Articolo molto interessante, che conferma il livello straordinario visto in questo tour, e che i numeri di Vingegaard a crono sono fuori dal mondo
-Tour 2023: performance all'avanguardia, numeri da anni 90-
Nella giornata di martedì abbiamo assistito senza dubbio alla migliore performance contro il tempo del ciclismo degli ultimi 30 anni. Ero presente all'arrivo della crono di Combloux e quando ho visto la maglia gialla col pugno alzato, in segno di vittoria, mi sono meravigliato non poco. Il tabellone indicava quasi 2 minuti il distacco tra JV e Pogacar, mentre da Van Aert in poi i distacchi erano da sveglia (2'51'' in 32'36'' di sforzo, il decimo a 3'31''). Tutti gli spettatori assiepati all'arrivo si attendevano 10-20'' di gap tra i due rivali, ma Jonas Vingegaard ha tirato fuori una prestazione impressionante anche rispetto alle tappe precedenti, lasciando tutti noi attoniti, sin da quando all'intermedio pianeggiante era già ampiamente davanti a Van Aert.
Facciamo un passo indietro ed una precisazione: tutto questo Tour 2023, dal livello medio a dir poco spaventoso, ha mostrato nei 2 rivali per la generale valori di scalata assolutamente incomparabili con le grandi corse a tappe che lo hanno preceduto. Nemmeno il Contador di Verbier od il Froome della PDBF erano stati in grado di scalare a questi ritmi le montagne, all'apice della loro carriera. Inoltre, due corridori (i primi due della generale) hanno mostrato come lo scorso anno una capacità decisamente fuori dalla portata della concorrenza, con una riserva di 0.3-0.4 w/kg rispetto alla quotatissima concorrenza dei vari Hindley e co.
Il nuovo standard del ciclismo mondiale, d’ora in poi, si assesta sui 6.8-6.9 w/kg di cp20’ alla fine di tappe dai 15 kj/h/kg, per altitudini sui 1200-1400m e temperature sui 27-30 gradi circa. Un salto in avanti rispetto alle analisi che ho svolto negli ultimi 12-15 anni sulle maggiori corse a tappe del mondo ciclistico.
Nel 2020 il 21enne Pogacar aveva vinto sul Marie-Blanque con una prestazione pari a 428w medi per 24’28’’, battendo Roglic e compagnia. Quest’anno, con la stessa prestazione ed i suoi 1688 m/h di Vam, Pogi avrebbe preso oltre un minuto e mezzo dal danese Jonas Vingegaard (22’56’’), capace di scalare la salita mitica nella tappa 5 con una potenza stimata di 6,8 w/kg - dopo una tappa decisamente più dura- vincendo e rifilando oltre 1’ al rivale sloveno.
Sloveno che il giorno dopo, quando tutti si attendevano il colpo del KO finale, si è invece risollevato, prima tenendo Vingegaard sul Tourmalet (ultimi 12-13’ a 6,7 w/kg per i due) e poi dandogli 28’’ sul successivo Col de Cauterets, salita di circa 13’ posta al termine della tappa. Pochi si attendevano la risposta di Pogacar che, grazie ad una prova maiuscola con 13’ replicati sui 6,7 w/kg, è riuscito a riprendere mezzo minuto nonostante una salita Hors Categorie a precedere la scalata finale. A 24h dalla prima batosta subita, TP ha mostrato invece le crepe del rivale, incapace di replicare sull'ultima salita quanto visto sul Tourmalet dopo il consueto lavoro della squadra (kuss e Van Aert eccezionali in salita).
Pù in generale, la battaglia tra i due era risultata molto equilibrata nei primi 15 giorni di Tour: prima della crono la sfida si era risolta sostanzialmente in una parità (10’’ il gap tra i due lunedì sera). Le prestazioni si erano mediamente assestate nell’intorno 6-5-6.8 w/kg al termine di tappe sempre tirate e spettacolari, incluso il Puy de Dome dove il fuggitivo e poi vincitore Woods (16’51’’ a 369w medi, pari a 5,9 w/kg negli ultimi 4 km e mezzo dopo 3800kj di fatiche) rispetto ai due alieni aveva preso poco più di due minuti (Pogi ha staccato di 8’’ la maglia gialla con 14’45’’ a 6,85 w/kg stimati).
Veniamo infine alla crono della verità, quella che ha frantumato definitivamente le speranze UAE di ottenere il terzo Tour con Pogacar. La prestazione dello sloveno mi è parsa decisamente allineata con le sue precedenti apparizioni, con 6,6 w/kg stimati in una prova di 14 minuti. Pogi non ha performato sotto le aspettative, come si era poi detto, ma ha mostrato valori allineati alle sue capacità pregresse, sia in salita che in pianura. Quello che ha fatto la maglia gialla ha invece dell’eccezionale, anche rispetto alle prove precedenti del Tour 2023.
Dopo una prima parte molto veloce con la bici da crono, durata circa 19’, JV era già in vantaggio netto, 31’’, rispetto al rivale in maglia bianca ed anche al quotato compagno Van Aert (di 20’’), volando ai 51 di media.
Ma il meglio il danese lo ha mostrato nella parte in salita della Cote de Domancy (2,8 km al 8,5%) dove ha scavato in meno di 3 km un gap pazzesco con tutti gli avversari. In sella alla bici da crono, JV ha viaggiato sui 13’20’’ con una potenza che, a seconda del Cda che ho provato a ricavare, va dai 7.3 ai 7.45 w/kg medi. Numeri pazzeschi anche per un fenomeno come lui, numeri che son bastati a rifilare 1’17 a Pogacar che ha condotto quel segmento in 14’28’’ sul filo dei 6,6 w/kg (con bici da strada 1,3 kg più leggera).
Va da se che si tratta di una prova mostruosa, sicuramente la cronometro migliore (in ogni settore, pianura compresa) degli ultimi 20-25 anni. E va da se che il gap tra pianura e Cote de Domancy è lievitato fino ad oltre 1 minuto e mezzo tra i due contendenti della generale.
Forse sul cambio bici qualcosa si può recriminare; dai miei calcoli, quel cambio è costato 20-22 secondi, e consideriamo dalla simulazione condotta sul percorso che in totale il tempo salvato con la bici da strada risulta essere 7 secondi complessivi (0.5 secondi x 100 metri sulla parte di salita). Normalmente, se un atleta procede con potenze simili tra crono e strada (come succede coi migliori al mondo), se si sta aerodinamici il gap sopra i 22 km/h è a favore della bici da crono anche con 1-1,5 kg di peso in aggiunta, pertanto forse considerando la decelerazione pre-post cambio bici la scelta della Jumbo è stata migliore nel complesso.
La prestazione di Jonas getta delle ombre sul suo Tour? Come ho premesso, in generale i due capi classifica hanno alzato quest’anno l’asticella delle prestazioni, portandola ad un livello mai visto negli anni passati. Un livello appunto da anni 90, con ascese al termine dei tapponi sempre sopra i 6.5 w/kg per 15-20' e scalate come il Marie Blanque da record.
Materiali, allenamento, alimentazione, possono colmare il gap del doping ematico di quegli anni? Non spetta a me dirlo o dare patenti di innocenza a qualcuno, anche se in linea teorica 30 anni sono un’era geologica nel mio settore (sport science) ma anche in quello dei materiali. Va anche detto che gli avversari sono molto indietro rispetto ai due protagonisti.
Non è solo opinione mia, ma di molti colleghi che come me lavorano in questo mondo, che ques’anno il salto è stato netto e se, fino allo scorso anno, bastavano (tra virgolette) 6.3-6.5 w/kg a fine tappa per vincere un tour sui 15-18’ di sforzo, ora ne servono almeno 6.7-6.8 con quei due in gara a fine tappa. Ma il livello del resto del gruppo dei migliori mi pare allineato ai valori degli scorsi anni; per il terzo e quarto della generale, quando JV e TP alzano il ritmo, c’è solo da sedersi e andar su regolari in salita, senza accenno di reazione.
Infine, va rimarcato che la prestazione di JV, come quella di Roglic a fine giro in una crono altrettanto dura, è davvero sopra le righe e sicuramente rimarrà scolpita nella storia del ciclismo di questo decennio, quanto meno per i valori superlativi (nella cerchia dello stesso atleta, senza fare confronti) messi in mostra. Non era mai successo che un atleta stesse ben sopra i 7.2 w/kg per 13-14' in un contesto di crono dopo 15 tappe così tirate, e che anche in pianura il gap fosse così marcato col resto della (ben qualificata) concorrenza. Ma che la maglia gialla abbia inventato sistemi di doping sconosciuti a tutti e li abbia messi in atto nel giorno di riposo, dove ha ricevuto 4 controlli in 32h, mi pare altrettanto arduo crederlo.
Ognuno poi si farà la propria opinione.
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