Mettiamola così, con tutte le forzature del caso: immaginiamo un sovrano che, in un modo o nell'altro, finisca sui libri di storia per un carattere particolarmente dispotico e via dicendo. Un sovrano amante del lusso e dello sfarzo e che per abbellire la sua reggia si circonda dei migliori architetti, pittori, scultori.
Ecco, forse ripensando al Milan degli olandesi, al Milan di Shevchenko, Inzaghi, Kakà e compagnia bella varrebbe la pena ricordarsi delle opere d'arte tramandate sul campo ai posteri più che rovinarsi il fegato al pensiero ricorrente del chi abbia reso possibile tutto ciò. Specialmente se a livello politico si è agli antipodi o comunque ad una certa distanza da determinate idee.