A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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lemond
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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XXXVII

Da Buon marxista, Lenin condivise l'idea di uno speciale "sistema asiatico" dal 1894 al 1914, anche se aveva meno interesse (di Marx) per le comparazioni macrostoriche e molto di più ad applicare il concetto al suo ambiente. La maggior parte dei riferimenti riguardano la Russia e infatti definì il regime zarista come "dispotismo orientale" e considera Bismarck un "pigmeo", rispetto al "mostro" russo. Lenin quindi ritiene non adatto al suo paese il termine "feudale".
Ciò detto, possiamo vedere come Marx. Engels e Lenin dopo alcuni anni che lo avevano teorizzato, abbandonino il "dispotismo asiatico".
Il primo a farlo fu Marx, quando lasciò cadere l'idea di una classe dirigente burocratica, limitandosi a indicare per la società asiatica una sola persona come dominante. Si trattò di una formulazione senz'altro strana per un uomo che sentiva il bisogno di definire le classi sociali.
Un passaggio frequentemente citato del libro primo del Kapital ci permette di osservare il passo indietro dell'autore: a "La regolazione delle acque in Egitto" è aggiunta la nota che -la necessità di calcolare i periodici movimenti del Nilo creò l'astronomia egiziana e con essa il dominio della casta sacerdotale come leader dell'agricoltura-. Facendo dell'astronomia la base dell'economia, Marx rinunciò ad applicare il criterio abituale: il controllo dei mezzi di produzione! E insistendo sullo "status" ereditario (casta) invece della classe, confuse ancora di più i termini!
Il padre fondatore del "socialismo scientifico", che proclamava di fondare la prassi politica sulla più avanzata teoria dello sviluppo sociale, nascose la verità, quando si trovò di fronte alla più importante manifestazione storica del potere totale! Perché?


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XXXVIII

Marx ha sempre preteso di difendere l'obiettività scientifica contro tutte le considerazioni estranee e considera spregevole chi tenta di piegare i fatti alle sue esigenze (nota mia, meno male che Karl non ha conosciuto i tifosi del Bagnino! :diavoletto: )
Di fronte a questi princìpi, acquistano particolare rilevanza i passi indietro compiuti nell'analisi della società asiatica.
Evidentemente il concetto di dispotismo orientale conteneva elementi che paralizzavano la ricerca della verità. Come membro di un gruppo che si proponeva di dar vita a uno stato dittatoriale totale e pronto a impiegare qualsiasi misura per raggiungere gli obiettivi socialisti, non poteva certo contribuire a mettere in evidenza le somiglianze fra il dispotismo orientale e lo Stato del suo programma!
In quegli anni Marx ed Engels dovevano altresì rispondere alle accuse di Bakunin, secondo cui il socialismo di Stato avrebbe inevitabilmente comportato il dominio dispotico di una minoranza privilegiata sul resto della popolazione lavoratice! La teoria marxiana/ista è una menzogna, che è tanto più pericolosa in quanto si presenta come la simulata espressione della volontà del popolo.
Le soluzione politiche proposte dagli anarchici erano senza dubbio utopistiche (come quelle del comunismo nei monasteri di Nino ;) ), ma le loro critiche colpivano nel profondo e Marx fece ampie annotazioni sulla copia personale di "Statalismo e anarchismo", ma non rispose mai in pubblico alle corrosive argomentazioni di Bakunin.
Il padre del "socialismo scientifico", che aveva analizzato realisticamente l'economia capitalistica, non si sforzò di guardare con altrettanto impegno lo Stato dittatoriale, una variante del quale si trovava nelle sue teorie "scientifiche". Egli andò incontro allo stesso destino degli (s.l.) utopisti: quelle prospettive, che all'inizio avevano un carattere progressivo-rivoluzionario, perdettero ogni valore pratico quando emersero nuove forze di progresso nella società e alla fine esse divennero assolutamente reazionarie. Nove mesi dopo la caduta dello Stato semimanageriale di apparato dello zarismo, il colpo di Stato bolscevìco aprì la strada all'avvento dello Stato manageriale totale di apparato dell'URSS. :grr:


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Riassumo e correggimi se sbaglio. Sono un profondo studioso della società umana e studiando l' evoluzione nei secoli dei rapporti che regolano gli appartenenti alla stessa arrivo alla conclusione che la più dispotica, quella.che genera le disuguaglianze più grandi e perpetua un potere praticamente inscalfibile è la società di tipo idraulico. Nel contempo teorizzo un sistema di governo rivoluzionario che paradossalmente però va a coincidere con l' accentramento oligarchico dell' aborrita società di cui sopra, come acutamente rilevato dai Bakuniani. È possibile che Marx non si fosse reso conto di questo parallelismo o era giunto alla conclusione che fosse comunque l' unico sistema per rovesciare lo status quo?


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Gimbatbu ha scritto: sabato 24 luglio 2021, 13:59 Riassumo e correggimi se sbaglio. Sono un profondo studioso della società umana e studiando l' evoluzione nei secoli dei rapporti che regolano gli appartenenti alla stessa arrivo alla conclusione che la più dispotica, quella.che genera le disuguaglianze più grandi e perpetua un potere praticamente inscalfibile è la società di tipo idraulico. Nel contempo teorizzo un sistema di governo rivoluzionario che paradossalmente però va a coincidere con l' accentramento oligarchico dell' aborrita società di cui sopra, come acutamente rilevato dai Bakuniani. È possibile che Marx non si fosse reso conto di questo parallelismo o era giunto alla conclusione che fosse comunque l' unico sistema per rovesciare lo status quo?
Secondo me non sbagli; nella domanda conclusiva ti posso rispondere solo con un'impressione: come tutti gli studiosi, anche il mio omonimo, in primis avrà considerato la bontà delle proprie ricerche e poi ... :old: :uhm: :dubbio: :uhm: :old:


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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lemond ha scritto: sabato 24 luglio 2021, 14:15
Gimbatbu ha scritto: sabato 24 luglio 2021, 13:59 Riassumo e correggimi se sbaglio. Sono un profondo studioso della società umana e studiando l' evoluzione nei secoli dei rapporti che regolano gli appartenenti alla stessa arrivo alla conclusione che la più dispotica, quella.che genera le disuguaglianze più grandi e perpetua un potere praticamente inscalfibile è la società di tipo idraulico. Nel contempo teorizzo un sistema di governo rivoluzionario che paradossalmente però va a coincidere con l' accentramento oligarchico dell' aborrita società di cui sopra, come acutamente rilevato dai Bakuniani. È possibile che Marx non si fosse reso conto di questo parallelismo o era giunto alla conclusione che fosse comunque l' unico sistema per rovesciare lo status quo?
Secondo me non sbagli; nella domanda conclusiva ti posso rispondere solo con un'impressione: come tutti gli studiosi, anche il mio omonimo, in primis avrà considerato la bontà delle proprie ricerche e poi ... :old: :uhm: :dubbio: :uhm: :old:
le faccette che hai messo rendono perfettamente l' idea del processo mentale del nostro caro Karl :crazy:


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XXXIX

Lenin deforma ancor di più la versione mutilata di Marx; egli non accenna mai alle funzioni manageriali del dispotismo orientale a differenza di altri marxisti ortodossi come Kautsky e Plechanov, che lui considerava molto come stusiosi, anche dopo aver rotto sul piano politico. Egli non considera dunque alcune caratteristiche essenziali del regime zarista che aveva sotto gli occhi, come l'importanza delle imprese a gestione statale che, per quasi duecento anni, avevano dominato in Russia il settore della grande industria! Manipolazione della verità in funzione delle esigenze di potere? Forse sì, ma sarebbe anche lecito chiedersi come fece un leader rivoluzionario, con le idee così confuse sulla classe dirigente, abbia potuto conquistare il potere, ma la risposta che possiamo darci è che si possono conseguire straordinari successi sulla base di idee che sono, tutt'al più, semirazionali. :) E d'altra parte bisogna segnalere che Lenin non era, come Marx, un propugnatore della scienza a tutti i costi, bensì un "partijnost" (il partito prima di tutto) e si comportò così anche quando ciò significava il ripudio delle più elementari norme di correttezza scientifica.
In vista del congresso del Partito Socialdemocratico, Plechanov nel 1906 attaccò il piano di Lenin di nazionalizzazione della terra, mettendo l'accento sul fatto che simile provvedimento aumentava la possibilità di una restaurazione asiatica. Ma Lenin, incoraggiato dall'esperienza del 1905, aveva proposto quel piano per guadagnare il consenso dei contadini, ancorché forse sapeva che una politica del genere, invece di liquidare la subordinazione della terra e dei coltivatori allo Stato, l'avrebbe aggravata!
Pensando anche all'esperienza cinese di Wang An-shih, Plechanov propose la municipalizzazione della terra, una misura che avrebbe consentito agli organi di pubblico autogoverno il possesso e così eretto un baluardo contro la reazione burocratica dello Stato totale.
La ragione, anche Lenin lo comprendeva, era dalla parte del menscevìco, ma Lui era deciso comunque a compiere il "grande azzardo" e proprio per questo motivo al congresso di Stoccolma mise in ombra il retaggio asiatico della Russia. E addirittura, subito dopo il congresso, molto spesso invece di società asiatica, cominciò a parlare di feudalesimo russo! E con la prima guerra mondiale, abbandonò del tutto la prima terminologia e con il suo "Imperialismo: il più alto stadio del capitalismo" nel 1916 inserì addirittura la Russia fra i paesi capitalisti. E in "Stato e rivoluzione" spinse ancora oltre l'imbroglio e il solo genere di Stato al quale si richiama è la variante fondata sulla proprietà privata, vale a dire lo Stato non-orientale! :muro:


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XL

Se Lenin avesse completamente abbandonato le originarie convinzioni, la nostra rievocazione potrebbe fermarsi qui, ma così non fu, perché fece importanti ammissioni, che si premurò, peraltro, di mascherare accuratamente! Egli temeva che anche in Russia, come era successo in Francia, ci fosse una restaurazione e il 21 aprile 1921, dopo la rivolta di Kronstadt, sottolineò i pericoli antisocialisti e antiproletari della burocrazia sovietica! Quella burocrazia non era una forza borghese, ma qualcosa di molto peggio. L'affermazione di Lenin può disorientare chi non ha dimestichezza con la definizione marxiana del "dispotismo orientale" e invece dovrebbe rammentare che l'insignificante sviluppo della produzione mercantile era la causa economica della grande stabilità della società asiatica! E Lenin, appunto, prosegue dicendo che la burocrazia russa trae origine dal carattere frammentato e disperso del piccolo produttore, dalla povertà e dall'inesistenza dello scambio fra agricoltura e industria. Mancava solo l'etichetta. :diavoletto: Poco prima di essere colpito dal male in modo definitivo, aveva aggiunto che l'apparato sovietico era in larga misura nient'altro che la sopravvivenza dell'antico! :grr:
Stalin comprese che le parole avevano una loro forza e si mise di "buzzo buono" a distruggere le verità fastidiose, a prescindere da chi le avesse formulate, bastava sostenere e far propagandare che certe frasi di Marx, Engels, Lenin erano state falsificate dai controrivoluzionari. :crazy:
Dal 1926 in poi fu dichiarato ufficialmente l'assetto agrario feudale della Cina, anche se, per quanto riguardava la Russia il dibattito proseguì e alla conferenza di Leningrado del 1931 gli ideologi sovietici discussero con franchezza il tema. Però la conferenza fu ignorata dalla stampa comunista di tutto il mondo, perché si sapeva (direttive dall'alto) che il concetto di uno Stato asiatico manageriale-burocratico deveva essere definitivamente liquidato! :old: :old: :old:


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XLI

È dubbio se Stalin abbia avuto un qualche interesse teorico per la teoria marxista originaria della società asiatica, quel che è certo invece è che al congresso di Stoccolma del 1906 andò oltre Lenin nell'invocare un radicale passaggio della terra dai proprietari ai contadini; ma sulla possibilità di una restaurazione asiatica (che questa misura poteva generare) non disse una parola. Si può arguire che l'assenza in lui di forti convinzioni "asiatiche" rese estremamente più facile l'imposizione della visione feudale, allo stesso modo che la mancanza di rigore intellettuale gli facilitò il perseguimento dei fini, senza alcuna preoccupazione di coerenza. Durante il "regno" di Stalin le discussioni teoriche persero sempre più di importanza e anche gli studiosi che, in origine, avevano condiviso la categoria asiatica, si conformarono alle tre staliniane: schiavistica - feudale - capitalistica. :x
Pensiamo di aver detto quasi tutto su fatti e teorie che hanno portato al predominio dei c.d. rivoluzionari in Russia, procederemo ora a un "exursus storico" sulla nascita e lo sviluppo dei tipi di società.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XLII

L'indagine si fonda sul rapporto determinabile fra i più importanti aspetti di ogni società, ma, nello stesso tempo rifiuta il presupposto della necessità di tale coesistenza. Fra tutti i caratteri che appaiono in ogni società, alcuni sono essenziali, ma altri no. Il dispotismo agromanageriale è essenziale alla società idraulica e anche specifica di essa. Il sistema di vassallaggio (non burocrazia) e di feudo (non terra del sovrano) è essenziale alle società medievali dell'Europa e del Giappone, ma non appare (o quasi) altrove. Innumerevoli elementi di tecnologia, costume, arte e religione, sono molto diffusi, senza tuttavia essere essenziali e specifici per le condizioni del potere di una società. La facilità con la quale certi elementi della cultura cinese si sono trapiantati in Giappone (scrittura, confucianesimo, archietettura) senza però determinare mai i modelli burocratici tipici della Cina, sono un'evidente conferma della loro accidentalità. :) Altro esempio è dato dalla Germania di Hitler e la parte tedesca della Svizzera del tempo.
Le caratteristiche essenziali non sono, di solito, numerose, anzi potremmo dire che sono eccezioni, come la società idraulica. La sua dimesione e la capacità di sopravvivenza l'ànno resa preminente nella storia dell'uomo, eppure è solo uno fra i molti tipi di società possibili "a priori".


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XLIII

La società pastorale forse è stata la prima importante, essa fu creata quando l'uomo imparò a cavalcare (anche a cammello) e così si assicurò un facile accesso alla steppa. I pastori influenzarono in gran misura il corso della storia, soprattutto in Asia.
In Grecia e a Roma si ebbero invece società agrarie, anche se non idrauliche, né feudali. Fra esse c'era il tipo spartano, fondato sugli iloti che fu particolarmente stabile nel tempo, pur con una scarsa rilevanza di manodopera servile.
Le antiche società della Grecia e di Roma furono alla fine orientalizzate, in Europa e in Giappone così non fu e si svilupparono specifici rapporti feudali che portarono alla società policentrica, fondata sulla proprietà privata.
La società idraulica supera tutte le altre per la durata, l'estensione e per il numero delle persone dominate; offre anche le più ricche possibilità di studio del ristagno e/o del mutamento ciclico delle società e pertanto ci interesserà conoscere gli aspetti determinanti della sua auto perpetuazione. ;)


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XLIV

I nuclei di potere della società idraulica sorpassarono tutte ler altre comunità agrarie nella capacità di sottomettere e controllare aree esterne e, sopravvivendo per millenni, ebbero la possibiilità di portare a piena attuazione il proprio potenziale. L'interazione articolata fra varie entità indipendenti risulta più stimolante dell'isolamento e pure della fusione imperiale. Per questo motivo forse i principali rappresentanti della civiltà idraulica raggiunsero l'acme della creatività nel periodo in cui facevano parte di un insieme di stati teritoriali a relazioni piuttosto elastiche. Tutte le grandi idee cinesi si cristallizzarono durante il periodo classico, prima cioè di quello imperiale. Così pure in India e in Mesopotamia.
Il potenziale di crescita di una società non continua per sempre e, a un certo punto, il processo creativo tende a rallentare e diventare ristagno e talvolta regresso! In termini di azione manageriale la maggior parte delle società idrauliche del periodo tardo impero cinese funzionarono a un livello più basso che durante il primo periodo, ma la società idraulica continuò a sopravvivere, perché non si interruppe mai il dominio della burocrazia monopolistica e ciò fino a quando le forze armate furono in grado di misurarsi almeno alla pari con le società più aperte.
A Bisanzio, gli aggressori europei erano forti abbastanza per rovesciare il regime assolutistico in decadenza, ma troppo deboli per poter dar vita a un ordine policentrico di tipo baronale. Le forze non idrauliche esterne dovevano compenetrare capillarmente la società idraulica per poter portare a compimento una trasformazione qualitativa radicale.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Ricordando che l' Apartheid che verrà istituito dal 6 Agosto sarà naturalmente anche culturale.
Vi segnalo quindi alcune occasioni da cogliere nella mia città , Milano
Gratuite:
- Hangar Bicocca. Neil Beloufa , Digital Mourning . Prenotazione obbligatoria. https://pirellihangarbicocca.org/mostra/neil-beloufa/
- Hangar Bicocca. Maurizio Cattelan . Breath, Ghosts Blind. Molto più interessante sarebbe l' opera di Anselm Kiefer ,I Sette Palazzi Celesti 2004-2015
ma è un' area adibita ad hub vaccinale.
- Museo del 900 Franco Guerzoni https://www.museodelnovecento.org/it/mo ... -sottratta
sul sito è segnalato obbligo del green pass che pare ragionevolmente impossibile a causa della mancata conversione del DL precedente.
In altro banner pare sia necessario dal 6 Agosto. Ho telefonato ma confermato l' accesso libero fino al 5 Agosto, visite festive con prenotazione di 1 giorno in anticipo

A pagamento :
Armani Silos. Peter Lindbergh. Heimat. A Sense of Belonging. Mostra fotografica . € 12
Palazzo Reale "Divine e Avanguardie" 90 opere sul ruolo della donna nella società russa, proveniente dal Museo di San Pietroburgo € 14

Devo uscire integrerò se possibile


Uguaglianza, Fratellanza e Tolleranza
.·. Sic Semper Tyrannis .·.

Dove ... Non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo gli stessi diritti, alcuni hanno diritti e altri no.
Dove questo verbo attecchisce alla fine c'è il lager. (P. Levi)

μολὼν λαβέ Spartans Are Here
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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XLV

Marx era convinto e scrive che l'Inghilterra in un paese a dominio asiatico come l'India, deve compiere una duplice missione: annichilire la vecchia società e porre i fondamenti materiali del modo di vivere occidentale in Asia. Per la Russia zarista, pensava che potesse oltrepassare il suo cronico retaggio orientale e si dovesse assoggettare alle implacabili leggi del sistema capitalistico.
Queste previsioni non si sono avverate, ma bisogna riconoscere che gli sviluppi odierni sul mondo idraulico non obbediscono a un unico schema e, per schematizzare, ne possiamo indicare quattro:
a) La Thailandia, non ha avuto nessun rapporto ed è rimasta una società indipendente e più o meno idraulica.
b) La Russia, geograficamente prossima all'Europa, ma non è stata influenzata in maniera decisiva dai "consigli" stranieri; a differenza della Cina le sue città più importanti non furono costrette ad accogliere insediamenti stranieri. Tre catastrofiche vicende militari: Crimea, Giappone e Grande Guerra la scossero profondamente, ma non la ridussero a condizione semicoloniale.
c) India, subì una totale disfatta militare, che portò alla colonizzazione
d) Turchia ottomana e Cina, dipendenza limitata, ma multipla; pur trovandosi sotto forte pressione economico/militare esterna, poterono prendere ancora decisioni politiche autonome. Questi due casi ci sembrano i più interessanti da conoscere, per colcludere. :)


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Il dispotismo orientale XLVI

a) Nel vicino oriente (impero ottomano), una serie di sconfitte militari indebolirono l'autorità di Costantinopoli sulle province turche, dove i signori locali cercavano di rafforzare le posizioni liquidando i funzionarti governativi e assegnando la maggior parte della terra a chi la lavorava. I contadini poco dopo, male equipaggiati e istruiti, si vedevano costretti a vendere ai capi del villaggio, senza legami (o scarsi) con le forze governative. Questo accadde nelle province periferiche, ma non in Anatolia, dove le influenze esterne furono decisive per declassare l'economia e il prestigio internazionale del paese. Ma nel momento della massima umiliazione, ci fu una specie di rivoluzione con i c.d. Giovani Turchi, che dettero avvio al nuovo Stato sotto la guida di Kemal Ataturk e si può dire che si sarebbe (prima dell'islamizzazione attuale) avviato a rompere il tradizionale circolo vizioso di potere burocratico, sfruttamento e privilegi. Lo sviluppo della Turchia del XX secolo è stato sorprendente: diventata indipendente e allo stesso tempo legata all'Occidente. Essa presenta molte analogie con la Cina pre-comunista.


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Il dispotismo orientale XLVII

b) Cina. Se la presenza di larghi settori di imprese private fosse decisiva per la trasformazione di una società idraulica in una policentrica, la Cina sarebbe stata la prima a fare "il salto di specie", perché in questo Paese la proprietà privata era molto antica, ma ciò non è stato sufficiente, perché l'emergenza di una moderna classe media di tipo occidentale dipende anche da altri fattori e gli eventi che seguirono la rivoluzione del 1911 misero in luce sia la coesione politica del paese, che l'inerzia della sua società. Essa fu spezzata temporaneamente in vari regimi territoriali governati da generalissimi burocrati, finché il Kuomintang di Chiang Kai-shek non realizzò una riunificazione, anche se il perpetuarsi dell'interferenza straniera, aggravato dalle operazioni comuniste a direzione sovietica, impedì al governo nazionalista di pervenire al pieno controllo del paese. Ma, nonostante tutto, la Cina non restò immobile e la tecnologia occidentale fu accolta con sempre maggiore larghezza e il paese avrebbe potuto accelerare la trasformazione culturale e uscire dalla società idraulica (forse) se non fosse arrivata la seconda guerra mondiale. I giappponesi, occupando i porti a regime internazionale e le città industriali posero fine allo sviluppo della classe media della Cina!


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XLVIII

L'emergenza dell'URSS pone gli eredi della società idraulica di fronte a una domanda: quale sia, sul piano dello sviluppo, il significato di questa rivoluzione? Fra i maggiori paesi del mondo orientale, che avevano rotto con il proprio passato dispotico, la prima a rifiutare il percorso intrapreso verso l'occidente, fu la Russia del 1917. L'influenza dell'Europa è rappresentata (prima dell'Ottobre) dalla premimenza politica del partito della classe media (Cadetti), del partito contadino (Socialisti rivoluzionari) e, se pur in sottordine, i Menscevìchi, che si battevano per un governo parlamentare e democratico. Anche Lenin riconobbe che i bolscevìchi rappresentavano una piccola minoranza anche nei Soviet e lo stesso valeva, a maggior ragione, fra i soldati e l'intelligencija.
La nuova leadership di febbraio, se avesse difeso le nuove libertà in maniera coerente, avrebbe avuto buone probabilità di completare la trasformazione della Russia, facendola diventare una società democratica policentrica. Ma essa mancava di esperienza e risolutezza e, temendo di alienarsi gli occidentali, continuò una guerra che non era in grado di sostenere!
Lenin capì, dopo l'insurrezione di luglio, che doveva cambiare strategia e proporre subito la pace con la Germania e, anche per quanto riguardava la terra, abbandonò il piano di trasformazione del latifondismo in fattorie modello e sposò invece il programma dei socialisti rivoluzionari: distribuzione della terra ai contadini. Infine abbandonò la tattica che prevedeva di avere l'appoggio della maggioranza; si poteva ben fare il colpo di stato anche con una minoranza esigua e infatti riuscì di lì a poco a trarre dalla sua parte alcuni attivisti urbani e rurali che risultarono forti abbastanza da porre, lui e il il partito, alla guida di una dittatura sovietica. La nuova strategia di Lenin e la debolezza politica delle forze russe di tendenza "democratica" paralizzò la rivoluzione contro il dispotismo asiatico e aprì la strada a un tipo di sviluppo totalmente diverso.


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Il dispotismo orientale IL

Secondo Marx e Lenin prima dell'ottobre, il socialismo è la pianificazione economica integrata dall'efficiente controllo popolare. I Bolscevìchi non consentirono nessun controllo, per cui, secondo le premesse c'era sì qualche socialista nella Russia sovietica, ma non ci fu mai il socialismo!
Non ci fu neppure una restaurazione asiatica, perché il nuovo Apparato non si accontentava di governare un mondo di contadini e di artigiani. Essi conoscevano il potenziale dell'industria moderna e, posseduti da una visione socialista quasi-religiosa, si sforzavano di realizzarla.
Così i dominatori della Russia sovietica fecero molto di più che perpetuare la società asiatica e, ad es. l'integrale collettivizzazione delle terre, ha trasformato i contadini in lavoratori agricoli alle dipendenze dello Stato-apparato e il dispotismo industriale della società di Apparato, pienamente sviluppata, combina il potere politico totale con il controllo sociale e intelletuale. Qualcuno chiama questa società: capitalismo di Stato, ma tale definizione non è adatta a designare una conformazione che esclude da sé l'esistenza di mezzi privati di produzione e di un mercato aperto per i beni e per il lavoto.
L'unica coclusione a cui possiamo giungere è che la Rivoluzione d'ottobre, quali ne fossero i fini dichiarati, ha dato vita a un sistema di schiavitù generale (di Stato) fondata sull'industria. Fine


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Maurizio Bettini: esiste l'identità culturale?



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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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lemond ha scritto: giovedì 15 settembre 2022, 11:27 Maurizio Bettini: esiste l'identità culturale?

Non ho tempo per visionare il video, ma rispondo: si, certo che esiste; non so Bettini, ma io ho vissuto 15 anni in appartamento sotto una famiglia di rumeni.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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nemecsek. ha scritto: giovedì 15 settembre 2022, 23:02
lemond ha scritto: giovedì 15 settembre 2022, 11:27 Maurizio Bettini: esiste l'identità culturale?

Non ho tempo per visionare il video, ma rispondo: si, certo che esiste; non so Bettini, ma io ho vissuto 15 anni in appartamento sotto una famiglia di rumeni.
Il discorso è più complicato e quando l'avrai tempo ... :)


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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ALAMUBUAHAHA.....


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Non serve a un cazzo, campano bene pure le amebe. Però ecco ce ne stanno di cose che non servono a nulla se non a rendere sta vita inutile degna di essere vissuta.

Consiglio l'Inumano di Massimiliano Parente per un punto di vista singolare al riguardo


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