nino58 ha scritto:
Essere "di sinistra" nel 2018 significa quello che ha sempre significato : portare reddito dal capitale al lavoro così come essere di destra vuol dire portare reddito dal lavoro al capitale.
Come sempre, vediamo.
Mi sembra che la tua linea (mi pare si chiami economicista) sia un po' riduttiva di quel che si può definire destra e sinistra. Da anni ho una mia idea sull'argomento, nata da una canzone di Giorgio Gaber, ma la sua era un'indicazione soprattutto scherzosa, la mia invece no.
Forse l'ò già scritta da qualche altra parte, ma (stante la mia memoria) non saprei proprio dove e di sicuro è un po' datata, ma non troppo.
La differenza fra destra e sinistra va ricercata negli obiettivi ed è necessario che si cerchi di comprendere quello che vuole l'avversario, anche per conoscere noi stessi. L'antitesi è insomma sempre necessaria per conoscere la tesi. Tutto ciò non implica in nessun modo la cessazione dello scontro e la ricerca a tutti i costi del c.d. "inciucio", ma solo far sì che si tratti davvero di lotta politica e non di scontri di bassa Lega.
Riguardo al diritto (giustizia, da ius), destra e sinistra si dividono sul volto concreto di essa: la destra vuole l'ordine gerarchico ed il potere dell'autorità, mentre la sinistra punta sull'uguaglianza e la ricerca, finché si può, della cancellazione della differenza, almeno dei punti di partenza.
La destra considera la diversità un "minus", la sinistra prende atto che esistono differenze di sesso, lingua, religione, capacità, senza che ciò dia luogo ad una classificazione gerarchica, anzi le difende e cerca di attenuare le differenze che vengono create dalla società, "in primis" quelle economiche.
La destra nasce da un rapporto positivo nei confronti del mondo e della sua storia e quindi tende a conservare l'esistente, la sinistra al contrario vuole riformare lo "status quo" ed è per questo che la sinistra assegna alla politica un ruolo ben più significativo, perché essa ha il compito di correggere le ingiustizie. Però se queste riguardano i rapporti internazionali, la destra considera anche la guerra, mentre la sinistra (insieme alla destra più reazionaria: il vaticano ) è tendenzialmente pacifista/nta e qualcuno "senza se e senza ma". In sintesi si assiste allo scontro fra la libertà e giustizia contro lo "status quo" qualunque esso sia.
Dopo la caduta del comunismo e la smentita del marxismo-leninismo è rimasta l'incapacità di conciliare i propri obiettivi con la realtà e quindi si è prodotta una sinistra estrema in perenne risentimento nei riguardi del mondo che sa dire solo no, protestare, lamentarsi, scendere in piazza, etc.
Per la destra il limite sta nell'incapacità di fondare su qualcosa di oggettivo la sua idea di ordine, che per la destra storica era lo Stato liberale. Oggi invece il cittadino sente lo Stato e la politica quasi come un nemico e la destra, che in teoria dovrebbe difenderlo, è la prima a "massacrarlo" perché non ne rispetta le leggi cardine, sostituendole con la retorica del populismo.
Oggi è quasi solo la sinistra a coltivare un senso di appartenenza. gli altri (alcuni) la sentono solo verso uno stato estero: il vaticano!

((.
La scuola e la sanità pubblica sono monopolio della sinistra, la destra sembra conoscere la "res" privata, e come uniche eccezioni le forze dell'ordine e la vita che non appartiene al soggetto, ma ... ad un entità (inesistente fino a prova del contrario), ma che loro dicono pubblica.
Infine il centro: esso esiste solo perché destra e sinistra non posseggono le qualità tipiche di ogni forza politica seria: moderazione e buon senso.
La vera essenza della Politica, secondo me, è la ricerca di quanto più giusto sia possibile ed in questo non ci dovrebbe essere differenza fra destra e sinistra. E' segno di immaturità civile ad es. ritenere che gli avversari politici siano *a priori* ingiusti e, per soprammercato, eticamente riprovevoli, quando la politica e l'etica dovrebbero stare su piani non coincidenti, altrimenti si ha una concezione moralistica della politica o addirittura la ricerca di uno Stato etico!
Ma facciamo qualche esempio, parafrasando Giorgio, perché così si può meglio chiarire la differenza dal punto di vista antropologico:
Qualcuno era di destra perché pensava come la maggioranza in cui era nato, o il che è lo stesso, il nonno, lo zio, il padre, la madre lo avevano catechizzato bene.
Qualcuno era di destra perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il Paradiso Terrestre, insomma era di destra, perché aveva bisogno di un Dio!
Qualcuno era di destra perché si sentiva solo e si sa che il totalitarismo fa apparire tutti meno responsabili e non c’è paura di sbagliare come individuo.
Qualcuno era di destra perché aveva avuto un’educazione cattolica.
Qualcuno era di destra perché si faceva molto influenzare dall’opinione dei capi.
Qualcuno era di destra perché “La Storia e Dio sono dalla nostra parte!”.
Qualcuno era di destra perché glielo avevano detto.
Qualcuno era di destra perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era di destra perché prima era fascista o comunista (è lo stesso).
Qualcuno era di destra perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era di destra perché pensava che Berlinguer fosse un grande politico.
Qualcuno era di destra perché pensava che Andreotti fosse un bravo politico. Un po’ meglio di Berlinguer, sì (dico io) ma non tanto.
Qualcuno era di destra perché era ricco di nascita e non voleva che altri potessero diventarlo
Qualcuno era di destra perché credeva nei valori della Famiglia. (E per meglio sottolineare ciò, spesso ne aveva due o tre)
Qualcuno era di destra perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era di destra perché non ne poteva più di sentir dire com’è bello essere operaio.
Qualcuno era di destra perché vedeva solo l’aumento di stipendio e le ferie.
Qualcuno era di destra perché gridava “Viva Stalin, viva Lenin, viva Mao, viva Castro” in altre parole i tiranni peggiori della storia dell’umanità.
Qualcuno era di destra perché guardava sempre Emilio Fede o Rai Tre.
Qualcuno era di destra per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era di destra perché voleva lo Stato sopra a tutto e a tutti.
Qualcuno era di destra perché credeva nei grandi Partiti.
Qualcuno era di destra perché era qualunquista.
Qualcuno era di sinistra perché non era qualunquista e non diceva i partiti sono tutti uguali, perché per lo meno uno è diverso dagli altri. A scanso di equivoci, il P.R.
Qualcuno era di sinistra perché non ne poteva più di quarant’anni di governi democristiani (e poi si è accorto che dopo era peggio).
Qualcuno era di sinistra perché era contro, ma “con giudizio”.
Qualcuno era di destra perché era sempre contro: antiglobal, antitav, antiamericano, anti…
Qualcuno era di sinistra perché sognava la libertà e le pari opportunità.
Qualcuno era di sinistra perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era di sinistra perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa da quella ufficiale.
E anche se forse era solo un sogno, uno slancio in fieri, c’era comunque veramente il desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.