Questo è abbastanza ovvio, perdonami.Primo86 ha scritto: ↑giovedì 1 giugno 2023, 21:43 Ha molto più senso analizzare il contesto in cui uno si trova, capire che prospettive concrete può avere, che margini può colmare e quanto questi margini siano funzionali a una carriera.
Se una valutazione di questo tipo dà una risposta negativa relativamente a Vergallito, allora si può cassare la posizione di tantissima gente formalmente professionista.
La mia posizione sul punto è invece esattamente formale: corri in una World Tour o in una Professional? Sei un professionista. Corri in una Continental? Sei un semiprofessionista. In realtà è una semplificazione, in quanto una Continental può offrire ai suoi corridori contratti sia da professionisti sia da non professionisti; ma ci sono comunque differenze tra i modelli dei contratti UCI riservati alle WT (e WWT), quelli riservati alle Professional, e quelli riservati alle Continental.
Gareggiare per uno dei primi due livelli dà al corridore garanzie valide per tutti (in accordo anche col CPA), gareggiare per il terzo livello rende il corridore (anche chi ha un contratto professionistico) soggetto alle leggi nazionali (sportive o non sportive) del Paese per il quale è affiliata la squadra. In questo caso la distinzione tra professionista e non professionista è dettata appunto dalle leggi nazionali: nel caso italiano, dalla legge 91 del 23 marzo 1981 ("Norme in materia di rapporti tra società e sportivi professionisti"). Ai due livelli superiori i corridori sono invece professionisti per definizione in base alle norme dell'UCI che regolano i rapporti tra corridori e squadre.
Se pensate che tali distinzioni siano oziose, rileggetevi anni di "letteratura" sul ciclismo femminile e sulla necessità che prima o poi si arrivasse alla professionalizzazione del settore, ovvero quell'importantissimo scarto che il WWT ha esattamente fatto in questi ultimi anni.
Scendendo (o salendo?) dal piano normativo a quello sportivo, nella mia semplificazione (in realtà ampiamente avallata dall'UCI), il semiprofessionista ha accesso a un calendario diverso rispetto a quello dei professionisti, sebbene in alcune corse le categorie si sovrappongano, e sebbene in alcune situazioni (stage, o prestiti dal Devo Team a quello principale) il semiprofessionista a volte finisca a correre di fatto da professionista anche se un contratto da professionista non ce lo dovesse avere.
In definitiva, dal mio punto di vista finché Vergallito sta nel Devo Team è abbastanza sensato definirlo un semiprofessionista, di fatto (con tutto ciò che questo comporta, in senso normativo e in senso sportivo). Tutto ciò esula tanto dal giudizio che possiamo dare sul singolo corridore quanto da quello che possiamo dare sul suo rapporto con la squadra per la quale è contrattualizzato.
Dopodiché possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo sulle prospettive di questo o quello, o sul livello degli uni o degli altri, ma dal mio punto di vista è un'altra questione rispetto a quella in cui ero intervenuto. Voglio dire, nell'albo degli avvocati professionisti ci stanno alati principi del foro accanto ad azzeccagarbugli che organizzano truffe assicurative, ma non credo ci siano dubbi sulla definizione (la medesima: avvocati professionisti) da dare a entrambi. I praticanti invece - sebbene laureati in giurisprudenza - non sono ancora avvocati professionisti, anche se magari qualcuno di loro ha già un contratto principesco in uno studio importante.
PS: Le frasi di Magrini riportate da nime non le avevo sentite (evidentemente avevo ascoltato solo le puntualizzazioni dell'indomani) e in effetti cambiano il senso della posizione espressa dal commentatore toscano.