La clinica Lauzon era una bella costruzione di quattro piani in pietra bianca e poteva ospitare quaranta pazienti e 6, dei suoi 40 letti, erano sovvenzionati dalla famiglia Altmann e, in ossequio alle loro disposizioni, dovevano essere destinati ai poveri, purché puliti. Quando Breuer e il suo nuovo paziente arrivarono, furono accolti con grande deferenza e la capoinfermiera li accompagnò a fare il giro delle stanze disponibili e non fu per niente difficile scegliere la stanza d'angolo al terzo piano, luminosa e spaziosa.
Non appena rimasti soli, Nietzsche si rese conto di aver chiesto troppo al proprio fisico, si sentiva affaticato e gli stava tornando il mal di testa e convenne di passare le successive 24 ore a riposare e quindi Breur uscì, pensando alla strategia da adottare per il giorno dopo e per far questo era d'uopo parlarne con Sig. e disse al "fiacre" di portarlo al locale frequentato da Freud: il caffè Landtmann e, una volta trovato l'amico, lo invitò a prendere un dolce da Demel, un locale troppo caro per l'altro, ma non certo per Josef.

Breuer raccontò nei minimi particolari quello che era successo con Herr Muller e Freud lo fissava con grande intensità, era lo sguardo di "presa di coscienza" e di lì a sei mesi sarebbe stato in grado di ripetere quella conversazione con precisione assoluta. E alla fine disse: "Quindi l'ài messo in trappola suggerendogli di cominciare a guarire la civiltà occidentale partendo da un campione individuale: J.B.

- È facile Sig, non devo far altro che dire la verità! -
Freud lo guardo stupefatto, come può essere disperato uno che ha tutto?
La risposa è semplice: davanti a me vedo solo invecchiamento, umiliazione, status di padre, di nonno, ma mai di J.B.
