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lemond
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Re: Storia

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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXVI

Lo scalpore suscitato dalla morte di Lucio Vettio dette un'aurea di veridicità al presunto complotto per assassinare Pompeo e il Granduomo passava da un dubbio all'altro. Bibulo approfittò della situazione per posporre le elezioni curuli, assicurando che le stelle non erano favorevoli e ciò gettò addirittura Pompeo nel panico, ma Cesare lo rassicurò: "Bibulo ha commesso un errore, perché se le elezioni si fossero svolte ora, Gabinio e Lucio Pisone avrebbero perso e i consoli sarebbero stati due ottimati. Rinviandole ci ha dato la possibilità di recuperare terreno, se accettiamo il rinvio come legittimo e ci inchiniamo all'editto dello scrutatore del cielo." :)
Pompeo, rassicurato, riferì a Cesare che gli ottimati erano in rotta con Gaio Pisone.
"Vero, quando Catone e Bibulo hanno saputo che Gaio Pisone aveva ucciso Vettio, gli si sono rivoltati contro, perché sono sciocchi, ma di fronte all'omicidio hanno avuto uno scatto morale."
- È stato Gaio Pisone? -
"Sì, Pisone sapeva che la morte di Vettio poteva in qualche modo essere addebitata a me e credo che Cicerone abbia anche provato a convincerti di questo?"
-Bèh.., mormoro Pompeo arrossendo. -
"Magno ricordati che mi servi molto più da vivo che da morto, perché la tua gente è tenuta ad appoggiarmi fino all'ultimo uomo. E poi io non sono un fautore di morte!"
I plebei non erano tenuti a seguire gli auspici e quindi elessero i loro tribuni e per primo Publio Clodio: in lui il popolo vedeva il proprio difensore contro il Senato, altrimenti non avrebbe mai rinunciato al suo status di patrizio.
Cesare chiese al nuovo presidente del tribunato della Plebe che cosa avesse intenzione di fare e questi rispose che avrebbe tolto a gente come Bibulo il potere di assentarsi dal consolato invocando cose assurde, avrebbe perseguito Cicerone e infine fatto distribuire grano gratis ai capite censi.
"E come farai a ottenere il denaro sufficiente?"
- Semplice, facendo una legge per annettere l'isola di Cipro, che ci è stata data per testamento: il tuo decreto sull'Egitto non si estendeva al possedimento dell'isola. - :)
"Che splendida idea e ti posso consigliare la persona giusta a cui affidare la missione delicata per tale annessione, uno stupido, ma onesto, che non si prenda metà dei tesori confiscati: Catone."
Clodio se ne andò pieno di entusiasmo all'idea, mentre Cesare si diceva di aver avuto l'idea più brillante degli ultimi anni: mandare lontano da Roma Catone per due/tre anni, lui che aborriva l'ipotesi di assentarsi dalla citta anche per un giorno! :diavoletto:


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXVII

Cesare promulgò la legge Iulia per vietare ai governatori di compiere estorsioni nelle loro province: "Non lo fo per altruismo o demagogia e non ho nulla contro chi è capace di arricchirsi in misura accettabile, voglio solo impedire che si frodi l'Erario e altresì che il popolo delle province sia protetto contro la rapacità! Marco Catone dice che le mie leggi non sono legali a causa dell'assenza del mio collega console, occupato a guardare il cielo, ma sono solo affermazioni infondate e non mi sono fatto intralciare fino a ora e proseguirò nello stesso modo durante l'iter di questa legge, ma assicuro questo consesso che se non l'approverà, non sottoporrò la legge al popolo; solo il Senato può comprendere quel che è bene o male nell'operato dei governatori. Questa sarà una legge senatoria, si potrebbe dire che è un dono che faccio al Senato, rifiutatelo e il regalo perirà."
La legge fu approvata all'unanimità, nemmeno Catone ebbe qualcosa da obiettare.
Anche Crasso si complimentò e chiese all'amico se poteva portare con sé in Gallia il suo Publio, per fargli imparare (dal migliore) l'arte della guerra.
"Sarò lieto di includerlo nell'elenco."
Pompeo ritornò a Roma per aiutare Aulo Gabinio e Lucio Calpurnio Pisone nella campagna elettorale e Giulia era sempre con lui, ma vedere la figlia fu per Cesare una grande sorpresa, ormai era diventata una giovane matrona, sicura di sé ed era fonte di grande forza per il consorte. :)
Gabinio e Pisone furono eletti nell'ordine il 18 ottobre alla magistratura consolare: i votanti avevano preferito i consoli appoggiati da Pompeo, Crasso e Cesare a candidati degli ottimati che erano pur disposti a pagare cifre importanti; forse il risultato fu dovuto che c'erano pochi elettori rurali, che solitamente erano ben lieti di farsi corrompere, per avere denaro da spendere ai giochi.
Catone, senza nessuna prova, provò a incriminare Aulo Gabinio per corruzione elettorale, ma non trovò nessun giudice disposto ad assecondarlo e allora Metello Scipione suggerì di sottoporre il caso direttamente alla plebe.
Quando Catone si alzò per parlare all'Assemblea, circa centottanta uomini (tutti amici di Clodio) balzarono dai rostri, prelevarono catone, lo trascinarono nel recinto e si misero a picchiarlo senza pietà. Gli altri settecento membri della plebe, riuniti quel giorni, capirono l'antifona e sparirono, lasciando l'atterrito Metello Scipione sui rostri, insieme ai tre tribuni della plebe, fedeli agli ottimati.
Quando si seppe che il castigo di Catone era stato voluto da Clodio, Cicerone si disperò!


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Colleen McCullough "Le donne di Cesare" CXVIII

Publio Clodio prese possesso della carica il decimo giorno di dicembre, mentre tutta Roma aspettava con il fiato sospeso. Il recinto dei Comizi era troppo piccolo per ospitare la folla enorme, per cui lo stesso Presidente trasferì la riunione sulla piattaforma di Castore e ivi annunciò che avrebbe fatto avere a ogni cittadino romano cinque moggi al mese di grano gratuito.
Il ruggito che si alzò fu udito fino alla Porta Capena e assordò anche i senatori che si trovavano alla Cura Ostilia. Catone, che portava ancora i segni dell'aggressione, pianse, ma Enobarbo lo confortò dicendo che la legge granaria di Clodio sarebbe stata invalidata da Bibulo, come tutte quelle di quest'ammo.
"Povero Enobarbo, disse Cesare, Clodio non ha nemmeno un decimo della tua stupidità e terrà aperta la discussione fino al prossimo Capodanno e poi le tattiche di Bibulo nei confronti dei plebei non credo che possano valere. :D
Clodio annunciò altresì che avrebbe fatto in modo che non fosse più possibile per un qualsiasi Marco Calpurnio Bibulo interrompere le attività di governo e che avrebbe regolato anche il potere dei censori, i quali non avrebbero più potuto cancellare dai ruoli un membro del Senato, come era stato nel caso di Lentulo Sura, affinché poi Cicerone potesse farlo giustiziare senza processo!
Con questo, concluse il suo programma e lasciò Cicerone a barcollare davanti all'abisso del terrore.
Con l'anno al termine il console giovane si fece rivedere, dopo otto mesi, per rassegnare le dimissioni e appena arrivato gridò alla folla che:
"Tutto ciò che Gaio Giulio Cesare ha fatto quest'anno è nullo!
Cesare, prese allora la parola: "Oggi passo dal culmine della vita, l'anno del mio consolato, ad altre cose, ma prima di andare mi rimane soltanto da invocare Giove Ottimo Massimo e tutti i romani di onorare i nostri accordi contrattuali reciproci."
Bibulo provò a insistere nel dichiarare Cesare nefas, ma Clodio intervenne opponendo il veto all'editto e aggiunse che ormai Bibulo era decaduto dalla carica e non poteva nemmeno più giustificarsi per l'anno di inerzia che i romani avevano sopportato da colui che loro avevano eletto, in buona fede, console giovane, senza sapere che tale buona fede sarebbe stata tradita da quell'uomo miserevole! Il peggior console della storia di Roma doveva solo ringraziare le sue stelle se lui, Clodio, non faceva cancellare anche il nome dai fasti, sostituendolo con la dizione "consolato di di Giulio e Cesare!" :D
L'anno successivo si aprì con la fuga di Cicerone, o, come ufficialmente si diceva: "aveva scelto l'esilio volontario" e Clodio, approfittò dell'assenza per fargli bruciare la casa.
Cesare era in Campo Marzio in attesa di partire, ma prima voleva assicurarsi che tutte le sue leggi figurassero sulle tavole e in quel luogo aveva voluto accanto Calpurnia, senza invece mai invitare Servilia. Ma dal canto suo Servilia pensava che lei era abituata alle separazioni e che alla fine quella povera piccola troia sarebbe stata sempre meno importante di lei.
Alle idi di marzo Cesare partì per la Gallia Transalpina, perché era arrivata la notizia che gli Elvezi stavano emigrando e lui, insieme a Burgundo, sarebbe dovuto arrivare a Ginevra, viaggiando come il vento. :)
Fine


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Re: Storia

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:clap: :clap: :clap:

Non ho perso una puntata!


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Re: Storia

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Gimbatbu ha scritto: martedì 14 marzo 2023, 10:47 :clap: :clap: :clap:

Non ho perso una puntata!
Da domani ci sarà: "Cesare, il genio e la passione" e, come dice spesso Maurizio Ferraris *per inciso* per me sarà la quarta volta che lo leggo. :D E dopo la terza ho regalato i libri a un amico, perché ... e ora vado a prenderli in biblioteca. :)


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" I

Britannia - Novembre 54 a.C.


Gli ordini erano precisi, le comunicazioni da Roma dovevano fermarsi alla Gallia, finché Cesare non fosse ritornato dall'isola all' estremo occidente del mondo, un posto misterioso quasi come la Sfinge.
Però, Trebazio, quando vide una lettera di Pompeo non sapeva che cosa fare, ma alla fine prese la decisione di cercare una feluca a remi che trovò a Porto Izio, la quale faceva la spola per la Britannia. Consegnò la missiva al capitano e subito si voltò per ritornare al più presto in ufficio, dove sapeva che lo avrebbe aspettato un'anatra arrosto. Gli piaceva mangiare, quanto detestava camminare!
Il viaggio per mare del cilindretto rosso contenente la comunicazione di Pompeo fu piuttosto breve, ma poi ci sarebbero voluti diversi giorni a cavallo per raggiungere Cesare.
Si doveva raggiungere il Tamigi, un fiume della Britannia largo, profondo e impetuoso, ma c'era un tratto, quando la marea era buona, che si poteva attraversare a guado e sulla riva settentrionale cominciavano le terre dei Cassi, ma non c'erano di solito armati a impedirne il transito. A quaranta miglia dal fiume cominciava il territorio dei Trinovanti e, in cima a una collina, sul confine fra i due popoli, sorgeva l'accampamento di Cesare, l'ultimo baluardo di Roma in terra straniera.
La lettera gli fu consegnata e non appena la lesse, tutta la persona divenne immobile, come congelata e riuscì solo a dire: "Lasciatemi solo!"
Gneo Pompeo Magno gli aveva scritto che Giulia e il bambino che teneva in grembo erano morti! :grr:


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" II

Come poteva sopportare questa cosa? La sua bambina era morta come la madre: di parto! Non poteva farlo e nemmeno tornare a Roma a ricevere le condoglianze, anche se sincere!
"La mia pena è mia e non appartiene a nessun altro, nemmeno a mia madre! :grr: Non vedo mia figlia da cinque anni e ora so che non poserò più gli occhi su di lei e l'unica cosa a cui afferrarmi è il ricordo di chi non mi ha mai dato il minimo motivo di dolore, ma come posso sopportarlo?" :dubbio: :dubbio: :dubbio:
Purtroppo, però doveva; era in Britannia per un motivo: prendere la roccaforte dei Cassi, che era stata inespugnabile fino a quel momento, ma con Mandubracio e Trinobelluno, (capi dei Trinovanti) che potevano aiutarlo e fargli da guida, una possibilità Cesare la scorgeva.
Il re dei Cassi, Cassivellauno, era stato molto abile con la tattica temporeggiatrice che consisteva nel non accettare mai uno scontro frontale, ma aggredire all'improvviso la colonna romana ogni volta che passava per una foresta. Un altro motivo di intralcio era la grande umidità della zona, però quel giorno era sopportabile e i legionari, quando entrarono nella foresta, erano pronti e per tenere alto il morale delle truppe Cesare marciava in mezzo alla colonna, a fianco del centurione subalterno della Decima legione: Asicio, scherzando ad alta voce con gli uomini che gli stavano intorno e molti potevano sentirlo.
I Cassi attaccarono la retroguardia, ma questa volta i romani seppero reagire e i quei britanni indomiri, per una volta si accorsero che la lunga spada gallica non poteva competere con il corto gladio romano in un corpo a corpo e, dopo poco, dovettero ritirarsi in disordine fra gli alberi. Fatto questo, prendere la roccaforte non fu difficile e Cesare trovò nella cittadella una grande riserva di viveri, quanto bastava per ripagare i Trinovanti e nutrire i legionari fino al momento di abbondonare per sempre la Britannia.
Era tempo di tornare alla Gallia Comata, lasciando quelle terre agli alleati, costretto a sperare che che i Cassi avrebbero accettato la sconfitta. :dubbio:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" III

In effetti Cassivellauno si sottomise e accettò il trattato voluto da Cesare e, a garanzia, consegnò degli ostaggi; l'evacuazione dalla Britannia ebbe luogo (ci ritornerà Claudio quasi un secolo dopo) e le navi raggiunsero la Gallia Comata nel dicembre del 54 a.c.
Quell'anno il raccolto non era andato bene e il grano era scarso e questo lasciava a Cesare un'unica soluzione: disperdere le legioni per l'inverno e pregare gli dèi di concedere frutti migliori nel prossimo anno.
La Gallia Comata distava da Roma 800 miglia e le strade talvolta diventavano impraticabili, ma Cesare era riuscito a organizzare un gruppo di corrieri che percorrevano almeno cinquanta miglia al giorno, in questo modo riusciva a ottenere notizie in meno di due nundinae e pertanto l'influenza sul S.P.Q.R non diminuiva, anzi cresceva al pari della sua ricchezza: la Britannia non gli aveva reso molto, ma la Gallia Comata aveva prodotto montagne di oro.
Il dolore per la perdita di Giulia non sarebbe mai finito, non era Crasso e il denaro per lui non era un fine, ma solo un mezzo per aumentare la dignitas e se questa fosse cresciuta, anche la figlia defunta ne avrebbe giovato. Era una specie di consolazione, anche se ... Quando fosse tornato a Roma, avrebbe celebrato i giochi funerari, che il Senato aveva negato quando lui era assente. Come aveva detto un'altra volta ai Padri Coscritti, avrebbe ottenuto ciò che voleva anche a costo di schiacciare i loro genitali con le suole dei calzari! :grr:
Tra le ultime missive ricevute c'era una lettera di Servilia: "Non mi fai fatto un buon servizio con l'aver separato Bruto da Giulia, perché ormai Bruto è diventato succubo dello zio Catone, quel grande ipocrita che è sempre a blaterare del mos maiorum e sulla degenerazione della nuova classe politica, però trova sempre un motivo per qualificare come atto di giustizia ciò che lui vuole e fa! Guarda il modo in cui ha divorziato; dicono che ogni uomo ha un prezzo e appunto credo che il vecchio Ortensio abbia sborsato quello richiesto da Catone!
Non intendo farti le condoglianze per la morte di Giulia, è impossibile produrre bambini sani con uomini inferiori; tu l'ài data a quel rozzo Piceno, invece che a un uomo che le era pari per nascita, la sua morte ricada dunque sulla tua testa!"
- Credo di detestarla più di quanto lei aborra quel suo odiato fratellastro, è la donna più crudele che abbia mai conosciuto, però se fosse qui domani, probabilmente la nostra relazione ricomincerebbe! - :x


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" IV

Gli rimaneva la lettera della moglie, che conosceva a malapena, avendo trascorso solo pochi mesi a Roma e quella ragazza timida confessava di non aver la saggezza per indovinare il modo giusto di dargli quelle notizie devastanti e infatti si limitò a riportare tutto quello che aveva provato e come si era comportata la suocera.
"Il cuore di tua madre si è spezzato, dal giorno della morte di Giulia, non era più con noi, vegetava, lei, sempre così marziale e decisa, andava semplicemente alla deriva. Poi si è chiusa nella sua stanza, ha rifiutato il cibo e noi considerammo che non era il caso di nutrirla a forza. Se abbiamo sbagliato, ti prego, perdonaci, perché avevamo buone intenzioni. Dopo qualche giorno è morta e, in uno sprazzo di lucidità, prima di spirare, ti rammentò e poi chiuse gli occhi."
Cesare non versò lacrime e si limitò a gettare le lettere nel fuoco purificatore, dopo di che ordinò di partire per Samorobriva, distante ottanta miglia da Porto Izio.
Tra i greci correva una famosa battuta: nulla al mondo era più brutto di una cittadella gallica e Samorobriva non faceva eccezione, ma la bellezza non era certo fra le priorità di Cesare quando conduceva una campagna e le mura intorno al borgo erano di pietra, alte, non difficili da fortificare. Già ora erano irte di nuove torri, da cui si poteva vedere una forza nemica a distanza di molte miglia e nuovi bastioni erano stati aggiunti a protezione delle numerose porte.
In quell'inverno, a differenza degli altri, lui sarebbe rimasto lì e quindi decise di farsi costruire una casa dove poteva abitare comodamente con Rhiannon la donna ripudiata dal marito per sterilità e che, invece aveva dato un figlio a Cesare. Appena arrivato a Samorobriva il piccolo gli corse incontro e lui lo baciò, contento di essere stato riconosciuto, nonostante la barba ispida, che non vedeva l'ora di togliersi!
Lei era una formidabile donna di casa, ma molto diversa dalle romane: aveva sangue reale, ma non disdegnava di stare in ginocchio nell'orto, faceva lei stessa il formaggio e rivoltava il materasso del letto, ma soprattutto sapeva suonare. I galli Comati avevano una musica straordinaria, l'arpa aveva molte più corde della lira e quel che ne usciva era al tempo stesso selvaggio e delicato, appassionato e toccante. E poi, come cantavano.
Cesare, che amava la musica, ancor più della letteratura o delle arti decorative, ascoltava sempre ... rapito. :)


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" V

La principale opposizione in Gallia ai romani era opera dei Druidi; Roma rappresentava un'apostasia seducente, che avrebbe finito per scontrarsi con l'ethos druidico e distruggerlo, perciò i romani dovevano essere scacciati.
Quando a Cesare arrivò la notizia che Tasgezio, il re dei Carnuti amico di Roma, era stato assassinato e che toccava agli anziani decidere nel Consiglio, alla presenza del Druidi, il successore, capì che le probabilità di trovare un altro alleato per Roma erano scarse, ma prima di agire occorreva sapere e inviò il suo legato Lucio Munazio Planco a osservare, sperando che la morte cruenta del re fosse dovuta a questioni tribali e non politiche.
Ma intanto altre notizie arrivavano e riguardavano, non i Carnuti, ma gli Eburoni, una tribù celtica della Gallia Belgica, che, al comando del loro re Ambiorige, avevano sterminato la tredicesima legione di Sabino e Cotta, approfittando dell'enorme stupidità del primo. :x
Costui cercò di utilizzare lo stesso stratagemma anche contro Quinto Cicerone (altro legato di Cesare, ma non idiota come Sabino) e per far questo riuscì anche ad ottenere l'aiuto dei Nervi. Ma, siccome non erano riusciti a farli uscire in colonna, come era accaduto al povero esercito di Sabino, ordinò agli alleati di correre senza induci verso l'accampamento romano, visto che i pali appuntiti di difesa erano ancora alla tempera! Cicerone compiaciuto considerò che avevano tutta la notte per terminare, perché in quel giorno i Nervi non avrebbero attaccato: avevano bisogno di un po' di riposo. Il riposo, però durò solo un'ora, ma dovevano scalare le torri e la cosa, contro una legione addestrata non era facile.
Tutti i giorni i belgi attaccarono, riempirono i fossati, tentarono di assaltare le mura e tutte le volte gli uomini della Nona li respinsero. Tutte le notti Cicerone mandava un messaggio a Cesare, ma il messaggero non riusciva mai a passare e i Nervi si divertivano a fa sentire le urla del corriere catturato e sottoposto a tortura!
Il tredicesimo giorno Cicerone aveva organizzato un piccolo consiglio di guerra per dire che erano arrivati a un punto di svolta; "Se si continua così, la nostra sconfitta è certa, i Nervi stanno diventando sempre più abili e sono riusciti anche a impossessarsi, non sappiamo come, di macchine romane da assedio, dobbiamo in ogni modo riuscire a far passare un messaggio per Cesare, tu Verticone sei un nervio, hai qualche idea per poter imbrogliare i tuoi connazionali, tenendo presente che il messaggio deve essere scritto, perché Cesare non crederebbe a un messaggio riferito a voce da un guerriero nervio ?"
Verticone si mise a pensare a come fare e alla fine trovò una soluzione e questa volta un suo servo riuscì a raggiungere, senza essere scoperto, Samarobriva. Era stato fermato, ma la perquisizione questa volta non aveva dato risultati; Verticone aveva vinto in astuzia gli altri Nervi. :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" VI

Quando il messaggio arrivò a Samarobriva, il luogo diventò subito un focolaio di attività frenetica, anche se disciplinata.
A tutte le legioni, più o meno distanti, furono mandati corrieri, mentre Cesare partiva immediatamente con la Decima; al fiume Schelda incontrò Fabio e insieme percorsero le restanti settanta miglia. Erano 9.000 uomini contro circa 70.000 Nervi, il che significava che in campo aperto non avrebbero avuto nessuna speranza e perciò aveva spedito un messaggio per chiedere a Cicerone se c'era un posto come l'Aquae Sextiae, dove Mario aveva potuto sconfiggere un nemico (i Teutoni) molto superiore di numero?
Cicerone non seppe aiutarlo e Cesare dovette impiegare due giorni per trovarlo, ma dopo, la Decima e la Settima (di Fabio) non ebbero difficoltà a sgominare i Nervi, senza concedere loro quartiere, approfittando anche del fatto che la durata dell'assedio e l'esito dubbio aveva corroso il morale e la tempra dei Belgi, inoltre avevano bevuto tanto e mangiato poco!
Di lì a poco arrivò la colonna dei viveri con cibarie sufficienti per sodisfare uomini e animali e i centurioni della Nona ricevettero ciascuno un collare d'argento, dopo di che Cesare disse a Quinto Cicerone che, se avesse potuto, gli avrebbe assegnato la Corona Graminacea, per aver salvato l'intiera legione.
Cicerone rispose raggiante: "Non puoi, lo so, le regole sono regole. La Nona si è salvata da sola e io ho solo contribuito marginalmente, ma davvero questi ragazzi sono eccezionali, i migliori di tutti!" :clap: :clap: :clap:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" VII

Le preoccupazioni di Cesare non erano finite con i Nervi; per lui era imperativo raggiungere Tito Labieno, dal quale aveva ricevuto un messaggio che riguardava i Treveri: Cingetorige si preoccupa del fatto che la sua influenza su quel popolo sta diminuendo ed aumenta invece quella di Ambiorige, la strage che costui ha fatto della XIII legione (di Sabino) lo ha reso un eroe!
"Presumo, Labieno, che secondo te i nostri rapporti con i Treveri andranno completamente a rotoli?"
- Per forza, costoro hanno sempre voluto l guerra e li trattiene solo la paura, ma al momento Ambiorige sta facendo diminuire questo sentimento! -
"Ce la farai a resistere qui tutto l'inverno?"
- Certo, ho una mezza idea di adescare i Treveri in una battaglia che non potranno vincere! -
Cesare partì sodisfatto da quel colloquio e ritornò all'accampamento, dove trovò Rhiannon desiderosa di compiacerlo in tutto e per tutto, però aveva anche una domanda: quando lui sarebbe diventato re di Roma, il loro figlio poteva diventare il suo erede?
Cesare rispose con gli occhi che mandavano lampi: "Roma non avrà mai un re! È un repubblica da 500 anni, io sarò il primo a Roma, ma "inter pares". Se fossi re, dove sarebbe il divertimento? Senza un Bibulo, Catone e un Cicerone a cercare di tenermi sempre all'erta, la mia mente appassirebbe, lascia perdere la questione donna e poi nostro figlio è un gallo, non un romano!"
Rhiannon tacque, ma non era convinta e, quando restò sola chiamò uno scriba eduo e dettò una lettera in latino per la gran dama romana Servilia:
"Ho dato un figlio a Cesare, che ora ha tre anni, il mio sangue è reale, ma quando il bambino nacque Gaio disse che sarebbe stato educato come un Gallo e lo ha chiamato Orgetorige e non Cesare Orgetorige. Cesare non accetta che sia il suo erede a Roma, anche se non ha nessun altro, per il solo fatto che io non sono romana. Anche se fossi la regina del mondo, non sarei abbastanza buona, non capisco e sono arrabbiata, ti prego Servilia, puoi aiutarmi a comprendere?


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" VIII

La lettera di Rhiannon fu portata a Cesare, il quale concesse che fosse spedita anche perché era curioso di conoscere quel che avrebbe risposto Servilia. Poi Aulo Irzio gli comunicò che Labieno, come aveva assicurato, aveva adescato i Treveri al combattimento, con successo completo e aveva fatto decapitare Indutionaro, il braccio destro di Ambiorige, per esporne la testa sui merli dell'accampamento!
"Ciò che ha fatto Labieno è spregevole, miserabile ... come posso farlo figurare decentemente nei miei dispacci al Senato? Ma perché fa così?"
- È un barbaro che vuole essere console a qualunque mezzo, come, a suo tempo, Pompeo. È un piceno, però ti è utile Cesare. -
Irzio continuò, per riferire anche notizie migliori e cioè che Ambiorige non stava avendo fortuna con i Germani, dopo che costui aveva costruito un ponte sul Reno: "Nessuno uomo di quelle tribù ha voluto finora attraversarlo per entrare in Gallia." :)
Da quando era nella Gallia Comata, Cesare indiceva ogni anno una conferenza pangallica e ogni tribù aveva ricevuto l'ordine di mandare i delegati e questo serviva a convincerli del fatto che la guerra con Roma poteva avere un unico esito: la loro sconfitta, anche se in questo quinto anno sperava in risultati migliori. :)
Ma quando venne il giorno della conferenza le aspettative si fecero meno rosee, perché i Senoni, i Treveri e i Carnuti non si erano presentati!
I delegati dell'Alvernia occupavano una fila intiera, perché quel popolo era molto potente e uno di loro, un giovane dal viso rasato si alzò in piedi per chiedere quale fosse la differenza fra il nemico romano e quello germano? La dominazione straniera è sempre eguale!
"Ti sbagli e il fatto che io sia qui davanti a voi, parlando il vostro linguaggio è già una grande differenza; conosco tutti vostri idiomi e non ho mai chiesto a qualcuno di parlare in latino, invece i Germani vi costringerebbero a perdere la vostra lingua!"
- Parole lusinghiere Cesare, Il vostro è un giogo sottile, mentre i Germani non sono così scaltri, per cui è più facile difendersi da loro! -
"Io darei alla Gallia Comata l'unità di una vera nazione, con un governo unico e con un fitto scambio commerciale e questo mi sembra un dono che mai potreste avere dai Germani. Tu, giovane alvernio, che, ho saputo, ti chiami Vercingetorige, non vuoi ascoltare e ti appelli alla passione e non alla ragione e questo ti procurerà molti seguaci, ma ti renderà incapace di dar loro consigli saggi e opinioni ponderate. Devi sapere che chi accetta la "sottomissione" non paga molto: un tributo in cambio di pace duratura e della fine dell'incursione dei Germani e i nostri clientes sono ancora liberi di adorare i loro Dei e padroni delle loro terre, in altre parole uomini liberi. Se invece sceglierete di sfidarmi sul campo, sappiate che non posso essere battuto, Roma non può essere sconfitta mai!"


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" IX

Rhiannon ricevette la risposta di Servilia:
"Come te, anch'io ho generato con Cesare, anche se solo una figlia, ma tutto ciò non ha grande importanza, così come il fatto che tu sia o no di sangue reale gallico. Per un romano, l'unico sangue che conta è quello della città e il più infimo capite censi vale più di te, per genealogia. Mai la gens Iulia è stata inquinata da apporti stranieri e se Roma dovesse avere un re, Cesare potrebbe esserlo, perché gli antenati lo sono stati, ma ormai i miei concittadini hanno deciso che nn piegheranno il ginocchio davanti a nessuno e il sistema repubblicano permette solo, appunto, un primus sì, ma inter pares. E, sia detto per inciso, proprio mio figlio è l'erede e ha quasi lo stesso nome, Marco (invece di Lucio) Giunio Bruto, di colui che mandò in esilio l'ultimo re di Roma: Tarquinio. per concludere, tuo figlio è un semplice *nessuno* e ti prego di non scrivermi più: mi dà fastidio che tu ti definisca la donna di Cesare, sappi che sei solo un semplice ripiego, niente di più!"
Rhiannon sibilò fra i denti: . Ti maledico Servilia, Cesare non tornerà mai da te! -


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" X

Dopo le assise Cesare incontrò in privato Vercingetorige, il quale gli manifestò i propositi a proposito della Gallia che sarebbe dovuta diventare unita e avere lui come re, l'unica soluzione a un solo popolo.
"Un re non è mai una risposta!"
- Tu lo sei, lo si vede dal modo in cui ti muovi e da come tratti con gli altri! -
"No, io non sono un Alessandro, sono solo una parte della parata continua di Roma. Quando Alessandro morì, cessò di esistere anche la Macedonia. D'altra parte già lui aveva abiurato la propria ellenicità e spostato il centro dell'impero, perché pensava da re. Credette di incarnare un'idea, ma affinché ciò potesse dare frutti permanenti avrebbe dovuto vivere per sempre. Io invece servo il mio paese e, quando sarò morto, Roma continuerà a produrre altri grandi uomini e le cose che farò, saranno migliorate da quelli che mi seguiranno. Certo ci sono e ci saranno anche uomini sciocchi, insieme a quelli saggi, ma questa sarà sempre una sommatoria migliore di quella che può vantare una dinastia reale: per ogni buon re, ci sono sempre decine di zeri assoluti!"
- Non sono d'accordo. -
"E allora speriamo di non dover dirimere la questione sul campo di battaglia, perché nel caso tu morirai!"


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XI

Cesare concluse trattati con varie popolazioni, anche se sapeva che non sarebbero stati rispettati per molto tempo, ma intanto doveva concludere la guerra con i Treveri; e, quando arrivò con le sue cinque legioni, ebbe la buona notizia che Labieno li aveva già affrontati, assicurandosi un'importante vittoria. Ambiorige se n'era tornato sull'altra sponda del Reno.
"Bene Labieno, mentre i Treveri si stanno leccando le ferite, sarebbe una buona idea costruire un altro ponte sul Reno. Che ne pensi di un viaggio in Germania?"
- MI renderebbe felice! -
Cesare non era mai così contento come quando doveva affrontare un grosso progetto di costruzione e il nuovo ponte fu eretto a monte del primo, costruito due anni prima e se l'altro era una struttura imponente, questo lo era ancora di più, perché nelle intenzioni di Cesare il ponte sarebbe rimasto anche quando i romani se ne fossero andati.
Quando le legioni marciarono sul nuovo grande ponte nella consueta formazione, in riga per otto, il battito ritmico dei piedi fu udito per miglia e, infatti, quando la legione scese sul suolo germanico, i capi degli Ubi aspettavano in gruppo e nessuno era armato.
"Nessuno di noi ha aiutato i Treveri, gli Svevi sì, ma non un uomo nostro ha attraversato il fiume, Cesare tu hai la nostra parola!"
- Tranquillo Arminio, ti credo e penso anche che potremmo fare qualcosa insieme, se il prossimo anno manderai quattrocento dei tuoi migliori cavalieri a Vienne, una città nella Provincia romana. Ivi troveranno ottocento ottimi cavalli remi e vedremo in quanto tempo sapranno addestrarli? -
"I cavalieri Ubi sono i migliori fra i germani e sarai certamente sodisfatto." :)
Così ebbe termine quell'anno pieno di conflitti e alla fine di novembre fu indetta un'altra assemblea pangallica, ma questo raduno non era stato convocato per discutere, ma per giudicare Accone, capo dei Senoni, che era venuto meno alla parola data e cospirato per suscitare una rivolta.
Il verdetto fu di condanna e la sentenza eseguita, con grande disperazione di Vercingetorige che gridò a tutti che lui non si sarebbe mai arreso, non accettava di non essere un uomo libero in un paese libero dallo straniero!
"Cesare è riuscito a sgominare i belgi, perché li ha affrontati un popolo alla volta, ma che cosa sarebbe successo se anche soltanto i Nervi, i Bellovaci, gli Euburoni e i Treveri l'avessero attaccato come un solo esercito? E forse conosco un modo per far unire tutti i Celti sotto un solo capo: i Druidi potrebbero farlo, per cui, rivolto a Gutruato, disse di andare da Cathbad a chiedere se fosse disposto ad impegnarsi in tale ufficioo?


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XII

Roma - Gennaio - Aprile 52 a.C.


Il primo giorno dell'anno spuntò senza che ci fossero magistrati in carica; Roma era in balìa dei capricci del Senato e dei tribuni della plebe. Catone aveva bloccato le elezioni consolari dell'anno precedente per sette mesi e poi Gneo Domizio Quintino e Messala Rufo, eletti per i restanti cinque, non aveva indetto nuove elezioni, adducendo come motivo la guerriglia urbana che imperversava fra le bande di Clodio e di Milone. In una sola parola, Roma sembrava travolta dalla violenza.
In questa temperie Pompeo rifletteva sul dar farsi e, ion particolare, se accettare la nomina a dittatore, che molti romani auspicavano, per ristabilire l'ordine. Da quando Cesare era partito l'arena politica era diventata sempre più indisciplinata e forse era proprio quello il motivo. Intanto lui, da lontano, era riuscito a farsi adorare da tutta Roma e, mentre un tempo al mercato sui banchi si vendevano piccoli busti in gesso di Pompeo Magno, ora, sugli stessi banchi erano esposti quasi solo quelli di Cesare!
Come poteva cambiare lo stato di cose e ritornare a essere il Primo Uomo di Roma? L'adempimento dei doveri dittatoriali non lo spaventava di certo, ma temeva invece che ciò avesse nuociuto al suo status di eroe popolare. Silla era stato dittatore e continuavano a odiarlo!
Le offerte erano continuamente reiterate e una parte di lui era attratta da un ennesimo comando straordinario, però sapeva che i sostenitori ad oltranza del mos maiorum erano assolutamente contrari e questi, benché singolarmente non valessero molto, uniti, avevano un enorme potere.
Proprio in quel giorno Pompeo ricevette una lettera di Cesare che lo informava dei propositi di Clodio: ridistribuire i liberti, che lui controllava, in tutte e 35 le tribù di Roma. In questo modo avrebbe avuto un potere assoluto per tutta la vita e nessuno avrebbe potuto contrastarlo, se non con la violenza. "Credo che tu, come me. non gradisca simile soluzione e quindi, sarebbe molto meglio e più semplice se Clodio non diventasse pretore; non ho la presunzione di dirti che cosa fare, ma volevo solo comunicarti che sono contrario all'elezione di Clodio a pretore quanto lo siete tu e gli altri patrizi."
Pompeo andò a letto, contento. :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XIII

Il mattino dopo si ebbe la notizia che Planco Bursa (tribuno della plebe e amico di Pompeo, all'insaputa di quasi tutti) aveva posto il veto alla nomina dell'interex in attesa, delle elezioni curuli. Tutti gridarono con indignazione e Clodio e Milone, più forte degli altri, escluso Catone che, al solito, urlava sempre più di tutti! :diavoletto:
Perché? Chiese Clodio a Bursa, al termine della riunione e lui rispose con aria da cospiratore che aveva scoperto l'intenzione di Pompeo di appoggiare la candidatura di Milone al consolato. Clodio andò via più tranquillo, ma lo sarebbe stato meno se, come Milone sapeva bene, Pompeo non lo avrebbe appoggiato mai! Per conoscere il motivo del veto andò a chiederlo a Pompeo medesimo, il quale riuscì a convincerlo che dietro Bursa c'era Clodio e che se si fosse lasciato il patrizio diventato plebeo candidarsi a pretore e così fosse riuscito a emanare la legge sui liberti da ripartire sulle 35 tribù, sarebbe potuto diventare il padrone di Roma!
Appena Milone fu uscito, il maestro di casa gli annunciò la visita di Quinto Cecilio Metello Scipione, il quale gli comunicò per prima cosa che era venuto contro il parere degli altri ottimati, ma lui voleva in tutti i modi trovare un modo per impedire a Clodio di diventare ...
Il tempo passò, ma i due non avevano trovato ancora un modo di fermare le ambizioni dell'aspirante re e Metello decise di invitare l'altro a cena a casa sua, per la qual cosa Pompeo si sentì onorato: mai era stato in quella casa al cospetto dell'intiera famiglia e accettò con entusiasmo. :)
In realtà Metello era andato da Pompeo per ordine di Bibulo e Catone, perché lo volevano legare al loro partito attraverso il matrimonio con sua figlia, rimasta vedova, come Pompeo, di recente. Certo a lui e a sua figlia non piacevano le nozze con un volgare Pompeo, venuto dal Piceno, figlio di Strabone, ma capiva bene che la loro causa aveva bisogno di questo sacrificio.
Quando riferì agli altri che aveva invitato Pompeo, Catone ne fu molto sodisfatto, perché vedeva in Cornelia Metella l'unica possibilità di staccare Pompeo da Cesare.
"Ma perché parli di Cesare? Sono andato da Pompeo, come vi avete chiesto, per stornare il pericolo Clodio!"
- Colui che distruggerà la repubblica non sarà certo lui e ci penserà qualcun altro a fermarlo, ma solo noi possiamo abbattere il nostro vero nemico: Cesare! Se continua a vivere in Gallia senza essere perseguito fino a quando potrà essere console per la seconda volta, non non potremo più abbatterlo. :x
- E la colpa è anche nostra, aggiunse Bibulo, abbiamo sempre disprezzato troppo Pompeo per farne un nostro alleato, mentre Cesare non avuto nessuno scrupolo ed è diventato imbattibile! E questo è il motivo per il quale gli offrirai Cornelia Metella! -


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XIV

"E questa è fatta!", sospirò Bibulo quando Catone ritornò dall'aver scortato Metello Scipione all'uscita. Per parte sua Catone andò subito a bere di nuovo, di fronte a un Bibulo che sembrava sconvolto: "Ma devi proprio farlo, Catone? Credevo che il vino non ti desse alla testa, ma questo non è più vero, tu bevi troppo!" In effetti Catone non aveva un bell'aspetto in quei giorni.
Il XVII giorno di gennaio Clodio indossò una tenuta atta a cavalcare e disse alla moglie che doveva andare subito a trovare il suo amico Ciro, il miglior architetto di Roma, che stava morendo. I medici dicono che ne avrà al massimo per due o tre giorni e spero di poter rasserenare un po' quel poveruomo.
Dove stai andando? Gli domandò un uomo che lo vide così bardato e accompagnato da trenta suoi schiavi armati.
"Sui colli Albani, ma solo per questa notte, sarò di nuovo a Roma domani."
Tito Annio MIlone spinse una piccola borsa di denari d'argento verso l'uomo che gli riferiva la risposta di Clodio.
Il giorno dopo, nelle prime ore, Clodio stava ritornando a Roma e, appena superata Bovilla, si accorse che un grosso gruppo di uomini stava venendo verso di loro. "Santi numi, disse Pomponio, è un piccolo esercito, guardate quante corazze!"
Clodio riconobbe il primo cavaliere: Marco Fusteno. "Cacat! esclamò è Milone! Coraggio, leviamoci di qui al più presto possibile."
Ma non ci fu tempo e poco tempo dopo Clodio giaceva sulla strada e solo a metà del pomeriggio qualcuno riservò a quella strage qualcosa più di un sguardo orripilato, seguito da una fuga precipitosa, finché non arrivò lentamente una lettiga occupata dal vecchissimo senatore Sesto Teidio, il quale ordinò di mettere il cadavere nella lettiga e di trasportarlo a Roma.
Sesto Clelio, che in quei giorni comandava le bande di Clodio, nonostante non fosse nobile, prese il comando nell'inerzia e sbigottimento generale e propose di portare le povere spoglie nel Foro, affinché tutta Roma vedesse esattamente che cosa Milone aveva fatto a un uomo il cui splendore lo offuscava nello stesso modo in cui il sole lo fa con la luna! Così fu fatto e colà in poco tempo si raggruppò una folla che agitava selvaggiamente le torce e queste furono adoperate per appiccare l'incendio-rogo della Cura-Ostilia.
"Volevo bene a Clodio, ma lui non era buono per Roma, mormorò Marco Antonio profondamente depresso."
- Sono d'accordo, risposte Decimo Bruto, non capiva quando era ora di fermarsi e il progetto sui liberti l'à ucciso. Immagino che questo tremendo spettacolo farà comunque calmare un po' le acque, io raggiungerò Cesare in Gallia e sono sicuro di rivederti laggiù, perché so che Cesare ti vuole. -
Grazie a quella notizia, Antonio tornò a casa, sentendosi meglio.


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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XV

In quella notte terribile successero molte altre cose, ma il fatto più importante era che nessuno al momento voleva governare Roma.
Cicerone ricevette la visita di Marco Celio Rufo, un tribuno della plebe, ma soprattutto uno dei pochi in quei giorni che, come lui, stava dalla parte di Milone contro il defunto Clodio.
"Appena il puzzo dell'incendio nel Foro sarà svanito, voglio convocare un'Assemblea della Plebe per presentare la nostra versione dei fatti e per evitare qualsiasi processo, d'altra parte, prima che ci siano i pretori per giudicare la causa, quei fatti saranno un lontano ricordo."
- Vorrei sapere quale sia la posizione precisa di Magno in questa faccenda? -
"Pompeo soffre di megalomania, per cui non posso sapere se, come logica vorrebbe, sosterrà Milone? Forse aspetterà di vedere da che parte soffia il vento?"
- Allora preparati a fare un discorso formidabile a favore di Milone. -
Celio tenne in effetti un discorso straordinario per sostenere il candidato a console (Tito Annio Milone), il quale poi fu invitato a parlare per dare la sua versione sui fatti della via Appia e fu facile dare tutta la colpa a Clodio, il quale aveva fatto ricorso alla violenza molto prima che nascessero bande rivali nella guerriglia urbana e che era sempre stato un nemico acerrimo tanto della Prima, come della Seconda classe.
MIlone, quando seppe che Pompeo era ritornato a Roma stava pensando di andare da lui per studiare in comune il da farsi, ma poi gli venne all'orecchio che si stava vedendo troppo spesso con gli ottimati e ciò gli fece cambiare idea: doveva diventare console senza l'aiuto di Magno.
Il Senato si riunì per cercare di nominare gli interreges, in attesa delle elezioni curuli: si doveva ristabilire l'ordine, niente di più.
Pompeo non voleva le elezioni troppo presto e propose che fossero inseriti altri ventidue giorni nel calendario di quell'anno. Milone, secondo lui, era troppo potente in quel momento e se fosse riuscito a farsi eleggere anche console, sarebbe potuto divenire una forza maggiore di quella che lui era disposto a sopportare, disse sottovoce a Sesto Clelio e Planco Bursa.
Quest'ultimo rispose: "Potremmo far correre la voce che Milone ti ha minacciato e che temi di diventare la prossima vittima e costui dovrà anche essere processato."
- Certo, ma non ancora, aspettiamo di vedere che cosa succederà quando gli interreges non riusciranno a indire le le elezioni- - :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XVI

Alla fine di gennaio il livello di violenza era salito a tal punto che nessun negozio vicino al Foro osava aprire i battenti e Pompeo, cha aveva avuto dal Senato il compito di mantenere l'ordine, non interveniva, perché non si trattava di atti rivoluzionarii e quindi il controllo competeva all'interrex.
"Vuole diventare dittatore!", disse Metello a Bibulo e Catone.
- Non glielo possiamo permettere, fu la risposta unanime. -
Intanto Cesare aveva scritto proprio a Pompeo.
"Mi risulta che tua figlia Pompea non è felice con Fausto Silla e quindi la mia proposta è che divorzi da lui per sposare me (ho già parlato con Lucio Pisone, che sarà felice se doterò Calpurnia di una fortuna rassicurante, dopo aver divorziato da lei). Sarei, come ben sai, un marito discreto e ragionevole, purché mia moglie sappia vivere al di sopra di ogni sospetto e la cara Pompea è quanto di meglio potrei ricercare in una sposa. E poi mantenere il nostro rapporto genero-suocero (con posizioni capovolte) mi piacerebbe molto. :)
Poi devo chiederti un favore. La mia carica di governatore delle Gallie e dell'Illirico scadrà circa quattro mesi prima delle elezioni in cui intendo candidarmi a console, ma sono sicuro che Bibulo e Catone vorranno perseguirmi in qualche tribunale, montato ad arte contro di me, nel qual caso sarei costretto a soccombere! Grazie a Cicerone gli aspiranti al consolato non possono più candidarsi in absentia, ma io ho bisogno di farlo. E qui entri in gioco te, perché sento che presto sarai nominato dittatore. Nessuno meglio di te potrebbe svolgere quell'incarico, che invece Silla aveva insozzato in modo ignobile. Se in quel periodo tu trovassi anche il tempo di approvare una legge che consenta di candidarsi in absentia, te ne sarei molto grato." :)
Pompeo non gradì molto quella lettera, ma rispose solo che Pompea era felice con Fausto Silla e che avrebbe fatto quanto in suo potere per persuadere tutti i dieci tribuni della Plebe ad avallare una piccola legge per candidarsi in absentia.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XVII

Bruto ormai era entrato in Senato e quella per lui era la prima porta per ottenere ciò che desiderava: il potere. Lui non era né alto, né bello, né simpatico e neppure troppo intelligente e per ottenere il consolato aveva un'arma principale a disposizione: il denaro e per aumentarlo, praticava l'usura.
I rapporti con la moglie erano inesistenti, mentre quelli con sua madre sempre molto tesi e Servilia si malediceva per aver generato un figlio senza nessuna qualità apparente e forse nemmeno nascosta e poi aveva ancora quell'infatuazione puerile per quell'idiota di suo zio Catone! :muro:
Bruto, a proposito di denaro, soffriva all'idea di dover pagare profumatamente una guardia del corpo, ma una conversazione con Bibulo lo aveva convinto di quella necessità, perché Pompeo, che doveva tutelare l'ordine, non faceva alcunché, pensando così di avvicinarsi alla dittatura.
Anche l'aspetto deteriore di Catone era motivo di sconforto per Bruto, pur comprendendone la causa: come lui anche Catone era stato privato della donna che amava, ma Catone l'aveva fatto volontariamente, mentre lui aveva perso Giulia per colpa di Cesare.
Ma scacciò i pensieri tristi e domandò allo zio se era vero che gli ottimati facessero la corte a Pompeo?
"Certo, useremo Pompeo, per abbattere Cesare!" Dopo di che, perse interesse per il discorso e la sua mano si tese verso l'anfora del vino posata sul tavolo.
Bruto si alzò e uscì per recarsi dalla cugina Porcia, che sapeva avrebbe sposato Bibulo di lì a poco.
Porcia era poco femminile, ma ciò che avrebbe maggiormente stonato nella coppia sarebbe stata l'enorme differenza di altezza, oltre che di età.
"Tuo padre mi ha detto che sposerai Bibulo, sei contenta?"
- Perché non dovrei esserlo? Mio padre mi ha detto che devo amare le persone buone e Bibulo lo è. -
Bruto pensò che Porcia era ancora una bambina e non aveva alcuna idea che cosa significasse il matrimonio. E quando tornò a casa ebbe conferma da Servilia che Porcia era una vera imbecille: "D''altronde che cosa ci si poteva aspettare da lei? Era cresciuta insieme a un ubriacone e una banda di greci pazzi, quel Bibulo mi fa una gran pena!" :x


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XVIII

I disordini a Roma continuavano e nessun interrex riusciva a organizzare le elezioni; Pompeo si muoveva molto raramente, ma in una cosa ebbe successo e cioè l'approvazione della legge che avrebbe permesso a Cesare di candidarsi in absentia quando, di lì a quattro anni, si fosse presentato a Roma per ottenere il suo secondo consolato.
Milone continuò a lavorare alla propria candidatura a console, ma le pressioni per farlo incriminare erano in aumento.
In quella temperie gli ottimati proposero a Pompeo di diventare console unico e lui accettò subito. Dopo pensò a Cesare a cui proprio lui aveva concesso la legge, ma questo sarebbe stato molto lontano da garantirgli una vita serena, perché le leggi potevano sempre essere revocate. ;) Ma per il momento era un bene che Cesare si sentisse al sicuro.
Il diciottesimo giorno del mercedonio (i famosi giorni in più intercalati nel calendario) Bibulo propose al Senato la candidatura unica di Pompeo.
L'interrex di quel giorno, l'eminente giurista Sergio Sulpicio Rufo, pensava che fosse incostituzionale e Celio dette voce a quei pensieri, gridandolo dal proprio banco di tribuno, senza nemmeno la pena di alzarsi in piedi. Ma i senatori erano stufi dei continui disordini e si fecero convincere dalle false argomentazioni degli ottimati, tipo quella che era preferibile qualunque governo quasi legale, all'assenza totale di governo e quasi tutti approvarono la proposta.
Dall'inizio di marzo Pompeo fu console unico e si vide qualche miglioramento, in primis i pretori eletti poterono riaprire i tribunali, ma soprattutto fece scalpore la legge che vietava di candidarsi in absentia per qualsiasi carica, ovvero l'esatto opposto di quella che aveva fatto legiferare lui stesso!
"Pompeo, disse Attico a Cicerone è diventato più vecchio e più furbo, ma l'astuzia va bene quando è usata contro uomini che si lasciano ingannare, ma non credo che Cesare sia l'uomo giusto da scegliere come bersaglio!"
Il quattro di aprile era fissato il processo contro Milone, che si sarebbe aperto con il discorso di Cicerone, quasi perfetto e mentre lo scriveva e leggeva ad alta voce, tutti i componenti il collegio di difesa gli avevano concesso il loro tempo (tre ore tutte sue). Ma, mentre si recava a casa, assaporando la gioia del trionfo, che ci sarebbe stato il giorno seguente, gli fu consegnato un messaggio privato: Pompeo lo invitava alla villa in Campo Marzio, per dirgli che quel suo bel discorso, l'indomani non sarebbe stato pronunciato, perché Milone doveva essere condannato!
"Se Milone fosse assolto, il prossimo anno diventerebbe console e mi perseguirebbe non appena io restituirò il mio imperium. Non voglio passare il resto della mia vita a fare, ciò cui Cesare sarà costretto: sottrarmi alle accuse costruite ad arte di ogni tipo di reato."
- Ma... Ma... Non posso! - ansimò Cicerone.
"Sì che puoi e ti dico di più, lo farai!"


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XIX

Il giorno dopo al Foro e in Roma il silenzio era assoluto: Pompeo aveva murato la città e all'interno delle mura Servie nessun negozio aprì le imposte.
Appio Claudio, Marco Antonio e Publio Valerio Nepote parlarono per l'accusa e poi fu la volta di Cicerone ...
Per un'orrenda mezzora Marco Tullio si sforzò di andare avanti, incespicando su ogni parola e poi non riuscì più a parlare! Nessuno del partito di Milone era in collera, perché era visibile che le condizioni di salute dell'avvocato erano molto preoccupanti, forse gli stava per prendere un colpo! :dubbio:
La difesa, impreparata a sostituirlo, rinunciò alla causa ed Enobarbo chiese che la giuria votasse; il risultato fu scontato: CONDEMNO.
Catone, che era fra i pochi che aveva votato Absolvo, andò da Milone per dire che era dispiaciuto e per fargli notare che Enobarbo non aveva emesso l'ordine di sigillare la casa, né di sequestrare le finanze.
"Gli sono grato e anche pronto per l'esilio e provo pena per Cicerone, che ha scoperto solo ora uno dei segreti di Pompeo! So che voi ottimati siete ormai dalla sua parte, ma vi sbagliate, fareste meglio ad allearvi con Cesare, almeno lui è romano!"
Catone arretrò risentito: - Cesare? Preferisco morire! urlò e andò via subito verso casa, perché sentiva un bisogno irrefrenabile di bere. -


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XX

Alla fine di aprile ci fu il matrimonio fra i due vedovi: Gneo Pompeo Magno e Cornelia Metella e lo sposo disse al suocero che lo avrebbe associato al consolato dal mese successivo.
Cicerone, dopo essersi chiuso in casa per qualche giorno si decise a ritornare al Foro e riuscì a convincere se stesso che quel fatto non era mai accaduto e che Pompeo era quello di sempre; ai suoi amici, disse che aveva avuto un fortissimo mal di testa, una sofferenza atroce che sconvolge la mente e lega la lingua! Se qualcuno ricordava che Cicerone aveva sofferto di mali peggiori, senza esserne paralizzato, si astenne dal dirglielo.
Un corriere andò a Marsiglia, dove risiedeva Milone, con una copia dell'arringa che Cicerone aveva preparato e che nessuno poi aveva letto e la risposta fu: "Se avessi avuto l'audacia di pronunciarla, oggi non sarei qui a godermi le triglie marsigliesi!" :x


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXI

Gallie gennaio - dicembre 52 a.C.


il 9 giugno dell'anno 53 a.C. presso la città di Carre si era svolta una grande battaglia e Servilia che ne era venuta a conoscenza per la sua amicizia con l'unico sopravvissuto importante tornato a Roma, Gaio Cassio Longino, sapendo che una relazione particolareggiata avrebbe dato un grande dolore a Cesare, si prese la grande sodisfazione di spedirgliela in Gallia. "Ah! Soffri, Cesare! Soffri come me!"
- Crasso prevedeva di poter sconfiggere senza difficoltà in pianura i catafratti e gli arcieri a cavallo dei Parti, ma il re d'Armenia e i suoi alleati disapprovarono, come me, quella strategia e re Artavasde lasciò Antiochia e tornò in patria! Da quel momento, tutto ciò che Crasso faceva, era riferito al nemico, perché ormai le spie armene avevano cambiarono campo. Crasso continuò a rendersi impopolare in tutta la regione; alcuni di noi tentarono di farlo ragionare, ma purtroppo aveva con sé il figlio Publio che lo adorava ed era convinto che non potesse sbagliare. Publio era l'eco del Padre e questi ascoltava più volentieri la propria eco, anziché la voce della ragione e la nostra avanzata fu più simile a una processione funebre che a una marcia verso la gloria imperitura! E quando, alcuni giorni dopo, i Parti ci attaccarono più volte, ci fu una disfatta dietro l'altra e a Carre tutti i legati morirono, mentre Crasso fu catturato e avrebbe dovuto essere portato vivo davanti al re Orode, ma poi, nessuno sa come, ne da chi, ma Crasso fu ucciso!
A Carre, sette aquile d'argento passarono nella mani di Surena Pahlavi, il comandante in capo dell'esercito di re Orode. La testa e la mano destra di Crasso furono esposte e, per quanto ne so, lo sono tuttora sui merli delle mura di Artaxata, mentre il corpo fu lasciato dov'era caduto, per essere scarnificato dagli avvoltoi. -


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXII

Quando Cesare ebbe finito di leggere, esclamò: "Oh Marco, che sorte iniqua ti è toccata e la morte di quindicimila buoni soldati romani sarà l'epitaffio che accompagnerà per sempre la tua memoria, specie dopo che Gaio Cassio ha fatto di tutto perché questo avvenga!"
Alla lettera di Servilia si era aggiunta anche quella di Pompeo, in risposta alla richiesta di matrimonio e queste due missive lo fecero davvero sentire terribilmente solo e lo disse a Balbo, il quale lo avvertì anche del fatto che aveva sentito dire che gli ottimati stavano, a proposito di matrimoni, tentando di adescare Pompeo con la figlia di Metello Scipione.
"Se è così, non riattraverserò le Alpi di corsa quest'anno, ho troppo bisogno di seguire da vicino i fatti Roma!"
Ma quando Balbo si ritirò, il pensiero non si soffermò su Roma, ma andò alla perdita delle sette Aquile d'argento, che, senza dubbio, erano esposte con grande ostentazione nelle sale del palazzo reale dei Parti a Ecbatana. Bisogna recuperarle in tutti i modi e questo significava che Lui doveva combattere contri Parti e questo si doveva aggiungere al programma per la Gallia Comata: due grosse difficoltà.
Una di questa era stata la perdita del suo più prezioso alleato gallico: Commio, del quale Irzio gli fece avere l'ultima lettera, dopo che Tito Labieno aveva cercato di assassinarlo!
"Sono stato tradito e ho ottimi motivi per pensare che sia stata opera tua, Cesare. Tu non tieni alle dipendenze uomini che disobbediscono agli ordini o prendono iniziative di questa importanza. Ti consideravo un uomo d'onore, perciò ti scrivo con dolore grave quanto quello che prova la mia testa colpita. Puoi tenerti la tua sovranità, io me ne starò dalla parte del mio popolo, che è al di sopra di questo tipo di assassinio. Ci ammazziamo fra noi, è vero, ma non senza onore. Tu non hai onore. Ho fatto un giuramento: finché avrò vita, non verrò mai volontariamente al cospetto di un romano."
Cesare poté solo dire a Irzio che in quel momento gli avrebbe dato un gran piacere staccare la testa dalle spalle di Labieno, mezzo pollice per volta e non prima di averlo fatto flagellare a dovere, ma, per una serie di ragioni, non poteva far nulla; se trapelasse qualcosa il Senato vorrebbe la mia pelle, non certo quella di Labieno e nemmeno poteva fare qualcosa per Commio: "Il nostro rapporto era basato sulla più completa fiducia e d'ora in poi questo non sarebbe comunque più possibile! :grr: Ma verrà il tempo in cui potrò pareggiare i conti con Titoi Labieno."


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXIII

A Ravenna, dove si trovava Cesare in attesa di ... c'era una grande scuola di gladiatori, i quali potevano essere utilizzati quando avessero finito il loro periodo nelle arene: diventare centurioni molto capaci. La città aveva un'altra caratteristica molto favorevole: era vicina all'Italia vera e propria e le strade erano ottime e quindi arrivavano moltissimi corrieri dalla capitale e Cesare poteva ricevere molti amici che venivano a trovarlo, visto che lui non poteva andare da loro.
Dopo la morte dio Clodio, il Nostro era piuttosto ansioso a proposito di Pompeo e quando seppe che era stato eletto console unico, capì che gli ottimati ormai lo avevano legato mani e piedi a loro! E lui tanto ingenuo da farsi abbindolare! :x
In Gallia intanto i druidi spingevano perché le varie tribù si coalizzassero contro i romani e il capo dei Carnuti, Gutrato, decise che sarebbero stati i suoi a colpire per primi: faremo un'incursione a Cenabo e ammazzeremo tutti i romani e i greci che vivono in quella città ... e così fu.
Di ciò fu data notizia, ma essa si propagava in forma orale e, quanto più viaggiava, più l'originale veniva distorto; il messaggio iniziale era stato: "I romani sono stati massacrati a Cenabo" E alla fine diventò: "I Carnuti sono in piena rivolta e hanno ucciso tutti i romani nelle loro terre!"
A Vercingetorige arrivò, naturalmente, l'informazione alterata e subito lanciò la chiamata alle armi, proclamando a chiunque che era il capo degli Arverni e che presto sarebbe stato il re della Gallia unita.
Le tribù risposero positivamente e un'immensa ondata di eccitazione percorse la Gallia centrale, il nord dei Belgi e arrivò all'ovest, fino agli Aremorici, nonché ai Celti della costa atlantica. Il richiamo giunse pure in Aquitania. La Gallia tutta si sarebbe unita e avrebbe scacciato i romani una volta per tutte. :clap: :clap: :clap: :clap:


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXIV

Quasi tutte le tribù galliche si riunirono a Carnuto e il capo dei Druidi, Cathbad raccolse i voti e poté annunciare che Vercingetorige era stato eletto comandante generale di un tentativo congiunto di scacciare Roma dalla terra dei Galli.
Il nuovo capo prese la parola e dimostrò ai colleghi che era un uomo, non solo coraggioso, ma anche capace di pensare: "Il costo di questa guerra sarà enorme e tutti i nostri popoli dovranno esserne partecipi e consapevoli, il che ci farà, nel caso, sentire quasi un solo popolo. Vi avverto; tutti coloro che non sono con noi, saranno considerati traditori e vediamo che in questa riunione non sono presenti i Remi, i LIngoni e i Biturigi e dobbiamo scoprire da che parte stanno. Gli Edui avranno il compito più importante, perché devono fingere di essere amici e alleati di Roma, dobbiamo aspettare a scoprire tutte le nostre carte. :) Infine dovremo fare in modo che i galli della Provincia non possano aiutare Cesare e questo sarà il compito dei Cadurci, che confinano con quel territorio. Fra due mesi, quando saremo in pieno inverno, ci ritroveremo di nuovo qui a Carnuto e poi ... guerra!"
E tutti raccolsero il grido: - Guerra, Guerra, Guerra! -
All'inizio di marzo più di centomila uomini si concentrarono a Carnuto e Vercingetorige si incontrò con Cathbad, che sembrava stanco e un po' scoraggiato, pur non sapendo il perché. Forse uno dei motivi era che i Biturigi avevano rifiutato ogni accordo, nonostante che i Druidi avessero tentato di convincerli ad associarsi alla causa: "Hanno risposto che siamo pazzi!"
"Allora domani scenderemo in guerra contro di loro!"
La notizia della marcia contro i Biturigi raggiunse presto l'accampamento di Gaio Trebonio, il quale sembrava più inquieto del solito, perché non capiva il perché di qulla guerra e chiese a Litavicco, capo degli Edui, per quale motivo Gotannitione e i suoi anziani avevano scelto di combattere, quando in effetti, lui pensava che fossero contrari a qualunque guerra intertribale!
Livaticco commise il suo primo errore: ebbe un'aria troppo assente e disse troppo in fretta e in modo vago che Gobannitione era stato escluso e Vergingetorige era ora il capo degli Averni.
Trebonio fu molto colpito dalla notizia e dal tono di Livaticco, c'era qualcosa in lui che gli aveva fatto aggricciare i denti.
"Dobbiamo comunicare a Cesare che sta accadendo qualcosa di molto strano e soprattutto che nessuno fra le tribù galliche ci sta dicendo qualcosa contro le altre, cosa che di solito non accade!" :x


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXV

Cesare si trovava a Piacenza quando gli arrivò un messaggio urgente di Gaio Trebonio e chi gli faceva compagnia si accorse subito del cambiamento avvenuto in lui: il cortese ex console si era trasformato in un uomo secco e concentrato, come ai suoi tempi migliori, Gaio Mario. Si rivolse in particolare al cugino Lucio Cesare: "Devo marciare e ho fretta, se tu preferisci, potrai raggiungerci con calma, in caso contrario, partenza domani all'alba anche per te." E Lucio non poté nemmeno rispondere, perché Cesare se n'era già andato.
Dal giorno dopo Cesare ottenne le sue quaranta miglia al giorno previste, malgrado le corte giornate invernali e raggiunsero Nicaea, dove i legati di Gaio Trebonio gli avevano dato appuntamento.
"Siamo riusciti a ottenere le informazioni che ti abbiamo, in parte, scritto, catturando un Druido dell'Alvernia; abbiamo scelto un sacerdote, perché un servo non sapeva abbastanza e un guerriero si sarebbe fatto ammazzare, piuttosto che rivelare cose interessanti per noi e cioè che Vergingetorige ha assassinato Gobannitione e si è nominato re degli Arverni, poi è stato acclamato capo da molte altre tribù galliche. Subito dopo è andato in guerra contro quei connazionali che non volevano associarsi alla causa! Vercingetorige conduce personalmente circa ottantamila uomini e si sta dirigendo verso le terre dei Biturigi, i quali possiedono miniere di ferro e il re attuale dei Galli vuole fargli capire che hanno torto a stare dalla parte dei romani!
Devo dirti che, secondo Gaio Trebonio, anche il "fidato" Litavicco degli Edui è piuttosto sospetto e anzi ormai a lui e anche a Quinto Cicerone sembra che quella popolazione abbia cambiato campo!
- Per prima cosa, disse Cesare, andiamo nella Provincia e voglio che la Quindicesima sia a Narbona fra dieci giorni, mentre io vi precederò a cavallo. Decimo Bruto ne avrà il comando, mentre Irzio verrà con me. Lucio Cesare andrà con Decimo e diventerà il proconsole della Provincia, perché ha esperienza, lo status consolare e la capacità di agire in mia assenza. -


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXVI

Narbona era in preda la panico, ma, insieme a Cesare arrivarono le armi della Provincia e la gente cominciò a sentirsi più fiduciosa. Lucio Cesare e Decimo bruto arrivarono, con la XV, il giorno stabilito e ci fu la riunione con tutti i legati, dove il comandante in capo espose i piani.
"Vercingetorige ha ragione, la Gallia Comata ha i numeri per scacciarci, ma solo se gli diamo l'opportunità e il tempo di mettere insieme tutti i suoi uomini. In questo momento ha circa 100.000 guerrieri, ma in Sestile, se lo lasciamo tranquillo, quel numero salirà forse a più di un quarto di milione, per cui dobbiamo batterlo prima di quel mese! Ma per essere sicuri delle vittoria, non dobbiamo far sapere ai Galli che stiamo arrivando, per cui eviteremo di risalire la valle del Rodano, dove saremmo troppo visibili! Invece, quando lascerò Narbona, domattina, marcerò diretto a Nord verso il massiccio delle Cevenne."
- In inverno? - domandò sconvolto lo stesso Decimo Bruto.
"Sì, ho attraversato le Alpi a un'altitudine superiore ai 10.000 piedi e le Cevenne non sono così formidabili; la neve sarà alta, ma potremo egualmente aprirci la via e sbucare dal massiccio il più vicino possibile a Vienne. Intendo fare una media di 25 miglia al giorno e voglio che Vercingetorige non sappia mai, in questi giorni, dov'è Cesare e tutte le volte che lo chiederà, la risposta dovrà essere: non lo sappiamo e le decisioni che prenderà saranno basate su notizie inesistenti e quindi, quasi di sicuro, sbagliate." :)


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXVII

La Quindicesima partì da Narbona senza carri, i bagagli furono tutti caricati al dorso dei muli e la grande colonna fece il percorso sotto una nebbia leggera, che riduceva al minimo la visibilità. Ogni centuria, delle sessanta che componevano la formazione, fu messa a turno in testa alla colonna a spalare la neve per aprire il passaggio e anche Cesare fece il proprio turno con il badile; quella presenza dava a tutti i soldati un senso di sicurezza.
Nei tempi stabiliti la legione si accampò a Vienne e non c'era stato nemmeno un caso di assideramento, per cui tutti erano in grado di continuare la marcia verso Agedinco. A Vienne trovarono 400 Germani Ubii con i loro cavalli remi, pronti a fare qualunque cosa per Cesare.
A metà aprile Vercingetorige era riuscito a costringere i Biturigi ad arrendersi, perché gli Edui, in teoria alleati dei romani, non erano venuti in loro soccorso, per cui non avevano altra scelta, se non quella di cambiare campo! Proprio il capo degli Edui, Livaticco, venne da Vergingetorige, molto allarmato, per dirgli che Cesare era sbucato fuori dal nulla a Vienne con la Quindicesima legione e ripartito subito verso nord.
"Perché nessuno mi ha avvertito che stava arrivando, tu dicevi che avevi spie da per tutto?!"
- Le avevo, ma non è passato dalla valle del Rodano, te lo giuro! -
"Ma non c'è altra via!?"
- Dicono che abbia marciato attraverso le Cevenne!? Ma ormai che dobbiamo fare, vuoi che gli Edui attacchino la Quindicesima prima che escano dal nostro territorio? -
"No, LIvaticco, tu devi continuare a far credere a Cesare che sei sempre dalla sua parte."


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXVIII

Cesare giunse ad Agedinco poco prima delle due legioni di Fabio e della XV con Decimo Bruto e disse a Trebonio che per il momento avrebbe lasciato Vercingetorige all'assedio di Gorgobina; la XIV e la XV staranno qui, mentre gli altri verranno con me per raggiungere Vellaunoduno, città dei Senoni, la quale cadde dopo tre giorni e poi fu la volta di Cenabo e Novioduno, un oppidum appartenente ai Biturigi.
Quando i romani stavano per prendere gli ostaggi comparve Vergingetorige e subito i Biturigi cambiarono idea e addirittura alcuni centurioni rimasero intrappolati nella cittadella; però riuscirono ad aprirsi quasi subito un varco. A quel punto Cesare mandò contro Vercingetorige e i Biturigi i mille cavalieri Remi e i quattrocento Ubii, che presero i Galli di sorpresa, i quali dovettero battere in ritirata, lasciando centinaia di cavalieri sul campo!
Dopo quella bruciante sconfitta Vergingetorige riunì il consiglio di guerra per informare che da quel momento avrebbe cambiato tattica, per rendere impossibile a Cesare condurre la sua campagna: "Bruceremo i nostri magazzini e i granai e noi non daremo mai battaglia, invece di combattere, lo faremo morire di fame!"
Biturgo, capo dei Biturigi, disse che non gli avrebbe permesso di bruciare la più grande città del suo popolo: Avarico.
"Cesare la prenderebbe e ... Noi invece la bruceremo, Biturgo, dobbiamo farlo!"
Intervenne Cathbad e dette ragione a Biturgo, Avarico non sarebbe caduta e quindi non c'era ragione di bruciarla. - Possiamo far credere a Cesare che può farcela e così resterà impegnato lì fino all'estate e finché sta lì, non potrà essere altrove. - :)
"Va bene, useremo Avarico come un'ancora, a parte questa città, bruciate ogni cosa nel raggio di 50 miglia intorno a Cesare."


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXIX

Avarico era quasi una vera città (l'attuale Bourges) e Cesare appena arrivato colà con sette legioni, si mise a studiare il modo di riuscire a prenderla prima possibile. Cominciò i lavori che, secondo lui, erano necessari, ma dopo dieci giorni si rese conto che i viveri stavano per finire e decise di consultare tutti i gruppi impegnati nella costruzione della terrazza.
"Le mie decisioni dipendono da voi, ragazzi, se volete toglierò l'assedio e torneremo a nutrirci bene ad Agendico, perché la presa di questa città/oppidum non è un'operazione fondamentale. Possiamo battere i Galli senza conquistare Avarico, a voi la scelta".
La risposta fu univoca e allora l'assedio continuò.
Il ventesimo giorno i lavori erano quasi terminati e la terrazza era così vicina alle mura che Cesare poteva far entrare in azione le macchine d'assedio e queste furono determinanti per vincere la schermaglia che i Galli avevano provocato per creare disturbo.
"Sono contento, disse Cesare a Cicerone, Fabio e Tito Sestio, usiamo troppo poco queste macchine e da ciò dobbiamo trarre insegnamento."
Il venticinquesimo giorno l'opera era compiuta e si doveva cominciare l'attacco, tanto più che il tempo era orribile e i Galli non si aspettavano di certo l'azione, vedendo che il nemico continuava a sbrigare il lavoro a ritmo normale.
La sorpresa fu completa e i Galli furono buttati giù dalle loro mura così rapidamente che non ebbero quasi il tempo di combattere, riuscirono solo a radunarsi nelle piazze sottostanti, pronti alla morte e decisi a portarsi dietro quanti più romani potevano.
Ma nessun soldato romano scese dai bastioni di Avarico, non fecero altro che guardare la città sotto di loro.
Ebbe inizio un "panico riflesso!" I Galli fuggirono in tutte le direzioni, ma erano sistematicamente abbattuti e dei quarantamila, solo ottocento riuscirono a raggiungere Vergingetorige.
Dopo venticinque giorni di magri pasti e di grande frustrazione, gli uomini di Cesare potevano di nuovo mangiare minestra di lenticchie, zuppa di fave e prosciutto. :clap: e, per soprammercato ebbero i ringraziamenti del generale che aggiunse: "Non mi separerei mai nemmeno da UNO di voi!"


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXX

Quando Vercingetorige vide arrivare gli 800 superstiti, fu preso dalla disperazione, perché che cosa avrebbe pensato l'esercito? Poi ricorse a un trucco: li divise in piccoli gruppi, che fece curare e nutrire lontano dalla vista degli altri.
Il giorno dopo convocò il consiglio di guerra per dire che chi aveva deciso di non bruciare Avarico aveva sbagliato e con loro lui, che si era fatto convincere!
Prese la parola Cathbad per dire che se Roma aveva Cesare "noi abbiamo te, Vercingetorige e sono stati i Tuatha a sceglierti, non gli uomini mortali e nemmeno i Druidi. Se voi galli amate gli dèi, piegate il ginocchio davanti all'uomo che loro hanno scelto e riconoscetelo non solo come capo, ma in quanto re della Gallia Unita!
Uno per volta i grandi nobili si alzarono e misero a terra il ginocchio sinistro.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXXI

"Vercingetorige sta adottando tattiche temporeggiatrici, disse Cesare, e quindi tocca a noi spingerlo a combattere, per cui marceremo su Gergovia, è la sua città e dovrà difenderla. Se cade può darsi che gli Arverni abbiano un ripensamento su di lui, ma prima di tutto dobbiamo sapere da che parte stanno gli Edui e quindi convocheremo una conferenza di tutto il loro popolo a Decezia.
Da quelle assise non si chiarì molto e l'unico risultato forse fu che Cesare ebbe l'opportunità di affrontare personalmente gli Edui riuniti e al termine gli Edui, per bocca di Litavicco, assicurarono che lo avrebbero raggiunto a Gergovia (oggi, pochi km. a sud di Clermont Ferrand), guidati da lui stesso.
Era la metà di giugno quando Cesare partì e anche i torrenti in quel mese erano gonfi di neve sciolta, a tal punto che non si poteva guadarli e bisognava trovare i ponti, che però Vercingetorige aveva provveduto a demolire, per cui i due eserciti si trovavano sulle rive opposte dell'Elaver (oggi Allier, un affluente di sinistra della Loira).
Cesare riuscì a trovare un ponte distrutto sì, ma costruito su piloni di pietra; questi erano rimasti e ciò gli bastava. Finse di dirigersi a sud con tutte le legioni, ma ne nascose due nelle foreste della riva orientale, attendendo che Vercingetorige si mettesse in marcia, dopo di che fece ricostruire un ponte provvisorio in legno e lo attraversò con le due legioni in primis e poi con le altre quattro che erano tornate sui propri passi e, in poco tempo, giunse a Gergovia.
Lo spettacolo era terrificante: ogni masso sembrava pullulare di Galli e uno sguardò bastò per capire che non era possibile prenderla d'assalto e neppure il blocco sarebbe stato possibile, perché comportava il consumo di viveri scarsi; l'unica cosa utile da fare, era prendere possesso di una piccola collina, dietro l'altopiano.
"Quando saremo padroni di quel colle, potremo tagliare quasi completamente l'acqua della città e impedire ai Galli di uscire a foraggiare."
Detto e fatto, l'armata romana occupò al buio la collina e all'alba due legioni si erano piazzate in un campo solidamente fortificato sull'altura e cominciò l'attesa.
Due giorni dopo arrivò Eporedorige degli Edui, ma non con i diecimila cavalieri e i viveri promessi, ma con la notizia che Litavicco era passato a Vercingetorige, con tutto l'esercito e stava marciando verso Gergovia, come se volessero unirsi a lui, ma in realtà gli Edui e gli Arverni contavano di stringere i romani in una tenaglia.
Cesare decise subito che avrebbe lasciato due legioni sul posto con Fabio al comando, mentre quattro legioni e tutta la cavalleria partirono a gran velocità, incontrarono l'esercito eduo venticinque miglia a valle dell'Elaver e lanciò l'attacco, ma Litavicco riuscì a fuggire e a raggiungere Gergovia con tutti i viveri, il che significava che i Galli avrebbero mangiato, mentre i romani no!


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXXII

Se i Galli non escono da Gergovia non abbiamo nessuna possibilità di sconfiggerli, l'assedio è impensabile senza viveri; dobbiamo ingannarli.
Ordinò ai 400 cavalieri germani, che non conoscevano la paura, di andare fuori con l'incarico di esplorare, imparare e soprattutto fare molto rumore.
Da Gergovia i campi romani erano distanti e gli osservatori galli videro solo molte attività e non si accorsero che tre accampamenti fuori città erano caduti e Cesare, sodisfatto, ordinò la ritirata, ma il suono delle bucine che davano quell'ordine fu inteso solo dalla Decima, mentre le altre non capirono e quindi non si ritirarono e della confusione seppero approfittare i Galli e alla fine della giornata Cesare doveva piangere la perdita di 46 centurioni e 700 soldati.
Quella sera si tenne il consiglio di guerra per stabilire che la soluzione più sensata sarebbe stata quella di ritirarsi nella provincia, perché nella Gallia Comata c'era bisogno degli Edui per esistere e ormai, dopo cento anni di alleanza, loro avevano cambiato campo!
"Cesare, ansimò Fabio, non vorrai davvero fare quel che prevede Vercingetorige?"
- Non subito, prima devo andare ad Agedinco, per raggiungere Tito Labieno, il quale in questo momento sta insegnando ai Parisi, che non è opportuno irritare noi romani.
Qualche giorno dopo l'esercito di Cesare era di nuovo insieme e "credo che sembriamo un'esca bella grassa", disse Cesare, mentre il serpente romano lungo quindi miglia, con le scaglie metalliche scintillanti, avanzava verso est con duemila cavalieri tedeschi e duemila cavalieri Remi, che scalpitavano ai loro fianchi.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXXIII

"Perché fanno una colonna così lunga?" domandò il re Teutomato a Vercingetorige.
- La lunga colonna romana è un'invenzione astuta: in qualunque punto venga attaccata, le altre sezioni possono agire come ali e circondare i nemici. Per sconfiggerli occorre avere arcieri e cavalieri (ne abbiamo trentamila contro i loro seimila), ma mai accetteremo una battaglia di fanteria. -
I Galli attaccarono con la cavalleria in tre gruppi separati e la strategia si basava sulla previsione che Cesare non avrebbe autorizzato il suo contingente di cavalleria, relativamente scarso, ad allontanarsi dalla colonna in marcia, ma Cesare si comportò diversamente: usò la fanteria per proteggere se stessa e divise i cavalieri in tre gruppi di duemila, poi mandò l'ordine a Labieno di affrontare i Galli in campo aperto.
I Germani sul fianco destro riportarono la vittoria, guadagnando la cima di una collina, approfittando del terrore che la vista dei Teutoni provocava nei Galli. Alla vista della rotta contro i Germani, anche i Remi presero coraggio e fecero del loro meglio per emularli.
Vercingetorige dovette ritirarsi e, grazie al calare della notte, riuscì a mettere gli uomini in un accampamento improvvisato.
"E ora che facciamo?", chiese Tautomato.
- Dobbiamo attendere l'assemblea generale, speravo di andare personalmente a Carnuto, ma, data la situazione, resterò con l'esercito e affido a Gatruato la rappresentanza, mentre io mi ritirerò per un po' di tempo as Alesia, ma solo pochi giorni, perché non voglio un altro Avarico! -
"Alesia non è Avarico, commentò Daderace, troppo grande, troppo alta e troppo protetta per essere per essere presa d'assalto."
- Allora domani divideremo le nostre forze nel modo che ho stabilito: a Carnuto, con Gatruato, la maggior parte della cavalleria e pochi fanti, ad Alesia, con me, la fanteria e diecimila cavalieri. -


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXXIV

Vercingetorige si era rintanato ad Alesia con circa ottantamila fanti e diecimila cavalieri e Cesare disse a Trebonio che dovevano circonvallare tutta la cittadella. "Vercingetorige non crede che possa rinchiuderlo e bloccarlo sulla cima di quella montagna, invece posso e lo farò."
- Ma sono miglia e miglia! Gridò Antonio che era rimasto a bocca aperta, e non c'è quasi terreno piatto intorno. -
"Noi fortificheremo in salita e in discesa."
- È pazzo, disse Antonio a Fabio, con aria convinta. -
Quando Vercingetorige si rese conto delle intenzioni di Cesare, la reazione istintiva fu di mandar fuori tutta la cavalleria, però i Galli non riuscirono a vincere la paura dei Germani e perirono miseramente e i superstiti (pochi) se ne andarono a ovest, oltre la catena montuosa, lasciando i fanti isolati in Alesia.
"Bene, disse Cesare, quando le undici miglia di fortificazioni furono terminate, ora dobbiamo fare la stessa cosa all'esterno, perché i Galli in questo momento si stanno riunendo a Carnuto e fra pochi giorni marceranno su Alesia per salvare Vercingetorige e quindi noi dobbiamo esser pronti su entrambi i lati.
Ventisei giorni dopo l'arrivo dell'esercito di Cesare ad Alesia, la cittadella era circondata da due file separate di fortificazioni e la fanteria e la cavalleria furono messi in campi fortificati separati: le legioni su terreno sopraelevato tra le linee, la cavalleria all'esterno, vicino ai grandi corsi d'acqua.
"Adesso", sospirò Decimo Bruto, possiamo solo aspettare."


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXXV

I Galli assediati in Alesia vedevano assottigliare sempre più i viveri, mentre da Carnuto non arrivava nessuno e decisero di spingere fuori dalle mura donne, vecchi e bambini, perché non sottraessero cibo ai guerrieri.
Il giorno dopo l'esercito dei rinforzi giunse, composto da una miriade di varie popolazioni galliche.
"Molte migliaia, commentò Cesare, tanto numerosi che non riusciranno a manovrare. Se mandassero una decima parte di quei cavalieri potrebbero anche batterci, ma con l'intiero esercito non potranno farlo. È la tua giornata Labieno, approfittane, non ti darò ordini, puoi comandare a modo tuo."
- Sta arrivando anche Vercingetorige, disse Trebonio, ma Impiegheranno ore a superare i triboli, i gigli i cippi e le vere fortificazioni; la battaglia di cavalleria sarà finita da un pezzo, prima che loro riescano ad arrivare qua. -
Dopo alcune ore, Vercingetorige e i suoi, come Trebonio aveva previsto, stavano ancora tentando di attraversare gli spuntoni e i gigli quando i rumori dalla pianura li informarono che la battaglia di cavalleria era finita a favore dei romani e subito decisero di tornare a rinchiudersi nella prigione su in montagna.
Il giorno dopo non ci fu azione e Cesare disse che ai Galli non rimaneva che provarci con la fanteria e lo avrebbero fatto di notte, attraverso la pianura e così fu: a mezzanotte ci fu un urlo terrificante lanciato da migliaia di gole, affinché il segnale giungesse a Vercingetorige, e anche lui si lanciasse all'attacco dalla parte opposta.
All'alba i Galli dovettero constatare che l'assalto era stato respinto e si ritirarono, lasciando migliaia di cadaver appesi ai triboli, ai gigli e ai cippi e Vercingetorige dovette procedere all'ormai abituale ritorno alla base di partenza!
Cesare in consiglio di guerra disse che il prossimo attacco sarebbe stato quello più duro, "loro useranno i cadaveri come ponti e molto dipenderà dal fatto che abbiano individuato il nostro punto debole."


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXXVI

La battaglia successiva fu abbastanza incerta fino a quando i romani non videro irrompere Cesare sul campo, con il mantello scarlatto e il cavallo portafortuna, con le dita. I legionari, in grande difficoltà fino allora, lo applaudirono, convinti che quella visione li avrebbe portati indiscutibilmente alla vittoria e Vercingetorige in quel momento seppe che la Gallia era finita, così come lui! Dopo di che, chiamò Biturgo e Daderace affinché prendessero una decisione: "Se volete la mia morte, mi preparerò ad essere giustiziato qui, alla presenza degli uomini rimasti, in caso contrario, manderò messaggeri a Cesare e gli offrirò la resa."
- Manda messaggeri, rispose Biturgo. -
Nessuno sapeva che fine aveva fatto Litavicco, che non era stato più visto dopo l'assemblea di Carnuto. Stava cavalcando lungo la Mosella nelle terre dei Sequani, ex nemici degli Edui e lì apprese la notizia che Cesare aveva vinto ad Alesia e Vercingetorige si era arreso. Decise di evitare assolutamente il ricongiungimento con i famigliari e, per sicurezza, andò in una vecchia casa di campagna, dove c'era solo qualche servo, che giurò di non parlare a nessuno della sua presenza.
All'inizio dell'autunno, quando stava per ripartire, giunse il fratello Valetiaco, alla testa di cento cavalieri, il quale, dopo essersi ripreso dalla sorpresa nel vederlo lì, lo informò che gli Edui, così come gli Arverni se la sarebbero cavata "a buon mercato" tant'è che non avrebbero perso la condizione di amici e alleati del popolo romano. Tu però non sei perdonato, anzi è stata messa una taglia sulla tua testa.
"Io devo partire subito, per evitare che le ricerche approdino a qualcosa, ma tu devi rimanere, c'è la famiglia da proteggere, prendi tempo e sii paziente, Cesare se ne andrà, verranno altri governatori e, prima o poi, riprenderai il tuo posto al senato e nei consigli."
La meta di Litavicco era il Giura, dove intendeva entrare nella terra degli Elvezi, sicuro che colà sarebbe stato acconto come un eroe, perché nemico di Roma e così fu. Ma poi proseguì lungo il Danubio e arrivò nelle terre di certi barbari, chiamati Verbigeni, ai quali non importava nulla di Roma, né di Cesare, però videro i tesori che portava seco Litavicco e li presero, insieme alla sua testa.


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXXVII

Gennaio - Dicembre 51 a.C.


La notizia della sconfitta dei Galli e della cattura di Vercingetorige non servì a rimediare a ciò che Pompeo e i suoi nuovi alleati (i Boni/Ottimati) avevano architettato contro.
La prima legge, che Pompeo aveva fatto approvare da console unico, stabiliva che tutti coloro che aspiravano a una magistratura curule dovevano registrarsi personalmente all'interno della città di Roma.
Cesare non aveva tempo per definire una strategia e si limitò a spedire una lettera al Senato con la quale chiedeva di essere trattato come Pompeo: la sua nomina a console unico era stata fatta "in absentia" perché svolgeva le funzioni di governatore delle Spagne.
In attesa della risposta dedicò tutta la sua attenzione a sconfiggere, l'una dopo l'altra, le insurrezioni delle varie tribù più potenti, a cominciare dai Biturigi, inferociti perché Biturgo era stato mandato a Roma, destinato a sfilare nella parata trionfale di Ccesare.
La risposta arrivò il nono giorno di febbraio ed era negativa; il motivo, pensò, era che gli ottimati volevano la sua pelle, perché lui rifletteva, come uno specchio, la loro inadeguatezza! A Pompeo concedono tutto, perché lo considerano addirittura un non romano e sanno che potranno distruggerlo se e quando vorranno, ma con me non possono.
La successiva tappa di Cesare fu l'incontro con Cathbad a Carnuto per dirgli che non avrebbe preso prigioniero nessun sacerdote, perché sarebbe da stupidi andare contro gli dèi!
"Ah, rispose il druido, tu credi agli dèi e all'esistenza dell'anima?"
- Noi romani non crediamo all'esistenza dell'anima, la morte è un sonno eterno e nessun uomo ragionevole dovrebbe volere che la vita duri anche dopo la morte! -
Dopo di che Cesare cercò di convincere Cathbad a far sì che i Carnuti si sottomettessero, ma la risposta fu che Cesare aveva dato ai Galli un uomo (Vercingetorige) da cantare per diecimila anni e ciò valeva bene la distruzione del popolo dei Biturigi, Carnuti e altri.
"Fai pure Cesare, saccheggia!"


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXXVIII

Alla fine dell'inverno la Gallia era tranquilla e ogni legionario si era ritrovato all'improvviso molto ricco, mentre da Roma arrivava una lettera di Gaio Scribonio Curione, che si complimentava con l'idea che aveva avuto Cesare di fare una raccolta dei suoi commentari e metterla a disposizione di chi volesse leggerla. Anche gli ottimati la stanno divorando e sono lividi di rabbia, specie Catone, ma nessuno fa caso ai suo strepiti! Se ne stanno facendo copie su copie, perché i tuoi scritti sono emozionanti quanto l'Iliade, con il vantaggio di descrivere eventi del nostro tempo. :)
"Il console giovane, Marco Marcello è assolutamente odioso e infatti tutti hanno paura che lui tolga la cittadinanza romana alla padania citeriore e non la dia ai padani ulteriori! Questa sensazione è molto diffusa! Nel frattempo quel compiacente idiota di Pompeo è ignaro di tutto ed è felice, perché pensa di essere il primo a Roma!"
Ma, proseguiva, Curione, "perché ti sto dicendo tutto questo, mentre non sono mai stato tuo amico?
In primis, perché sono mortalmente stufo degli ottimati, tanto più che mi sono ormai accorto che costoro blaterano di cose di cui non sanno nulla!
In secundis è che aborro Catone e Bibulo; non ho mai incontrati due *generali da salotto* così ipocriti!
Il terzo punto è che tu sei stato buono con Publio Clodio quando eri console, anche se alla fine non hai potuto salvarlo dalla pazzia!
Il quarto argomento è molto personale: vorrei sposare Fulvia, che ho amato per anni, ma non posso farlo finché sono sprofondato nei debiti e quindi, se tu puoi aiutarmi e fare di me un uomo felice, ti do la mia parola più solenne che sarò il tribuno più capace e brillante mai visto a Roma. Mi impegno a tenere a bada gli ottimati per tutto il tempo che sarò in carica."


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XXXIX

Dopo aver letto lo scritto di Curione, Cesare rimase pensieroso a lungo e concluse che la dea fortuna era tornata a sorridergli: un tribuno del valore di Curione sarebbe stato inestimabile e quindi prese il calamo e rispose:
"Innanzi tutto credo che, se vogliamo arrivare a bloccare gli ottimati, il nostro patto deve rimanere segreto, non dovresti neppure annunciare che ti candiderai al tribunato della plebe, dovresti invece trovare qualche persona bisognosa disposta a presentarsi e ritirarsi all'ultimo momento. Quando costui rinuncerà nell'imminenza delle elezioni, fatti avanti e offriti quale sostituto, come se l'idea ti fosse venuta solo allora; questo ti esenterebbe da ogni sospetto che tu agisca nell'interesse di qualcun altro.
Anche quando entrerai in carica, dovrai dare l'impressione di agire per te stesso e immagino tu non abbia difficoltà a pensare a leggi di pubblica utilità da far approvare.
Quando, alle calende di Marzo, opporrai il veto alla proposta di mettere in discussione le mie province, io piomberò sugli ottimati come un dardo lanciato dalla scorpione.
Sappi però che il tuo compito sarà molto arduo e pericoloso e ho proprio paura di vedere i coltelli del Foro lampeggiare contro la tua persona o di vederti scagliato giù dalla rupe Tarpea, perché gli ottimati lo sai anche tu, sono disposti a tutto pur di vedere me sconfitto, insieme a tutti coloro che *osano* appoggiarmi!
Prima delle Calende di marzo c'era da finire la guerra.
"La Gallia è un toro privato degli occhi, ma non della rabbia: carica ciecamente e continua a sbattere contro i muri, rocce e alberi, è sempre più debole, ma non vuole morire prima di autodistruggersi. Come fare a placare questo toro, prima che il Senato abbia il mio sangue, le mie ossa e il mio spirito? Il comando non sarà prorogato e alle calende di marzo dell'anno prossimo avrà termine, anche se farò ogni sforzo per impedirlo, perché avrei bisogno ancora di un anno per compiere il lavoro amministrativo che trasformerà la Gallia Comata in un'autentica provincia romana. La Guerra deve finire entro quest'anno, non una cessazione temporanea delle ostilità, ma con una vera pace e per far ciò ho bisogno di intraprendere soluzioni estreme, anche se le disapprovo con tutto me stesso, ma devo! Farò tagliare la mano destra a quattromila uomini e questi saranno mandati in giro a mendicare e chiunque vedrà uno di loro, penserà alla lezione impartita dopo l'ultima ribellione! Solo in questo modo il toro potrà essere fermato e quando deporrò il comando dalla Gallie, la Gallia comata sarà in pace. :x


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XL

A Ottobre Lucio Cesare venne in Gallia a portare notizie di Roma al cugino, a proposito della decisione dei consoli di privarlo del tuo imperium delle province e dell'esercito dopo le calende di marzo. "Ti si doveva insegnare una volta per tutte che sei il servo e non il padrone del Senato e a quelle parole ci sono state grandi grida di consenso di un certo ... Catone!.
Il senato ha stabilito altresì che qualunque tribuno delle plebe che osasse porre il veto alla discussione delle province galliche, sarà considerato traditore della Patria, arrestato e sottoposto a processo sommario!
Infine è stato approvato un altro decreto con cui il Senato si riserva il diritto di decidere in quale data i tuoi veterani saranno congedati."
- Credono veramente di sconfiggermi con misure del genere? -
"Loro lo pensano, ma tu come ti opporrai?"
- Con tutto ciò che sarà necessario! -
Di questo argomento stavano discutendo anche Gaio Trebonio e Publio Vatinio, i quali arrivarono alla conclusione che Cesare ormai era un tutt'uno con l'esercito e che, pur essendo rispettoso della legge e che aveva sempre fatto ogni cosa "in suo anno", se fosse costretto dall'illegalità altrui, avrebbe saputo rispondere. Vuole quanto gli è dovuto e marciare su Roma (come Silla) per lui sarebbe proprio l'ultima ratio e lotterà in ogni altro modo, prima di farlo. Il suo curriculum al momento è perfetto e desidera che rimanga tale e noi dobbiamo fare offerte perché gli ottimati per una volta almeno riescano a ragionare. E forse quella gente proprio stupida non è, se non fosse per un unico fattore. E la risposta a quell'affermazione, era solo una: Catone! :grr:
Il altre parole Marco Porcio Catone e la guerra civile erano quasi sinonimi!


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XLI

Cesare metteva in ordine le idee per affrontare gli ottimati entro i limiti della costituzione non scritta di Roma: il mos maiorum. I consoli dell'anno successivo sarebbero stati Lucio Emilio Lepido Paullo, come anziano e Gaio Claudio Marcello. Paullo era un uomo di Cesare, anche se non valeva molto, a differenza di Curione che aveva una grande personalità e che era stato eletto tribuno della plebe con il massimo dei voti, pur essendosi candidato all'ultimo momento.
La guerra civile era naturalmente l'ultima alternativa ed era così abominevole per tutti (persino per dei boni) che Cesare pensava proprio che fosse da escludere dalle possibilità reali. Occorreva pensare a come fare a respingere l'autoritarismo (camuffatto da legalismo) degli ottimati che volevano andar contro ai desideri della maggior parte di Roma, dell'Italia e di tutte le Province! :x Lui chiedeva solo ciò che gli spettava per diritto di nascita e per ciò che aveva fatto: essere console per la seconda volta, immune da incriminazioni pretestuose e quindi apparire per quel che era, primo uomo di Roma.
Poco prima della fine dell'anno gli giunse una lettera da Quinto Cicerone, legato anziano a servizio del fratello, governatore della Cilicia. In essa si lamentava dell'amicizia di Marco per Pompeo Magno e gli ottimati, che stavano facendo tutto il male possibile in quelle terre a cominciare da Lentulo Spintere e Appio Claudio, per finire al figlio di Servilia. "Sì, mi dispiace dirlo, ma pare che Bruto abbia lavorato in stretta collaborazione con il suocero Appio Claudio in tutti i modi più biasimevoli! Bibulo invece non stava facendo niente, non pensa minimamente alla guerra con i Parti, ha semplicemente pagato un certo Ornadapates affinché sussurri all'orecchio del re Orode che Pacoro, il figlio prediletto, mira ad usurpare il trono paterno. Mossa astuta, ma non certo ammirevole! Ti prego Cesare di scrivermi, ho bisogno di sentire le parole di qualcuno che stimo e che mi possa far coraggio!"


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XLII

Gennaio - Dicembre 50 a.C.


Quando Gaio Cassi Longino ritornò in patria dopo la sua straordinaria carriera come governatore della Siria, scoprì di essere molto ammirato. e fra gli estimatori in particolare c'era Bruto. I due amici si intrattennero anche a parlare dei tesori che Crasso aveva arraffato nei templi prima di Carre.
"Sono rimasti ad Antiochia e sono riuscito a sottrarli alle mani appiccicose di Bibulo!"
Bruto sembrò sconvolto: - Marco Bibulo è al di sopra di ogni sospetto! Il genero di Catone rubare ciò che appartiene a Roma? Mai e poi mai! -
"Stronzate, tu sei proprio un "pesce lesso". Ma parliamo del motivo per il quale sono venuto a trovarti e cioè che voglio sposare Giunia Terzia Tertulla, è ora che mi formi una famiglia. So anche quali siano i suoi natali e, poiché il sangue della gens Iulia è un po' più alto di quello della Iunia non ho nessuna obiezione a sposare la figlia di Cesare"
In quel momento entrò Servilia e, resa edòtta della richiesta di Cassio, chiamò Tertulla e subito capì che quel matrimonio si doveva fare. :)
Usciti i fidanzati, Servilia si rivolse al figlio per dirgli che Cicerone aveva scoperto le sue malefatte in Cilicia, insieme a quelle del suocero Appio Claudio, il quale era stato chiamato proprio in quel giorno nel tribunale delle estorsioni.
"Possono tentare di processare Appio Claudio, ma lui sarà prosciolto, mamma."
- Non ne dubito, figliolo, però le voci che corrono non possono giovare alla tua carriera! - E uscì, perché aveva appuntamento con il giovane amante Ponzio Aquila, che aveva l'età del figlio, però non era brutto. :)
Costui le riferì che Curione aveva fatto approvare una legge strana per nominare una commissione incaricata di controllare le strade d'Italia e che il capo di essa avrebbe avuto dignità proconsolare.
"Di questa legge, strana come hai osservato, l'unico che può trarre vantaggio è Cesare, che, se perde le il suo imperium alle Calende di Marzo, potrebbe sostituirlo con quello. Curione deve appartenere a Cesare, tanto più che di colpo si è liberato dei debiti e ha sposato Fulvia."


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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XLIII

Quasi tutti i 400 senatori presenti a Roma vennero alla Curia Pompea per la riunione delle Calende di Marzo. Il luogo era fuori dal pomerium, affinché Pompeo potesse partecipare, conservando il proprio imperium di governatore della Spagna.
"Un grande giorno, latrò Catone, con la voce aspra!" - Il principio della fine di Cesare! - disse raggiante Lucio Domizio Enobarbo. Solo Bruto, fra gli ottimati, aveva qualche timore.
In una panca a parte sedevano i dieci tribuni della plebe, nove dei quali erano delle vere e proprie nullità, mentre non era questo il caso di Gaio Scribonio Curione, il quale sedeva con l'aria di chi non trova troppo interesse, tanto più che i tribuni erano stati tacitati dal decreto anticostituzionale, ma vigente, che impediva loro di porre il veto, pena l'incriminazione per alto tradimento.
Prese per primo la parola Gaio Marcello:
"Non possiamo certo continuare a permettere a Cesare di governare per altri cinque anni in Gallia, tanto più che egli è già andato oltre il mandato che aveva ricevuto dal senato e dal popolo di Roma, che si limitava alla provincia e non doveva entrare nella regione nota come Gallia Comata! Roma non lo aveva autorizzato a dichiarare guerre, fare pace, concludere trattati e a maltrattare a piacer suo i popoli e i rappresentanti più rispettabili di quelle tribù!
(- Giusto, bene, urlò Catone! - )
Questa continua guerra ha permesso a Cesare di modificare il sacro mos maiorum, che non aveva mai permesso a un governatore di invadere un territorio non appartenente a Roma e conquistarlo senza alcun motivo, se non quello di aumentare la gloria personale! Cesare ha reclutato un enorme esercito personale e ha marciato sulle terre di popoli pacifici devastandole e per quale motivo? Per arricchire se stesso con la vendita di un milione di schiavi, un numero così spropositato che poté permettersi anche di essere generoso con l'Erario di Roma! Io dico che è assolutamente tempo che l'augusto consesso qui riunito arresti la carriera di quest'uomo, che si crede al di sopra di tutto e di tutti! Cesare conta di candidarsi al consolato per il prossimo anno, ma dovrà attraversare il pomerio e abbandonare il suo imperium; a quel punto io, e altri nobili romani, presenteremo accuse contro di lui per le numerose azioni illegali che ha compiuto in Gallia Comata!"


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
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lemond
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Re: Storia

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Colleen McCullough "Cesare, il genio e la passione" XLIV

Quando Marcello propose la mozione per privare Cesare dell'imperium delle sue province e dell'esercito, Curione pose il veto.
Catone si alzò di scatto: "Traditore, ruggì, arrestatelo!"
- Stupidaggini, Catone e tu lo sai, tutto ciò che te e i rospi dei tuoi amici avete fatto approvare è un decreto senatorio che non ha alcuna validità di fronte alla legge e nemmeno la più pallida e transitoria rilevanza costituzionale. Nessun decreto può privare un tribuno della plebe del suo diritto. Ma chi credi di essere, Catone? Un patrizio del tempo in cui la plebe non aveva ancora ridimensionato l'aristocrazia? Siediti e chiudi il becco, tu che, fra l'altro discendi da uno schiavo! -
Gaio Marcello Maggiore deglutì, tremò in tutto il corpo, perdendo il controllo di sé, poi dette l'impressione di riprendersi e ordinò ai littori di arrestare Curione.
Ma quest'ultimo replicò che i littori dovevano arrestare proprio colui che aveva tentato di ostacolare un tribuno della plebe nell'esercizio dei suoi inviolabili diritti.
Si alzò Paullo per far constatare all'assemblea che era lui, il console anziano, ad avere i fasci in quel mese e gli toccava quindi decidere: avrebbe rispettato il diritto di Curione di esercitare il veto, però sarebbe stato bene che l'assemblea ne conoscesse il motivo, per cui dava la parola a Curione.
"Il console giovane ha dichiarato che Gaio Giulio Cesare ha invaso pacifici territori non romani per incrementare la gloria personale, ma non è stato così e come si può leggere da tutti i dispacci ricevuti, Cesare è avanzato alla testa di un esercito, perché è un uomo prudente, non un imbecille come te, Marcello o Catone, e solo così sapeva che poteva concludere trattati impegnativi e tangibili con le varie popolazioni. E solo quando questi trattati sono stati infranti dai Galli si è snudato per la prima volta un gladio romano. Ho posto il veto per il motivo che stava diventando orrendamente chiaro per me e per tutti coloro che giudicano con la propria testa: il console iuniore e gli ottimati ciechi, come Catone, non tollerano alcuna difesa di un uomo che non è qui a potersi difendere e questo mi sembra un gesto onorevole da parte di un tribuno della plebe, convinto che Gaio Giulio Cesare non è stato l'aggressore della Gallia Comata! E d'altra parte il Senato ha sanzionato il reclutamento di ciascuna di quelle legioni che gli rimproverate di avere e ha anche accettato di pagarle. Un'ultima cosa: gli ottimati non sempre sono così suscettibili alle illegalità, specie quando queste sono commesse dai loro membri, come le rappresaglie furtive, crudeli e quant'altro compiute da Marco Bruto sugli anziani di Salamina, quando questi non poterono pagare l'interesse composto del 48% preteso dai suoi ruffiani? Questo è quanto ha fatto questo eminente esemplare di tutto ciò che dovrebbe essere un giovane senatore romano, ma purtroppo costui è sotto l'influenza di Cartone! Chi non ci crede, può documentarsi leggendo le lettere di Cicerone.
Infine, vi ricordo che Cesare aveva scritto al Senato chiedendo di essere trattato come Pompeo Magno, candidatosi al consolato in absentia, mentre stava governando le Spagne e a lui i Padri Coscritti hanno risposto - ma certo. - mentre a Cesare - mangia merda!
Io ritirerò il mio veto nel preciso istante che tutto ciò che sarà fatto a Cesare, valga anche per Gneo Pompeo Magno."
Paullo dichiarò che l'assemblea era sciolta.


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