Re: Migliore ciclista di sempre in salita
Inviato: domenica 16 settembre 2012, 22:57
Il più grande scalatore di tutti i tempi?ça va sans dire,mi sono iscritto per ribadirlo,in quanto,ahimè,testimone dell'epoca:
Charly Gaul, una anomalia del Lussemburgo dove sono tutti granduchi e banchieri, e un ciclista non c' era mai nato.
Gaul si portava dietro la sua leggenda di scalatore e pare non ce ne fosse uno uguale.Correva solo Giro e Tour ,dormiva in fondo al gruppo fino a quando arrivavano le montagne,accumulando distacchi abissali.
Partiva quasi sempre sul 1° colle,anche quando ce n'erano 5 da scalare.
Era stato soprannominato " l'angelo della montagna" per il suo modo composto di affrontare i dislivelli più difficili, "en danseuse", in piedi sui pedali,spingendo rapporti cortissimi che ai tempi destavano sensazione.E' stato dal 1953 al 1963 il re degli scalatori, riuscendo a conquistare le più importanti corse a tappe grazie a vittorie epiche.
iuscito cmq a perdere un Giro d' Italia appartandosi per fare pipì e lo avevano fregato Bobet e Nencini, il leone del Mugello. Avendo una sua eleganza nervosa, Gaul non avrebbe mai fatto la pipì in corsa,dalla bici come si fa normalmente. Si appartò educatamente dietro un albero e ci rimise la maglia rosa.
Educato, ma di carattere difficile.Piccolo ed elegante, irresistibile per tutti quando la strada prendeva a salire.Sopratutto quando il barometro scendeva.
Lui era il contrario del barometro:se questo saliva,tempo bello,lui scendeva (come prestazioni),ma quando il barometro scendeva non ce n'era per nessuno:Anquetil,Bobet,Bahamontes,Massignan,i suoi più validi avversari.
Per lui ad ogni stagione contavano solo due corse, il Giro d'Italia ed il Tour de France. Vinse due volte il Giro, una volta il Tour, fra rocambolesche avventure e disavventura.
Charly Gaul, definito "l'angelo della montagna" per il suo modo composto di affrontare i dislivelli più difficili, "en danseuse", in piedi sui pedali, è stato dal 1953 al 1963 il re degli scalatori, riuscendo a conquistare le più importanti corse a tappe grazie a vittorie epiche.
Nato nel 1932 in Lussemburgo, in gioventù lavora come salumiere finché non è in grado di mantenersi con il ciclismo. Tra i dilettanti si mette in luce vincendo il Giro dei Dodici Cantoni nel 1951 e la Freccia del Sud nel 1951 e 1953, anno in cui fa il suo esordio come professionista.
I risultati non tardano a giungere e il giovane lussemburghese nel 1954 trionfa nel Circuito delle Sei Province e si piazza terzo nel Campionato mondiale di Solingen, ostacolato da uno scontro con Fausto Coppi. Da qui si origina la rivalità con il francese Louis Bobet, vincitore della maglia iridata, che lo relega nuovamente al gradino più basso del podio nel Tour de France dell'anno successivo, quando Gaul veste però la maglia di miglior scalatore. Il simbolo di re della montagna è suo in carriera per due volte sia nella corsa a tappe francese (1955-56) che nel Giro d'Italia (1956, 1959).
Gaul è dotato di un fisico tagliato per la salita e possiede una straordinaria abilità a giocare con i rapporti agili: sono queste le doti che gli procurano il soprannome di "angelo della montagna". Le sue più grandi vittorie nelle corse a tappe sono segnate da imprese come quella compiuta l'8 giugno del 1956, nella tappa del Giro d'Italia con arrivo al Bondone. Dopo le deludenti prestazioni nelle frazioni precedenti, Gaul si ritrova in venticinquesima posizione in classifica generale, con un ritardo di quasi 17 minuti dal leader Fornara. Nonostante la lunghezza della tappa (242 km) e le pessime condizioni atmosferiche, Gaul attacca già dal primo dei quattro Gran Premi della montagna e giunge al traguardo in mezzo alla bufera con un vantaggio di 7'44" sulla maglia rosa. Learco Guerra, il responsabile della sua squadra definisce l'impresa del lussemburghese come "Il capolavoro di un autentico campione". Gaul vince così, a soli 23 anni, il suo primo Giro d'Italia. Bissa poi il successo tre stagioni dopo, con un altro attacco che mette in crisi il francese Jaques Anquetil nella frazione con il Piccolo e il Gran San Bernardo.
Nel 1958 Gaul si presenta al Tour de France nella formazione dell'Olanda-Lussemburgo e dimostra di poter battere i propri avversari, tra cui lo scalatore spagnolo Federico Bahamontes e lo specialista francese Jaques Anquetil , anche a cronometro. Domina infatti tutte e tre le tappe contro il tempo oltre a compiere un'altra impresa nella ventesima frazione, Briançon - Aix-les-Bain. Quando è ormai dato per spacciato dopo il crollo sull'Izoard, infatti, in una giornata dal clima invernale e con ben sei montagne da scalare, si impone con una fuga a lunga gittata, fiaccando la resistenza degli avversari. Conquista così la sua unica maglia gialla.
Il palmares di Gaul è carente nelle grandi classiche, ma è arricchito da ben sei vittorie nel campionato nazionale e da tre Giri del Lussemburgo. "L'angelo della montagna", dopo aver conquistato un altro terzo posto alla Grand Boucle nel 1961, smette una prima volta di correre nel 1963, per tornare nuovamente a pedalare nel 1965, ma l'assenza di risultati lo spinge al ritiro definitivo.
Ha avuto 3 mogli,e tante donne perchè era un angelo.Una figlia che lo ha amato
Per più di trent'anni Charly Gaul ha fatto perdere le sue tracce.
Si disse che viveva come una specie di eremita in un bosco vicino alla città di Lussemburgo. Poi, d'improvviso riapparve perché seguendo quelle due corse tanto amate, il Giro ed il Tour, scoprì una sorta di nipote che lo affascinò. E per lui tornò in pubblico.
Si chiamava Marco Pantani. I due si frequentarono più volte, si parlarono a lungo. Il PIrata andò a trovarlo nel piccolo Granducato, Charly venne in Romagna. Era bello vederli assieme. E adesso chissà, magari si saranno ritrovati in qualche angolo di cielo, su qualche nuvola dal profilo simile ad una montagna di quelle da entrambi tanto amate. Ma chi era più forte come scalatore, Gaul o Pantani? Nessuno nel ciclismo è in grado di dirlo. Forse Gaul era più completo, nel senso che andava bene a volte pure a cronometro. Però il caldo torrido lo metteva in crisi. Nessuno può dire chi era più forte fra Gaul e Pantani, ma di certo entrambi appartengono alla leggenda dello sport.
Addio grande campione,leggenda del ciclismo.
Addio indimenticabile Gaul l' eroe di ghiaccio del Bondone
Se ne è andato anche lui, l' angelo della montagna, il piccolo, amatissimo Charly Gaul, il mitico scalatore lussemburghese che più di ogni altro ha incarnato il ruolo dell' eroe che sui pedali resiste a tutto e a tutti: alla salita, alla montagna, al freddo, alle intemperie, al dolore che accompagna le fatiche dei corridori. Se ne è andato con lui un pezzo di mito delle due ruote. Aveva resistito al terribile Bondone del 1956, in una giornata di freddo e neve da tregenda andando a conquistare un Giro d' Italia epico. Lo hanno portato via nella mattinata di ieri all' ospedale di Lussemburgo, le conseguenze (embolia polmonare) di una banale caduta casalinga nel suo eremo di Itzig, 10 chilometri dalla sua città, dove si ritirava di ritorno dalle non molto frequenti "rentrée" alle manifestazioni ciclistiche che lo reclamavano come testimonial. Se ne è andato senza clamore, come aveva vissuto: forte, agile e concreto sulla bici quanto distaccato, solitario, introverso, lontano dagli altri, fossero i compagni di plotone, fossero gli organizzatori che lo ricercavano come uno dei principali interpreti di un ciclismo spaventosamente bello e coinvolgente. Di lui resta soprattutto l' immagine della sua maglia sbiadita (Faema) e del suo particolarissimo modo di pedalare. L' omino piccolo piccolo che si arrampica su fino a sconfiggere la montagna, il mitico Bondone. Si diceva fra appassionati e tifosi, quasi a sminuirne i meriti, che girasse "da campione" rapporti "da maestrina". Erano gli anni ' 50, tempi in cui la bici era ancora un mezzo da trasporto usatissimo e le maestrine, appunto, pedalavano con facile agilità. Gaul e il Bondone sono un unico flash nell' immaginario collettivo dell' appassionato di ciclismo. Quell' ' 8 giugno del ' 56 il Giro da Merano arrivava al Bondone dopo 242 km e alcuni passi durissimi come il Rolle e il Broccon sterrato. Pioggia in pianura, neve e gelo in montagna. Quando arrivò in cima Gaul era talmente congelato che due poliziotti dovettero alzarlo materialmente di sella, e portarlo via a braccia. Ci vollero lunghissimi minuti prima che, immerso in una vasca d' acqua calda, potesse semplicemente profferire parola. Divenne in quell' attimo il simbolo estremo di un ciclismo eroico che oggi non c' è più. Raccontava Jean Godet, famosissimo organizzatore del Tour dei tempi eroici: «Quel giorno Gaul è andato al di là di tutto ciò che si era già visto e vissuto quanto a dolore, sofferenza, difficoltà da superare». Sul Bondone era tornato solo qualche settimana fa, ad ottobre per inaugurare la targa che celebra quei17,600 km, con 1.375 di dislivello, 38 tornanti e una pendenza media del 7,8% come la "salita Charly Gaul". Circondato da una piccola folla di tifosi, giornalisti ed autorità era apparso piuttosto male in arnese, ma commosso fino alle lacrime. Pianse, come non aveva fatto quell' 8 giugno che lo ha consacrato alla storia.
I pochi video rimasti
Video Giro 1956 Stelvio e Bondone
Tour 1959 Cronoscalata Puydedome la voce di Gaul
http://www.ina.fr/sport/cyclisme/video/ ... ue.fr.html
tour 1956 gap turin
http://www.ina.fr/video/AFE85006873/tou ... ape-gap-tu
Charly Gaul, una anomalia del Lussemburgo dove sono tutti granduchi e banchieri, e un ciclista non c' era mai nato.
Gaul si portava dietro la sua leggenda di scalatore e pare non ce ne fosse uno uguale.Correva solo Giro e Tour ,dormiva in fondo al gruppo fino a quando arrivavano le montagne,accumulando distacchi abissali.
Partiva quasi sempre sul 1° colle,anche quando ce n'erano 5 da scalare.
Era stato soprannominato " l'angelo della montagna" per il suo modo composto di affrontare i dislivelli più difficili, "en danseuse", in piedi sui pedali,spingendo rapporti cortissimi che ai tempi destavano sensazione.E' stato dal 1953 al 1963 il re degli scalatori, riuscendo a conquistare le più importanti corse a tappe grazie a vittorie epiche.
iuscito cmq a perdere un Giro d' Italia appartandosi per fare pipì e lo avevano fregato Bobet e Nencini, il leone del Mugello. Avendo una sua eleganza nervosa, Gaul non avrebbe mai fatto la pipì in corsa,dalla bici come si fa normalmente. Si appartò educatamente dietro un albero e ci rimise la maglia rosa.
Educato, ma di carattere difficile.Piccolo ed elegante, irresistibile per tutti quando la strada prendeva a salire.Sopratutto quando il barometro scendeva.
Lui era il contrario del barometro:se questo saliva,tempo bello,lui scendeva (come prestazioni),ma quando il barometro scendeva non ce n'era per nessuno:Anquetil,Bobet,Bahamontes,Massignan,i suoi più validi avversari.
Per lui ad ogni stagione contavano solo due corse, il Giro d'Italia ed il Tour de France. Vinse due volte il Giro, una volta il Tour, fra rocambolesche avventure e disavventura.
Charly Gaul, definito "l'angelo della montagna" per il suo modo composto di affrontare i dislivelli più difficili, "en danseuse", in piedi sui pedali, è stato dal 1953 al 1963 il re degli scalatori, riuscendo a conquistare le più importanti corse a tappe grazie a vittorie epiche.
Nato nel 1932 in Lussemburgo, in gioventù lavora come salumiere finché non è in grado di mantenersi con il ciclismo. Tra i dilettanti si mette in luce vincendo il Giro dei Dodici Cantoni nel 1951 e la Freccia del Sud nel 1951 e 1953, anno in cui fa il suo esordio come professionista.
I risultati non tardano a giungere e il giovane lussemburghese nel 1954 trionfa nel Circuito delle Sei Province e si piazza terzo nel Campionato mondiale di Solingen, ostacolato da uno scontro con Fausto Coppi. Da qui si origina la rivalità con il francese Louis Bobet, vincitore della maglia iridata, che lo relega nuovamente al gradino più basso del podio nel Tour de France dell'anno successivo, quando Gaul veste però la maglia di miglior scalatore. Il simbolo di re della montagna è suo in carriera per due volte sia nella corsa a tappe francese (1955-56) che nel Giro d'Italia (1956, 1959).
Gaul è dotato di un fisico tagliato per la salita e possiede una straordinaria abilità a giocare con i rapporti agili: sono queste le doti che gli procurano il soprannome di "angelo della montagna". Le sue più grandi vittorie nelle corse a tappe sono segnate da imprese come quella compiuta l'8 giugno del 1956, nella tappa del Giro d'Italia con arrivo al Bondone. Dopo le deludenti prestazioni nelle frazioni precedenti, Gaul si ritrova in venticinquesima posizione in classifica generale, con un ritardo di quasi 17 minuti dal leader Fornara. Nonostante la lunghezza della tappa (242 km) e le pessime condizioni atmosferiche, Gaul attacca già dal primo dei quattro Gran Premi della montagna e giunge al traguardo in mezzo alla bufera con un vantaggio di 7'44" sulla maglia rosa. Learco Guerra, il responsabile della sua squadra definisce l'impresa del lussemburghese come "Il capolavoro di un autentico campione". Gaul vince così, a soli 23 anni, il suo primo Giro d'Italia. Bissa poi il successo tre stagioni dopo, con un altro attacco che mette in crisi il francese Jaques Anquetil nella frazione con il Piccolo e il Gran San Bernardo.
Nel 1958 Gaul si presenta al Tour de France nella formazione dell'Olanda-Lussemburgo e dimostra di poter battere i propri avversari, tra cui lo scalatore spagnolo Federico Bahamontes e lo specialista francese Jaques Anquetil , anche a cronometro. Domina infatti tutte e tre le tappe contro il tempo oltre a compiere un'altra impresa nella ventesima frazione, Briançon - Aix-les-Bain. Quando è ormai dato per spacciato dopo il crollo sull'Izoard, infatti, in una giornata dal clima invernale e con ben sei montagne da scalare, si impone con una fuga a lunga gittata, fiaccando la resistenza degli avversari. Conquista così la sua unica maglia gialla.
Il palmares di Gaul è carente nelle grandi classiche, ma è arricchito da ben sei vittorie nel campionato nazionale e da tre Giri del Lussemburgo. "L'angelo della montagna", dopo aver conquistato un altro terzo posto alla Grand Boucle nel 1961, smette una prima volta di correre nel 1963, per tornare nuovamente a pedalare nel 1965, ma l'assenza di risultati lo spinge al ritiro definitivo.
Ha avuto 3 mogli,e tante donne perchè era un angelo.Una figlia che lo ha amato
Per più di trent'anni Charly Gaul ha fatto perdere le sue tracce.
Si disse che viveva come una specie di eremita in un bosco vicino alla città di Lussemburgo. Poi, d'improvviso riapparve perché seguendo quelle due corse tanto amate, il Giro ed il Tour, scoprì una sorta di nipote che lo affascinò. E per lui tornò in pubblico.
Si chiamava Marco Pantani. I due si frequentarono più volte, si parlarono a lungo. Il PIrata andò a trovarlo nel piccolo Granducato, Charly venne in Romagna. Era bello vederli assieme. E adesso chissà, magari si saranno ritrovati in qualche angolo di cielo, su qualche nuvola dal profilo simile ad una montagna di quelle da entrambi tanto amate. Ma chi era più forte come scalatore, Gaul o Pantani? Nessuno nel ciclismo è in grado di dirlo. Forse Gaul era più completo, nel senso che andava bene a volte pure a cronometro. Però il caldo torrido lo metteva in crisi. Nessuno può dire chi era più forte fra Gaul e Pantani, ma di certo entrambi appartengono alla leggenda dello sport.
Addio grande campione,leggenda del ciclismo.
Addio indimenticabile Gaul l' eroe di ghiaccio del Bondone
Se ne è andato anche lui, l' angelo della montagna, il piccolo, amatissimo Charly Gaul, il mitico scalatore lussemburghese che più di ogni altro ha incarnato il ruolo dell' eroe che sui pedali resiste a tutto e a tutti: alla salita, alla montagna, al freddo, alle intemperie, al dolore che accompagna le fatiche dei corridori. Se ne è andato con lui un pezzo di mito delle due ruote. Aveva resistito al terribile Bondone del 1956, in una giornata di freddo e neve da tregenda andando a conquistare un Giro d' Italia epico. Lo hanno portato via nella mattinata di ieri all' ospedale di Lussemburgo, le conseguenze (embolia polmonare) di una banale caduta casalinga nel suo eremo di Itzig, 10 chilometri dalla sua città, dove si ritirava di ritorno dalle non molto frequenti "rentrée" alle manifestazioni ciclistiche che lo reclamavano come testimonial. Se ne è andato senza clamore, come aveva vissuto: forte, agile e concreto sulla bici quanto distaccato, solitario, introverso, lontano dagli altri, fossero i compagni di plotone, fossero gli organizzatori che lo ricercavano come uno dei principali interpreti di un ciclismo spaventosamente bello e coinvolgente. Di lui resta soprattutto l' immagine della sua maglia sbiadita (Faema) e del suo particolarissimo modo di pedalare. L' omino piccolo piccolo che si arrampica su fino a sconfiggere la montagna, il mitico Bondone. Si diceva fra appassionati e tifosi, quasi a sminuirne i meriti, che girasse "da campione" rapporti "da maestrina". Erano gli anni ' 50, tempi in cui la bici era ancora un mezzo da trasporto usatissimo e le maestrine, appunto, pedalavano con facile agilità. Gaul e il Bondone sono un unico flash nell' immaginario collettivo dell' appassionato di ciclismo. Quell' ' 8 giugno del ' 56 il Giro da Merano arrivava al Bondone dopo 242 km e alcuni passi durissimi come il Rolle e il Broccon sterrato. Pioggia in pianura, neve e gelo in montagna. Quando arrivò in cima Gaul era talmente congelato che due poliziotti dovettero alzarlo materialmente di sella, e portarlo via a braccia. Ci vollero lunghissimi minuti prima che, immerso in una vasca d' acqua calda, potesse semplicemente profferire parola. Divenne in quell' attimo il simbolo estremo di un ciclismo eroico che oggi non c' è più. Raccontava Jean Godet, famosissimo organizzatore del Tour dei tempi eroici: «Quel giorno Gaul è andato al di là di tutto ciò che si era già visto e vissuto quanto a dolore, sofferenza, difficoltà da superare». Sul Bondone era tornato solo qualche settimana fa, ad ottobre per inaugurare la targa che celebra quei17,600 km, con 1.375 di dislivello, 38 tornanti e una pendenza media del 7,8% come la "salita Charly Gaul". Circondato da una piccola folla di tifosi, giornalisti ed autorità era apparso piuttosto male in arnese, ma commosso fino alle lacrime. Pianse, come non aveva fatto quell' 8 giugno che lo ha consacrato alla storia.
I pochi video rimasti
Video Giro 1956 Stelvio e Bondone
Tour 1959 Cronoscalata Puydedome la voce di Gaul
http://www.ina.fr/sport/cyclisme/video/ ... ue.fr.html
tour 1956 gap turin
http://www.ina.fr/video/AFE85006873/tou ... ape-gap-tu