non ho seguito in modo particolare la vicenda bike channel, non entro pertanto nell'argomento specifico.
l'aspetto evidenziato da galliano, sulla rimodulazione del sistema economico di una disciplina che passa dal chiaro al criptato, è indubbiamente necessario ed indispensabile. penso che non sia proibitivo nel caso del ciclismo, in passato altre discipline più o meno minori hanno tratto notevoli benefici dal passagio alla pay.
cauz. ha scritto:
il "servizio pubblico" francamente non so bene più che senso abbia in un mercato come quello televisivo. e diventa complicato stabilire cosa sia "servizio" e cosa meno. è un
servizio al pubblico la diretta della gand-wevelgem? e ballarò? e l'isola dei famosi? e licia colò? e i tornei di biliardo commentati dal bulba?
si entra nel classico ginepraio da cui è quasi impossibile uscire.
ovvio che pure io sognerei tutte le gare dell'anno in diretta sulla rai, e tutto il ciclocross, la pista, le repliche e i programmi di approfondimento. ma so che è un sogno e me lo tengo come tale, fortunatamente gli streaming oggi ci rendono accessibile quasi tutto, comprese le gare che andranno su bike channel.

condivido in pieno. aggiungo un paio di considerazioni.
comprendo le lamentele dei più giovani, per i quali la normalità è poter assistere sulla rai o comunque in chiaro (ricordo l'ormai defunta sportitalia) agli ultimi 70-80 km delle principali corse WT e HC. per i meno giovani, invece, la normalità era la visione dei 30km (quando andava di lusso)di Giro, Tour e principali classiche... non tantissimo ciclismo in tv, ma non mi pare che il movimento godesse di cattiva salute e scarso interesse da parte della massa popolare. il discorso andrebbe approfondito, per una corretta analisi andrebbero ovviamente considerati altri aspetti non propriamente marginali, mi rendo conto che non ha molto senso confrontare la realtà attuale con quella di 30 anni fa senza fare i dovuti distinguo, ma non mi sento di scartare la tesi che la sovraespozione, nel caso del ciclismo, abbia avuto (anche) dei risvolti negativi. non sono abbonato sky ma, pur nel disappunto per non poter vedere herelbeke, gand o brabante in tv comodamente seduto nel divano (tuttavia, come fa notare cauz, lo streaming ormai è alla portata di tutti), credo che un passaggio di qualche anno sulla pay possa rivitalizzare il movimento... sia a livello di interesse, dal momento che quanto meno se ne vede tanto maggiore è il desidero di vederne, sia per quanto concerne la stessa Rai che, nel caso la parentesi sulla pay dovesse rivelarsi positiva, avrebbe lo stimolo per investire nuovamente sul ciclismo apportando ulteriori miglioramenti alla gestione del prodotto. è accaduto in passato, quando il Giro, ma pure la F1, approdarono in Fininvest: il prodotto fu quasi totalmente spogliato dei vecchi abiti e rivestito con dei nuovi, introducendo nuovi elementi per renderlo più appetibile al pubblico... penso alla spalla tecnica fissa in sede di commento, agli speciali alla partenza della tappa e al giro notte (non una semplice sintesi ma un vero e proprio studiolo), allo studio tappa, alle dirette non stop. elementi che si rivelarono assai positivi e che rappresenterano una ventata di freschezza per la gestione televisiva di una disciplina che in Rai era decisamente old-style. non è un caso che la Rai si riappropriò ben presto del Giro, facendo proprie tutte le idee introdotte nel lustro del Biscione.
del resto sono gli aspetti positivi del libero mercato e, tornando all'origine della discussione, ovvero Bike Channel, non mi sento di escludere a priori che la storia si ripeta.