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lemond
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Re: Storia

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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXVI

Lo scalpore suscitato dalla morte di Lucio Vettio dette un'aurea di veridicità al presunto complotto per assassinare Pompeo e il Granduomo passava da un dubbio all'altro. Bibulo approfittò della situazione per posporre le elezioni curuli, assicurando che le stelle non erano favorevoli e ciò gettò addirittura Pompeo nel panico, ma Cesare lo rassicurò: "Bibulo ha commesso un errore, perché se le elezioni si fossero svolte ora, Gabinio e Lucio Pisone avrebbero perso e i consoli sarebbero stati due ottimati. Rinviandole ci ha dato la possibilità di recuperare terreno, se accettiamo il rinvio come legittimo e ci inchiniamo all'editto dello scrutatore del cielo." :)
Pompeo, rassicurato, riferì a Cesare che gli ottimati erano in rotta con Gaio Pisone.
"Vero, quando Catone e Bibulo hanno saputo che Gaio Pisone aveva ucciso Vettio, gli si sono rivoltati contro, perché sono sciocchi, ma di fronte all'omicidio hanno avuto uno scatto morale."
- È stato Gaio Pisone? -
"Sì, Pisone sapeva che la morte di Vettio poteva in qualche modo essere addebitata a me e credo che Cicerone abbia anche provato a convincerti di questo?"
-Bèh.., mormoro Pompeo arrossendo. -
"Magno ricordati che mi servi molto più da vivo che da morto, perché la tua gente è tenuta ad appoggiarmi fino all'ultimo uomo. E poi io non sono un fautore di morte!"
I plebei non erano tenuti a seguire gli auspici e quindi elessero i loro tribuni e per primo Publio Clodio: in lui il popolo vedeva il proprio difensore contro il Senato, altrimenti non avrebbe mai rinunciato al suo status di patrizio.
Cesare chiese al nuovo presidente del tribunato della Plebe che cosa avesse intenzione di fare e questi rispose che avrebbe tolto a gente come Bibulo il potere di assentarsi dal consolato invocando cose assurde, avrebbe perseguito Cicerone e infine fatto distribuire grano gratis ai capite censi.
"E come farai a ottenere il denaro sufficiente?"
- Semplice, facendo una legge per annettere l'isola di Cipro, che ci è stata data per testamento: il tuo decreto sull'Egitto non si estendeva al possedimento dell'isola. - :)
"Che splendida idea e ti posso consigliare la persona giusta a cui affidare la missione delicata per tale annessione, uno stupido, ma onesto, che non si prenda metà dei tesori confiscati: Catone."
Clodio se ne andò pieno di entusiasmo all'idea, mentre Cesare si diceva di aver avuto l'idea più brillante degli ultimi anni: mandare lontano da Roma Catone per due/tre anni, lui che aborriva l'ipotesi di assentarsi dalla citta anche per un giorno! :diavoletto:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXVII

Cesare promulgò la legge Iulia per vietare ai governatori di compiere estorsioni nelle loro province: "Non lo fo per altruismo o demagogia e non ho nulla contro chi è capace di arricchirsi in misura accettabile, voglio solo impedire che si frodi l'Erario e altresì che il popolo delle province sia protetto contro la rapacità! Marco Catone dice che le mie leggi non sono legali a causa dell'assenza del mio collega console, occupato a guardare il cielo, ma sono solo affermazioni infondate e non mi sono fatto intralciare fino a ora e proseguirò nello stesso modo durante l'iter di questa legge, ma assicuro questo consesso che se non l'approverà, non sottoporrò la legge al popolo; solo il Senato può comprendere quel che è bene o male nell'operato dei governatori. Questa sarà una legge senatoria, si potrebbe dire che è un dono che faccio al Senato, rifiutatelo e il regalo perirà."
La legge fu approvata all'unanimità, nemmeno Catone ebbe qualcosa da obiettare.
Anche Crasso si complimentò e chiese all'amico se poteva portare con sé in Gallia il suo Publio, per fargli imparare (dal migliore) l'arte della guerra.
"Sarò lieto di includerlo nell'elenco."
Pompeo ritornò a Roma per aiutare Aulo Gabinio e Lucio Calpurnio Pisone nella campagna elettorale e Giulia era sempre con lui, ma vedere la figlia fu per Cesare una grande sorpresa, ormai era diventata una giovane matrona, sicura di sé ed era fonte di grande forza per il consorte. :)
Gabinio e Pisone furono eletti nell'ordine il 18 ottobre alla magistratura consolare: i votanti avevano preferito i consoli appoggiati da Pompeo, Crasso e Cesare a candidati degli ottimati che erano pur disposti a pagare cifre importanti; forse il risultato fu dovuto che c'erano pochi elettori rurali, che solitamente erano ben lieti di farsi corrompere, per avere denaro da spendere ai giochi.
Catone, senza nessuna prova, provò a incriminare Aulo Gabinio per corruzione elettorale, ma non trovò nessun giudice disposto ad assecondarlo e allora Metello Scipione suggerì di sottoporre il caso direttamente alla plebe.
Quando Catone si alzò per parlare all'Assemblea, circa centottanta uomini (tutti amici di Clodio) balzarono dai rostri, prelevarono catone, lo trascinarono nel recinto e si misero a picchiarlo senza pietà. Gli altri settecento membri della plebe, riuniti quel giorni, capirono l'antifona e sparirono, lasciando l'atterrito Metello Scipione sui rostri, insieme ai tre tribuni della plebe, fedeli agli ottimati.
Quando si seppe che il castigo di Catone era stato voluto da Clodio, Cicerone si disperò!


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXVIII

Publio Clodio prese possesso della carica il decimo giorno di dicembre, mentre tutta Roma aspettava con il fiato sospeso. Il recinto dei Comizi era troppo piccolo per ospitare la folla enorme, per cui lo stesso Presidente trasferì la riunione sulla piattaforma di Castore e ivi annunciò che avrebbe fatto avere a ogni cittadino romano cinque moggi al mese di grano gratuito.
Il ruggito che si alzò fu udito fino alla Porta Capena e assordò anche i senatori che si trovavano alla Cura Ostilia. Catone, che portava ancora i segni dell'aggressione, pianse, ma Enobarbo lo confortò dicendo che la legge granaria di Clodio sarebbe stata invalidata da Bibulo, come tutte quelle di quest'ammo.
"Povero Enobarbo, disse Cesare, Clodio non ha nemmeno un decimo della tua stupidità e terrà aperta la discussione fino al prossimo Capodanno e poi le tattiche di Bibulo nei confronti dei plebei non credo che possano valere. :D
Clodio annunciò altresì che avrebbe fatto in modo che non fosse più possibile per un qualsiasi Marco Calpurnio Bibulo interrompere le attività di governo e che avrebbe regolato anche il potere dei censori, i quali non avrebbero più potuto cancellare dai ruoli un membro del Senato, come era stato nel caso di Lentulo Sura, affinché poi Cicerone potesse farlo giustiziare senza processo!
Con questo, concluse il suo programma e lasciò Cicerone a barcollare davanti all'abisso del terrore.
Con l'anno al termine il console giovane si fece rivedere, dopo otto mesi, per rassegnare le dimissioni e appena arrivato gridò alla folla che:
"Tutto ciò che Gaio Giulio Cesare ha fatto quest'anno è nullo!
Cesare, prese allora la parola: "Oggi passo dal culmine della vita, l'anno del mio consolato, ad altre cose, ma prima di andare mi rimane soltanto da invocare Giove Ottimo Massimo e tutti i romani di onorare i nostri accordi contrattuali reciproci."
Bibulo provò a insistere nel dichiarare Cesare nefas, ma Clodio intervenne opponendo il veto all'editto e aggiunse che ormai Bibulo era decaduto dalla carica e non poteva nemmeno più giustificarsi per l'anno di inerzia che i romani avevano sopportato da colui che loro avevano eletto, in buona fede, console giovane, senza sapere che tale buona fede sarebbe stata tradita da quell'uomo miserevole! Il peggior console della storia di Roma doveva solo ringraziare le sue stelle se lui, Clodio, non faceva cancellare anche il nome dai fasti, sostituendolo con la dizione "consolato di di Giulio e Cesare!" :D
L'anno successivo si aprì con la fuga di Cicerone, o, come ufficialmente si diceva: "aveva scelto l'esilio volontario" e Clodio, approfittò dell'assenza per fargli bruciare la casa.
Cesare era in Campo Marzio in attesa di partire, ma prima voleva assicurarsi che tutte le sue leggi figurassero sulle tavole e in quel luogo aveva voluto accanto Calpurnia, senza invece mai invitare Servilia. Ma dal canto suo Servilia pensava che lei era abituata alle separazioni e che alla fine quella povera piccola troia sarebbe stata sempre meno importante di lei.
Alle idi di marzo Cesare partì per la Gallia Transalpina, perché era arrivata la notizia che gli Elvezi stavano emigrando e lui, insieme a Burgundo, sarebbe dovuto arrivare a Ginevra, viaggiando come il vento. :)
Fine


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Re: Storia

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:clap: :clap: :clap:

Non ho perso una puntata!


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Re: Storia

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Gimbatbu ha scritto: martedì 14 marzo 2023, 10:47 :clap: :clap: :clap:

Non ho perso una puntata!
Da domani ci sarà: "Cesare, il genio e la passione" e, come dice spesso Maurizio Ferraris *per inciso* per me sarà la quarta volta che lo leggo. :D E dopo la terza ho regalato i libri a un amico, perché ... e ora vado a prenderli in biblioteca. :)


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" I

Britannia - Novembre 54 a.C.


Gli ordini erano precisi, le comunicazioni da Roma dovevano fermarsi alla Gallia, finché Cesare non fosse ritornato dall'isola all' estremo occidente del mondo, un posto misterioso quasi come la Sfinge.
Però, Trebazio, quando vide una lettera di Pompeo non sapeva che cosa fare, ma alla fine prese la decisione di cercare una feluca a remi che trovò a Porto Izio, la quale faceva la spola per la Britannia. Consegnò la missiva al capitano e subito si voltò per ritornare al più presto in ufficio, dove sapeva che lo avrebbe aspettato un'anatra arrosto. Gli piaceva mangiare, quanto detestava camminare!
Il viaggio per mare del cilindretto rosso contenente la comunicazione di Pompeo fu piuttosto breve, ma poi ci sarebbero voluti diversi giorni a cavallo per raggiungere Cesare.
Si doveva raggiungere il Tamigi, un fiume della Britannia largo, profondo e impetuoso, ma c'era un tratto, quando la marea era buona, che si poteva attraversare a guado e sulla riva settentrionale cominciavano le terre dei Cassi, ma non c'erano di solito armati a impedirne il transito. A quaranta miglia dal fiume cominciava il territorio dei Trinovanti e, in cima a una collina, sul confine fra i due popoli, sorgeva l'accampamento di Cesare, l'ultimo baluardo di Roma in terra straniera.
La lettera gli fu consegnata e non appena la lesse, tutta la persona divenne immobile, come congelata e riuscì solo a dire: "Lasciatemi solo!"
Gneo Pompeo Magno gli aveva scritto che Giulia e il bambino che teneva in grembo erano morti! :grr:


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" II

Come poteva sopportare questa cosa? La sua bambina era morta come la madre: di parto! Non poteva farlo e nemmeno tornare a Roma a ricevere le condoglianze, anche se sincere!
"La mia pena è mia e non appartiene a nessun altro, nemmeno a mia madre! :grr: Non vedo mia figlia da cinque anni e ora so che non poserò più gli occhi su di lei e l'unica cosa a cui afferrarmi è il ricordo di chi non mi ha mai dato il minimo motivo di dolore, ma come posso sopportarlo?" :dubbio: :dubbio: :dubbio:
Purtroppo, però doveva; era in Britannia per un motivo: prendere la roccaforte dei Cassi, che era stata inespugnabile fino a quel momento, ma con Mandubracio e Trinobelluno, (capi dei Trinovanti) che potevano aiutarlo e fargli da guida, una possibilità Cesare la scorgeva.
Il re dei Cassi, Cassivellauno, era stato molto abile con la tattica temporeggiatrice che consisteva nel non accettare mai uno scontro frontale, ma aggredire all'improvviso la colonna romana ogni volta che passava per una foresta. Un altro motivo di intralcio era la grande umidità della zona, però quel giorno era sopportabile e i legionari, quando entrarono nella foresta, erano pronti e per tenere alto il morale delle truppe Cesare marciava in mezzo alla colonna, a fianco del centurione subalterno della Decima legione: Asicio, scherzando ad alta voce con gli uomini che gli stavano intorno e molti potevano sentirlo.
I Cassi attaccarono la retroguardia, ma questa volta i romani seppero reagire e i quei britanni indomiri, per una volta si accorsero che la lunga spada gallica non poteva competere con il corto gladio romano in un corpo a corpo e, dopo poco, dovettero ritirarsi in disordine fra gli alberi. Fatto questo, prendere la roccaforte non fu difficile e Cesare trovò nella cittadella una grande riserva di viveri, quanto bastava per ripagare i Trinovanti e nutrire i legionari fino al momento di abbondonare per sempre la Britannia.
Era tempo di tornare alla Gallia Comata, lasciando quelle terre agli alleati, costretto a sperare che che i Cassi avrebbero accettato la sconfitta. :dubbio:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" III

In effetti Cassivellauno si sottomise e accettò il trattato voluto da Cesare e, a garanzia, consegnò degli ostaggi; l'evacuazione dalla Britannia ebbe luogo (ci ritornerà Claudio quasi un secolo dopo) e le navi raggiunsero la Gallia Comata nel dicembre del 54 a.c.
Quell'anno il raccolto non era andato bene e il grano era scarso e questo lasciava a Cesare un'unica soluzione: disperdere le legioni per l'inverno e pregare gli dèi di concedere frutti migliori nel prossimo anno.
La Gallia Comata distava da Roma 800 miglia e le strade talvolta diventavano impraticabili, ma Cesare era riuscito a organizzare un gruppo di corrieri che percorrevano almeno cinquanta miglia al giorno, in questo modo riusciva a ottenere notizie in meno di due nundinae e pertanto l'influenza sul S.P.Q.R non diminuiva, anzi cresceva al pari della sua ricchezza: la Britannia non gli aveva reso molto, ma la Gallia Comata aveva prodotto montagne di oro.
Il dolore per la perdita di Giulia non sarebbe mai finito, non era Crasso e il denaro per lui non era un fine, ma solo un mezzo per aumentare la dignitas e se questa fosse cresciuta, anche la figlia defunta ne avrebbe giovato. Era una specie di consolazione, anche se ... Quando fosse tornato a Roma, avrebbe celebrato i giochi funerari, che il Senato aveva negato quando lui era assente. Come aveva detto un'altra volta ai Padri Coscritti, avrebbe ottenuto ciò che voleva anche a costo di schiacciare i loro genitali con le suole dei calzari! :grr:
Tra le ultime missive ricevute c'era una lettera di Servilia: "Non mi fai fatto un buon servizio con l'aver separato Bruto da Giulia, perché ormai Bruto è diventato succubo dello zio Catone, quel grande ipocrita che è sempre a blaterare del mos maiorum e sulla degenerazione della nuova classe politica, però trova sempre un motivo per qualificare come atto di giustizia ciò che lui vuole e fa! Guarda il modo in cui ha divorziato; dicono che ogni uomo ha un prezzo e appunto credo che il vecchio Ortensio abbia sborsato quello richiesto da Catone!
Non intendo farti le condoglianze per la morte di Giulia, è impossibile produrre bambini sani con uomini inferiori; tu l'ài data a quel rozzo Piceno, invece che a un uomo che le era pari per nascita, la sua morte ricada dunque sulla tua testa!"
- Credo di detestarla più di quanto lei aborra quel suo odiato fratellastro, è la donna più crudele che abbia mai conosciuto, però se fosse qui domani, probabilmente la nostra relazione ricomincerebbe! - :x


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" IV

Gli rimaneva la lettera della moglie, che conosceva a malapena, avendo trascorso solo pochi mesi a Roma e quella ragazza timida confessava di non aver la saggezza per indovinare il modo giusto di dargli quelle notizie devastanti e infatti si limitò a riportare tutto quello che aveva provato e come si era comportata la suocera.
"Il cuore di tua madre si è spezzato, dal giorno della morte di Giulia, non era più con noi, vegetava, lei, sempre così marziale e decisa, andava semplicemente alla deriva. Poi si è chiusa nella sua stanza, ha rifiutato il cibo e noi considerammo che non era il caso di nutrirla a forza. Se abbiamo sbagliato, ti prego, perdonaci, perché avevamo buone intenzioni. Dopo qualche giorno è morta e, in uno sprazzo di lucidità, prima di spirare, ti rammentò e poi chiuse gli occhi."
Cesare non versò lacrime e si limitò a gettare le lettere nel fuoco purificatore, dopo di che ordinò di partire per Samorobriva, distante ottanta miglia da Porto Izio.
Tra i greci correva una famosa battuta: nulla al mondo era più brutto di una cittadella gallica e Samorobriva non faceva eccezione, ma la bellezza non era certo fra le priorità di Cesare quando conduceva una campagna e le mura intorno al borgo erano di pietra, alte, non difficili da fortificare. Già ora erano irte di nuove torri, da cui si poteva vedere una forza nemica a distanza di molte miglia e nuovi bastioni erano stati aggiunti a protezione delle numerose porte.
In quell'inverno, a differenza degli altri, lui sarebbe rimasto lì e quindi decise di farsi costruire una casa dove poteva abitare comodamente con Rhiannon la donna ripudiata dal marito per sterilità e che, invece aveva dato un figlio a Cesare. Appena arrivato a Samorobriva il piccolo gli corse incontro e lui lo baciò, contento di essere stato riconosciuto, nonostante la barba ispida, che non vedeva l'ora di togliersi!
Lei era una formidabile donna di casa, ma molto diversa dalle romane: aveva sangue reale, ma non disdegnava di stare in ginocchio nell'orto, faceva lei stessa il formaggio e rivoltava il materasso del letto, ma soprattutto sapeva suonare. I galli Comati avevano una musica straordinaria, l'arpa aveva molte più corde della lira e quel che ne usciva era al tempo stesso selvaggio e delicato, appassionato e toccante. E poi, come cantavano.
Cesare, che amava la musica, ancor più della letteratura o delle arti decorative, ascoltava sempre ... rapito. :)


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" V

La principale opposizione in Gallia ai romani era opera dei Druidi; Roma rappresentava un'apostasia seducente, che avrebbe finito per scontrarsi con l'ethos druidico e distruggerlo, perciò i romani dovevano essere scacciati.
Quando a Cesare arrivò la notizia che Tasgezio, il re dei Carnuti amico di Roma, era stato assassinato e che toccava agli anziani decidere nel Consiglio, alla presenza del Druidi, il successore, capì che le probabilità di trovare un altro alleato per Roma erano scarse, ma prima di agire occorreva sapere e inviò il suo legato Lucio Munazio Planco a osservare, sperando che la morte cruenta del re fosse dovuta a questioni tribali e non politiche.
Ma intanto altre notizie arrivavano e riguardavano, non i Carnuti, ma gli Eburoni, una tribù celtica della Gallia Belgica, che, al comando del loro re Ambiorige, avevano sterminato la tredicesima legione di Sabino e Cotta, approfittando dell'enorme stupidità del primo. :x
Costui cercò di utilizzare lo stesso stratagemma anche contro Quinto Cicerone (altro legato di Cesare, ma non idiota come Sabino) e per far questo riuscì anche ad ottenere l'aiuto dei Nervi. Ma, siccome non erano riusciti a farli uscire in colonna, come era accaduto al povero esercito di Sabino, ordinò agli alleati di correre senza induci verso l'accampamento romano, visto che i pali appuntiti di difesa erano ancora alla tempera! Cicerone compiaciuto considerò che avevano tutta la notte per terminare, perché in quel giorno i Nervi non avrebbero attaccato: avevano bisogno di un po' di riposo. Il riposo, però durò solo un'ora, ma dovevano scalare le torri e la cosa, contro una legione addestrata non era facile.
Tutti i giorni i belgi attaccarono, riempirono i fossati, tentarono di assaltare le mura e tutte le volte gli uomini della Nona li respinsero. Tutte le notti Cicerone mandava un messaggio a Cesare, ma il messaggero non riusciva mai a passare e i Nervi si divertivano a fa sentire le urla del corriere catturato e sottoposto a tortura!
Il tredicesimo giorno Cicerone aveva organizzato un piccolo consiglio di guerra per dire che erano arrivati a un punto di svolta; "Se si continua così, la nostra sconfitta è certa, i Nervi stanno diventando sempre più abili e sono riusciti anche a impossessarsi, non sappiamo come, di macchine romane da assedio, dobbiamo in ogni modo riuscire a far passare un messaggio per Cesare, tu Verticone sei un nervio, hai qualche idea per poter imbrogliare i tuoi connazionali, tenendo presente che il messaggio deve essere scritto, perché Cesare non crederebbe a un messaggio riferito a voce da un guerriero nervio ?"
Verticone si mise a pensare a come fare e alla fine trovò una soluzione e questa volta un suo servo riuscì a raggiungere, senza essere scoperto, Samarobriva. Era stato fermato, ma la perquisizione questa volta non aveva dato risultati; Verticone aveva vinto in astuzia gli altri Nervi. :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" VI

Quando il messaggio arrivò a Samarobriva, il luogo diventò subito un focolaio di attività frenetica, anche se disciplinata.
A tutte le legioni, più o meno distanti, furono mandati corrieri, mentre Cesare partiva immediatamente con la Decima; al fiume Schelda incontrò Fabio e insieme percorsero le restanti settanta miglia. Erano 9.000 uomini contro circa 70.000 Nervi, il che significava che in campo aperto non avrebbero avuto nessuna speranza e perciò aveva spedito un messaggio per chiedere a Cicerone se c'era un posto come l'Aquae Sextiae, dove Mario aveva potuto sconfiggere un nemico (i Teutoni) molto superiore di numero?
Cicerone non seppe aiutarlo e Cesare dovette impiegare due giorni per trovarlo, ma dopo, la Decima e la Settima (di Fabio) non ebbero difficoltà a sgominare i Nervi, senza concedere loro quartiere, approfittando anche del fatto che la durata dell'assedio e l'esito dubbio aveva corroso il morale e la tempra dei Belgi, inoltre avevano bevuto tanto e mangiato poco!
Di lì a poco arrivò la colonna dei viveri con cibarie sufficienti per sodisfare uomini e animali e i centurioni della Nona ricevettero ciascuno un collare d'argento, dopo di che Cesare disse a Quinto Cicerone che, se avesse potuto, gli avrebbe assegnato la Corona Graminacea, per aver salvato l'intiera legione.
Cicerone rispose raggiante: "Non puoi, lo so, le regole sono regole. La Nona si è salvata da sola e io ho solo contribuito marginalmente, ma davvero questi ragazzi sono eccezionali, i migliori di tutti!" :clap: :clap: :clap:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" VII

Le preoccupazioni di Cesare non erano finite con i Nervi; per lui era imperativo raggiungere Tito Labieno, dal quale aveva ricevuto un messaggio che riguardava i Treveri: Cingetorige si preoccupa del fatto che la sua influenza su quel popolo sta diminuendo ed aumenta invece quella di Ambiorige, la strage che costui ha fatto della XIII legione (di Sabino) lo ha reso un eroe!
"Presumo, Labieno, che secondo te i nostri rapporti con i Treveri andranno completamente a rotoli?"
- Per forza, costoro hanno sempre voluto l guerra e li trattiene solo la paura, ma al momento Ambiorige sta facendo diminuire questo sentimento! -
"Ce la farai a resistere qui tutto l'inverno?"
- Certo, ho una mezza idea di adescare i Treveri in una battaglia che non potranno vincere! -
Cesare partì sodisfatto da quel colloquio e ritornò all'accampamento, dove trovò Rhiannon desiderosa di compiacerlo in tutto e per tutto, però aveva anche una domanda: quando lui sarebbe diventato re di Roma, il loro figlio poteva diventare il suo erede?
Cesare rispose con gli occhi che mandavano lampi: "Roma non avrà mai un re! È un repubblica da 500 anni, io sarò il primo a Roma, ma "inter pares". Se fossi re, dove sarebbe il divertimento? Senza un Bibulo, Catone e un Cicerone a cercare di tenermi sempre all'erta, la mia mente appassirebbe, lascia perdere la questione donna e poi nostro figlio è un gallo, non un romano!"
Rhiannon tacque, ma non era convinta e, quando restò sola chiamò uno scriba eduo e dettò una lettera in latino per la gran dama romana Servilia:
"Ho dato un figlio a Cesare, che ora ha tre anni, il mio sangue è reale, ma quando il bambino nacque Gaio disse che sarebbe stato educato come un Gallo e lo ha chiamato Orgetorige e non Cesare Orgetorige. Cesare non accetta che sia il suo erede a Roma, anche se non ha nessun altro, per il solo fatto che io non sono romana. Anche se fossi la regina del mondo, non sarei abbastanza buona, non capisco e sono arrabbiata, ti prego Servilia, puoi aiutarmi a comprendere?


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" VIII

La lettera di Rhiannon fu portata a Cesare, il quale concesse che fosse spedita anche perché era curioso di conoscere quel che avrebbe risposto Servilia. Poi Aulo Irzio gli comunicò che Labieno, come aveva assicurato, aveva adescato i Treveri al combattimento, con successo completo e aveva fatto decapitare Indutionaro, il braccio destro di Ambiorige, per esporne la testa sui merli dell'accampamento!
"Ciò che ha fatto Labieno è spregevole, miserabile ... come posso farlo figurare decentemente nei miei dispacci al Senato? Ma perché fa così?"
- È un barbaro che vuole essere console a qualunque mezzo, come, a suo tempo, Pompeo. È un piceno, però ti è utile Cesare. -
Irzio continuò, per riferire anche notizie migliori e cioè che Ambiorige non stava avendo fortuna con i Germani, dopo che costui aveva costruito un ponte sul Reno: "Nessuno uomo di quelle tribù ha voluto finora attraversarlo per entrare in Gallia." :)
Da quando era nella Gallia Comata, Cesare indiceva ogni anno una conferenza pangallica e ogni tribù aveva ricevuto l'ordine di mandare i delegati e questo serviva a convincerli del fatto che la guerra con Roma poteva avere un unico esito: la loro sconfitta, anche se in questo quinto anno sperava in risultati migliori. :)
Ma quando venne il giorno della conferenza le aspettative si fecero meno rosee, perché i Senoni, i Treveri e i Carnuti non si erano presentati!
I delegati dell'Alvernia occupavano una fila intiera, perché quel popolo era molto potente e uno di loro, un giovane dal viso rasato si alzò in piedi per chiedere quale fosse la differenza fra il nemico romano e quello germano? La dominazione straniera è sempre eguale!
"Ti sbagli e il fatto che io sia qui davanti a voi, parlando il vostro linguaggio è già una grande differenza; conosco tutti vostri idiomi e non ho mai chiesto a qualcuno di parlare in latino, invece i Germani vi costringerebbero a perdere la vostra lingua!"
- Parole lusinghiere Cesare, Il vostro è un giogo sottile, mentre i Germani non sono così scaltri, per cui è più facile difendersi da loro! -
"Io darei alla Gallia Comata l'unità di una vera nazione, con un governo unico e con un fitto scambio commerciale e questo mi sembra un dono che mai potreste avere dai Germani. Tu, giovane alvernio, che, ho saputo, ti chiami Vercingetorige, non vuoi ascoltare e ti appelli alla passione e non alla ragione e questo ti procurerà molti seguaci, ma ti renderà incapace di dar loro consigli saggi e opinioni ponderate. Devi sapere che chi accetta la "sottomissione" non paga molto: un tributo in cambio di pace duratura e della fine dell'incursione dei Germani e i nostri clientes sono ancora liberi di adorare i loro Dei e padroni delle loro terre, in altre parole uomini liberi. Se invece sceglierete di sfidarmi sul campo, sappiate che non posso essere battuto, Roma non può essere sconfitta mai!"


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" IX

Rhiannon ricevette la risposta di Servilia:
"Come te, anch'io ho generato con Cesare, anche se solo una figlia, ma tutto ciò non ha grande importanza, così come il fatto che tu sia o no di sangue reale gallico. Per un romano, l'unico sangue che conta è quello della città e il più infimo capite censi vale più di te, per genealogia. Mai la gens Iulia è stata inquinata da apporti stranieri e se Roma dovesse avere un re, Cesare potrebbe esserlo, perché gli antenati lo sono stati, ma ormai i miei concittadini hanno deciso che nn piegheranno il ginocchio davanti a nessuno e il sistema repubblicano permette solo, appunto, un primus sì, ma inter pares. E, sia detto per inciso, proprio mio figlio è l'erede e ha quasi lo stesso nome, Marco (invece di Lucio) Giunio Bruto, di colui che mandò in esilio l'ultimo re di Roma: Tarquinio. per concludere, tuo figlio è un semplice *nessuno* e ti prego di non scrivermi più: mi dà fastidio che tu ti definisca la donna di Cesare, sappi che sei solo un semplice ripiego, niente di più!"
Rhiannon sibilò fra i denti: . Ti maledico Servilia, Cesare non tornerà mai da te! -


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" X

Dopo le assise Cesare incontrò in privato Vercingetorige, il quale gli manifestò i propositi a proposito della Gallia che sarebbe dovuta diventare unita e avere lui come re, l'unica soluzione a un solo popolo.
"Un re non è mai una risposta!"
- Tu lo sei, lo si vede dal modo in cui ti muovi e da come tratti con gli altri! -
"No, io non sono un Alessandro, sono solo una parte della parata continua di Roma. Quando Alessandro morì, cessò di esistere anche la Macedonia. D'altra parte già lui aveva abiurato la propria ellenicità e spostato il centro dell'impero, perché pensava da re. Credette di incarnare un'idea, ma affinché ciò potesse dare frutti permanenti avrebbe dovuto vivere per sempre. Io invece servo il mio paese e, quando sarò morto, Roma continuerà a produrre altri grandi uomini e le cose che farò, saranno migliorate da quelli che mi seguiranno. Certo ci sono e ci saranno anche uomini sciocchi, insieme a quelli saggi, ma questa sarà sempre una sommatoria migliore di quella che può vantare una dinastia reale: per ogni buon re, ci sono sempre decine di zeri assoluti!"
- Non sono d'accordo. -
"E allora speriamo di non dover dirimere la questione sul campo di battaglia, perché nel caso tu morirai!"


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XI

Cesare concluse trattati con varie popolazioni, anche se sapeva che non sarebbero stati rispettati per molto tempo, ma intanto doveva concludere la guerra con i Treveri; e, quando arrivò con le sue cinque legioni, ebbe la buona notizia che Labieno li aveva già affrontati, assicurandosi un'importante vittoria. Ambiorige se n'era tornato sull'altra sponda del Reno.
"Bene Labieno, mentre i Treveri si stanno leccando le ferite, sarebbe una buona idea costruire un altro ponte sul Reno. Che ne pensi di un viaggio in Germania?"
- MI renderebbe felice! -
Cesare non era mai così contento come quando doveva affrontare un grosso progetto di costruzione e il nuovo ponte fu eretto a monte del primo, costruito due anni prima e se l'altro era una struttura imponente, questo lo era ancora di più, perché nelle intenzioni di Cesare il ponte sarebbe rimasto anche quando i romani se ne fossero andati.
Quando le legioni marciarono sul nuovo grande ponte nella consueta formazione, in riga per otto, il battito ritmico dei piedi fu udito per miglia e, infatti, quando la legione scese sul suolo germanico, i capi degli Ubi aspettavano in gruppo e nessuno era armato.
"Nessuno di noi ha aiutato i Treveri, gli Svevi sì, ma non un uomo nostro ha attraversato il fiume, Cesare tu hai la nostra parola!"
- Tranquillo Arminio, ti credo e penso anche che potremmo fare qualcosa insieme, se il prossimo anno manderai quattrocento dei tuoi migliori cavalieri a Vienne, una città nella Provincia romana. Ivi troveranno ottocento ottimi cavalli remi e vedremo in quanto tempo sapranno addestrarli? -
"I cavalieri Ubi sono i migliori fra i germani e sarai certamente sodisfatto." :)
Così ebbe termine quell'anno pieno di conflitti e alla fine di novembre fu indetta un'altra assemblea pangallica, ma questo raduno non era stato convocato per discutere, ma per giudicare Accone, capo dei Senoni, che era venuto meno alla parola data e cospirato per suscitare una rivolta.
Il verdetto fu di condanna e la sentenza eseguita, con grande disperazione di Vercingetorige che gridò a tutti che lui non si sarebbe mai arreso, non accettava di non essere un uomo libero in un paese libero dallo straniero!
"Cesare è riuscito a sgominare i belgi, perché li ha affrontati un popolo alla volta, ma che cosa sarebbe successo se anche soltanto i Nervi, i Bellovaci, gli Euburoni e i Treveri l'avessero attaccato come un solo esercito? E forse conosco un modo per far unire tutti i Celti sotto un solo capo: i Druidi potrebbero farlo, per cui, rivolto a Gutruato, disse di andare da Cathbad a chiedere se fosse disposto ad impegnarsi in tale ufficioo?


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XII

Roma - Gennaio - Aprile 52 a.C.


Il primo giorno dell'anno spuntò senza che ci fossero magistrati in carica; Roma era in balìa dei capricci del Senato e dei tribuni della plebe. Catone aveva bloccato le elezioni consolari dell'anno precedente per sette mesi e poi Gneo Domizio Quintino e Messala Rufo, eletti per i restanti cinque, non aveva indetto nuove elezioni, adducendo come motivo la guerriglia urbana che imperversava fra le bande di Clodio e di Milone. In una sola parola, Roma sembrava travolta dalla violenza.
In questa temperie Pompeo rifletteva sul dar farsi e, ion particolare, se accettare la nomina a dittatore, che molti romani auspicavano, per ristabilire l'ordine. Da quando Cesare era partito l'arena politica era diventata sempre più indisciplinata e forse era proprio quello il motivo. Intanto lui, da lontano, era riuscito a farsi adorare da tutta Roma e, mentre un tempo al mercato sui banchi si vendevano piccoli busti in gesso di Pompeo Magno, ora, sugli stessi banchi erano esposti quasi solo quelli di Cesare!
Come poteva cambiare lo stato di cose e ritornare a essere il Primo Uomo di Roma? L'adempimento dei doveri dittatoriali non lo spaventava di certo, ma temeva invece che ciò avesse nuociuto al suo status di eroe popolare. Silla era stato dittatore e continuavano a odiarlo!
Le offerte erano continuamente reiterate e una parte di lui era attratta da un ennesimo comando straordinario, però sapeva che i sostenitori ad oltranza del mos maiorum erano assolutamente contrari e questi, benché singolarmente non valessero molto, uniti, avevano un enorme potere.
Proprio in quel giorno Pompeo ricevette una lettera di Cesare che lo informava dei propositi di Clodio: ridistribuire i liberti, che lui controllava, in tutte e 35 le tribù di Roma. In questo modo avrebbe avuto un potere assoluto per tutta la vita e nessuno avrebbe potuto contrastarlo, se non con la violenza. "Credo che tu, come me. non gradisca simile soluzione e quindi, sarebbe molto meglio e più semplice se Clodio non diventasse pretore; non ho la presunzione di dirti che cosa fare, ma volevo solo comunicarti che sono contrario all'elezione di Clodio a pretore quanto lo siete tu e gli altri patrizi."
Pompeo andò a letto, contento. :)


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XIII

Il mattino dopo si ebbe la notizia che Planco Bursa (tribuno della plebe e amico di Pompeo, all'insaputa di quasi tutti) aveva posto il veto alla nomina dell'interex in attesa, delle elezioni curuli. Tutti gridarono con indignazione e Clodio e Milone, più forte degli altri, escluso Catone che, al solito, urlava sempre più di tutti! :diavoletto:
Perché? Chiese Clodio a Bursa, al termine della riunione e lui rispose con aria da cospiratore che aveva scoperto l'intenzione di Pompeo di appoggiare la candidatura di Milone al consolato. Clodio andò via più tranquillo, ma lo sarebbe stato meno se, come Milone sapeva bene, Pompeo non lo avrebbe appoggiato mai! Per conoscere il motivo del veto andò a chiederlo a Pompeo medesimo, il quale riuscì a convincerlo che dietro Bursa c'era Clodio e che se si fosse lasciato il patrizio diventato plebeo candidarsi a pretore e così fosse riuscito a emanare la legge sui liberti da ripartire sulle 35 tribù, sarebbe potuto diventare il padrone di Roma!
Appena Milone fu uscito, il maestro di casa gli annunciò la visita di Quinto Cecilio Metello Scipione, il quale gli comunicò per prima cosa che era venuto contro il parere degli altri ottimati, ma lui voleva in tutti i modi trovare un modo per impedire a Clodio di diventare ...
Il tempo passò, ma i due non avevano trovato ancora un modo di fermare le ambizioni dell'aspirante re e Metello decise di invitare l'altro a cena a casa sua, per la qual cosa Pompeo si sentì onorato: mai era stato in quella casa al cospetto dell'intiera famiglia e accettò con entusiasmo. :)
In realtà Metello era andato da Pompeo per ordine di Bibulo e Catone, perché lo volevano legare al loro partito attraverso il matrimonio con sua figlia, rimasta vedova, come Pompeo, di recente. Certo a lui e a sua figlia non piacevano le nozze con un volgare Pompeo, venuto dal Piceno, figlio di Strabone, ma capiva bene che la loro causa aveva bisogno di questo sacrificio.
Quando riferì agli altri che aveva invitato Pompeo, Catone ne fu molto sodisfatto, perché vedeva in Cornelia Metella l'unica possibilità di staccare Pompeo da Cesare.
"Ma perché parli di Cesare? Sono andato da Pompeo, come vi avete chiesto, per stornare il pericolo Clodio!"
- Colui che distruggerà la repubblica non sarà certo lui e ci penserà qualcun altro a fermarlo, ma solo noi possiamo abbattere il nostro vero nemico: Cesare! Se continua a vivere in Gallia senza essere perseguito fino a quando potrà essere console per la seconda volta, non non potremo più abbatterlo. :x
- E la colpa è anche nostra, aggiunse Bibulo, abbiamo sempre disprezzato troppo Pompeo per farne un nostro alleato, mentre Cesare non avuto nessuno scrupolo ed è diventato imbattibile! E questo è il motivo per il quale gli offrirai Cornelia Metella! -


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XIV

"E questa è fatta!", sospirò Bibulo quando Catone ritornò dall'aver scortato Metello Scipione all'uscita. Per parte sua Catone andò subito a bere di nuovo, di fronte a un Bibulo che sembrava sconvolto: "Ma devi proprio farlo, Catone? Credevo che il vino non ti desse alla testa, ma questo non è più vero, tu bevi troppo!" In effetti Catone non aveva un bell'aspetto in quei giorni.
Il XVII giorno di gennaio Clodio indossò una tenuta atta a cavalcare e disse alla moglie che doveva andare subito a trovare il suo amico Ciro, il miglior architetto di Roma, che stava morendo. I medici dicono che ne avrà al massimo per due o tre giorni e spero di poter rasserenare un po' quel poveruomo.
Dove stai andando? Gli domandò un uomo che lo vide così bardato e accompagnato da trenta suoi schiavi armati.
"Sui colli Albani, ma solo per questa notte, sarò di nuovo a Roma domani."
Tito Annio MIlone spinse una piccola borsa di denari d'argento verso l'uomo che gli riferiva la risposta di Clodio.
Il giorno dopo, nelle prime ore, Clodio stava ritornando a Roma e, appena superata Bovilla, si accorse che un grosso gruppo di uomini stava venendo verso di loro. "Santi numi, disse Pomponio, è un piccolo esercito, guardate quante corazze!"
Clodio riconobbe il primo cavaliere: Marco Fusteno. "Cacat! esclamò è Milone! Coraggio, leviamoci di qui al più presto possibile."
Ma non ci fu tempo e poco tempo dopo Clodio giaceva sulla strada e solo a metà del pomeriggio qualcuno riservò a quella strage qualcosa più di un sguardo orripilato, seguito da una fuga precipitosa, finché non arrivò lentamente una lettiga occupata dal vecchissimo senatore Sesto Teidio, il quale ordinò di mettere il cadavere nella lettiga e di trasportarlo a Roma.
Sesto Clelio, che in quei giorni comandava le bande di Clodio, nonostante non fosse nobile, prese il comando nell'inerzia e sbigottimento generale e propose di portare le povere spoglie nel Foro, affinché tutta Roma vedesse esattamente che cosa Milone aveva fatto a un uomo il cui splendore lo offuscava nello stesso modo in cui il sole lo fa con la luna! Così fu fatto e colà in poco tempo si raggruppò una folla che agitava selvaggiamente le torce e queste furono adoperate per appiccare l'incendio-rogo della Cura-Ostilia.
"Volevo bene a Clodio, ma lui non era buono per Roma, mormorò Marco Antonio profondamente depresso."
- Sono d'accordo, risposte Decimo Bruto, non capiva quando era ora di fermarsi e il progetto sui liberti l'à ucciso. Immagino che questo tremendo spettacolo farà comunque calmare un po' le acque, io raggiungerò Cesare in Gallia e sono sicuro di rivederti laggiù, perché so che Cesare ti vuole. -
Grazie a quella notizia, Antonio tornò a casa, sentendosi meglio.


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XV

In quella notte terribile successero molte altre cose, ma il fatto più importante era che nessuno al momento voleva governare Roma.
Cicerone ricevette la visita di Marco Celio Rufo, un tribuno della plebe, ma soprattutto uno dei pochi in quei giorni che, come lui, stava dalla parte di Milone contro il defunto Clodio.
"Appena il puzzo dell'incendio nel Foro sarà svanito, voglio convocare un'Assemblea della Plebe per presentare la nostra versione dei fatti e per evitare qualsiasi processo, d'altra parte, prima che ci siano i pretori per giudicare la causa, quei fatti saranno un lontano ricordo."
- Vorrei sapere quale sia la posizione precisa di Magno in questa faccenda? -
"Pompeo soffre di megalomania, per cui non posso sapere se, come logica vorrebbe, sosterrà Milone? Forse aspetterà di vedere da che parte soffia il vento?"
- Allora preparati a fare un discorso formidabile a favore di Milone. -
Celio tenne in effetti un discorso straordinario per sostenere il candidato a console (Tito Annio Milone), il quale poi fu invitato a parlare per dare la sua versione sui fatti della via Appia e fu facile dare tutta la colpa a Clodio, il quale aveva fatto ricorso alla violenza molto prima che nascessero bande rivali nella guerriglia urbana e che era sempre stato un nemico acerrimo tanto della Prima, come della Seconda classe.
MIlone, quando seppe che Pompeo era ritornato a Roma stava pensando di andare da lui per studiare in comune il da farsi, ma poi gli venne all'orecchio che si stava vedendo troppo spesso con gli ottimati e ciò gli fece cambiare idea: doveva diventare console senza l'aiuto di Magno.
Il Senato si riunì per cercare di nominare gli interreges, in attesa delle elezioni curuli: si doveva ristabilire l'ordine, niente di più.
Pompeo non voleva le elezioni troppo presto e propose che fossero inseriti altri ventidue giorni nel calendario di quell'anno. Milone, secondo lui, era troppo potente in quel momento e se fosse riuscito a farsi eleggere anche console, sarebbe potuto divenire una forza maggiore di quella che lui era disposto a sopportare, disse sottovoce a Sesto Clelio e Planco Bursa.
Quest'ultimo rispose: "Potremmo far correre la voce che Milone ti ha minacciato e che temi di diventare la prossima vittima e costui dovrà anche essere processato."
- Certo, ma non ancora, aspettiamo di vedere che cosa succederà quando gli interreges non riusciranno a indire le le elezioni- - :)


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