiedersi però se la torta dell'economia possa crescere e fino a quanto? Ogni tipo di prodotto richiede materiali ed energia e, prima o poi, Homo sapiens le esaurirà ... e dopo? :dubbio: :dubbio: :dubbio:


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXXIII

Avevamo concluso la pagina precedente con
C'è da chiedersi però se la torta dell'economia possa crescere e fino a quanto? Ogni tipo di prodotto richiede materiali ed energia e, prima o poi, Homo sapiens le esaurirà ... e dopo? :dubbio: :dubbio: :dubbio:

Però non è detto che questo accada, perché la Rivoluzione industriale ci porta anche a credere che possa non esistere un limite preciso all'ammontare di energia a nostra disposizione, o più precisamente il limite è posto dalla nostra ignoranza. Ciò che ci serve è la capacità di convertire l'energia che esiste già in natura in modo tale da poterla usare e stiamo parlando dell'energia solare, nucleare, gravitazionale e forse altre.
Un'altra fonte di ottimismo, ancorché misurato, è il sapere che la nostra epoca è la più pacifica di sempre: nel 2000 le vittime per guerra rappresentano l'1,5% dei 56 milioni di morti nell'anno (contro ad es. il 2,25% per incidenti stradali e l'1,4% dei suicidi).
Anche in passato ci sono stati periodi di pace, che poi sono finiti malissimo; questa volta però è diverso, perché per pace non basta l'assenza di guerra, bensì l'implausibilità della stessa e per la quasi totalità degli Stati esistenti non esiste uno scenario che possa portare a un conflitto a breve termine. Solo un'ipotesi apocalittica potrebbe predurre nel 2021 una guerra vecchio stile fra Germania vs Francia o fra la Cina e il Giappone. Forse fra Israele e la Siria, fra Etiopia ed Eritrea, ma sono le eccezioni che confermano la regola.
Per qualcuno potremmo sembrare ingenui, ma da un punto di vista storico questa ingenuità appare affascinante, perché mai è successo che la gente comune in Europa abbia potuto immaginare un'assenza di guerre. ;)
Nei tempi passati le nazioni potevano arricchirsi depredando o annettendo territori nemici, perché era facile fare bottino di beni materiali. Ma oggi la ricchezza consiste soprettutto nel capitale umano, conoscenze tecniche e complesse strutture socioeconomiche, come le banche. E queste cose è difficile portarle vie o incomporarle nel proprio territorio. Mentre la pace produce dividendi straordinari: finché la Cina e sli S.U.A. si guardano da amici, i cinesi possono prosperare vendendo prodotti agli americani, operando a Wall Street e ricevendo investimenti da tutti gli altri paesi sviluppati.
Un altro motivo di pace è che nessun Paese ormai è indipendente e l'impero globale tende a rafforzare la pace all'interno dei propri confini (come hanno sempre fatto anche quelli antichi).
Per non scontentare nessuo, possiamo chiudere questo capitolo dicendo che ci troviamo su una soglia e la storia non ha ancora deciso dove finiremo. :dubbio: :)


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXXIV

Nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America, il 4 luglio 1776, si dichiara che la felicità è un vero e proprio diritto. ma poi nessuno, o quasi, si è mai chiesto se l'uomo moderno è più felice del raccoglitore/cacciatore!
Benché pochi abbiano studiato la storia della felicità sul lungo periodo, si può dire che non vi sia persona che non abbia qualche preconcetto, per es, siccome le capacità umane si sono accresciute nel corso della storia, ne consegue che dobbiamo per forza essere più felici dei nostri antenati.
Questo miglioramento, però, è tutt'altro che convincente, come abbiamo già visto quando si è trattato l'argomento della Rivoluzione agricola. E alcuni poi contestano in modo radicale questa equivalenza, pensando invece che esista proprio una correlazione inversa fra sviluppo delle capacità e felicità. Il potere corrompe e crea un freddo mondo meccanicistico, poco adatto alle nostre autentiche necessità!
Entrambe le posizioni a me sembrano dogmatiche e fideiste e dobbiamo invece studiare a fondo per conoscere, seppure in modo approssimativo, quale sia il conteggio della felicità. :dubbio:
Negli ultimi decenni, psicologi e biologi hanno raccolto la sfida di sottoporre a indagine scientifica ciò che rende felici le persone, ma non è nemmeno certo che si possa misurare. In ogni modo costoro fanno uso di questionari che si basano su fattori molto soggettivi, come come la tipica domanda: "Sei sodisfatto di come stai?"
Tali serie di domande sono nate allo scopo di mettere in correlazione la felicità con alcuni fattori oggettivi, per confrontare ad es. come incide il reddito con il benessere soggettivo denunciato dagli intervistati. Lo stesso metodo può essere usato per esaminare se la gente che vive nelle "democrazie" sia più felice degli altri, o se le coppie funzionano meglio dei singoli, divorziati o vedovi?
Ovvio che questa linea non è priva di difetti, ma intanto possiamo vedere quali sono i risultati.
Una conclusione interessante è che i soldi fanno la felicità, ma solo fino a un certo punto. Per le persone che stanno in fondo alla scala economica, più denaro significa maggiore felicità, mentre per chi sta in cima più soldi ormai non significano molto.
Un'altra scoperta interessante è che le malattie fanno diminuire la felicità nel breve periodo, ma se la malattia non peggiora, i soggetti mostrano di adattarsi alle nuove condizioni di vita e registrano un grado di felicità simile ai "sani". ;)
La famiglia e la comunità sembrano avere un impatto maggiore rispetto al denaro e alla salute e quasi tutti gli studi sono concordi nel dire che un buon matrimonio produce quasi sempre un benessere soggettivo e invece uno cattivo dà sofferenza; e questo a prescindera dagli altri fattori. Pertanto la libertà, a cui di solito attribuiamo grande valore, potrebbe lavorare contro di noi, se pone le basi della distruzione del matrimonio, anche per piccole cause.
Ma la scoperta più importante di tutte è che la felicità dipende dal rapporto fra le condizioni oggettive e le aspettative soggettive: se vuoi una Ferrari e riesci a comprarti solo una Fiat, ti senti frustrato, ma a questa conclusione ci eravamo già arrivati da soli, attraverso la lettura di letterati, filosofi e profeti. ;)
E tuttavia è bello constatare come la ricerca moderna sia arrivata, con strumenti diversi, alle stesse conclusioni degli antichi. :old:





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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXXV

Sempre in tema di felicità, è importante sapere che cosa pensano i biologi, i quali sostengono che il nostro mondo mentale ed emotivo è governato da meccanismi biochimici, formatisi in milioni di anni di evoluzione e quindi il benessere soggettivo è determinato da un complesso sistema di nervi, neuroni, sinapsi e varie sostanze biochimiche, come la serotonina, la dopamina e l'ossitocina.
Nessuno diventerà felice vincendo alla lotteria, ma solo in virtù della sensazione di piacere nel corpo: chi si è appena innamorato non sta reagendo a qualcosa che prima gli mancava, ma solo a vari ormoni che scorrazzano nel sangue e alla tempesta di segnali elettrici che lampeggiano tra le differenti parti del cervello. :)
Sfortunatamente, nonostante tutte le speranze di creare il "paradiso" in terra, il sistema biochimico interno pare programmato per mantenere livelli di felicità piuttosto costanti: né troppo infelici, ma nemmeno contentissimi. Questa è naturlamente una generalizzazione, perché poi fra i vari individui ci sono quelli in cui appare prevalente il primo aspetto (gli incontentabili) e gli altri (i gioviali).
Come si può conciliare la biochimica con la psicologia, secondo la quale, ad es, le persone in coppia sono mediamente più felici dei singoli? La risposta è complessa, ma deve considerare anche l'ipotesi che la correlazione sia inversa: è la felicità a determinare i matrimoni o, più correttamente, è è la serotonina etc. a sostenerlo. ;) Una donna/uomo "incontentabile" non diventerebbe necessariamente più felice se trovasse un compagno/a.
Ma comunque dobbiamo anche ammettere che il sistema mentale ha una certa capacità di movimento, se pur all'interno di confini. Per es. un soggetto "incontentabile" (classificato ad es, con uma media di felicità 5) è improbabile che diventi un "gioviale" (8/9), però un buon matrimonio potrebbe portarlo a 6/6,5. ;)
Se accettiamo l'approccio biochimico è ovvio che la storia assume minore importanza e possiamo dire che ad es. neppure la Rivoluzione francese ebbe un impatto forte sulla felicità e quindi i biologi non avrebbero mai assaltato la Bastiglia. ;)
Se investiamo miliardi per capire com'è fatta la chimica del nostro cervello e per sviluppare trattamenti adeguati per rendere la gente più felice, forse non avremo più bisogno di Rivoluzioni; il Prozac, per esempio, non cambia i Regimi, ma toglie a molti la depressione. ;)
Nel romanzo distopico di A. Huxsley "Il mondo nuovo", pubblicato durante la Grande Depressione (1932) le medicine psichiatriche sia la polizia che la politica. La visione dell'autore però ci appare più inquietante di quella di G. Orwel in 1984. (Nota mia, lo stesso si può dire in Vecchioni qui


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXXVI

Il senso della vita

Nello sconcertante mondo di Huxley, il presupposto era che la felicità equivalesse al piacere, ma questa è solo una possibilità (anche poco probabile), mentre più verosimiglianza ha che consista nel percepire l'esistenza (nella sua intierezza e non momento per momento) come qualcosa di importante e di valido. Nella felicità c'è una componente cognitiva ed etica. Come disse Nietzsche, se hai un motivo per vivere, puoi sopportare molte cose ed è per queste che di solito i figli sono fonte di felicità, anche se tutti i giorni, o quasi, possono procurare fastidi e preoccupazioni notevoli. ;)
Se gli uomini del Medioevo avessero dovuto valutare la loro vita materiale, per una grande maggioranza sarebbe stata di segno negativo e per questo motivo (forse) tutti (o quasi) credevano nella promessa di una beatitudine nella vita ultraterrena. E finché nessuno demoliva le loro fantasie, quale motivo avrebbero avuto per non essere felici?
Da un punto di vista scientifico la vita umana è assolutamente priva di senso e infatti senza l'uomo, l'universo quasi sicuramente andrebbe avanti come al solito, per cui qualsiasi significato vogliamo attribuire alle nostre vite è solo un'illusione, per cui possiamo dire che forse la felicità sta nel sincronizzare le illusioni personali sul senso della vita con quelle collettive prevalenti e quindi ad es. uno scienziato può pensare che la propria vita sia significativa, perché incrementa il patrimonio della conoscenza. ;) (nota mia, meglio lui di chi va ad accendere un cero in chiesa. :D )
Esiste un'alternativa? :dubbio: :dubbio: :dubbio:
All'ingresso del tempio di Apòllo a Delfi c'era un'iscrizione che significava "Conosci te stesso". L'implicazione era che l'individuo medio non conosce il suo vero io, per cui non può sapere quale sia la vera felicità. (probabilmente Freud era d'accordo). Oggi non abbiamo nessuna prova che la gente capisca se stessa più degli antichi raccoglitori/cacciatori e degli antichi greci e nemmeno dei contadini del Medioevo. :)
La maggior parte dei libri di storia si concentra sulle idee dei grandi pensatori e sulla nascita e caduta degli imperi, nonché sulla scopefta e diffusione delle tecnologie, ma non ci dicono mai nulla su quanto tutte queste cose abbiano influito sulla felicità e la sofferenza degli individui.
Questa è la più grossa lacuna nella nostra comprensione. :x


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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXXVII

Agli inizi del XXI secolo ci rendiamo conto che Homo sapiens forse è in grado di superare i propri limiti naturali e da animale prodotto della selezione può trasformarsi in "dio". Nei laboratori di tutto il mondo gli scienziati stanno progettando esseri viventi e non ci sono limiti a quel che possono "creare".
Al momento in cui scrivo il superamento della selezione naturale potrebbe avvenire in uno di questi tre modi:
a) biotecnologia
b) i cyborg
c) l'ingegnerizzazione di esseri non organici

La biotecnologia è un deliberato intervento umano, per es. impiantando un gene, con l'obiettivo di modificare in vari modi possibili un organismo. In questo non c'è niente di nuovo, perché già da 10.000 l'uomo è riuscito a creare i buoi dai tori; con la semplice castrazione si ottiene un organismo meno aggressivo e più capace di tirare l'aratro. E ci volevano gli eunuchi per avere cantanti lirici dal registro vocale di soprano o guardiani di harem. Ma oggi possiamo non solo evirare un uomo, ma cambiarne il sesso per mezzo di interventi chirurgici e ormonali.
Meraviglie ancora più eccezionali possono essere realizzate con l'ingegneria genetica e questa genera molte inquietudini, perché sono in tanti a temere che l'uomo stia sorpassando la propria capacità di fare un saggio uso della scienza. :x
La Rivoluzione cognitiva, che ha trasformato Homo sapiens da scimmia insignificante a signore del pianeta, non ha richiesto alcun cambiamento rilevante della fisiologia: sono bastati poche variazioni nella struttura cerebrale interna e quindi possiamo pensare che per innescare una seconda Rivoluzione cognitiva potrebbe bastare davvero poco. Certo, non possiediamo ancora le conoscenze per arrivarci, ma pare che non ci sia alcuna barriera tecnica insormontabile a impedirci di "creare" dei superuomini. E le ricerche in questo senso, alla lunga, non potranno essere fermate da obiezioni di tipo etico (nota mia, come il doping, tutto quello che la scienza permette, prima o poi lo si fa; credo sia la prima legge dell'umanità).
E quindi può darsi che in un futuro nonn troppo lontano non saremo più dei Sapiens.


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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

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Per chi volesse sapere il ruolo avuto dall'Italia (in particolare) nello scoppio della prima e seconda guerra mondiale, basta che ascolti per intiero queste sei ore audio sul Kaiser, di Sergio valzania. ;)


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lemond ha scritto: sabato 23 gennaio 2021, 11:45 Per chi volesse sapere il ruolo avuto dall'Italia (in particolare) nello scoppio della prima e seconda guerra mondiale, basta che ascolti per intiero queste sei ore audio sul Kaiser, di Sergio valzania. ;)
Sullo stesso argomento (scoppio prima e seconda guerra mondiale) ci sono due bellissime conferenze rintracciabili sia come podcast sia sul tubo del prof Barbero che secondo me merita sempre :)


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Re: Storia

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Yuval Noah Harari "Sapiens da animali a dèi" Breve storia dell'umanità XXXVIII

Vita bionica


I cyborg sono esseri che combinano parti organiche e no e in un certo senso lo siamo un po' tutti: occhiali, pacemaker, protesi varie e perfino i cellulari, che sollevano i cervelli dall'incombenza di immagazzinare ed elaborare grandi quantità di dati. :) Un braccio bionico (comandato dal pensiero) è stato recentemente realizzato per Claudia Mitchell, una soldata americana che aveva perso l'arto. Gli scienziati ritengono che presto potremo disporre di braccia che non solo si muoveranno al nostro comando, ma che saranno anche in grado di rimandare segnali al cervello, per cui gli amputati riavranno anche la sensazione del tatto. ;)
Ci sono tanti altri progetti, molto più avanzati, uno dei quali potrebbe permettere a chi è colpito dalla sindrome "locked" di poter addirittura parlare, ma quello più rivoluzionario riguarda il tentativo di creare un'interfaccia cervello-computer, che consentirebbe a un calcolatore di leggere i segnali elettrici del cervello e trasmettere a sua volta segnali che possono essere ricevuti dagli umani. E se ci si potesse collegare il cervello direttamente a internet, le menti diventerebbero collettive e che accadrebbe ai concetti quali l'io e l'identità di genere? Un cyborg siffatto non sarebbe più umano.

Un'altra vita


L'esempio più ovvio della ingegnerizzazione di esseri non organici è il programma del computer. Molti informatici sognano di creare un "software" che possa imparare a evolversi in maniera indipendente. In questo caso il programmatore sarebbe solo un "primum mobile" e in effetti esiste già un prototipo del genere ed è chiamato virus informatico. Diffondendosi su internet, il virus si replica miliardi di volte e talvolta si genera un errore. Come nell'evoluzione naturale, se il virus nato per errore è più abile nello schivare i programmi antivirus, si espanderà molto più degli altri e, con il passare del tempo, il cyberspazio si riempirà di nuovi virus, che nessun umano ha creato direttamente.
Lo Human Brain Project spera di ricreare un cervello umano completo dentro un computer, con cicuiti che emulano le reti neurali del cervello e in tal modo la vita consapevole potrà fare irruzione all'improvviso nell'ambito dei composti inorganici. Nel 2013 questo progetto ha avuto un finanziamento di un miliardo di euro dall'Unione Europea.
Oggi viviamo in un mondo in cui la cultura si sta liberando delle pastoie della biologia e presto tutti dovranno affrontare gli enigmi della biotecnologia, dei cyborg e della vita inorganica.
I fisici definiscono il Big Bang come una singolarità, cioè un punto in cui tutte le leggi di natura conosciute non esistevano, compreso il tempo, per cui non ha senso chiedersi che cosa c'era prima. È possibile che ci stiamo avvicinando a una nuova singolarità, in cui tutti i concetti che conferiscono importanza al nostro mondo diventeranno irrilevanti e qualsiasi cosa accadrà al di là di quella nuova singolarità sarà per noi priva di significato.
La sola cosa che possiamo tentare è influenzare la direzione che stiamo pendendo e, siccome tra breve potremmo essere in grado di programmare anche i nostri desideri, forse la vera questione che ci sta di fronte non è che cosa vogliamo diventare? ma che cosa vogliamo volere? In altre parole stiamo diventando dèi di noi stessi (ma non più noi) e ci potrà mai essere qualcosa di più pericoloso di una massa di dèi che non sanno nemmeno che cosa vogliono?
FINE


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chinaski89 ha scritto: domenica 24 gennaio 2021, 9:29
lemond ha scritto: sabato 23 gennaio 2021, 11:45 Per chi volesse sapere il ruolo avuto dall'Italia (in particolare) nello scoppio della prima e seconda guerra mondiale, basta che ascolti per intiero queste sei ore audio sul Kaiser, di Sergio valzania. ;)
Sullo stesso argomento (scoppio prima e seconda guerra mondiale) ci sono due bellissime conferenze rintracciabili sia come podcast sia sul tubo del prof Barbero che secondo me merita sempre :)
A questo proposito, molto meglio (s.m.) Sabbatucci, il quale spiega benissimo anche la nascita del fascismo, di Barbero, il quale si interessa soprattutto di Caporetto, perché lui è un cultore di storia militare, più che politica, nell'età moderna.


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