In un post Galliano confessa un disagio forumista dicendo lucidamente che
"ognuno parla un suo linguaggio peculiare e confesso che certe volte si fatica a seguire il filo logico dei discorsi". Corretto direi, è senz'altro vero e Admin dal canto suo sbottava lamentando che
"non stiamo nella testa di ogni utente per sapere da cosa può sentirsi intimamente leso".
Già. Un pensiero esce da una idea, una figurazione, un contesto che spesso non è condiviso con gli altri ed uguali parole in contesti diversi sortiscono effetti diversi.
Bene, esprimo il contesto di informazioni ed ipotesi all'interno delle quali ho esternato i miei pensieri sulle pratiche mediche (il doping è solo una sfumatura) nel calcio. So che quanto scriverò farà parecchio discutere, ma se dovessi esprimere il pregio prioritario, e dai più riconosciuto, di questo sito, lo individuerei nella capacità di rompere l'ipocrisia, il formalismo e le spiegazioni pelose (di comodo). Vado.
Facendo il gioco delle associazioni mentali alla parola doping le prime associazioni sono ciclismo, ciclisti, sostanze, epo, ormoni, e via così.
Insomma rimaniamo legati ad un concetto primitivo di questo agire, rimaniamo ancorati al complesso di responsabilità (di inferiorità) del nostro sport. E con noi tutti quanti, informati, disinformati, popolo bue, opionione media collettiva.
Analizziamo i luoghi comuni del doping, che poi è "ciclistico" al 90% nel ricordo medio della popolazione.
Sì, una volta c'era Ben Johnson (positivo sì ad un controllo e pseudo cattivone nero),
ma poi la macabra letteratura ispirata da un giornale preparatissimo nello sport ed
ignorante per scelta (ovvero che scelse di ignorare) ha attribuito il ruolo del modello negativo a Marco Pantani, l'angelo diventato Lucifero per fare sembrare santi e puri i veri diavoli,[/b] l'agnello sacrificale che col suo sangue doveva creare la linea spartiacque fra il prima del doping generalizzato ed il dopo del periodo del furore repressivo, costi quel che costi non si guarda in faccia a nessuno, nemmeno col numero uno; anzi diabolicamente si dimostra il furore sacrificando proprio il numero uno. In fondo è un ciclista.
Con la soppressione di Marco tante puttane hanno creduto di poter riavere il loro imene illibato.
Abbandoniamo ora il tifo per il corridore che si faceva adorare alla follia, approcciamo l'uomo Marco Pantani, l'uomo debole segnato dalla cattiveria altrui, dalla maldicenza, dal "cordone sanitario esterno" spacciato per auto-isolamento (per far spazio all'estero alla nuova stella anglosassone nascente) ma forte della propria dignità mai sconfitta. Ad oggi il suo sacrificio, che ha implicazioni enormi anche extra sportive, ha sortito un
primo effetto positivo progressivo: lo sdegno anche per i meno informati o più disinformati che non riescono ad accettare che un uomo finito nella "torrida tristezza" possa essere il diavolo; il diavolo non muore in quel modo; un diavolo non soffre in quel modo.
Mi fermo qua per fissare in Marco Pantani la figura massima della sofferenza umana INDIVIDUALE, caduta vittima del tritacarne informativo ipocrita del doping. La storia, ne sono certo, non ha ancora terminato il suo lavoro di rendering alla sua reale dimensione di grandezza sportiva e umana (non basta l'affetto nostro e dei più, mi aspetto di leggere un giorno i rimorsi degli infami diabolici che hanno fatto di tutto per demolirlo. E succederà!). Per questo e per le altre ragioni che elencherò dobbiamo informare e formare le opinioni delle persone su cosa sia oggi un atleta, senza alcun disincanto.
Un altro concetto forte nelle nostre menti è l'individualità del doping, il libero esercizio individuale con relativa responsabilità morale, etica e pure penale. Il doping è sempre del ciclista, mai di una squadra, mai indotto o eterodiretto. Al limite il doping del ciclista viene aiutato da qualcuno della squadra, ma l'input, la decisione è sua ed è lui che chiede la consulenza dello stregone. Un noto giornalista fa notare come gli "ignoranti" ciclisti abbiano conoscenze quasi esclusive dei medici e che per questo sono per forza colpevoli. E in qualche misura il concetto (il luogo comune o meglio la bufala) regge.
Se un ciclista muore in allenamento, nel sonno, in gara subito si è portati a pensare che il doping in qualche modo c'entri (E QUESTA E' DAVVERO L'INFAME, INCONTROVERTIBILE EQUAZIONE). Per forza, essendo un ciclista!
In risposta ed in opposizione al volgo ed al luogo comune corrente è nato un formalismo, un modus comportamentale che ha avvolto anche Cicloweb in una sorta di garantismo paternalista a tutela dei ciclisti.
"Ragazzi, sino a prova evidente evitiamo di parlare di doping per non offendere l'immagine (o la memoria) del corridore." Lo scrupolo è nobile ed un rigurcito di sano orgoglio, mi si passi, corporativo-ciclistico.
Lo stesso scrupolo è stato utilizzato da Desmo per il mio post incriminato, che però riguardava il calcio! Non che per un calciatore non si debbano avere scrupoli e manifestazioni di umanità (lo ribadisco a prova di scemo). No, è che
quel ragionamento per il calcio non funziona.
Non funziona in caso di doping (perchè lo scrupolo sarebbe semmai nei confronti dello staff medico, garantismo che ci sta comunque), non funziona perchè il doping nel calcio non nasce da input dell'atleta. Nel calcio niente è individuale (solo la sanzione), tutto è in team e blindato da "non disclosure agreement" scritto e non scritto, perchè il patto di sangue non scritto vige all'ingresso del movimento e permane anche al momento del cambio della squadra.
Già, il calcio fa sorgere alcuni interrogativi che rimettono in discussione (per i pochissimi che lo vogliono esaminare) i "fondamentali" del doping,
i suoi assunti basilari ed il percepito collettivo del suo esistere. L'originaria definizione comincia ad apparire come una mera sintesi, la punta di un più vasto e pure frastagliato iceberg.
Il concetto di esigenza terapeutica introdotto dalla Wada ha risvolti enormemente più vasti di quelli percepiti comunemente.
Farmaco-terapia e tutti pensiamo alla cura del raffreddore e della bronchite. No,
nel calcio, sport di pesanti traumi muscolari, cartilaginei, dei tessuti molli, ossei ed a volte nervosi il "continente terapeutico" è enormemente più vasto, tanto da trasformare il regolamento Wada ed il suo assunto su cosa sia terapeutico in una carta di princìpi, una sorta di manifesto utopico. Nel regolamento Uefa passano sotto il nome di Therapeutic Use Exemption (TUE).
http://it.uefa.com/MultimediaFiles/Down ... WNLOAD.pdf
Il regolamento antidoping della Uefa è pensato in forma individuale;
a player may request WADA ..., a player can appeal ..., any player participating ...
Ricapitoliamo:
CICLISMO (esaminati i primi della competizione e altri) - SPORT INDIVIDUALE - DOPING INDIVIDUALE - PUNIZIONE INDIVIDUALE
CALCIO (esaminati alcuni giocatori per sorteggio) - SPORT DI SQUADRA - DOPING (SE C'E') DI SQUADRA - PUNIZIONE INDIVIDUALE
Ergo, qualcosa non mi torna.
La sensazione che se ne trae è che il ciclista sia un libero professionista (nel doping) con poco lavoro e basso reddito, mentre il calciatore una sorta di partita iva monocliente ben remunerato. Il primo paga il proprio doping individualmente come potrebbe essere giusto, il secondo si affida supinamente in regime di silenzio assenso ed in un quadro totalmente fideistico alle cure (in senso lato) della propria squadra e in caso di positività paga individualmente (poco, rispetto al ciclista) un errore commesso dalla squadra, che comunque anche in caso di positività mantiene il risultato sportivo (se così si può chiamare) ottenuto sul campo.
Anche cosa sia terapeutico nel calcio viene proposto dallo staff medico della squadra.
- E' terapeutica una pratica medica ritenuta ormai assolutamente normale che consente alle squadre di riavere i propri atleti in 2-3 settimane dopo incidenti che un tempo richiedevano anche mesi di riabilitazione? Secondo il regolamento della Wada sì.
- Quali sono queste pratiche? Si tratta di pratiche definite dalla Wada come genetiche? La risposta è sì, sono pratiche genetiche.
La wada definisce dopanti le pratiche genetiche secondo questa definizione:
DOPING GENETICO
Si riferisce all’utilizzo non terapeutico di geni, acidi nucleici, sequenze nucleotidiche e/o cellule manipolate con tecnica di medicina genomica. L'inserimento di materiale genetico nel nucleo delle cellule bersaglio può avvenire secondo diverse tecniche.
Abbiamo pertanto appurato che le pratiche di cui sopra non sono pratiche dopanti ma terapeutiche. E su questa definizione non va fatta alcuna ironia da individuata furbizia o da cavillo giuridico, come si è fatto nel ciclismo con il Ventolin. Questo non è doping e non ci sono interpretazioni difficili da fare.
Ma gli atleti sono uomini e pertanto, dal punto di vista del benessere psicofisico, possiamo ritenere sempre positive tutte le cure mediche che portano a recuperi che una volta sarebbero stati definiti come prodigiosi? Ecco che qua qualche dubbio salta fuori e non di poco conto.
La sensazione è che il concetto di terapeutico finisca per essere travisato ed abusato. Ciò che è etimologicamente terapeutico per la squadra è il recupero in tempi brevi dei giocatori, ma tutto ciò non è necessariamente terapeutico per il benessere psicofisico dei giocatori stessi.
Le domande che di solito ci poniamo sono:
1- Cos'è, cosa potrebbe essere il doping nel calcio?
2- C'è il doping nel calcio? Se sì, in cosa si sostanzia?
3- E' ancorchè limitatamente accettabile che nel calcio possa avvenire una sorta autodeterminazione da parte dell'atleta sull'assunzione o meno di un farmaco, sulle effettuazione o meno di una pratica medica dopante o meno? (sintetizzabile nell'approccio teorico libertario sempre affermato da Lemond - col mio corpo faccio quello che voglio)
4- Solo l'eventuale doping (mai dimostrato nel calcio) può far male nelle pratiche mediche in genere utilizzate nel calcio?
NB: Ho detto "mai dimostrato" perchè, volgarizzando, il doping nel calcio ha riguardato nella quasi prevalenza pippatori, cannaioli e palestrati. Peccati veniali, cattive abitudini (queste sì individuali), niente di più.
Il calcio fa sorgere dubbi sulla reale necessaria natura dei controlli antidoping.
Devono servire prioritariamente a tutelare la salute degli atleti o a garantire la correttezza giuridica delle partite ed il connesso mercato delle scommesse?
Se nel ciclismo le due esigenze possono abbastanza sovrapporsi ecco che la dicotomia nel calcio appare evidente e stridente.
Alcune delle domande di cui sopra andrebbero pertanto riformulate a mio avviso nella seguente forma:
1- Quali pratiche mediche sono dannose per i calciatori ed in che misura?
2- Fino a che punto si possono accettare recuperi terapeutici repentini?
3- Non è il caso che i periodi di recupero vengano sottoposti ad opportuna regolamentazione (con indicazione di un periodo minimo di inidoneità da parte di un ente terzo) per la tutela della salute dei giocatori?
4- Il sovrapporsi di pratiche mediche terapeutiche ed eventuali forme di doping possono dare atto a problemi ed esitare in patologie professionali da stress muscolare e psicofisico?
Io credo che la discriminante fra la mera tutela dal doping ed il perseguimento della salute dei calciatori sia eccessivamente ampia e che vada colmata con un intervento di garanzia.
Ora la polemica sulle morti in campo verterà unicamente e ipocritamente sulle malformazioni congenite, sull'assenza del defribillatore (la cui dotazione in ogni campo sarebbe però segno di civiltà), sulla necessità di esami più approfonditi per scoprire eventuali malformazioni congenite od intercorse a seguito di infezioni miocardiche. La soluzione del problema complessivo continuerà ad essere rinviata, perchè le terapie non sono dopanti ma indispensabili per un rapidissimo recupero e perchè i calciatori sono ben remunerati (il gioco quindi vale la candela ... se la stessa non si spegne).
La mia analisi "etico-analitica" dell'antidoping (sigh) calcistica per sommi capi finisce qua. Ora passo alle streghe e vorrei che si astenessero dalla lettura e dal commento ben-pensanti e comari della Gazza (voi fermatevi qua; per voi c'è il "Fantastico mondo di Platini", mio grande idolo giovanile).
=====================================MURO DI BERLINO=========================================
Tempo fa avevo postato una info che avevo raccolto sull'utilizzo massivo delle cellule staminali, delle perfusioni, dell'acido ialuronico per via intraarticolare (oltre a ciò si parla sempre più dell'utilizzo-abuso nel calcio della cosiddetta Aicar):
viewtopic.php?f=7&t=457&p=46275&hilit=staminali#p46275
viewtopic.php?f=7&t=874&p=58436&hilit=perfusioni#p58436
Premetto, per chi già non lo avesse letto in altri post, che sono totalmente ignorante in materia medica e che mi rifaccio ad info raccolte e da qua in poi confido nella preparazione in medicina, biologia, tossicologia (ecc.) dei forumisti competenti perchè io non ho più un comodo riscontro medico. Vedetevela voi. Vi leggerò col massimo interesse.
Una sera del 2007 mi capitò di essere a cena con amici della mia ex compagna, colleghi medici e fra questi pure un farmacista (che credo procurasse loro alcuni farmaci anestetici). Dopo qualche bicchiere si finì a parlare di sport ed il farmacista se ne uscì con una serie di interessanti confidenze sui suoi clienti sportivi professionistici, dal padre che "procurava" per la figlia atleta, alla squadra amatoriale, al club calcistico semipro. Feci buon viso a cattivo gioco. Nel mondo farmaceutico il concetto di paziente e cliente si sovrappongono e il soldo certamente fa venir meno alcuni scrupoli.
Alla mia domanda etica il "pharma" per ovviare, ma non troppo, alle proprie responsabilità mi descrisse quella che era la nuova frontiera ribadendo che quello che lui procurava era ormai roba minore nel calcio. Lui fu il primo a parlarmi delle cellule staminali utilizzate in modo massiccio nel calcio. Mi disse che esisteva un laboratorio in Inghilterra dove centinaia di calciatori della Premier conservavano le cellule staminali dei cordoni ombelicali dei loro figli, che potevano tornare utili agli stessi un giorno e soprattutto erano utili ai calciatori per guarire gli infortuni (in caso di compatibilità genetica).
Alcuni avevano avuto addirittura più figli perseguendo una maggiore compatibilità. Mi informai nei giorni successivi e vidi che alcuni giornali avevano pubblicato già queste notizie.
Il Pharma mi disse che le sperimentazioni erano già in uso da anni anche per quanto riguardava il recupero muscolare, non solo cartilagineo dei legamenti ed osseo. Mi disse che in alcuni casi si erano avuti dei problemi perchè i tessuti muscolari ricostruiti erano enormemente più forti di quelli "originari". Usò per spiegarsi una metafora che mi rimase impressa: le cellule nuove erano più militari, disposte in modo rigidamente ordinato mentre quelle originarie erano più naive. Questo procurava agli atleti incidenti banali di stiramento da semplice scorrimento delle fibre muscolari, non comparabile coi tradizionali traumi. Mi disse che alcuni atleti avevano manifestato dolori muscolari ed articolari, altri in particolare alla schiena. Gli studi avevano evidenziato un problema, ovvero che le cellule non agivano solo sui tessuti di interesse con effetti positivi, ma anche su altri tessuti ed in particolare sul tessuto cardiaco, portando in alcuni casi ad evidenziare e rendere patologiche alcune micromalformazioni congenite che sono diffusissime perchè riguardano normalmente il 20% della popolazione (con punte superiori nelle regioni del mondo più povere) e che nel 99% dei casi non danno problemi.
Nel 2006, agli albori della vicenda il professor Alessandro Nanni Costa direttore del Centro nazionale dei Trapianti già disse:
"Basta alle staminali fai da te" mettendo in guardia dal considerare queste cellule una panacea utile per qualsiasi tipo di malattia,
"Non e' assolutamente cosi. Forse in un domani queste cellule avranno delle potenzialità, ma per ora non abbiamo riscontri, su questi temi servirebbe maggiore informazione".
"La gente pensa che il trapianto di staminali da cordone ombelicale sia tutto fare, invece si possono curare solo un numero ristretto di malattie che riguardano malattie del sangue. Tutto questo viaggia su una credenza popolare che non ha alcuna base scientifica".
"Conservarle credendo di poterle usare per qualsiasi malattia e' un gesto inutile inoltre da un punto di vista pratico nessuno sa come vengono conservate nelle banche private".
Però sin da allora ricerca sulle staminali e calcio sono andati a braccetto e non è peregrino pensare che i passi avanti fatti siano stati tanti e notevoli.
Il fatto è che le informazioni non escono all'esterno, sono di proprietà di pochi e ben controllati soggetti.
Sono peraltro parecchi i giocatori di calcio, unitamente ad altri sportivi, che agiscono da testimonial per la ricerca sulle staminali, sul midollo osseo, ecc..
Tornando in ambito sportivo fa specie leggere a distanza di sei anni quanto affermò il medico dell'Italia Under 21 Carlo Tranquilli al riguardo:
"E' un discorso molto interessante, ma ancora tutto da scoprire". La notizia proveniente dall'Inghilterra, che sembra aprire anche le porte dello sport all'uso delle cellule staminali, trovava molto interessato il medico dell'Italia Under 21 Carlo Tranquilli.
"Per ognuno di noi potrebbe essere utile conservare delle cellule staminali nel calcio se sara' dimostrato che, ad esempio, sono decisive per la ricostruzione piu' rapida della cartilagine, non vedo perche' non aprire il discorso anche in Italia". E il medico dell'Under 21 fugò anche tutti i dubbi sul legame tra le staminali e il doping:
"Non c'entrano nulla; diverso e', invece, se si parla di fattori di crescita che, in paesi come la Germania, vengono abbondantemente utilizzati nel calcio per guarire traumi di gioco. In Italia abbiamo deciso di aspettare per capire meglio la situazione".
http://salute.aduc.it/staminali/notizia ... _83485.php
Abbiamo capito bene. Fattori di crescita per curare i traumi è realtà da parecchi anni. E da parecchi anni Espn Sport ha bollato pesantemente queste pratiche definendole come nel pezzo linkato di seguito:
http://sports.espn.go.com/espn/news/story?id=2578102
Ecco invece il Prof. Tranquilli conferenziere ad un convegno su doping, ciclismo (tanto), calcio (poco) e Cera (Riccardo Riccò):
http://carinola.net/informazioni/doping ... Itemid=109
Carlo Tranquilli fu indagato nel 1998 nell'inchiesta sullo scandalo al laboratorio dell'Acqua Acetosa, ovvero sui presunti controlli insabbiati del calcio, unitamente ai vertici della Federcalcio. Tutto si concluse "alla meglio" ed un anno dopo a dicembre 1999 il laboratorio fu riaccreditato olimpicamente.
Nell'inchiesta fu coinvolto anche l'allora presidente della FMSI, i medici sportivi, Giorgio Santilli e gli altri dirigenti del Centro.
http://archiviostorico.corriere.it/1998 ... 6715.shtml
Oggi Giorgio Santilli è vicepresidente del Comitato per l'Esenzione a Fini Terapeutici del Coni.
Carlo Tranquilli, dopo l'inchiesta, ricopriva l’incarico di Medico Federale Nazionale della FIGC e di componente della Commissione Medica della ULEB–Euroleague. Attualmente è consulente esperto del Coni in materia di antidoping,
http://www.coni.it/index.php?commissioni_e_strutt0
ma soprattutto è membro della
Commissione Nazionale di Vigilanza sul doping su nomina dell'ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport Crimi. All'interno della suddetta commissione
siedono due personaggi della Fci, il procuratore federale Gianluca Santilli ed il responsabile medico federale Fci Luigi Simonetto nominati entrambi dal collaboratore del San Raffaele ed ex Ministro della Salute Ferruccio Fazio. Colpisce il fatto che pure Luigi Simonetto sia uno stipendiato del San Raffaele. E Gianluca Santilli è colui che sottoscrisse per conto della Fci un accordo tra il Consorzio Five Stars della Fci ed il San Raffaele per il monitoraggio antidoping dei granfondisti, come pure un protocollo con il professor Alessandro Nanni Costa direttore del Centro nazionale dei Trapianti.
La terribile piaga del doping che affligge il mondo del ciclismo, il mondo amatoriale, il mondo delle granfondo (in cui il furore antidoping porta a petizioni robespierriane per la messa al bando e la decapitazione dei telai degli atleti macchiatisi del reato di doping, petizioni all'apparenza condivisibili) consentirà al San Raffaele di fare collecting di una sorta di passaporto biologico di circa 60.000 tesserati Fci, e magari (se le pressioni Fci andranno a buon fine) pure di 60.000 cicloamatori Udace, oltre a quelli Uisp e Csi.
E magari un giorno avremo pure la mappatura genetica, la carrozzeria ed i pezzi di ricambio. A gratis? Of course.
Interessante al riguardo i seguenti link:
http://www.ciclismo.it/attachments/2074 ... allini.pdf articolo analitico
http://www.repubblica.it/sport/ciclismo ... -28424745/ articolo trionfale
http://altoadige.gelocal.it/sport/2011/ ... ne-5275656 articolo speranzoso
E' buffo che in questo comunicato stampa della Novecolli il nome di Gianluca Santilli venga trasformato in Giorgio Santilli per un refuso, confondendolo con l'ex Presidente della Federazione Italiana Medici Sportivi.
http://www.novecolli.it/admin%2Fuploads ... Z2LEmf.pdf (Primo comma del comunicato stampa n. 6)
Lo stanziamento del ministero della salute al riguardo è stato molto limitato, 250.000 euro che il Ministero di Fazio ha investito nel prezioso servizio antidoping fornito dal San Raffaele.
- Già, ma chi si farà carico dei costi in futuro secondo voi?
- E chi si gioverà del collecting delle informazioni e del loro immenso valore scientifico di ricerca?
- Costi pubblici (leggasi per tesserati e società di base) e benefici privati? Questa musica non l'abbiamo già sentita?
WWW.ANTIDOPING.BIZNEZ
link inesistente di un brand ipotetico
In moltissimi ambiti ove si legano sport e ricerca genetica sulle staminali, ricerca ed attività di antidoping nello sport o comunque ricerca applicata allo sport compare la meritoria opera di ricerca dell'istituto milanese del Don.
Le staminali sono un bene di Dio, ed infatti sembra che questa ricerca sia di facoltà esclusiva dei suoi cattolici emissari terreni, almeno sul suolo italico.
Torniamo al calcio. Quando qualche anno fa l'Ac Milan volle potenziare il proprio MilanLab venne pubblicato questo fantascientifico comunicato stampa:
MILANLAB E UNIVERSITÀ VITA – SALUTE SAN RAFFAELE
ACCORDO DI RICERCA PER LO SVILUPPO DI SISTEMI DI SUPPORTO
ALLE DECISIONI IN CONDIZIONI DI RISCHIO E INCERTEZZA.
http://www.cresa.eu/milanlab.html
http://www.cresa.eu/pdf/milanlab/sanraffcomunicato.pdf
Mettere a punto sistemi per il sostegno dei giudizi e delle decisioni in condizione di rischio e incertezza in ambito medico, atletico e tattico da affiancare alle competenze degli esperti: questo l’obiettivo dell’accordo siglato oggi tra MilanLab e l’Università Vita-Salute San Raffaele. Il progetto scientifico, della durata di tre anni, è affidato a Matteo Motterlini, professore di Logica e Metodo Scientifico presso la stessa Università e Responsabile Scientifico del MilanLab, e coinvolgerà il SENSEable City Laboratory del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e il dipartimento di bioingegneria
applicata dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio).
“L’unico modo che conosco per commettere meno errori - afferma Jean Pierre Meersseman, Direttore di MilanLab e Coordinatore sanitario del AC Milan - è imparare a riconoscerli e apprendere dai nostri sbagli. Per riuscire a farlo occorre non solo raccogliere dati obiettivi, come facciamo ormai da tre anni,
ma anche studiare i processi mentali che stanno dietro i nostri giudizi e le nostre decisioni.” Studi recenti di scienze cognitive mostrano infatti come la mente umana, in condizione di rischio e incertezza,si trovi in difficoltà nel giudicare e decidere correttamente integrando diverse informazioni e di come
essa tenti di aggirare questa difficoltà, facendo ricorso a scorciatoie cognitive che possono produrre errori sistematici.
“Il progetto di ricerca MilanLab – San Raffaele intende quindi mettere a punto sistemi per il sostegno dei giudizi e delle decisioni in ambito medico, atletico e tecnico-tattico: strumenti statistici e informatici da affiancare alle competenze degli esperti. “Per questo – conclude Meersseman - abbiamo identificato nel San Raffaele e nel MIT, che collabora con noi nella realizzazione di nuovi algoritmi che permettono di analizzare in tempo reale la posizione dei giocatori sul campo, i migliori partners possibili per garantire l’eccellenza del progetto.”
Il MilanLab, creato nel 2003 da AC MILAN SPA è un centro di ricerca interdisciplinare mirato ad ottimizzare i risultati della squadra, attraverso la previsione del rischio di infortuni e il supporto al processo decisionale dello staff tecnico-tattico e del management della Società nella gestione delle risorse umane. Il MilanLab è un centro di ricerca scientifica e di innovazione tecnologica al servizio del calcio professionistico.
Non mi è chiaro in cosa potessero collaborare in vera sostanza AC Milan, San Raffaele ed il dipartimento di bioingegneria applicata di Lovanio.
In Belgio quando si parla di Lovanio e bio-ingegneria (ringrazio per l'info un grande giornalista di ciclismo) si pensa subito ad una ricercatrice di fama mondiale e molto controversa,
Catherine Verfaillie. E' sua la scoperta che
le cellule staminali embrionali (MAPC) non solo potrebbero portare a tessuto connettivo e sangue quasi interamente, ma anche a cellule nervose o epatiche, a cellule muscolari, a cellule di polmone, cuore, intestino, cervello e osso.
La scoperta della Verfaillie ha fornito in linea di principio la prova dell'esistenza della cosiddetta plasticità delle cellule staminali. Si badi che stiamo parlando di cellule staminali embrionali! Ovviamente non è dato sapere con certezza che anche tal dottoressa abbia collaborato con il San Raffaele.
Ad aprire uno scenario diverso (dai risvolti etico-filosofici di enorme portata) fatto di conflitti di interesse palesi interviene il bel saggio di Armando Massarenti. Si tratta di un testo d'impostazione filosofica che narra delle vicende incrociate di Catherine Verfaillie, Angelo Vescovi e Giulio Cossu (questi due dirigenti del laboratorio di ricerca sulle cellule staminali del San Raffaele) e di Mario Capecchi,
di commissioni che finanziano i propri membri, di bioeticisti che sognano la "morale unica", di politiche della ricerca dettate dal Vaticano, di strepitose scoperte, di dubbi e di falsi scientifici.
Ecco la recensione del libro:
http://www.ibs.it/code/9788860889102/ma ... nalia.html
http://nl.wikipedia.org/wiki/Catherine_Verfaillie
http://en.wikipedia.org/wiki/Catherine_Verfaillie
Ciò che è garantito è che nessuno, al San Raffaele, in nessun laboratorio, le staminali embrionali umane le ha mai usate, come testimoniato da Il Foglio:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/2444
Non possiamo ovviamente non credere a Il Foglio.
Il rapporto stretto di AC Milan e di MilanLab con il San Raffaele, oltre che per ovvia vicinanza dei due rispettivi leader, è testimoniata dal fatto che quando il Prof. Matteo Motterlini - esperto di metodo scientifico, processi decisionali e problem-solving - viene assunto da MilanLab assume nel contempo la cattedra di "Economia cognitiva" alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
http://www.cresa.eu/pdf/milanlab/sanraffcomunicato.pdf
http://www.cresa.eu/pdf/milanlab/adige%20art.pdf
Tre anno fa colpì in molto particolare la bocciatura da parte di MilanLab del tesseramento di alcuni giocatori per motivazioni che parvero abbastanza sorprendenti. A Poulsen, Gallas e soprattutto Aly Cissokho fu bloccato il tesseramento e ciò nonostante quest'ultimo disputò ottimamente le stagioni successive. Ufficialmente gli arrivi di Poulsen, Gallas e Aly Cissokho furono motivati rispettivamente per problemi ai denti, al pube e respiratori per il francese. Nel contempo polemiche sono state sollevate polemiche sull'operato di MilanLab circa gli infortuni muscolari di Pato e molti ricorderanno del polemiche di Kakà sui tempi di recupero al Milan.
http://www.liberoquotidiano.it/news/858 ... tonio.html
In generale il dubbio sull'interesse più o meno esplicito per certa ricerca non ha probabilmente interessato solo AC Milan.
Anche il Siena Calcio ha collaborato a tal Progetto Cardiorobur, tramite il quale
"la squadra senese ha monitorato le funzioni cardiache dei suoi giocatori nel corso delle ultime tre stagioni agonistiche" e a completamento delle valutazioni morfologiche e funzionali del cuore d’atleta, è stato inoltre condotto uno studio con l’obiettivo di valutare le cellule staminali nel circolo sanguigno degli atleti. “In uno studio effettuato sui calciatori della Primavera – prosegue Mondillo – abbiamo messo in evidenza come l’allenamento intenso e la sedentarietà comportino un differente stimolo alla produzione delle cellule staminali e quindi probabilmente differenti meccanismi riparativi”.
http://www.sienafree.it/salute-e-beness ... calciatori
Valutare le cellule staminali nel circolo sanguigno degli atleti?!
In uno studio effettuato sui calciatori della Primavera abbiamo messo in evidenza come l’allenamento intenso e la sedentarietà comportino un differente stimolo alla produzione delle cellule staminali e quindi probabilmente differenti meccanismi riparativi?!
Lascio ai più esperti la spiegazione di queste frasi.
Individualmente, ha ufficialmente fatto ricorso al trapianto cellulare per esigenza terapeutica Fabio Cannavaro; probabilmente anche altri calciatori come testimoniato da questa news (in cui compaiono i nomi di Alberto Gilardino, Gyorgy Garics, David Marcelo Pizarro, il portiere della Juventus e della Nazionale Gigi Buffon, l'ex centrocampista juventino Mauro German Camoranesi, i milanisti Gianluca Zambrotta, Gennaro Gattuso e Daniele Bonera e Vincenzo Nibali:
http://www.usl2.toscana.it/leggi_news.php?id=74
Riporto infine qua una notizia non verificata, ma di "buona fonte" (la mia solita).
In alcuni casi la terapia del trapianto cellulare ha provocato in alcuni atleti spasmi muscolari dolorosi e disturbi funzionali della colonna vertebrale. Questi disturbi sono stati trattati in seguito con farmaci miorilassanti, in particolare tizanidina ed in alcuni casi si sono manifestati esiti di diplopia (http://it.wikipedia.org/wiki/Diplopia) non grave e comparsa di sonnolenza e di affaticamento.
In due casi come conseguenza è stata riportata miosi (http://it.wikipedia.org/wiki/Miosi).
Io credo che i calciatori siano, purtroppo per loro, oggetto di una medicina assolutamente più evoluta, pericolosa e costosa del pseudo-doping dei ciclisti (pur sempre deprecabile, ci mancherebbe), ma la loro libertà di azione ed espressione, la loro consapevolezza sono infinitamente inferiori di quelle dei ciclisti.
Negli anni '90 la decisione del famoso 50% (seppur tragica, fu certo un grosso errore di percorso) manifestò una volontà di consapevolezza superiore da parte della categoria dei ciclisti professionisti, che allo stato attuale i calciatori si sognano soltanto.
Mi sento di dire che i calciatori sono in una terra inesplorata, una sorta di terra di nessuno, che potrebbe essere semplicemente incolta ma anche nascondere pericolosi campi minati.
La consapevolezza dei ciclisti è forse cinque anni indietro alla loro medicina (prescindendo dalle ipocrisie di Uci e Fci), sia essa dopante o regolamentarmente terapeutica; la consapevolezza dei calciatori è ferma al 1995 mentre la loro medicina è gia al 2030.
Spero di avere esplicitato compiutamente il mio punto di vista, ovvero la base informativa su cui basavo le mie affermazioni.
Io ritengo che parlare di doping nel calcio sia ormai antistorico e insufficiente a garantire il benessere psicofisico dei calciatori, perchè i rischi professionali a cui sono sottosposti sono forse anche conseguenti da corrette e normali (allo stato) pratiche terapeutiche.
- E' possibile a vostro avviso applicare la teoria libertaria di Lemond (libertà di sfruttamento del proprio corpo, quando le pratiche sono interamente eterocondotte e fideistiche? Io credo purtroppo proprio di no.
- E' possibile avere dubbi pruriginosi sul doping individuale dei calciatori e sulle loro volontà individuali od omertà? Ma no! Meno che meno.
Alla luce di questo contesto non ritenete che la morte di Pantani, morte sportiva da additato modello negativo, sia stata lucidamente utile per consumare un rito collettivo utile al sistema. La chiamerei "la TORRIDA TRISTEZZA meschina dei nostri dirigenti conCONI".
Ragazzi, ho esaurito il mio archivio. Ora continuate voi, confutate le mie ipotesi, verificate le fonti o aggiungetene altre.
Ps. So che Admin potrà fare tesoro di questo post per trovare risposte ad alcuni quesiti ciclistici su certo strano antidoping, di recente inserite in un suo articolo. Aiutate, aiutiamo gli atleti tutti a trovare nuove e fondamentali consapevolezze,
PERCHE' L'EPOCA DEI GLADIATORI HA DA FINIRE