prof ha scritto:AntiGazza ha scritto:
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Io son convinto che i DS abbiano inscenato la polemica attaccandosi a tutto l'attaccabile, pur sapendo in cuor loro di avere torto.
Però spesso si nota come anche nella vita il rompiballe che ha torto magari qualcosa riesce pure ad ottenerlo.
Si', esatto. Peccato che, cosi' facendo però, abbiano cercato anche di sminuire la bellezza della tappa e lo sforzo e il coraggio degli organizzatori del Giro, la grande professionalità dimostrata dai ragazzi che l'hanno corsa ed onorata. Il Giro dovrebbe essere patrimonio di tutti quanti, in primis noi tifosi. Non a caso ho visto una dichiarazione di Lefevere che accusava Vegni di aver voluto, con questa tappa, ricostruire l'immagine del Giro. Gli brucia.
Quel che è più' brutto ancora è che si ricorre ad argomenti capziosi e palesemente contraddetti dall'evidenza, che salta fuori dappertutto. E' evidente che vi sono interessi sotto che non possono che sfuggire al semplice appassionato.
Nel ciclismo, proprio perché è sport che si stempera su lunghe distanze e proprio perché è individuale e di squadra allo stesso tempo, si tendono agguati e trabocchetti ed è qui che si vedono anche l'astuzia e l'intelligenza del corridore completo. In una tappa come quella di Martedi', il punto migliore per attaccare era proprio allo scollinamento dello Stelvio: confusione, neve, discesa difficile e gran freddo, possibilità di creare un bel distacco subito con il minimo dello sforzo. Chi non lo aveva capito prima, tra gli addetti ai lavori, era semplicemente un incompetente.
A quel punto, invece di mettersi ad inseguire, i corridori, abituati ormai a non più' ragionare, hanno cominciato a tempestare i loro ds per capire che stesse succedendo e che dovessero fare. Questi, lontani probabilmente qualche centinaio di metri, hanno impiegato del loro per capire a loro volta e così', chi è stato più' intelligente ad interpretare la situazione e cogliere l'opportunità, era già lontano.
Questo è il ciclismo e non quello di cui straparlano i cultori del "modernismo", con radioline ed altri ammennicoli. Così' dovrebbe essere il ciclismo, anche e soprattutto affinché questi ragazzi che sono in corsa non diventino soltanto delle "gambe", ma imparino pure ad usare il cervello.