riprendo l'ultimo post di galliano. prendo spunto dalla questione tennis per fare un discorso più generale:
galliano ha scritto:
Lo stesso discorso credo si possa fare per il tennis, all'epoca si vedeva Wimbledon, Roland Garros e Coppa Davis, solo a fine anni 80 sulle tv private cominciarono ad arrivare US Open e Australian Open.
Poi il tennis è finito sulle tv a pagamento. Io non sono sicuro che questo abbia giovato. SIcuramente fu un bene per i grandi appassionati, ma a mio avviso è calata parecchio (in Italia) la popolarità di questo sport presso il pubblico interessato agli eventi sportivi in maniera più tiepida. Io appartenevo a questa categoria e con il passaggio sulle TV a pagamento ho finito per passare da una fruizione moderata di tennis (grande slam + coppa davis) al nulla più totale. Venendo a mancare l'offerta in chiaro, è venuto a mancare anche lo stimolo a seguire la disciplina. Infatti ora non seguo più nulla, neppure l'offerta in chiaro quando disponibile (ndr: le telecronache di fabretti poi ve le raccomando...). Non ha ovviamente valore statistico, ma ho notato lo stesso percorso in parecchi amici e conoscenti.
NOn siamo più negli anni ottanta, l'offerta televisiva di sport è decisamente maggiore, se una disciplina scompare dalla tv in chiaro (pubblica o privata che sia) diventa oggetto di interesse per una nicchia, il pubblico meno esperto finisce per interessarsi ad altro e quindi cala la possibilità di acquisire nuovi appassionati..
continuo a dubitare fortemente sull'idea di considerare la televisione (ma direi più in generale i mass media) determinante, quasi vitale, per la diffusione di una disciplina sportiva. Sono più propenso a ritenere che lo spazio riservatole dalle televisoni, non si propriamente
la causa bensì
l'effetto della sua popolarità, attribuendo ai successi conseguiti dagli atleti la vera
causa della diffusione tra il pubblico medio.
Entro nello specifico e riporto qualche esempio restando entro i confini italiani.
La pallavolo, sino al 1990, è sempre stato uno sport di nicchia, qualche buon risultato nei primi anni 80 sia a livello di nazionale sia con Parma tra i club, ma episodi isolati. C'è stato quindi il boom del 90, nazionale stellare e successi a raffica. la pallavolo diventa in poco tempo popolarissima. Merito della tv? no, in alcun modo, dal momento che sino a quel momento la televisione non aveva mai considerato il volley; e, (ecco
l'effetto)quando inizia a trasmetterne integralmente le partite di campionato e le principali competizioni tra nazionali, la sua popolarità è già enorme, in quel periodo molto più del basket. Senza velasco, gardini, zorzi e bernardi neppure un canale rai tematico sul volley 24h su 24 avrebbe potuto decretare un simile successo. la controprova è che, nel momento in cui il livello del volley italiano si è gradualemnte abbassato per un fisiologico ricambio generazionale non altrettanto valido, il pubblico si è disinteressato alla disciplina costringendo le tv a dedicarle sempre meno spazi.
Discorso simile per le disipline invernali. i picchi di popolarità dello sci sono riconducibili indiscutibilmente a thoeni, alla valanga azzurra e a Tomba. tramontato Tomba, l'interesse dello sportivo medio italiano si è anche in questo caso lentamente affievolito, nonostante la Rai continuasse a trasmettere integralmente la coppa del mondo. solo quando si è resa conto del calo netto di ascolti, percepibile in ogni caso con l'evidente disinteresse collettivo, ha iniziato a chiudere i rubinetti anche con lo sci.
lo sci di fondo è un altro caso emblematico. non si può considerarlo neppure di nicchia, dal momento che sino agli anni 90 lo sportivo medio italiano ne ignorava pure l'esistenza. poi è arrivato il grillo de zolt, la belmondo, la di centa e, soprattutto, la staffetta di Lillehammer, e il fondo ha beneficiato di un improvvisa popolarità. ma nel momento in cui le ragazze si sono eclissate e i risultati conseguiti sono stati meno gloriosi, è calato nuovamente il sipario nonostante nel frattempo sia Rai che Mediaset avessero investito sul fondo come mai prima di allora. anche in questo caso l'esposizione in tv, esponenzialmente superiore rispetto al passato, nulla ha potuto al cospetto dei risultati sportivi.
tornando al tennis valgono le stesse considerazioni. il tennis in italia negli anni 80, era figlio di Panatta e della coppa davis cilena. il picco di favore popolare raggiunto era stato assoluto e, a distanza di qualche anno, continuava a vivere di rendita. c'erano edberg, becker, poi agassi, poi sampras. ma allo spettatore medio italiano non fregava una mazza di loro e, l'astinenza prolungata dall'avere un tennista italiano che potesse competere ad alti livelli ha decretato anche in questo caso un lento, ma inesorabile disinteresse di massa. ogni anno puntualmente, si constatava un risveglio per la coppa davis, dal momento che, pur non avendo fenomeni, si riusciva spesso ad arrivare in semifinale e finale. a seguito della restrocessione nel gruppo 1, anche la davis non ha suscitato più il minimo interesse, nonostante venisse comunque sempre trasmessa. quando il tennis in italia passa in pay tv, è già in netto calo... in Rai, sia roland garros che roma boccheggiavano in termini di ascolti. il passaggio di wimbledon e us open su Tele + è stato il salvagente per uno sport che sarebbe comunque scomparso dalle tv in chiaro, garantendone la visibilità quantomeno agli appassionati, che non sono comunque cosi pochi.
succo del discorso: tv o non tv, se alla base non c'è il riscontro sportivo il pubblico medio si disinterressa del prodotto.
un ultima considerazione sulla parte iniziale del post:
Negli anni '80 di ciclismo in tv se ne vedeva molto meno. Aiutatemi a ricordare: i tour di Hinault, Lemond, Fignon erano trasmessi dalla rai? A me par di ricordare una copertura parziale, forse l'ultima settimana e forse solo dall'84 ? in poi.
Eppure il nostro beneamato sport godeva di buona salute, tra i confini nazionali. Questo è verissimo e all'epoca la salute di una dispilina non sempre si misurava con l'offerta televisiva.
All'EPOCA, appunto. La predisposizione degli appassionati era diversa, il calcio si seguiva alla radio, la gazzetta era la GAZZETTA, e questo si sposava appieno con l'offerta tecnologica del tempo. Mi ricordo, da ragazzino, di aver seguito la cronaca degli 800mt dalle olimpiadi dell'84 per radio, con il nostro Donato Sabia in finale. All'EPOCA la copertura parziale delle grandi classiche, vuelta, tour, ecc. paradossalmente ne aumentava il fascino; un po' come i racconti di Salgari che hanno reso il Borneo un luogo molto più fantastico di quanto potrebbe mai fare un documentario dei nostri giorni.
Lo stesso discorso credo si possa fare per il tennis, all'epoca si vedeva Wimbledon, Roland Garros e Coppa Davis, solo a fine anni 80 sulle tv private cominciarono ad arrivare US Open e Australian Open
il discorso sulla diversa epoca e sulla differente predisposizione è valido, ma non sono cosi convinto che gli si possa attruibuire una valenza significativa.
chi è, in fin dei conti, che prentende maggiore visibilità di una disciplina e fatica a sopportarne la scarsa copertura? sono esclusivamente gli appassionati, quelli che si svenano come facciamo noi per il ciclismo. stiamo discutendo sul fatto che la rai non trasmetterà herelbeke e brabante. ma che vuoi possa importare allo spettatore medio di questo tipo di corse? lui è interessato ai grandi giri, alle grandi classiche, al mondiale, e non ha motivo di lamentarsi dal momento che la loro copertura è garantita dalla tv in chiaro. chi segue le semiclassiche è un pubblico di nicchia, e noi lo siamo. mi chiedo: è giusto e corretto che la tv di stato spenda soldi per accontentare un pubblico di nicchia? a mio avviso no. e, se gli ascolti nelle grande manifestazioni, già non particolarmente eclatanti, dovessero ulteriormente calare, ecco che si arriverebbe alla conclusione che il ciclismo è oramai sport di nicchia, motivo plausibile per cui possa toccargli la stessa sorte del tennis. certo, se poi dovesse saltar fuori un altro pantani o cipollini, o nibali vincesse qualche tour o mondiale, credo che si riaccenderebbe l'interesse collettivo sul ciclismo e la stessa rai avrebbe tutto l'interesse per acquisire i diritti anche delle corse di seconda fascia.
relativamente alla copertura del ciclismo anni 80, il discorso è per certi aspetti simile a quello fatto in precedenza. il Giro veniva trasmesso, non le dirette fiume di oggi, ma veniva trasmesso nell'ultima parte della tappa. le classiche monumento ed il mondiale pure. il tour veniva oggettivamente mozzato e se ne trasmetteva l'ultima settimana di gara. perchè? perchè nessun ciclista italiano (valido) del periodo ne prendeva parte. vedere hinault, lemond e zoetemelk avrebbe eccitato all'inverosimile noi tifosi drogati di ciclismo, ma non lo sportivo medio a cui interessava esclusivamente vedere all'opera Saronni e Moser. il tour, in quegli anni ,interessava poco e niente sia ai ciclisti italiani che, in generale, al telespettatore comune fruitore di sport.