Beh, Lemond, un gioco ha delle regole, e se si gioca è giusto sottostare ad esse. Altrimenti si fa altro, nessuno lo vieta.

Soprattutto, poi, quando queste regole sono motivate da varie ragioni (motivi di salute, correttezza della competizione e via andare).
Non sono forcaiolo, ma se uno 'sbaglia' è giusto che paghi. Senza accanimento e senza esagerazioni, ma nel rispetto delle suddette regole.
Come ha scritto Huck Finn più su (e tra l'altro faccio mie le belle parole di Morris: mi sembra un ottimo acquisto per il forum), il doping falsa i valori in campo in modo non esatto, perché variano le risposte individuali e le variabili sono tantissime (tempi, dosi, sostanze, combinazioni di sostanze etc etc). E soprattutto, se ci fosse anche solo un pulito tra 120 dopati, avrebbe ragione lui, ed andrebbe tutelato. Se su 100 persone 99 evadono le tasse, che facciamo: aboliamo le tasse oppure puniamo chi le evade- come previsto da legge e buon senso? Mi spingo un po' oltre: e se tra gli altri 99 ne pizzicassero solo 10, e tutti o quasi 'piccoli evasori', che dovremmo fare? Diciamo 'no, così becchiamo solo i poveri cristi: depenalizziamo evasione ed elusione' oppure facciamo in modo di beccare i grandi evasori? E qui viene fuori un altro aspetto: la depenalizzazione (dell'evasione fiscale) porterebbe a un far west incontrollabile. Se leggi e controlli perfettibili, MOLTO perfettibili, almeno limitano l'evasione di un (*Ligresti, per intenderci sull'entità e caratura del personaggio) e le conseguenti ricadute sull'intera popolazione (in termini di peggioramento dei servizi e aumento delle tasse per i
veri poveri cristi), l'assenza di regole e controlli (e tra l'altro promossa per legge: come dire "avete visto...le leviamo...non diciamo nulla, ma...da oggi tana libera tutti!") porterebbe a una situazione insostenibile, una corsa all'evasione migliore, maggiore, più artistica, più creativa, evasione con una mano dietro la schiena, evasione in equilibrio su una gamba, guardate anche bendato..
La stessa cosa avverrebbe nel ciclismo. Tu sei per una liberalizzazione del doping, ma qui pecchi un po' del peccato principesco: consideri un assioma il fatto che porterebbe benefici. Io no: porterebbe a una corsa agli armamenti, a una ricerca incontrollabile ed in cui la differenza tra tecniche 'costose' e tecniche 'tradizionali' aumenterebbe notevolmente. Ed i valori in campo? Ed i rischi per la salute?
Tu sostieni: sono adulti e vaccinati, sanno quello che fanno. Ma proprio un Riccò col plasma nel frigidaire ci dice qualcosa di diverso. E- torniamo a un discorso interrotto mesi fa- se il doping è cosa buona e giusta o al limite neutra, se è giusto liberalizzarlo, perché fai distinzione tra professionisti e/o maggiorenni e minorenni? Alla domanda: "se sei per la liberalizzazione, tollereresti che un tuo nipote, a 15 anni, "godesse" del doping libero?" tu mi rispondesti "no, perché minorenne e non in grado di decidere in modo consapevole". Uhm, codesta (ho abitudini del Granducato anch'io

) mi sembra una scappatoia abbastanza comoda. Ma prendi un sedicenne con la testa sulle spalle ed un ventottenne di Formigine (Modena): chi dei due ha più testa sulle spalle?

Se la liberalizzazione del doping è giusta- sul piano ideologico, pratico, sociale, culturale e non ultimo sportivo- allora non ci si può fermare a metà: dobbiamo estendere questa 'giustezza' (pessimo l'italiano, ma era per capirci nel modo migliore) a tutti. Se è una battaglia di civiltà e diritti, come ad esempio il suffragio femminile, allora bisogna essere coerenti; non si può dire 'voto alle donne ma non a quelle di Sulmona, a quelle sotto il metro e sessanta, a quelle strabiche e a quelle che il 16 aprile degli anni bisestili mettono una gonna a pois". Se il doping (libero) è giusto per un venticinquenne, allora è giusto anche per un quindicenne. Oppure, semplicemente, non è giusto.
Ed entriamo anche nell'altro aspetto: quello sportivo. Lo sport è una competizione, con delle regole. Ovunque c'è una regola ci sono anche tentativi di infrangerla, lo sappiamo, ma per questo esistono gli arbitri (per questo e, in senso più lato, per garantire- o cercare di- che la competizione sia il più possibile giusta e che i partecipanti abbiano tutti le stesse possibilità, di base: le differenze sono date dalla tecnica, dalla fantasia, dalla preparazione atletica, dall'intelligenza e dalle situazioni di gara). Teorizzare una liberalizzazione vorrebbe dire fregarsene di tutto questo, della correttezza, del concetto stesso di 'sfida' e 'gara' e 'sport'. SI entra nello spettacolo, nello spettacolo consapevolmente taroccato, nel nostro caso si guarda una corsa come se fosse wrestling.
Ma allora guardiamo il wrestling, no?
Tu mi dici ancora: ma Desmo, che paroloni, il ciclismo è un mestiere come un altro ed i corridori sono dei professionisti. Ti ripeto: certi 'mestieri' sono più che semplici mestieri, perché smuovono emozioni. I poeti ("che brutte creature"

), gli scrittori, i musicisti, gli sportivi.. non sono dei semplici salariati. Il loro lavoro riesce a creare emozioni in chi legge, ascolta, guarda. E allora, con tutto il rispetto, non li si può considerare alla stregua di una lavandaia o di un impiegato dell'ufficio tecnico. Se Chet Baker avesse avuto come unico motivo- ed obiettivo- quello di guadagnare, avrebbe potuto restare nell'esercito, o lavorare in un fast-food, o vendere auto di lusso. Se non l'ha fatto, se (fortunatamente) tantissime persone non l'hanno fatto, vuol dire che il semplice soldo non spiega e non giustifica tutte le dinamiche di questo mondo. Perché a bordo strada, in ogni corsa, ci sono migliaia di appassionati- in piedi per ore sotto il sole e sotto la pioggia? La risposta è nel termine appena usato: passione. Per rispetto a questa passione, non si può
tricher. E certo, è infantile e puerile dire 'non dopatevi perché ci sono bambini che credono in voi'. Però almeno capire che questa
triche è sbagliata.. E se è sbagliata allora bisogna perseguirla.
Ma lo sport non muove solo emozioni (facciamo contento quell'idealista un po' infantile di Desmo), muove anche soldi.
Tanti soldi, sponsor, pubblicità, ricadute economiche. E quindi anche ditte che prosperano, vivacchiano o falliscono. Il doping, alterando i valori in campo, e la visibilità mediatica dei corridori e delle squadre, falsa anche questo piano. Un piano molto più concreto (leggi "famiglie che arrivano a fine mese") del precedente. Insomma, il doping non è un semplice 'fatto personale' di un lavoratore, non è la scelta di un operaio di bere più caffè per rendere di più: sotto qualunque aspetto (sportivo, medico, economico, sociale) è un problema, un danno, e liberalizzarlo non serve assolutamente a nulla. Questo antidoping fa schifo? Bene, miglioriamolo. Rifacciamolo da zero, ma "toglierlo" mi sembra la scelta più dannosa di tutte. C'è solo una cosa peggiore di un cattivo antidoping: l'assenza di antidoping.
Poi ridiamo dei tennisti con la muscolatura ipertrofica, dei nuotatori che nemmeno fanno l'esame delle urine, dei calciatori che lasciamo stare; ci sentiamo perseguitati ma un pochino migliori. In questi giorni si fa un gran parlare del doping nel calcio, tra malori, decessi (a proposito: non vorrei che qualcuno si fosse offeso per il mio fermare la discussione su Morosini nel thread sul doping/altri sport: era solo una questione metodologica, non essendo sicuri che l morte del giocatore fosse legata a pratiche dopanti), le testimonianze ed i libri di Carlo Petrini morto da pochi giorni, interviste a Lippi (ci iniettavano vitamine, era normale e non era barare perché lo facevano tutti), e Alfiso, altrove, ci ha parlato delle pratiche illecite nel mondo pallonaro. Ma allora possiamo ancora considerare il doping come un semplice e neutro ingrediente dello spettacolo?
E possiamo considerare 'vittime che pagano per tutti' gli atleti- di qualunque disciplina. fermati per doping? No, o almeno: io non posso. Se in una strada con limite a 70 km/h io vado ai 130 e come me fanno altri 100 automobilisti, e se fanno la multa a me e ad altri tre soltanto.. ecco, in questo caso potrò dire "la multa è ingiusta perché anche gli altri andavano forte e non hanno preso il velox"? No: il fatto che anche altri infrangessero le regole non mi rende innocente. C'era scritto 70 ed il mio tachimetro segnava 134, ho infranto una regola ed è normale che paghi. Vogliamo migliorare la situazione? Facciamo in modo che i controlli siano migliori, e che fermino più guidatori, anche (e soprattutto) quelli che- al posto di andare ai 70 o ai 134- viaggiano ai 220. Oppure togliamo i limiti di velocità, massì, è una questione culturale e poi il bravo autista sa quando può correre e quando no. Bene, facciamo in modo che se uno ha una BMW spinta, una Mercedes AMG, una Ferrari o una Lamborghini possa anche andare ai 300, se vuole. Ma se partiamo dall'assunto che i limiti esistono per un motivo (la sicurezza di automobilisti e soprattutto di 'terzi' più deboli, ciclisti e pedoni in testa), toglierli è un errore. Siamo pronti ad accettare- ad esempio- che dei bambini vengano falciati sulle strisce da una macchina che viaggia ai 150 all'ora in assenza di limiti?
Insomma, il cinismo di dire 'liberalizziamo e godiamoci lo spettacolo' mi sembra molto comodo e poco ragionato, decisamente assolutorio. Più che disillusione mi sembra comodità.
ps: sul piano personale non posso concepire il doping. Ho pedalato per migliaia di km con uno zaino carico in spalla, ho dormito all'aperto di fianco alla bici, ho montato tende nei posti più impensabili, ho seguito Giro e Tour sulle due ruote: fare quello che faccio sapendo che non è al 100% dovuto a meriti miei sarebbe un controsenso. A quel punto posso anche girare con un furgoncino, non mi cambia nulla. Credo che chi ha vissuto la fatica, e si è nutrito di questa, abbia una visione del ciclismo difficilmente compatibile con quella dello spettatore e dello spettacolo.
Fine lungo OT
