Re: 108
Inviato: lunedì 7 maggio 2012, 13:17
Bella storia...
La Rcs lo aiuterà fino ai 18 anni...Spartacus ha scritto:Tanti auguri ad Alizée Weylandt che compie 1 anno oggi
KELLY1 ha scritto:108 ,UN RICORDO DOVEROSO.
molto commovente, provoca quel "giusto fastidio" che fa tornare coi piedi per terra.cauz. ha scritto:il ricordo di guercilena
http://www.cyclemagazine.it/cycle/2013/ ... -famiglia/
L'UCI chi ? Quelli che hanno mandato il controllo antidoping a Van Impe con il figlio morto in casa ?CicloSprint ha scritto:Quattro anni dopo la tragedia, rivedremo in gruppo il numero 108 che era di Wouter Weylandt, è assegnato a Monfort, l' Uci non ha voluto deroghe ?
Ma la Gazza la dà a Monfort.Basso ha scritto:Che poi oh, nelle startlist finora pubblicate da RCS il 108 è "regolarmente" assente ma vabbè...
Solitamente chi scrive nei giornali le classifiche non è chi si occupa quotidianamente della materia, quindi qualche refuso di questo tipo è sempre possibile. Basta attendere il primo pomeriggio, quando dovrebbe essere resa nota la starting list definitiva.CicloSprint ha scritto:Ma la Gazza la dà a Monfort.Basso ha scritto:Che poi oh, nelle startlist finora pubblicate da RCS il 108 è "regolarmente" assente ma vabbè...
Dai ciclo lascia stare che in questo topic non stanno bene le tue boiateCicloSprint ha scritto:Complimenti alla Gazza per aver offeso la memoria di Wouter
Come al solito non si rende conto quando esageraudra ha scritto:Dai ciclo lascia stare che in questo topic non stanno bene le tue boiateCicloSprint ha scritto:Complimenti alla Gazza per aver offeso la memoria di Wouter
ah certo, se stanno a chattare con whatsapp è facile che il ciclista non lo vedano, ma forse questo si dimenticano di dirlo.claudiodance ha scritto: Questa discussione vale quindi anche come filo rosso sulla sicurezza. Oggi il tema della sicurezza appare strettamente legato a quello della VISIBILITà del ciclista. 8 automobilisti su 10 dopo un incidente dichiarano di: “..non avere visto il ciclista investito..”. Impossibile siano tutti menzogneri.
Abbigliamento con colori a contrasto e uso di luci diurne e notturne dovrebbero diventare prassi per tutti i ciclisti.
Altri temi e punti di vista sono di grande rilevanza.
Postateli qui.
ciao
forse sono in due, quindi Matthew al plurale diventa MatthewsBasso ha scritto:E infatti.
Arrivata la lista partenti definitiva, il numero 108 non è stato assegnato.
ot: per tornare sulla preparazione di chi scrive classifiche e fogli ufficiali (sic.), segnalo che l'Orica ha come ds tal "Mattews White" e non Matthew White: forse sarà suo fratello, chissà
stavo per scrivere una lunga risposta, poi mi sono ricordato di questo che sintetizza tutto con molta più chiarezza.claudiodance ha scritto:Ieri la ricorrenza della morte di Wouter.
Certo ogni anno che passa farà sempre meno clamore. Non è importante, non facciamo ipocrisia.
È importante invece cogliere occasioni per parlare della sicurezza dei ciclisti, siano essi in gara o in allenamento. Ovviamente la morte di Scarponi si ricollega al numero 108 per questa ragione.
È notizia nuovissima quella dell’investimento di Froome da parte di un guidatore killer. Per non parlare dei numeri che riguardano incidenti stradali che coinvolgono mortalmente persone in bici.
Questa discussione vale quindi anche come filo rosso sulla sicurezza. Oggi il tema della sicurezza appare strettamente legato a quello della VISIBILITà del ciclista. 8 automobilisti su 10 dopo un incidente dichiarano di: “..non avere visto il ciclista investito..”. Impossibile siano tutti menzogneri.
Abbigliamento con colori a contrasto e uso di luci diurne e notturne dovrebbero diventare prassi per tutti i ciclisti.
Altri temi e punti di vista sono di grande rilevanza.
Postateli qui.
ciao
cauz. ha scritto:stavo per scrivere una lunga risposta, poi mi sono ricordato di questo che sintetizza tutto con molta più chiarezza.claudiodance ha scritto:Ieri la ricorrenza della morte di Wouter.
Certo ogni anno che passa farà sempre meno clamore. Non è importante, non facciamo ipocrisia.
È importante invece cogliere occasioni per parlare della sicurezza dei ciclisti, siano essi in gara o in allenamento. Ovviamente la morte di Scarponi si ricollega al numero 108 per questa ragione.
È notizia nuovissima quella dell’investimento di Froome da parte di un guidatore killer. Per non parlare dei numeri che riguardano incidenti stradali che coinvolgono mortalmente persone in bici.
Questa discussione vale quindi anche come filo rosso sulla sicurezza. Oggi il tema della sicurezza appare strettamente legato a quello della VISIBILITà del ciclista. 8 automobilisti su 10 dopo un incidente dichiarano di: “..non avere visto il ciclista investito..”. Impossibile siano tutti menzogneri.
Abbigliamento con colori a contrasto e uso di luci diurne e notturne dovrebbero diventare prassi per tutti i ciclisti.
Altri temi e punti di vista sono di grande rilevanza.
Postateli qui.
ciao
"non l'ho visto" dovrebbe essere un'aggravante per chi porta in giro una tonnellata (quando va bene) di metallo lanciata a 50 km/h (quando va bene).
https://benzinazero.wordpress.com/2017/ ... ggravante/
Cauz, d’accordo, non voglio giustificare l’automobilista, anzi, credo che il problema dell’uso e abuso di smartphone alla guida sia un nodo che l’autorità deve risolvere al più presto.cauz. ha scritto:stavo per scrivere una lunga risposta, poi mi sono ricordato di questo che sintetizza tutto con molta più chiarezza.claudiodance ha scritto:Ieri la ricorrenza della morte di Wouter.
Certo ogni anno....Postateli qui.
ciao
"non l'ho visto" dovrebbe essere un'aggravante per chi porta in giro una tonnellata (quando va bene) di metallo lanciata a 50 km/h (quando va bene).
https://benzinazero.wordpress.com/2017/ ... ggravante/
mah, non credo che con questa aggravante gli automobilisti guarderebbero di più. Semplicemente eviterebbero di dire "non l'ho visto". Punto.cauz. ha scritto: "non l'ho visto" dovrebbe essere un'aggravante
è tutto giustissimo.claudiodance ha scritto:Cauz, d’accordo, non voglio giustificare l’automobilista, anzi, credo che il problema dell’uso e abuso di smartphone alla guida sia un nodo che l’autorità deve risolvere al più presto.cauz. ha scritto:stavo per scrivere una lunga risposta, poi mi sono ricordato di questo che sintetizza tutto con molta più chiarezza.claudiodance ha scritto:Ieri la ricorrenza della morte di Wouter.
Certo ogni anno....Postateli qui.
ciao
"non l'ho visto" dovrebbe essere un'aggravante per chi porta in giro una tonnellata (quando va bene) di metallo lanciata a 50 km/h (quando va bene).
https://benzinazero.wordpress.com/2017/ ... ggravante/
Nondimeno è poco utile dare sempre e solo le colpe “all’altro”.
È più utile in primo luogo tenere comportamenti virtuosi: migliorare la propria visibilità, imparare a gestire le situazioni più critiche (rotatorie innanzitutto), utilizzare sempre il casco, attenersi al codice stradale, non tenere comportamenti a rischio (lo smartphone è molto usato in movimento anche dal ciclista selfie-dipendente) e imparare a ricercare sempre il CONTATTO VISIVO con l’automobilista come condizione massima di sicurezza per incroci, semafori, rotatorie ed immissioni laterali......
Mmm. Io invece sono contrario alle ciclabili, per una serie di motivi.nemecsek. ha scritto:(...)
I comportamenti proreattivi da parte dei ciclisti (garantirsi la massima visibilità, attenersi scrupolosamente al codice della strada) sono fondamentali per diminuire i rischi.
La sicurezza passa soprattutto da piste ciclabili sicure e dedicate.
Mah.... un mio conoscente è passato da una Bianchi a una Surace carrozzina spinta dal badante peruviano ......paralizzato...desmoblu ha scritto:
Mmm. Io invece sono contrario alle ciclabili, per una serie di motivi.
Intanto la maggior parte delle piste va benissimo per l'anziano col nipotino, per il ragazzino, per andare a prendere il pane. Ma se devo andare ai 40 km/h su una striscia larga un metro e mezzi, con le radici, i pali in mezzo, i cancelli (e a doppio senso) semplicemente NON lo faccio. Anzi, spesso è più pericoloso andare su questo tipo di stradine che su un corso, per quanto trafficato. E non si può nemmeno pretendere che le ciclabili siano tutte larghe 3-4 metri (ce ne sono: poche, ma ci sono), perché spesso è logisticamente e urbanisticamente impossibile.
Ricordo che se un ciclista è vittima di incidente fuori dalla ciclabile per il codice (e le assucurazioni) ha sempre e comunque torto lui.
Le ciclabili sono così una ghettizzazione del ciclista: gli automobilisti perdono la dimestichezza con chi pedala a bordo strada, anzi a volte pensano che nemmeno ci siano ciclisti perché "che ci fanno, c'è la ciclabile". O, peggio ancora: "c***i suoi, c'è la ciclabile".
La soluzione è l'opposto: non trasformare il ciclista in un alieno ma piuttosto calarlo appieno nelle dinamiche della strada.
Non per sfociare nel luogo comune, ma se vai in Francia i cartelli dicono "automobilisti e ciclisti condividono la strada". In Germania i ciclisti sono tutelati, in Olanda figurati.nemecsek. ha scritto:Mah.... un mio conoscente è passato da una Bianchi a una Surace carrozzina spinta dal badante peruviano ......paralizzato...desmoblu ha scritto:
Mmm. Io invece sono contrario alle ciclabili, per una serie di motivi.
Intanto la maggior parte delle piste va benissimo per l'anziano col nipotino, per il ragazzino, per andare a prendere il pane. Ma se devo andare ai 40 km/h su una striscia larga un metro e mezzi, con le radici, i pali in mezzo, i cancelli (e a doppio senso) semplicemente NON lo faccio. Anzi, spesso è più pericoloso andare su questo tipo di stradine che su un corso, per quanto trafficato. E non si può nemmeno pretendere che le ciclabili siano tutte larghe 3-4 metri (ce ne sono: poche, ma ci sono), perché spesso è logisticamente e urbanisticamente impossibile.
Ricordo che se un ciclista è vittima di incidente fuori dalla ciclabile per il codice (e le assucurazioni) ha sempre e comunque torto lui.
Le ciclabili sono così una ghettizzazione del ciclista: gli automobilisti perdono la dimestichezza con chi pedala a bordo strada, anzi a volte pensano che nemmeno ci siano ciclisti perché "che ci fanno, c'è la ciclabile". O, peggio ancora: "c***i suoi, c'è la ciclabile".
La soluzione è l'opposto: non trasformare il ciclista in un alieno ma piuttosto calarlo appieno nelle dinamiche della strada.
Travolto da una ragazza in auto, l assicurazione prima cosa ha mosso contestazione per circolazione su strada pubblica con mezzo non idoneo per mancanza di luci indicatori ecc ecc
Resto dell idea che quella che chiami ghettizzazione sia il modo migliore per salvaguardare l incolumita di chi va in bici....
claudiodance ha scritto: ↑giovedì 12 maggio 2011, 9:40 108
Prendo una pausa dai disegni. Dieci minuti, ho in mente un nome e un cognome. Apro Google-immagini. Le foto si ordinano sul monitor come isolati di una città-giardino dai colori insoliti:blu-blu-nero-blu-nero-blu-blu-nero. Le maglie delle sue squadre, certo.
Bel corridore. Mi piace. Mi piaceva già prima e lo tenevo un po’ d’occhio. Lui, Van Avermaet, Leukemans, insomma quel gruppo di Belgi che, in quanto tali, osservo sempre con un credito di affetto preventivo. Ecco un primo piano, bel faccione, simpatico. Cresta tirata su con il gel, mascellona, sorriso largo. Adatto alle caricature, penso. Sarebbe piaciuto a Albert Uderzo e lo avrebbe inserito nel campionario di simpatici barbari di Astérix chez les Belges. E poi una corporatura che sprizza salute, questo Weylandt. Niente magrezze malaticce da scalatorino anoressico, niente pelle tirata su zigomi taglienti. I bicipiti tondeggiano con ampiezza e i pettorali anche. Senza eccessi, ma sono fasciature muscolari di uno sportivo. Lo vedi, sembra uno in grado di trasportare da sé due sportine del supermercato belle piene.
Ecco alcune foto delle vacanze. Una fatta su una barca di quelle turistiche, come quelle che prendo io in Corsica, per visitare le isole e le grotte vicino Bonifacio. Wouter è abbracciato a una bella ragazza, sfoggia con lei occhiali da sole molto trendy. L’altra a torso nudo, sorride su una spiaggia, rilassato. Un piercing trafigge il capezzolo sinistro del ragazzo. Comincio a farmi un quadro del tipo e mi piace. Good.
Scorro le pagine, mi soffermo sulla posizione in bici. Piuttosto distesa, braccia leggermente troppo dritte, gambe troppo aperte, ma è ok, siamo nel campo degli stilisti più che accettabili.
Belle strisce muscolari. Bel viso sincero. Un corpo giovane, modellato dall’esercizio e dalle istruzioni genetiche. Lo sapevo, brutta storia, più del sentimento è la carne a corrodere il mio pensiero. Penso a quel corpo. Alla cinetica perduta, alle proteine dei muscoli in decadimento. Comincio a sentirmi da schifo. Ecco la foto del corpo sull’asfalto. Ricordi di un corpo familiare analogo, forte e bello, abbandonato in forma di manichino inerme sulle pagine di un quotidiano, più di trent’anni fa. I corpi, quando muoiono, sono sacchi svuotati, le posture insulse e ridicole.
Ecco un primo piano del volto. La prospettiva, forse inganna, e deforma i tratti, ma no, è sconvolto, devastato dall’impatto, non è più lui. Muore senza essere più lui. Penso al mio amico chirurgo che va in bicicletta. Come mestiere è un restauratore di scatole craniche. Chirurgia maxilofacciale, si chiama. Ricompone belle facce come quelle di Wouter. Gli portano sopravvissuti che i parenti non riconoscono e lui taglia, apre, mette a posto, sostituisce, chiude, controlla che sia un lavoro ben fatto e manda a casa una persona viva con una faccia rammendata. Cosa avrebbe fatto con Wouter se fosse sopravvissuto? L’emozione l’avrebbe travolto? No. Avrebbe messo a posto la facciona del ragazzo e, dimettendolo, gli avrebbe detto: “Ci vediamo in bicicletta, ti converrà tirare giù un paio di chiletti, io in salita lascio i segni sull’asfalto!”.
Poi, mentre sorrido un po’, pensando alla dieta di Gianni, compare una foto. È una foto magica e agghiacciante al tempo stesso.
È l’anno 2009: Velodromo di Roubaix. Wouter guida un gruppetto d’elitè, che sta per contendersi piazzamenti prestigiosi nella regina delle classiche.
Radente alla balaustra, sfiorando con la ruota un berrettino bianco caduto a uno spettatore, Wouter ruota il capo verso sinistra, per controllare i movimenti di Guesdon, Breschel, Klier, suoi avversari di quel momento.
Eccolo dunque, in una postura che gli sarà fatale in Italia, due anni dopo, fare uno di quei gesti comuni a tutti i corridori. Si volta solo un poco, sicuro del suo equilibrio e della sua capacità di mantenere la traiettoria. Ecco come si muore. Nella normalità di un mestiere vissuto con passione. Wouter si volta, vuole fare una bella volata, il capitano ha da poco vinto la corsa, ma lui è ancora ambizioso e vuole fare bene fino in fondo. Lungo la discesa del Bocco, ieri, si voltava per incitare i compagni di gruppetto a collaborare all’inseguimento. La gara nel cuore e nella mente. Anche per un decimo posto, anche per non prendere un distacco alla terza tappa del Giro. Uno stato della mente, per questi uomini, non un semplice mestiere.
Bella foto. Wouter in una delle corse migliori della vita. Biondo, impolverato, bello sul mezzo, spalle larghe, padrone del mezzo e del movimento, gente dietro che applaude. Mi commuove.
Cerco traccia del risultato, ma la rete non mi aiuta. Non so se il ragazzo abbia vinto o perso quello sprint. Certo aveva tirato per Tom Boonen tutto il giorno e non era più fresco, e poi Guesdon è uno veloce ed esperto del velodromo della Roubaix. Breschel poi, mi viene da ridere, un rapace nelle volate disputate dopo corse così dure.
Però me lo immagino. Me lo voglio immaginare. Procede con la testa mezza girata. La bici scorre dritta come un piombo. Niente muretti del cazz.o. Controlla i tre bastardi dietro, che lo vogliono fregare. Non vuole rallentare troppo, che il danese è leggerino e partendo da fermi gli schianterebbe dieci metri nella schiena come niente. Ai trecento accelera e quando vede il francese uscire pesta vigoroso sui pedali. Molla una codatina giusta, per farli cagare addosso, non per farli cadere, scende alla corda, acquisendo velocità e si siede a spingere in curva. Breschel esce come un furia, ma Wouter ha chiuso l’interno. Il danese lo affianca, ma deve fare metri in più e la sua bici si impenna sulla parabolica. Rincula. Wouter lo vede, volta la testa ancora, si alza sui pedali. Vince bravamente la sua volata.
Taglia il traguardo come un combattente. Le braccia dritte, biondo, spalle larghe. Il velodromo applaude. Wouter Weylandt, urla il cronista. Wouter Weylandt, Wouter Weylandt!
Claudio