Ciclismo dell' Est Europa
Re: Ciclismo dell' Est Europa
Penso che, parlando di URSS e DDR, che avevano come obiettivi le medaglie olimpiche e quindi il dilettantismo, faremmo una cattiva informazione se non ricordiamo cos'era lo sport in quei paesi negli anni 60 e 70 e come venivano ottenuti certi risultati, e non si parla solo di ciclismo ma anche di atletica, nuoto ecc.
Gli atleti di seconda e terza generazione, che preferisco di gran lunga ai 'misteriosi" souko, pikkus, averin, Ludwig ecc hanno ormai poco a che vedere con quell'ambiente pre-muro e sono diventati cittadini del mondo. Berzin, Bobrik, konyshev, Vinokourov prima, Menchov, kwiatkowski, Stybar, Sagan dopo hanno piantato le tende in europa e fanno vita all'occidentale con annessi e connessi (non do un giudizio morale).
Ad oggi il ciclismo dell'Est esprime buoni corridori e qualche eccellenza ma a macchia di leopardo, col professionismo ed il crollo del muro non servono più le scuole di sport per medaglifici da propaganda di regime.
Gli atleti di seconda e terza generazione, che preferisco di gran lunga ai 'misteriosi" souko, pikkus, averin, Ludwig ecc hanno ormai poco a che vedere con quell'ambiente pre-muro e sono diventati cittadini del mondo. Berzin, Bobrik, konyshev, Vinokourov prima, Menchov, kwiatkowski, Stybar, Sagan dopo hanno piantato le tende in europa e fanno vita all'occidentale con annessi e connessi (non do un giudizio morale).
Ad oggi il ciclismo dell'Est esprime buoni corridori e qualche eccellenza ma a macchia di leopardo, col professionismo ed il crollo del muro non servono più le scuole di sport per medaglifici da propaganda di regime.
Re: Ciclismo dell' Est Europa
Sul ciclismo della ddr non son d accordo , contrariamente ad altri sport , il ciclismo era già molto popolare prima del 68. Era lo sport numero unonoel ha scritto: ↑lunedì 25 gennaio 2021, 6:08 Penso che, parlando di URSS e DDR, che avevano come obiettivi le medaglie olimpiche e quindi il dilettantismo, faremmo una cattiva informazione se non ricordiamo cos'era lo sport in quei paesi negli anni 60 e 70 e come venivano ottenuti certi risultati, e non si parla solo di ciclismo ma anche di atletica, nuoto ecc.
Gli atleti di seconda e terza generazione, che preferisco di gran lunga ai 'misteriosi" souko, pikkus, averin, Ludwig ecc hanno ormai poco a che vedere con quell'ambiente pre-muro e sono diventati cittadini del mondo. Berzin, Bobrik, konyshev, Vinokourov prima, Menchov, kwiatkowski, Stybar, Sagan dopo hanno piantato le tende in europa e fanno vita all'occidentale con annessi e connessi (non do un giudizio morale).
Ad oggi il ciclismo dell'Est esprime buoni corridori e qualche eccellenza ma a macchia di leopardo, col professionismo ed il crollo del muro non servono più le scuole di sport per medaglifici da propaganda di regime.
Riuscirono ad organizzare il campionato del mondo al sachsering nel 1960 proprio per l enorme popolarità che aveva il ciclismo (grazie ad un corridore)
La gara pro fu seguita da pochissimi spettatori
Quella dilettanti..da una folla enorme
Bisogna aspettare Praga 81 per un altro mondiale a est..
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Re: Ciclismo dell' Est Europa
honchar, ma sopratutto pulnikov, passato con l'alfalum girovagò fra carrera, farm frites, capace di vincere tappe del giro con vere e proprie imprese, ma incostante e come dicevano a quel tempo con un brutto carattereAbruzzese ha scritto: ↑lunedì 23 novembre 2020, 20:20Non volendo spingersi su altri terreni, come avevo già precisato nel primo post, la potremmo spiegare allo stesso modo del dominio a livello giovanile delle nostre ragazze, tanto su strada quanto su pista. Se ci facciamo caso quante delle nostre atlete, così vincenti a livello giovanile, sono ancora ad altissimi livelli tra le Elite? Anzi, ci sarebbe pure da chiedersi quante ancora pedalano? (Chiaro che per il femminile entrano in scena altri fattori). La risposta può stare nel fatto di constatazioni emerse in discussioni fatte in passato, ossia che le nostre probabilmente arrivavano agli appuntamenti di cartello decisamente più allenate delle loro colleghe straniere (e so di allenamenti davvero massacranti per l'età che avevano, con distanze percorse assolutamente spropositate), cosicché era fisiologico aspettarsi vittorie ripetute. Una volta giunte nella massima categoria, dove l'asticella si alza ulteriormente, diventa decisamente più difficile restare al passo per chi magari viene già spremuto prima del tempo. Credo che con vari corridori dell'Est il discorso da fare potrebbe essere affine, se si vuole restare nell'ambito delle spiegazioni lecite.Stylus ha scritto: ↑lunedì 23 novembre 2020, 19:54 Eppure a cavallo tra gli anni novanta e primi anni duemila i ciclisti dell'est avevano fatto man bassa di medaglie e vittorie tra categorie juniores e dilettanti, in particolare i due ucraini. Come si può giustificare questo fatto? Si può ridurre all'ormai nota storiella del fatto che il doping imperversava selvaggio e quindi viziava le loro prestazioni? (e allora perchè non atleti italiani o di altre nazionalità?).
Tra gli ucraini ricordo anche Vladimir Duma, buon cacciatore di tappe, Ruslan Pidgornyy che pure si era messo in evidenza nel nostro dilettantismo e quel Sergey Matveyev che a cronometro aveva buone qualità e che per diversi anni fu alla corte dei Reverberi nella Panaria (tra l'altro non vorrei ricordare male ma credo che non si lasciarono benissimo).
corsu anima e core corsu, anima e core corsu, corsu sempre di più
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Re: Ciclismo dell' Est Europa
mia considerazione condivisibile o meno i corridori ex sovietici arrivarono in italia quasi tutti miitari dell'armata rossa, leggevo non tanto tempo fa che agli atleti sovietici (zavarov per precisione) lo stipendio non gli veniva versato a loro ma direttamente alla federazione sovietica che gli girava una piccola parte, abituati ad una disciplina ferrea dove far risultato era propedeutico al mantenimento dello status privilegiato di atleta, quindi gli stimoli erano al top.....venendo a mancare nel giro di pochi anni questa "organizzazione" molti si sono adagiati e non hanno più reso come avrebbero potuto, personalmente avrei volutto vederli professionisti inquadrati in una squadra sovietica tipo la nazionale secondo me ne avremmo viste delle belle......
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Re: Ciclismo dell' Est Europa
Meraviglioso thread, in linea con quello che sto cercando,peccato che,da quanto ho letto,l'autore se ne sia andato
Re: Ciclismo dell' Est Europa
l'utente cycling_chronicles diciamo che potrebbe/dovrebbe scriverci un libro su questo!
La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
Re: Ciclismo dell' Est Europa
Grazie,avevo aperto un thread apposito nell'altra sezione ed effettivamente mi ha consigliato molto bene.