Faccio un personalissimo tentativo di sintetizzare il succo emerso in questa giornata monteclarense, pur avendo assistito solo alla fase mattutina; la tecnologia però mi è venuta incontro ascoltando il live grazie ad un amico, che con Skype mi ha reso disponibile la discussione in sala.
Sembrerebbe che Gianluca Santilli sia ormai quasi ufficialmente un ... candidato. Dopo aver fatto nell'ambito della Fci il procuratore federale, il presidente del Consorzio FSL, l'organizzatore patron nonché ciclista amatore master - quasi un allenatore-giocatore, ma non il presidente, sottolineo - della Gran Fondo Roma), l'advisor immobiliare tra Fci e pascoli montuosi della maremma senese, esternamente pure il componente (rigorosamente per il bene del ciclismo pulito) della commissione ministeriale di vigilanza del doping, oltre ad essere deus ex machina e consigliere di amministrazione di Operation Smile, sarà anche il PRESIDENTISSIMO DELLA FCI.
RAGAZZI SU LE MANI, non fate quei gestacci.
In questo modo avremo un candidato, Gianluca Santilli, filo-Malagò (diciamo di centrodestra nel disegno di marketing politico) ed uno, Renato Di Rocco, ufficialmente filo-Pagnozzi (diciamo di centrosinistra nel solito disegno di marketing politico), che seppur rappresentativi di una stessa anima politico-ciclistica (il Palazzo nella sua accezione più estrema) garantiranno (forse) almeno in apparenza le promesse in chiave Coni garantite prima dell'inizio dei giochi per tenere buoni i due contendenti olimpico-italici.
Questo era il pissi-pissi di sala in mattinata, augurandomi personalmente che, una volta di più, chi entra papa in conclave esca poi cardinale (e qui abbiamo pappa ed antipapa) e che possa poi occuparsi dello spirito delle anime ciclistiche seduto tranquillo sulla poltrona del proprio salotto con una calda coperta sulle ginocchia a vedere gli intriganti e stimolanti programmi di Maria De Filippi.
In generale la giornata monstre lombarda ha messo in luce il tradizionale pragmatismo lombardo e la quasi totalità degli interventi è stata incentrata sul cuore dell'attività.
Grande cerimoniere della giornata campale è stato ovviamente il presidente Bernardelli che, senza mai rinunciare alla propria proverbiale aria bonaria, ha accompagnato il susseguirsi degli interventi anche con esposizioni personali colorite ed orgogliosamente fiere per la vitalità del movimento, senza rinunciare mai alle critiche per le decisioni e le incongruità gestionali nazionali.
Anche gli interventi più critici nei confronti del vertice nazionale del movimento erano comunque improntate ad osservazioni concrete e pratiche della realtà sportiva.
Lo spazio per la politica-politicata è stato davvero poco, per non dire nullo, e ciò ha consentito alle varie anime ciclistiche di sfogare e sviscerare le problematiche di tutti i settori.
Certo, l'età media dei presenti dava di primo acchito grande sconforto, ma la consapevolezza di essere comunque un movimento dal forte valore storico e culturale, oltre al fondato convincimento di essere uno sport dotato di zoccolo duro rendeva la pillola della terza età meno indigesta.
Nel pomeriggio, peraltro, si è assistito ad interventi di personale anche più giovane.
Nella mattinata le relazioni sono cominciate con la precisa volontà di descrivere le problematiche di settore, ma col tempo il malcontento per alcune decisioni centrali della Fci sono venute a galla. Un relatore ha esplicitamente criticato le decisioni del presidente, rilevando ai quattro consiglieri federali presenti la loro assenza di opposizione. Durissimo, e ben circostanziato nei fatti descritti, è stato l'intervento del contagiosamente appassionato Arioli, ex responsabile nazionale del settore giovanile. Dopo questi interventi è stata la volta del vicepresidente Sommariva che, pur tentando di motivare e descrivere la situazione e l'operato del CF, ne ha fatto le spese, subendo suo malgrado il malcontento e la contestazione aperta per le tante incredibili e mai condivise decisioni assurde assunte dal CF ufficialmente, ma probabilmente imposte dal Presidente. Molte delle critiche in sala riguardanti il settore giovanile erano rivolte al consigliere Forcolin (citato apertamente da Arioli come responsabile primario della situazione creatasi). La mattinata si chiudeva con un intervento di Antonelli che invitava a ripensare al modello basato sui Comitati Provinciali, che potrebbero organicamente scomparire, cosa che comporterebbe un necessario ridisegno della distribuzione di potere in chiave di delega assembleare; per noi CWomani attenti alla rappresentatività ed allergici alla medievale delega è uno scenario interessante (fatta salva la necessità di capire come accettare il cambiamento senza rinunciare ad uno strumento di coordinamento locale che in alcuni ambiti funziona comunque molto bene.
Nel pomeriggio va segnalato l'intervento rinfrancante e non banale di Fabrizio Bontempi, visto il ruolo lavorativo del personaggio. Vedere un professionista occuparsi (nel senso più nobile del termine, in stile "I care") di "ciclismo minore" con il suo Progetto Ciclismo occupandosi di problematiche operative dai giovanissimi agli allievi ha lasciato a me personalmente un bellissimo retrogusto. Vedere un prof dire testualmente che lui, come pure i dirigenti del suo club prof, sentono la responsabilità per il lavoro fatto dalle società di base e che queste sono l'investimento vero, centrale del movimento mi ha scaldato il cuore.
Resta il fatto, però, che la stessa cosa mi faccia malignamente sorgere il dubbio che questa responsabilità sia invece una bella e responsabile reazione ad una situazione tragica del ciclismo giovanile. Ad ogni modo guardiamo il bicchiere mezzo pieno.
Nel pomeriggio, come detto, alcuni interventi più freschi hanno messo in luce alcuni dei cavalli di battaglia di Cicloweb (se vogliamo proprio di Laura), ovvero sono stati descritti i modelli anglosassoni, in particolare quello australiano. Un intervento, di cui non ricordo il nome del relatore (me ne scuso) è stato incentrato sulla necessità di dare più vitalità e capacità comunicativa e promozionale agli eventi per i giovanissimi e sembrava davvero di leggere il forum. Chissà ... come vedete cari ragazzi di CW, ad insistere il verbo s'allarga!. Peccato però che prima del termine gli astanti hanno dovuto fare anche i conti con ... i conti. E qui si percepivano i dolori.
Il trasparente Bernardelli, pure a suo agio coi numeri, snocciolava senza riserve e pudori da grande pragmatico la situazione contingente del tesseramento.
Possiamo dirlo senza mezzi termini, la cassa della Fci la fanno ormai gli amatori. Peccato, poi che a correre siano papà e nonni (ma pure mamme e nonne), ma non figli e nipotini. La sindrome di Peter Pan sta falcidiando il sistema naturale del tesseramento ed il suo ciclico turn over.
La sensazione emersa nel complesso oggi è comunque quella di un movimento (lombardo-veneto con spruzzata di qualcosa di piemontese-savoiardo) che sì boccheggia, ma che senza dubbio sta cercando di capire dove ritrovare l'ossigeno, come utilizzare i suoi tanti potenziali inespressi e, peggio, sottovalutati od umiliati.
Il sentiment è che la base voglia andare oltre a questo infausto quadriennio ed oltre a sedici anni di politica che ha invaso le stanze federali.
La sensazione netta è che Lombardia e Veneto, a cui sembrano accodarsi pure l'ex-filogovernativo Piemonte e (sorpresa) sembrerebbe pure la grossa Emilia dei tanti ex dirigenti federali e della consigliera Isetti, possano esprimere candidature forti DEL E PER IL MOVIMENTO CICLISTICO.
Un interessante intervento di un revisore dei conti ha posto in luce un aspetto inquietante, ovvero che, un po' come avvenuto per gli enti locali sulla scorta della legge Bassanini, le direzioni federali potranno avere in futuro solo compiti di indirizzo e non di gestione diretta della cosa, che sarebbe incredibilmente demandata a ... (orrore!) ... a funzionari del Coni.
Da ciò ne deriva un appello del movimento a tutte le componenti della grande famiglia ciclistica, che comprende oltre alle società di base e gli appassionati, anche l'industria, la potente industria di settore. E' auspicabile che la Fci si liberi dalla indispensabile e dannosa morsa tentacolare del Coni. La Fci deve assolutamente ridurre il suo apporto Coni in percentuale, apporto che poi viene in gran parte attinto dal personale ex Coni.
Come mostrato dal bell'esempio offerto da Fabrizio Bontempi è indispensabile (anche per necessità "egoistica", strategica a medio termine) che l'industria ciclistica fornisca un apporto economico significativo alla Federazione, per il rinnovo del parco agonistico, senza il quale morirebbe tutto. Senza atleti di punta non si hanno amatori e non si hanno amatori disposti a spendere in accessori per emulare i grandi campioni di casa in primis.
Serve uno scatto di orgoglio ed una visione nobile dei nostri capitani d'industria, una visione che possa tenere il nostro gioiellino molto malato, ma pur sempre vivo, lontano dagli interessi di dannosissime cricche di nicchia.
Per fare questo sarà bene poi pensare ad una gestione della Fci basata su un modello A TEAM e MAI PIU' SUL MODELLO "UN UOMO SOLO AL COMANDO (A VOLTE DEL CONI)". L'esperienza lombarda appena abbozzata, ma già foriera di risultati, del buon Bernardelli è un modello da seguire. La trasparenza dell'omone lodigiano è contagiosa per tutti gli appassionati; speriamo possa giungere sino a Roma. Eccoci a Roma, già Roma. Io personalmente sposterei proprio il cuore della Fci da Roma a Milano. Non lo dico per una retorica leghista post litteram, ma proprio per una mera ed intelligente questione logistica ed ideale: allontanarsi dai fuorvianti tentacoli Coni.
Le società, gli appassionati hanno bisogno di sentire il loro Presidente UNO DI LORO, uno su cui contare, uno che li ascolta e non l'uomo solo che ascolta solo il Palazzo.
Per ovviare eventualmente al problema baricentrico, una struttura a team multipolare potrebbe unire Milano al centrosud con spostamenti intelligenti e periodicamente ben cadenzati degli uomini del team di gestione federale, anche eventualmente utilizzando le nuove tecnologie, con le quali si potrebbero (dovrebbero) compiere miracoli comunicativi.
RAGAZZI (dai ventenni agli ottantenni): ANIMO! CREDIAMOCI! LA FCI E' NOSTRA
