Filosofia

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Gimbatbu
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Re: Filosofia

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lemond ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 15:32
Gimbatbu ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 13:45 Dopo le 6000 pagine inedite di Céline, straordinario ritrovamento di 5000 pagine di appunti di Hegel per molti il padre dell' idealismo assoluto e sicuramente uno dei massimi filosofi di ogni tempo. Attendiamo sviluppi.
Una ventina d'anni fa provai a leggerlo, ma non rammento né il titolo, né la pagina (mi pare a due cifre) alla quale mi dichiarai sconfitto. :) Invece mi piace moltissimo ascoltare Adriano Pama. :clap:
Non conosco Adriano Palma (o Palma?), ma se spiega Hegel lo ascolterò. È sempre stato per me il filosofo più difficile da capire (infatti tutt'ora non l'ho capito...)


herbie
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Re: Filosofia

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Gimbatbu ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 16:32
lemond ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 15:32
Gimbatbu ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 13:45 Dopo le 6000 pagine inedite di Céline, straordinario ritrovamento di 5000 pagine di appunti di Hegel per molti il padre dell' idealismo assoluto e sicuramente uno dei massimi filosofi di ogni tempo. Attendiamo sviluppi.
Una ventina d'anni fa provai a leggerlo, ma non rammento né il titolo, né la pagina (mi pare a due cifre) alla quale mi dichiarai sconfitto. :) Invece mi piace moltissimo ascoltare Adriano Pama. :clap:
Non conosco Adriano Palma (o Palma?), ma se spiega Hegel lo ascolterò. È sempre stato per me il filosofo più difficile da capire (infatti tutt'ora non l'ho capito...)
cosa riguardano queste 5000 (!!) pagine di appunti?


Gimbatbu
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Re: Filosofia

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herbie ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 17:24
Gimbatbu ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 16:32
lemond ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 15:32

Una ventina d'anni fa provai a leggerlo, ma non rammento né il titolo, né la pagina (mi pare a due cifre) alla quale mi dichiarai sconfitto. :) Invece mi piace moltissimo ascoltare Adriano Pama. :clap:
Non conosco Adriano Palma (o Palma?), ma se spiega Hegel lo ascolterò. È sempre stato per me il filosofo più difficile da capire (infatti tutt'ora non l'ho capito...)
cosa riguardano queste 5000 (!!) pagine di appunti?
Sono per la maggior parte appunti di preparazione delle lezioni che Hegel teneva nella mitica Università di Heidelberg, lezioni che facevano sempre il sold out con gente che proveniva da tutta Europa. Tramite questi appunti sembra sia possibile capire meglio il pensiero del Maestro (evidentemente non sono solo io che lo trovo difficilotto). La cosa curiosa è che gli ordinatissimi tedeschi conservavano questi faldoni in cantina senza sapere di chi fossero. Un professore prima che marcissero, circa 200 anni che stavano lì, si è preso la briga di vedere cosa fossero.


herbie
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Re: Filosofia

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Gimbatbu ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 17:45
herbie ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 17:24
Gimbatbu ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 16:32

Non conosco Adriano Palma (o Palma?), ma se spiega Hegel lo ascolterò. È sempre stato per me il filosofo più difficile da capire (infatti tutt'ora non l'ho capito...)
cosa riguardano queste 5000 (!!) pagine di appunti?
Sono per la maggior parte appunti di preparazione delle lezioni che Hegel teneva nella mitica Università di Heidelberg, lezioni che facevano sempre il sold out con gente che proveniva da tutta Europa. Tramite questi appunti sembra sia possibile capire meglio il pensiero del Maestro (evidentemente non sono solo io che lo trovo difficilotto). La cosa curiosa è che gli ordinatissimi tedeschi conservavano questi faldoni in cantina senza sapere di chi fossero. Un professore prima che marcissero, circa 200 anni che stavano lì, si è preso la briga di vedere cosa fossero.
beh di certo sarebbe molto interessante se se ne potesse trarre una interpretazione che si discosta da quella ormai classica di Hegel...non ricordo se c'erano altri appunti "a latere" rispetto alle opere pubblicate dallo stesso autore.
Sai se sono stati pubblicati questi appunti?


Gimbatbu
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Re: Filosofia

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Che io sappia ancora no, data la vastità del ritrovamento, è stato fatto il punto recentemente a Roma in una riunione di massimi esperti hegeliani e si è deciso di procedere con molta cautela (sospetto che ancora stiano brancolando nell' oscurità...)


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lemond
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Re: Filosofia

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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea VIII

Della filosofia di Schelling oggi si valorizzano soprattutto due aspetti: anzitutto la drammatica tensione tra la filosofia negativa, che non è in grado di dimostrare la realtà e l'esistenza; e la filosofia positiva, che mette in evidenza il carattere impotente e postumo della ragione, cercando di indagare quindi la realtà, appoggiandosi all'esperienza, un empirismo peraltro assai peculiare, che fa di Dio il "fatto" originario.
In secondo luogo la complessa e spesso rielaborata teoria delle (tre) potenze, intese come forze cosmogoniche e teogoniche, ma anche come epoche della natura e della storia umana. La prima è la base egoistica, che dà avvio al movimento e che sarebbe fatalmente autodistruttiva, se non venisse arginata dalla seconda potenza, che è dunque l'atto limitante; la seconda potenza è destinata a rendere felicemente produttiva la prima nella forma pacificata della terza potenza, che rappresenta il culmine dell'universo, conciliazione definitiva del contrasto precedente.


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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

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Gimbatbu ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 16:32
lemond ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 15:32
Gimbatbu ha scritto: lunedì 22 maggio 2023, 13:45 Dopo le 6000 pagine inedite di Céline, straordinario ritrovamento di 5000 pagine di appunti di Hegel per molti il padre dell' idealismo assoluto e sicuramente uno dei massimi filosofi di ogni tempo. Attendiamo sviluppi.
Una ventina d'anni fa provai a leggerlo, ma non rammento né il titolo, né la pagina (mi pare a due cifre) alla quale mi dichiarai sconfitto. :) Invece mi piace moltissimo ascoltare Adriano Pama. :clap:
Non conosco Adriano Palma (o Palma?), ma se spiega Hegel lo ascolterò. È sempre stato per me il filosofo più difficile da capire (infatti tutt'ora non l'ho capito...)
Risposta di Adriano Palma "Buonasera, quanto il suo amico, ne capisco nulla, vidi - ma penso sul giornale- che han trovato 5000 pagine, ho nessuna idea di cosa scrisse…" :crazy: In ogni modo, qui potrai trovare tutte le sue conversazioni (98 al momento) con Michele Boldrin da quando è stata ripresa la loro amicizia d'antan :)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea IX

George Wilhelm Friedrich Hegel


Subito dopo l'uscita dal seminario protestante di Tubinga e non volendo intraprendere la carriera ecclesiastica, diventa precettore, prima in Svizzera e poi a Francoforte. In quegli anni di fine secolo, le riflessioni ruotano intorno alla Rivoluzione Francese e ai suoi sviluppi e lui pensa che le origini della stessa siano da ricercare nel cristianesimo.
Considera Giosuè (Gesù) portatore di un messaggio di liberazione da una vita mutilata e deforme, rappresentata da tutti coloro che professavano una religione arrogante e formalistica. Giosuè è uscito sconfitto dal confronto con le autorità, perché non è riuscito a far accettare al popolo la legge dell'amore e del perdono e per conservare quello che poi si chiamerà "buona novella" accetta una via crucis, che lo condurrà alla morte, ma che farà diventare "eterno" il suo messaggio. (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea X

Nel 1807 pubblica "la fenomenologia dello spirito" che, dirà vent'anni dopo (come Dumas :D ) ha rappresentato un viaggio verso la scoperta, un'esplorazione da non rielaborare e rifiutò per questo di rielaborarla.
Quest'opera è per l'autore una sfida al divieto kantiano di abbandonare il solido terreno dell'esperienza, per avventurarsi nel mare della dialettica, dove regna l'incertezza e il naufragio è quasi certo. Quello che Hegel pensa di aver scoperto è che c'è verità anche nell'apparenza e anzi maggiore; per lui la dialettica è un processo dinamico che si sviluppa tramite contraddizioni e il sapere non è la meta, ma l'intiero processo. Il fenomeno non è illusione, ma verità in cammino, come d'altra parte è insito nel significato etimologico della parola esperienza < - viaggio.
Si tratta di percorrere un itinerario scandito da una serie di tappe che dal qui e ora portano al "sapere assoluto".


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XI


Nel periodo in cui scrive la Fenomenologia è convinto di vivere in un'epoca in cui il vecchio mondo si dissolve e il nuovo non si è ancora formato.
Per avanzare occorre diventare consapevoli delle "catene del mondo"; solo così potremo liberarci dai condizionamenti etici, intimamente indeboliti e oscurati, ma ancora in grado di esercitare una residua spinta inerziale!
Egli cerca di cambiare contesto alle categorie filosofiche tradizionali, ad es, il rapporto servo-padrone. In un primo tempo solo il padrone è da considerarsi libero, ma se si guarda meglio, il signore diventa dipendente del lavoro altrui, mentre il servo, se prende coscienza che è il lavoro che rende indipendente, sarà lui quello veramente libero.
La verità della coscienza indipendente è di conseguenza la coscienza servile, che si emancipa dalla sua signoria. :)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XII

Per Hegel è libero chi, rifiutando l'istinto animale di autoconservazione, si innalza al di sopra della vita. La libertà è una conquista rischiosa ed è una prova decisiva, che seleziona gli uomini fra chi è capace di dominare e chi solo di obbedire. Ha in mente il modello dell'Iliade, dove è il duello mortale a stabilire una gerarchia di valore. In quel periodo il Nostro vede passare Napoleone trionfante a Jena e scriverà: "È una sensazione meravigliosa vedere un tale individuo davanti a te, seduto su un cavallo, che si irradia sul mondo e lo domina.
Dopo quell'ottobre 1806, Hegel dovrà lasciare Jena per Norimberga, dove porta a compimento la Scienza della logica, il cui scopo fondamentale è di mostrare come le categorie di pensiero non siano astrazioni soggettive, bensì vincolino l'essere al pensiero. In altre parole la realtà è conforme al pensiero, ciò non significa certo attribuire coscienza alle cose, ma considerarle come orientate al pensiero, costituite da "determinazione/negazione" di pensiero.
Il concetto chiave si può esemplificare nell'espressione "Ecce agnus Dei qui tollit peccata mundi" quel tollit sta a significare che "toglie il peso" al peccato, senza però dimenticare la causa e la responsabilità. In ciò si ha una negazione come superamento che conserva ciò che ha tolto, mantenendo in essa la base di verità. Si tratta insomma di una negazione determinata (di pensiero).


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XIII

Hegel interpreta la propria epoca come un'era di decadenza in cui prevalgono le astrazioni sulla immediatezza del vivere e un segnale di ciò sta nel dominio che negli Stati hanno assunto il commercio, il denaro, le banche. Per lui il denaro è la potenza astratta, mentre lo Stato dovrebbe essere l'emblema della ragione concreta.
Infine, a differenza di Kant, esalta le passioni, che sono, secondo lui, il vero motore della storia e, senza di esse, nulla di grande si realizzerebbe nel mondo e i grandi uomini sono coloro che riescono a comprendere e dar voce a quelle forze collettive, date dalla giustapposizione delle passioni imperanti. Famosa al riguardo è una sua battuta, di fronte un allievo che ammirava il cielo stellato: " Esso altro non è che un'eruzione cutanea luminosa, mentre il pensiero di un delinquente, se condiviso da molti, può essere più sublime di tutti gli spettacoli naturali!"


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XIV

La scuola hegeliana


Alla morte di Hegel (nel 1831) si opera una netta frattura interna, fra chi applaude D.F. Strauss e chi lo aborre! Egli ha pubblicato "La vita di Gesù", un'indagine storica, che consiste nella riduzione del testo evangelico a un prodotto culturale (storico) e nell'eliminazione di qualsiasi connotato trascendente. Ovvero un racconto fantastico in cui si riflettono le attese e i sentimenti, storicamente determinati, delle comunità cristiane delle origini.
I primi accusano la "destra hegeliana" (gli altri) di aver determinato la totale degenerazione della scuola in teologia; l'applauso equivale ad affermare il primato della ragione e il diritto di critica nei confronti della religione, considerata come un "momento" da superare, perché altro non è che un abbandono ai dogmi.
Ai loro occhi la filosofia accademico/religiosa è lontana dalla vita reale e costruiscono solo realtà alienate, nelle quali la teoria (ideologia) sostituisce la ricerca di quello che veramente è. :x La filosofia va ricondotta sulla terra, nel mondo della vita e dell'esperienza. (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XV

Il soggetto a cui si riferisce la riflessione filosofica non è più solo l'uomo che pensa (intellettuale), ma anche chi svolge lavori manuali; in questo contesto si sviluppano aspirazioni democratiche: "Il popolo, scrive Bruno Bauer, non vuole essere più solo semplice spettatore della lotta fra aristocratici." In base a tale assunto, anche la dialettica è oggetto di interpretazioni molto diverse all'interno della scuola.
Il superamento (Aufhebung) delle contraddizioni è visto dalla destra come conciliazione e poi conclusione dei conflitti e considera la realtà come quiete, come un ordine stabile e statico.
La sinistra invece lo legge come la premessa di nuove contraddizioni, da cui la dialettica diventerà una potenza corrosiva, capace di sconvolgere gli assetti dati. La realtà è un divenire e conduce a un'elaborazione progressiva della storia.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XVI

Il socialismo utopistico


Con questa espressione s'intende per lo più designare quegli autori che, prima di Marx o contemporaneamente a lui, criticano la società borghese, respingono il sistema capitalistico e propongono un'organizzazione sociale di tipo comunitario.
Fra costoro occorre distinguere quelli che si limitano a prospettare una trasformazione sociale, da chi invece ritiene necessario conquistare con la forza il potere politico.
I primi (Saint Simon, Fourier ... Proudhon) si rivolgono all'intiera società, mentre i secondi (Babeuf, Buonarroti, Blanqui) solo a un gruppo di rivoluzionari.
Le teorizzazioni dei socialisti utopistici hanno aperto la via all'internazionalismo, anarchismo, comunismo e socialdemocrazia.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XVII

In Francia F-N. Babeuf (detto Gracchus) si pone a cavallo fra l'utopismo settecentesco e il socialismo del secolo dopo. Egli rivendica l'abolizione della proprietà privata, l'eliminazione dei residui privilegi dei nobili ed ecclesiastici e pubblica il Manifesto degli eguali (1795), ma l'anno dopo è arrestato in seguito a un tentativo di insurrezione e condannato a morte. Filippo Buonarroti stende in seguito la storia degli avvenimenti, elaborandone la base teorica, che sarà pubblicata nel 1828.
Seguace di Babeuf, sarà Blanqui, il quale fa maggior leva sull'elemento operaio, che, insieme all'intellettuale, costituisce la minoranza rivoluzionaria cui spetta impadronirsi dello Stato e dare il via a una dittatura illuminata, in grado di trasformare la società in senso egualitario e popolare. Avrà la condanna a morte, tramutata in trent'anni di carcere.
C-E. de Saint Simon delinea un sistema sociale basato sulla collaborazione, laddove deve dominare la scienza e la pace fra gli uomini e le nazioni. La proprietà privata ha come unico fondamento la capacità individuale, mentre allo Stato spetta di vigilare sulla ristrutturazione della comunità, tenendo presente che il fine principale sta nel perseguire il benessere delle classi inferiori.
C. Fourier giudica invece il mondo industriale foriero di ingiustizia e propone una comunità modello che si ritrova in abitazioni comuni (falansteri), impegnate in un lavoro di gruppo variato e piacevole, retribuito secondo le capacità. Per lui il lavoro agricolo doveva essere sempre preminente rispetto all'industria.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XVIII

In Inghilterra i socialisti ricardiani sviluppano il pensiero economico classico nel senso di una critica al capitale, che è formato da quella parte del prodotto del lavoro sottratto al prestatore d'opera. Robert Owen paga alti salari, diminuisce gli orari, migliora le condizioni di lavoro, fonda un villaggio in cui case, cibo, vestiario e istruzione sono offerti a basso prezzo e nel 1819 riesce anche a far approvare il primo Factory Act, in cui viene riconosciuto il dovere dello Stato a regolamentare le condizioni di lavoro.
Purtroppo dopo un certo tempo scopre che quel che ha realizzato è un fallimento e si dedica alla propaganda sociale e attività sindacale. È uno degli organizzatori del movimento sindacale e cooperativo in Gran Bretagna. Propone ancora un modello utopistico di società comunista, retta dalla cooperazione anziché la competizione, e continuerà a credere nella proprietà comune dei mezzi di produzione. Muore a Newton nel 1858.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XIX


P-J. Proudhom nel 1840 pubblica "Che cos'è la proprietà" in cui teorizza che quella privata, lungi dall'essere un diritto in sé, debba essere limitata per impedirne l'appropriazione da parte di pochi.
Il Nostro da un lato ha una visione arcaica della società, come una comunità di contadini e di artigiani, fondata sulla famiglia, sull'indissolubilità del matrimonio e sulla posizione subordinata della donna; dall'altro mostra anche idee di spiccata modernità quando afferma che nessun sistema concettuale può essere esaustivo e invece ogni teoria deve essere modificata in relazione all'infinità varietà delle situazioni.
Un altro esponente della seconda generazione di socialisti utopistici, al quale si deve per primo proprio la definizione di *socialismo* è P. Leroux nell' opera che si intitola "L'individualismo e il socialismo". Egli ritiene che la Chiesa abbia fallito nella missione (nota mia, che non ha mai avuto) di instaurare l'eguaglianza fra gli uomini e che questo fine debba invece essere perseguito da un umanitarismo laicista. All'elaborazione teorica, aggiunge un'intensa attività propagandistica e politica, che lo porterà all'esilio in Inghilterra.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XX

Ludwig Feuerbach

In gioventù non segue le orme del padre (razionalista) e si alimenta di una religiosità intima, fatta di preghiere e lettura della Bibbia, un'esperienza alla quale si richiamerà per difendere la fondatezza delle critiche alla religione. Nel 1824 decide di trasferirsi a Berlino per seguire le lezioni di Hegel e nella tesi di laurea esprime l'esigenza che la ragione si cali nella realtà e distrugga le rappresentazioni consuete dell'io, dell'al di là e dello stesso Dio.
Nell'opera successiva, Pensieri sulla morte e l'immortalità (1830) invita l'uomo ad abbandonare l'idea di sopravvivenza individuale per vedere la morte come la suprema offerta a Dio e la consegna di sé alla memoria dei posteri e alla storia dell'umanità. L'individuo è chiamato a riconoscere e valorizzare la propria unicità all'interno del suo arco temporale e nel suo essere sensibile. (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXI

Si sta convincendo della necessità che la speculazione si apra alla sfera empirica e propone l'amore come il più bel vincolo fra lo scrittore e l'uomo; quando si unisce ai giovani hegeliani la sfera empirica diventa da un lato (come già detto) il mondo dei sentimenti e dall'altro quello delle battaglie politiche per la libertà. inoltre prende le distanze dal maestro nell'idea dell'incarnazione dell'assoluto in un individuo. Feuerbach respinge una simile possibilità, che comporterebbe la fine della storia e replica che il genere umano si realizza in una moltitudine innumerevole di individui, dipoi Hegel non sarebbe partito dal sensibile o dall'essere, ma dai loro concetti, anticipando furtivamente il risultato e costruendo così un circolo vizioso, un monologo della speculazione con se stessa.
Nonostante queste critiche, F. non compie ancora un rottura definitiva (siamo nel 1840).


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXII

L'essenza del cristianesimo (1841) è l'opera più conosciuta di L.F.
Nei due capitoli introduttivi tradisce un persistente impianto idealistico, giacché deriva la religione dalla coscienza che l'uomo ha della propria essenza infinita. L'infinito è in contrasto con i propri limiti individuali e quindi la traspone fuori di sé, in un Dio. Questo processo di alienazione è articolato in due momenti:
a) il soggetto viene a riflettersi in un oggetto apparentemente diverso, ma in effetti identico: oggettivazione positiva.
b) tale identità non è riconosciuta e per evitare l'estraneazione negativa, si mette a servizio di Dio.
Feuerbach vorrebbe capovolgere questo rapporto per riappropriarsi del contenuto alienato e recuperare l'energia insita nella religione.
Ad es, l'incarnazione di Dio in Cristo, pur negata nel suo aspetto dogmatico, è rivalutata nel contenuto antropologico: l'uomo ha bisogno di vedere l'amore in una persona concreta e soffrire per gli altri è divino. Per questi motivi il Nostro attribuirà alla religione un potere rivoluzionario.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXIII

Nel 1842/43 prende le distanze decisamente da Hegel e con l'idealismo, virando verso una filosofia che prenda le mosse dal finito, dall'uomo con i suoi bisogni e non più dall'astrazione e dal concetto. Cerca anche di sbarazzarsi della teologia cristiana e della supremazia del genere umano sull'individuo e accentua la tendenza a privilegiare la natura in sé, da cui l'uomo dipende.
Nell'essenza della religione (1846) spiega l'origine della credenza in Dio/Dèi: l'uomo, volendo liberarsi della dipendenza dalla natura e ricevere una risposta ai suoi bisogni/desideri, personificherebbe questi enti indispensabili, facendone delle divinità. Questo processo arriverebbe al culmine nel monoteismo, nel quale Dio diventa il creatore della natura che poi consegna all'uomo. Da questa spinta e dal finalismo insito in essa, l'uomo civilizzato fonderà quell'ideologia, molto difficile a estirpare, che prenderà poi diversi nomi: colonialismo, razzismo, maschilismo, sovranismo, etc.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXIV

Il realismo in letteratura


Un tema centrale, da Dickens a Balzac, è la rappresentazione della nuova società, dopo la rivoluzione industriale.
Lo scrittore si trova nella condizione di essere un profeta laicista, ovvero senza Dio, con il rischio, però, di trovarsi al margine dell'ordine sociale. Il romanzo diventa un racconto che è insieme invenzione, testimonianza, esplorazione sociale; insomma si sta costruendo una sociologia "ante litteram", una descrizione critica del presente.
Dickens non aveva teorie particolari da esporre, né piani di riforma, ma attaccò, senza saperlo, il freddo compromesso vittoriano, un riconoscimento del vuoto che sottende alla società costruita dagli uomini e il nichilismo che altro non ha da proporre che "money, money, money". (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXV

In Francia la poetica inaugurata dalla Commedia umana di Balzac, trova in Flaubert il portavoce più pessimista e giunge fino a Zola e al naturalismo. In Russia il realismo assume un'intensità etico-esistenziale, sia che con Dostoevskij penetri nel profondo dell'uomo e delle sue angosce, o con Tolstoj porti uno sguardo epico, ma implacabile, sulla storia dell'uomo fra natura, innocenza, corruzione e libertà.
A partire dalla metà del secolo entra in scena il positivismo, legato all'industrializzazione, che esalta la scienza come strumento di conoscenza e dominio del reale, predicando una "fede" neoilluminista nel sicuro progresso dell'umanità. Però, c'è un fatto quasi innegabile: la parola romanzesca, anche quando sottoscrive il vero della scienza, lo trasfigura in un quadro di situazioni nuove, in un'intuizione originaria del vivere, come accade ad es, in Giovanni Verga.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXVI

Karl Marx


La tesi di laurea è sulla filosofia della natura di Democrito ed Epicuro e quest'ultimo resterà uno dei suoi eroi intellettuali; una massima lo accompagnerà per tutta la vita: infelicità è vivere nella necessità, ma non è necessario vivere nella necessità".
Egli è convinto già nel periodo parigino (1843) che sia urgente mettere a fuoco criticamente lo spazio della politica e delle istituzioni: "Come la religione è l'indice delle battaglie teoretiche degli uomini, lo Stato politico lo è delle loro battaglie pratiche ... il critico deve interessarsi delle questioni politiche ... il nostro motto sarà incentrato sulla riforma della coscienza, non mediante dogmi, bensì attraverso l'analisi della coscienza mistica oscura a se stessa, sia che si presenti in modo religioso che politico. Si vedrà allora come da tempo il mondo possieda il sogno di una cosa, di cui non ha che da possedere la coscienza, per possederla realmente." (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXVII

Per una teoria della società non si deve partire dall'idea, ma dall'analisi delle strutture materiali di ogni raggruppamento sociale e poi cercare di vedere come si possa arrivare alla emancipazione dell'uomo, caso per caso.
Occorre distinguere tre tipi di uscita dalla schiavitù: religiosa, politica e umana.
L'emancipazione politica è in realtà incompleta e limitata: essa si basa sulla contraddizione fra la sfera dei diritti, in teoria eguali per tutti dopo la rivoluzione francese, e la condizione del borghese dominata dagli interessi privati e dalle disuguaglianze. Pertanto quella politica è una "comunità illusoria" e va coniugata con l'emancipazione umana: Ma perché essa sia possibile è necessario che emerga una classe universale che, subendo l'ingiustizia generale, non rivendichi spettanze o diritti particolari, ma possa emancipare se stessa e al contempo l'intiera società.
Inutile aggiungere che, secondo Marx, l'attore sociale dell'emancipazione umana è il proletariato urbano.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXVIII

Nei Manoscritti economico-filosofici (1844) il quadro si allarga e ivi assume un rilievo centrale l'economia, che il Nostro coniuga con un concetto hegeliano: l'alienazione.
Esso è diviso in quattro dimensioni: nella prima riguarda l'estraneazione del lavoratore dal prodotto del lavoro, ovvero l'operaio è defraudato di una parte di ciò che lui (e solo lui) ha prodotto.
La seconda ci dice che l'attività del lavoro è estranea per il salariato: non c'è la visione finale di quello che lui stesso produce.
La terza coincide con l'assenza dell'umanità stessa del salariato, perché ciò che dovrebbe essere un'attività diretta alla trasformazione della natura per il miglioramento della vita, diventa solo un mezzo di sussistenza. Ma vivere non è sopravvivere!
Infine la quarta riguarda il rapporto dell'uomo con l'altro, in quanto il rapporto umano nel sistema produttivo capitalista è del tutto alterato. (nota mia, ma in quello feudale com'era?)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXIX


Nell'economia borghese il lavoratore conosce l'esperienza di diventare straniero a se stesso in quanto essere umano in conseguenza di un complicato processo storico. Ma il fatto che l'economia borghese sia di carattere storico, implica hegelianamente il riconoscimento dell'intrinseca "impermanenza" e della necessità del superamento.
Il "comunismo", il nuovo sistema di organizzazione sociale, è lo sviluppo storico necessario che, sopprimendo le condizioni attuali, genera la liberazione dell'essere umano dall'alienazione e la riappropriazione dell'essenza intrinsecamente umana.
Ora Marx ha bisogno di elaborare una teoria del processo storico e diventa prioritario definire una nuova concezione della storia, intesa come processo di formazione e trasformazione dei modi di produzione materiale delle società nel tempo,
L'insieme dei rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica. Il modo di produzione della vita materiale condiziona tutto il resto e oltre alla legge e la politica, genera anche la religione, la filosofia, l'arte e la letteratura.
La concezione materialistica della storia dispone di criteri per definire le regole di transizione e passaggio da una formazione sociale all'altra.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXX

La visione del processo storico è anche al centro del celebre "Manifesto del partito comunista" ove si legge che "la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che le porteranno la morte. Ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle armi: gli operai moderni, i proletari."
Dipoi Marx mette mano a quella che sarà l'opera più famosa "Das Kapital"
La tendenza alla polarizzazione dicotomica della società, nella quale si contrappongono le due classi sociali e soprattutto dell'aumento costante dell'esercito industriale di riserva, può essere combattuta e vinta con l'associazione dei lavoratori in una dimensione che attraversi le frontiere, rispondendo antagonisticamente al processo di unificazione capitalistica e al mercato mondiale e sarà molto scettico verso l'insurrezione della Parigi operaia, che proclama la Comune rivoluzionaria, anche se come singolo non può che aderire.
Solo il pieno sviluppo del modo di produzione capitalistico può aprire la strada al processo rivoluzionario di transizione alla società senza classi, in cui si realizzeranno le condizioni dell'emancipazione umana.
Per concludere, possiamo dire che l'aspetto più peculiare di Marx è rappresentato da quel capolavoro di oratoria politica che è il Manifesto: dovrebbe essere studiato a scuola, insieme alle Catilinariae e al discorso di Marco Antonio sul cadavere di Cesare, perché, data la buona cultura classica di Marx, non è da escludere che proprio questi testi avesse presenti. :)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXXI

Soren Kierkegaard


Orfano di madre dalla più tenera età, è allevato dal vecchio padre in un clima di austera religiosità pietista e soffrirà di crisi malinconiche fino alla morte. Studia teologia a Copenhagen e, dopo la laurea, si reca a Berlino per seguire le lezioni di Schelling, ma l'entusiasmo per l'idealista tedesco dura poco.
Egli indaga soprattutto la sofferenza dell'uomo nei confronti del mondo e delinea un'idea di angoscia come sentimento costitutivo della natura umana e la malattia mortale è l'esito di chi è incapace di convivere pacificamente con il proprio io e si può esprimere in due modi:
a) disperatamente volere essere se stessi
b) disperatamente volere essere altro da sé.
Secondo come si voglia affrontare il conflitto, le risposte sono diverse, ma tutte egualmente destinate allo scacco!
Se cerca di essere diversi da ciò che è, il soggetto scopre presto che questo è impossibile, ma se decide di accettarsi, vede i propri limiti e se ne dispera!
Esiste un'unica via di salvezza dalla "malattia mortale": la fede, anche se ciò comporterà un distacco abissale da tutto ciò che regola il mondo, sia etico che estetico. Il religioso è colui che rompe con la società degli uomini, isolandosi nel rapporto con Dio e la fede è un'esperienza solitaria, che nulla ha a che vedere con i rituali condivisi, cui la storia del cristianesimo l'à invece drammaticamente ridotta.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXXII

Arthur Schopenhauer


Egli cerca di dimostrare come il mondo sia rappresentazione e flusso fenomenico e che l'essenza di tal mondo fenomenico, la cosa in sé di cui anche Kant aveva parlato, coincide con la volontà e da qui il titolo dalla sua opera: Il mondo come volontà e rappresentazione.
La via a questa essenziale consapevolezza dipende dal corpo, in cui la nostra struttura cognitiva è radicata. Ogni individuo è guidato dall'egoismo pratico, volto ad affermare la propria individuale volontà e considera ogni altro essere privo di valore. L'operare segue l'essere e il carattere empirico, che ci fa invariabilmente decidere per una data azione, è per ognuno l'unico oggetto della conoscenza di sé, ottenuta per prove ed errori e l'esito di questa autoeducazione lenta è dolorosa, A.S. la chiama "il carattere acquisito".
All'egoismo individuale, che mira a estendere con la violenza il dominio della propria volontà, si dovrebbe contrapporre innanzi tutto il diritto e, secondo il Nostro, alla base di quello giuridico sta il diritto naturale, che consiste nella giusta pretesa di non vedere invasa la sovranità della propria volontà, per lo meno sul proprio corpo e sulle sue dirette estensioni, come il frutto del lavoro. (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXXIII

Il Nostro ha sempre avuto l'ossessione del successo, che non arrivava, ma ache alla fine ottenne con "Parerga e paralipomena" (letteralmente significa aggiunte e resti) dove adotta un tono piuttosto popolare e dà anche consigli per una vita saggia ed è appunto da quest'opera che proviene la maggioranza dei motti, che ancor oggi lo rendono famoso.
Uno per tutti: “Il medico vede l'uomo in tutta la sua debolezza, l'avvocato in tutta la sua cattiveria, il teologo in tutta la sua stupidità.” :diavoletto:


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXXIV

Friedrich Wilhelm Nietzsche


Da giovane subisce il fascino delle figure di eroi di primitiva e selvaggia grandezza, che lui chiama sovrumani.
Nei primi saggi filosofici dell'aprile 1862 si avverte la crisi della fede cristiana tradizionale, considerata una scelta di debolezza, un'incapacità di plasmare da sé il destino, ovvero di non avere una volontà libera!
Nell'ottobre 1865 ottiene un incarico all'Università di Lipsia come filologo e scrive la Filosofia nell'epoca tragica dei greci, là dove valorizza la lotta contro il mito, la posizione favorevole alla scienza e alla conoscenza, contro le religioni del tempo.
Democrito è l'uomo più libero, perché per primo ha creduto alla scienza come "principio di vita", anche se pagherà con l'infelicità quella passione.
La pratica filologica si accompagna alla profonda ammirazione per Schopenhauer, il "filosofo più vero", il cui pensiero permette di cogliere lo spirito degli antichi, a differenza di tutti gli altri "dotti" che si sono occupati di quel periodo! (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXXV

Nel 1872 pubblica la Nascita della tragedia dallo spirito della musica; ovvero grecità e pessimismo. In essa propone un nuovo approccio al mondo greco e si schiera con Wagner per la rinascita della cultura tragica e della società tedesca.
Secondo lui, l'ottimismo socratico ha portato la distruttiva riflessione del singolo nelle bella comunità greca e ha fatto perdere quell'unità del singolo col tutto. Sullo sfondo c'è la contraddizione, teorizzata da Schopenhauer fra l'unità metafisica originaria e l'individuazione fenomenica (apparenza) e ciò rappresenta una vera e propria colpa!
In natura si oppongono due elementi: dionisiaco e apollineo. Apòllo incarna il principio di armonia, ordine, equilibrio, è una sorta di sogno che libera dalla sofferenza. Dioniso è invece l'espressione della forza primitiva che abbatte l'individuo e lo riassorbe nell'unità originaria. Tutta la cultura apollinea altro non è che una maschera per sopportare la tragicità dell'esistenza e quindi si richiama all'altra (non ci sarebbe bisogno di illusione altrimenti). Ed è su questa base che, nella Nascita della Tragedia, si sviluppa una sorta di filosofia della storia.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXXVI

La struttura metafisica di fondo rende necessaria l'arte, intesa come prodotto culturale che riesce a fondere apollineo e dionisiaco; si tratta in effetti di una mera consolazione per sopportare il postulato dell'impossibilità pratica della negazione della vita, della noluntas teorizzata da Schopenhauer; ovvero occorre accettare quei meccanismi di illusione attraverso i quali il genio della specie inganna l'individuo e lo costringe a sopportare l'esistenza.
Nella civiltà greca si mantiene un rapporto non distruttivo con il fondo tragico e l'uomo greco si adegua all'inconscia finalità della natura, mentre nel mondo germanico l'unico capace di dare un senso alla civiltà è per lui Wagner.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXXVII

La guerra franco-prussiana e la Comune di Parigi producono un cambiamento nelle posizioni del Nostro, che si allontana da Wagner e Schopenhauer, mentre vede nei francesi gli eredi più genuini della grecità.
Nel 1878 pubblica Umano, troppo umano e in questa opera dichiara la necessità di una filosofia storica, non separabile dalle scienze naturali: non vi sono realtà eterne, né assolute, tutto è in divenire. Solo la storia può illuminare la complessità che sta dietro la menzogna della metafisica.
Il progredire intellettuale di una comunità non è legato alla forza di un *eroe*, ma agli individui più liberi. La comunità forte è quella tollerante, che non esclude e comunque riesce a sopportare le inoculazioni, senza dissolversi. Si tratta di imparare a fare a meno dei dogmi ideali e soprattutto religiosi, che hanno bloccato e impedito lo sviluppo sociale e umano sulla base di menzogne antivitali!


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXXVIII

Nell'estate del 1881 F.N. presenta, come rivelazione improvvisa, il pensiero dell'eterno ritorno, incentrato sulla morte termica dell'universo e sulla dissipazione dell'energia (entropia). In tal modo non è possibile dare un senso etico o di qualunque altro genere alla storia dell'uomo su questa terra.
Espone la teoria in "Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno."
Nell'opera c'è anche la parodia giullaresca dei valoro cristiani e la proposta di un tipo nuovo di ascetismo, come strumento per affrancarsi dai valori e dalle verità tradizionali, che possono sodisfare solo i minus habens. A costui il Nostro contrappone l' *uomo superiore*, che dopo la morte di tutti gli dèi, dopo il crollo della morale antica riesce a dare a se stesso valori personali e quindi originali.
P.S. nota mia: cfr.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XXXIX

"Dio è morto!", dunque, ma l'ombra rimane (la metafisica è un ordinamento dato della realtà) e costituisce il pericolo più insidioso per l'uomo.
Nietzsche approda negli anni Ottanta a una considerazione dinamica del reale, che rappresenta la base per una critica distruttiva di ogni residuo dogmatico-metafisico. A partire dallo Zarathustra ricorre all'espressione "volontà di potenza" per designare un'interpretazione alternativa della realtà, capace di creare nuovi e veri valori, oltre che coerenti con il pensiero dell'eterno ritorno. La volontà di potenza è quell'impulso che spinge a superare la prospettiva ristretta dell'Ego, e cercare con i propri occhi una prospettiva più larga, capace di arrivare alla "giustizia". Fra i modelli che F.N. propone vi è quello di Goethe, "l'uomo più vasto possibile, ma non perciò caotico."


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XL

Un altro importante concetto che il Nostro elabora, sempre negli anni Ottanta, è quello di "oltreuomo" . colui che ha la forza di assimilare se stesso a tutta la realtà e viceversa attraverso l'affermazione del ciclo eterno. In lui agisce l'amore del destino: devi diventare quello che sei, che gli permette di raggiungere una nuova libertà che sta al centro del tutto, un fatalismo gioioso e fiducioso.
Dopo impazzisce e la leggenda travolge la sua filosofia, che assume i caratteri del mito-eroico germanico, fino a ridursi a una serie di slogan.
Ma da tempo il lavoro storico e filologico sugli scritti fornisce strumenti per una collocazione sempre più articolata e complessa del pensiero ed è notorio ad esempio che non esiste alcuna legame fra Nietzsche e il nazismo.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XLI

Il pessimismo, da Schopenhauer a ...

Un discepolo del filosofo , tal E. von Hartmann comprese che occorreva procedere alla fondazione scientifica del pessimismo e propose di effettuare un calcolo matematico del bilancio "eudemonologico" del mondo: in qualsiasi mondo esistente, se al piacere, si sottraggono i dolori, il risultato sarà sempre negativo (nota mia, quindi sbaglia nell'usare la parola bilancio). Solo in un mondo inesistente il bilancio sarà pari a zero, dunque il non essere è preferibile all'essere e il finalismo inconscio della volontà consisterà appunto nel tendere al non essere!
A differenza del maestro, che aveva affidato alla dimensione individualistica del Nirvana l'unica possibilità di uscire dal dolore del mondo, Hartmann sostiene che tale processo debba avere una dimensione universale, ma per poter fondare una simile prospettiva è necessario smascherare tutte le illusioni nutrite dall'umanità a proposito della felicità; sia nel presente, che nel trascendente e infine nello sviluppo della storia. Solo a questo punto l'umanità potrà essere pronta per approdare al nulla, le cui modalità di attuazione pratica restano, però, alquanto oscure. (continua)


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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XLII

P. Mainlander pensa che il mondo abbia già in sé il ricongiungimento all'unità pre-cosmica, perché il secondo principio della termodinamica afferma che tutti i sistemi chiusi evolvono spontaneamente verso il disordine e quindi ci dànno la conferma scientifica che il mondo è destinato al nulla e dunque alla "redenzione finale". :) L'uomo però può e deve fare qualcosa per accelerare il processo.
Egli individua tre vie:
il socialismo, che eliminando i bisogni infiacchirebbe l'umanità preparandone la scomparsa;
la castità generale, che porterebbe quasi subito alla scomparsa del genere umano;
il suicidio, che oltre a ricondurre l'individuo con il nulla originario, avrebbe anche il significato di un atto esemplare.
E quest'ultima è la via che pratica il 1° aprile 1876, dopo aver ricevuto la prima copia del suo libro "La filosofia della redenzione".


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XLIII


F. Nietzsche si pone l'interrogativo del perché il pessimismo assuma in Germania quasi i connotati di una moda culturale, dato che, almeno in apparenza non c'erano molte ragioni per essere pessimisti: la Kultur aveva avuto la meglio sulla civilisation nella guerra franco-prussiana, e si stava procedendo altresì alla unificazione nazionale?
Il Nostro, nonostante fosse stato uno schopenhaueriano di vecchia data, era poi approdato alla convinzione che l'essere era preferibile al non essere, come ci hanno insegnato i greci con l'arte tragica e quindi, dopo aver riconosciuto al maestro di essere stato il primo a porre l'interrogativo sul valore e il significato dell'esistenza, contrappone comunque l'affermazione della vita, rappresentata dal "dionisiaco".


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XLIV

Auguste Comte


È considerato il principale esponente del positivismo, ovvero l'ispiratore dell'ideale di fondo che la politica sia basata sulla mentalità scientifica e sul corretto ordine naturale, mettendo da parte vecchie impostazioni, come quella religiosa e metafisica. Egli definisce questo atteggiamento *positivo*, da positum->stabilito, legato ai dati di fatto e non a costruzioni immaginarie.
A contrassegnare lo stadio scientifico le caratteristiche essenziali sono che ogni conoscenza è relativa, mai definitiva; che dobbiamo ricercare le leggi che regolano i fenomeni, più che le cause prime o, peggio, cause finalistiche! Infine occorre teorizzare quello che i fenomeni produrranno in base alle nostre conoscenze: "vedere per prevedere" è il suo motto, il che si contrappone all'atteggiamento contemplativo dello scienziato classico. (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XLV

Un aspetto che non è quasi mai stato affrontato in termini scientifici riguarda i fenomeni sociali e perciò egli si assume il compito di una nuova scienza, che comincia a chiamare sociologia o fisica sociale.
Essa è organizzata secondo due direzioni di ricerca: statica e dinamica.
La prima studia il consenso a cominciare dalla società più piccola, la famiglia, dove la donna è subordinata all'uomo e i giovani agli adulti. La società famigliare determina la formazione del successivo grado di organizzazione, che è la società in generale, basata sulla divisione del lavoro, entro la quale tutti concorrono alla conservazione del corpo sociale, se rispettano i propri ruoli.
La dinamica sociale è invece è lo studio del progresso, legato essenzialmente all'evoluzione intellettuale, che, se si sviluppa in concomitanza con l'affermarsi dello spirito positivo, condurrà allo stato industriale e al relativo ordine politico.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XLVI

Jeremy Bentham


È sua la prima definizione del principio utilitarista, vale a dire che il punto fondamentale dell'etica deve essere la realizzazione dell'utilità generale, intesa come la massima felicità per il maggior numero di persone. Un'azione non può essere giudicata buona o cattiva, secondo le intenzioni, bensì in base alle conseguenze. [Nota mia, ad es, "porgi l'altra guancia" è una delle più grandi stupidaggini mai dette a meno che, chi la scritta, si riferisse ai marziani o similia!]
Quest'idea ha avuto varie applicazioni nella teoria economica, vale a dire quella dei costi-benefici.
La natura, secondo Bentham, ha posto l'umanità sotto il governo di due padroni sovrani: il dolore e il piacere e le persone tendono a massimizzare i secondi e fuggire i primi, bene è dunque ciò che si conforma a questa ricerca e non esistono principi di giustizia superiori e assoluti e ogni individuo conta per uno e solo per uno.
Conseguenze importanti della sua aritmetica morale avrà conseguenze pratiche soprattutto nel diritto, con l'affermarsi della pena non più come punizione, ma come deterrente, con funzioni preventive e rieducative, come aveva già teorizzato Cesare Beccaria.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XLVII

John Stuart Mill


È stato considerato il più influente pensatore inglese del secolo XIX e l'Enciclopedia britannica gli riconosce fama duratura come logico e filosofo morale. Il motivo dell'ampio riconoscimento forse è dovuto alla vastità degli interessi.
In gioventù è forzato da padre ad accettare l'utilitarismo di Bentham, ma col tempo si rende conto che l'operare per il bene dell'umanità non lo rende in nulla più felice e che il carattere di un uomo non è formato, come sostengono il padre e gli utilitaristi, dall'educazione e dalla società, ma anche da se stesso. E appunto nella cura di sé che riconosce l'elemento decisivo della formazione della personalità e cerca di andare al di là dell'unilateralità utilitaristica.
Non basta conoscere la verità, perché essa riesca a determinare il volere: sapere non è fare, se non è anche sentire, ma soprattutto, prima di agire occorrerà confrontarsi con le idee altrui e da entrambe fondare uno studio scientifico della mente umana. Solo così gli uomini possono essere portati a comprendere e ad ammettere nella pratica, che certi sentimenti di cui sono incapaci, sono comunque comuni per altri e quindi forse la sintesi di vedute parziali (le sue e quelle degli altri) potrebbe essere opportuna e proficua. :) (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea XLVIII

Nel Saggio sulla libertà, il Nostro afferma che nell'originalità di ciascun individuo risiede il fondamento del benessere della società, distinguendo fra azioni che riguardano se stessi e azioni che riguardano gli altri. L'azione della Stato è circoscritta alla sfera pubblica, con l'unico scopo di prevenire minacce alle libertà dell'individuo.
Convinto del carattere dialettico, storico e conflittuale delle verità, Mill difende i diritti delle minoranze dissenzienti e vede in questo il fondamento delle libertà e dello sviluppo.
Ma occorre soprattutto stare attenti a che la libertà sia bilanciata da un sistema che impedisca l'instaurarsi di una democrazia autoritaria, come quelle di Napoleone III, in cui un governo potrebbe esercitare un potere arbitrario, grazie a un ampio consenso popolare.


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea IL

Alexis de Tocqueville


Il tema fondamentale della riflessione è la transizione da un ordinamento sociale aristocratico, gerarchico e fondato sulla diseguaglianza giuridica, a uno democratico, più egualitario e individualistico. Questo passaggio storico necessario gli appare tutt'altro che tranquillo e per lui è caratterizzato soprattutto dall'individualismo moderno, del quale egli coglie appieno la novità, rispetto al mero egoismo che è solo "amore appassionato ed esagerato di se stessi".
L'individualismo è un sentimento riflessivo che porta ciascun cittadino a isolarsi dalla massa dei suoi simili e a ritirarsi in disparte, in compagnia di famigliari e amici. Esso rappresenta il cuore di quella ideologia moderna che pone l'essere umano individuale, come unità fondamentale di valore. Nelle società precedenti gli uomini erano riconosciuti non in sé, ma come componenti di un organismo più vasto e quindi sono legati ad es, nella polis o similia.
E qui arriva il timore del Nostro (comune anche a molti che credono ancor oggi in una specie di catto-comunismo): l'isolamento dei singoli individui, indifferenti alla dimensione collettiva, perché assorbiti nella ricerca del benessere materiale, può porre le premesse per un nuovo tipo di dispotismo, dolce e inavvertito al quale si può sacrificare, senza rimorsi, libertà e virtù. (continua)


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da Umberto Eco e Riccardo Fedriga - La filosofia e le sue storie - L'età contemporanea L

Gli interessi economici e sociali della maggior parte degli uomini sono circoscritti all'ambito locale ed è a questo livello che può dunque svilupparsi l'abitudine alla partecipazione al governo e più in generale all'azione collettiva. Non è quindi sull'amore disinteressato per la patria che occorre far conto (della triplice dio, patria e famiglia, solo l'ultima ha un senso :) ).
La Rivoluzione, esaltata o deprecata, era considerata ai suoi tempi uno spartiacque epocale, ma Tocqueville rimescola le carte, più che un momento di discontinuità, rappresenta l'accelerazione e il compimento di processi storici plurisecolari e anche se sembra un paradosso, l'assolutismo ha contribuito all'affermazione dell'eguaglianza sociale, rendendo gli uomini uguali nella comune servitù a un potere che si voleva assoluto. A loro volta i rivoluzionari, ossessionati dal dogma dell'unità inscindibile della nazione, impauriti dai movimenti separatisti e minacciati dalla controrivoluzione, hanno compresso ogni forma di autonomia locale e soffocato il pluralismo politico!
Il punto d'osservazione privilegiato per analizzare questa molteplice discontinuità della modernità è l'istituzione famigliare, caratterizzata da un modo di porsi totalmente differente da quella concepita nella società aristocratica. Si passa da una spirito di casata (il culto degli avi) alla famiglia moderna individualista e ripiegata sul presente e dove gli ascendenti contano davvero poco.


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Il pensiero politico della restaurazione


Joseph de Maistre è il più autorevole e il tradizionalismo assume in lui una particolare collocazione teocratica: il dominio è la vera espressione della volontà organizzatrice e ordinatrice di Dio e l'uomo e la società sono inseriti nella natura per diretta Sua volontà. Il giusnaturalismo del Nostro è solo "naturalismo cristiano".
Dio è la mano infallibile che guida e organizza la caduta nello spazio degli innumerevoli elementi che compongono la realtà fisica e politica. Esiste solo il governo della Provvidenza e nulla avviene per caso e dal vocabolorio deve essere bandita la parola *fortuna*! Nel disegno divino è compreso anche il disordine; la stessa Rivoluzione, popolata da esseri infernali come Robespierre e veri "demoni meridiani" come Napoleone, è pura opera di Dio, è il castigo diretto contro l'orgoglio manifestato dagli uomini nel secolo dei Lumi e della Ragione. (che naturalmente, dico io, era opera dello stesso soggetto, no? :crazy: )
La restaurazione ha per de Maistre il senso integrale del ripristino del potere papale, dell'ordine ecumenico della cristianità. È il solo modo per rendere "naturale" la sovranità e colpire alla radice l'idea stessa di resistenza al potere. (continua)


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