bicycleran ha scritto: ↑mercoledì 18 dicembre 2024, 20:46
Libri preferiti terzo quadrimestre 2024
Cax Xue - La strada di fango giallo
bicycleran ha scritto: ↑venerdì 27 dicembre 2024, 19:22
Epperò avevo avvisato che non è per tutti i gusti.
Prossima volta scrivo che non mi assumo responsabilità.
Ritieniti esentato da ogni responsabilità indiretta; le tue segnalazioni sono sempre preziose e gradite.
Per tranqullizzarvi: mi sono lavato, messo a posto la barba, indossato i pantaloni ed uscito.
Pure mi sono messo a leggere "Tempo di Seconda Mano" della Aleksievič.
E com'è?
Mi piace.
Dopo Diluvio, vorrei leggere qualcosa di piu leggero
Mi hanno parlato bene sia di un giallo classico molto bello e poco comosciuto, di Stuart Palmer, Natale con i tuoi.
Sia di un thriller contemporaneo, che si intitola Il dio dei boschi, vincitore del Goodreads Award del 2024 nella sezione gialli e thiller (spesso i vincitori votati dai lettori di Goodreads sono libri, quando va bene, da ombrellone, e sono rimasto delusissimo sia della Prose sia della Foley. Ma questo, a detta di chi lo ha lettto, a differenza degli altri, vale)
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
nemecsek. ha scritto: ↑venerdì 27 dicembre 2024, 21:07
bicycleran ha scritto: ↑mercoledì 18 dicembre 2024, 20:46
Libri preferiti terzo quadrimestre 2024
Cax Xue - La strada di fango giallo
bicycleran ha scritto: ↑venerdì 27 dicembre 2024, 19:22
Epperò avevo avvisato che non è per tutti i gusti.
Prossima volta scrivo che non mi assumo responsabilità.
Ritieniti esentato da ogni responsabilità indiretta; le tue segnalazioni sono sempre preziose e gradite.
Per tranqullizzarvi: mi sono lavato, messo a posto la barba, indossato i pantaloni ed uscito. Pure mi sono messo a leggere "Tempo di Seconda Mano" della Aleksievič.
E com'è?
Mi piace.
"la mente è come il paracadute, funziona solo se si apre" A. Einstein
Lo voglio leggere anch'io ma in mezzo mettere qualcosa di più leggero
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Se l'acqua ride, di Paolo Malaguti. Altra piacevole lettura dell'autore veneto che, dopo Piero fa la Merica , mi fa compagnia con questa storia/diario di chi attraversa gioventù e maggiore età lungo i canali veneti. Consiglio a chi non disdegna il bianco e nero, a chi ha il ricordo di un'Italia gentile, a coloro ai quali le storie di povertà e dignità mettono il sorriso.
“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
Markley, Diluvio
Non il libro che meritavamo, ma quello di cui avevamo bisogno
Markley usa centinaia di pagine per costruire un’opera corale che descrive l’America, ma a differenza di altri (come DeLillo in Underworld, Auster in 4321 e Roth in Pastorale americana, forse l’opera a cui si ispira maggiormente) pone la sua narrazione nel futuro, dove l’emergenza climatica assume il ruolo che per la maggior parte dei narratori americani contemporanei è stato occupato dalla guerra del Vietnam.
Il libro inizia con una serie di capitoli nei quali l’autore introduce una serie di personaggi: un fisico specializzato nello studio dei fondali oceanici, una giovane e ambiziosa pubblicitaria che vive un’avventura amorosa con una celebrity di seconda fascia, un tossico della profonda provincia americana (il personaggio che di gran lunga mi ha fatto affezionare di più), un brillante matematico asperger di origine indiana specializzato in modelli predittivi che sembra uscito da Big bang theory, un aspirante scrittore, una carismatica e sessualmente disinibita attivista, un esperto di esplosivi reduce dall’Iraq e molti altri.
A poco a poco, le vicende si compongono in una narrazione unica, caratterizzata da un futuro che se da un lato sembra dapprima fin troppo ottimistico (la Russia non ha invaso l’Ucraina, non c’è stato il 7 ottobre e la conseguente invasione israeliana di Gaza, Los Angeles non brucia nel 2025, Trump non viene rieletto. Va tenuto presente che il romanzo è dell’inizio del 2023) si fa via via più cupo quando eventi catastrofici legati al cambiamento climatico si susseguono in modo sempre più grave e frequente. Assistiamo così ai vari modi, violenti e non violenti, per far pressione sui politici, da episodi di vero e proprio terrorismo a grandi mobilitazioni pacifiche, all’aumento di intolleranza etnica di vario genere, all’ascesa di un personaggio carismatico che si autoproclama inviato dal Signore a salvare l’America, alle ovvie reazioni delle aziende petrolifere e del carbone minacciate dalle contromisure via via proposte.
L’autore riesce a gestire la complessità di trama e personaggi in modo ammirevole, permettendo di ricollegare tutte le trame collaterali e di ricordare i personaggi anche a una lettura (date le dimensioni e il tipo di storia) obbligatoriamente lenta (circa quaranta giorni, come il racconto biblico del diluvio di Noè!). I difetti che trovo però, che non influiscono su un giudizio complessivo estremamente positivo, sono da un lato una narrazione troppo lenta e a volte ripetitiva (come Pastorale americana, a cui ancora una volta lo paragono) e dall’altro un eccesso di moralismo che traspare in vari momenti della narrazione. Inoltre la narrazione è incentrata sull’America, come se la problematica ambientale non fosse interconnessa fra tutte le nazioni (ma rispecchia un atteggiamento di superiorità molto americano, il popolo del “prima bombardo e poi chiedo”, come usava dire il mio ex capo)
Se vi piace la narrativa contemporanea, non avete paura di affrontare temi drammatici ancorché molto realistici, e avete la pazienza di leggere parecchie centinaia di pagine, è il libro per voi,
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Trullo ha scritto: ↑domenica 12 gennaio 2025, 23:41
Markley, Diluvio
Non il libro che meritavamo, ma quello di cui avevamo bisogno
Markley usa centinaia di pagine per costruire un’opera corale che descrive l’America, ma a differenza di altri (come DeLillo in Underworld, Auster in 4321 e Roth in Pastorale americana, forse l’opera a cui si ispira maggiormente) pone la sua narrazione nel futuro, dove l’emergenza climatica assume il ruolo che per la maggior parte dei narratori americani contemporanei è stato occupato dalla guerra del Vietnam.
Il libro inizia con una serie di capitoli nei quali l’autore introduce una serie di personaggi: un fisico specializzato nello studio dei fondali oceanici, una giovane e ambiziosa pubblicitaria che vive un’avventura amorosa con una celebrity di seconda fascia, un tossico della profonda provincia americana (il personaggio che di gran lunga mi ha fatto affezionare di più), un brillante matematico asperger di origine indiana specializzato in modelli predittivi che sembra uscito da Big bang theory, un aspirante scrittore, una carismatica e sessualmente disinibita attivista, un esperto di esplosivi reduce dall’Iraq e molti altri.
A poco a poco, le vicende si compongono in una narrazione unica, caratterizzata da un futuro che se da un lato sembra dapprima fin troppo ottimistico (la Russia non ha invaso l’Ucraina, non c’è stato il 7 ottobre e la conseguente invasione israeliana di Gaza, Los Angeles non brucia nel 2025, Trump non viene rieletto. Va tenuto presente che il romanzo è dell’inizio del 2023) si fa via via più cupo quando eventi catastrofici legati al cambiamento climatico si susseguono in modo sempre più grave e frequente. Assistiamo così ai vari modi, violenti e non violenti, per far pressione sui politici, da episodi di vero e proprio terrorismo a grandi mobilitazioni pacifiche, all’aumento di intolleranza etnica di vario genere, all’ascesa di un personaggio carismatico che si autoproclama inviato dal Signore a salvare l’America, alle ovvie reazioni delle aziende petrolifere e del carbone minacciate dalle contromisure via via proposte.
L’autore riesce a gestire la complessità di trama e personaggi in modo ammirevole, permettendo di ricollegare tutte le trame collaterali e di ricordare i personaggi anche a una lettura (date le dimensioni e il tipo di storia) obbligatoriamente lenta (circa quaranta giorni, come il racconto biblico del diluvio di Noè!). I difetti che trovo però, che non influiscono su un giudizio complessivo estremamente positivo, sono da un lato una narrazione troppo lenta e a volte ripetitiva (come Pastorale americana, a cui ancora una volta lo paragono) e dall’altro un eccesso di moralismo che traspare in vari momenti della narrazione. Inoltre la narrazione è incentrata sull’America, come se la problematica ambientale non fosse interconnessa fra tutte le nazioni (ma rispecchia un atteggiamento di superiorità molto americano, il popolo del “prima bombardo e poi chiedo”, come usava dire il mio ex capo)
Se vi piace la narrativa contemporanea, non avete paura di affrontare temi drammatici ancorché molto realistici, e avete la pazienza di leggere parecchie centinaia di pagine, è il libro per voi,
Grazie del post.
Quasi sicuramente lo detesterò, ma ho deciso di leggerlo lo stesso per cultura, essendo un caso letterario.
Chissà che non mi sorprenda
Probabilmente egli è un seguace del materialismo dialettico che tutto spiega coi cosiddetti fattori economici, anche i foruncoli di Malabrocca. Dino Buzzati al Giro D'Italia
Un po' deluso da The forest of the stolen girl, di June Hur. Ambientazione troppo lontana temporalmente e culturalmente per attirarmi, scrittura poco coinvolgente, mancanza di indizi che potessero rendere interessante la parte dell'enigma. Peccato perche' l'idea di base era anche interessante. Ora in lettura Un animale selvaggio, di Dicker
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Un breve commento su Un animale selvaggio, di Dicker
Pura evasione, ma di quella fatta bene. Magari non realistico al centro per cento, ma capace di avvincere il lettore e portarlo nel suo mondo, e di dosare i colpi di scena per non annoiarlo mai. A differenza di Quebert, niente parti prolisse o descrizioni inutili né tantomeno "lezioni di vita" . Due trame parallele, una rapina nel centro di Ginevra e , qualche giorno prima, il focus su due famiglie che vivono in un sobborgo di Ginevra e i cui figli giocano a calcio insieme: i ricchi Braun, lui consulente finanziario e lei avvocato, due Porsche e una sontuosa villa nel bosco (che mi ha ricordato Loro, di Cotroneo). E i Liegeane, più modesti, lui statale e lei commessa, che vivono in una villetta a schiera. Una storia carica di tensione per chi vuole una lettura leggera e senza pensieri
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Trullo ha scritto: ↑domenica 12 gennaio 2025, 23:41
Markley, Diluvio
Non il libro che meritavamo, ma quello di cui avevamo bisogno
Markley usa centinaia di pagine per costruire un’opera corale che descrive l’America, ma a differenza di altri (come DeLillo in Underworld, Auster in 4321 e Roth in Pastorale americana, forse l’opera a cui si ispira maggiormente) pone la sua narrazione nel futuro, dove l’emergenza climatica assume il ruolo che per la maggior parte dei narratori americani contemporanei è stato occupato dalla guerra del Vietnam.
Il libro inizia con una serie di capitoli nei quali l’autore introduce una serie di personaggi: un fisico specializzato nello studio dei fondali oceanici, una giovane e ambiziosa pubblicitaria che vive un’avventura amorosa con una celebrity di seconda fascia, un tossico della profonda provincia americana (il personaggio che di gran lunga mi ha fatto affezionare di più), un brillante matematico asperger di origine indiana specializzato in modelli predittivi che sembra uscito da Big bang theory, un aspirante scrittore, una carismatica e sessualmente disinibita attivista, un esperto di esplosivi reduce dall’Iraq e molti altri.
A poco a poco, le vicende si compongono in una narrazione unica, caratterizzata da un futuro che se da un lato sembra dapprima fin troppo ottimistico (la Russia non ha invaso l’Ucraina, non c’è stato il 7 ottobre e la conseguente invasione israeliana di Gaza, Los Angeles non brucia nel 2025, Trump non viene rieletto. Va tenuto presente che il romanzo è dell’inizio del 2023) si fa via via più cupo quando eventi catastrofici legati al cambiamento climatico si susseguono in modo sempre più grave e frequente. Assistiamo così ai vari modi, violenti e non violenti, per far pressione sui politici, da episodi di vero e proprio terrorismo a grandi mobilitazioni pacifiche, all’aumento di intolleranza etnica di vario genere, all’ascesa di un personaggio carismatico che si autoproclama inviato dal Signore a salvare l’America, alle ovvie reazioni delle aziende petrolifere e del carbone minacciate dalle contromisure via via proposte.
L’autore riesce a gestire la complessità di trama e personaggi in modo ammirevole, permettendo di ricollegare tutte le trame collaterali e di ricordare i personaggi anche a una lettura (date le dimensioni e il tipo di storia) obbligatoriamente lenta (circa quaranta giorni, come il racconto biblico del diluvio di Noè!). I difetti che trovo però, che non influiscono su un giudizio complessivo estremamente positivo, sono da un lato una narrazione troppo lenta e a volte ripetitiva (come Pastorale americana, a cui ancora una volta lo paragono) e dall’altro un eccesso di moralismo che traspare in vari momenti della narrazione. Inoltre la narrazione è incentrata sull’America, come se la problematica ambientale non fosse interconnessa fra tutte le nazioni (ma rispecchia un atteggiamento di superiorità molto americano, il popolo del “prima bombardo e poi chiedo”, come usava dire il mio ex capo)
Se vi piace la narrativa contemporanea, non avete paura di affrontare temi drammatici ancorché molto realistici, e avete la pazienza di leggere parecchie centinaia di pagine, è il libro per voi,
Condivido il tuo giudizio praticamente al 100%. Io ho preferito "Ohio" ma anche questo è un libro che merita; alcune parte le avrei evitate, ma l'autore si conferma bravissimo nell'intrecciare in modo verosimile e appassionante tutte le vicende dei - tanti - protagonisti.
Parecchi i temi su cui fa riflettere, non solo il cambiamento climatico.
"la mente è come il paracadute, funziona solo se si apre" A. Einstein
Tra le righe mi stai dicendo di leggere Ohio (è da dicembre 2020 che mi aspetta)
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
simociclo ha scritto: ↑giovedì 30 gennaio 2025, 12:02
Trullo ha scritto: ↑giovedì 30 gennaio 2025, 10:24
Tra le righe mi stai dicendo di leggere Ohio (è da dicembre 2020 che mi aspetta)
Si, ne avevo scritto anche qua, trovi la "recensione" nelle pagine precedenti.
Era stata una sorpresa, anche perchè era l'opera prima dell'autore.
Ohio assolutamente sì, da leggere.
Anche quella è una storia corale, ma con una unità di tempo e luogo che permette di entrare di più nel racconto - o almeno è così per me che amo affezionarmi a uno/due personaggi e poi seguirli sempre. Con diluvio infatti sto facendo fatica per questo motivo, anche se certo markley è talmente bravo che mi spinge comunque a leggerlo.
Se qualcuno è appassionati di Graphic Novel - o incuriosito - consiglio assolutamente "L'Abisso dell' Oblio" di Paco Roca
Io non sono un grande lettore del genere, anche se alcuni li ho amati, e in passato avevo già apprezzato questo autore spagnolo, in questo caso accompagnato per la parte testuale dal giornalista Rodrigo Terrassa, che hanno fa aveva scritto un articolo sul EL Mundo" sulla vicenda narrata.
L'Abisso dell'oblio è un opera commovente, profonda, necessaria.
Paco Roca si conferma un grandissimo autore e disegnatore con un libro sulla memoria, storica e personale che ha - come i classici - la capacità di parlare di valori generali partendo da storie all'apparenza minori.
Leoncio Badía, giovane repubblicano costretto a fare il becchino dal sindaco franchista "così puoi seppellire i tuoi", che scava le fosse comuni e lotta per dare un briciolo di umanità ai morti e una indicazione certa di sepoltura alle vedove, è un personaggio indimenticabile. E non è l'unico.
Tratto da una storia vera e frutto di anni di ricerche è una graphic novel bellissima anche come formato e - ovviamente - per le sue tavole.
Nel suo genere lo definisco un capolavoro.
"la mente è come il paracadute, funziona solo se si apre" A. Einstein
Liz Moore, Il dio dei boschi
“Andrai a vivere con Alice che si fa il whiskey distillando fiori
O con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori
O resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro
Senza chiederti come mai
Continuerai a farti scegliere
O finalmente sceglierai”
Spesso i vincitori del goodreads award, specie per la categoria gialli/thriller, sono romanzi di bassa qualità. Confesso che l’unica cosa che mi ha spinto a leggerlo è stata il giudizio positivo di una delle mie due “guru dei libri”, consiglio naturalmente anche stavolta ben riposto
Ma ciò che mi è rimasto più di questo libro, più della trama thriller pure molto bella (la giovanissima Barbara scompare, durante un campo scuola, nel bosco dove quindici anni prima era scomparso suo fratello) sono le storie di riscatto, o almeno di tentato riscatto, di alcune donne. La tenace figlia di immigrati Iuditha, che vuole affermarsi professionalmente facendo carriera in polizia (cosa oggi normale, ma straordinaria nei primi anni 70). La brillante ma povera Louise, che dopo il fallimento universitario trova il modo di tirare avanti per uscire dal degrado della sua famiglia. La riflessiva e introversa Tracy, che giovanissima vivrà un’estate di crescita umana e personale con le nuove amicizie incontrate al campo scuola. E moltissime altre.
Un libro libertario, progressista e femminista, ma con questi valori raccontati con naturalezza, senza quel moralismo e quella pretesa didattica che spesso si incontrano nei libri anche recenti (come Demon Copperhead per esempio). E pur essendo un libro al femminile, trovo sia un libro che credo possa piacere molto anche agli uomini, non rinchiudendosi in dinamiche prettamente femminili ma parlando di cose che tutti abbiamo vissuto, di persona o per esperienze raccontateci.
Un altro valore aggiunto del libro è l’ambientazione, la parte montuosa dello stato di New York, sulle pendici della parte settentrionale degli Appalachi. Pare di respirare l’odore del bosco, di provare la sensazione di waldeinsamkeit provata dai ragazzi durante le escursioni, le emozioni legate alle nuove amicizie e alle nuove esperienze.
Un libro scorrevole, che tiene avvinto alle pagine sia per la storia thriller sia per quelle personali dei protagonisti, e che per una volta consiglio a tutti.
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
John Dickson Carr, Sfida per Bencolin
Ci sono tre detective (un francese, un americano e un tedesco) che devono dormire in un castello, non è la barzelletta del fantasma Formaggino ma la trama di questo romanzo di Carr (il suo terzo per la precisione, scritto e ambientato nei primissimi anni 30)
Ci sono romanzi gialli che mirano all’enigma e altri che mirano all’atmosfera, e questo romanzo indubbiamente appartiene alla seconda categoria, per l’uso che fa del gotico, del macabro e del surreale. Si apre con l’ingaggio di Bencolin e del suo amico e collaboratore Merle da parte di un finanziere balga, che li incarica di indagare su due strane morti di altrettanti amici, un prestigiatore e illusionista sparito da uno scompartimento ferroviario guardato a vista e poi ritrovato annegato nel Reno, e un celebre attore morto bruciato vivo davanti al castello a forma di teschio situato sempre sul Reno, nei pressi di Coblenza, castello che il finanziere ha ereditato e che prima apparteneva al prestigiatore. Ci spostiamo quindi sulle sponde del Reno, dove conosciamo una serie di stravaganti e inquietanti personaggi che sembrano usciti da un film di Kubrik o di Linch, fra cui un investigatore tedesco che sembra in strani rapporti fra l’amichevolezza e la competizione sfrenata con Bencolin. Se l’atmosfera è particolarmente suggestiva e non mancano nella narrazione i tocchi decisamente horror e weird, la soluzione potrebbe non piacere agli amanti del genere puramente deduttivo, non essendo suffragata da indizi a disposizione del lettore, che nel migliore dei casi può tirare a indovinare. Per me poco male, ho apprezzato molto come dicevo prima l’atmosfera al tempo stesso macabra e bizzarra.
Lettura in corso l'ultimo di Jonathan Coe, Le prove della mia innocenza
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Trullo ha scritto: ↑sabato 15 febbraio 2025, 13:57
John Dickson Carr, Sfida per Bencolin
Ci sono tre detective (un francese, un americano e un tedesco) che devono dormire in un castello, non è la barzelletta del fantasma Formaggino ma la trama di questo romanzo di Carr (il suo terzo per la precisione, scritto e ambientato nei primissimi anni 30)
Ci sono romanzi gialli che mirano all’enigma e altri che mirano all’atmosfera, e questo romanzo indubbiamente appartiene alla seconda categoria, per l’uso che fa del gotico, del macabro e del surreale. Si apre con l’ingaggio di Bencolin e del suo amico e collaboratore Merle da parte di un finanziere balga, che li incarica di indagare su due strane morti di altrettanti amici, un prestigiatore e illusionista sparito da uno scompartimento ferroviario guardato a vista e poi ritrovato annegato nel Reno, e un celebre attore morto bruciato vivo davanti al castello a forma di teschio situato sempre sul Reno, nei pressi di Coblenza, castello che il finanziere ha ereditato e che prima apparteneva al prestigiatore. Ci spostiamo quindi sulle sponde del Reno, dove conosciamo una serie di stravaganti e inquietanti personaggi che sembrano usciti da un film di Kubrik o di Linch, fra cui un investigatore tedesco che sembra in strani rapporti fra l’amichevolezza e la competizione sfrenata con Bencolin. Se l’atmosfera è particolarmente suggestiva e non mancano nella narrazione i tocchi decisamente horror e weird, la soluzione potrebbe non piacere agli amanti del genere puramente deduttivo, non essendo suffragata da indizi a disposizione del lettore, che nel migliore dei casi può tirare a indovinare. Per me poco male, ho apprezzato molto come dicevo prima l’atmosfera al tempo stesso macabra e bizzarra.
Lettura in corso l'ultimo di Jonathan Coe, Le prove della mia innocenza
Mi dispiace, ma anche con tutte le varianti del caso i gialli devono comunque conservare alcuni cardini indispensabili. Se tanto mi dà tanto questo fa il paio con il bluff della casa decagonale. Non lo leggerò: errare è umano, perseverare...
Legittimo, fra gli appassionati di gialli ci sono diverse sensibilita' su quello che e' considerato parte del "gioco" e cosa no. Ho amato moltissimo il romanzo che consideri bluff
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Jonathan Coe, La prova della mia innocenza
Ero partito con aspettative alte, e sono rimasto parzialmente deluso. La forma esteriore è quella di un giallo, ma come in Sciascia o Durrenmatt il giallo è solo un pretesto per fare critica politica e/o sociale.
La parte gialla, come detto non centrale nell’economia del romanzo, non mi ha entusiasmato ma almeno presenta un paio di bei colpi di scena, l’ultimo dei quali a poche pagine dalla fine. La parte di satira politica parte in modo promettente, ma (secondo me) rimane un po’ inespressa e incompleta.
La storia si svolge nei giorni convulsi del settembre 2022, caratterizzati dalla morte di Elisabetta II e dal breve governo di Liz Truss, esponente dell’ala più estremista del partito conservatore.
Si compone di varie parti, indipendenti ma legate fra loro. Nella prima, conosciamo Phyl, una ragazza che vive in una cittadina del Berkshire, è tornata in famiglia dopo essersi laureata in lettere e ora fa l’aiuto cuoca in un fast food presso il vicino aeroporto di Heathrow. Nella seconda parte invece un blogger amico dei genitori di Phyl. Christopher, partecipa a un congresso di attivisti dell’ala destra dei conservatori e rimane coinvolto in un delitto. Nella terza parte invece rivedremo i ricordi di gioventù di Brian, altro amico della coppia e di Christofer. Fa un po’ da filo conduttore alla storia uno pseudobiblion, La mia innocenza, scritto da un immaginario scrittore thatcheriano e conservatore e per quello (a suo dire) emarginato dalla comunità culturale britannica. Il resto ve lo lascio scoprire.
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Daniel Keyes., La quinta Sally
La realtà ha sempre un vantaggio sulla fantasia: non richiede il vincolo della verosimiglianza, Questo libro, pur sotto forma di romanzo, racconta una storia vera, per quanto inverosimile, di una donna con personalità multiple. L’autore (che è poi lo stesso di quel capolavoro che è Fiori per Algernon) ha una grande competenza sulla mente umana, ma anche una capacità di narrare non comune, che permette al lettore di seguire la storia delle cinque personalità di Sally con interesse, e di interrogarsi sul funzionamento della mente umana, forse ciò che rimane a noi, uomini e donne del ventunesimo secolo, che hanno visto la scienza spiegare come funzionano le stelle o come si combinano i costituenti elementari della materia, la cosa ancora più difficile da comprendere e spiegare.
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Segnalo un bel romanzo sudamericano, "L'anno in cui parlammo con il mare" di Andrés Montero, autore definito un "cantastorie" e questo romanzo conferma questo appellativo.
C'è un'isola cilena non segnata sulla cartina, con una taverna che un tempo era una nave, abitanti che non sono mai stati sul continente e che passano i giorni raccontandosi vicende vere o inventate (ma poco conta), una casa grande abbandonata, un cimitero senza corpi e - forse - una campana d'oro abbandonata in mare.
In questa atmosfera immutabile, un giorno ritorna, dopo cinquant'anni, Jerónimo Garcés, nato sull'isola ma che poi ha girato il mondo diventando un reporter e fotografo di fama. Torna, con l'intenzione di fermarsi pochi giorni, per rivedere il suo gemello, Julian, che invece non ha mai lasciato l'isola nemmeno una volta.
Una pandemia blocca tutti i collegamenti e lo costringe a fermarsi per molti mesi e a fare i conti con il passato, suo, del fratello e di molti altri abitanti dell'isola.
"L'anno in cui parlammo con il mare" è una storia corale che si può leggere anche solo per il gusto di godere di un buon romanzo, ma che nasconde diverse perle e molti spunti di riflessione. Uno tra tutti sono le regole per "l'ordine della festa" da seguire per poter organizzare un evento memorabile, regole basate non sugli effetti speciali ma sulla conoscenza dell'animo umano.
Non svelo il finale - bellissimo anch'esso - ma consiglio a tutti la lettura, in particolare a chi ama il realismo magico e i cantastorie.
"la mente è come il paracadute, funziona solo se si apre" A. Einstein
Trullo ha scritto: ↑martedì 29 ottobre 2024, 11:55
Han Kang, La vegetariana
Chi mi è stato consigliato questo romanzo (curiosamente, nella sezione off topic di un forum di appassionati di sport, a confermare una mia idea per cui il consiglio di chi ha interessi eclettici e multiformi spesso vale di più di quello di un topo di biblioteca) ha usato la parola disturbante (specificando che si tratta di un complimento), e mi ritrovo pienamente in questa descrizione. Al solito avevo appuntato il titolo, ma la spinta per leggerlo e farsi strada nella mia inestricabile lista di libri da leggere, sopravanzando i molti venuti prima di lui, è stata naturalmente la notizia del Nobel assegnato (meritatamente) alla Kang.
Ma a questo punto è d’uopo un trigger warning, questo non è e non vuole essere un libro per tutti. Malvaldi diceva, a proposito di non ricordo quale romanzo di Ishiguro, “leggetelo in un momento in cui siete allegri, altrimenti vi viene voglia di buttarvi sotto un tram”. Ecco, i romanzi di Ishiguro sono allegri, confronto a questo.
Spiego meglio perché non è per tutti. Il romanzo, strutturato su tre parti legate fra loro da un filo conduttore, ma ognuna delle quali si sofferma su un personaggio diverso, è caratterizzato da una scrittura intensa e introspettiva che fa rivivere al lettore le emozioni dei personaggi come se fosse lì in mezzo a loro, o meglio ancora come se fosse uno di loro. E la durezza dei temi trattati, che non svelo per non rovinarvi la lettura, unita a questa bravura, a questo dono dell’autrice, rende il tutto davvero molto duro, drammatico, da affrontare. Ma, per chi se la sente, lascia la soddisfazione di aver letto qualcosa di memorabile
Finito. Non mi è piaciuto e ne sono anche un po' deluso.
Forse lo dovrò rileggere, magari sono io che in questo momento non ho saputo apprezzarlo, ma - al netto che è scritto benissimo - non ci ho trovato niente di particolarmente rilevante.
Strano perchè ne ho sentito parlare da molte persone - tra cui tu - con cui di solito concordo con i pareri letterari.
"la mente è come il paracadute, funziona solo se si apre" A. Einstein
bicycleran ha scritto: ↑giovedì 11 gennaio 2024, 10:09
Sulla lotta armata in Italia negli anni '70 (e sul sistema universitario di oggi) c'è La ricreazione è finita di Dario Ferrari, libro rivelazione dell'anno scorso.
Romanzo un po' furbetto, ma merita.
Sarà la mia prossima lettura. Ho terminato ieri il deludente La casa sulla scogliera, di Riley Sager, per il quale ho scritto la recensione più breve della mia modesta carriera di recensore ("Beautiful je spiccia casa")
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Vi ainticipo che il libro di Ferrari mi sta piacendo moltissimo
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Trullo ha scritto: ↑martedì 1 aprile 2025, 17:08
Vi ainticipo che il libro di Ferrari mi sta piacendo moltissimo
Sei già arrivato a quando se la prende col mio regista preferito?
Probabilmente egli è un seguace del materialismo dialettico che tutto spiega coi cosiddetti fattori economici, anche i foruncoli di Malabrocca. Dino Buzzati al Giro D'Italia
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
«La letteratura italiana poteva scegliere tra Dante, che parlava sporco, era incazzato e faceva politica, e Petrarca, che invece era tutto per benino, parlava aulico e stracciava il cazzo. E chiaramente ha scelto il moderato senza palle: e quindi alla fine abbiamo avuto una letteratura mediocre».
Applausi
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Finito, molto bello. Da leggere, assolutamente
Appena scrivo la recensione la condivido anche con voi.
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Ecco, ho raccolto le idee e le condivido con voi. Ho amato tantissimo questo libro, anche se mi rendo conto che in un libro come questo il giudizio è molto personale e non necessariamente condivisibile.
Le vicende principali che vengono narrate qui infatti sono legate alle vite di due personaggi che a prima vista non potrebbero essere più diversi. Seguiamo infatti la vita di Marcello Gori, pigro trentenne viareggino che nel 2017, quasi per caso e forse solo per prolungare l’adolescenza si iscrive a un dottorato di ricerca in letteratura italiana. E quella di Tito Sella, pure viareggino, attivista e militante oltre che scrittore, condannato a metà degli anni 70 a una pesante pena detentiva per terrorismo e morto in carcere.
Il legame, all’inizio flebile poi via via più intenso, è il lavoro di ricerca di Gori, che riguarda proprio la produzione letteraria di Sella. Vediamo quindi, raccontati in modo ironico e coinvolgente, sia il mondo accademico di oggi sia quello dell’attivismo politico degli anni 70. Vediamo anche due generazioni a confronto, separate da quarant’anni (e con la mia, di generazione, che si trova a metà fra le due, permettendomi di godere di entrambe le storie, che parlano di cose che non ho vissuto direttamente ma mi sono state raccontate da parenti e amici e quindi mi sono abbastanza familiari da farmele seguire di gusto, ma non troppo da impedirmi di conoscere e apprendere dettagli e cose nuove di entrambe). Ma soprattutto leggiamo una storia piacevole e scritta in modo accessibile ma non banale, e ricca di citazioni storiche e letterarie sia reali (da Borges a Calvino, da Berlinguer a Cossiga) sia fittizie ma verosimili (i protagonisti delle due storie, ma anche quelli degli pseudobiblion di Sella che Gori analizza) costruita in modo furbo ma anche intelligente.
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Tra le scene ispirate a fatti reali, una è presa dal sequestro Costa, raccontato anche da Barbero all'interno della sua lezione su via Fani.
Invece quella sul film di Kiarostami è basata su un'esperienza autobiografica dell'autore, che ha visto Shirin a Parigi insieme a un critico cinematografico italiano
Probabilmente egli è un seguace del materialismo dialettico che tutto spiega coi cosiddetti fattori economici, anche i foruncoli di Malabrocca. Dino Buzzati al Giro D'Italia
Si, la cosa divertente del film di Kiarostami, all'interno del romanzo, è che prima la ragazza aveva fatto il pippone sulla letteratura, disprezzando Gadda, parlando di letteratura fruibile ("«E infatti secondo me è una perversione, questa di scrivere solo per i letterati studiati. Omero lo capivano tutti... Dante sembrava perfino sciatto, perché usava il volgare... le opere di Shakespeare le andavano a vedere anche gli analfabeti... Cervantes ha scritto un bestseller... Delitto e castigo usciva a puntate come un romanzo d’appendice. Poi a un certo punto hanno deciso che la letteratura doveva essere roba da intellettuali. E allora è diventata una roba borghese e masturbatoria».) e poi lo va a invitare a vedere Kiarostami (quel film in particolare). Passa spesso per questi momenti umoristici (quando Marcello si ingegna a parlare un sia pur rozzo inglese e non gli viene in mente che sti italianisti che vengono da tutto il mondo alla fine sono felici di avere qualcuno con cui parlare italiano ogni tanto)
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Non ricordo se in questo 3d si sia mai parlato di Annie Ernaux, scrittrice francese, recente Premio Nobel. Per chi volesse approfondire consiglio tre titoli : Gli anni, Il posto e La vergogna. Incentrati su episodi della propria vita narrata nella sua globalità nel primo e in periodi particolari negli altri due, rinverdisce la tradizione dei grandi scrittori transalpini che scrivono di se stessi. Sarà per una notevole predisposizione alla personalizzazione delle vicende tipica dei nostri cugini che va da Vercingetorige a De Gaulle passando per il Re Sole e Napoleone, ma è un esercizio che a loro riesce particolarmente bene . D'altronde la letteratura spesso riflette i caratteri di un popolo: i russi hanno scritto "grossi" libri, i tedeschi di assai pallosi, gli inglesi ecumenici e gli anericani, soprattutto negli ultimi tempi, notevolmente fasulli. Ne Gli anni la Ernaux traccia un velocissimo tragitto che va dal dopoguerra ai giorni nostri, condito da piacevoli rimandi che hanno il merito, almeno per chi come me ha qualche anno in più del mezzo secolo, di risvegliare ricordi di periodi analoghi e di come fossero diverse le nostre sensazioni dell' epoca rispetto all' analisi che ne potremmo fare oggi, ma anche i più giovani ne possono trovare spunto su fatti emblematici pur non essendone stati testimoni contemporanei. Come suggeritomi da chi mi presta l' account in questo sito, un altro francese, Derrida, diede una definizione magistrale dell' età di un essere umano: non abbiamo l' età del momento, ma la somma di tutte le età precedenti che spesso sono in contrasto tra loro ed è appunto da questa condizione che cerchiamo di trovare una spiegazione al vissuto e all' attuale. Tutti questi aspetti sono ben presenti nei libro della Ernaux, scritto peraltro benissimo, e sono fonte di analisi e riflessioni. Consigliato.
Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
nino58 ha scritto: ↑domenica 20 aprile 2025, 10:14
Bentornato Carlo !!!
Sei in forma ?
Ciao Nino, sono Gimbatbu, Carlo mi ha prestato il nick perché il sito non mi fa entrare. Comunque Carlo è in formissima, te lo saluto.
Ultima modifica di lemond il domenica 20 aprile 2025, 10:19, modificato 1 volta in totale.
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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
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nino58 ha scritto: ↑domenica 20 aprile 2025, 15:42
Otto Kruger ha scritto: ↑domenica 20 aprile 2025, 11:04
nino58 ha scritto: ↑domenica 20 aprile 2025, 10:18
Il sito non fa più entrare nemmeno Jerrydrake.
Due compagni bloccati.
Mi sa che c'è uno zampino esterno al forum.
Se bloccano pure una zecca come me...tre indizi fanno la prova.
by Gimbatbu
Cia, antiwoke, Mossad, sovranisti... saperlo...
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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
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Grazie per il consiglio, GimBatBu, sempre gradito
Io ho appena riletto un capolavoro giallo di Fredric Brown, appena ho cinque minuti vi posto la recensione
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Fredric Brown otre che come giallista è noto come autore di fantascienza. Sicuramente tutti avrete letto, magari sull’antologia delle medie, il suo racconto più noto, il brevissimo e incisivo “la sentinella” e se non l’avete fatto correte a farlo. Qui parleremo invece del suo romanzo “Il visitatore che non c’era”
Il protagonista è Doc Steiger, un giovane simpatico e benestante che vive in una cittadina della sonnolenta provincia americana, dove possiede e dirige un giornale, che non pubblica mai niente di importante perché appunto lì a Carmel City non succede mai niente, e coltiva alcune innocenti passioni: gli scacchi, i buoni liquori, la letteratura (Lewis Carroll in particolare). Ma una sera, riceve la visita di un certo Yehudi Smith, membro di una società di appassionati di Carroll, che lo invita a un’esperienza incredibile, una riunione di gruppo che inizia come se il mondo bizzarro e insensato di Carroll fosse reale, ma finirà con un omicidio, del quale l’ovvio sospettato sarà proprio il nostro Doc.
Ma non sarà l’unica cosa che succederà quella notte, e nemmeno l’unico morto, come se le notizie che Doc cercava disperatamente per dare un senso al suo lavoro di giornalista ed editore si fossero date appuntamento a Carmel Ciity proprio quella notte. Sospeso fra follia e realtà, alla trama gialla classica (chi ha “incastrato” Doc?) si unisce una parte d’azione, entrambe raccontate benissimo e ottimamente fuse fra loro con un bel finale, forse un po’ prevedibile per gli esperti ma raccontato così bene che ce lo si gusta come una piccola e preziosa gemma che dà lustro alla nostra collezione.
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Gimbatbu ha scritto: ↑martedì 22 aprile 2025, 17:01
Sono resuscitato! Sarà l' effetto pasquale!
Bentornato Gimba!
Tuttavia consiglierei prudenza, non sbandierare tanto il fatto di essere risorto! In altro thread è risorta pure Lazzaro, ma sembra che non tutti abbiano gradito...
Gimbatbu ha scritto: ↑martedì 22 aprile 2025, 17:01
Sono resuscitato! Sarà l' effetto pasquale!
Bentornato Gimba!
Tuttavia consiglierei prudenza, non sbandierare tanto il fatto di essere risorto! In altro thread è risorta pure Lazzaro, ma sembra che non tutti abbiano gradito...
Ok, mi correggo, sono rinvenuto, avevo solo perso i sensi!
Otto Kruger ha scritto: ↑mercoledì 30 aprile 2025, 15:31
Gimbatbu ha scritto: ↑martedì 22 aprile 2025, 17:01
Sono resuscitato! Sarà l' effetto pasquale!
Come hai fatto?!?
A me Jerrydrake continua ad apparire l'insuperabile test CAPTCHA
by Gimbatbu
Purtroppo sono rimorto dopo una settimana. Ero resuscitato con Firefox, ma poi la mannaia si è riabbattuta su di me. Per me c' entrano le scie chimiche...
Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
Anne Holt, Quota 1222
"A volte ho il sospetto che preti come Cato Hammer non credano affatto in Dio, ma che invece siano innamorati di una specie di cliché di Gesú: l’uomo buono che portava i sandali, aveva lo sguardo vellutato e con il palmo delle mani invitava ognuno a unirsi a lui, venite a me voi tutti. Non lo sopporto. Non voglio essere abbracciata."
La ferrovia principale della Norvegia unisce Oslo a Bergen, e tocca il suo punto più elevato con i 1222 metri della cittadina di Finse, all’imbocco di una lunga galleria. A Finse non ci sono auto, si arriva solo in treno, e solo d’estate con un sentiero ciclopedonale, o d’inverno con la motoslitta.
L’autrice, in questo romanzo del 2008, immagina che il giorno di San Valentino di una ventina di anni fa avvenga un incidente ferroviario, dovuto al maltempo, proprio all’imbocco della galleria, quando il treno ha appena lasciato Finse. Il macchinista muore sul colpo, mentre i circa duecento superstiti vengono estratti dai rottami con ferite di varia gravità e ospitati temporaneamente negli hotel di Finse, il più grande dei quali ne ospita un centinaio. Le persone sono costrette dal maltempo, una vera e propria tormenta di neve inusuale anche per il clima pur freddo e nevoso di Finse, a restare bloccate in questo hotel dove però presto iniziano ad accadere morti misteriose, che data l’impossibilità di uscire o entrare nell’hotel si riconduce a una classica situazione da closed circle.
La narratrice è una ex poliziotta rimasta paralizzata da una pallottola presa in una sparatoria durante il servizio, che si trova quasi malvolentieri ad affrontare l’indagine, fra preti protestanti, medici (entrambe le categorie erano dirette ai rispettivi congressi), uomini d’affari senza scrupoli, piccole e grandi celebrità e famiglie comuni, che hanno condiviso prima le poche ore di treno e ora i giorni di “prigionia”, pur alleviati dalle abbondanti provviste presenti in hotel e dal riscaldamento garantito dai generatori.
Il romanzo unisce una ottima caratterizzazione dei personaggi e uno stile avvincente, a un frequente strizzare l’occhio agli appassionati del giallo classico, ammiccando in particolare a due capolavori di Agatha Christie come Orient Express e Indiani, ma ricordando anche atmosfere macabre alla Twin Peaks o Shining. La dinamica degli omicidi, sebbene supportata da indizi più psicologici che materiali, appare realistica e credibile, forse troppo dato che la soluzione scelta pur appunto molto verosimile non brilla per inventiva, rischiando di apparire scontata ai lettori più esperti e facendo quindi la differenza fra un buon giallo, come lo considero comunque, e un capolavoro.
"Senza gli spettatori che commentano sul divano Vingegaard starebbe a pescare le trote in Danimarca, Pogi farebbe l'animatore in qualche villaggio a Jesolo, Remco il terzino sinistro della Casertana e i gemelli Yates avrebbero messo su una banda di criminali scalcagnata dalle parti di Manchester." (Kreuziger80)
Sono appena tornato da un giretto a Sarajevo e dintorni (città meravigliosa tra l'altro) e prima di andarci ho letto alcuni libri ambientanti in quella città o nei dintorni.
Consiglio assolutamente Le marlboro di Sarajevo" di Miljenko Jergović; raccolta di racconti scritti mentre la città era cinta d'assedio (l'autore è di sarajevo ma era riuscito ad andare a Zagabria), è un'opera veramente di gran livello.
Sono storie di persone qualunque, che sopravvivono - o provano a farlo - all'interno di una delle più insensate guerre del 900, narrante con uno stile a volte lirico, quasi fiabesco, altre molto distaccato e freddo. Non amo spesso i racconti brevi, ma questi meritano. Tra quelli che ho amato di più "Il calderone bosniaco" e "il sassofonista", ma anche altri sono veramente belli.
Sto poi finendo "Enjoy sarajevo" di Michele Gambino, una storia di "noir" ambientato durante l'assendio, interessante perchè l'autore è stato un inviato in quei giorni e permette di approndire alcuni temi (in particolare quello di tutti i fanatismi/nazionalismi che hanno causato la tragedia), ma dal punto di vista letterario non a livello del libro di Jergović.
Ho anche approfittato per rileggere Rumiz ("maschere per un massacro" e "la linea dei mirtilli" ) e visto che sono in argomento consiglio anche "l'ascensore di prijedor" di Darko Cvijetic , letto un paio di anni fa; una metafora della convivenza jugoslava che poi esplode nella violenza che conosciamo. Anche questo un gran libro.
"la mente è come il paracadute, funziona solo se si apre" A. Einstein
simociclo ha scritto: ↑lunedì 5 maggio 2025, 0:02
Sono appena tornato da un giretto a Sarajevo e dintorni (città meravigliosa tra l'altro) e prima di andarci ho letto alcuni libri ambientanti in quella città o nei dintorni.
Consiglio assolutamente Le marlboro di Sarajevo" di Miljenko Jergović; raccolta di racconti scritti mentre la città era cinta d'assedio (l'autore è di sarajevo ma era riuscito ad andare a Zagabria), è un'opera veramente di gran livello.
Sono storie di persone qualunque, che sopravvivono - o provano a farlo - all'interno di una delle più insensate guerre del 900, narrante con uno stile a volte lirico, quasi fiabesco, altre molto distaccato e freddo. Non amo spesso i racconti brevi, ma questi meritano. Tra quelli che ho amato di più "Il calderone bosniaco" e "il sassofonista", ma anche altri sono veramente belli.
Sto poi finendo "Enjoy sarajevo" di Michele Gambino, una storia di "noir" ambientato durante l'assendio, interessante perchè l'autore è stato un inviato in quei giorni e permette di approndire alcuni temi (in particolare quello di tutti i fanatismi/nazionalismi che hanno causato la tragedia), ma dal punto di vista letterario non a livello del libro di Jergović.
Ho anche approfittato per rileggere Rumiz ("maschere per un massacro" e "la linea dei mirtilli" ) e visto che sono in argomento consiglio anche "l'ascensore di prijedor" di Darko Cvijetic , letto un paio di anni fa; una metafora della convivenza jugoslava che poi esplode nella violenza che conosciamo. Anche questo un gran libro.
Probabilmente egli è un seguace del materialismo dialettico che tutto spiega coi cosiddetti fattori economici, anche i foruncoli di Malabrocca. Dino Buzzati al Giro D'Italia