A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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lemond
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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Non si può sconnettere l'uomo da ciò che lo ha reso possibile, così come si deve guardare a quello che lo condurrà al proprio annientamento. La storia, intesa in senso lato, è l'esatto opposto dell'antropocentrismo ed essa "si fa beffe" degli uomini esattamente come il mare è indifferente alle gocce che lo compongono! :) Bisogna definire un nuovo materialismo dialettico al di là di quello prospettato da Marx e Engels e vedere che la storia è dialettica perché obbedisce a un movimento che non è lei a scegliere. Questo movimento, che possiamo anche chiamare detrminismo, ci spinge a vivere solo per andare incontro alla morte. :)


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lemond
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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Un fantasma si aggira per l'Europa, non dal 1848, ma dal 1917, ed è quelllo del comunismo possibile o addirittura scientifico. Molti sono coloro che hanno creduto a questa "narrazione" e ancora ce ne sono (d'altra parte sono di più quelli che hanno fede in un dio personale e quindi ...).
Mi hanno detto che un libro interessante sulla questione è "Il dispotismo orientale" di Karl A. Wittfogel e da qui in avanti lo leggerò/sintetizzerò con e per chi vuole. ;)

Marx espresse le idee sul dispotismo orientale nel 1853, con le osservazioni sulla società indiana e da esse trasse l'interpretazione delle Russia zarista come società semiasiatica. Lenin derivò il timore che anche una rivoluzione apparentemente riuscita potesse/dovesse degenerare se le garanzie nelle quali sperava si fossero rivelate illusorie. :dubbio: Gli avvenimenti del primo anno delle rivoluzione d'ottobre dimostrarono che tali garanzie non sussistevano e fin dal 1919, ammise, si pure con riluttanza, la realtà, della quale egli era stato purtroppo artefice.
La domanda che ci poniamo è: che cosa sarebbe accaduto se si fosse saputo che quel colpo di Stato non portava al socialismo, bensì a una nuova forma di dispotismo orientale?
È ovvio che Lenin prima e Stalin poi abbiano cercato di occultare il più possibile il pensiero di Marx, ma per i leader del mondo occidentale che cosa dobbiamo pensare? - seguirà l'altra faccia del segreto.


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Gimbatbu
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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Seguirò volentieri la tua narrazione come sempre, ma sul comunismo e sua applicazione ho una mia teoria. In Russia in Cina non poteva che avere lo sviluppo che ha avuto. La cosa più vicina al comunismo in Europa, e non sto scherzando, si è avuta in Italia fino all' avvento del terrorismo ( da cui il sillogismo o non avevano capito nulla oppure avevano altre finalità ). Attualmente, con tutti i difetti e le complicazioni che porta con sé, guardo con molta simpatia il comunismo cubano. Penso effettivamente che l' unica applicazione di qualcosa simile al comunismo la può raggiungere forse soltanto un popolo latino. Potrebbe sembrare un paradosso pensando ad una ideologia che sembrerebbe direttamente collegata ad una rigida aderenza, ma secondo me è proprio qui il suo limite e la conseguente possibilità di attuazione in un contesto più malleabile.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Gimbatbu ha scritto: mercoledì 9 giugno 2021, 18:24 Seguirò volentieri la tua narrazione come sempre, ma sul comunismo e sua applicazione ho una mia teoria. In Russia in Cina non poteva che avere lo sviluppo che ha avuto. La cosa più vicina al comunismo in Europa, e non sto scherzando, si è avuta in Italia fino all' avvento del terrorismo ( da cui il sillogismo o non avevano capito nulla oppure avevano altre finalità ). Attualmente, con tutti i difetti e le complicazioni che porta con sé, guardo con molta simpatia il comunismo cubano. Penso effettivamente che l' unica applicazione di qualcosa simile al comunismo la può raggiungere forse soltanto un popolo latino. Potrebbe sembrare un paradosso pensando ad una ideologia che sembrerebbe direttamente collegata ad una rigida aderenza, ma secondo me è proprio qui il suo limite e la conseguente possibilità di attuazione in un contesto più malleabile.
A Cuba non credo si sia mai pensato in termini di comunismo e i fratelli Castro non conoscevano quasi per niente la dottrina marxista-leninista. Poi, contro gli S.U.A. hanno trovato solo l'Unione Sovietica su cui appoggiarsi e ... :clap:


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Felice
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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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lemond ha scritto: mercoledì 9 giugno 2021, 19:04
Gimbatbu ha scritto: mercoledì 9 giugno 2021, 18:24 Seguirò volentieri la tua narrazione come sempre, ma sul comunismo e sua applicazione ho una mia teoria. In Russia in Cina non poteva che avere lo sviluppo che ha avuto. La cosa più vicina al comunismo in Europa, e non sto scherzando, si è avuta in Italia fino all' avvento del terrorismo ( da cui il sillogismo o non avevano capito nulla oppure avevano altre finalità ). Attualmente, con tutti i difetti e le complicazioni che porta con sé, guardo con molta simpatia il comunismo cubano. Penso effettivamente che l' unica applicazione di qualcosa simile al comunismo la può raggiungere forse soltanto un popolo latino. Potrebbe sembrare un paradosso pensando ad una ideologia che sembrerebbe direttamente collegata ad una rigida aderenza, ma secondo me è proprio qui il suo limite e la conseguente possibilità di attuazione in un contesto più malleabile.
A Cuba non credo si sia mai pensato in termini di comunismo e i fratelli Castro non conoscevano quasi per niente la dottrina marxista-leninista. Poi, contro gli S.U.A. hanno trovato solo l'Unione Sovietica su cui appoggiarsi e ... :clap:
Ma perchè proprio tu, che da anni combatti su questa pagine le "religioni", ora te ne esci dicendo che i fratelli Castro non conoscevano la "dottrina" marxista-leninista? Abbi pazienza, ma la dottrina lasciala ai preti: si può essere comunisti senza aver mai letto una sola riga di Marx o di Lenin. Comunismo è un'idea di uguaglianza, di fratellanza, di giustizia sociale. Un'idea troppo bella per l'essere umano, che di per sè, nella maggioranza dei casi, è un essere abbietto.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Gimbatbu ha scritto: mercoledì 9 giugno 2021, 18:24 Seguirò volentieri la tua narrazione come sempre
pure io
anche se prevedo scintille, per quanto pettinate, da parte di un paio di Antonii
la fregnaccia base sarà appunto idea ed applicazione


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... è che me sò svejato un po' rincojonito...


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Gimbatbu ha scritto: mercoledì 9 giugno 2021, 18:24 avvento del terrorismo ( da cui il sillogismo o non avevano capito nulla oppure avevano altre finalità ).
consiglio di lettura
permettomi :angelo:

https://www.parlamento.it/parlam/bicam/ ... teno62.htm

GIROTTO. Signor Presidente, sono convinto che se mi avessero trovato mi avrebbero ucciso. Comunque, la mia scelta è stata quella di fare una vita assolutamente normale, di stare tra la gente normale e lavorare. In quel tipo di ambiente le Brigate rosse non c’erano. Stavo tra la gente normale. Bastava evitare i circoli più spumeggianti della sinistra e non avere il nome sulla guida telefonica. A dimostrazione di questo posso farvi vedere il mio libretto di lavoro. Lavoravo nella cintura di Torino come Silvano Girotto. I miei compagni operai mi hanno eletto delegato sindacale. Le racconto questo aneddoto. Un giorno, nell’ambito di una vertenza sindacale in fabbrica viene, a nome del sindacato esterno, un funzionario. Nel corso dell’assemblea – eravamo tutti tute blu – come delegato sindacale prendo una posizione e quel funzionario, mi pare si chiamasse Cerutti, mi disse: "te ti conosciamo" e io risposi: "e io conosco voi". La cosa si è fermata lì perché le Brigate rosse non avevano accesso tra le persone che lavoravano veramente. Nessun operaio è stato assorbito perché le Brigate rosse non permeavano l’ambiente. Non c’era un’osmosi tra loro e la gente normale. La mia difesa è stata quella di condurre una vita assolutamente normale.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Felice ha scritto: mercoledì 9 giugno 2021, 21:52
lemond ha scritto: mercoledì 9 giugno 2021, 19:04
Gimbatbu ha scritto: mercoledì 9 giugno 2021, 18:24 Seguirò volentieri la tua narrazione come sempre, ma sul comunismo e sua applicazione ho una mia teoria. In Russia in Cina non poteva che avere lo sviluppo che ha avuto. La cosa più vicina al comunismo in Europa, e non sto scherzando, si è avuta in Italia fino all' avvento del terrorismo ( da cui il sillogismo o non avevano capito nulla oppure avevano altre finalità ). Attualmente, con tutti i difetti e le complicazioni che porta con sé, guardo con molta simpatia il comunismo cubano. Penso effettivamente che l' unica applicazione di qualcosa simile al comunismo la può raggiungere forse soltanto un popolo latino. Potrebbe sembrare un paradosso pensando ad una ideologia che sembrerebbe direttamente collegata ad una rigida aderenza, ma secondo me è proprio qui il suo limite e la conseguente possibilità di attuazione in un contesto più malleabile.
A Cuba non credo si sia mai pensato in termini di comunismo e i fratelli Castro non conoscevano quasi per niente la dottrina marxista-leninista. Poi, contro gli S.U.A. hanno trovato solo l'Unione Sovietica su cui appoggiarsi e ... :clap:
Ma perchè proprio tu, che da anni combatti su questa pagine le "religioni", ora te ne esci dicendo che i fratelli Castro non conoscevano la "dottrina" marxista-leninista? Abbi pazienza, ma la dottrina lasciala ai preti: si può essere comunisti senza aver mai letto una sola riga di Marx o di Lenin. Comunismo è un'idea di uguaglianza, di fratellanza, di giustizia sociale. Un'idea troppo bella per l'essere umano, che di per sè, nella maggioranza dei casi, è un essere abbietto.
In queste pagine sintetizzerò, come ho detto, il libro di K. Wittfogel, che si interessa del "socialismo scientifico" e non di quello "utopistico" franco/inglese. I fratelli Castro hanno invece inscenato una rivoluzione nazionalista anti-americana, che in quegli anni appoggiava il regime di Batista. P.S. L'ultima tua frase la condivido, ma ...
P.P.S. Per il comunismo esistente, s.m. è d'uopo ascoltare


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale II

Il mondo occidentale si è accontentato per tutto il tempo di misurare la Russia con il proprio metro istituzionale e quindi ha creduto che, come potenza mondiale, l'Unione Sovietica fosse arretrata per l'industria e la qualità della vita, senza invece tener conto che nei paesi a regime totalitario il rapporto fra economia di sussistenza ed economia di potere è radicalmente diverso dall'occidente e la conquista dell'Europa orientale a opera delle armate dell'U.S. pur economicamente dissestata alla fine della seconda guerra mondiale, ne è un esempio lampante.
Ciò che bisogna capire è l'essenza stessa del totalitarismo sovietico: esso non è solo nazionalista come fu invece il fascismo italiano, non è neppure un totalitarismo razzista, come il nazismo; il sistema sovietico è un totalitarismo sociale, capace perciò di esercitare un'attrattiva internazionale a livello mondiale, finché l'obiettivo socialista non perde credibilità. Il potere di attrazione dell'Internazionale comunista era enorme e le masse che sostenevano il movimento non costavano nulla. :)
Secondo Marx il totalitarismo sociale di tipo asiatico conferisce a questo sistema una facoltà eccezioanle di perpetuare se stesso e addirittura consiste, sempre secondo Marx, la sua immutabilità.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale III

Il passo avanti compiuto da Marx nella definizione della società asiatica e di una nuova concezione della storia mondiale rappresenta una conquista scientifica eccezionale, nonostante gli apporti di molti marxisti ortodossi e del più singolare di Max Weber. Quest'ultimo mostra di non aver capito il dibattito sul passato asiatico della Russia e sulla possibilità di una restaurazione, appunto, asiatica. Poco convincente è anche il contributo del neo-troskista Mandel nel respingere il "dispostismo orientale".
Troszskij aveva individuato da tempo alcune importanti caratteristiche asiatiche nella società russa tradizionale, ma non aveva colto la profondità macroanalitica delle teorie asiatiche di Marx. Di conseguenza la sua, pur acuta, teoria critica sull'operaio russo "degenerato" e sul regime contadino non lo portò mai a dubitare seriamente che l'Unione Sovietica non si sarebbe trasformata, alla fine, in una società veramente socialista! Troszskij mantenne questa convinzione fino alla morte, senza peraltro rinnegare mai nemmeno le idee asiatiche espresse fin dal 1905. E nel libro su Stalin del 1941 scrisse che: "Nella storia asiatica, e in quella della Russia antica, la società ha carattere stazionario e si logora in sterili rotazioni."
Mandel ignorò, il capitolo asiatico del libro di Troszskije pure l'interpretazione marxiana della Russia zarista come società semi-asiatica e l'idea della restaurazione asiatica espressa da Lenin, per lui troppo scomode e invece, nel definire il periodo di transizione, assunse come punto di partenza (inve di un sistema asiatico) un altro sistema socio-economico, che definì talvolta capitalistixco, talvolta borghese. :(


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Il dispotismo orientale IV
Wittfogel riprende le teorie di Marx (e di Engels e Lenin) sul sistema asiatico e le applica in particolare alle società asiatiche in disfacimento, a quelle in via di trasformazione e alla realtà della restaurazione asiatica nell'Unione Sovietica e nella Cina comunista.
Questa concezione porta ad analizzare con criteri scientifici la maggior parte delle forze antagoniste della nostra epoca, secondo appunto la grande tradizione storico-sociale dell'uomo. Il fenomeno della schiavitù politica, che nella Grecia classica era solo un'ombra nera e funesta, sta diventando sempre più un aspetto cruciale e universale.
Gli studiosi americani di scienze sociali hanno affrontato a modo loro il tema, analizzando il carattere contraddittorio del rapporto fra Max Weber e Marx, ma non hanno esaminato quasi per niente la concezione marxiana della storia e a questo proposito è interessante citare de Tocqueville: "... l'abitudine degli americani a trattare superficialmente anche gli aspetti di importanza vitale! Per poi accantonarli e ... passare ad altro".
Il Nostro considerava l'Inghilterra, benché gravata da colpe più che evidenti in campo sociale, superiore a qualunque altra, sia per liberalità che per "leadership" e si dà il caso che i paesi europei abbiano goduto di un periodo di libertà sufficientemente lungo, dopo la scomparsa dei regimi assolutistici (occidentali) e siano stati perciò in grado di analizzare scientificamente gli aspetti della libertà, della schiavituù (politica) e del dispotismo occidentale e orientale (asiatico). Purtroppo la grande eredità è caduta in mani non degne: alla vigilia della prima guerra mondiale gli intellettuali europei cominciarono a vacillare e, dopo la seconda, ad accettare la supremazia del potere americano (ovvio), ma anche le teorie americane sul potere, che sono patetiche!


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale V

Purtroppo nel campo delle idee sul potere è avvenuto il contrario di quanto si aspettava de Tocqueville e non c'è più posto per la libertà di scelta come la intendeva Marx, che li'aveva derivata dai classici della filosofia e dell'economia e che gli eredi della democrazia avevano lasciato cadere per ignavia. Gli studiosi non sono capaci di trovare una spiegazione scientifica e razionale di ciò che determina l'apertura e la chiusura delle situazioni storiche. Sono solo capaci di invocare il nome di Lenin. È vero che le indicazioni fornite da Lenin e Marx sono per molti versi insufficienti, tuttavia solo partendo da esse potremmo sperare di invertire la tendenza nei conflitti ideologici.
Per Marx, Aristotele aveva insegnato a distinguere fra la tirannide (che poteva essere sconfitta dall'interno) e il dispotismo (che non poteva essere eliminato nello stesso modo).
Il dibattito in Giappone sul modo di produzione asiatico (del '62) differisce sotto molti aspetti da quello sulla Russia del 1917, ma anch'esso riflette il tentativo disperato di tener nascosta l'interpretazione semiasiatica della Russia offerta da Marx, e quella asiatica della società e della rivoluzione russa evidenziata da Lenin.
La via che porta alla comprensione della schiavitù non è facile e neppure come si può arrivare alla libertà e, siccome Engels e Marx una volta dissero che non bisogna giocare con la rivoluzione, a maggior ragione non si può giocare con la scienza della schiavitù/libertà.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale VI

La società orientale o asiatica fu scoperta dagli economisti classici fra il XVI e il XVII secolo e risultò caratterizzata dalla forza dispotica dell'autorità politica. I governi tirannici erano tutt'altro che ignoti in Europa :), ma i Nostri si avvidero che l'assolutismo orientale era più essteso e più oppressivo. Montesquie si occupò dei rovinosi effetti del dispotismo orientale, mentre sugli economisti fecero soprattutto impressione le grandi opere idriche realizzate per irrigazione e comunicazione, notando altresì che lo Stato era il più grande proprietario terriero. Si trattò di intuizioni veramente straordinarie e potevano essere il punto di partenza di uno studio sistematico e comparato del potere statale, ma nessuno lo fece! E bisogna arrivare al XIX secolo con John Stuat Mill per sapere che i controlli del comunismo sarebbero libertà in confronto alla situazione presente (1852) della maggioranza del genere umano; ciò nonostante anch?egli si sentiva così lontano dal potere assoluto che non ebbe alcun impulso a stidiarne la sostanza. Max Weber esaminò con lucidità certi aspetti del modo di governo orientale, ma, come i suoi contemporanei, si aspettava che il sole nascente della civiltà disperdesse le ultime vestigia del dispotismo che oscuravano ancora la via del progresso. P.S. Ma il mezzogiorno non mantenne le promesse dell'alba!


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Il dispotismo orientale VI

Per distinguere un'economia agricola che comporta irrigazione solo su piccola scala e quella che invece che postula una direzione governativa centrale per l'irrigazione e il controlle delle acque, è d'uopo usare (per quest'ultima) il termine di agricoltura idraulica e la società che ne segue civiltà idraulica; la nuova nomenclatura faciliterà il confronto con la società feudale e quella industriale. :)
La comprensione delle relazioni fra il centro e il margine della società/civiltà idraulica è decisiva per lo studio dell'Impero romano d'Occidente, del tardo impero Bizantino, della civiltà Maya e della Russia zarista.
Dobbiamo cominciare dalla proprietà privata, ma soprattutto della sua varietà nella società idraulica, distinguendo le condizioni che determinano una proprietà privata forte da un'altra debole e delle condizioni sottese. I risultati dell'analisi contestano la validità che qualsiasi forma di pianificazione statale apertamente benevola sia preferibile al predominio della proprietà privata.
la presente indagine analizza le strutture di classe in una società i cui capi sono i detentori del potere dispotico di Stato e non i proprietari e gli imprenditori privati e da ciò si evince che nella società idraulica esiste una proprietà terriera burocratica e un capitalismo burocratico. Naturalmente la burocrazia sovietica si è sempre opposta a simile analisi, mentre Marx tenne fede alla concezione asiatica fino alla morte e anche Lenin riconobbe l'importanza delle istituzioni asiatiche per la Russia zarista.


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Il dispotismo orientale VII

Non c'è stato bisogno che lo dicesse una ragazzina svedese perché si sapesse che l'uomo cambia la natura: le cascate per l'uomo primitivo non erano niente, poi si scoprì che potevano generare energia; successivamente ci si accorse che il carbone poteva far meglio e si assistette al dominio della macchina a vapore, etc.
Tutto ciò vale anche per l'agricoltura e qui è d'uopo illustare il posto della società idraulica nella storia e possiamo affermare che né la scarsità, né l'abbondanza di acqua porta necessariamente al controllo governativo, se mancano metodi dispotici dello stesso.
A parità di condizioni, l'agricoltura irrigua richiede uno sforzo fisico maggiore che la coltivazione a pioggia e tale sforzo si acrresce in maniera più che proporzionale quanto maggiore è la quantità di acqua che si desidera incanalare. I pionieri dell'agricoltura idraulica erano ignari delle conseguenze lontane della loro scelta e solo i loro eredi e successori diedero vita a colossali strutture politiche e sociali; ma fecero ciò a prezzo di quelle libertà che i dissenzienti cercavano dii conservare.


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Il dispotismo orientale VIII

L'economia agricola idraulica richiede un'enorme cooperazione, che implica un'integrazione pianificata di tutti i lavori di gruppo: scavo, dragaggio, arginamento. I lavorratori mobilitati sono avviati in colonne quasi militari, con i soldati semplici dell'armata idraulica ripartiti in gruppi, secondo l'abituale divisione delle operazioni, ad es. vangatura, trasporto di mota etc. Se è necessario approvvigionarsi di materie grezze, come paglia, legname o pietre, occorre organizzare anche le relative attività. Ogni lavoro di gruppo richiede dei capi, dei disciplinatori sul luogo e degli organizzatori/pianificatori al centro. La capacità di dominio del capo supremo e degli aiutanti ha un ruolo decisivo nell'avviamento/compimento dei grandi lavori dell'economia idraulica e naturalmente chi controlla l'economia agricola è attrezzato più di chiunque altro a detenere il potere dello "Stato", perché la corvée idraulica entra in azione al suono dello stesso corno che tradizionalmente chiamava alla guerra gli uomini della tribù.
L'agricoltura idraulica presenta somiglianze notevoli con l'industria pesante, però c'è una differenza essenziale: i lavori idrici sono meglio serviti da un personale largamente disseminato, mentre l'industria ha bisogno che i lavoratori risiedano in prossimità delle grandi imprese. La massa dei lavoratori idraulici è data da contadini, che non sono separati per sempre dai propri campi, cosa che invece avviene per gli operai dell'industria, per i quali avviene una completa divisione dei lavoratori.


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Il dispotismo orientale IX

La sorte dei sovrani secolari della società idraulica era strettamente legata a quella dei divini protettori. I re erano secolari, per modo di dire, anche quando non fossero proprio re-sacerdoti e abbiamo numerose testimonianze archeologiche dei templi costruiti dai sovrani mesopotamici, per i quali il popolo aveva lavorato secondo il piano prestabilito, così come nei testi faraonici si fa riferimentoi alla forza lavoro diretta dal governo. Anche nell'America pre-colombiana erano particolarmenete imponenti le costruzioni per finalità religiose e i primi resoconti spagnoli sottolineano l'enorme quantità di lavoro necessaria per la costruzione e il mantenimento delle sedi sacre e delle priramidi.
Già in prima approssimazione si può dedurre che i dominatori della società idraulica erano grando costruttori (fossero religiosi o no). A differenza delle altre società essi dovevano avere il controllo sll'intiera manodopera e su tutte le risorse materiali del paese e quindi hanno lasciato monumenti più importanti. I numerosi centri feudali in Europa (coltivazione a pioggia) determinarono la nascita di residenze fortificate (castelli) le cui dimensioni erano condizionate dal numero scarso di servi della gleba e il re era poco più di un barone (cfr. Giovanni senza terra e la "Magna cartha libertatum").
Solo gli ecclesiastici potevano permettersi edifici più importanti (cattedrali) e costoro, a differenza degli altri organismi occidentali, combinavano i metodi feudali con metodi quasi-idraulici di organizzazione e acquisizione.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale X

Un'analisi comparata dimostra che nell'Europa il governo si è limitato a supervisionare le industrie (ad es. le miniere) gestite dai privati, mentre in Asia i lavori idraulici pesanti mettono nelle mani dello Stato il grande apparato di approvvigionamento dell'agricoltura e i lavori di costruzione e direzione governativa ne fanno l'incontestato padrone del più esteso settore della grande industria e quindi il potere dello Stato-idraulico sulla manodopera è molto maggiore di quello delle imprese capitalistiche.
Lo Stato-idraulico è per forza di cose manageriale e perciò impedisce alle forze non governative della società di essere corpi indipendenti e forti da controbilanciare la macchina politica. In alcuni casi il dispotismo-idraulico fu contrastata da capi di potenti clan, in altra da leader militari, ma le forze rivali mancavano della forza proprietaria e organizzativa e lo Stato divenne più forte della società. A differenza delle società policentriche, lo Stato della società-idraulica monocentrica si costituì in vero e proprio Stato-apparato. L'elemento fondamentale di uno Stato-apparato è il conteggio e la registrazione (cfr. Maurizio Ferraris) e non a caso gli Stati-idraulici furono i primi a sviluppare sistemi razionali di conteggio e di scrittura.
I dominatori della società-idraulica erano grandi organizzatori perché avevano realizzato grandi sistemi di registrazione (che hanno oggi portato al telefonino, che non è più un mezzo per parlare :crazy: )


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Il dispotismo orientale XI

Il controllo organizzato della popolazione in tempi di pace permette alla società-idraulica straordinarie possibilità di manipolare le masse soprattutto in tempo di guerra. Il sovrano di un paese feudale non disponeva del monopolio dell'azione bellica e poteva mobilitare i vassalli per un tempo limitato e per una parte della capacità militare degli stessi e spesso neppure questa frazione aveva l'obbligo di seguire il sovrano se le campagne si svolgevano all'estero. In Inghilterra, la conquista normanna accelerò la crescita del potere governativo, ma anche qui il nucleo regale fu lento a prevalere.
Gli eserciti dello Stato-idraulico non erano limitati da nessun freno: i soldati dovevano presentarsi non appena ricevevano l'ordine e non c'era nessuna scadenza temporale prestabilita. Lo storico egiziano Atyia attribuisce la vittoria dei turchi nell'ultima grande crociata alla mancanza di unità e di tattica comune fra i cristiani, seguaci di "leader" diversi, al contrario dei turchi, perfetto esempio della più rigida disciplina e della concentrazione del supremo potere tattico/strategico nella sola persona del sultano.
Nel mondo idraulico l'arte della guerra era accuratamente studiata e infatti lo scrittore conosciuto in tutto il mondo è Sun Tzu, l'autore appunto del libro omonimo.


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L' esimio Wittfogel fa qualche esempio pratico di società orientale strutturata così. Perché dico la verità tutta questa idraulica non è che mi convince tanto.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Gimbatbu ha scritto: lunedì 21 giugno 2021, 20:39 L' esimio Wittfogel fa qualche esempio pratico di società orientale strutturata così. Perché dico la verità tutta questa idraulica non è che mi convince tanto.
La Russia dello Zar, da quel che ho intravisto.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XII

Lo Stato idraulico si caratterizza, in materia acquisitiva, non solo attraverso il potere fiscale, bensì per l'acquisizione di larghe proprietà per via di confisca vera e propria, il che ce lo fa riconoscere facilmente come un regime tipicamente assolutistico. Nell'Egitto faraonico i funzionari erano i bersagli essenziali di tali operazioni e all'inizio di una nuova dinastia il sovrano ricorreva quasi sempre a misure del genere, per consolidare la sua posizione. Anche la storia cinese è intessuta di esempi di confisca e destituzione di funzionari. Per far questo il governo ha bisogno di spie ben addestrate e fedeli all'imperatore.
Nel mondo islamico la morte di un uomo ricco forniva al governo incalcolabili possibilità di liquidazione dei suoi possessi e in molti periodi del califfato abbaside la morte di una ricco privato era una catastrofe per l'intiera cerchia dei suoi intimi e, alla fine, la famiglia poteva cavarsala solo sborsando una grossa somma!
Certo la violenza e il ladrocinio non sono monopolio di nessuna società, ma le modalità di confisca differiscono dagli atti arbitrari commessi in altre più avanzate civiltà agrarie, ad es, nella Grecia classica o nellEuropa medievale. I sovrani dell'assolutismo europeo ad es. uccidevano con la stessa spietatezza dei loro colleghi orientali, ma il loro potere di confisca era limitato dalla nobiltà terriera, dalla Chiesa e dalle citrtà, la cui autonomia si poteva limitare, ma non distruggere.


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Il dispotismo orientale XIII

In una società idraulica la proprietà privata è debole almeno per:

a) quella che abbiamo già detto: tasse, false accuse e confische
b) il complesso delle proprietà di chi muore non si trasmette secondo la di lui volontà, ma in conformità al diritto consuetudinario e il principio di una spartizione più o meno equilibrata è sancito nel codice babilonese, assiro, in India. E l'ultimo codice imperiale in Cina ribadisce che tutti i beni di una famiglia devono essere divisi in parti eguali fra i figli. Sui detentori della grande proprietà privata acquista rilevanza un altro fattore della demografia idraulica-asiatica: la poligamia. È facile comprendere quindi che dopo qualche tempo si aveva una inevitabile parcellizzazione anche delle proprietà più vaste.
Nell'Europa occidentale e centrale i governi non riuscirono per lungo tempo ad abolire la perpetuazione della grande proprietà: in Francia essa si mantenne fino al 1849, in Inghilterra e Germania fu liquidata solo nel corso del XX secolo. E in questa zona geografica il centro della vita era nei castelli, più che nella corte del re e questo carattere atomistico dell'assetto politico stimolava l'associazionismo dei vassalli locali, perché, singolarmente presi, non avrebbero potuto far fronte al sovrano, ma messi insieme ...


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Il dispotismo orientale XIV

Lo Stato idraulico non ha consentito nella storia l'esistenza di un potere religioso indipendente. È certo che la religione svolge un ruolo importantissimo anche in questo tipo di Stato, però non è mai autonoma. Se si definisce il governo sacerdotale come un governo retto da sacerdoti di professione, va da sé che in nessun stato idraulico può esserci stato, perché, quando i sacerdoti occupano posti di rilievo in seno al governo, smettono o quasi di dedicare il loro tempo ai doveri religiosi. Già ai tempi dei grandi re di Accadia e di Ur essi erano riusciti a trasferire ingenti quantità di terre dal tempio ai domini regali e durante il successivo periodo babilonese i templi cessarono di essere un potere economico importante della società e la massa degli alti funzionari non aveva più connessioni con il mondo sacerdotale.
Fra i pochi tentativi di reggimento sacerdotale in un paese idraulico, sembra degno di menzione solo quello della ventesima dinastia nell'Egitto faraonico con il fondatore-usurpatore di questa dinastia: Herihor. È piuttosto significativo che solo una (su 26) tutt'al più possa essere qualificata come quasi ierocratica.
Invece il regime idraulico è *teocratico* nel senso che il re è considerato un dio e appunto le le attività costruttive, organizzative, acquisitive di questa società tendono a concentrare tutta l'autorità in un centro: il sovrano. La teocrazia fu invece pressoché inesistente nella Grecia e nell'Europa medievale. Nonostante il tentativo compiuto, Carlo Magno non riuscì a invertire la tendenza al decentramento feudale e la Chiesa cristiana rappresenta uno dei poteri decentrati più forti, tant'è che Innocenzo III (1198-1216) elevò l'autorità papale a tale altezza da poter pensare, benché senza successo, di subordinare lo Stato alla "leadership" della Chiesa.
Fra le numerose manifestazioni di comportamento ecclesiastico autonomo, il caso inglese della " è particolarmente istruttivo la "Magna Charta Libertatum" ove, nel primo articolo, si legge che Giovanni (senza terra) riconosce che la Chiesa doveva essere libera e godere di ogni diritto feudale e quindi indipendente dal potere monarchico. In questo modo essa favorì il bilanciato assetto tardo feudale che, alla fine, diede origine alla società occidentale moderna.
In Cina invece l'imperatore è "Figlio del cielo" e quindi cotituisce una coerente teocrazia; nell'Islam in origine la "leadership" politica e religiosa era unica, ma il Califfo non divenne mai un teocrata, rimase tuttavia, abbastanza forte da prevenire l'instaurazione di una Chiesa Islamica che fosse indipendente dallo Stato. In India i rapporti fra autorità secolare e religiosa subirono considerevoli trasformazioni, ma qualunque esse siano state, le due autorità rimasero strettamente integrate e il grande libro della Legge, attribuito a Mani, insiste specialmente sulla divinità del re, attribuendo così al governo una netta caratterizzazione teocratica.
In conclusione e sintesi si può affermare che il governo idraulico si caratterizza sempre per la teocrazia e quindi equivale al dispotismo.totale.


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Il dispotismo orientale XV

Il potere dispotico totale non è certo benevolo, ma contro chi sostiene qualche tipo di temperanza, si può asserire che non ha nessun freno costituzionale, nel senso di strutturale. Il termine costituzione in origine si riferiva a editti unilaterali, autocraticamente promulgati dagli imperatori romani, ma nel dispostismo orientale non c'erano nemmeno quelli in forma scritta, che magari secoli dopo potevano rappresentare un qualche tipo di limitazione.
In Cina, tutti i poteri (legislativi, esecutivi e giudiziari) appartenevano all'imperatore; nell'India indù il re era in condizione di accettare o ripudiare le leggi approvate dal predecessore. A Bisanzio non c'era alcun organo che avesse il diritto di controllare l'imperatore; Il Califfato islamico metteva nelle mani del sovrano un potere illimitato ... In tutti questi casi, e altri, il monarca era responsabile solo davanti al cielo.
Nell'Europa feudale un freno, anche in assenza legami giuridici, c'era e molto importante: forze sociali i cui interessi e le cui funzioni il governo doveva rispettare.
Rebus sic stantibus nel dispotismo orientale, uomini disperati hanno spesso imbracciato le armi contro il governo e, in certi casi, sono anche riusciti a rovesciarlo definitivamente, ma poi i vincitori si limitavano a creare una nuova dinastia con le caratteristiche stesse della precedente! :x
L'elezione del despota non è un rimedio e l'abitudine bizantina di scegliere i propri sovrani, prima fra i militari e poi fra la burocrazia, risultò perfettamente compatibile con le esigenze dell'assolutismo. Il regime di Genghiz Khan, caratterizzato dall'elezione (se pur limitata) resta uno dei più terrificanti esempi di potere totale e così si potrebbe dire del passaggio della "leadership" dall'uno all'altro dei membri del Politburo bolscevico, che rende forse instabile per un certo periodo, ma non certo meno assoluto il potere sovietico. L'unico settore in cui il potere dispotico non può arrivare è nella vita privata dei singoli e questo, perché è funzionale al mantenimento del reddito, così come lo era l'esisteza dei piccoli appezzamenti di terreno lasciati in privato ai piccoli coltivatori nel regime sovietico.
Certo, l'idea di un controllo universale sedusse i cervelli migliori del dispotismo idraulico, ma essi si accorsero che una efficace ispezione della vita domestica avrebbe richiesto un esercito di funzionari, che si sarebbe mangiato una larga parte delle entrate pubbliche! :muro:


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Il dispotismo orientale XVI

Una grande importanza nello Stato idraulico (ma anche negli altri) è il controllo del pensiero. L'educazione è un lungo processo e la sua influenza agisce in profondità: in India il giovane bramino doveva studiare uno, due o tutti e tre i Veda ciascuno di essi per dodici anni. In Cina lo studio degli scritti canonici era un requisito essenziale per un incarico amministrativo, ai tempi di Confucio. Però spesso il suddito di uno stato idraulico poteva aderire a una religione secondaria senza mettere in pericolo la vita, perché si considerava che i costi/benefici della repressione ideologica più profonda sarebbero stati più dalla parte dei primi. IL buddismo persistette nella Cina tradizionale per quasi duemila anni e analoga indulgenza si riscontra nel vicino oriente islamico, in India e nell'Asia centrale.
Osservatori romantici hanno considerato simile tolleranza come prova dell'esistenza di autentiche istituzioni simil democratiche, ma la cosa importante è stabilire è se davvero le organizzazioni secondarie della società idraulica erano davvero autonome e la risposta è NO!
Esempi sono la famiglia, il villaggio, le gilde e le religioni secondarie. in tutti questi casi il potere esiste ed è forte solo perché permesso/rafforzato dallo Stato. Il capo famiglia ha poteri immensi, molto di più di quelli che occorrerebbero per una normale leadership intrafamigliare; i capi del villaggio erano spesso nominati dall'alto e quando invece fossero eletti, il governo li considerava responsabili dell'adempimento degli obblighi di tutti i membri del villaggio. Lo stesso avviene per le gilde degli artigiani e dei commercianti. Infine, per le religioni secondarie, abbiamo abbondanza di informazioni sulla società islamica e la Cina tradizionale. I governanti musulmani le tollerano, ma i seguaci di queste fedi dovevano accettare uno status inferiore sul piano sociale e politico ed erano impediti di fare proseliti. In Cina si limitava la costruzione di monasteri e di templi buddisti, si fissava il numero dei preti e dei monaci e proibiva loro di raccogliere denaro. In poche parole, si potrebbe usare la frase di Manzoni: "Adelante, Pedro, con juicio" :)


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XVII

Appurato che il dispotismo idraulico è sempre totalizzante, dobbiamo scoprire se può essere benevolo verso la popolazione. Per far questo non ci possiamo accontentare di vedere se i sudditi traggono qualche beneficio dalle operazioni dello Stato, perché se da queste dipende la sopravvivenza del medesimo e la prosperità dei capi, una politica siffatta non può certo considerarsi altruistica. Ad es, un pirata non agisce per benevolenza verso i rematori schiavi se si adopra per tenere a galla la nave. :D Il mantenimento della pace e dell'ordine riguarda sempre il primo tipo di interessi.
In fin dei conti ciò che ci dice se uno Stato è benevolo o no è se esiste davvero il proverbiale splendore del potere orientale, contrapposto alla proverbiale miseria della popolazione. :dubbio:
Nell'impero degli Incas la gente comune si nutriva poveramente e aveva poche occasioni di bere con abbondanza, i loro governanti invece ... e in più avevano il monopoli dell'oro, argento e pietre preziose. Condizioni di questo genere si possono imporre con facilità quando i sudditi sono contadini che vivono in villaggi controllati dal governo, mentre l'emergenza di imprese private rende molto più difficile non far loro godere almeno in parte l'aumento del prodotto nazionale. Questo accadde in Cina e India, ma i membri più ricchi della comunità tenevano sempre nascosti i loro possessi più preziosi, ammoniti dalla violenta persecuzione dell'imperatore Han (nei primi tempi di tale dinastia) in risposta all'ostentazione che alcuni uomini di affari avevano fatto della loro ricchezza. Un altro aspetto importato sono le leggi e John Locke ci mostra come la variante tirannica della procedura giudiziaria che in Inghilterra nessun monarca era riuscito a imporre, si evidenziava chiaramente in Turchia, Ceylon e nella Russia zarista. Locke prosegue, sostenendo che nessuna legge può servire al suddito contro il potere assoluto e se il potere di per sé corrompe, quello assoluto corrompe in modo assoluto! :x


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Il dispotismo orientale XVIII

I dominatori dello Stato idraulico possono facilmente soffocare ogni forma di critica tranne forse le novelle e le canzoni popolari, ma si è dato il caso che addirittura queste ultime, insieme alle lettere del popolo al sovrano, furono utilizzate a favore di quest'ultimo e contro funzionari poco sicuri o (nel caso di Stalin) compagni di strada con i quali non si voleva prosdeguire! Pertanto le critiche in questo tipo di Stato possono essere di due tipi: mistiche, che predicano il totale distacco dal mondo, o come "una quinta colonna", da parte di quelli che, attraverso la rimozione dei collaboratori del capo, credono nelle rigenerazione spontanea di un sistema di potere sempre totale, sulla cui desiderabilità non nutrono il minimo dubbio. In costoro è insito il mito della benevolenza dispotica!
Stalin afferma che in un moderno stato industriale di apparato, la cultura di una minoranza nazionale è tale solo nella forma, ma socialista nella sostanza e infatti l'esperienza insegna che la sostanza socialista (si legga: apparatcik) liquida rapidamente tutti gli elementi nazionali a eccezione dei più insignificanti. Parafrasando la formula di Stalin e sostituendo al mito la realtà, possiamo affermare che il dispotismo idraulico può essere benevolo nella forma, ma sempre e comunque oppressivo nella sostanza!
Ma l'uomo non è una formica (gregario sì, ma fino a un certo punto), e allora che avviene del desiderio di autonomia nelle condizioni del potere totale? Semplice: il governo idraulico è connaturato per impedire che si svilippi il desiderio di azione politica indipendente, perché ha sempre operato, già dal suo apparire, attraverso l'intimidazione: il terrore è essenziale al mantenimento dell'ottimo per i governanti e il decidere come e quanto punire spetta al sovrano. :grr:


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Il dispotismo orientale XIX

La violenza è un mezzo di tutti i governi per imporsi, ma ci sono molte diversità: nell'antica Grecia gli uomini liberi di solito portavano armi e il governo non monopolizzava la forza; nell'Europa medievale i signori feudali erano semi-indipendenti e molte città svilupparono proprie forze armate. Il moderno governo costituzionale restringe sempre di più la violenza privata, ma differisce dalla stato-apparato, perché di solito il cittadino non perde il controllo sull'esercito e la polizia. In una conversazione confidenziale il maresciallo Zukov spiegò al generale Eisenhower: "Quando ci troviamo di fronte un campo di mine, la nostra fanteria muove all'attacco come se non ci fossero e le perdite sono considerate come fossero dovute alle mitragliatrici!" Ike rispose:" Mi immagino facilmente cos sarebbe accaduto a un comandante amrericano o britannico che avesse adottato una tattica del genere!" :muro:
I sudditi di uno stato-apparato hanno scarse/nulle possibilità di discutere la violenza incontrollata dei capi assoluti, che, come una tigre, hanno i mezzi fisici con i quali schiacciare le vittime; un'arma in più della quale si servono è la segretezza/imprevedibilità, perché può generare il terrore assoluto.
Lenin definì la dittatura del proletariato come il cuore del potere sovietico, non limitato da alcuna legge e in effetti essa non fu mai controllata dai lavoratori russi; ci sono molteplici prove che Lenin ne era conscio. Naturalmente il dittatore aveva il diritto di violare leggi precedenti e nella sfera del terrore diventa difficile distinguere fra quello legale e no! Il c.d. linguaggio della frusta pare sia stato impiegato regolarmente nelle corvées di Stato degli antichi Sumeri, nell'Egitto dei Faraoni e dall'economia pianificata degli Incas. La legge sacra dell'Islam proibiva la tortura, ma pare che ai funzionari locali del Califfi riuscisse impossibiler svolgere le funzioni senza! Il codice di leggi della Cina imperiale prescrive le pene corporalei per chi ... (anche mancanze minime).
Senza dubbio la tortura/violenza è diffusa anche nel mondo non idraulico, per es, nella legge romana e nell'Inquisizione e ciò ci deve far pensare che l'uomo soccombe alle direttive del potere, tutte le volte che le circostanze lo permettono e per fortuna la struttura delle istituzioni occidentali ha impedito che simili inclinazioni si siano imposte in guisa durevole.
P.S. Un fatto storico sconosciuto ai più è che il metodo di estorsione di confessioni con la tortura fu abbandonato nel XIX secolo in Russia e fu reintrodotto dall'apparato comunista! :x


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Il dispotismo orientale XX

Il postulato del senso comune è che la virtù del "cittadino" è l'obbedienza; nella società idraulica è ovvio che i membri, sottoposti al terrore totale, devono più che conformarsi! Nell'antica grecia invece l'obbedienza non era considerata una virtù primaria dell'uomo libero, quando non era inquadrato nell'esercito; naturalmente lo era invece dello schiavo! Neppure la lealtà che il cavaliere medievale doveva al signore arrivava alla sottomissione, "in primis" doveva dimostrare coraggio e semmai capacità di prendere decisioni in situazioni non prevedibili.
T. Jacobsen analizza la società e la religione dell'antica Mesopotamia e i soldati (anche capetti) del luogo erano convinti che, senza un re, sarebbero stati come pecore abbandonate dal pastore! :x E il Nostro autore conclude: "I mesopotamici erano convinti che le Autorità hanno sempre ragione!" :)
Concezioni analoghe si riscontrano nell'Egitto faraonico e negli scritti di Agostino di Ippona. :diavoletto: Nell'India indù, coloro che resistono ai comandi del re, subiscono vari generi di "pena capitale". Il Corano ... e anche Confucio! Per costui, l'inventore della frase per altro molto bella, di non fare agli altri quello che vorresti .., un'educazione che comporta l'assoluta obbedienza al maestro/genitore costituisce il fondamento ideale per la costruzione di un vivere sociale! Il grande simbolo della sottomissione totale del dispotismo asiatico è la prosternazione! :grr:
In contrario la descrizione della morte di Socrate che ci ha trasmesso Platone, ci testimonia che anche coloro che erano rattristati dal verdetto (Socrate in primis) lo consideravano legalmente corretto.


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Il dispotismo orientale XXI

In territori aridi o semiaridi civiltà agrarie sedentarie possono vivere a lungo e prosperare solo sulla base di un'economia idraulica. Altrove la vita non è altrettanto condizionata e il dispotismo orientale può affermarsi anche con una scarsa dipendenza dalle attività idrauliche. In queste aree si possono meglio determinare i vari gradi di imperio burocratico mediante un approccio che tenga conto dello sviluppo dei metodi assolutistici dell'organizzazione e dell'acquisizione. Il confronto fra gli Stati del medioevo bizantino e della Russia post mongolica mette in luce alcune differenze. Bisanzio mantenne considerevoli installazioni idrauliche, soprattutto per la fornitura di acqua potabile, mentre molto meno nella Russia. I Bizantini compirono anche enormi sforzi costruttivi a finalità difensive, i russi no.
Si ha invece quasi identità nel modo di registrare la massa della popolazione e pure nel mantenere in efficienza eserciti, la cui ordinata integrazione contrastava in modo palese con le amorfe schiere dell'Europa feudale.
Durante i periodi iniziali di entrambi i regimi assoluti la terra era assegnata a persone che servivano lo Stato: ogni soldato bizantino riceveva un appezzamento che, era ereditario e indivisibile. Questa versione plebea del sistema durò fino all'undicesimo secolo, poi si trasmise la terra ai grandi proprietari terrieri che, con lo sviluppo della cavalleria pesante erano militarmente più utili dei contadini/soldati. Chi forniva un certo numero di soldati con armatura pesante aveva anche il diritto di riscuotere le tasse dai contadini del feudo bizantino. Il corrispondente sviluppo russo presenta caratteristiche assai simili e in sintesi si può parlare di una legge quasi generale, per cui la densità della burocrazia dispotica cresce con l'aumentare delle funzioni, salvo il fatto che mai nel dispotismo orientale i grandi proprietari/esattori si resero indipendenti dal sovrano. In Russia questo stato di cose durò fino al 1917 e questo perché (forse) a Bisanzio, nella Russia zarista e negli altri paesi dispotici di tipo orientale, gli uomini dell'apparato erano anche grandi proprietari e quindi resta solo da analizzare perché questa classe sociale pone i propri interessi burocratici al di sopra di quelli (sempre loro) proprietari?


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Prima di dare un giudizio definitivo voglio leggere le conclusioni, ma ho come l'impressione che Wittfogel, per corroborare la sua intuizione, a volte pieghi un po' le circostanze per adattarle alle sue convinzioni. Che gli assolutismi si somigliano non è una novità, questo controllo dell' acqua in territori sterminati come quello cinese o indiano può essere totalizzante fino ad un certo punto. Ben più importante, secondo il mio umile punto di vista il concetto di divinizzazione del potere che sfocerà nelle società moderne nel culto della personalità.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XXII

Il burocrate di un dispotismo agrario gode di grande prestigio e dignità, anche se però manca la sicurezza della conservazione dello "status". Ma anche il grande proprietario non gode di tale sicurezza, all'ombra del potere totale. I conti quindi "tutto sommano" tornano e i burocrati si schierano sempre e comunque in favore del despota il quale è ben cosciente che, in mancanza di un efficiente apparato governativo, non potrebbe perpetuare il dominio!
Abbiamo già accennato alla Russia prima del 1917, dobbiamo aggiungere che, agli inizi del XVIII secolo, quando già è evidente che l'industriazlizzazione era essenziale per la difesa del potere, il governo zarista non si accontentò dellla supervisione delle nuove industrie, come facevano i governi dell'Europa oocidentale, ma gestì direttamente il complesso dell'industria pesante e anche in gran parte quella leggera, impiegando a tal fine la maggiaranza del lavoro nella forma della manodopera coatta. Nell'agricoltura il regime emancipò i servi, ma mantenne un rigido controllo sui villaggi e in tutto il XIX secolo riuscì ad appropriarsi di quasi tutta la produzione agricola propriamente detta, cioè circa il 50% del reddito contadino e la burocrazia consentì tranquillamente a che l'aristocrazia terriera perdesse una larga parte dei suoi domini e fra il 1861 e il 1914 le terre di proprietà di questo gruppo si ridussero di oltre il 40%.
All'inizio del XX secolo il governo inoltre gestiva il complesso delle ferrovie del Paese, manteneva il controllo fiscale sulle grandi indistrie e aveva una posizione chiave negli investimenti esteri e quindi possiamo giungere alla conclusione (detta in precedenza) che anche agli inzi del XX secolo gli uomini dell'apparato erano più forti della società.


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Il dispotismo orientale XXIII

Facciamo un salto all'indietro e vediamo che il passaggio a forme idrauliche di Stato ebbe inizio in Grecia a partire dalla conquista di Alessandro e a Roma si potrebbe pensare ad Augusto, ma uno studio più avanzato ci dice che era un processo ormai in corso da circa duecento anni e di cui si erano accorti Mario, Silla e Cesare; Cicerone no!
Nella storia di Roma, l'anno 211 a.C. è una data decisiva. Fu in quell'anno che i Romani incontrarono per la prima volta un sistema legale acccuratamente elaborato sul modello egiziano: Siracusa. Soggiogando la città greca, Roma adottò per la prima volta un principio fondamentale di politica ellenistica, che proclamava lo Stato detentore del potere assoluto e proprietario di tuttta la terra. Fino a quell'anno, nelle aree occidentali dell'espansione romana, prevalevano condizioni non-idrauliche, ma da allora i conquistatori italiani trasferirono, con adeguate modifiche, il sistema ellenistico anche all'Occidente. La metropoli subì mutamenti interni che indebolirono la repubblica aristocratica tradizionale e offrirono ai "populares" e ai generali vittoriosi la possibilità di confiscare le proprietà dei loro oppositori. Anche gli equites (ricchi affaristi) divennero più vulnerabili e, a mano a mano che la crisi si aggravava (periodo delle guerre civili), loro e il gruppo senatoriale degli optimates godettero di più scarsa sicurezza personale.
Al tempo di Cesare il Senato aveva già perduto la sua omogeneità sociale, oltre che l'incontestata egemonia politica e Gaio Giulio ebbe gioco facile nel servirsi di una causa popolare (distribuzione delle terre ai veterani, cancellazione dei debiti) per perseguire il suo obiettivo politico. Dopo di lui, Augusto completò l'opera e i senatori, in passato grandi proprietari terrieri, furono sostituiti da uomini di famiglie nobili, ma al servizio dell'imperatore. Così la metropoli romana, che aveva retto un grande impero idraulico di tipo ellenistico, senza essere idraulica essa stessa, alla fine cedette sotto i colpi di maglio di elementi che avevano tratto da questo impero la forza decisiva. Augusto è stato il proseguimento di Alessandro, costruì la base di una burocrazia salariata e dette inizio alle grandi costruzioni non-idrauliche (soprattutto strade, posta di stato e un servizio accurato di informazioni per il sovrano) che sono ancor oggi associate con il nome di Roma.
P.S. Quando Diocleziano creò una spettacolare corte di tipo orientale, era solo forma, perché il procersso di effettiva orientalizzazione dell'impero si era già concluso da tempo. ;)


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Il dispotismo orientale XXIV

Il declino della Roma occidentale fu in larga misura dovuto a fattori esterni: la perdita delle entrate provenienti dalle ricche province orientali indebolì seriamenta la metropoli italica, che incontrò pure gravi difficoltà nell'adattarsi al collasso della sua economia schiavistica. L'Oriente non dipendeva dal lavoro degli schiavi e poté resistere meglio.
All'inizio del V secolo Roma perse la Gallia, l'Inghilterra, la Spagna e l'Africa e le forze della grande proprietà terriera della metropoli crebbero d'importanza, ma non riuscirono a dar vita a un governo unito. Questo obiettivo fu raggiunto invece da Odoacre che, nel 476, (alleandosi con loro) pose formalmente termine all'esausto assolutismo della Roma occidentale e lo sviluppo successivo, invece di seguire il modello romano, produsse il sistema protofeudale decentrato di governo, che caratterizzò il primo medio evo.
Un caso affatto particolare, e senza precedenti nell'Europa, è "Il libro del Catasto" la cui compilazione fu decisa dal re normanno in Inghilterra (Guglielmo il conquistatore) nel 1085. Non sappiamo come questa istituzione, tipicamente idraulica di amministrazione fiscale,
e sconosciuta a Guglielmo prima, sia potuta essere disposta in quell'anno; l'unica spiegazione sensata ci proviene da Haskins, il maggior esperto inglese di relazioni anglo-siciliane nel medio evo, che ci parla di una possibile relazione dei normanni siciliani con i dominatori bizantini e saraceni. E così si spiega come come questa magnifica realizzazione non abbia avuto imitazioni nell'area europea: evidentemente la registrazione sistematica era fuori luogo nella società feudale, mentre era abituale nel mondo del dispotismo orientale.


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Il dispotismo orientale XXV

La conquista araba della Spagna portò seco l'agricoltura idraulica e ciò comprendeva anche la direzione governativa, così la Spagna moresca diventò un'autentica società idraulicia con funzionari nominati dall'alto e tassata secondo metodi agromanageriali di acquisizione. L'esercito, naturalmente, fu lo strumento essenziale, come sotto i califfati, così come la polizia (più o meno segreta). Non marginale è la presenza di eunuchi nelle alte cariche dello Stato, perché una volta morti, non lasciavano eredi e tutto veniva confiscato. :diavoletto:
Per parecchi secoli anche l'Austria fu minacciata da uno dei più grandi imperi orientali e larga parte dell'Ungheria fu occupata dai Turchi per più di un secolo e mezzo. Ma l'impero asburgico seppe resistere e non si fece mai inglobare nel dispotismo orientale e, come altri stati europei progredì verso un tipo occidentale di assolutismo. Anche in Spagna, con la reconquista i signori della guerra spagnoli riuscirono a ripristinare i loro privilegi e a conservare un'esistenza semi autonoma. In tutta l'Europa insomma i governi risultarono abbastanza forti da imporsi ai nobili, alla Chiesa e alle città, ma non riuscì mai a spazzar via l'inalienabilità della proprietà terriera aristocratica.
In Russia invece il dispotismo orientale fu introdotto dai Tartari, che non avevano niente in comune con i Mori e Puskin aveva certamente ragione di lamentare le conseguenze negative, sotto il profilo culturale, della conquista tartara!
Dopo i Tartari, i Mongoli e l'idea del principe come supremo proprietario terriero in quanto rappresentante dell'autorità del Khan e ciò portò alla distruzione dell'incipiente proprietà privata della terra. Anche l'incidenza ottomana ebbe grande importanza sulla Russia, ma servì solo a stimulare un regime che era già orientalmente dispotico, ma non lo pose in essere. Solo la dominazione tartara fu decisiva per la creazione dei fondamenti dello stato dispotico della Russia moscovita e post-moscovita.


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Il dispotismo orientale XXVI

Tipi di complessità proprietaria nella società idraulica

La proprietà è il diritto di disporre di un determinato oggetto, ma esso implica anche una relazione fra individui, perché quel che è tuo, non può essere anche mio! Il rapporto coinvolge anche i rappresentanti del governo, che sono chiamati a tutelari i proprietari.
Nella società idraulica i proprietari non possono essere troppo forti, però esistono, cerchiamo di analizzarli.
1) Quando la proprietà indipendente ha comunque un ruolo subordinato sia nel campo mobiliare, che immobiliare, chiameremo questo tipo: società idraulica semplice.
2) Se la proprietà si sviluppa considerevolmente nell'industria e nel commercio, avremo una s. idraulica semi-complessa.
3) Nel terzo caso, avremo una s. idraulica complessa. Ma per mantenersi idraulica l'aspetto peculiare è che i campi del capo sono vasti sì, ma non è questo il punto, ma l'altro: il lavoro in essi non è effettuato da un limitato numero di dipendenti, ma da TUTTI i membria della tribù che possono lavorare ed è appunto questa concentrazione di terra, acqua, manodopera agricola a non favorire la proprietà personale, famigliare o di clan, in particolare nell'allevamento. La storia tribale di molte civiltà europee mostra come in un'economia agraria non idraulica, la crescente ricchezza zootecnica sia un fattore determinante della "leadership" sociale.
Fra i Chagga ad es, invece, società idraulica, il capo trovava sempre e facilmente pretesti per accusare importanti proprietari di qualche reato o colpa e confiscare in parte o in toto gli animali! E gli allevatori Chagga si fecero sempre di più riservati e timorosi e divenne usuale la pratica di affidare gli animali ai membri più poveri della tribù e un assetto del genere la ricchezza privata non può portare a una posizione di pubblica rilevanza e di concorrenza con il capo.
Un caso simile ai Chagga, ma più evoluto, è quello degli antichi governanti hawaiiani, i cui capi sono chiamati *re* e qui siamo in presenza di un vero e proprio stato, anche se rudimentale. La differenza sostanziale è che i professionisti sono presenti in ogni grado della gerarchia ed essi vivono a spese del governo. La rete organizzativa e acquisitiva che essi stesero sulla campagna forse contribuì, più di qualsiasi altra istituzione, a fare dell'antico governo hawaiiano un primo rozzo stato idraulico agro-burocratico. :)


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Il dispotismo orientale XXVII

I sovrani degli Incas potevano contare su risorse naturali più ricche di quelle hawaiiane, ma più povere dell'Egitto, Mesopotamia, Cina e India; inoltre non possedevano animali quali mezzi di locomozione. Nella zona andina i trasporti furono scoraggiati anche dall'abbondanza di zone desertiche e l'unica via da seguire, in mancanza di fiumi, erano le strade costruite e controllate dall'onnipotente stato idraulico. Certo il commercio esisteva, ma a livello soprattutto locale ed erano quasi del tutto assenti i commercianti di professione (non di apparato). Anche la sfera industriale era controllata da incaricati governativi, allo stesso modo delle Hawaii, Egitto faraonico e Cina primitiva.
Le "vergini" che erano scelte da funzionari, fornivano al regime una singolare, ma straordinariamente utile, forza lavoro: esse erano alloggiate in case speciali, dove passavano la vita a tessere, filare e preparare bevande, salvo alcune (ma poche) che andavano a far parte degli harem del sovrano e dei dignitari di grado più elevato. Le case degli Incas presentano interessanti analogie con le "filande" europee del XVII e XVIII secolo, per numero di manopera impiegata. L'impero degli Incas è il classico esempio di società semplice a proprietà idraulica.
Nell'Egitto faraonico è ovvio che l'attività di navigazione sia molto sviluppata, ma la scarsità di materie prime non consentì di sviluppare un commercio estero regolare, tanto più che non avevano nemmeno popolazioni vicine progredite con cui scambiare merci. Per tutto il Regno medio e gran parte del Nuovo il faraone restò l'unico commerciante. L'artigianato offriva maggiori possibilità di sviluppo, ma seppur avessero una rilevanza maggiore rispetto agli Incas, sodisfacevano per lo più solo i bisogni quotidiani di piccoli consumatori. Gli artigiani più importanti erano comunque quelli impegati nei Templi. In conclusione l'Egitto è una variante storicamente molto importante del tipo semplice si società a produzione idraulica. Stesso discorso vale per la Cina fino alla fine del primo periodo Chou (722 a.C.) e forse anche nei primi secoli del tardo periodo Chou.
I Sumeri, a differenza dei popoli visti in precedenza, riuscirono a instaurare un complesso sistema di relazioni e scambi internazionali e da questa situazione nacquero molti commercianti professionisti e quindi ci dobbiamo domandare quanto fosse sviuluppata la proprietà privata nella bassa Mesopotamia primitiva? La risposta che ci possiamo dare è che poche società idrauliche semplici presentano, al pari dell'antica società sumerica, una cosi spiccata tendenza verso un commercio indipendente e fondato sulla proprietà privata.


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Il dispotismo orientale XXVIII

La società sumerica, se pur diversa, era comunque del tipo idraulico semplice, ma in altre parti del mondo lo stato agromanageriale di apparato non ostacolò così tanto la crescita del commercio e dell'artigianato non governativi. La Meso-America anteriore alla conquista ne è un esempio. I commercianti e gli artigiani professionali del Messico non dipendevano in toto dalla stato idraulico e non erano tenuti a lavori di corvée; semplicemente versavano, come tassa, una parte della loro produzione. Evidentemente facevano parte della classe dirigente, ma non erano funzionari del sovrano. Erano ricchi e si servivano di capitali propri e quindi possiamo considerare il Messico azteco come una società idraulica semi-complessa. Altri esempi del tipo prevalsero in India fino al XIX secolo, in Cina per circa 500 anni e nel vicino oriente quasi 2000.
Nella società bizantina gli artigiani e commercianti non godevano più di quelle libertà di azione dei predecessori greco-romani e colà ci si avvicina di più al tipo semplice che a quello complesso di società idraulica.
Nella Russia post-mongolica i commercianti dovevno sottostare ai dictat del governo e per ogni loro atto dovevano ricevere l'approvazione dello zar; costui si serviva di capitalisti burocratici (detti gosti) i quali non permettevano quasi nessuna libertà ai commercianti comuni. E proprio da ciò possiamo trarre la lezione che la società idraulica ha lo scopo di mantenere debole la proprietà privata, altrimenti deperisce e muore! Un esempio chiaro è dato da Venezia, che costruì enormi opere idrauliche protettive, ma rimase sempre una Repubblica aristocratica non idraulica, nella quale la grande proprietà commerciale conseguì un massimo di forza e sicurezza. Nelle società orientali semplici e semi-complesse questo non avvenne mai.
Lo stesso discorso di cui sopra, riguarda anche la proprietà privata della terra; essa era presente in molte società idrauliche, ma pochissimo estesa rispetto a quella pubblica, ma c'è di più. Anche dove prevaleva, alla proprietà terriera privata fu impedito il conseguimento di quel genere di libertà che è comunemente possibile in una societàà policentrica non idraulica. Un esempio corrispondente e piuttosto singolare ci è dato dal governo di Hitler, che trattò la proprietà degli ebrei in conformità della leggi di Norimberga, oppure il governo sovietico che acquistava il grano dai singoli contadini produttori, dopo averne fissato LUi il prezzo.


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Il dispotismo orientale XXIX

La piccola proprietà offre un considerevole incentivo economico, ma nessun potere politico e questo lo aveva ben capito Bucharin e poi Stalin. La potenziale importanza politica dei lavoratori si è avuta nell'antica Grecia in molti degli stati-città durante la fase finale della loro indipendenza (pre-imperiale) e anche ai gioni (quasi nostri) in paesi industriali come l'Australia, la Svezia e l'Inghilterra, ma non ha MAI avuto un ruolo minimamente paragonabile nel mondo idaulico. Ad es. i contadini, sia che avessero o no la proprietà della terra, rimanevano i rappresentanti di un tipo frammentato di proprietà e impresa c.d. degli straccioni, vale a dire politicamente impotente!
La terra invece della classe possidente burocratica (orientale) poteva facilitare una carriera governativa e quindi accrescere la possibilità di accesso al potere, ma per lo più era considerata solo fonte di reddito. Invece la terra feudale (occidentale) implicava la perpetuazione del potere politico organizzato, indipendente dal (e talvolta in aperto conflitto col) potere statale, quindi non principalmente fonte di reddito!
In conclusione sarà bene ripetere che la ricchezza burocratica è proprietà privata per modo di dire, perché affonda le radici nella (e deriva da) proprietà governativa e sempre la distribuzione dipenderà da condizioni politiche, non economiche.


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Il dispotismo orientale XXX

Per la società idraulica è necessario proporre una nuova sociologia delle classi, perché non ci si può attenere alla descrizione di A. Smith: profitti, salari e rendita. Per il Nostro i rappresentanti del governo non costituiscono un ordine primario, ma derivato della società e un'arma delle classi proprietarie.
La crescita di grossi apparati di governo e l'emergenza di Stati totalitari come l'URSS e la Germania nazista non può non farci cambiare idea!
Nella società idraulica la più importante divisione è fra i dominatori e gli altri (tutti).
La struttura verticale è fondamentale e le arbitrarie crudeltà e talvolta, invece, generosità del despota sono un tema ricorrente in molti documenti. Un ruolo importante in simili società è occupato dalla burocrazia, anche se Stalin, quando si riferiva a tale sottoclasse, li denominava come una cobriccola di scaldasedie! :dunce: Ma in realtà era un tentativo, peraltro goffo, di nascondere il Frankestein burocratico del regime sovietico, dietro la facciata quasi umoristica degli inefficienti burocrati, il che rappresenta (è facile arguire) una tentativo di mascherare il totalitarismo.
La rete dei funzionari può estendersi in guisa orizzontale su di un vasto territorio, ma ad eccezione dei periodi di disgregazione, anche i più autorevoli dignitari provinciali erano semplicementi persone nominate dal centro e dallo stesso manipolate. Gli imperi Achemenide e quello Cinese ne sono esempi piuttosto chiari, se l'URSS non fosse bastante. ;) Il Gran Re di Persia non considerava minimamente un satrapo come un vassallo feudale, ma solo come un suo agente territoriale, se pur di alto rango. L'impero persiano è dunque un impero burocratico, ovvero una società idraulica.


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Il dispotismo orientale XXXI

La coscienza di classe è forse un fattore meno generale di quanto il marxismo vorrebbe farci credere, ma non c'è dubbio che i dominatori della società idraulica, che godevano di straordinari privilegi di potere, reddito, status, hanno formato uno dei gruppi a più alta coscienza di classe della storia dell'umanità! :x
Uno dei primi a chiarire il concetto fu Confucio, che delineò la caratteristica politica dell'uomo ideale. Costui, dopo essere stato adeguatamente addestrato, poteva essere usato come funzionario di governo, vale a dire pronto a dirigere gli uomini comuni (La massa della popolazione). La dicotomia fra i due gruppi (o classi) trova espressione nei termini cinesi "shin" e "min" ovvero governanti e governati. E questa distinzione è presente in ogni società idraulica e i primi sono ben consci intimamente della loro superiorità. Fra i governati si possono notare varie sottodistinzione, fondate magari sulla proprietà, ma sono tutte poco importanti (compresa la schiavitù) nel nostro tipo di società. Fatto è che in essa c'è stato sicuramente conflitto sociale, ma mai lotta di classe, perché il primo assume i contorni del secondo solo quando coloro che vi partecipano costituiscono una frazione rilevante e rappresentativa della popolazione. La lotta di classe implica azione di massa, come afferma lo stesso Marx. E questo non avviene , perché gli uomini dell'apparato controllano facilmente le varianti secolari e religiose della "democrazia degli straccioni". :) La lotta di classe, in altre parole, lungi dall'essere una malattia cronica del capitalismo, è un lusso delle società policentriche e aperte. :)
La proverbiale propensione del suddito orientale ad evitare qualsiasi contatto con i temuti rappresentanti del governo, sottolinea l'accettazione a priori della sconfitta in un agone che non ha mai ragione di essere.
Soltanto i conflitti sociali in seno alla classe dirigente possono presentare un carattere politico.


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Il dispotismo orientale XXXII

Nell'ambiente idraulico è importante lo scontro fra funzionari superiori e subalterni, perché i coinvolti nel conflitto avevano a disposizione le risorse di un apparato di Stato molto potente. Una valutazione del governo cinese sotto i Manciù ci permette di affermare che ai subalterni, per un certo periodo di tempo, era attribuito circa il 30% degli introiti totali e questo grazie alla conoscenza degli affari locali e della familiarità con il funzionamento pratico del lavoro amminisrativo. Nella lotta i subalterni non poterono mai essere controllati completamente, ma, d'altra parte, non pensavano minimamente a scrollare la strutture dell'apparato burocratico che ha sempre consentito ai funzionari superiori di imporsi come detentori dell'autorità legale, amministrativa ed economica.
In una situazione di potere totale la lotta burocratica non è soltanto competitiva, ma anche pericolosa e uno studio statistico della prima lunga dinastia cinese, quella dei Han, rivela che il 35% dei burocrati superiori morirono di morte violenta fuori dal campo di battaglia e cioè 12% torturati e uccisi in prigione, 14% condannati a morte e 9% suicidi!
L'esercito svolge un ruolo diverso nelle varie fasi dell'economia idraulica. nel periodo di formazione il supremo leader militare è in grado di controllare anche l'economia, ma una volta consolidatasi la strutturea economica non c'è più posto per i singoli specialisti come i capi militari, o della polizia e sarà solo il capo dell'apparato politico, del quale tutta la società è capillarmente compenetrata, a esercitare il potere. Vedasi ad es. l'URSS nei primi anni del dopo '17, dove tutto era nelle mani dei politici rivoluzionari e anche Trockij, capo dell'Armata Rosso, doveva inchinarsi a Lenin e poi tutti i settori seguire le direttive impartite dall'alto del Politburo, ovvero Stalin. Inutile dire che il despota riuscirà a prevalere in maniera tanto più completa quanto più riuscirà a scegliere i funzionari civili e militari e quanto saranno a lui fedeli, o meglio, fedelissimi! E la riprova della sua autorità è data in particolare dal fatto che egli può anche mettere in pericolo l'esistenza stessa dello Stato con una politica irrazionale, ma rimanere egualmente al potere, perché esso è totale. Ciò si verifica quando il despota nomina i funzionari senza dover fare i conti con una burocrazia ereditaria, ad es. i nobili negli Stati feudali.


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lemond
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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XXXIII

Un esempio di nomine con le quali i sovrani si servirono per ridurre l'omogeneità delle burocrazia fu quello dell'inclusione di funzionari religiosi.
In India la posizione preminente dei gruerrieri-dirigenti fu indebolita dalla nomina di bramini a uffici governativi e dall'istituzione del "purohita" (il sacerdote di corte). Una volta insediati in carica divennero una vera e propria casta, insistendo molto sulle qualifiche educative necessarie per l'adempimento dei compiti burocratici e questi requisiti costituirono sempre un solido argomento contro l'inserimento di comuni cittadini in posizioni governative.
Il sistema cinese di esame sembra un'eccezione alla possibilità di inserimento della parte bassa del popolo fra l'élite, ma gli effetti sociali furono molto più modesti di quanto la leggenda popolare vorrebbe farci credere.
Innanzi tutto questo sistema fornì ai governi assolutistici della Cina dei candidati a posti burocratici solo per un periodo limitato e relativamente tardo. Esso fu istituito solo all'epoca della riunificazione dell'impero dalla breve dinastia Sui (581-618) e sviluppata dalla successiva dinastia T'ang e il motivo non furono certo spinte democratiche, bensì solo per un'idea di un sovrano dispotico. Anche con il sistema dell'esame, alla fine erano l'imperatore e i funzionari di più alto grado a decidere le persone da impiegare e come. Ci furono poi, sotto tutte le dinastie, discriminazioni contro i mercanti e artigiani, che non potevano partecipare agli esami e, poiché il commercio era l'unico settore che permetteva ai comiuni cittadini di arricchirsi e di poter studiare, la discriminazione suddetta escludeva dalla pubblica amministrazione proprio coloro che sarebbero stati nelle migliori condizioni materiali per prepararsi agli esami!
Quando arrivarono i mongoli, questo sistema cessò quasi del tutto; invece i sovrani indigeni delle dinastie MIng e manciù furono restii a incoraggiare la tendenza alla autoperpetuazione della burocrazia e addirittura rimossero la discriminazione contro artigiani e commercianti e quindi si può dire che dal XVIII secolo un rallentamento della tendenza di cui sopra ci fu, anche se non si arrivò mai alla distruzione dell'auto-perpetuazione sociopolitica che ha sempre dominato i pensieri e le azioni della burocrazia.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XXXIV

Nelle società aperte, fondate sulla proprietà, un comune cittadino può salire più in alto e, se anche i membri della classe superiore possono adottare discriminazioni nei confronti del "parvenu" o "homo novus", di solito esse diventano inoperanti nei confronti dei figli e dei nipoti.
Cosa del tutto diversa avviene nella società idraulica, dove quasi mai i nuovi membri delkla classe dirigente provengono dalle file di liberi e importanti cittadini. In Cina i membri che assumevano posizioni di rilievo erano quelli scelti dal sovrano e quel poco di mobilità sociale diversa, era comunque dovuta a manipolazioni dall'alto e quindi in definitiva un processo passivo.
Il potere totale promuove in maniera prudente e discriminatoria e c'è una condizione fondamentale dalla quale non si può prescindere: il servilismo! (Il papero e il mulo sono esempi di arrisvismo in una società aperta, che però in quei casi ha assunto le forme di quella idraulica, forse perché calcio e ciclismo sono"enclavi" della seconda nella prima :D ).
A differenza della classe superiore di società "aperte" dove il capo non è riconosciuto per sempre e, a differenza ancora maggiore dei signori feudali, dove c'è solo il "primus inter pares", gli uomini dell'apparato idraulico considerano il loro sovrano come supremo e per funzionare l'apparato ha avuto sempre bisogno di esistere come entità organizzata, centralizzata e paramilitare!
Anche nelle altre società è sempre esistito l'esercito, ma di solito è subordinato alle decisioni politiche, si potrebbe dire quindi autoritarismo sì, ma "con juicio". :D


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Nella prima guerra mondiale i muli ebbero un' importanza fondamentale soprattutto nelle condizioni più estreme svolgendo compiti che non avrebbero potuto eseguire né asini né cavalli. Non ho notizie di particolari benemerenze riguardo i paperi...


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lemond
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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Gimbatbu ha scritto: martedì 20 luglio 2021, 10:20 Nella prima guerra mondiale i muli ebbero un' importanza fondamentale soprattutto nelle condizioni più estreme svolgendo compiti che non avrebbero potuto eseguire né asini né cavalli. Non ho notizie di particolari benemerenze riguardo i paperi...
:diavoletto: :crazy: :diavoletto: Comunque anche a me stanno meno antipatici i muuli dei paperi, nel senso che ai primi qualche utilità si può assegnare.


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Re: A che serve la cultura all'uomo? Ovvero: è o non è una condanna?

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Il dispotismo orientale XXXV

la società idraulica, oggetto dell'indagine, è sopravvissuta per millenni fino a quando non ha incontrato e subìto l'influenza dell'Occidente industriale e commerciale in espansione. Nonostante i millenni di cui sopra, molti storici si sono ingegnati a sostenere l'inutilità dello studio, proponendoci invece la finzione di uno sviluppo unilienare della storia!
Gli unilinearisti del XIX secolo trascurarono la società idraulica perché erano influenzati dalle stupende conquiste della rivoluzione industriale e ingenuamente postularono uno sviluppo semplice e progressivo della società. :x
Per Hegel, l'uomo sembrava procedere irresistibilmente verso la libertà e ancor meglio per Fourier, Comte, Spencer etc. Il più moderato è Franz Boas, che si contentò di dare un'agnostica valutazione "giorno per giorno" dell'esperienza umana.
Marx, Engels e anche Lenin (prima dell'Ottobre) invece, fecero propria la concezione asiatica, a differenza dei successivi "santoni" dell'ideologia marxista-lenista.
Il concetto marxiano di società asiatica derivò in larga misura dalle osservazioni di taluni economisti classici, in particolare J.Stuart Mill, che a sua volta le aveva ricevute dal padre e da A. Smith. James Mill respinse le analogie che si pretendeva di riscontrare fra il modello asiatico e il feudalesimo di tipo europeo. Dal 1853, fino alla morte, Marx mantenne fede al concetto e alla terminologia asiatica degli economisti e, oltre alla formula "dispotismo orientale" analizzo lo specifico modo asiatico di produzione e, così facendo, trascurò temporaneamente la politica di partito per dedicarsi allo studio del capitalismo industriale come fenomeno storico e socio-economico distinto. Nella prima stesura del Kapital mostra che il concetto asiatico lo aveva molto impressionato e confrontò sistematicamente certe carateristiche istituzionali nei tre tipi più importanti di società agraria: Asia, antichità classica/feudalesimo e moderna società industriale.


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Il dispotismo orientale XXXVI

Volendo conoscere più da vicino l'interpretazione asiatica di Marx, non è necessario vedere ogni singola società; può bastare l'analisi di tre paesi fondamentali: India, Cina e Russia.
Marx scrisse sull'India due articoli per il New York D. Tribune nel 1853 e la presentò come "la vecchia società asiatica" ove si era reso necessario l'interferenza del potere centrale. La condizione essenziale per questo tipo è che la popolazione è disseminata in piccoli villaggi autosufficienti (combinazione fra agricoltura su piccola scala con l'artigianato domestico).
Il Nostro mostrò più sensibilità per le condizioni dell'India, che per quelle della Cina, però quando pose l'attenzione sul secondo Stato, arrivò alla conclusione che entrambi si basvano sulla stessa struttura economica e, a suo parere, neppure la scomparsa della proprietà comune della terra in Cina, aveva alterato in misura rilevante i fondamenti economici della produzione asiatica.
Quanto alla Russia, fu definita per la prima volta "un paese semi-asiatico" in un articolo firmato da lui, ma scritto da Engels il 18/4/1853 sempre sul N.Y.D.T. e specificarono entrambi che tale qualifica non si riferiva alla localizzazione geografica del paese, bensì alle tradizioni e istituzioni, caratteristiche e condizioni, come i villaggi isolati e la forma fortemente centralizzata del dispotismo. Lo zar è il prodotto logico e necessario delle condizioni sociali della Russia, che furono generalizzate da Pietro il Grande e l'eventuale emancipazione dei servi avrebbe addirittura rafforzato questo monopolio, perché avrebbe distrutto il potere dei nobili sui servi e anche l'autogoverno delle comunità rurali.
Marx non spiegò mai come il capitalismo moderno in Russia avrebbe potuto svilupparsi sotto un potere di tipo orientale e questa mancata esplicazione costituisce una delle più gravi deficienze nella sua trattazione, ma si dimostrò coerente, quando nel 1881 considerò il capitalismo semi-orientale della Russia (o quasi-occidentale) una forza comunque predatoria, ma del tutto diversa dal tipo feudale, perché il vero proprietario della terra era lo Stato.


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