Si aspetta sempre l'irreparabile, prima di prendere provvedimenti.
Tristezza e rabbia

tristissima notizia. Ancora piu' amara, se possibile, per il modo in cui e' avvenuta..Maìno della Spinetta ha scritto:mamma mia che tristezza,
e che rabbia.
Belgio che tra strade strette, tifosi alcolizzati, e mezzi al seguito deve darsi una regolata, e che dire della tifosa che si piazza in uno spartitraffico al Fiandre?
PS Le moto al Tour, Hoogerland all'aria... ci sono anche queste nella lista.
Una precisazione: il pedone in questione non era uno spettatore ma un meccanico della Direct Énergie ("autodenunciatosi" dopo una segnalazione del ds del Team LottoNl-Jumbo che indicava nel ds del team francese il colpevole)ucci90 ha scritto:2. Troppe moto, ok, ma per me il ruolo delle moto è quello di "controllare" il pubblico e allora bisognerebbe ripartire dall'educazione del pubblico stesso. Nelle stesse ore della tragedia di Demoitie la Gent di Colbrelli si è interrotta perché uno spettatore ha attraversato la strada mentre passavano i corridori; ecco, se chi sta a bordo strada tenesse un comportamento consono le moto non servirebbero.
chiedo venia. comunque se uno segue qualche corsa il problema esiste ed è grave, chi sta a bordo strada spesso non sa starci in ogni parte del globo (escluso il Qatar dove chi sta a bordo strada... non esiste!)Basso ha scritto:Una precisazione: il pedone in questione non era uno spettatore ma un meccanico della Direct Énergie ("autodenunciatosi" dopo una segnalazione del ds del Team LottoNl-Jumbo che indicava nel ds del team francese il colpevole)ucci90 ha scritto:2. Troppe moto, ok, ma per me il ruolo delle moto è quello di "controllare" il pubblico e allora bisognerebbe ripartire dall'educazione del pubblico stesso. Nelle stesse ore della tragedia di Demoitie la Gent di Colbrelli si è interrotta perché uno spettatore ha attraversato la strada mentre passavano i corridori; ecco, se chi sta a bordo strada tenesse un comportamento consono le moto non servirebbero.
Sono senza parole di fronte a queste tragedie, sottoscrivo quanto dici.Bradipone ha scritto:La pochezza su tutti i fronti delle istituzioni porta a queste assurde tragedie. Era nell'aria da anni.
maurofacoltosi ha scritto:Qui la ricostruzione dell'incidente a Demotie. Sembrerebbe una fatalità che non dipende dal numero di moto in corsa
http://ciclismo.sportgo.tv/2016/03/gand ... -demoitie/
che questa sia una situazione sfigata, se vogliamo diciamo pure (erroneamente) una fatalità, non ci piove. anche se un motociclista in gara dovrebbe saper evitare queste situazioni, prevedendo il comportamento dei corridoi e mantenendo distanze e velocità tali per evitare l'impatto.maurofacoltosi ha scritto:Qui la ricostruzione dell'incidente a Demotie. Sembrerebbe una fatalità che non dipende dal numero di moto in corsa
http://ciclismo.sportgo.tv/2016/03/gand ... -demoitie/
E' una semplice questione di statistica: meno ce ne sono, minore è il rischio...a prescindere dalle capacità di guida e dalle valutazioni che dovrebbero fare i motociclisti al seguito delle corse.cauz. ha scritto:che questa sia una situazione sfigata, se vogliamo diciamo pure (erroneamente) una fatalità, non ci piove. anche se un motociclista in gara dovrebbe saper evitare queste situazioni, prevedendo il comportamento dei corridoi e mantenendo distanze e velocità tali per evitare l'impatto.maurofacoltosi ha scritto:Qui la ricostruzione dell'incidente a Demotie. Sembrerebbe una fatalità che non dipende dal numero di moto in corsa
http://ciclismo.sportgo.tv/2016/03/gand ... -demoitie/
però che non ci si debba interrogare sul numero di moto in corsa non sono affatto d'accordo.
è un incidente che puo' capitare in rarissimi casi, ma riducendo il numero di mezzi in strada (e -aggiungo io- pure il numero di corridori) non si fa altro che abbassare la probabilità che questi casi avvengano.
Fammi capire, era la solita, generica, ripetitiva battuta che si sente da 20 anni a questa parte (ormai sono tante le battute che hanno come obiettivo lo stereotipo del ciclista dopato) oppure l'idiozia era rivolta coscientemente al povero Demoitié ? Nel primo caso, mi verrebbe da dire che l'ebete che l'ha pronunciata, oltre ad essere poco simpatico, è stato anche decisamente fuoriluogo, probabimente non sapendo cosa è succeso; se invece ci ritroviamo nel secondo caso, allora augur a chi ha avuto l'imbecillità di dire una cosa del genere, di provare lo stesso dolore che stanno vivendo parenti, amici e colleghi del corridore Belga.Rhaegar ha scritto:Segnalo che oggi su Radio MonteCarlo hanno fatto ironia sulla morte di Demoitie con una pessima e imbarazzante battuta...
"Scontro fra ciclista dopato e una moto, ciclista illeso e moto distrutta".
Davvero pessimi e se proprio volevano farla potevano scegliere un momento migliore.
Penso più la prima... Ho sentito di sfuggita mentre stavo cercando un'altra frequenza e l'ho trovata parecchio triste visto quel che è successo al povero Demoitie. Non so se ci sono stati riferimenti in precedenza, però non era il momento per farla.Tranchée d'Arenberg ha scritto:Fammi capire, era la solita, generica, ripetitiva battuta che si sente da 20 anni a questa parte (ormai sono tante le battute che hanno come obiettivo lo stereotipo del ciclista dopato) oppure l'idiozia era rivolta coscientemente al povero Demoitié ? Nel primo caso, mi verrebbe da dire che l'ebete che l'ha pronunciata, oltre ad essere poco simpatico, è stato anche decisamente fuoriluogo, probabimente non sapendo cosa è succeso; se invece ci ritroviamo nel secondo caso, allora augur a chi ha avuto l'imbecillità di dire una cosa del genere, di provare lo stesso dolore che stanno vivendo parenti, amici e colleghi del corridore Belga.Rhaegar ha scritto:Segnalo che oggi su Radio MonteCarlo hanno fatto ironia sulla morte di Demoitie con una pessima e imbarazzante battuta...
"Scontro fra ciclista dopato e una moto, ciclista illeso e moto distrutta".
Davvero pessimi e se proprio volevano farla potevano scegliere un momento migliore.
E' una teoria sconcertante; enunciata però da uno degli utenti più lucidi e competenti del forum.trecentobalene ha scritto:ma non pensate che questo sia un omicidio volontario ?
io penso di si . e piu' ci penso piu' lo ritengo volontario .
forse cercato , con un bersaglio preciso , forse con la solo volonta' di ammazzare un uomo .
non ho alternative in testa ora .
A mio modo di vedere bisognerebbe scindere il pericolo "intrinseco" alla disciplina sportiva da tutto il resto.lumacher ha scritto:Nell'esasperazione di tutte le cose, anche il ciclismo non può sottrarsi al problema. Vale per i tifosi, che ormai vanno in massa ai grandi eventi per farsi vedere più che per vedere: e allora via ai fumogeni, ai travestimenti, alle apparizioni di finaco al corridore, ai famigerati selfie. E vale anche per tutta la carovana della corsa: sì, i mezzi sono troppi, ma è anche il controllo delle strade che richiede una massiccia presenza di personale in corsa. Sempre più rotatorie, svincoli, spartitraffico, rallentatori, muretti qua e là. Ma a mio avviso il problema maggiore è dovuto alla velocità con cui tutta questa carovana si muove! E mi viene sempre in mente un parallelo con le corse automobilistiche: una volta si poteva correre la Mille Miglia sulle strade ordinarie; poi le velocità sono diventate così elevate che la competizione è stata interrotta per il troopo rischio, e le corse automobilistiche sono state confinate su circuiti ad hoc, con misure di sicurezza moltiplicate. Ecco, occorre ragionare, per assurdo, se sia ancora possibile correre in bici su strada, con tutti i pericoli che ci sono.....
Tuttobiciweb ha scritto che le condizioni di De Rosso sono in netto miglioramento ed è stato trasferito all’ospedale di Conegliano per completare le cure.maurofacoltosi ha scritto:
In queste stesse ore è ricoverato in gravi condizioni in ospedale Guido De Rosso (professionista dal 1962 al 1969, 3° al Giro del 1964), che è stato investito da un'auto la sera del 26 marzo
Visconte85 ha scritto:COSENZA – E’ morto Pino Faraca, l’amatissimo ciclista cosentino che per molti anni ha rappresentato la Calabria sulle due ruote. A stroncargli prematuramente la vita un tumore, all’età di soli 56 anni. Si è spento confortato dagli affetti più cari nel cuore del centro storico della città, che ne ha seguito con passione le imprese al Giro d’Italia ed in numerose altre gare professionistiche. Nel 1981 è diventato il secondo calabrese di sempre ad entrare nell’élite del ciclismo ed alla prima esperienza della corsa Rosa indossò la maglia bianca in qualità di primo classificato nella graduatoria generale dei neo professionisti al Giro. In quell’edizione, in classifica generale, ottenne un ottimo undicesimo posto. Un risultato straordinario per un debuttante tanto che fu in predicato di essere convocato in nazionale per il mondiale di Praga. Purtroppo questa opportunità gli venne negata da una caduta durante il Giro dell’Appennino. Entrò in coma per una settimana, ma riuscì a vincere quella sfida e a tornare in sella. L’incidente però lo segnò profondamente e nel 1986 fu costretto al ritiro. Coltivava la passione per la pittura. A Cosenza era benvoluto ed amato da tutti. Un personaggio entrato a pieno titolo tra gli eroi sportivi del capoluogo bruzio. E già c’è chi ha proposto di intitolargli una strada cittadina.
Tranchée d'Arenberg ha scritto:Visconte85 ha scritto:COSENZA – E’ morto Pino Faraca, l’amatissimo ciclista cosentino che per molti anni ha rappresentato la Calabria sulle due ruote. A stroncargli prematuramente la vita un tumore, all’età di soli 56 anni. Si è spento confortato dagli affetti più cari nel cuore del centro storico della città, che ne ha seguito con passione le imprese al Giro d’Italia ed in numerose altre gare professionistiche. Nel 1981 è diventato il secondo calabrese di sempre ad entrare nell’élite del ciclismo ed alla prima esperienza della corsa Rosa indossò la maglia bianca in qualità di primo classificato nella graduatoria generale dei neo professionisti al Giro. In quell’edizione, in classifica generale, ottenne un ottimo undicesimo posto. Un risultato straordinario per un debuttante tanto che fu in predicato di essere convocato in nazionale per il mondiale di Praga. Purtroppo questa opportunità gli venne negata da una caduta durante il Giro dell’Appennino. Entrò in coma per una settimana, ma riuscì a vincere quella sfida e a tornare in sella. L’incidente però lo segnò profondamente e nel 1986 fu costretto al ritiro. Coltivava la passione per la pittura. A Cosenza era benvoluto ed amato da tutti. Un personaggio entrato a pieno titolo tra gli eroi sportivi del capoluogo bruzio. E già c’è chi ha proposto di intitolargli una strada cittadina.
ma che cavolo succede!!??Basso ha scritto:Anche stavolta non c'è stato il lieto fine http://www.cicloweb.it/news/2016/05/10/ ... famiglia-h
Non so che dirti, ma certo che quattro in due mesi fra gli u23/élite (Guyot, Demoitié, Myngheer e ora Verdick) sono tanti tanti.Strong ha scritto:ma che cavolo succede!!??Basso ha scritto:Anche stavolta non c'è stato il lieto fine http://www.cicloweb.it/news/2016/05/10/ ... famiglia-h
basso hai dette statistiche? rirentra tutto, purtroppo, nella norma?