Principe ha scritto: Felice ha scritto:
Il quale debito pubblico si è ingigantito a dismisura proprio durante questi 30 anni di ultraliberalismo. Quanto poi ad andare a vedere le cause di questo debito, non se ne parla nemmeno, non è vero? Ma sì, ma sì, è tutta colpa del welfare…
E poi, come ho già detto a TIC, veniamo da tutta una serie di “crisi” che hanno avuto un’origine prettamente finanziaria, ovvero sono state generate proprio dal liberalismo, e dalla conseguente “deregulation” dei mercati finanziari.
Quanto ai paesi che hanno debito o meno… Gli USA ????!!!!! Vuoi scherzare? Ma se lo sanno anche i bambini che gli USA sono il paese più indebitato del mondo! 100% del loro gigantesco PIL, pensa te! Se poi la vuoi mettere in termini relativi (percentuale del PIL), allora sono al nono posto dietro solamente a Giappone, Grecia, Giamaica, Eritrea, Libano, Italia, Irlanda e Islanda. Gli USA, ah, ah, ah !!!
Il debito pubblico si è cresciuto a causa dell'assistenzialismo voluto dai governi socialisti, di certo non per colpa della Thacher o di Reagan (che a ragione ebbe a dire che lo Stato era il problema e non la soluzione).
Governi socialisti ? Dove ? Negli Stati Uniti ? Mamma mia! I Cosacchi hanno preso il Pentagono! Chi è il colpevole? Reagan? Bush padre? Bush figlio? Ah… Clinton! Deve per forza essere lui il grande assistenzialista! Quanto al Regno Unito, parli forse di Blair? Vuoi forse dire che Blair faceva dell’assistenzialismo? Via, cerchiamo di essere seri…
E poi il debito è stato profondamente scavato dai regali fiscali ai ceti più abbienti, da abbattimenti fiscali alle imprese senza la minima contropartita, da sperperi di ogni sorta volti a impinguare i portafogli dei membri dei clan dei governanti e in ultimo dal “salvataggio” del sistema bancario mondiale. Altro che assistenzialismo, che se funzionasse come si deve, testimonierebbe almeno che viviamo in un mondo civilizzato invece che nella barbarie!
Principe ha scritto:
Gli USA hanno la prima economia del mondo... è normale che abbiano anche il primo debito pubblico del mondo! Il problema è l'Italia che ha il terzo debito pubblico del mondo e la settima/ottava economia del mondo.
Della serie: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Che gli USA abbiano un debito maggiore di quello del Lussemburgo è normale, ma ti ho dato anche il dato relativo no? 100% del loro PIL, il nono peggior rapporto al mondo. Tu li citavi come esempio di paese che non ha problemi di debito, quando sono almeno dieci anni che viene detto e ridetto che il debito USA è la spada di Damocle che pende sull’economia mondiale. Hai preso una grossa cantonata, ammettilo. E’ già la seconda, dopa quella macroscopica del raddoppio del PIL in 30 anni che tu volevi spacciare come un risultato mirabolante, mentre invece si traduce in un mediocre 2,3% di crescita annua.
E tanto per completare il pannello delle notizie incomplete e/o tendenziose che diffondi, aggiungiamoci pure questa:
in un post precedente, esultavi per il fatto che le riforme liberali in Cina hanno “portato fuori dalla povertà” 500 milioni di persone. Lo hai messo pure in grassetto, tanto lo volevi mettere in rilievo.
Peccato che tu ti sia dimenticato di precisare che quella di cui parlavi è la soglia di povertà stabilita dal governo Cinese, la quale, dopo il recente aumento, è fissata a….
260 dollari annui!!! Tale soglia è perfino inferiore a quella detta di
povertà estrema , fissata dalla banca mondiale a 1,25 dollari giornalieri. Infine, pare che più di un terzo della popolazione Cinese viva con meno di 2 dollari al giorno. Questo dopo 30 anni di riforme liberali, nella seconda economia del pianeta e malgrado un tasso di crescita da favola.
Principe ha scritto:
Ti basti soltanto un dato: nel 1980 l'aspettativa media di vita in Italia era compresa tra i 65 e i 70 anni. Nel 2011 è compresa tra gli 80 e gli 85 anni. Un incremento di tali proporzioni non si era mai registrato nella storia dell'umanità.
Felice ha scritto: Non mi basta, non mi basta…
1) Dimmi, ma lo fai apposta a sparare dati falsi? Nel 1980 la speranza di vita non era né di 65, né di 70 anni. Era di 74 anni, in Italia come in Francia. Era già di 70 anni nel 1960-61 ovvero venti anni prima. Quanto alla stima dell’aspettativa di vita attuale, è di 81 anni, quindi – ammesso e non concesso – che il trend continui, ci vorranno altri 20 anni per arrivare a 85. Ammesso e non concesso perché se si ridurrà l’assistenza sanitaria – casa d’altronde da te auspicata nel precedente post – l’aspettativa di vita si ridurrà in conseguenza.
Principe ha scritto:
Dati ISTAT aggiornati ad aprile 2010 come riportati dal TG1: “La speranza di vita alla nascita in Italia era nel 2010 di 79,1 anni per gli uomini e 84,3 per le donne”
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/artic ... 84cc7.html
Considerando che sono passati ancora 2 anni, quel 79,1 sarà diventato 80 e quel 84,3 sarà diventato 85. Come riportato correttamente da me. I tuoi dati sono semplicemente sbagliati, dato che ti sto citando i dati del principale organismo di statistica italiano come riportati dal principale organo di informazione del nostro paese.
Avvocato, vedo che vuoi perseverare nell’errore.
(79,1+84,3)/2 = 81,7. Cosa dicevo io? Dicevo 81 (d’altronde sulla base di una dato 2009 proveniente da un’altra sorgente). Ci siamo no?
Se poi vuoi una ponderazione uomini/donne più esatta, puoi guardare qui:
http://www.indexmundi.com/it/italia/spe ... scita.html
79,16 per gli uomini, 84,53 per le donne = 81,77 di totale.
Quanto al “sarà diventato”, quando sei sul sito citato sopra, fai un bel click su “Grafico: speranza di vita alla nascita per anni” Scoprirai che c’è uno stranissimo picco tra il 2010 e il 2011: si direbbe che la consapevolezza dell’imminente caduta di Berlusconi abbia aumentato di colpo l’aspettativa di vita degli Italiani.
Da quel grafico, e dalla tabella sottostante, appare che l’aspettativa di vita era 79,03 nel 2000 e 80,33 nel 2010. A quel ritmo, per recuperare la differenza tra 81,77 e 85, ci vogliono, grosso modo, 30 anni.
Infine, rimane il grossolano errore a proposito dell’aspettativa di vita nel 1980. Questo almeno lo ammetti, oppure vuoi la sorgente del mio dato?
Principe ha scritto: Felice ha scritto:
2) L’aumento dell’aspettativa di vita è una conseguenza del progresso della medicina e, in particolare, della migliore prevenzione delle malattie cardio-vascolari. Le “riforme” liberali non c’entrano proprio nulla, caso mai vanno in contro-tendenza.
Certo. Le politiche liberali sono responsabili solo delle cose negative. Quelle positive sono merito di altri… L’aumento dell’aspettativa di vita è dovuta a molteplici fattori: ricerca scientifica, qualità dello stile di vita, accessibilità a cure e farmaci…
I governi liberali non hanno mai brillato per i loro finanziamenti della ricerca. Questo te lo può confermare chiunque lavori nel settore ricerca. Quanto agli effetti delle riforme liberali, quelli li vedi confrontando l’aumento dell’aspettativa di vita di – per esempio – Francia e Italia con quello degli Stati Uniti (dati della banca mondiale) :
1960 – 1980 (prima di Reagan)
Francia: si passa do 70 a 74
Italia: 69 -> 74
Stati Uniti: 70 -> 74
1980 – 2009 (dopo Reagan)
Francia : 74 -> 81
Italia: 74 -> 81
Stati Uniti: 74 – 78
L’effetto dello smantellamento del sistema sanitario è evidente…
Principe ha scritto: Felice ha scritto:
3) Ah sì, a proposito di diffusione di dati e informazioni false e di numeri sparati a vanvera, a ottobre-novembre scrivesti che in Francia si va in pensione a 58 anni. E’ una frottola di dimensioni galattiche. In Francia si andava in pensione a 65 anni. Dopo la riforma Sarkozy, una volta a regime, si andrà a 67 anni.
http://www.oggi.it/attualita/files/2011 ... fronto.jpg
Vabbeh, se tu prendi Oggi come sorgente, siamo a posto!
Ad ogni modo anche in quella tabella appare 60 anni e non 58 come età per il pensionamento. Poi militari, poliziotti, ed altri vanno in pensione prima e fanno abbassare la media. Detto questo, anche in questo caso si tratta di un’informazione fuorviante.
1) Prima della riforma Sarkozy, 60 anni era l’età minima per andare in pensione. Ci si poteva andare senza penalità se si era raggiunto il massimo numero di annuità contributive. Altrimenti venivano (e vengono) applicate pesanti penalità. Se non si era al “massimo”, l’età alla quale si poteva andare in pensione senza penalità era 65 anni.
2) Dopo la riforma, tutto è stato aumentato di due anni. L’età minima è passata a 62 anni. Il limite per non avere penalità è passato a 67, quanto al numero di anni di contributi che si devono avere per ottenere il massimo della pensione, sono 42. Dimmi tu, in queste condizioni, quanti sono quelli che possono permettersi di andare in pensione appena questo è legalmente permesso.
Principe ha scritto: Felice ha scritto:
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ti ripeto che molte delocalizzazioni non si fanno per vincere la concorrenza, ma semplicemente per aumentare i margini di guadagno.
Per convincermi che le delocalizzazione si fanno per arricchirsi e non per sopravvivere, mi devi prima spiegare come un imprenditore italiano possa competere con un imprenditore asiatico quando a quest’ultimo un operaio costa 1/20 di quanto costa all’imprenditore di casa nostra. Una volta che avrai dimostrato che è possibile competere anche avendo un costo del lavoro 20 volte superiore a quello dei propri competitors, oltre a vincere il premio Nobel per l’economia, mi avrai convinto che le delocalizzazioni si fanno per il mero lucro dell’imprenditore.
Vedo che rifiuti di capire. Proviamo con un esempio:
Tu produci un bene di consumo, diciamo delle scarpe. Il tuo costo di produzione è 80 e quello di vendita è 100.
Scarpe dello stesso tipo le vendono anche in un negozio cinese vicino a te e vengono vendute a 50.
Allora i casi sono due:
1) Tutti comprano le scarpe cinesi e nessuno compra le tue. In questo caso sei obbligato ad abbassare i costi di produzione, ad abbassare il prezzo di vendita, in altri termini a competere con il concorrente cinese.
2) Indipendentemente dalla presenza del negozio cinese, le tue scarpe si vendono bene. Nonostante questo, tu delocalizzi la produzione, i tuoi costi scendono a 10 e continui a vendere a 100, perché tanto, i tuoi clienti e quelli del cinese vicino, non fanno parte della stessa frangia di popolazione. In questo caso, parlare di “competizione”, “concorrenza”, ecc., è del tutto inappropriato.
Principe ha scritto: Felice ha scritto:
Principe ha scritto:
Puoi sempre cominciare tu donando la metà di quello che hai alle persone più povere di te. .
Affermazione di una banalità sconcertante. Non varrebbe nemmeno la pena di rispondere…
Ad ogni modo: io sono per una tassazione progressiva, ove ognuno contribuisce al bene comune in proporzione alle sue possibilità.
Sì, sì… qua tutti a fare i gli omoaffettivi col deretano degli altri… la ricchezza da redistribuire è sempre quella degli altri… Se la redistribuzione la vogliamo fare a livello globale, devi cominciare a campare con 300 Euro al mese… .
Avvocato, non cercare di rovesciare le parti: sei tu quello che vuole fare lavorare la gente in condizioni di semi-schiavitù e per un tozzo di pane, non io.
E sei tu, che facendo la libera professione hai ampie possibilità di evadere il fisco, non io.
Dal canto mio, avendo lavorato sia in Italia che in Francia, posso assicurarti che il tasso di imposizione del lavoro salariato in Italia è scandalosamente, vergognosamente, alto. Questa è una conseguenza dell’immane evasione fiscale, evasione che è, con assoluta certezza, il maggiore proprio economico dell’Italia.
Principe ha scritto:
Principe ha scritto:Felice ha scritto:
Così gli diamo un motivo in più per chiudere baracca e burrattini in Italia, delocalizzare gli stabilimenti produttivi in Cina, fare una bella holding a Hong Kong dove non esiste IVA e si paga soltanto il 16.5% di tasse e continuare a fare arricchire il sottoscritto. Direi che è una gran bella idea!
Anche questa è una delle solite banalità. Chi delocalizza non ha bisogno di “un motivo in più” per farlo. Delocalizza e basta. Fargli regali non serve rigorosamente a nulla.
Tu parli di cose che non conosci affatto. Sei salariato. Il 27 del mese ti arriva la tua bella busta paga e te ne fotti di tutto il resto. Prova a fare l'imprenditore. Prova a rischiare quello che hai e poi ne riparliamo.
Caro Claudio, perché non vai tu a fare un anno di lavoro in fabbrica? Meglio se in India, in Tailandia o in Indonesia? Ti farebbe tanto bene, sai… ti passerebbe la voglia di portare avanti certe idee. Io so cosa vuol dire ammazzarsi di lavoro per far vivere la famiglia. Ho visto i danni che la anni e anni di fatica al limite del tollerabile fanno anche sul fisico più robusto. Ecco, proprio perché conosco tutto questo, io difendo idee che sono diametralmente opposte alle tue.