PUNTATA 4 - L'INGHILTERRA PIU' TORBIDA: SHOEGAZE E TRIP-HOP
Nella puntata precedente ci eravamo dedicati al Brit-Pop, un sound tipicamente britannico che negli anni '90 aveva affondato i suoi colpi nel mainstream. Ma gli UK in musica dei '90 non sono stati solo questo (e neanche ciò che ci accingiamo a descrivere basterà): esistono movimenti cresciuti di nascosto al grande pubblico europeo, in gran parte dimenticati come lo Shoegaze, ormai confuso tra i meandri del post-rock e del Dream-Pop, in parte ben ricordati come il Trip-Hop, più duraturo forse perchè più moderno e trascinato da quel gran gruppo che tutt'ora sono i Massive Attack.
SHOEGAZE, Ovvero guardarsi le scarpe
Lo Shoegaze ha vissuto la sua epoca d'oro nei primi '90, ma nasce negli ottanta tramite dei grandi precursori come gli
SPACEMEN 3, i quali in un'epoca di revival sixties come furono gli ottanta trovarono il modo di fondere la psichedelia con quel gran calderone di emozioni distorte che erano i Velvet Underground, da sempre fonte d'ispirazione delle opere più estreme del rock moderno. La via di passaggio furono gli allucinogeni, il risultato fu
The Perfect Prescription: un mix inconsueto di feedback e noise che in seguito, prenderà il nome di Shoegaze, dall'attitudine dei gruppi interessati in questo tipo di genere a "guardarsi le scarpe" mentre si suona. In realtà, si trattava di una necessaria attenzione per i pedali, che pubblico e critica spesso non riuscivano a cogliere e interpretavano più come un atteggiamento di distacco del musicista stesso.
La definizione di shoegaze nascerà però coi
MY BLOODY VALENTINE, probabilmente l'unico gruppo di questa scena che è tutt'oggi ricordato (forse per l'uso della bellissima "Sometimes" nel film Lost in Translation". Questi irlandesi, anch'essi costituitisi negli '80, riuscirono a prendere il granitico uragano sputato fuori in
Isn't Anything del 1988 ed a trarne l'occhio del ciclone, pubblicandolo sotto il nome di
Loveless nel 1991. Un denso magma di campionamenti e distorsioni al quale tuttavia il gruppo irlandese sembra sempre in grado di tenere le redini, trasformando il caos in nènie paranoiche. L'apice è poi appunto "Sometimes", ballad senza tempo sostenuta su una struttura semplicissima: una chitarra acustica, una chitarra ultradistorta e la sottile voce di Shields. Più un intervento di tastiera settata sugli archi. L'effetto è straniante e proietta l'ascoltatore in una dimensione a cavallo tra due universi paralleli. La composizione inconsueta della band, formata per metà da donne, completa l'effetto straniante, con la Butcher e Shields (anch'egli dotato di una voce particolarmente sottile e gentile) che si alternano in un canto sussurrato.
Ma a parere di chi vi scrive il vero capolavoro dello Shoegaze è un altro: provenienti da Oxford, i
RIDE di Andy Bell sfornarono un capolavoro assoluto come disco d'esordio, dal titolo
Nowhere, fantasmagorico sin dalla copertina: un onda dispersa nell'oceano, della quale non si intuisce nè l'inizio nè la fine, e che non si sa dove andrà a infrangersi. Così è la musica dei Ride: intensa e crescente come un'onda, incapace di spegnersi in un momento preciso. Il disco d'esordio parte subito con "Seagull": sono basso e batteria a farla da padroni, permettendo alle chitarre di estendere il loro potenziale su strutture molto articolate. Si distingue anche il marchio di fabbrica della band di Oxford, che è l'uso pesante e ostentato dei cori, tale da non poter isolare la concezione di "cantante" in questa band, sebbene canti per lo più Bell. Dopo 40' di ondate psichedeliche e distorsioni, si chiude con "Nowhere", pezzo fuori dal tempo e dallo spazio, che dal vivo diventa poi una assurda rincorsa tra chitarre e feedback senza speranza di ritrovare il filo del discorso. I Ride sforneranno altri album ma non riusciranno a ripetere questo capolavoro: nei 2000 Bell finirà a sorpresa a ridare sostanza al basso degli Oasis nei lavori degli anni duemila, da "Standing on the shoulder of giants" in poi.
Restano da ricordare, di questa scena, anche gli
SLOWDIVE, che pubblicheranno 2 album notevoli,
Souvlaki nel 1994 e
Pygmalion nel 1995, e saranno l'ultima bandiera del genere, costretto poi a perdersi nei meandri dei nuovi generi che verranno. Gli Slowdive coniugano un po' delle caratteristiche dei gruppi precedentemente elencati, mettendoci del loro soprattutto nello stile cantautorale nel primo album, con la bellissima "Allison" che ascoltata abbinata al video può ricordare, per chi ha fatto questa vita, la ragazza sorridente delle feste universitarie che finiva per ubriacarsi un po' e risultare ancor più tenera, quella che un po' tutti volevamo amare e che in pochi riuscivano a catturare. Pygmalion invece si accosta più al dream pop e ricorda il suono di un grande gruppo degli ottanta, i Cocteau Twins, i quali in Elizabeth Fraser avevano una splendida voce eterea, al quale Rachel Goswell è accostabile.
ASCOLTI CONSIGLIATI:
http://www.youtube.com/watch?v=NN2CK48l4GM SPACEMEN 3 - TAKE ME TO THE OTHER SIDE
http://www.youtube.com/watch?v=t0dJqlvOSq4 MY BLOODY VALENTINE - SOMETIMES
http://www.youtube.com/watch?v=rJh7q2QCiyc RIDE - NOWHERE (live 1992)
http://www.youtube.com/watch?v=jkM3M3zGcGE SLOWDIVE - ALLISON
TRIP HOP : Il "Bristol Sound"
In questo caso, possiamo parlare di un genere che nasce da una città, da un'atmosfera. Anch'esso ha le sue radici negli anni '80, ma queste radici non vanno viste tanto per la musica, quanto per l'ambiente che si era venuto a creare. Erano i primi anni dell'immigrazione e Bristol pullulava di immigrati provenienti dai paesi caraibici, che portavano il loro reggae e lo spingevano a confondersi con la musica dei bianchi. Nasce così "The Wild Bunch", un collettivo di DJ che animerà le serate del The Tube, non lontano dall'area universitaria. Da esso prenderanno forma poi i 2 gruppi princpali del movimento: Massive Attack e Portishead.
Del Naja, Daddy G e Vowles, parte del collettivo Wild Bunch, si mettono insieme nel 1988 cominciando a produrre un nuovo genere di hip-hop, genere preferito di Vowles. Ma il loro sound non ha niente a che vedere con l'hip-hop americano: i rapper sono sostituiti da intense voci Soul, i beat sono scheletrici e isolati, spesso confusi dai riverberi del dub: è quel che si può riassumere come Trip-Hop, il genere dei
MASSIVE ATTACK.
Mezzanine, del 1998, ultimo lavoro del trio insieme, rappresenta il punto più alto raggiunto dalla musica degli uomini di Bristol, che per portare avanti le sue opere ha usato voci femminili di prestigio, come quella della sopracitata Fraser che darà la sua voce all'immortale "Teardrop", inconfondibile nel suo beat secco come lo scoccare delle lancette di un orologio. Di quest'album va ricordata anche "Angel". Spesso collaborava coi Massive Attack un ometto di nome
TRICKY, anche lui parte del collettivo ma più vicino all'hip-hop. Grazie a ciò, incorrerrà in un improvviso e inatteso successo nel 1995, con
Maxinquaye.
Distanti dai Massive Attack troviamo i
PORTISHEAD, assimilabili nel sound ma non facenti parte del Wild Bunch. Il loro approccio verso il genere è diverso: i campionamenti vanno più a catturare una certa musica retrò, come accade in "Sour Times", e renderla viscerale, come in "Glory Box", grazie alla voce intensa di Beth Gibbons. I Portishead hanno una storia strana, che li ha visti incidere solo 2 album nei '90 nonostante il successo crescente, si dice persino che Barrow, la mente della band, componesse per conto suo e mandasse le registrazioni per posta a Beth Gibbons. Fatto sta che dopo un lungo periodo di assenza dalle scene, il gruppo è tornato di recente nel 2009 con
Third, il terzo album appunto, che ha sorprendentemente scritto una nuova, aggiornata pagina del Trip-hop col suono della metropoli aggiornato al ghiaccio degli anni zero. Anche i Massive Attack tornarono nello stesso periodo sulle scene, pubblicando un altro grande album,
Heligoland.
ASCOLTI CONSIGLIATI:
http://www.youtube.com/watch?v=g7gutsi1uT4 PORTISHEAD- SOUR TIMES
http://www.youtube.com/watch?v=Vi76bxT7K6U MASSIVE ATTACK - KARMACOMA
http://www.youtube.com/watch?v=9semULFpEbU TRICKY - TRICKY KID
PROSSIMA PUNTATA
Nella quinta puntata non faremo riferimento a un genere in particolare, ma cercheremo, tra i gruppi rock degli anni '90, quali sono riusciti meglio ad incarnare lo spleen dell'epoca, e perchè . Quindi, d'obbligo sarà puntare il faro sui Radiohead, ma toccherà anche ai Neutral Milk Hotel, ai Built to Spill e a tanti altri.