interessante intervista a Fabbretti presa da
www.velobike.it/:
Intervista ad Alessandro Fabretti sul ciclismo targato RAI Sport per la stagione 2014
dicembre 30, 2013 - Interviste, Slider - Tagged: Alessandro Fabretti, Rai Sport - no comments
49 7 0
Alessandro Fabretti, in cabina di commento insieme a Davide CassaniAlessandro Fabretti, in cabina di commento insieme a Davide Cassani
Tante voci e tante indiscrezioni circolavano tra gli appassionati, in seguito ad alcuni importanti avvicendamenti sopravvenuti negli ultimi tempi ai vertici di Rai Sport. Proprio grazie alle dichiarazioni rilasciate al direttore di Velobike.it Roberto Sardelli, Alessandro Fabretti, uno dei volti più famosi tra i giornalisti della nostra emittente di Stato legati al ciclismo e nuovo responsabile del ciclismo targato Rai Sport, ha dissipato ogni dubbio. Sia pure con una squadra ancora da definire (fondamentale sarà la scelta di Davide Cassani riguardo al suo possibile ruolo di nuovo cittì della Nazionale), il Capo redattore di Rai Sport ha garantito un impegno che sarà profuso su tutte le più importanti corse del calendario internazionale, senza tralasciare le nostre classiche nazionali e con un occhio sempre vigile e attento anche al mondo giovanile ed al movimento dilettantistico. Non mancheranno operazioni di restyling, inerenti soprattutto al Giro d’Italia, fiore all’occhiello della produzione RAI.
ROBERTO SARDELLI: Alessandro, buona sera e, con qualche ora di anticipo, buon anno. Di solito questo è tempo di bilanci, ma nel tuo caso, visto il nuovo ruolo che ti appresti ad occupare in seno a Rai Sport, è tempo di prospettive. Gli appassionati vogliono conoscere il ruolo della Rai nei confronti del ciclismo, cosa puoi dirci in merito?
ALESSANDRO FABRETTI: I bilanci vanno fatti anche se si guarda al futuro, perchè bisogna prima capire cosa è stato fatto nel passato, per poi pensare a che cosa poter fare nel tempo che verrà. Secondo me è stato fatto tantissimo, perchè fino a qualche anno fa alla fine Giro e poco altro, Tour de France, Mondiale e forse le classiche del Nord, non c’era altro. Con l’arrivo di Auro Bulbarelli molto è stato portato, la televisione di stato ha trasmesso e continuerà a trasmettere tutto quello che può offrire il panorama ciclistico mondiale, non legandoci solamente all’Europa, ma andando anche oltre. Bisogna partire da lì, è stato fatto tantissimo e credo che la RAI sia la televisione che più di ogni altra trasmette ciclismo, facendolo nel miglior modo possibile, anche se credo si possa fare fare ancora meglio. La mia idea è questa: negli ultimi anni forse si è entrati troppo poco nella cultura italiana, il fascino vero del nostro Paese; voglio entrare più nel dettaglio, voglio scoprire i viottoli, i vicoli, gli operai, il piccolo artigiano, perchè l’Italia alla è questa. Insomma, il Giro d’Italia sarà più legato al territorio, alla cultura, all’arte e comunque all’italianità. Se invece poi vogliamo guardare al resto, allora, come fermarci al Giro d’Italia? Bisogna guardare oltre confine e lo faremo abbracciando tutti i continenti, cercando di proporre ciclismo dal primo all’ultimo giorno: cominceremo a gennaio e finiremo con il Mondiale e anche oltre. Oltre a questo, voglio cercare di trovare anche l’essenza del ciclismo che è il ciclismo giovanile; alcune gare internazionali dilettanti, secondo me, hanno lo stesso spessore tecnico, se non addirittura più valore, rispetto ad alcune nostre gare nazionali dei professionisti. Ecco, io a queste corse – il Recioto, piuttosto che Capodarco, ce ne sono tante nel panorama ciclistico dilettantistico – voglio dare più spazio, dedicando loro anche un’ora nella stessa giornata nella quale queste gare si svolgono. Tanta internazionalità ma anche tanta italianità, quindi, è questa la mia filosofia.
RS: Un progetto molto interessante quindi, che fa venire l’acquolina in bocca! Hai parlato di gennaio, penso tu volessi alludere al Tour Down Under.
AF: Tour Down Under, Dubai… cercheremo di fare veramente tutto! Il primo appuntamento sarà con il Tour Down Under, proporremo 52 minuti al giorno di highlights; niente diretta, ma solo perché la produzione internazionale non la prevede. Quando possibile, cercheremo comunque di fare le dirette e, là dove le dirette sono scomode, cercheremo anche di proporre le repliche. Faccio un esempio banale: a Dubai l’arrivo è previsto intorno all’una e mezzo ora italiana; anche l’appassionato di ciclismo non è abituato a mettersi davanti al teleschermo a quell’ora, quindi cercheremo sì di proporre le tappe in diretta, ma anche di riproporle in un orario più consono all’appetito dell’appassionato di ciclismo, quello serale. Insomma. Sognare credo non sia vietato; il sogno è anche frutto di una base e noi quella ce l’abbiamo. Esperienza credo di averne, perchè il primo anno che ho seguito il Giro d’Italia è stato il ’94, l’anno di Marco Pantani e delle sue prime vittorie. Siamo arrivati al 2014, quindi sono 21 anni che convivo nel ciclismo. Ho fatto tutto, non soltanto professionisti e la strada, visto che ho dedicato tantissimo del mio tempo ai dilettanti, agli juniores, alla pista al fuoristrada – mountain bike, ciclocross – insomma, il ciclismo l’ho fatto a 360 gradi perchè sono prima di tutto un appassionato.
RS: Scendendo un po’ nello specifico: qualcuno si allarmava perché RaiSport2, che sembrava quasi un canale tematico sul ciclismo, veniva dato in chiusura, e che potesse mancare una piattaforma per trasmettere le gare.
AF: No, smentisco categoricamente: RaiSport2 sarà il canale delle ruote, delle due e delle quattro ruote, è una notizia che posso dare come ufficiale. Probabilmente anche il Giro d’Italia sarà trasmesso su questo canale, proprio perché in questo modo si cerca di fidelizzare il pubblico. RaiSport2 uguale ciclismo, questo rimane tale e quale.
RS: Si parla di globalizzazione, hai detto anche tu che la Rai andrà a scovare nei luoghi più remoti del globo pur di parlare di grande ciclismo; la Rai potrà essere comunque vicina alle corse del nostro panorama ciclistico nazionale?
AF: Ci mancherebbe altro, tra l’altro sono le corse con cui sono cresciuto professionalmente, figurati se non sono legato al Trofeo Matteotti, alla Coppa Placci o al Giro di Romagna. Ho fatto tre nomi non a caso, di corse storiche che purtroppo in questi anni hanno sofferto, alcune delle quali non si corrono nemmeno più. Chi ha forza regge, è la legge della natura: le corse che continuano ad avere valore avranno il loro spazio, un’ora, un’ora e mezza. Valorizzeremo queste corse per quanto possibile, più di tanto non possiamo fare nemmeno noi. Faccio anche qui un esempio banale: il Tour di Dubai si autoproduce, hanno i soldi e vanno in diretta. I soldi o ci sono o non ci sono, c’è poco da fare.
RS: Negli ultimi anni anche alcune corse italiane hanno seguito la strada di autoprodursi le immagini.
AF: Certo, ma non per la diretta, che costa un sacco di soldi. Alcune si producono, altre le produciamo noi, si fa la sintesi e la si manda in differita, più di questo non si può fare. Non si può rovinare nessuno pur di organnizare una corsa, cerchiamo però di guardare il lato positivo e non solo quello negativo: inizialmente anche io non ero propenso ad accettare la globalizzazione del ciclismo, ma adesso ho cambiato opinione; alcune corse italiane sono cresciute di pari passo con essa, mentre altre sono andate definitivamente in decadenza. Ci sarà una selezione naturale, come è normale che sia.
RS: Il tuo ruolo sarà solo dirigenziale o sarai impegnato anche sul campo, in prima persona?
AF: Purtroppo sarà solo dirigenziale. Cercherò di ricoprire il mio ruolo nel migliore dei modi, non c’è più spazio per la telecamera. Oggi ricopro questo ruolo, domani chissà, si vive alla giornata. Stare dietro ad una scrivania è dura per un uomo di strada come me; non sa stare fermo, non solo da un punto di vista fisico, ma anche mentale; cercherò di proiettare me stesso, la mia freschezza mentale, le mie idee, a chi poi opererà sul campo. Cercheremo di fare del nostro meglio, poi alla fine dell’anno prossimo, quello sì, sarà tempo di bilanci.
RS: La squadra operativa è già pronta?
AF: No, macchè, non è pronto niente qui! Non per causa nostra, ovviamente, ma siamo costretti a vivere alla giornata: ogni giorno c’è un’evoluzione, soprattutto a livello di commentatori tecnici. Fino a ieri era tutto già deciso, ma ora non è più deciso niente. Aspettiamo di capire cosa succede tra Davide Cassani e la Nazionale, non lo sappiamo nemmeno noi. In queste ore ho sentito Davide, che ovviamente sta riflettendo su questa opportunità, ma non ha assolutamente ancora deciso niente. Secondo me, alla fine Cassani accetterà il ruolo di c.t. perché è il suo grande sogno, lo so perché lo conosco da anni. Sicuramente gli piangerà il cuore nel lasciare la squadra di Rai Sport, che è come una famiglia, ma alla fine accetterà. Francamente, non so sperare se essere smentito o meno: essere smentito significherebbe far rinunciare alla Nazionale ad un uomo come Cassani, ma da dirigente aziendale… Siamo tutti un po’ disorientati, lui compreso.
RS: Cosa pensi a proposito del trasferimento di tante corse importanti dal sabato alla domenica?
AF: A mio avviso, domenica = calcio, purtroppo è così. È vero, ci sono anche tanti anticalcio. Potrebbe essere una scelta sbagliata, io non l’avrei fatta e sarei rimasto al sabato, se devo essere sincero. Staremo a vedere.
RS: Per concludere, torniamo a parlare di quello che è il fiore all’occhiello della Rai, il Giro d’Italia. A tal proposito, hai in mente di fare un po’ di restyling?
AF: Assolutamente sì. Innanzittutto tornerà Giro Mattina, quindi la corsa avrà uno spazio – che si era perduto l’anno scorso – anche alla mattina. Detto questo, cercherò di rivedere un po’ tutto, dalla diretta a Giro Notte, cercando magari di fare cose anche più semplici, ma più decise, più strutturate, e di dare qualcosa di più estroso, più strano, non convenzionale ad altre trasmissioni che lo consentano, come ad esempio TGiro. Le mie proposte le ho già fatte al Direttore e sono piaciute, prima però dobbiamo studiare, dobbiamo fare delle prove, per vedere se funzionano. Dobbiamo dare una prova di novità, poi sicuramente alcune cose riusciranno meglio e altre meno; io mi divertirò, spero che alla fine i telespettatori possano fare lo stesso.
RS: E il Processo alla Tappa?
AF: Il Processo alla Tappa è una trasmissione storica. Si chiama “Processo”, cerchiamo di farlo di diventare più un processo che un talk-show. Anche qui avevo buttato giù un progetto, ma adesso non so dire cosa ne sarà, bisogna aspettare la decisione di Cassani.
RS: Grazie mille per la disponibilità Alessandro. Un sincero augurio di buon lavoro e di buon 2014, che faccia divertire tanti appassionati.
AF: Grazie a tutti voi, buon anno!
Elaborazione testuale a cura di Marco Francia