cycling_chrnicles ha scritto: ↑giovedì 28 luglio 2022, 15:02
Ci sono spettatori che i corridori li seguono da quando hanno 17/18 anni. I mezzi per farlo ci sono.
Dico la mia andando per ordine perché ci sono tanti punti che hai toccato e meritano risposta.
cycling_chrnicles ha scritto: ↑giovedì 28 luglio 2022, 15:02
Van Aert e van der Poel arrivano al cross dei grandi quando i tre più forti della generazione precedente, Stybar, Boom e Albert, già non si dedicavano più alla disciplina in questione. I primi due perché erano stradisti a tempo pieno, e il terzo perché si è ritirato a 28 anni per problemi fisici.
Dunque i due si impongono con facilità fin da subito, dato che gli avversari principali sono un Nys prossimo ai 40, van der Haar e un Kevin Pauwels che sta vivendo gli ultimi 2/3 anni buoni. Il problema, però, è che tra i due ce n'è uno palesemente più acerbo dell'altro, il quale, peraltro, viene rallentato da un infortunio subito all'Avenir del 2015. Van der Poel cresce a dismisura negli anni fino a diventare totalmente ingiocabile per Van Aert. E nel mentre emergono anche altri 2/3 nomi incapaci di dare fastidio a MvdP, ma in grado, nelle giornate buone, di arrivare davanti a WVA.
Analisi che condivido per tre quarti. Per il resto, come dicevo l'altro giorno, secondo me stai guardando e facendo le tue considerazioni valutando il 2019 come punto d'arrivo e non come un inverno oltremodo negativo per Van Aert che altera l'equilibrio della sua intera carriera crossistica: inferiore su quasi tutti i tracciati a Mathieu, tolti quelli con molto dislivello e fangosi, ma superiore anni luce a tutti gli altri in qualsivoglia contesto.
cycling_chrnicles ha scritto: ↑giovedì 28 luglio 2022, 15:02
Che nel cross fosse forte nei percorsi con grande dislivello è totalmente irrilevante perché le salite dei tracciati di cross sono comunque brevissime, il suo punto di forza principale è la corsa a piedi e, perché, negli anni, come dicevo prima, Van Aert prende peso, su questi tracciati inizia a perdere efficacia, mentre inizia a dare il meglio di sé su percorsi più veloci.
Ma in quali anni Wout inizia a perdere efficacia sui tracciati più "duri"? A me pare che, ancora una volta, il caso sia riconducibile esclusivamente all'inverno 2018-2019 e a nessun altro. Nel 2017-2018, ad esempio, batte MVDP (senza considerare Gavere per ovvi motivi) a Zeven, Namur, Bredene e Valkenburg, tutti circuiti pieni di fango o durissimi altimetricamente, mentre nei circuiti veloci non lo sconfigge mai (a parte a Boom, ma anche qua non per meriti suoi). Già da questa stagione, tra l'altro, la testa è divisa a metà tra attività nei campi e classiche primaverili, dove senza foratura sul Carrefour avrebbe agilmente chiuso nei 10 Gand, Fiandre e Roubaix. Quindi io non vedo nessuna consequenzialità "prende peso--> va peggio nei circuiti tosti", anche perché WVA si è ingrossato principalmente tra Zolder 2016 e Bieles 2017; a Valkenburg aveva più o meno il fisico l'attuale.
Chiusa la parentesi ciclocross, concentriamoci sulla strada...
cycling_chrnicles ha scritto: ↑giovedì 28 luglio 2022, 15:02
Nel frattempo Van Aert inizia anche a dedicarsi alla strada, dove si rivela essere un ottimo corridore, forte sul passo e velocino. Per quel che abbiamo visto prima del lockdown, ad ogni modo, è anche totalmente negato in salita.
Diciamo un uomo da Roubaix, il più classico dei passisti belgi.
Sull'ultima frase posso concordare, nel senso che immaginando la classica che meglio si adatta al belga questa non può che essere la Roubaix. Ma come fai a dire che era addirittura totalmente negato in salita? Per affermare una cosa del genere ci vorrebbe quantomeno una prova tangibile e , avendo WVA disputato in carriera, alla vigilia del Delfinato 2019, circa 3 tappe di vera montagna, è impossibile fornirla. In ogni caso, nella due giorni finale della corsa di preparazione francese ha la febbre e se non ricordo male nell'ultima aspetta anche un Kruijswijk malaticcio per qualche chilometro. Al Tour si ritira prima che inizino i Pirenei.
Durante questo periodo, però, domina la cronometro del Delfinato con una salitella non banalissima nel tracciato, e nella frazione di Epernay al Tour desta buone sensazioni. Dunque, nonostante il pochissimo materiale a disposizione, non ci si può azzardare a definirlo totalmente negato, né, viceversa, naturalmente portato per le grandi salite. La sua dimensione sulle cotes in quel momento era assimilabile a quella di Sagan, di Van Avermaet o di Trentin.
cycling_chrnicles ha scritto: ↑giovedì 28 luglio 2022, 15:02
Prima del lockdown nessuno capace di fare un minimo di analisi di ciò che vede avrebbe reputato Van Aert un fenomeno. Cosa che, invece, si poteva fare con gente più giovane, arrivata più tardi ai massimi livelli della disciplina strada, che già aveva ottenuto risultati di ben altro profilo rispetto a quelli di WVA. Mi riferisco a MvdP, a Pogacar, a Evenepoel.
Questo è difficilmente opinabile, nel senso che ognuno ha le proprie idee. Dico però che certe sue prestazioni sono state prese un po' sottogamba dopo il periodo non brillantissimo che aveva passato
cycling_chrnicles ha scritto: ↑giovedì 28 luglio 2022, 15:02
Venendo al settore incriminato, la salita, perché Pietro dice "ma è migliorato veramente tanto solamente in salita", io, innanzitutto, chiedo: cosa resterebbe di Van Aert senza le prestazioni sul Ventoux, sul Mikuni Pass, sul Glières e sull'Hautacam?
Dopodiché mi preme far notare come ci siano state variazioni enormi in salita anche solamente all'interno di questa stagione. Sulle cotes della Liegi da quanti corridori si stava staccando? Nella tappa del Delfinato in cui ha perso da Gaudu era in difficoltà su un cavalcavia e i suoi tifosi ci dicevano che "aveva preso peso per andare più forte in volata". Un mese dopo spiana l'Hautacam, dopo essere stato tutto il giorno in fuga, demolendo gente come Dani Martinez e Pinot, e se ci facciamo delle domande siamo pure dei cattivi complottisti. Ci avevano detto che aveva preso peso e bla bla bla, vediamo una cosa che smentisce totalmente l'assunto di cui sopra, però bisogna stare muti e accettare che siamo davanti a Van Basten che fa anche il mediano, tutto nella norma.
Variazioni enormi in salita in quest'ultimo anno? In generale non se ne sono viste di variazioni dal 2020 ad oggi. Ha sempre alternato giornate brillantissime (come per esempio Grand Colombier o la tappa del Glieres) ad altre sottotono, approfittando di non dover essere ogni giorno al 100%, un po' come fanno i Mollema e i Pinot della situazione insomma (solo che lui ci aggiunge tutto il resto, e ogni tanto dovrà anche tirare il fiato...). Quel che ha combinato a Hautacam è clamoroso in relazione a ciò che è nelle possibilità degli altri, non certamente rispetto a quel che aveva già dimostrato nel passato (Ventoux e altre tappe, tra cui le due elencate sopra).
Per ciò che concerne Liegi e Delfinato secondo me il discorso non è uguale per entrambe. Alla Doyenne ci è arrivato dopo esser stato fermo una settimana col Covid e con nelle gambe la Roubaix della domenica precedente. In quelle condizioni non penso che uno come lui potesse fare di meglio. In primavera alla Parigi-Nizza aveva staccato praticamente tutti nell'ultima tappa, quindi non è che si sia reinventato scalatore un giorno di luglio all'improvviso.
Al Delfinato invece, era effettivamente grosso, bastava guardarlo, non serve tirare in ballo i tifosi per metterlo in dubbio; al Tour, e l'aveva prontamente fatto notare winter alla presentazione delle squadre, era molto più fino. Comunque ritengo che Wout possa amare di più passi lunghi come Aubisque e Hautacam, dove può impostare un ritmo regolare e friggere le gambe agli avversari, piuttosto che fiammate di 5 km come quelle della tappa vinta da Gaudu, dove generalmente subisce l'andatura degli scalatori. La tappa della Croix de Fer marca maggiormente la differenza tra lo scalatore Wout del Delfinato e lo scalatore Wout della Grande Boucle, ad esempio.
cycling_chrnicles ha scritto: ↑giovedì 28 luglio 2022, 15:02
Relativamente, infine, al discorso per cui nelle classiche va più piano che non al Tour de France, c'è un elemento, innanzitutto, che è tangibile per tutti, vale a dire i ritiri in altura. Quel lavoro che i Jumbo hanno fatto da maggio fino a poco prima del Tour, con in mezzo il Delfinato, prima delle classiche non lo puoi fare. Io non ho idea di cosa facciano durante questi mitologici ritiri in altura, ma, sicuramente, almeno un bel boostino dal punto di vista ematico ce l'hai se ti fai un mese e mezzo a 3000 metri.
In realtà anche prima delle classiche seguono lo stesso programma (come tutti gli altri d'altronde, non è che sono gli unici ad andare oltre i 2000 metri in fase di preparazione). Dal 10 gennaio, circa, al 25 training camp tutti insieme e, generalmente, tutto il mese di febbraio la squadra delle classiche lo passa in altura