Noi e Israele: un caso di coscienza

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
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Scattista
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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galliano
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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castelli ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 10:26
gli schieramenti in campo ci sono, molto bene ha fatto la meloni a mettersi sotto agli americani (quindi contro l'ue), molto intelligente. il fascismo è solo un ricordo (il vashismoh).
l'italia tronca con la cina e questo è molto buono.
Diciamo che per una come la Meloni era inevitabile.
Comunque cambierà pochissimo il modello cinese è vincente, non mi fa impazzire questo capitalismo controllato ma credo che non avrà rivali.
I segni sono evidenti, opporsi conflittualmente è da stupidi e miopi, ma tanto chi ci rimetterà sarà sempre pantalone.
Andrebbe invece trovato un punto d'incontro per far contenti tutti.
Non credo che chi governa da noi abbia questa intelligenza.
Paradossalmente è più facile che questa furbizia ce l'abbiano quelli che comandano veramente, ovvero quelli che al di là dell'Atlantico controllano veramente l'economia.
In fondo a loro interessa fare affari e con la Cina gli affari si possono fare tranquillamente senza prendersi a cannonate.


jumbo
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Il modello cinese nei prossimi decenni soffrirà a causa dell'invecchiamento demografico provocato dalla politica del figlio unico degli scorsi decenni.
A meno che trovino soluzioni alla cinese per non pagare le pensioni.


castelli
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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galliano ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 17:18
castelli ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 10:26
gli schieramenti in campo ci sono, molto bene ha fatto la meloni a mettersi sotto agli americani (quindi contro l'ue), molto intelligente. il fascismo è solo un ricordo (il vashismoh).
l'italia tronca con la cina e questo è molto buono.
Diciamo che per una come la Meloni era inevitabile.
Comunque cambierà pochissimo il modello cinese è vincente, non mi fa impazzire questo capitalismo controllato ma credo che non avrà rivali.
I segni sono evidenti, opporsi conflittualmente è da stupidi e miopi, ma tanto chi ci rimetterà sarà sempre pantalone.
Andrebbe invece trovato un punto d'incontro per far contenti tutti.
Non credo che chi governa da noi abbia questa intelligenza.
Paradossalmente è più facile che questa furbizia ce l'abbiano quelli che comandano veramente, ovvero quelli che al di là dell'Atlantico controllano veramente l'economia.
In fondo a loro interessa fare affari e con la Cina gli affari si possono fare tranquillamente senza prendersi a cannonate.
Il modello fino ad ora e' stato: voi cinesi producete e noi distribuiamo via web i vostri prodotti. Noi ci prendiamo il grosso ma anche voi ci guadagnate. Il modello e' in fase di ripensamento. Non vedo grandi regie, basta un po' di sabbia portata anche dal vento e tutto si ferma.
Mi pare che il tempo degli affari insieme sia finito e dove non passano le merci passano gli eserciti.
Spero di scamparla ma sono poco ottimista. Lavgenerazione europea piu fortunata divquesta epoca contemporanea sara' quella che ora ha 70 anni.


Defensor Froomey. dal 28/5/19 FORZA ROGLIC

Puntò il 20/5/19 10 euro su s.yates dato a 12. 5 euro su nibali dato a 3.
mancò il coraggio per puntare 20 euro su landa dato a 66.
non credette alla tenuta di rogla fino a verona.
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chinaski89
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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galliano ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 17:18
castelli ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 10:26
gli schieramenti in campo ci sono, molto bene ha fatto la meloni a mettersi sotto agli americani (quindi contro l'ue), molto intelligente. il fascismo è solo un ricordo (il vashismoh).
l'italia tronca con la cina e questo è molto buono.
Diciamo che per una come la Meloni era inevitabile.
Comunque cambierà pochissimo il modello cinese è vincente, non mi fa impazzire questo capitalismo controllato ma credo che non avrà rivali.
I segni sono evidenti, opporsi conflittualmente è da stupidi e miopi, ma tanto chi ci rimetterà sarà sempre pantalone.
Andrebbe invece trovato un punto d'incontro per far contenti tutti.
Non credo che chi governa da noi abbia questa intelligenza.
Paradossalmente è più facile che questa furbizia ce l'abbiano quelli che comandano veramente, ovvero quelli che al di là dell'Atlantico controllano veramente l'economia.
In fondo a loro interessa fare affari e con la Cina gli affari si possono fare tranquillamente senza prendersi a cannonate.
È molto più vicendevole di quanto pensi questa necessità di fare affari Usa-Cina. Sono in lotta per l'egemonia ed è la vera sfida globale, ma non possono andarsi contro direttamente perchè quello è il vero scenario da WWIII e nessuno vuole dominare un posacenere


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galliano
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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jumbo ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 17:40 Il modello cinese nei prossimi decenni soffrirà a causa dell'invecchiamento demografico provocato dalla politica del figlio unico degli scorsi decenni.
A meno che trovino soluzioni alla cinese per non pagare le pensioni.
È vero che l'invecchiamento demografico rappresenta un problema per la Cina, come d'altra parte pure per noi, ma non è un semplice esercizio matematico capirne gli impatti.
Non dimentichiamo un punto fondamentale, siamo entrati nell'era dell'intelligenza artificiale, tutto il modello lavorativo ne uscirà stravolto.
La vera sfida sarà trovare un modello nuovo che eviti di creare legioni di miserabili.
Di fronte a questa montagna da scalare, la questione demografica mi pare quasi un problema minore.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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galliano ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 20:19
jumbo ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 17:40 Il modello cinese nei prossimi decenni soffrirà a causa dell'invecchiamento demografico provocato dalla politica del figlio unico degli scorsi decenni.
A meno che trovino soluzioni alla cinese per non pagare le pensioni.
È vero che l'invecchiamento demografico rappresenta un problema per la Cina, come d'altra parte pure per noi, ma non è un semplice esercizio matematico capirne gli impatti.
Non dimentichiamo un punto fondamentale, siamo entrati nell'era dell'intelligenza artificiale, tutto il modello lavorativo ne uscirà stravolto.
La vera sfida sarà trovare un modello nuovo che eviti di creare legioni di miserabili.
Di fronte a questa montagna da scalare, la questione demografica mi pare quasi un problema minore.
Esatto.
Legioni di miserabili che svaligeranno appartamenti, scipperanno vecchiette, rapineranno negozi e farmacie, giustificando stati di polizia, galera e pena di morte.
Il mondo è così destinato a diventare una sorta di 7 ottobre generalizzato.
Se non ci si sveglia un attimo.


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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galliano ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 17:18
castelli ha scritto: lunedì 29 gennaio 2024, 10:26
gli schieramenti in campo ci sono, molto bene ha fatto la meloni a mettersi sotto agli americani (quindi contro l'ue), molto intelligente. il fascismo è solo un ricordo (il vashismoh).
l'italia tronca con la cina e questo è molto buono.
Diciamo che per una come la Meloni era inevitabile.
Comunque cambierà pochissimo il modello cinese è vincente, non mi fa impazzire questo capitalismo controllato ma credo che non avrà rivali.
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Non credo che chi governa da noi abbia questa intelligenza.
Paradossalmente è più facile che questa furbizia ce l'abbiano quelli che comandano veramente, ovvero quelli che al di là dell'Atlantico controllano veramente l'economia.
In fondo a loro interessa fare affari e con la Cina gli affari si possono fare tranquillamente senza prendersi a cannonate.
Dal punto di vista economico, specie con l'utilizzo pubblico del plusvalore derivante dai "big data", la Cina è al momento (s.m.) il massimo; occorrerebbe sperare che nel breve periodo (nel lungo ci sarà senz'altro) la gente possa esprimersi più liberamente, in generale.


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"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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La banalità del male
Ci si potrebbe domandare cosa spinga gli Stati Uniti ad essere costantemente impegnati, direttamente o tramite proxy come in Ucraina,
in tutti i conflitti possibili e immaginabili.
Una risposta di una semplicità sconcertante la fornisce il WSJ :
https://www.wsj.com/video/series/in-dep ... 360FBDA985
i proiettili d' artiglieria da 155mm i più desiderati, sia in Ucraina (2M di pezzi consegnati) che in Israele.
All' inizio del conflitto in Ucraina il costo medio era di 2.100$ al pezzo , adesso acquistati con i fondi chiamati "aiuti" costano 8.400$ cadauno.
4 volte tanto
Solo gli ucraini ne consumano 200.000 al mese
Per alimentare questo business che prospera sulla pelle di ucraini, palestinesi e tutte le altre popolazioni coinvolte,
La cupola che dirige la politica US è persino disposta a venire incontro alle istanze degli stati al confine SE venissero sbloccati
60 miliardi di "aiuti" per Ucraina e Israele.
60 miliardi di cui 45 sono pura speculazione

finché c'è guerra c'è speranza verrebbe da dire ...
Allegati
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swj.jpg (137.04 KiB) Visto 3073 volte


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Dove questo verbo attecchisce alla fine c'è il lager. (P. Levi)

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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Che dire, i produttori devono fare un monumento a Putin e ad Hamas.


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Trullo
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Mah, in Ruanda sono morte da mezzo milione a un milione di persone in tre mesi e mezzo, la maggior parte dei quali uccise a colpi di machete


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Scattista
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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jumbo ha scritto: martedì 30 gennaio 2024, 17:31 Che dire, i produttori devono fare un monumento a Putin e ad Hamas.
ma infatti. Lo stesso video postato da Aiutaki dice chiaramente che il tipo di guerra imposto dalla Russia all'Ucraina (grandissimi duelli di artiglieria) ha colto l'Ucraina alla sprovvista e costretto all'uso di grandi quantità di munizioni da 155. Che continueranno a servire in grandi quantità.
Dice anche che invece in Palestina non servono perché la guerra ad Hamas è diversa e chiaramente di tipo asimmetrico.
Se l'Ucraina e Kiev fossero cadute nelle prime due settimane di guerra (ci andarono molto vicino) non sarebbero servite nessune grandi quantità di munizioni. Quindi il complotto immaginato da Aiutaki non sta in piedi. La Russia, oltre ad avere una grande capacità produttiva, si fa dare le munizioni per artiglieria dalla Corea del Nord. Anche la Russia inizialmente non pensava ad una guerra lunga.
L'Ucraina invece, nonostante gli aiuti di Polonia e paesi vicini, è sempre a corto e spara giornalmente circa un quinto dei Russi (fonte sempre il video del WSJ postato da Aiutaki). Gli Stati Uniti hanno accelerato la produzione, e il video dice che per loro è stato più facile perché tutte le fabbriche di munizioni in USA sono di proprietà dello Stato. In Europa, dove sono private, è più difficile aumentare la produzione in tempi brevi. Comunque la Germania ora ha dato un'accelerata con la Rheinmetall che ha annunciato un aumento di produzione e l'apertura di una fabbrica in Lituania. Fabbriche verrano aperte anche in Ucraina stessa, ma ci vorrà tempo.


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Road Runner
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Trullo ha scritto: martedì 30 gennaio 2024, 17:38 Mah, in Ruanda sono morte da mezzo milione a un milione di persone in tre mesi e mezzo, la maggior parte dei quali uccise a colpi di machete
E' che del Ruanda non ne parla nessuno perché coi machete non si fa business.
Non si può far pagare un machete mille dollari al pezzo...


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aitutaki1
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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esecuzione di un paralitico disarmato più un paio di innocenti



bambina di 6 anni uccisa



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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" I

Prefazione

La storia antica d'Israele è sempre stata concepita come una sorta di parafrasi del racconto biblico, ma ormai (da due secoli) sappiamo che la ricerca storiografica ha smantellato la creazione, il diluvio, i Patriarchi, l'Esodo, la conquista di Mosè e Giosuè. Solo il regno unito di David e Salomone è considerato sostanzialmente storico, il resto sono solo retroiezioni del post esilio, intese a giustificare l'unità nazionale e religiosa, non che il possesso della terra per il gruppo di reduci dall'esilio babilonese.
Purtroppo per loro la storia vera era priva di qualsiasi interesse, che non fosse locale, per cui si dovette inventare un mito per la fondazione di una nazione (Israele) e di una religione (il giudaismo), che avrebbero influenzato l'intiero corso della storia successiva su scala mondiale.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da Admin »

Ero rimasto in sospeso di una risposta.

Perché i fatti di Gaza non sono a mio avviso comparabili con l'invasione russa dell'Ucraina?

1) La conta dei morti. L'incidenza di vittime civili sul totale è spaventosa a Gaza, e l'incidenza di bambini morti o feriti sconvolgente. 13mila bambini ammazzati a Gaza in quattro mesi, svariate centinaia in Ucraina in due anni. Ma mentre i civili colpiti in Ucraina rientrano in una logica (terribile, poi da qui in avanti magari eviterò aggettivi ovvi) di effetti collaterali (sono i numeri a dirlo), a Gaza i civili colpiti sono direttamente l'obiettivo di Israele (anche qui i numeri parlano chiaro).

2) La deumanizzazione dei palestinesi a opera di Israele. Non curarsi di uccidere 100 civili (di cui 50 bambini) per colpire un miliziano di Hamas avviene solo se quei civili e bambini non li consideri esseri umani. Non ho ravvisato in Ucraina un approccio simile, non l'intento di una pulizia etnica che invece nella Striscia pare soggiacere all'azione di Israele.

3) I civili di Gaza non hanno via di fuga. Mentre Gaza City viene rasa al suolo, parte dei suoi abitanti ha abbandonato la città riparando più a sud, ma ugualmente queste persone non possono dirsi al sicuro, visto che l'intera area di Gaza è oggetto di bombardamenti, compresi alcuni campi profughi, comprese alcune aree su cui Israele aveva detto che non avrebbe colpito e poi invece ha colpito. Le frontiere sono chiuse, la Striscia è circondata e uscire è difficilissimo. In Ucraina c'è stata quantomeno la possibilità di poter abbandonare i teatri di guerra spostandosi nelle regioni occidentali del paese o espatriando direttamente.

4) La catastrofe umanitaria. A Gaza manca praticamente tutto, la situazione sanitaria è disastrosa (le amputazioni senza anestesia sono state finora all'ordine del giorno), scarseggiano alimenti e acqua, e ciò potrà avere conseguenze pesantissime. Forse non abbiamo visto ancora niente. In tutto ciò non solo non si riesce ad inviare i necessari aiuti nella Striscia, ma ultimamente alcuni paesi (tra cui l'Italia) hanno sospeso il finanziamento dell'UNRWA, agenzia ONU che si occupa proprio di aiuti umanitari. L'occasione del disimpegno risiede nella scoperta che alcuni operatori dell'agenzia fiancheggiavano Hamas. UNRWA ha comunque immediatamente licenziato i dipendenti sospettati di fiancheggiamento, ma evidentemente va punita oltre ogni misura (l'idea su cui poggia lo stop ai finanziamenti è che le vite delle persone che dipendono dall'agenzia valgano meno dell'ipotetica sanzione che vogliamo irrogare dall'alto del nostro ontologico essere parte delle forze del bene). In Ucraina non c'è stato nulla di paragonabile.

5) Il contesto. Il popolo palestinese è forse il più vessato della terra da oltre 70 anni. Finora ha vissuto tra l'assediato (Gaza) e l'occupato (Cisgiordania). Questo è un fatto, al netto delle scelte politiche che si sono succedute, anche da parte palestinese, nel tempo. In Ucraina il contesto era (e oso dire: è) ben diverso.

6) Con chi stiamo noi. Questo è un elemento che sarebbe direi dirimente anche in assenza di tutti gli altri. Il conflitto russo-ucraino vede due eserciti che si fronteggiano (con ingenti perdite da ambo i lati), quindi possiamo dire che, seppur le sorti della guerra sembrino andare verso un successo russo, si tratti di una contesa se non alla pari quantomeno sostenibile dall'aggredito. Il conflitto Israele-Hamas vede un esercito che bombarda i civili, una situazione completamente sbilanciata a danno di questi ultimi. Bene, con chi stiamo noi, con chi sta l'Italia? Da una parte sostiene e ha sostenuto - col resto dell'Occidente - il paese aggredito, con ingenti aiuti e forniture di armi. Dall'altra parte invece stiamo dando copertura politica (per non dire: stiamo fiancheggiando) al governo autore dei massacri che vanno avanti senza limiti da quasi quattro mesi. E lo stiamo facendo senza esercitare il minimo tentativo di influenzare in senso umanitario le politiche di quel governo.

7) Il doppio standard. A valle del punto precedente, trovo insostenibile la sperequazione che c'è a livello di narrazione sia sul piano della trattazione dei due conflitti, sia su quello della trattazione delle parti in causa in Medio Oriente. Il TG1 non sarà la bibbia (...) ma è pur sempre la fonte giornalistica più diffusa in Italia, e lo squilibrio con cui ha raccontato il conflitto Israele-Hamas è talmente palese da parermi grottesco. E il TG1 è solo l'esempio principale della maniera in cui si indirizza l'opinione pubblica. A margine: si fa un gran parlare di antisemitismo ma nulla si dice sull'islamofobia diffusissima ovunque.

8) Genocidio o non genocidio. Che la Corte di Giustizia dell'Aja abbia accolto la denuncia del Sudafrica, dando a Israele una serie di prescrizioni in merito all'accusa di genocidio, stabilendo in sostanza che le azioni israeliane sono plausibilmente genocidarie, mi pare sia un fatto di cui non possiamo non tenere conto. In Ucraina non è accaduto nulla di simile.

9) La situazione geopolitica mondiale. In ultima analisi, non possiamo fare a meno di calare quanto avviene in Medio Oriente nel più ampio contesto globale. Anche se non volessimo farlo, ci pensa comunque l'evolversi della Storia a metterci di fronte a ciò: basti buttare un occhio a quel che accade nel Mar Rosso in queste settimane per farsi un'idea. Il conflitto israelo-palestinese è già una guerra regionale e non locale, e questo significa quindi che ci riguarda tutti. Così come ci riguarda tutti (l'idea del mondo che abbiamo) il conflitto russo-ucraino. Mi sembra semplicistico (e di sicuro autoassolutorio) dire che Putin è un pazzo e spiegare con la sua cattiveria l'invasione dell'Ucraina; così come mi pare insoddisfacente limitare l'analisi di quanto avviene a Gaza a un affare territoriale mai risolto (cosa che è, ma che non esaurisce la questione).
Il mondo è da diversi decenni a trazione statunitense. C'è un'egemonia economica, culturale e soprattutto militare che almeno da tutti gli anni '80 (anche prima di implodere, il blocco comunista era in declino) domina la scena; fino a una decina d'anni fa tale egemonia è stata incontrastata. Oggi emergono dei contender che mettono il tutto in discussione.

Noi abbiamo due prospettive. La prima, quella che tuttora stiamo perseguendo, è quella dell'arroccamento. Evitare di chiedersi come mai l'Occidente sia così detestato nel resto del globo, evitare di mettere in discussione i bastioni del nostro successo (l'espulsione dal bilancio della nostra crescita di tutta una serie di costi a partire da quelli ambientali, per esempio), evitare di fare i conti con l'imperialismo di cui da secoli siamo portatori nel pianeta, continuare a ragionare con le categorie dell'etnocentrismo.

Che intendo per etnocentrismo? Per esempio: la Cina ci fa paura perché fa paura o perché non la conosciamo? (Mentre invece degli Stati Uniti sappiamo ovviamente tutto, ci lega una familiarità radicata a livello ormai quasi antropologico). Non è una democrazia, ma quel che riguarda noialtri è: che idea ha del mondo? La conosciamo? Abbiamo avuto modo di ragionare su di essa?

Ancora: la Russia ha invaso l'Ucraina perché Putin un bel giorno ha perso la brocca o ci sono delle ragioni che è il caso quantomeno di conoscere? Non parlo di questioni prettamente di confine, il discorso è più ampio e riguarda, ugualmente, l'idea del mondo che hanno loro in confronto a quella che abbiamo noi. Chi deve dettare le regole? Vanno imposte da qualcuno a tutti gli altri (come accade oggi) o possono essere discusse in maniera paritaria tra più potenze? Il concetto di mondo multipolare portato avanti dai BRICS esiste, è un qualcosa di cui tenere conto, o fingiamo che non ci sia e procediamo pervicacemente a crogiolarci in una sempre più spossante sindrome di accerchiamento? Farsi queste domande aiuta a comprendere meglio le cose, viceversa bollare tali temi come frutto di propaganda putiniana equivale a chiudere d'imperio ogni possibile forma di confronto.

Ancora: Israele è sostenuto grandemente dagli Stati Uniti (e quindi da noi) solo per senso di colpa nei confronti dell'Olocausto, e perché a Washington la lobby ebraica ha un grande peso, e perché è una democrazia, oppure c'è da considerare il ruolo di "poliziotto" che quel paese svolge in un'area strategica come il Medio Oriente? Se non fosse una democrazia lo sosterremmo di meno?

Ancora: Hamas, qual è il suo punto di vista e la sua narrazione sul 7 ottobre e sul resto? La conosciamo? Quali le sue motivazioni? Che rappresentazione abbiamo di Hamas, al di fuori di quella che viene da parte israeliana? La Storia giudicherà questa fazione come il male assoluto (come oggi tendiamo a dire) o come qualcosa d'altro? La vicenda storica dell'evoluzione dell'OLP ci inviterebbe a prudenza.

Ecco, l'Occidente a trazione USA per il momento resta fermo sulla prima prospettiva, pensando di poter continuare a gestire il mondo col pugno di ferro, evitando di problematizzare simili questioni perché ha introiettato un senso di superiorità morale su tre quarti di pianeta, oltre alla convinzione di avere il diritto quasi divino di comandare.
La seconda prospettiva sarebbe quella del dialogo. Tanto - anche a voler essere cinici - alla fine a meno di non scatenare davvero una terza guerra mondiale, giocoforza si andrà nella direzione di un multipolarismo, sia che auspichiamo ciò, sia che lo aborriamo. Perché, nel frattempo, non possiamo rinunciare a provocare milioni di morti?


PS: respingo in toto l'idea che scrivere "Free Palestine" equivalga a chiedere la cancellazione dello stato di Israele. È una forzatura inaccettabile e in ogni caso non è l'intendimento nostro né l'obiettivo della nostra testimonianza.


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
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nemecsek.
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Admin ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 17:36 Ero rimasto in sospeso di una risposta.
ma guarda ce potevi pure rimanè in sospeso

Admin ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 17:36
Hamas, qual è il suo punto di vista e la sua narrazione sul 7 ottobre e sul resto?
qualcuno ha cuore de risponne? io no
Admin ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 17:36 Israele è sostenuto grandemente dagli Stati Uniti (e quindi da noi) solo per senso di colpa nei confronti dell'Olocausto, e perché a Washington la lobby ebraica ha un grande peso, e perché è una democrazia, oppure c'è da considerare il ruolo di "poliziotto" che quel paese svolge in un'area strategica come il Medio Oriente?

che je dovemo comprà a Grassi? un calendario? fate vobis


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castelli
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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nemecsek. ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 20:55
Admin ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 17:36 Ero rimasto in sospeso di una risposta.
ma guarda ce potevi pure rimanè in sospeso

Admin ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 17:36
Hamas, qual è il suo punto di vista e la sua narrazione sul 7 ottobre e sul resto?
qualcuno ha cuore de risponne? io no
Admin ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 17:36 Israele è sostenuto grandemente dagli Stati Uniti (e quindi da noi) solo per senso di colpa nei confronti dell'Olocausto, e perché a Washington la lobby ebraica ha un grande peso, e perché è una democrazia, oppure c'è da considerare il ruolo di "poliziotto" che quel paese svolge in un'area strategica come il Medio Oriente?

che je dovemo comprà a Grassi? un calendario? fate vobis
di solito le forme di comprensione si trasformano per magia ideologica in forme di incitamento.
ossia comprendo la Storia hamas e due secondi dopo vuoi vedere che hannno proprio Ragione gli hamasi (sic, hamasi).

se prendi come metro kant kelsen habermas ossia i diritti umani occidentali hamas va rasa al suolo, se ci prendi come metro il realismo politico capisci che il polmone dell'islam politico che soffia dietro hamas non c'entra un bel cavolo coi diritti umani. ne prendi atto, democraticamente (una testa un voto come nelle religioni, no?).

certo kantismo e realsimo politico sono figliazioni occidentali (ah perché l'onu come idea deriva dalla sharia?) quindi etnocentriche ma mi pare ci sia poco altro in giro dal punto di vista NON religioso.


ad hamas secondo il realismo politico dai uno spazio dove possa darsi una legilsalzione islamica (che lasci ovviamente spazio a marxisti palestinesi e lgbt+).
spazio piccolino che non debba essere troppo vicino ai fratelli egizi o giordani (giordani soprattutto).


Defensor Froomey. dal 28/5/19 FORZA ROGLIC

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Gimbatbu
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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castelli ha scritto: sabato 3 febbraio 2024, 8:11
nemecsek. ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 20:55
Admin ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 17:36 Ero rimasto in sospeso di una risposta.
ma guarda ce potevi pure rimanè in sospeso

Admin ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 17:36
Hamas, qual è il suo punto di vista e la sua narrazione sul 7 ottobre e sul resto?
qualcuno ha cuore de risponne? io no
Admin ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 17:36 Israele è sostenuto grandemente dagli Stati Uniti (e quindi da noi) solo per senso di colpa nei confronti dell'Olocausto, e perché a Washington la lobby ebraica ha un grande peso, e perché è una democrazia, oppure c'è da considerare il ruolo di "poliziotto" che quel paese svolge in un'area strategica come il Medio Oriente?

che je dovemo comprà a Grassi? un calendario? fate vobis
di solito le forme di comprensione si trasformano per magia ideologica in forme di incitamento.
ossia comprendo la Storia hamas e due secondi dopo vuoi vedere che hannno proprio Ragione gli hamasi (sic, hamasi).

se prendi come metro kant kelsen habermas ossia i diritti umani occidentali hamas va rasa al suolo, se ci prendi come metro il realismo politico capisci che il polmone dell'islam politico che soffia dietro hamas non c'entra un bel cavolo coi diritti umani. ne prendi atto, democraticamente (una testa un voto come nelle religioni, no?).

certo kantismo e realsimo politico sono figliazioni occidentali (ah perché l'onu come idea deriva dalla sharia?) quindi etnocentriche ma mi pare ci sia poco altro in giro dal punto di vista NON religioso.


ad hamas secondo il realismo politico dai uno spazio dove possa darsi una legilsalzione islamica (che lasci ovviamente spazio a marxisti palestinesi e lgbt+).
spazio piccolino che non debba essere troppo vicino ai fratelli egizi o giordani (giordani soprattutto).
Lì il posto è abbastanza angusto, più che una striscia rimarrebbe una striscetta con tanto deserto intorno. Che poi è proprio l' obiettivo di Israele . E probabilmente andrà così. Una specie di ghetto oversize. La storia si ripete sempre, magari cambiano i ruoli degli attori.


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lemond
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" II

La Palestina nel tardo bronzo, secoli XIV-XIII


La Palestina è un paese modesto per le risorse naturali (si colloca quasi per intiero in una fascia semi arida) e per la marginalità in ambito regionale ed è rimasto nella storia solo per la stratificazione simbolica delle memorie. L'agricoltura non è irrigua, ma pluviale il che talvolta produce carestie e il contrasto con il vicino Egitto, dove l'acqua è un "dato di fatto", è evidente.
Eppure questo paese ha svolto un ruolo di primaria importanza nelle vicende storiche di gran parte del mondo e questo per la capacità degli abitanti di legare fra loro paesaggio e memoria e dunque di caricare la terra di valori simbolici che poi un'alterna vicenda di dispersione e ritorno contribuirono a diffondere largamente anche al di fuori di esso.
Il paese intiero è posto al centro di una vicenda tutta mentale: una promessa divina! Le espressioni correnti di "Terra promessa" e di "Terra santa" mostrano come una data regione sia potuta diventare simbolo e valore, senza neanche bisogno di dire il nome della terra, perché chiunque sa qual è! :grr:


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il sabato gli ebrei
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Gimbatbu ha scritto: sabato 3 febbraio 2024, 9:07
castelli ha scritto: sabato 3 febbraio 2024, 8:11
nemecsek. ha scritto: venerdì 2 febbraio 2024, 20:55

ma guarda ce potevi pure rimanè in sospeso




qualcuno ha cuore de risponne? io no




che je dovemo comprà a Grassi? un calendario? fate vobis
di solito le forme di comprensione si trasformano per magia ideologica in forme di incitamento.
ossia comprendo la Storia hamas e due secondi dopo vuoi vedere che hannno proprio Ragione gli hamasi (sic, hamasi).

se prendi come metro kant kelsen habermas ossia i diritti umani occidentali hamas va rasa al suolo, se ci prendi come metro il realismo politico capisci che il polmone dell'islam politico che soffia dietro hamas non c'entra un bel cavolo coi diritti umani. ne prendi atto, democraticamente (una testa un voto come nelle religioni, no?).

certo kantismo e realsimo politico sono figliazioni occidentali (ah perché l'onu come idea deriva dalla sharia?) quindi etnocentriche ma mi pare ci sia poco altro in giro dal punto di vista NON religioso.


ad hamas secondo il realismo politico dai uno spazio dove possa darsi una legilsalzione islamica (che lasci ovviamente spazio a marxisti palestinesi e lgbt+).
spazio piccolino che non debba essere troppo vicino ai fratelli egizi o giordani (giordani soprattutto).
Lì il posto è abbastanza angusto, più che una striscia rimarrebbe una striscetta con tanto deserto intorno. Che poi è proprio l' obiettivo di Israele . E probabilmente andrà così. Una specie di ghetto oversize. La storia si ripete sempre, magari cambiano i ruoli degli attori.
non nasce dal nulla la striscia di gaza.

è stata per 20 anni (20 anni) sotto controllo egiziano con quali effetti non ghettizzanti (nazismo egiziano?) sui palestinesi ignoro.

cinque guerre contro gli israeliani, missili da saddam quando gli israeliani non facevano parte della coalzione occidentale per il kuwait, attentatori suicidi QUANDO i musulmani avevano capito che militarmente non ce la potevano fare.

la sitauzione è complicata ma io la vedo abbastanza semplice del perchè si è arrivati a questa situazione a gaza.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da aitutaki1 »

Completiamo il trittico dell' orrore
con l' uccisione di un palestinese che avanzava a mani alzate e con la bandiera bianca
l' uomo sulla destra della copertina del video
nemmeno è la prima volta già 3 ex ostaggi Israeliani erano stati trucidati dall' IDF nelle medesime circostanze
anche se l' esercito Israeliano ha ucciso oltre 100 giornalisti questa volta l' operatore è sopravvissuto



Fossa comune scavata dagli Israeliani a Bet Lahiya con 30 corpi
legati e bendati
, una bella esecuzione in perfetto stile democratico.

Persino il sole24 Ore riporta l'appello dell' OMS "nella striscia la gente muore di fame"

Visto tutto questo, visto l'atteggiamento dei militari IDF, i rastrellamenti indiscriminati
con i prigionieri denudati, inginocchiati e legati, le torture
ve li risparmio ma si trovano video decisamente esplicativi
Si può concludere che la differenza con i terroristi sia solo la divisa
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da lemond »

Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" III

La dimensione degli Stati antichi dipendeva da quanto si produceva sul posto: il commercio a lunga distanza non può riguardare i cereali e ogni bene di prima necessità e nella povera Palestina i raggruppamenti nell'età del bronzo (2800-1200) difficilmente superano i tre o quattromila abitanti.
Più a nord, in Siria settentrionale si ha notizie di uno Stato un po' più grande (Ugarit), che poteva raggiungere circa 25.000 persone, di cui 8.000 nella capitale e il resto nei villaggi. Per dare un'idea dell'impossibile confronto, l'Egitto poteva contare su 3 o 4 milioni di sudditi del Faraone e Babilonia, pur in declino, un paio di milioni.
Ovviamente la Palestina era sotto il controllo egiziano, anche se in gran parte indiretto: i piccoli re locali erano tributari del Faraone, anche se prima Tuthmosi III aveva esercitato un controllo più diretto, ma poi si capì che era troppo costoso e si potevano ottenere gli stessi risultati economici con la gestione indiretta. In ogni modo ci fu una certa alternanza dei due modi di esercitare il potere egizio.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da galliano »

https://www.tpi.it/esteri/reportage-isr ... 271073768/

Reportage TPI – “Noi la guerra di Netanyahu non la combattiamo”: viaggio tra i giovani che rifiutano di arruolarsi nell’esercito di Israele


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da Winter »

Anche gli ultra ortodossi.. non vanno nell esercito


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da aitutaki1 »

Speriamo che anche i giovani europei non vogliano combattere la guerra della VdL
Winter ha scritto: domenica 4 febbraio 2024, 18:14 Anche gli ultra ortodossi.. non vanno nell esercito
non proprio, sono esentati dalla leva per completare gli studi religiosi, ma anche in questo senso da anni Bibi
spinge per incorporarli, l' ultima "offerta" era di riservarli ad incarichi non operativi
come i riservisti di Crosetto *
o i malati mentali lievi di Zelensky **

* Ma si è capito chi siano i 10K volontari del 2024 e i 25K del 2025 ?
La leva è terminata 20 anni fa e non credo sia semplice reperirli tra i carabinieri/finanzieri congedati

** Qualcuno è finito anche in trincea
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da lemond »

Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" IV

Il Faraone era un dio incarnato secondo l'ideologia egizia ed essa era riconosciuta e accettata, tant'è che i re locali si rivolgevano a lui come "Il Sole di tutte le terre" e facevano giuramento di sottomissione assoluto, che si concretava poi nel fornire un tributo annuo, le mercanzie richieste e anche principesse per l'harem reale, accompagnate da ricca dote, nonché essere pronti a difendere il Regno.
In cambio il Faraone concedeva la vita, della quale era monopolistico detentore e benevolo dispensatore.
La *vita* era, in senso politico, il diritto a regnare come vassallo, ma per gli egizi era anche qualcosa di più: il soffio che usciva dalla bocca del Faraone a beneficio di chi era ammesso alla presenza. Per costoro era anche una prospettiva di sopravvivenza dopo la morte, all'inizio prerogativa del solo Faraone, ma poi da questi redistribuita a qualche suddito. Gli stranieri ne erano ovviamente esclusi.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" V

Il Faraone era un dio, ma lontano e l'unico interesse era tener sotto controllo il sistema, ben sapendo che l'eventuale usurpatore di un trono locale gli sarebbe stato fedele quanto il re estromesso, che dunque non valeva la pena di difendere. Si limitava a mandare un piccolo reggimento a fare il giro dei regni palestinesi per raccogliere il tributo, senza dare niente in cambio.
La popolazione palestinese del tardo bronzo è divisa in due categorie: gli uomini del re, che vivono nel palazzo e ricevono da lui i mezzi di sostentamento; e le famiglie che possiedono un po' di terra e pagano una tassa al re finché è loro possibile, cioè se non arrivano carestie. In tal caso c'è il rischio di imboccare la via senza ritorno che porta alla schiavitù per insolvenza.
Resta da dire del ruolo del tempio, e da ricerche archeologiche si è appurato che nel periodo fosse piuttosto trascurabile, a differenza dell'importanza enorme in Egitto, Babilonia o Anatolia. I sacerdoti sono classificati fra gli uomini del re, i templi sono edifici di modeste dimensioni e i rituali vedevano il re come protagonista. Siamo in presenza quindi del mondo più laico che si fosse mai visto nel Vicino Oriente.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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lemond ha scritto: mercoledì 7 febbraio 2024, 10:03 Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" V

Il Faraone era un dio, ma lontano e l'unico interesse era tener sotto controllo il sistema, ben sapendo che l'eventuale usurpatore di un trono locale gli sarebbe stato fedele quanto il re estromesso, che dunque non valeva la pena di difendere. Si limitava a mandare un piccolo reggimento a fare il giro dei regni palestinesi per raccogliere il tributo, senza dare niente in cambio.
La popolazione palestinese del tardo bronzo è divisa in due categorie: gli uomini del re, che vivono nel palazzo e ricevono da lui i mezzi di sostentamento; e le famiglie che possiedono un po' di terra e pagano una tassa al re finché è loro possibile, cioè se non arrivano carestie. In tal caso c'è il rischio di imboccare la via senza ritorno che porta alla schiavitù per insolvenza.
Resta da dire del ruolo del tempio, e da ricerche archeologiche si è appurato che nel periodo fosse piuttosto trascurabile, a differenza dell'importanza enorme in Egitto, Babilonia o Anatolia. I sacerdoti sono classificati fra gli uomini del re, i templi sono edifici di modeste dimensioni e i rituali vedevano il re come protagonista. Siamo in presenza quindi del mondo più laico che si fosse mai visto nel Vicino Oriente.
mi chiedo come si possa usare il termine laico e utilizzarlo per un contesto totalmente avulso dal suo significato storico.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da aitutaki1 »

non è ufficiale ma dovrebbe essere attendibile
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da castelli »

aitutaki1 ha scritto: giovedì 8 febbraio 2024, 2:53 non è ufficiale ma dovrebbe essere attendibile
dai fagli sta domanda sulla cecenia a proprosito di doppio standard.

l'oggidende aggressivoh.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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castelli ha scritto: mercoledì 7 febbraio 2024, 10:39
lemond ha scritto: mercoledì 7 febbraio 2024, 10:03 Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" V

Il Faraone era un dio, ma lontano e l'unico interesse era tener sotto controllo il sistema, ben sapendo che l'eventuale usurpatore di un trono locale gli sarebbe stato fedele quanto il re estromesso, che dunque non valeva la pena di difendere. Si limitava a mandare un piccolo reggimento a fare il giro dei regni palestinesi per raccogliere il tributo, senza dare niente in cambio.
La popolazione palestinese del tardo bronzo è divisa in due categorie: gli uomini del re, che vivono nel palazzo e ricevono da lui i mezzi di sostentamento; e le famiglie che possiedono un po' di terra e pagano una tassa al re finché è loro possibile, cioè se non arrivano carestie. In tal caso c'è il rischio di imboccare la via senza ritorno che porta alla schiavitù per insolvenza.
Resta da dire del ruolo del tempio, e da ricerche archeologiche si è appurato che nel periodo fosse piuttosto trascurabile, a differenza dell'importanza enorme in Egitto, Babilonia o Anatolia. I sacerdoti sono classificati fra gli uomini del re, i templi sono edifici di modeste dimensioni e i rituali vedevano il re come protagonista. Siamo in presenza quindi del mondo più laico che si fosse mai visto nel Vicino Oriente.
mi chiedo come si possa usare il termine laico e utilizzarlo per un contesto totalmente avulso dal suo significato storico.
Ti riferisci a come è usato ora? :) In effetti non ha alcun senso e sarebbe bene scrivere, sempre laicista: che uno non sia un sacerdote mi sembra ovvio, dato che è un mestiere che almeno in Italia non fa più nessuno. :diavoletto: A quei tempi invece la parola λαϊκός era piuttosto divergente, visto che i serventi degli dèi erano alquanto potenti. :)


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da jumbo »

Considerando che solitamente la verità è l'opposto di quel che dice Putin, non sono risposte confortanti.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" VI

Nei limiti consentiti dalle modeste risorse del paese le città del XIV-XIII secolo sono economicamente floride e vivaci per la cultura. I palazzi ospitano scuole scribali di ascendenza babilonese, necessarie per i testi amministrativi e giuridici, oltre che potente strumento per la diffusione di uno "stile" sapienziale di corte. In Palestina ne sono stati ritrovati pochissimi, a differenza del ricco patrimonio testuale recuperato a Ugarit.
Il commercio si svolgeva intenso all'interno del c.d. "sistema regionale", mentre erano scarse le relazioni esterne. La Palestina si trovava al centro dei traffici carovanieri e lo scambio era condotto fra corte e corte secondo le regole del "dono" di carattere diplomatico e cerimoniale, ma in parte maggiore attraverso il mercato normale.
Dalle risultanze archeologiche si è potuto arguire che la ricchezza era sempre più concentrata nei palazzi, mentre il territorio agricolo era in fase di riduzione e quindi in declino demografico. Il Palazzo non era più in equilibrio con la base territoriale e questo sbilanciamento sarebbe stato, nel lungo periodo, insostenibile. :x


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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lemond ha scritto: giovedì 8 febbraio 2024, 8:55
castelli ha scritto: mercoledì 7 febbraio 2024, 10:39
lemond ha scritto: mercoledì 7 febbraio 2024, 10:03 Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" V

Il Faraone era un dio, ma lontano e l'unico interesse era tener sotto controllo il sistema, ben sapendo che l'eventuale usurpatore di un trono locale gli sarebbe stato fedele quanto il re estromesso, che dunque non valeva la pena di difendere. Si limitava a mandare un piccolo reggimento a fare il giro dei regni palestinesi per raccogliere il tributo, senza dare niente in cambio.
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Ti riferisci a come è usato ora? :) In effetti non ha alcun senso e sarebbe bene scrivere, sempre laicista: che uno non sia un sacerdote mi sembra ovvio, dato che è un mestiere che almeno in Italia non fa più nessuno. :diavoletto: A quei tempi invece la parola λαϊκός era piuttosto divergente, visto che i serventi degli dèi erano alquanto potenti. :)
utilizzato in quel contesto storico fa ridere, se è come intendo una sorta di elogio.
cattivi sacerdoti e i buoni laici come se quelli che vivevano al tempo avessero conosciuto copernico.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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castelli ha scritto: giovedì 8 febbraio 2024, 9:57
lemond ha scritto: giovedì 8 febbraio 2024, 8:55
castelli ha scritto: mercoledì 7 febbraio 2024, 10:39

mi chiedo come si possa usare il termine laico e utilizzarlo per un contesto totalmente avulso dal suo significato storico.
Ti riferisci a come è usato ora? :) In effetti non ha alcun senso e sarebbe bene scrivere, sempre laicista: che uno non sia un sacerdote mi sembra ovvio, dato che è un mestiere che almeno in Italia non fa più nessuno. :diavoletto: A quei tempi invece la parola λαϊκός era piuttosto divergente, visto che i serventi degli dèi erano alquanto potenti. :)
utilizzato in quel contesto storico fa ridere, se è come intendo una sorta di elogio.
cattivi sacerdoti e i buoni laici come se quelli che vivevano al tempo avessero conosciuto copernico.
Facci lei ragioniere. :diavoletto: A me fa ridere invece quella parola usata oggi, perché è senza senso. Mentre in antico la distinzione fra le "caste" era netta e quindi un significato la parola l'aveva.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" VII

Il villaggio era un'unità parentale e decisionale ed ivi la popolazione era formata da 60/70 abitanti e suddivisa fra contadini liberi e pastori, oltre che una minoranza di servi del re. Esso era considerato dal Palazzo come un'unità amministrativa e quindi doveva rispondere unitariamente alle esigenze che il potere chiedeva. Aveva per questo un'autonomia, che talvolta lo portava anche a decisioni difficili in contrasto con il re. La vicenda dell'espulsione da Biblo del vecchio re Rib-Abba è particolarmente drammatica, ma mette in rilievo il ruolo che la popolazione "libera" della città poteva svolgere in una crisi.
Tornando alle situazioni normali, abbiamo detto che nel villaggio ci sono gruppi di pastori, che seguivano la pratica della transumanza. Non sappiamo però se la distinzione fosse netta oppure, come è opinione maggioritaria, le stesse unità famigliari fossero al tempo stesso impegnate in attività agricole e pastorali.
In ogni modo pastori e contadini avevano in comune la frequentazione di luoghi "sacri" di norma connessi ad antiche tombe di antenati e querce secolari. Questa tipologia è ben nota dalle storie della bibbia, come quella della quercia di more, dove Yahweh si sarebbe manifestato ad Abramo. Ma già in precedenza, due testi di Ugarit ci segnalano una località detta "La quercia di Sherdanu" dove *Dio ha ascoltato* e quindi doveva essere un luogo di consultazione oracolare o di manifestazione divina.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 9:54 https://www.maurizioblondet.it/questa-f ... -sionista/
https://www.maurizioblondet.it/leo-stra ... le-guerre/

blondet (o uno che scrive sul suo blog) ci vede governati dagli straussiani.

il che sarebbe come dire che in italia ci governano gli occhettiani perché se vai a vedere qualche comizio di occhetto imporvvisamente (voilà) la realtà si attuale si accorda perfettamente con un paio di frasi di occhetto.
ma non governano i berlusconiani? e anche lì si cercano un paio di cazzate di berlusca dette nel 1994 che combaciano perfettamente con quello che succede oggi.

leo strauss è un critico del liberalismo (e fino a qui ce ne sono molti, grazie al cazzo direi) perché ha provato sulla propria pelle l'impotenza del liberalismo nella weimar degli anni venti. ci sono passi in cui ringrazia churchill per avergli salvato la vita nonostante strauss per sua stessa ammissione fosse un critico romantico della società nihilistica inglese.

rivendere certe stronzate è sempre possibile specie se si tagliano le parti scomode che non si adeguano alla propria tesi sbilenca.
quanto al fatto che strauss sia poco noto...ma dove? ma quando?


blondet è un antisemita cattolico che si batte anche contro l'eutanasia.

la comunità cattolica, nella testa di blondet, decide per te. peccato non gli abbiano spiegato che il moderno è il trionfo dell'individuo che sceglie come cazzo vuole grazie al fatto di essere svincolato nei propri diritti dalla comunità.

qui è il grande punto di forza e di debolezza del liberalismo che forse i fessi come blondet non si sono mai accorti ha una part construens molto più efficace di quella dei fessi.

invece blondet chiama fessi quelli che preferiscono vivere in un appartamento con la macchinetta rispetto a quelli che devono obbedire a un qualche stronzone comunitario illuminato. illuminato si fa per dire.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 11:18
aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 9:54 https://www.maurizioblondet.it/questa-f ... -sionista/
https://www.maurizioblondet.it/leo-stra ... le-guerre/

blondet (o uno che scrive sul suo blog) ci vede governati dagli straussiani.

Ma veramente di fronte a un soldato in divisa che si vanta delle sue atrocità ti interessa chi rilancia il problema ?

E questo che è 1 di moltissimi casi di malattia da protagonismo social, già preoccupante in generale nella nostra società,
sta dilagando tra i militari israeliani, non linko nulla ma si trova di tutto.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Parafrasando Venditti i disgraziati palestinesi inseguiti dalle bombe sono arrivati a Rafah.
Più in là non si può andare essendoci il confine con l' Egitto. Nethaniau ha detto praticamente che vanno sgombrati perché nella città ci sono 4 battaglioni di Hamas.
Prima sorpresa: Hamas ha i battaglioni.
Secondo: se stavano lì perché l' efficentissimo esercito israeliano non ha attaccato prima che arrivassero i bombardati? E se invece i 4 battaglioni si spostavano anche loro perché non sono stati attaccati strada facendo? (4 battaglioni si vedono, al militare il mio era di circa mille elementi).
Terzo: la domanda sorge spontanea. L' esercito israeliano è andato alla 'ndo cojo cojo, o scentemente più n' ammazzo meglio è?
Quarto: ripetendo l' operazione a Rafah grazie ai sunnominati 4 battaglioni rimarrà vivo qualche palestinese?
Quinto: per gli amanti del sofisma che sia classificato crimine di guerra o genocidio forse sarà importante. In pratica cambia veramente poco.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 16:11
castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 11:18
aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 9:54 https://www.maurizioblondet.it/questa-f ... -sionista/
https://www.maurizioblondet.it/leo-stra ... le-guerre/

blondet (o uno che scrive sul suo blog) ci vede governati dagli straussiani.

Ma veramente di fronte a un soldato in divisa che si vanta delle sue atrocità ti interessa chi rilancia il problema ?

E questo che è 1 di moltissimi casi di malattia da protagonismo social, già preoccupante in generale nella nostra società,
sta dilagando tra i militari israeliani, non linko nulla ma si trova di tutto.
sono abbastanza vecchio per capire chi sono le parti in causa e cosa ci sia in ballo, per decifrare le due ideologie in lotta e per schierarmi evenutalmente (non è obbligatiorio farlo ma realisticamente trovo impossibile non farlo).
così come tra ucraina e russia capisco le differenze ma al dunque con i russi no grazie neanche con tutte le foto del mondo.


capisco pure le ragioni di milosevic e karadzic come quelle di mao nella sua lotta contro i nazionalisti ma trovo che le ragioni degli altri siano più valide in relazione alle loro.
non parlo volutamente di ragioni in assoluto come invece fanno surrettiziamente alcuni che non si capisce bene da dove parlino. o meglio si capisce benissimo.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 17:51
aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 16:11
castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 11:18

https://www.maurizioblondet.it/leo-stra ... le-guerre/

blondet (o uno che scrive sul suo blog) ci vede governati dagli straussiani.

Ma veramente di fronte a un soldato in divisa che si vanta delle sue atrocità ti interessa chi rilancia il problema ?

E questo che è 1 di moltissimi casi di malattia da protagonismo social, già preoccupante in generale nella nostra società,
sta dilagando tra i militari israeliani, non linko nulla ma si trova di tutto.
sono abbastanza vecchio per capire chi sono le parti in causa e cosa ci sia in ballo, per decifrare le due ideologie in lotta e per schierarmi evenutalmente (non è obbligatiorio farlo ma realisticamente trovo impossibile non farlo).
così come tra ucraina e russia capisco le differenze ma al dunque con i russi no grazie neanche con tutte le foto del mondo.


capisco pure le ragioni di milosevic e karadzic come quelle di mao nella sua lotta contro i nazionalisti ma trovo che le ragioni degli altri siano più valide in relazione alle loro.
non parlo volutamente di ragioni in assoluto come invece fanno surrettiziamente alcuni che non si capisce bene da dove parlino. o meglio si capisce benissimo.
Cioè in parole povere sei un tifoso a prescindere dalla realtà oggettiva dei fatti


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 18:13
castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 17:51
aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 16:11
Ma veramente di fronte a un soldato in divisa che si vanta delle sue atrocità ti interessa chi rilancia il problema ?

E questo che è 1 di moltissimi casi di malattia da protagonismo social, già preoccupante in generale nella nostra società,
sta dilagando tra i militari israeliani, non linko nulla ma si trova di tutto.
sono abbastanza vecchio per capire chi sono le parti in causa e cosa ci sia in ballo, per decifrare le due ideologie in lotta e per schierarmi evenutalmente (non è obbligatiorio farlo ma realisticamente trovo impossibile non farlo).
così come tra ucraina e russia capisco le differenze ma al dunque con i russi no grazie neanche con tutte le foto del mondo.


capisco pure le ragioni di milosevic e karadzic come quelle di mao nella sua lotta contro i nazionalisti ma trovo che le ragioni degli altri siano più valide in relazione alle loro.
non parlo volutamente di ragioni in assoluto come invece fanno surrettiziamente alcuni che non si capisce bene da dove parlino. o meglio si capisce benissimo.
Cioè in parole povere sei un tifoso a prescindere dalla realtà oggettiva dei fatti
la famosa realtà oggettiva.
da dove sbucherebbe fuori? con che metodo verrebbe dimostrata questa realtà oggettiva nel campo delle scienze sociali. sono curioso.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Gimbatbu ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 16:59 Parafrasando Venditti i disgraziati palestinesi inseguiti dalle bombe sono arrivati a Rafah.
Più in là non si può andare essendoci il confine con l' Egitto. Nethaniau ha detto praticamente che vanno sgombrati perché nella città ci sono 4 battaglioni di Hamas.
Prima sorpresa: Hamas ha i battaglioni.
Secondo: se stavano lì perché l' efficentissimo esercito israeliano non ha attaccato prima che arrivassero i bombardati? E se invece i 4 battaglioni si spostavano anche loro perché non sono stati attaccati strada facendo? (4 battaglioni si vedono, al militare il mio era di circa mille elementi).
Terzo: la domanda sorge spontanea. L' esercito israeliano è andato alla 'ndo cojo cojo, o scentemente più n' ammazzo meglio è?
Quarto: ripetendo l' operazione a Rafah grazie ai sunnominati 4 battaglioni rimarrà vivo qualche palestinese?
Quinto: per gli amanti del sofisma che sia classificato crimine di guerra o genocidio forse sarà importante. In pratica cambia veramente poco.
Si li ha , e sono anche molto più organizzati di quanto si potrebbe pensare, si è visto il sette ottobre.
Per ridurre in cenere Khan Younis l' IDF ha lasciato sul campo mezzi e uomini, sono stati ritirati diversi reparti di riservisti
in difficoltà nello scontro asimmetrico.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 18:28
aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 18:13
castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 17:51
sono abbastanza vecchio per capire chi sono le parti in causa e cosa ci sia in ballo, per decifrare le due ideologie in lotta e per schierarmi evenutalmente (non è obbligatiorio farlo ma realisticamente trovo impossibile non farlo).
così come tra ucraina e russia capisco le differenze ma al dunque con i russi no grazie neanche con tutte le foto del mondo.


capisco pure le ragioni di milosevic e karadzic come quelle di mao nella sua lotta contro i nazionalisti ma trovo che le ragioni degli altri siano più valide in relazione alle loro.
non parlo volutamente di ragioni in assoluto come invece fanno surrettiziamente alcuni che non si capisce bene da dove parlino. o meglio si capisce benissimo.
Cioè in parole povere sei un tifoso a prescindere dalla realtà oggettiva dei fatti
la famosa realtà oggettiva.
da dove sbucherebbe fuori? con che metodo verrebbe dimostrata questa realtà oggettiva nel campo delle scienze sociali. sono curioso.
Sparare sui civili in attesa degli aiuti, su gente con le mani alzate e la bandiera bianca, alla testa di un bambino a un checkpoint,
torture, rapimenti, affamare migliaia di innocenti, esecuzioni di massa e fosse comuni, rastrellamenti indiscriminati e si potrebbe continuare.

Ma dato che lo fanno indossando la maglietta della tua squadra del cuore va tutto bene.

Quando in realtà se si volesse fare un analisi sensata ci si dovrebbe domandare come mai queste atrocità vengano
non solo tollerate ma incoraggiate dai vertici sia militari che politici israeliani perchè gli effetti, che nel breve
consentono a Netanyahu di sopravvivere politicamente, nel lungo periodo saranno disastrosi.
Assicureranno decenni di terrorismo e coaguleranno anche i moderati attorno ad Hamas.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 18:50
castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 18:28
aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 18:13
Cioè in parole povere sei un tifoso a prescindere dalla realtà oggettiva dei fatti
la famosa realtà oggettiva.
da dove sbucherebbe fuori? con che metodo verrebbe dimostrata questa realtà oggettiva nel campo delle scienze sociali. sono curioso.
Sparare sui civili in attesa degli aiuti, su gente con le mani alzate e la bandiera bianca, alla testa di un bambino a un checkpoint,
torture, rapimenti, affamare migliaia di innocenti, esecuzioni di massa e fosse comuni, rastrellamenti indiscriminati e si potrebbe continuare.

Ma dato che lo fanno indossando la maglietta della tua squadra del cuore va tutto bene.

Quando in realtà se si volesse fare un analisi sensata ci si dovrebbe domandare come mai queste atrocità vengano
non solo tollerate ma incoraggiate dai vertici sia militari che politici israeliani perchè gli effetti, che nel breve
consentono a Netanyahu di sopravvivere politicamente, nel lungo periodo saranno disastrosi.
Assicureranno decenni di terrorismo e coaguleranno anche i moderati attorno ad Hamas.


secondo te cosa intendeva nell'articolo uno l'olp con la distruzione dello stato di israele? qualche provetta sulla volontà di didistruzione ce l'ho visto che hanno fatto cinque guerre dal 45 in poi.
solo quando si sono accorti che militarmente non potevano batterlo sono ricorsi ad una guerra civile strisciante di cui il 7 ottobre è l'ultimo episodio.

militarmente hanno sempre perso ma in questo tipo di conflitto "civile" possono piegare alla loro volontà chiunque.

non capivi quando parlavo di moro e adesso comprendo perché.

se le stato avesse trattato per moro seguendo le cazzate di craxi e di quelli vicini all'autonomia che avevano contatti coi socialisti le br si sarebbero presentate alle elezioni politiche nel giro di qualche anno prendendo come il mis.
trattando lo stato avrebbe concesso implicitamente una vittoria al suo nemico. il nemico lo annienti militarmente poi evenutalmente lo annienti anche politicamente. cosa che è puntualmente avvenuta grazie al machiavellismo della dc e del pci.
bastava che le br avessero avuto più consenso e la partita sarebbe stata diversa, più combattuta. sai quanti stronzi in quel clima tifavano sotto sotto per le br contro lo stato?

bastava una vittoria militare palestinese nelle guerre perse contro israele per buttare a mare gli ebrei.
che cazzo fosse successo la mattina dopo la vittoria lo sa solo dio. verosimilmente, a naso, avrebbero prima scannato gli ebrei eppoi come da manuale si sarebbero scannati ulteriormente tra di loro.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 19:54
aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 18:50
castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 18:28
la famosa realtà oggettiva.
da dove sbucherebbe fuori? con che metodo verrebbe dimostrata questa realtà oggettiva nel campo delle scienze sociali. sono curioso.
Sparare sui civili in attesa degli aiuti, su gente con le mani alzate e la bandiera bianca, alla testa di un bambino a un checkpoint,
torture, rapimenti, affamare migliaia di innocenti, esecuzioni di massa e fosse comuni, rastrellamenti indiscriminati e si potrebbe continuare.

Ma dato che lo fanno indossando la maglietta della tua squadra del cuore va tutto bene.

Quando in realtà se si volesse fare un analisi sensata ci si dovrebbe domandare come mai queste atrocità vengano
non solo tollerate ma incoraggiate dai vertici sia militari che politici israeliani perchè gli effetti, che nel breve
consentono a Netanyahu di sopravvivere politicamente, nel lungo periodo saranno disastrosi.
Assicureranno decenni di terrorismo e coaguleranno anche i moderati attorno ad Hamas.
bastava una vittoria militare palestinese nelle guerre perse contro israele per buttare a mare gli ebrei.
che cazzo fosse successo la mattina dopo la vittoria lo sa solo dio. verosimilmente, a naso, avrebbero prima scannato gli ebrei eppoi come da manuale si sarebbero scannati ulteriormente tra di loro.
Quindi dato che non si può far "vincere" la fazione palestinese vale tutto ?
ma che differenza ci sarebbe con i terroristi ?
è una posizione per me incomprensibile e pure perdente dal lato meramente utilitaristico.
Una mossa disperata , il mondo dollaro centrico a trazione finanziaria sconnesso dall' economia reale è in palese difficoltà e
basta poco per passare dall' avere le spalle coperte ad essere circondati.
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 20:15
castelli ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 19:54
aitutaki1 ha scritto: venerdì 9 febbraio 2024, 18:50
Sparare sui civili in attesa degli aiuti, su gente con le mani alzate e la bandiera bianca, alla testa di un bambino a un checkpoint,
torture, rapimenti, affamare migliaia di innocenti, esecuzioni di massa e fosse comuni, rastrellamenti indiscriminati e si potrebbe continuare.

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Assicureranno decenni di terrorismo e coaguleranno anche i moderati attorno ad Hamas.
bastava una vittoria militare palestinese nelle guerre perse contro israele per buttare a mare gli ebrei.
che cazzo fosse successo la mattina dopo la vittoria lo sa solo dio. verosimilmente, a naso, avrebbero prima scannato gli ebrei eppoi come da manuale si sarebbero scannati ulteriormente tra di loro.
Quindi dato che non si può far "vincere" la fazione palestinese vale tutto ?
ma che differenza ci sarebbe con i terroristi ?
è una posizione per me incomprensibile e pure perdente dal lato meramente utilitaristico.
Una mossa disperata , il mondo dollaro centrico a trazione finanziaria sconnesso dall' economia reale è in palese difficoltà e
basta poco per passare dall' avere le spalle coperte ad essere circondati.
che differenza c'è tra putin e un diritto umanologoterzo? non lo so.
nell'intervista da te pronatamente riporata so che conciona sui diritti umani dei palestinesi dopo averli evidentemente dispiegati in cecenia.

hai qualche cartina che non sia rizla+ che smentisce il grande festival dei diritti umani in grozny 1999?

a
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