Fantastiche foto

dalle quali si evince come io col ciclismo c'entri veramente come i cavoli a merenda
Riavvolgo il nastro e mi rivedo arrivare, sabato, all'aeroporto di Brindisi, ovviamente all'ultimo momento comme d'habitude... Saluto la mia dolce metà che mi ha accompagnato malgrado l'ora più o meno antelucana, entro nella hall delle departures, il tempo di ritrovare l'orientamento dopo una notte passata in bianco (grazie, analisi del percorso del Tour de Suisse, grazie precisissimi elveticotti che non mettete sul vostro precisissimo sito i precisissimi dettagli delle salite, costringendo il ciclowebber di turno a ricostruire tutto su Track4bikers...), e leggo su un display la terribile notizia: volo spostato dalle 8.20 alle 13.20... Oh my gosh, nemmeno il tempo di dire "ma come?!?" che mi squilla il telefono, è la citata dolce metà che mi annuncia che il motore della nostra macchina (una Punto bianca del 1992 credo, si sa, noi gente possidente...) sta andando a fuoco
Il tempo per lei di ritornare al parcheggio dell'aeroporto, e per me di uscire dalla hall, e si fa un punto della situazione: l'auto in realtà non andava a fuoco, ma c'era solo della suggestiva nonché fumosissima ebollizione nel serbatoio dell'acqua. Salto la parte delle timide prove (dopo aver rimpinzato il suddetto serbatoio con sobria acqua Panna, l'unica non frizzante che si trovasse al bar dell'aeroporto) di riaccensione del mezzo, e dell'esosissimo acquisto di un nuovo biglietto aereo (non potevo aspettare le 13.20 per arrivare a Orio alle 15, visto che avevo un appuntamento col Camper dell'Ammore), dico solo che per rientrare dell'esborso mangerò gallette di riso fino a metà Tour

[Parentesi: visto che l'auto domani andrà obbligatoriamente in riparazione, mi riferisco ovviamente al Tour del 2014].
Il volo è un lampo-tutto-sonno, vengo svegliato solo dal delicato botto delle ruote sull'asfalto di Malpensa2 (il secondo volo atterrò in un luogo diverso da quello previsto per il primo), ma niente paura, ad attendermi c'è la soave visione di Subsonico che parla incomprensibilmente veneto e che mi accusa di non aver guidato l'aereo più velocemente. Ghe sboro!
Laura e Priscilla, solo parzialmente accaldate dai 46°C dell'interno del camper parcheggiato sotto al sole, mi accolgono con maggior grazia dell'irsuto Giovinastro, e allora partiamo alla volta di Torino, la fermata all'autogrill di Novara (che - guardacaso! - avevo visitato, in senso opposto, scendendo nottetempo da Cervinia a Busto al Giro) è buona per un pranzo inatteso (lasagne al pesto e vitel tonné, slurp!) e per fare il pieno di birre che torneranno utili nella seconda parte del trasferimento. La chitarra di Sub è l'ideale per ammazzare il tempo, il ragazzo tra l'altro ha scritto una canzone dedicata alla Kobram, ce la canta ma questo piccolo capolavoro resterà confinato alla conoscenza di noi 4, alla faccia dell'elitarismo! Biricchino-Diroccò!
All'appuntamento della crono, a Pino Torinese, ritroviamo il mitico Bob Fats, l'adamitico Uffa, lo scemitico Euge e facciamo la conoscenza del mite Desmo (me l'aspettavo di maggior mole!) e di un mitile ignoto con la capa liscia come il guscio di una cozza, la divisa nera come il guscio di una cozza, l'eloquio tagliente come il guscio di una cozza ma il cuore rosso come il cuore di una cozza

Insomma, il giovin frutto di mare testè descritto risponde al nome di Pacho, lo abbraccio lo bacio lo banno (sulla fiducia) e si può partire per la crono. Mi accorgo però del trascurabile particolare di non avere una bici atta alla bisogna, né alcuno degli astanti può fornirmene una, così mestamente accetto il ruolo di starter. I ragazzi vanno a far ricognizione sul percorso, io con la mia Ceres compagna di mille avventure mi adagio sul marciapiede ma me cala la palpebra, allora prima di crollare del tutto decido che tutto sommato è più dignitoso distendermi un attimo su una panchina poco distante... mi appoggio, così, 20", ma forse passano 20', al mio risveglio non so nemmeno dove mi trovo, poi una bella ragazza giunge correndo per la salita, è Sarah, incredibilmente fidanzata con Euge

la quale si sta allenando per un Ironqualcosa (ciò forse me lo sono inventato), ci salutiamo, ma il mio smarrimento non è lenito anche perché nemmeno lei sa dove si trovi il suo boy con gli altri. Finalmente via telefono vengo avvisato che gli iscritti alla prova mi attendono appena un po' impazienti nel luogo della partenza... ma non ho la minima idea di dove sia... che fare? (direbbe Pacho

).
Mi viene in soccorso il buon Bob, che viene su in bici, mi affida incoscientemente la sua auto, e mi guida al punto del via. Le partenze si susseguono rapide, rallento con maldestrezza lo start dello stesso Bob, indi raggiungo in auto il luogo dell'arrivo, dove le birre di Euge attendono i faticatori e i nonfaticatori, e dove apprendo che il
Monkey Funky Team ha ottenuto - con Pacho - il primo successo di un weekend che sarà incommensurabile. Si brinda, si festeggia, si percula affettuosamente Euge, si ammirano le borracce Astana messe in palio dall'ottima Priscilla, e dopo frizzi e lazzi vari ci si avvia verso Torino.
Casa di Desmo, dove a turno noi Camperisti dell'Ammore ci laviamo (si conferma nell'occasione il dogma delle ragazze che in bagno ci vanno in due...

), mi riporta ai tempi bohemiennes di quando ero universitario nonché postuniversitario, con quelle stanze in cui ci sta di tutto in un disordine salutare. Le tavole dell'ultima opera di Desmo mi calano

in uno scenario che sarà abbastanza predittivo di quanto avverrà di lì a poche ore, dopodiché ci rechiamo a piedi alla vicina (18 km) trattoria della cena, dove da ore Bob con la sua simpaticissima Cristina e le deliziose figliuolette ci attendono sbocconcellando nervosamente patatine fritte, in compagnia di alcuni volti per me nuovi: saluto Herbie (da me già individuato come accreditato rivale facente parte dei Kazzakos) e me lo seggo vicino a tavola (dall'altra parte ho Desmo, da me individuato come accreditato rivale facente parte dei Landos), saluto un fascinoso virgulto siculo che risponde al nome di Camoscio Madonita, e poco dopo giungono anche Euge con Sarah, Uffa con Pacho e la cena ha inizio.
Una cena anarchica, bellissima, in contemporanea c'è chi mangia l'antipasto e chi il secondo, e si va avanti così attendendo disordinatamente l'arrivo di Woodstock e Monsieur, che sono in viaggio da ore per la felicità delle ascelle di Mario e dell'olfatto di Franz.
Il leitmotiv della cena è comunque tutto nel barbera che copiosamente riempie bicchieri su bicchieri. La mia strategia è chiara: fiaccare le resistenze di Herbie e Desmo inondando i nemici stomaci con quell'ottimo rosso. I due intrepidi non si tirano certo indietro (mi pare che Herbie a un certo punto abbia farfugliato qualcosa come "massì, facciamoci questo sedicesimo e ultimo bicchiere", frase poi ripetuta 7-8 altre volte

), io mesco e al contempo stuzzico il lombardo su un tema a lui caro, ovvero la fantasia necessaria nel ciclismo d'oggi: "Vorrei vedere nella Kobram di domani un attacco a lunga gittata, magari coronato dal successo, anche voi kazzaki non potete appiattirvi come la Liquigas a tirare tutto il tempo per Robby!", scoprirò la mattina dopo quanta influenza abbiano avuto quelle mie parole nell'ubriaca mente del malcapitato Herb
Nel dopocena, in mezzo alle centocinquantamilioni di persone presenti in Piazza Vittorio (un buon 40% delle quali in minigonna ascellare, va detto per onor di cronaca) e dintorni, il momento drammatico in cui si separa il grano dal loglio, l'atleta dal cazzaro. I primi, ovviamente e saggiamente, vanno a dormire per riposare prima dell'appuntamento campale, quello che vale una stagione, ma che dico una stagione, una carriera! I secondi, accampando le scuse più retrive ("si vive una volta sola", "sono per la prima volta in 18 anni senza la mia ragazza accanto", "mi è sembrato di vedere un conoscente andar giù per quei murazzi, seguiamolo!", "ho già vinto la mia Kobram, ora voglio bere" - quest'ultima, recitata dall'oro della crono, potrebbe valere appunto per la sezione golden retrive...

), iniziano, con l'ormone in palese subbuglio, a ciondolare per locali seral-notturni.
Un drappello formato, oltre che dal sottoscritto, da Monsieur, Pacho, Subsonico (in pratica il MFT in grande spolvero!), l'impavido Camoscio, le pulzelle Laura e Priscilla, e guidato da un Desmo in versione GoogleMap taroccato ("mancano solo 200 metri! ancora 7'30" ad andatura agile! un passettino e ci siamo! svoltare a destra dopo il semaforo!"), si inocula nella movida sabauda, prima tappa un baretto-chupitos al cui interno si segnala una densità di 46 persone per mq. Un paio di rumetti con pera per entrare in clima devastation, e l'infame Desmo gioca il jolly al solo scopo di azzerare ciclisticamente la compagnia del buonumore che lo circonda.
Al grido di "Tamango o muerte!" (motto che per alcuni di noi si trasformerà, in corso d'opera, in "Tamango E muerte!") ci conduce nel peggiore bar di Caracas-sez. Torino, e qui facciamo la conoscenza dell'orrida bevanda composta da Tamarindo, Mango, Polvere da Sparo, Dolce Euchessina e diosolosà quale altra diavoleria. L'intruglio, dal sapore di Bactrim Forte e dalla potenza di due megatoni, abbatte i nostri freni inibitori, Pacho ci prova con dei tizi al bancone (dall'aria sospettosamente keynesiana), Desmo si strugge al pensiero di una soave fanciulla che mai gli si concederà, Camoscio ci narra delle sue conquiste valenciane, io mi sento in dovere di ripercorrere la storia del nostro Forum, e intanto questo Tamango va giù in maniera sempre più naturale.
Dopo un tempo imprecisato, usciamo dal locale e ci avviamo verso i rispettivi mezzi, e io, ripensando alle birre del pomeriggio, al vino della cena, ai chupitos, ai tamangos, all'animadelimortaccimia, gongolo tra me e me ("ellamadosca, certo che lo reggo alla stragrande l'alcol!") per la resistenza. Non più tardi di 12" dopo, colto da improvviso cedimento strutturale, mi seggo un minuto. Da lì al collasso cardiorespiratorio il passo è infinitesimale.
Al mio risveglio, nel camper, vestito come la sera prima, obnubilato come il protagonista di Paura e delirio a Givoletto

(mi verrà raccontato successivamente dell'eroica Laura andata a prendere il camper per venirmi a raccattare - della serie "se Maometto non va alla montagna" [© Desmo], degli eroici Priscilla e Desmo che nel frattempo tengono il posteggio occupato, dell'eroico Monsieur che mi recupera e depone pietosamente nel letto [grazie Mario!!!

], dell'eroica mia risposta alla domanda "ti fa male la testa o lo stomaco?" - "...Nairobi"

) , mi accorgo di essere nella piazza del ritrovo kobramistico. Fuori dal finestrino vedo tanti volti cari, e allora mi ricompongo alla meglio, recuperando un'espressione quantomeno cubistico-picassesca, scendo dal van e faccio il giro dei saluti.
Vecchi amici (oltre a quelli visti la sera prima, abbraccio Robby, i toscani con gentili donzelle, Bitossi con dolce compagna, Pedalando, UribeZubia, gli straordinari Frejus e Alcyon, il sodale di tante battaglie Seb), e forumisti visti per la prima volta, tra i quali mi muovo per salutare con un certo disorientamento figlio del mio stare in una dimensione parallela (presentazioni e strette di mano con Zanarkelly, Cauz, Big Bear, la meravigliosa ElisaMorbidona)... un caffè triplo al bar vicino, mi vado a cambiare per indossare la mia divisa da zozzone (del ciclista avevo solo i calzini), inforco la bici che gentilmente Euge mi ha messo a disposizione, e quando, con fare da bradipo, mi avvio verso la partenza, gli altri kobramisti hanno già quasi finito il giro di ricognizione.
Faccio in tempo ad accodarmi all'ultima rotonda del circuito, e nei 200 metri che la separano dal traguardo perdo già le ruote di chiunque. Da bravi amici comunque attendono che tutti siamo in qualche modo allineati sulla linea di partenza, e si va (sì, non indosso neanche il casco, non ci stava nella borsa da volo; ma tanto alla mia andatura, e per l'unico giro previsto, dovrei impegnarmi veramente a fondo per andare per terra. Comunque prometto che la prossima volta me lo porto). Nei primi 26 metri del circuito riesco addirittura a tirare un po' il gruppetto dei migliori (naturalmente mi riferisco agli scultorei atleti in lotta per la maglia nera), ma poi mi stacco immediatamente, e resto a bagnomaria per una decina di chilometri: li vedo a 50 metri da me, ma appena mi avvicino un minimo, loro allungano. Mi sento tanto Tantalo, tanto che mi convinco che, se riuscissi ad accodarmi, potrei anche resistere più di un giro, visto che il circuito mi appare insospettatamente più facile del previsto. Ma non ce la faccio
L'ultimo contatto che ho con un rappresentante della rinomata categoria dei ciclisti, è nel momento in cui vengo superato da Saranievole con pipa in bocca

(rimasta inizialmente attardata ma poi rientrata ottimamente su chi era davanti). La fatidica rotonda è per me il punto nodale. La raggiungo e non penso nemmeno all'eventualità di transitare sotto lo striscione, e per fortuna aggiungo ora, visto che quei 200 metri in più mi avrebbero stroncato, ancor nel semigiovanile rigoglio degli anni
Completamente svuotato, me ne vado mesto al camper, mi distendo un altro attimo e quando mi risveglio (minchia, a ripercorrere il tutto mi rendo conto di qual relitto umano io sia

) vedo che diversi ciclovori si stanno già cambiando. "Ma come, è già tutto finito?!?", scendo e subito apprendo che il
Monkey Funky Team ha vissuto una giornata gloriosa, di quelle da vergare con caratteri di platino nel libro d'oro del ciclismo: Nievole ha vinto e Monsieur, scortato dall'impareggiabile Frejus, si freja di un'altra maglia nera; vengo a conoscenza di particolari che mi rendono orgoglioso della mia cialtronaggine (tipo che Herbie, pagando in maniera evidente l'avvinazzatura di poche ore prima, si è arreso in volata senza nemmeno sprintare

dopo aver promosso e animato da campione la fuga buona), ma per tutti i commenti ogni discorso è rinviato al momento del picnic.
Bob Fats, coadiuvato da Cristina e da alcuni ottimi amici, ci prepara una spettacolosa tavolata, Uffa vestito d'amianto sta già attizzando il fuoco, parte una sarabanda di specialità enogastronomiche multiformi, multicolori, multistrati, multitutto. Delizie per il palato, peccato che non sia affamato come nei giorni migliori (si sa che i postumi son postumi

), solo che ora a rimembrare tutto quel ben di dio mi sta venendo una fame mitologica, per cui mi fermo qui...
Le premiazioni, con due splendide miss provenienti dalle fila del Landos e dei Kazzaki costrette a baciare uno dopo l'altro i protagonisti del
MFT (oltre alle vittorie sul campo, si aggiungono i premi per lo Stiloso a Pacho e per il Crisoelefantino a Sub) rappresentano un momento di intensa soddisfazione per chi ha da sempre creduto nelle potenzialità di questo team che oggi può dirsi definitivamente nell'Olimpo di questo sport! E ringrazino, le altre formazioni, che la nostra magnanimità ci spinge a non pretendere i meritatissimi premi per il SuperTeam e per la Mulazza d'oro, ma proprio per non voler sembrare troppo ingordi decliniamo gentilmente, abbandonando il proscenio prima di quanto sarebbe lecito fare.
Purtroppo, dopo le premiazioni, inizia la fase più tremenda di ogni Kobram, quella dei saluti, sotto lacrime di pioggia

che però non scalfiscono minimamente il nostro spirito di amicizia, passione e stolta allegria
Scrocco un passaggio dai Bitossis fino a Milano, chiacchiero sul sedile posteriore della loro auto con Cauz, alternando riflessioni sui massimi sistemi a repentine ronfate, mi accaso dal cugino Cacazzo che, per gradire, mi porta in giro fino a notte incurante delle mie ormai più che pietose condizioni esistenziali, mi regalo un lunedì mattina di ozio completo, riparto, arrivo a Brindisi, col pensiero rivolto a quel che sarà tra 12 mesi: incontrollate voci di corridoio sussurrano che l'appuntamento con la Coppa Kobram Cicloweb 2013 potrebbe essere in Puglia, forse proprio nel Salento... chissà... sarebbe un sogno... Abbiamo un bel po' di tempo per pensarci e parlarne, per ora penso di poter chiudere qui questo prolississimo racconto della due giorni torinese. Non volevo scrivere che un paio di centinaia di righe, e invece forse siamo a 202-203... Dannato morbus scrivens!
