lemond ha scritto: ↑martedì 23 marzo 2021, 9:32
Michel Onfray "Trattato di ateologia! XXXIX
Bisogna vedere nell'odio per le donne, che accomuna i monoteismi, la conseguenza logica del rancore verso l'intelligenza? Crediamo di sì e a questo si aggiunge il livore per tutto ciò che esse rappresentano: il desiderio, il piacere, la vita. Il "Grande" Agostino assicura che tramite la donna si perpetua il peccato originale: anche se con il piccolo contributo dello sperma maschile, è dal ventre della madre che il peccatore nasce!
Per salvarsi dalla loro negatività consustanziale le donne hanno solo una soluzione; sposare un uomo e dargli più figli possibile, perché la sposa/madre deve uccidere la donna! Per questo motivo si sancisce l'impurità delle mestruazioni; l'infecondità è per un monetista il peggiore degli insulti e
la sessualità dissociata dalla procreazione il male assoluto!
In nome di questo stesso principio si condannano a morte gli omosessuali.
P.S. Per chi ama gli improperi, gli si possono consigliare le innumerevoli imprecazioni misogene di Paolo di Tarso e di tutti coloro che nel Cattolicesimo l'anno seguito!
questo post pone una questione ancora oggi fondamentale nella religione contemporanea, secondo me.
Innanzitutto bisogna distinguere il presunto '"odio" per le donne delle religioni monoteiste dal "sospetto" per il piacere, ma ancor più la distinzione tra piaceri diversi.
Credo che sia facilmente comprensibile che "il desiderio, il piacere, la vita" non siano affatto rappresentati unicamente dal corpo della donna, quanto dal corpo in sè, maschile o femminile che sia. E' infatti il rapporto con il corpo dell'uomo e della donna uno dei temi ancora oggi attuali e assolutamente aggirati, o piuttosto, non colti, dalla cultura contemporanea.
Per quanto riguarda il cristianesimo, le prime comunità cristiane erano popolate a una maggioranza di donne, proprio per il fatto che nel cristianesimo veniva riconosciuta alla donna comune (non la "mater familias" delle domus patrizie romane....) una dignità che nel mondo antico non esisteva, considerato che Gesù fu un "rabbì" circondato e grandemente amato proprio da una notevole quantità di donne, cosa tutto sommato insolita per l'epoca. O almeno così è riportato dalle "fonti" cristiane (per chi crede alla verità storica di tali fonti, ovviamente), dunque, a prescindere dalla verità storica delle "fonti" cristiane, per lo meno si può dire che i primi cristiani non avessero alcuna forma di imbarazzo nell'affermare che il loro "maestro" fosse circondato da donne. Evidentemente non c'era nulla, nel loro insegnamento, che vedesse con sospetto la donna, e tantomeno che ci trovassero alcunchè da nascondere. Ed è concetto solidamente radicato nella teologia cristiana il fatto che Dio non possa fare a meno della donna per realizzare sè stesso come Trinità. Dunque nella teologia cristiana la natura della donna ha una dimensione divina che l'uomo non ha.
Il vero "problema" nella storia del cristianesimo è da sempre costituito viceversa dal rapporto con i piaceri della vita comune, che si realizzano attraverso l'uso del corpo. Questo nelle varie epoche, in società per lunghi secoli maschiliste, in cui la donna era considerata l'oggetto per eccellenza da utilizzare per il piacere sessuale, e non il viceversa, diventò la "caratteristica" della femminilità. Ma il problema era il maschilismo indiscutibile della società europea lungo i secoli, più o meno attuenuatosi od esacerbatosi nei secoli, ma sempre per lo più funzionante, non la teologia cristiana in sè.
Una cosa reale, invece, è quella specie di dicotomia corpo-spirito che si instaura nella tradizione cristiana inizialmente con le lettere di Paolo, interpretate in un certo senso, e con cui ancora oggi facciamo i conti.
E questo apre una riflessione molto complessa, e lunga. A mio parere poche società nella storia sono state intrise di questa dicotomia, come l'attuale , abbastanza pacificamente definibile ancora come post-vittoriana, con buona pace dei teorici della rivoluzione sessuale....e questo considerando l'epoca vittoriana ben lungi dall'essere "oscurantista", ma viceversa una delle più attive nella produzione e proliferazione del piacere sessuale.
Tuttavia, con essa, si è instaurato in maniera ancora più forte il senso di quella dicotomia tra corpo e spirito di cui sopra, ancora oggi funzionante.