giorgio ricci ha scritto: ↑giovedì 26 dicembre 2024, 22:19
Il ritorno di Armstrong è stato poco esaminato ,pure dai fenomeni ipocriti che hanno decretato la damnatio memoriae dell'innominabile .
Ebbene ,se nel Tour 2009 ha corso quasi secondo le regole ,o perlomeno a pari degli altri c'è da registrare che un terzo posto al Tour a 38 anni dopo tre anni di assenza dalle corse è un risultato che ha dell'incredibile.
Capisco che quel Tour è stato un po' addomesticato, che correva nella squadra più forte ecc. Ma se quel risultato è veritiero allora posso dire con certezza che dal 2000 al 2005 era veramente l'atleta più forte ,doping o no
Io non credo che Armstrong sia diventato un campione perché era più dopato di altri ,perché Ferrari i miracoli non li faceva ,si limitava a fare rendere al massimo atleti già molto forti di loro .
Colgo lo spunto per dire la mia, uscendo dal genere fantasy in cui è precipitata questa discussione. A dire la verità, sul tema si potrebbe aprire un nuovo topic fuori da questa sezione, ma sfruttiamo questo spazio...
Nel 2009 Armstrong aveva, nuovamente, un rapporto di lavoro con Ferrari che gestiva la sua preparazione.
Dispiace rovinare le fantasie di Castelli, ma Ferrari all'epoca altro che esclusiva, aveva un rapporto di quel tipo con decine di atleti nel gruppo.
Tanto che, agli atti del processo, c'è come testimonianza un episodio in cui Armstrong chiese a Ferrari di spostare l'appuntamento con un noto atleta italiano, ora organizzatore di corse, al giorno successivo e di essere ricevuto con un giorno di anticipo, perché meglio si incastrava con il volo per tornare in America.
Grande protezione e grande sistema! Diverso da tutti gli altri! Come no...
Sul 2009, fino alla primavera Armstrong non era neanche certo di potere correre in Francia. In quell'anno ebbe decine di controlli antidoping fuori dalla corsa, da Ottobre 2008 a fine stagione mi pare che si arrivò intorno al centinaio. Una media di uno a settimana.
In quel Tour ha corso secondo le regole nel senso che ha corso secondo le regole del gruppo.
Abbiamo i valori dell'andamento di ematocrito ed emoglobina sia di Armstrong che di Wiggins, arrivato dietro di lui, quarto. Tutti e due presentano, nella seconda metà di Tour, un leggero rimbalzo di tutti e due i valori. Tendenza che si è sempre ricondotto a trasfusione, anche se è semplificato e almeno a livello teorico può dipendere da un adattamento del corpo agli sforzi prolungati di una lunga corsa a tappe.
Comunque la si voglia vedere sul piano teorico, fatto sta che tutti e due avevano lo stesso andamento. Ergo tutti e due avevano avuto lo stesso trattamento.
C
omunque, il problema di Armstrong in quel Tour, per non essere ancora più competitivo, fu legato alla preparazione. Venendo da tre anni di stop, fu costretto a lunghe fasi di carico, di quantità. Fino a primavera inoltrata, molto allenamento fu fatto in altura, a metà Aprile passò una settimana al Tour of Gila in quota, fattore che era utile per riabituarsi a grandi carichi di lavoro, ma non all'intensità che gli era necessaria per essere performante al meglio.
Di mezzo ci si mise anche una frattura alla clavicola proprio quando doveva fare il salto di livello nella preparazione.
Fece perfino il Giro d'Italia, preparazione non proprio ideale per arrivare con il picco di forma che era stata sempre la sua caratteristica. Ma era non solo una necessità per sponsorizzazione e come obiettivo che aveva annunciato, ma anche una necessità per riabituare il corpo allo sforzo di una grande corsa a tappe.
Armstrong infatti, sempre dagli atti del processo, lamentò con Ferrari dopo il Tour proprio di avere sentito la mancanza di quella potenza anaerobica nel momento di massimo sforzo. Preparazione non perfetta, anche causa piccolo infortunio, e necessità di riadattarsi, gli impedirono di preparare appieno la parte di intensità: proprio quella che, tra l'altro, quando si è avanti di età bisogna curare maggiormente, e lui di anni ne aveva quasi 38.
Questo problema si vede in maniera lampante a Verbier, salita da 20 minuti di sforzo, nella quale dopo tre quattro accelerazioni importanti, è costretto ad andare del suo passo perché non regge.
Questo tralasciando che Contador sarebbe stato un osso duro ugualmente. Ma sul Mont Ventoux, salita costante che non si può fare a tutta con sforzo massimale da valle a cima, si vide un Armstrong brillante.
Un percorso fatto su misura per un atleta al suo rientro e le defaillances di alcuni possibili sfidanti per il podio, come Evans e Sastre, gli permisero il grande risultato, che però ottenne con le sue gambe.
Nel 2010 aveva colmato il problema, anche se Castelli dice il contrario perché è andato a guardarsi le classifiche e non si ricorda. Con una stagione alle spalle si era presentato meglio e più reattivo da quel punto di vista, anche se il 2010 fu costellato di sfortuna, tra problemi fisici in primavera e la caduta al California a meno di due mesi dalla partenza del Tour.
Sempre a proposito di protezioni e di sistema tutto in suo favore, non misero la cronosquadre che lo avrebbe avvantaggiato e il Tour tornò a essere duro.
Però in Francia prima la caduta sulle pietre, poi la caduta nella prima vera tappa di montagna, gli ha impedito di giocarsi le sue carte.
Insomma, c'è tanto da raccontare, che ha a che fare con allenamenti, episodi di gara, sfortuna, sfida tra atleti.
Ma qualcuno vuole trascinare a tutti i costi nel fango del doping inventandosi storielle e annullando la complessità.
I buoni contro il cattivo era una storia che era già stantia prima del processo. Ma prima del processo qualcuno poteva ancora accampare la teoria di nuovi ritrovati dopanti inaccessibili agli altri e chissà quali grandi protezioni, diverse dagli altri. Dopo il processo, continuare con questa tiritera mi lascia basito.