Fabio Aru 2020

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cassius
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Re: Fabio Aru 2020

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Leggo che il CT della nazionale di ciclocross, Scotti, parla già di un Aru ai mondiali, di ritardare la partenza per il ritiro di gennaio della Assos Qhubeka...ma perchè?
Non si può prendere questa attività per quel che è stato? Un diversivo, un ottimo allenamento, stop.
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Intanto oggi ha faticato... 15esimo
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il_panta
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Re: Fabio Aru 2020

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cassius ha scritto: martedì 29 dicembre 2020, 17:33 Leggo che il CT della nazionale di ciclocross, Scotti, parla già di un Aru ai mondiali, di ritardare la partenza per il ritiro di gennaio della Assos Qhubeka...ma perchè?
Non si può prendere questa attività per quel che è stato? Un diversivo, un ottimo allenamento, stop.
Concordo con te, e anche col precedente intervento di rob.
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Re: Fabio Aru 2020

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cassius ha scritto: martedì 29 dicembre 2020, 17:33 Leggo che il CT della nazionale di ciclocross, Scotti, parla già di un Aru ai mondiali, di ritardare la partenza per il ritiro di gennaio della Assos Qhubeka...ma perchè?
Non si può prendere questa attività per quel che è stato? Un diversivo, un ottimo allenamento, stop.
Non ha nessun senso con l'Aru attuale, sarebbe una forzatura inutile
pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
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Abruzzese
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rob ha scritto: martedì 29 dicembre 2020, 17:39 Intanto oggi ha faticato... 15esimo
Prevedibile, c'era molta più concorrenza oggi. Poi non ho ancora visto foto ma ieri da quelle parti c'era stata una fitta nevicata, per cui presumo che il terreno di gara fosse particolarmente ostico.
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Re: Fabio Aru 2020

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rob ha scritto: martedì 29 dicembre 2020, 17:39 Intanto oggi ha faticato... 15esimo
E' già iniziato il calo di forma 2021...!
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Abruzzese
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Re: Fabio Aru 2020

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Tornando ai discorsi, innanzitutto le risposte dell'organismo variano da atleta ad atleta, per cui è il singolo corridore che si rende conto di come risponde il suo organismo. Magari c'è chi a 30 anni inoltrati riesce a conciliare entrambe le cose ad altissimi livelli, chi invece vede l'alternativa alla strada solo in funzione sporadica di allenamento e chi arriva maggiormente "finito". Tutto questo però si spiega, a mio avviso, col fatto che l'iperspecializzazione ha preso il sopravvento. Si è creato il mantra che nella preparazione devono essere per forza fatte determinate cose invece che altre perché altrimenti non si è in grado di essere al passo con gli altri e così le altre attività vengono viste più come fastidio che come altro ed anche questa è una delle cose che hanno portato alla rovina del ciclismo moderno. Paradossalmente oggi che ci sono più mezzi c'è molta meno qualità a livello generale. Purtroppo (in tutte le cose secondo me) c'è un eccesso di pragmatismo. Il rigorismo scientifico, per quanto necessario in certi ambiti, ha purtroppo quella pretesa di voler avere ragione sul romanticismo e sulla poesia, che restano necessarie per poter seguire questo sport nel modo giusto (e per approcciare anche la vita di tutti i giorni, a mio avviso). Il realismo serve, la disillusione cronica invece non credo porti tutti questi benefici.

Per quanto riguarda il fatto dell'approccio, io credo che alcuni non tengano conto di un aspetto che io non reputo affatto secondario e a questo punto chiedo: avete mai avuto la fortuna di seguire dal vivo una gara di ciclocross o di MTB? Ricordo anche quando ebbi la fortuna d'intervistare Diego Rosa agli Italiani Cross Country presso il lago di Nemi, con Diego che era da poco diventato stradista ma che si era concesso qualche gara, compreso il campionato nazionale, per divertirsi. Tra le varie cose ricordo bene che disse che l'ambiente del fuoristrada gli piaceva per quello, che c'era un ambiente più rilassato, che si era fondamentalmente tutti amici perché ci si conosceva tutti etc.etc. Così funziona sostanzialmente il ciclocross: nei piazzali antistanti il circuito non vedrete mai i giganteschi torpedoni delle squadre World Tour ma macchine proprie e furgoncini, con i team che montano i tendoni per il riscaldamento sui rulli. Si gira tranquillamente e, se si vuole, si parla un po' con tutti.

Credo che Aru abbia deciso di ripartire dal cross anche per questo: ambiente familiare e rilassato, si ritrova qualche amico che non si vedeva da tempo, si gareggia senza la benché minima pressione. Poi ok che adesso, con le attuali restrizioni, di pubblico praticamente non ce n'è oppure ce n'è poco ma mentre durante le corse uno come lui se ne sta praticamente chiuso sul bus in riunione tecnica e magari esce a pochi minuti dalla firma, così diventerebbe anche più "avvicinabile" dalla gente, ricreando quel contatto con l'appassionato che è necessario (ovvio, questo accadrebbe in condizioni normali, come ho spiegato).

Sul fatto dei risultati, visto che era stato citato, calzava a pennello l'esempio di Sagan alle Olimpiadi di Rio: Peter era già giunto ad un livello tale da potersi permettere di fare una scelta di quel tipo, che ovviamente aveva la sua percentuale di rischio. Nella MTB, pur avendo fatto un'ottima partenza, c'erano molte variabili di rischio e, come lui stesso spiegò nella sua autobiografia, fece degli errori fatali che portarono alle forature che gli compromisero la gara. Questo perché anni dopo aver abbandonato la MTB chiaramente anche un fenomeno come lui poteva avere qualche problema con le traiettorie ottimali da seguire. Il fatto che poi Van Avermaet in quei giorni si fosse aggiudicato l'oro nella gara in linea su strada ha portato molti a dire che Peter abbia fatto una grossa cazzata a puntare tutto sulla sua voglia, però comunque il fatto di essersi messo in gioco l'aveva reso ugualmente meritevole di stima e di applausi. Lì però la critica poteva starci, volendo fare un discorso costruttivo. Questo Aru invece va a queste gare soltanto per divertimento e per ritrovare un po' di sensazioni di fatica.

Quanto alle dichiarazioni di Scotti, sinceramente non sono sorpreso: il ct romano sono anni che, portando ovviamente acqua al proprio mulino, si lamenta del fatto che la strada e la Mountain Bike gli portino via prima del tempo corridori che riterrebbe funzionali per la causa azzurra, cosicché lui, dicendo in questo modo, auspicherebbe il verificarsi di una situazione inversa (anche per il fatto che, da come si evince dal suo punto di vista, pare aver avuto una parte di merito nel ritorno al cross di Fabio). Diciamo che più che un reale auspicio di buon risultato (Aru, in una gara di quel tipo, allo stato attuale finirebbe facilmente doppiato), credo che sia una trovata per l'immagine del movimento e auspicare che in futuro anche altri stradisti si avvicinino (o riavvicinino) alla disciplina. Inutile dire che io concordo sul fatto che va bene il ritorno ma creare eccessive pressioni o aspettative non vada bene.
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Road Runner ha scritto: martedì 29 dicembre 2020, 19:36
rob ha scritto: martedì 29 dicembre 2020, 17:39 Intanto oggi ha faticato... 15esimo
E' già iniziato il calo di forma 2021...!
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cassius
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Re: Fabio Aru 2020

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Abruzzese ha scritto: martedì 29 dicembre 2020, 19:44 ...
(taglio per ridurre la lunghezza)

L'iperspecializzazione (per gli amici: specializzazione) nasce dal fatto che i divari tra gli atleti di vertice sono molto molto più ridotti rispetto ai bei tempi che rimpiange un Sergio Neri.
Oggi se ti mancano pochi watt alla soglia, te ne passano davanti 10. E allora non c'è tanto spazio per grandi divagazioni.

Parlandoci chiaro, i corridori di oggi devono allenarsi DI PIU' e MEGLIO (altro che "meno qualità a livello generale"...) e fare ancora più vita da atleta per fare performance spesso lontane parenti di quelle che si facevano con le bombe degli anni 90. Devono fare un calendario più mirato. Devono fare i ritiri sul Teide per guadagnare quello che si guadagnava con una mezza siringhetta di EPO ai tempi che Berta filava.

Il romanticismo serve a noi spettatori, non a loro corridori che da sempre applicano il meglio della scienza dell'epoca per andare più forte possibile.
Coppi rivoluzionò diete abbigliamento e allenamenti per la sua epoca, e anche quello faceva parte del suo vantaggio competitivo.

Quanto all'ambiente più tranquillo, è chiaro che dove girano meno soldi i Doblò prendono il posto dei pullman, non puoi fare un villaggio partenza chiuso ecc ecc, ma basta andare al Trofeo Laigueglia invece che al Giro d'Italia per vedere le stesse cose.

I soldi veri nel ciclismo ci sono in una sola disciplina, la strada. Gli unici Paesi dove il ciclocross può farti guadagnare bene sono Belgio e in misura molto minore Olanda, Paesi dove il ciclismo su strada è una religione e il ciclocross è...diciamo un culto dei santi, almeno.
In Italia c'è una mancanza di cultura sportiva incredibile, abbiamo 3 atlete nella top 10 di Coppa del Mondo di sci alpino e l'unico momento in cui emergono dal cono d'ombra è quando Selvaggia Lucarelli starnazza qualche cagata delle sue contro di loro. Di Dorothea Wierer si parla solo perchè è bella, se fosse bruttina il biathlon non andrebbe neanche in un tg. Non credo di aver mai sentito nominare a un tg Yeman Crippa, che ha solo battuto i record di Antibo vecchi di 30 anni sui 5 e 10mila.
C'è solo il calcio ma di calcio se ne parla solo, mica lo si pratica davvero, sennò non si spiegherebbe che razza di pippe siamo diventati sul campo.
In tutta questa decadenza, avoja sognà er ciclocrosse...
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cassius ha scritto: mercoledì 30 dicembre 2020, 9:38
Abruzzese ha scritto: martedì 29 dicembre 2020, 19:44 ...
In Italia c'è una mancanza di cultura sportiva incredibile, abbiamo 3 atlete nella top 10 di Coppa del Mondo di sci alpino e l'unico momento in cui emergono dal cono d'ombra è quando Selvaggia Lucarelli starnazza qualche cagata delle sue contro di loro. Di Dorothea Wierer si parla solo perchè è bella, se fosse bruttina il biathlon non andrebbe neanche in un tg. Non credo di aver mai sentito nominare a un tg Yeman Crippa, che ha solo battuto i record di Antibo vecchi di 30 anni sui 5 e 10mila.
C'è solo il calcio ma di calcio se ne parla solo, mica lo si pratica davvero, sennò non si spiegherebbe che razza di pippe siamo diventati sul campo.
In tutta questa decadenza, avoja sognà er ciclocrosse...
come non concordare con te
siamo un paese che non investe nello sport
ne a livello televisivo ne a livello giovanile
e i risultati sono drammatici
non ci si rende conto che promuovere una cultura sportiva ha delle ricadute positive in termini di benessere e salute pubblica che vanno ben oltre il calcolo della sponsorizzazione spicciola
oggi i nostri ragazzi vengono lasciati a giocare con le playstation piuttosto che avviarli alla pratica sportiva
anche in tv (veicolo promozionale per eccellenza) si preferiscono i programmi contenitori generalisti ad una bella gara di atletica
i risultati sono che in passato molti conoscevano Stefano Mei (per me il più grande mezzofondista della storia italiana) oggi nessuno conosce Crippa
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Re: Fabio Aru 2020

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cassius ha scritto: mercoledì 30 dicembre 2020, 9:38
Abruzzese ha scritto: martedì 29 dicembre 2020, 19:44 ...
(taglio per ridurre la lunghezza)

L'iperspecializzazione (per gli amici: specializzazione) nasce dal fatto che i divari tra gli atleti di vertice sono molto molto più ridotti rispetto ai bei tempi che rimpiange un Sergio Neri.
Oggi se ti mancano pochi watt alla soglia, te ne passano davanti 10. E allora non c'è tanto spazio per grandi divagazioni.

Parlandoci chiaro, i corridori di oggi devono allenarsi DI PIU' e MEGLIO (altro che "meno qualità a livello generale"...) e fare ancora più vita da atleta per fare performance spesso lontane parenti di quelle che si facevano con le bombe degli anni 90. Devono fare un calendario più mirato. Devono fare i ritiri sul Teide per guadagnare quello che si guadagnava con una mezza siringhetta di EPO ai tempi che Berta filava.

Il romanticismo serve a noi spettatori, non a loro corridori che da sempre applicano il meglio della scienza dell'epoca per andare più forte possibile.
Coppi rivoluzionò diete abbigliamento e allenamenti per la sua epoca, e anche quello faceva parte del suo vantaggio competitivo.

Quanto all'ambiente più tranquillo, è chiaro che dove girano meno soldi i Doblò prendono il posto dei pullman, non puoi fare un villaggio partenza chiuso ecc ecc, ma basta andare al Trofeo Laigueglia invece che al Giro d'Italia per vedere le stesse cose.

I soldi veri nel ciclismo ci sono in una sola disciplina, la strada. Gli unici Paesi dove il ciclocross può farti guadagnare bene sono Belgio e in misura molto minore Olanda, Paesi dove il ciclismo su strada è una religione e il ciclocross è...diciamo un culto dei santi, almeno.
Post perfetto a dir poco :clap: la parte su Coppi spesso è dimenticata e credo valga un po' per tutti
O figliuolo il meglio d'altri tempi/non era che la nostra giovinezza
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Re: Fabio Aru 2020

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3 gennaio sarà a Cremona,sempre ciclocross .
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Re: Fabio Aru 2020

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cassius ha scritto: mercoledì 30 dicembre 2020, 9:38 L'iperspecializzazione (per gli amici: specializzazione) nasce dal fatto che i divari tra gli atleti di vertice sono molto molto più ridotti rispetto ai bei tempi che rimpiange un Sergio Neri.
Oggi se ti mancano pochi watt alla soglia, te ne passano davanti 10. E allora non c'è tanto spazio per grandi divagazioni.

Parlandoci chiaro, i corridori di oggi devono allenarsi DI PIU' e MEGLIO (altro che "meno qualità a livello generale"...) e fare ancora più vita da atleta per fare performance spesso lontane parenti di quelle che si facevano con le bombe degli anni 90. Devono fare un calendario più mirato. Devono fare i ritiri sul Teide per guadagnare quello che si guadagnava con una mezza siringhetta di EPO ai tempi che Berta filava.

Il romanticismo serve a noi spettatori, non a loro corridori che da sempre applicano il meglio della scienza dell'epoca per andare più forte possibile.
Coppi rivoluzionò diete abbigliamento e allenamenti per la sua epoca, e anche quello faceva parte del suo vantaggio competitivo.
Sarà ma finché io vedrò gli Aru e gli Haussler o i Ganna, i Kluge e via dicendo che vanno a sfangare nei cross o a girare nei velodromi, lo preferirò a chi va a fare su e giù sul Teide (o a Livigno nella bella stagione). Chiaro che i tempi sono cambiati (purtroppo aggiungo) ma non è che i ritiri in altura siano tutto quell'oro che si vuole credere.
cassius ha scritto: mercoledì 30 dicembre 2020, 9:38 Quanto all'ambiente più tranquillo, è chiaro che dove girano meno soldi i Doblò prendono il posto dei pullman, non puoi fare un villaggio partenza chiuso ecc ecc, ma basta andare al Trofeo Laigueglia invece che al Giro d'Italia per vedere le stesse cose.
L'esempio che ho preso tirava principalmente in ballo Aru, visto che finora ha corso sempre in top team nella sua carriera professionistica. Per il livello in cui siamo ora, se le cose fossero normali, uno come lui farebbe fatica a scendere dal bus e a fare due passi senza essere fermato per foto, autografi etc.etc...il che sarebbe stupendo perché è il succo di ciò che questo sport è sempre stato. Ma lì il bus serve ormai anche per evitare la ressa, per bersi il caffé in santa pace invece che andare al villaggio, per aspettare l'ultimo momento prima del foglio firma. Insomma, c'è tutta una concentrazione esasperata su quello che dovrà accadere dopo.

Invece l'ambiente del cross e della MTB è totalmente diverso (l'invito è quello di sperimentare, quando possibile, se non lo si è fatto): se si vuole si parla con tutti, si può girare liberamente sul percorso per scegliersi i punti più belli dove veder passare i corridori per fotografarli e incitarli e, dulcis in fundo, ci si aiuta anche tra varie squadre (non che questo non possa succedere anche a determinati livelli ma lì diciamo che certe cose, certi gesti rimangono ancora più permeati). Poi col fatto che, solitamente, si fanno le prove percorso già dal giorno precedente, ci si trova già tutti il giorno prima e si finisce per vivere anche la vigilia come una grande famiglia.

Per questo intendevo che ad uno come Aru un riavvicinamento così genuino e lontano dalla "mentalità del risultato" (da riacquisire nel momento opportuno e nel contesto opportuno) può fare soltanto che bene.

cassius ha scritto: mercoledì 30 dicembre 2020, 9:38 I soldi veri nel ciclismo ci sono in una sola disciplina, la strada. Gli unici Paesi dove il ciclocross può farti guadagnare bene sono Belgio e in misura molto minore Olanda, Paesi dove il ciclismo su strada è una religione e il ciclocross è...diciamo un culto dei santi, almeno.
In Italia c'è una mancanza di cultura sportiva incredibile, abbiamo 3 atlete nella top 10 di Coppa del Mondo di sci alpino e l'unico momento in cui emergono dal cono d'ombra è quando Selvaggia Lucarelli starnazza qualche cagata delle sue contro di loro. Di Dorothea Wierer si parla solo perchè è bella, se fosse bruttina il biathlon non andrebbe neanche in un tg. Non credo di aver mai sentito nominare a un tg Yeman Crippa, che ha solo battuto i record di Antibo vecchi di 30 anni sui 5 e 10mila.
C'è solo il calcio ma di calcio se ne parla solo, mica lo si pratica davvero, sennò non si spiegherebbe che razza di pippe siamo diventati sul campo.
In tutta questa decadenza, avoja sognà er ciclocrosse...
Questi sono discorsi fatti e rifatti. In altri topic e sezioni ho più volte fatto notare quanti potenziali talenti abbiamo buttato nel cesso per l'aver ridotto il settore della Velocità su pista, soprattutto maschile, ad uno zero assoluto. Così pure sul ciclocross chi ha voluto tentare qualcosa e l'ha potuto fare è andato altrove, via da qui.

Sulla cultura sportiva, chiaramente chiunque se volesse gestire il proprio tempo in un certo modo potrebbe farsela. Ognuno poi si regola in base ai propri interessi, anche se già almeno l'aver chiari i nomi, nonostante non si abbia il tempo materiale per seguire, sarebbe un qualcosa.

Su Selvaggia Lucarelli beh...se quella è da considerare una giornalista allora ho fondati motivi per non demordere e sperare concretamente nella possibilità di concorrere al Nobel per la letteratura prima che arrivi il tempo della dipartita. :D :D :D
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Abruzzese
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Re: Fabio Aru 2020

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matter ha scritto: giovedì 31 dicembre 2020, 1:13 3 gennaio sarà a Cremona,sempre ciclocross .
Si, era già stato annunciato. La novità starà nel fatto che, finalmente, potrà debuttare con la nuova divisa (e anche con la nuova bicicletta, presumo).
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Re: Fabio Aru 2020

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Abruzzese, rispondo senza quotare sempre per economia di spazio e di tempo degli altri forumisti.
Io nei miei ragionamenti sulla realtà cerco di partire sempre da un presupposto: "se fanno così non è perchè sono tutti pirla" (anzi, dico "piciu" perchè sono piemontese).
Anzi, alle volte il nostro whishful thinking su cosa vorremmo che facessero gli altri...beh, quello sarebbe chiedergli di essere un po' piciu.

Applico questo ragionamento anche al tanto vituperato ciclismo moderno. Allo sport moderno.
Che ha delle "divagazioni" di cui poi, a posteriori, possiamo anche vederne le storture. L'armstronghismo, l'EPOpea deglio anni 90 e 2000, il provincialismo del ciclismo italiano che faceva i Giri a misura di Moser e Saronni togliendo le montagne, qualche esperimento fallito come il tappino da 60 km al Tour (parlo di quello fatto apposta, non di quello accorciato per frana e vinto da Nibali nel 2019).
Ma che è lo specchio di un mondo che evolve e cerca sempre di migliorare.

Qualche gara di ciclocross fatta d'inverno, magari fatta aggiungendoci prima o dopo un allenamento su strada, quindi non presa come una vera e propria gara...ben venga.
Ben diverso è aspettarsi che in molti tentino la polivalenza di alto livello. Anzi, la polivalenza è sempre nata - per ora - da un ciclocrossista/biker/pistard che diventa stradista. De Vlaeminck, Evans, Wiggins, Ganna, WVA e MVDP per fare qualche nome già girato in questo thread.
Intanto perchè la strada è la base di tutte le altre discipline, cioè tutti gli "altri" ciclisti hanno una bici da corsa in cantina e macinano km con quella per allenarsi. Tutti si misurano con la strada e se vedono che le doti di fondo potrebbero far pensare a uno sbocco su strada...ci provano. E la brutta notizia è che per un WVA e MVDP che fanno sfracelli ci sono tanti Boom, Stybar, Bos che tutto si può dire tranne che su strada abbiano replicato i successi della disciplina di provenienza.

Villaggio partenza, bus, isolazionismo dello stradista di alto livello. Partiamo da un argomento prosaico: una gara di ciclocross dura 1 ora, una di strada ne dura da 4 a 7, insomma la giornata è un pochino più piena. E se parliamo di un GT, ce ne hai da 6 a 9 da fare, di fila, prima di ogni giorno di riposo, con trasferimenti in mezzo.
Già se vai alla partenza di una corsa di un giorno, vedi tutto un altro clima: e ci credo, i corridori sono lì dal giorno prima, hanno fatto ricognizione, hanno dormito 9 ore...nei GT devi elemosinare ogni quarto d'ora di riposo possibile, fosse anche solo non avere da parlare con i tifosi e i giornalisti.
La concentrazione non è "esasperata", è quella che serve per arrivare fino in fondo a un GT.
Ma succede in altri sport, mi ricordo che un po' di tempo fa un grande discesista disse che in partenza si fa sempre qualche battuta, qualche chiacchiera tra avversari ecc., ovunque tranne a Kitzbuehel. A Kitz si pensa solo alla ricognizione fatta e a come fare quelle curve ai limiti della fisica senza sfracellarsi.

Concludendo: ci sono tanti sport che non ricevono l'attenzione "che meritano". Dove per merito intendo la spettacolarità e il livello di coinvolgimento che può darti.
Alcuni ci lavorano su e migliorano i numeri, mi viene in mente il biathlon che mi sembra in crescita di attenzioni mediatiche. Hanno fatto uno streaming di qualità eccelsa per cui puoi vedertelo anche se la RAI non ha i diritti, lavorano bene con i social...
Il ciclocross avrebbe tutte le potenzialità per essere uno sport super televisivo e super coinvolgente. Forse, la butto lì, ha il difetto di avere delle "gerarchie" agonistiche troppo chiare. Forse dovrebbe darsi una mossa l'UCI (rido mentre lo sto scrivendo) e portare le gare top fuori da Belgio e Olanda, anche venendo incontro economicamente e facendo un lavoro sul lungo periodo (e qui le risate mi hanno steso). Dovrebbe puntare sulle grandi città in modo che - finito il COVID - porti la gente a vedere dal vivo questi funamboli del fango. Anche perchè un prato dove fare un percorso degno penso sia abbastanza semplice da trovare, non stiamo parlando di sostituire la Gran Risa con il Monte Stella di Milano.

PS: anche se...
matter
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Re: Fabio Aru 2020

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Abruzzese ha scritto: giovedì 31 dicembre 2020, 2:43
matter ha scritto: giovedì 31 dicembre 2020, 1:13 3 gennaio sarà a Cremona,sempre ciclocross .
Si, era già stato annunciato. La novità starà nel fatto che, finalmente, potrà debuttare con la nuova divisa (e anche con la nuova bicicletta, presumo).
Sicuramente non troverá grossi risultati, speriamo gli stimoli arrivino.
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Abruzzese
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Re: Fabio Aru 2020

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Cassius il punto è che dici cose che io so già, io ho focalizzato l'aspetto su altro proprio perché si è partiti parlando di Fabio Aru.
Il problema nasce quando l' "ovvio" suona molto come Vangelo. Non è che il "così fan tutti" sia per forza la cosa giusta. Preferisco solamente focalizzare l'attenzione su altro, tutto qui. Anche perché, come si sarà capito, il "rigorismo scientifico" mi annoia non poco, anche se non nego che sia necessario.
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Re: Fabio Aru 2020

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Abruzzese ha scritto: giovedì 31 dicembre 2020, 2:43
matter ha scritto: giovedì 31 dicembre 2020, 1:13 3 gennaio sarà a Cremona,sempre ciclocross .
Si, era già stato annunciato. La novità starà nel fatto che, finalmente, potrà debuttare con la nuova divisa (e anche con la nuova bicicletta, presumo).
Non debutterà con la nuova maglia della qhubeka assos ma avrà a disposizione una divisa provvisoria ovviamente fornita da assos la nuova maglia, quella ufficiale, verrà presentata entro il 10/1
Uganda
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Re: Fabio Aru 2020

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Salve, ribadisco i miei più cordiali auguri di buon anno nuovo a chi legge. :cincin: Ho letto sui siti di informazione ciclistica che il grande Aru ha fatto bene nelle corse ciclocrossiche a cui ha presenziato tanto che l'allenatore della nazionale ha pensato di portarlo ai world champs. Speriamo che viene convocato e che possa lottare per la vittoria così da cominciare con un grande risultato questa sua rinascita sportiva. :trofeo:
pietro
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Re: Fabio Aru 2020

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Uganda ha scritto: lunedì 4 gennaio 2021, 16:49 Salve, ribadisco i miei più cordiali auguri di buon anno nuovo a chi legge. :cincin: Ho letto sui siti di informazione ciclistica che il grande Aru ha fatto bene nelle corse ciclocrossiche a cui ha presenziato tanto che l'allenatore della nazionale ha pensato di portarlo ai world champs. Speriamo che viene convocato e che possa lottare per la vittoria così da cominciare con un grande risultato questa sua rinascita sportiva. :trofeo:
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Andrea93
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Re: Fabio Aru 2020

Messaggio da leggere da Andrea93 »

pietro ha scritto: lunedì 4 gennaio 2021, 17:06
Uganda ha scritto: lunedì 4 gennaio 2021, 16:49 Salve, ribadisco i miei più cordiali auguri di buon anno nuovo a chi legge. :cincin: Ho letto sui siti di informazione ciclistica che il grande Aru ha fatto bene nelle corse ciclocrossiche a cui ha presenziato tanto che l'allenatore della nazionale ha pensato di portarlo ai world champs. Speriamo che viene convocato e che possa lottare per la vittoria così da cominciare con un grande risultato questa sua rinascita sportiva. :trofeo:
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Fabio Aru
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Mathieu van der Poel & Wout van Aert
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Gimbatbu
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Re: Fabio Aru 2020

Messaggio da leggere da Gimbatbu »

Il fondo di Ostenda, per una rarissima coincidenza geologica, ha la stessa matrice degli sterrati di Mamoiada, se il buon Fabio si presenta in divisa da Mamutones, stai a vedere che in partenza spaventa gli avversari e ... :sasso:
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