@Prof riguardo alla stampa che si accanisce sulle stelle cadute nella polvere
Tu lo hai definito il "calcio dell'asino", ma nessuno in realtà considera in chiave caina il comportamento del povero animale.
Caino è invece tanto modo di lavorare oggi, e di fare informazione pure.
Si aspetta sempre che il potente caschi per poi passare sul carro vincitore, sono pochi coloro che sanno affrontare il despota quando lo stesso comanda, in particolar modo nel nostro Paese. Ritengo che la peggior condanna per uno che ha "sbagliato" sia l'oblio, il dimenticarlo e certamente non l'aggredirlo, compiendo l'"omicidio del cadavere", come tanti Maramaldo (colui che uccise Francesco Ferrucci beccandosi il "tu uccidi un uomo morto", macchiando antonomasticamente per sempre il proprio nome).
Ad ogni modo Gatti, pur nell'esagerazione (certamente emotiva e reattiva), non è uno di quelli che si allinea ai despoti.
Sono pochi i giornalisti, ad esempio, che hanno il coraggio di sindacare l'operato vergognoso della Federazione Ciclistica Italiana e Gatti (bene o male) è uno che lo fa.
Lo dico perché la sua categoria, di Gatti, ovvero i giornalisti, non ha mosso un dito per difendere, ad esempio, Marco Grassi.
Maramaldeggiare coi despoti è purtroppo il miglior esercizio espresso da tanta stampa.
Sono certo, dal puzzo di bruciato celato sotto la cenere, che non appena il baffo sarà caduto in disgrazia (perché ci cadrà) lo sbraneranno come tanti piranha, a cominciare da quelli che gli lavorano al fianco e ne dicono peste e corna, ma solo in privato.
Ad alcuni potrà sembrare cosa da poco (ci si è abituati a tutto) ma, come purtroppo è stato vagamente accennato, un quotidiano ha tolto l'incarico a Marco Grassi per il Giro di quest'anno, a seguito di un abbietto intervento diretto da parte del presidente della Federazione Ciclistica Italiana. Nessuno dei tanti "Maramaldi" ha avuto il coraggio di scrivere qualcosa su questo ed in generale sono tutti pronti a mostrar di lor lingua la parte superiore, quando il boss del ciclismo italiano mostra loro il suo lato migliore (il volto inferiore).
Nessuno ha avuto il coraggio di difendere Marco, di difendere l'essenza e la natura della loro categoria, come avverrebbe invece in un paese anglosassone.
Per la cronaca l'abbietto gesto di Renato di Rocco è da ascrivere al peggiore dei comportamenti mafiosi e beceri del nostro panorama dirigenziale, perché far perdere il lavoro ad una persona è indegno, oltre che in palese contrasto con l'assunto fondante della Costituzione Italiana.
Lo sappiamo che i despoti non sono eterni, mentre purtroppo la stampa maramalda italiana sembra proprio esserlo. Ad ogni modo non è il caso forse che noi non si faccia più di tanto pubblicità ad un uomo tanto piccolo (per arrivare a questi mezzucci), e che nel contempo si possa sentire onnipotente nella sua mafiosità.
@Cauz: Sei proprio sicuro? Non c'è una voglia di Lance di "tornare in campo" e di dire la sua su faccende in cui non c'entra?
Facciamo qualche passo indietro.
A gennaio Bradley disse che Armstrong era un bugiardo bastardo. Se ne parlò anche qua, notando come certe becere dinamiche si ripetessero fra i nuovi rispetto ai vecchi. Fu il caso di Gilbert e poi di Wiggo.
Pochi giorni dopo quel furbacchione di Vaughters (sebbene "nemico" di Armstrong) mise in difficoltà Wiggo ricordandogli che nel Tour 2009 lui e Lance erano ottimi amici.
Lance è tutto tranne che un cretino, è dotato certamente di ottima memoria ed è anche un pelo vendicativo (Simeoni docet).
Per questa ragione non posso non leggere quei tweet se non in relazione a certi "riti" della stampa ed agli atteggiamenti opportunistici di alcuni campioni.
Il perché del padrinaggio:
- caro Brad, quel Brad del 2009, tu mi hai definito un "bastardo bugiardo" cinque mesi fa ed io ora ti difendo ... da quella stessa stampa che ora potrebbe (stai attento) sbranarti come ha sbranato me. E tu sai che io so ... e che i miei amici ... (fine bullismo)
http://www.independent.co.uk/sport/gene ... 66325.html
http://www.telegraph.co.uk/sport/others ... hters.html