lemond ha scritto: ↑domenica 17 marzo 2019, 10:19
Dio è morto I
Per me, insieme alla locomotiva, è la canzone più sbagliata che ci sia del grande Francesco. Sarebbe giusta se solo avesse cambiato *morto* con vivo*!
Perdonami ma non concordo, su entrambe le canzoni:
Per quanto riguarda Dio è morto, ammesso che ne ha scritte tecnicamente di migliori per sua stessa ammissione, non dimentichiamoci che è una delle primissime che ha scritto e quello stile che noi chiamiamo gucciniano in realtà si è formato del tutto solo a partire da L'Isola non trovata (1971).
Il messaggio secondo me è potentissimo, infatti lo stesso Guccini pur sostenendo che la canzone non gli piace ha anche spesso detto che (al pari di Auschwitz) non è riuscito a toglierla dalle scalette dei concerti, perché (ahinoi) è ancora attuale.
L'espressione "Dio è morto" non deve essere intrepretata nella chiave Nietzschana ("Lo abbiamo ucciso noi!") di morte della religione, dei dogmi e dell'integralismo, ma nel senso esattamente contrario. Dio (da intendersi anche come Gesù) è stato ucciso dalla religione stessa, Dio muore vedendo in quale modo gli uomini agiscono in suo nome, Dio muore perché non vuole essere venerato come dittatore reazionario ma al contrario come un rivoluzionario. Il messaggio è quasi il medesimo de La buona novella di F.De André.
Allo stesso tempo Guccini ha detto più volte che la canzone nasce in senso laico, ma qui in verità dimostra grande affinità con il pensiero cristiano: Dio alla fine risorge! In senso laico, poiché una nuova generazione di uomini "è preparata ad un mondo nuovo e ad una speranza appena nata" (e qui Guccini profetizza e allo stesso tempo ispira il movimento sessantottino); in senso religioso, perché nel momento in cui vede che l'uomo è capace di pentirsi, risollevarsi e rimediare ai peccati commessi, Dio perdona.
Da quanto ho capito dalle tue osservazioni, contesti una visione del tutto distorta delle cose da parte di Guccini, ma letta in questa chiave secondo me risulta una canzone assulatamente lucida e coerente, oltre ad essere assolutamente in linea con i tempi o addirittura in anticipo.
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Per quanto riguarda La locomotiva, ho sempre avuto anche io un po' di repulsione sul fatto che Rigosi sia di fatto un terrorista. Però non dimentichiamoci che Radici è un concept album e come tale le canzoni non vanno eccessivamente decontestualizzate.
Radici, come il titolo stesso suggerisce, è una raccolta di canzoni sulle radici di Guccini stesso, che ricerca il suo patrimonio sociale, culturale e politico nel passato. Se Radici (stavolta la canzone) è la radice familiare del nido pascoliano, Piccola città la radice geo-culturale e Canzone dei dodici mesi è un divertissement in cui raccogliere tutto il proprio bagaglio culturale unendolo alla tradizione contadina che è ben radicata in lui, La locomotiva rappresenta le radici politiche. La locomotiva nasce con l'intento di essere una canzone popolare a imitazione di quelle di Pietro Gori, proprio per ricreare l'atmosfera di fine Ottocento; e in questa chiave l'attentato di Rigosi risulta semplicemente un fatto di cronaca che viene iperbolicamente trasposto in un gesto eroico di alfierana memoria. Mi verrebbe da dire che è tutto sommato un periodo storico di continue proteste, rivoluzioni (in senso lato) e a quel punto la violenza può anche essere giustificata. D'altronde anche la Marsigliese è piena di sangue, eppure non per questo porta un messaggio di guerra. Allo stesso modo La locomotiva si concede il diritto di partire da un gesto violento (quindi condannabile) per ispirare i valori veri dell'anarchia, quelli che Guccini ha imparato a conoscere. Il gesto di Rigosi è la "radice" dell'anarchia di Guccini, è un gesto che ispira valori morali e civili.
E' lo stesso spirito con cui si deve ascoltare Storia di un impiegato di De André: infervorati al grido "siete per sempre coinvolti" indipendentemente dall'aver tirato una bomba o meno.
In questo caso ciò che conta non è il terrorista, ma la giustizia proletaria.
Detto ciò, non sono le canzoni che preferisco in assoluto ma a me piacciono comunque molto, per il fatto di essere molto potenti nei concetti espressi e quindi piacevolissime da cantare a squarciagola come se fosse Bella Ciao.