Noi e Israele: un caso di coscienza

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lemond
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" XLIII

La lenta crescita di Giuda durante i secoli X-VIII non è un fatto anomalo: si inserisce nel più ampio panorama del progresso degli stati di nuova formazione nell'entroterra palestinese e della Transgiordania. In quest'ultima parte, la regione abitata dagli Ammoniti è la più stabile e questo popolo, nelle fonti storiche, ci appare predominante sia prima che dopo l'esilio del popolo di Yahwe. Il regno è comunque piuttosto piccolo e non cercherà di intervenire in Cisgiordania. Un popolo transgiordanico, che invece fu in concorrenza con Giuda per il controllo dello sbocco al mar Rosso, fu il regno edomita. Fra i due si intromise l'Assiria (come vedremo in seguito), anche se la sudditanza di Edom non creò danni, anzi sotto la "dominazione" assira, Edom raggiunse il culmine della prosperità (VII secolo), grazie alla posizione di regno semi-indipendente alla periferia di un grande impero, che apportava risorse carovaniere e minerarie.
Tornando a Giuda, la popolazione nell'VIII secolo è stata stimata in circa 110.000 abitanti e Gerusalemme è un piccolo borgo; i fermenti evolutivi verso un'economia di scambio, passano piuttosto attorno, che attraverso Giuda e le attestazioni archeologiche ci dicono che le importazioni, ad es. di ceramiche fenicie, sono molto più modeste rispetto al nord e all'est.


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Principe
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Il tema è molto complesso e Marko Grassi ci prende in parte nella narrazione ma sbaglia completamente le conclusioni. Non vorrei che un giorno, quando avremo perso le nostre libertà, i suoi figli e i suoi nipoti gli rinfacciassero di essere stato dalla parte sbagliata.

Provo a farla facile.

ISRAELE

Israele ha uno degli eserciti migliori del mondo, la miglior intelligence della terra, l’industria militare più tecnologicamente evoluta, una popolazione abituata al combattimento come nessun’altra e con un senso di nazione e di patria che affonda le sue radici nella tragedia dell’olocausto.

Dal 1946 Israele ha portato avanti una politica di espansione territoriale a danno del popolo palestinese, allargando i propri confini con la forza. Qui c’è la rappresentazione grafica di quello che è successo negli ultimi 80 anni:

Immagine

L’occupazione di Gaza mi sembra la logica prosecuzione di questa strategia.

Per come la vedo io, lo scoppio della guerra in Ucraina ha creato le condizioni geopolitiche per permettere l’occupazione di Gaza col supporto del blocco occidentale. Gli attacchi del 7 ottobre sono stati condotti col coinvolgimento di centinaia di miliziani di Hamas e persone di supporto (pensate solo alla gestione logistica di oltre 100 ostaggi). Non è verosimile che la miglior intelligence del mondo non si sia accorta di nulla. Bene che va sapevano e hanno lasciato fare (Pearl Harbour insegna), a voler pensare male, l’attacco terroristico lo hanno propiziato loro tramite i propri infiltrati in Hamas per crearsi la giustificazione per occupare Gaza (qualcosa di simile all’11 settembre, che giustificò le guerre in Iraq e Afghanistan).

Le modalità con cui l’esercito israeliano ha occupato Gaza sono più o meno quelle che racconta Marko Grassi. Storicamente Israele non ci va leggera, l’obiettivo primario è occupare la Striscia e far sfollare la popolazione verso sud, quello secondario è colpire i miliziani di Hamas, che comunque sono ben radicati nella popolazione e quindi diventa tante volte difficile distinguere la natura civile o militare di un obiettivo.

PALESTINA

I palestinesi da parte loro sono da sempre campioni della propaganda sulle vittime civili. Crescono i figli facendogli sorbire l’odio per Israele con il latte delle madri. Li mandano a tirare le pietre contro gli insediamenti israeliani come noi li mandiamo a danza o a calcetto. Secondo me lo scenario che descrivono i media arabi e che riprende Marko è sostanzialmente vero – commistione tra obiettivi civili e militari, importanti vittime civili, condizioni umanitarie critiche – ma sicuramente c’è anche un bel po’ di propaganda a parlare di amputazioni senza anestesia, bambini senza incubatrici etc etc. Anche i palestinesi sono ben preparati a uno scenario di guerra e il supporto logistico ed economico dei paesi arabi non è mai mancato. Parlare di genocidio è esagerato, ma la sostanza è comunque quella di una guerra che ha come obiettivo principale i civili, non per sterminarli ma per spingerli a sfollare e lasciare la loro terra (è corretto che la situazione è molto diversa da quello che succede in Ucraina).

La colpa principale dei palestinesi - e di tutto il mondo arabo – e di non essere mai stati in grado di formare una leadership credibile. Hanno sempre avuto leader militari che hanno gestito la situazione come una guerra e non son o mai stati in grado di esprimere interlocutori moderati che gestissero la questione in maniera diplomatica. Per un periodo ho vissuto a Oslo con un coinquilino palestinese – uno moderato, viveva all’estero, faceva il medico, era cristiano – che mi diceva sempre che il loro obiettivo è riprendersi la loro terra e non fare la pace con Israele. Finchè il popolo palestinese sarà rappresentato da Hamas, gli israeliani continueranno a considerarli dei nemici da annientare. L’assenza di un Islam moderato è la principale colpa del mondo arabo, che non è mai riuscito ad esprimere una classe dirigente in grado di dialogare con l’occidente in maniera seria e di garantire il rispetto dei diritti umani a donne, omosessuali, oppositori politici, minoranze religiose, etc.

CONCLUSIONI

Fino a quando il mondo arabo e la leadership palestinese non riusciranno a garantire democrazia, rispetto dei diritti umani e civili, Israele continuerà nella propria politica di espansione per annientare il nemico, che deve essere inteso come l’intero popolo palestinese (e quelli dei paesi arabi confinanti) e non come Hamas o Hezbollah. Da questo punto di vista li capisco. Sono circondati da persone che li vogliono annientare e non condividono i valori basilari su cui si fonda la loro società. Avendo una netta superiorità militare, la usano per garantirsi sicurezza e per neutralizzare il nemico allontanandolo fisicamente dai loro insediamenti (basta vedere la mappa sopra e ora si prenderanno anche la Striscia di Gaza).

Personalmente ho sempre avuto simpatia per la causa palestinese, ma più invecchio, più mi rendo conto che i figli di Marko Grassi vivranno in un mondo sempre più diviso per blocchi: da un lato ci saranno le democrazie occidentali e dall’altro i paesi autoritari, in cui non c’è rispetto per le libertà e i diritti umani e civili a cui siamo abituati noi. In questo scenario, per quanto sono anch’io critico sulle modalità operative adottate da Israele per condurre le operazioni militari e mi sento vicino al popolo palestinese per le sofferenze che la popolazione sta vivendo, più passa il tempo, più mi convinco che supportare Israele è una scelta obbligata per il mondo occidentale. Se i figli di Marko Grassi potranno continuare a vivere in un mondo libero come quello in cui ha vissuto il padre è fondamentale che le democrazie occidentali riescano ad arginare paesi e movimenti autoritari che minacciano l’occidente e i suoi valori. Oriana Fallaci l’aveva capito prima di tutti e quello che sta succedendo in questi ultimi mesi le da pienamente ragione.

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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Principe ha scritto: domenica 17 marzo 2024, 1:16 Il tema è molto complesso e Marko Grassi ci prende in parte nella narrazione ma sbaglia completamente le conclusioni. Non vorrei che un giorno, quando avremo perso le nostre libertà, i suoi figli e i suoi nipoti gli rinfacciassero di essere stato dalla parte sbagliata.

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ISRAELE

Israele ha uno degli eserciti migliori del mondo, la miglior intelligence della terra, l’industria militare più tecnologicamente evoluta, una popolazione abituata al combattimento come nessun’altra e con un senso di nazione e di patria che affonda le sue radici nella tragedia dell’olocausto.

Dal 1946 Israele ha portato avanti una politica di espansione territoriale a danno del popolo palestinese, allargando i propri confini con la forza. Qui c’è la rappresentazione grafica di quello che è successo negli ultimi 80 anni:

Immagine

L’occupazione di Gaza mi sembra la logica prosecuzione di questa strategia.

Per come la vedo io, lo scoppio della guerra in Ucraina ha creato le condizioni geopolitiche per permettere l’occupazione di Gaza col supporto del blocco occidentale. Gli attacchi del 7 ottobre sono stati condotti col coinvolgimento di centinaia di miliziani di Hamas e persone di supporto (pensate solo alla gestione logistica di oltre 100 ostaggi). Non è verosimile che la miglior intelligence del mondo non si sia accorta di nulla. Bene che va sapevano e hanno lasciato fare (Pearl Harbour insegna), a voler pensare male, l’attacco terroristico lo hanno propiziato loro tramite i propri infiltrati in Hamas per crearsi la giustificazione per occupare Gaza (qualcosa di simile all’11 settembre, che giustificò le guerre in Iraq e Afghanistan).

Le modalità con cui l’esercito israeliano ha occupato Gaza sono più o meno quelle che racconta Marko Grassi. Storicamente Israele non ci va leggera, l’obiettivo primario è occupare la Striscia e far sfollare la popolazione verso sud, quello secondario è colpire i miliziani di Hamas, che comunque sono ben radicati nella popolazione e quindi diventa tante volte difficile distinguere la natura civile o militare di un obiettivo.

PALESTINA

I palestinesi da parte loro sono da sempre campioni della propaganda sulle vittime civili. Crescono i figli facendogli sorbire l’odio per Israele con il latte delle madri. Li mandano a tirare le pietre contro gli insediamenti israeliani come noi li mandiamo a danza o a calcetto. Secondo me lo scenario che descrivono i media arabi e che riprende Marko è sostanzialmente vero – commistione tra obiettivi civili e militari, importanti vittime civili, condizioni umanitarie critiche – ma sicuramente c’è anche un bel po’ di propaganda a parlare di amputazioni senza anestesia, bambini senza incubatrici etc etc. Anche i palestinesi sono ben preparati a uno scenario di guerra e il supporto logistico ed economico dei paesi arabi non è mai mancato. Parlare di genocidio è esagerato, ma la sostanza è comunque quella di una guerra che ha come obiettivo principale i civili, non per sterminarli ma per spingerli a sfollare e lasciare la loro terra (è corretto che la situazione è molto diversa da quello che succede in Ucraina).

La colpa principale dei palestinesi - e di tutto il mondo arabo – e di non essere mai stati in grado di formare una leadership credibile. Hanno sempre avuto leader militari che hanno gestito la situazione come una guerra e non son o mai stati in grado di esprimere interlocutori moderati che gestissero la questione in maniera diplomatica. Per un periodo ho vissuto a Oslo con un coinquilino palestinese – uno moderato, viveva all’estero, faceva il medico, era cristiano – che mi diceva sempre che il loro obiettivo è riprendersi la loro terra e non fare la pace con Israele. Finchè il popolo palestinese sarà rappresentato da Hamas, gli israeliani continueranno a considerarli dei nemici da annientare. L’assenza di un Islam moderato è la principale colpa del mondo arabo, che non è mai riuscito ad esprimere una classe dirigente in grado di dialogare con l’occidente in maniera seria e di garantire il rispetto dei diritti umani a donne, omosessuali, oppositori politici, minoranze religiose, etc.

CONCLUSIONI

Fino a quando il mondo arabo e la leadership palestinese non riusciranno a garantire democrazia, rispetto dei diritti umani e civili, Israele continuerà nella propria politica di espansione per annientare il nemico, che deve essere inteso come l’intero popolo palestinese (e quelli dei paesi arabi confinanti) e non come Hamas o Hezbollah. Da questo punto di vista li capisco. Sono circondati da persone che li vogliono annientare e non condividono i valori basilari su cui si fonda la loro società. Avendo una netta superiorità militare, la usano per garantirsi sicurezza e per neutralizzare il nemico allontanandolo fisicamente dai loro insediamenti (basta vedere la mappa sopra e ora si prenderanno anche la Striscia di Gaza).

Personalmente ho sempre avuto simpatia per la causa palestinese, ma più invecchio, più mi rendo conto che i figli di Marko Grassi vivranno in un mondo sempre più diviso per blocchi: da un lato ci saranno le democrazie occidentali e dall’altro i paesi autoritari, in cui non c’è rispetto per le libertà e i diritti umani e civili a cui siamo abituati noi. In questo scenario, per quanto sono anch’io critico sulle modalità operative adottate da Israele per condurre le operazioni militari e mi sento vicino al popolo palestinese per le sofferenze che la popolazione sta vivendo, più passa il tempo, più mi convinco che supportare Israele è una scelta obbligata per il mondo occidentale. Se i figli di Marko Grassi potranno continuare a vivere in un mondo libero come quello in cui ha vissuto il padre è fondamentale che le democrazie occidentali riescano ad arginare paesi e movimenti autoritari che minacciano l’occidente e i suoi valori. Oriana Fallaci l’aveva capito prima di tutti e quello che sta succedendo in questi ultimi mesi le da pienamente ragione.

L'embargo comunicativo è una stronzata.
Se i figli di Marco Grassi potranno continuare a vivere in un mondo libero è fondamentale che le democrazie occidentali non diventino anch'esse democrazie autoritarie.
La tendenza c'è ed è stata ben avviata il 6 gennaio 2021.


Von Rock ? Nein, danke.
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" XLIV

Sull'esistenza di un solo dio nel regno di Giuda si hanno pochissime notizie e solo nel deuteronomio e riguarda la prima metà del IX secolo. Il primo nome yahwista di un re è quello di Yosafat, una generazione prima dell'analogo fenomeno in Israele. Yahweh aveva un tempio di grande pregio e attrazione in Gerusalemme, che la tradizione posteriore attribuirà falsamente a Salomone.
Lo yahwismo della casa regnante non significa (va da sé) l'esistenza di un'unica religione di stato: gran parte della popolazione era dedita a culti agrari della fertilità e quanto più i libri biblici insistono sulla distruzione dei luoghi di culto vari, tanto più confermano l'inefficacia di simili azioni per estirpare una religiosità diversa e radicata. ;) Un'importante testimonianza storica (vale a dire extrabiblica) ci viene da iscrizioni rinvenute in una fortezza del Sinai, dove Yahweh è associato a Asherah. Tale culto sincretico sarà censurato dalla riforma deuteronomista di Giosia.
Il profetismo in quel tempo era più vivace al nord, a differenza dello yahwismo, che invece è più saldo a Gerusalemme e dintorni. Il motivo è la marginalità di Giuda e perciò meno esposta a influenze diverse e tutta accentrata sulla capitale, in cui il tempio funge da polo di attrazione quasi monopolistico.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Principe ha scritto: domenica 17 marzo 2024, 1:16
Israele ha uno degli eserciti migliori del mondo, la miglior intelligence della terra, l’industria militare più tecnologicamente evoluta,
Favole.
Sono cose ripetute all' infinito e come tali diventate dogmi nell' immaginario collettivo, totalmente smentite dai fatti.

l' intelligence è stata gabbata il 7 Ottobre da un operazione che per quantità e tipologia di mezzi oltre che di razzi
è stata fin irridente.
E anche nel prosieguo le tecniche usate da Al Quassam dimostrano che fossero preparati allo scontro.

Proporzionalmente alla popolazione e con investimenti smisurati è vero che L' IDF sia comunque una forza relativamente importante
ma nonostante avessero bombardato Gaza incenerendo tutto l' operazione di terra è stata estremamente difficoltosa.
Ho seguito l' offensiva a Khan Younis di cui c'è stata ampia documentazione da ambo le parti reperibile su telegram,
gli Israeliani hanno perso 3 Merkava in pochi minuti e 7/8 nel primo attacco, reparti costretti a ritirarsi sotto il fuoco incrociato
di mortai, RPG e miliziani che sbucavano dalle rovine e dai tombini.

Ma la presunta superiorità tecnologica dell' uccidente è nettamente smentita anche dal conflitto ucraino,
uno dei primi Abrams distrutti è stato eliminato 1 contro 1 da un ... T72, pur aggiornato , per non parlare
della missilistica che nonostante costi spoporzionati rispetto alla controparte vede la NATO clamorosamente indietro.
Rimane il vantaggio nel controllo e nella sorveglianza satellitare, oltre all' aviazione ma solo numericamente.

nino58 ha scritto: domenica 17 marzo 2024, 7:02 Se i figli di Marco Grassi potranno continuare a vivere in un mondo libero è fondamentale che le democrazie occidentali non diventino anch'esse democrazie autoritarie.
La tendenza c'è ed è stata ben avviata il 6 gennaio 2021.
Democrazie ...
prima abbiamo mandato in zona di guerra una nave e POI c'è stata l' approvazione parlamentare
per non parlare di un governo che ci ha di fatto dichiarati belligeranti per 10 anni, senza alcun mandato e in spregio
allo spirito della costituzione, in Europa peggio che andar di notte.
Comunque retrocederei la tendenza almeno di un anno con le misure dittatoriali del periodo "pandemico"


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" XLV

Israele e Giuda, molto diversi per potenza, condividono invece molti aspetti dell'ideologia religiosa e politica comune all'area nel IX-VIII secolo: dio/dèi nazionali, guerra santa, punizione dell'infedele. Interessante notare è che le sconfitte e l'oppressione straniera sono da tutti attribuite alla volontà del loro dio/dèi, per punizione di una colpa commessa dal popolo. Ad es, Omri, re d'Israele, aveva oppresso Mo'ab per un periodo, perché Kamosh era adirato contro la sua terra. Analogamente la liberazione arriverà con l'aiuto divino.
Gli dèi nazionali più noti (in ebraico Elohim) sono Yahweh per Giuda e Israele, Kamosh per Mo'ab, Qaus per Edom, Milkom per Ammon, Hadad per Damasco, Ba'al/Melqart per Tiro; tutti operativi nel periodo in questione, cioè prima che si affacci prepotentemente, dall'esterno, la figura del dio-nazione Assur.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da aitutaki1 »

Filmato agghiacciante dalla gopro di un militare IDF che racconta di aver ucciso con 4 colpi
durante l' irruzione a casa sua un anziano inerme con le mani alzate , complimentato dai commilitoni
Allegati
idf.jpg
idf.jpg (151.86 KiB) Visto 3272 volte


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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aitutaki1 ha scritto: domenica 17 marzo 2024, 11:32
Principe ha scritto: domenica 17 marzo 2024, 1:16
Israele ha uno degli eserciti migliori del mondo, la miglior intelligence della terra, l’industria militare più tecnologicamente evoluta,
Favole.
Sono cose ripetute all' infinito e come tali diventate dogmi nell' immaginario collettivo, totalmente smentite dai fatti.

l' intelligence è stata gabbata il 7 Ottobre da un operazione che per quantità e tipologia di mezzi oltre che di razzi
è stata fin irridente.
Fatico veramente a crederlo. L'attacco del 7 ottobre ha avuto una quantità di persone coinvolte direttamente e indirettamente che è quasi impossibile che l'intelligence israeliana non si sia accorta di nulla. Non ci troviamo di fronte all'azione di una cellula, che agisce in maniera autonoma, ma a un attacco quasi massivo, che ha coinvolto anche semplici miliziani che non è che usano sistemi di comunicazione ultra-avanzati. Il Mossad ne avrà di infiltrati e informatori in Hamas e tra i palestinesi...Molto più probabile che abbiano chiuso un occhio e si siano fatti attaccare per giocare poi il ruolo della vittima e giustificare la guerra all'opinione pubblica. Ho citato l'esempio di Pearl Harbour (quando l'attacco consentì a Roosevelt di vincere la ritrosia dell'opinione pubblica americana a entrare in guerra) non a caso.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

Messaggio da leggere da aitutaki1 »

Principe ha scritto: lunedì 18 marzo 2024, 18:52
aitutaki1 ha scritto: domenica 17 marzo 2024, 11:32
Principe ha scritto: domenica 17 marzo 2024, 1:16
Israele ha uno degli eserciti migliori del mondo, la miglior intelligence della terra, l’industria militare più tecnologicamente evoluta,
Favole.
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l' intelligence è stata gabbata il 7 Ottobre da un operazione che per quantità e tipologia di mezzi oltre che di razzi
è stata fin irridente.
Fatico veramente a crederlo. L'attacco del 7 ottobre ha avuto una quantità di persone coinvolte direttamente e indirettamente che è quasi impossibile che l'intelligence israeliana non si sia accorta di nulla. Non ci troviamo di fronte all'azione di una cellula, che agisce in maniera autonoma, ma a un attacco quasi massivo, che ha coinvolto anche semplici miliziani che non è che usano sistemi di comunicazione ultra-avanzati. Il Mossad ne avrà di infiltrati e informatori in Hamas e tra i palestinesi...Molto più probabile che abbiano chiuso un occhio e si siano fatti attaccare per giocare poi il ruolo della vittima e giustificare la guerra all'opinione pubblica. Ho citato l'esempio di Pearl Harbour (quando l'attacco consentì a Roosevelt di vincere la ritrosia dell'opinione pubblica americana a entrare in guerra) non a caso.
Lo pensano in molti, ma proprio per quantità e varietà delle risorse di Hamas pare difficile per Bibi riuscire a tacitare tutto , oltre agli informatori
pare che Mossad e Shin Bet abbiano anche sistemi di sorveglianza ultra sofisticati sia satellitari che audio "intelligenti" o meglio automatizzati.
Poi tutto può essere , l 11 Settembre l' intera aviazione americana era impegnata in esercitazioni o non operativa, sono andati a recuperare 3 caccia
a casa di dio , vedi il caso (o gli informatori)

In ogni caso anche gli ultra celebrati iron dome , muri e sbarramenti a fuoco automatico sono stati molto ridimensionati
gli stessi corpi di guardia non hanno resistito nulla

I carri che forse saranno efficaci in campo aperto e nel tiro a distanza in ambito urbano (erano aggiornati con il "tendalino" anti drone)
non resistono a un singolo colpo di RPG o al fuoco incrociato preparato dalla resistenza con i sistemi autocostruiti utilizzando tubi come
lanciatori e bombe inesplose israeliane. Tra l' altro il comandante israeliano dell' operazione nel primo ospedale di Gaza bombardato e poi
assaltato dall IDF è stato eliminato da un cecchino con un operazione apposita, quindi non è che fronteggino degli sprovveduti

Anche sul fronte navale colpite altre 2 navi e Ansar Allah sta allargando lo sbarramento al mare d' Arabia e a detta loro addirittura all' oceano indiano


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" XLVI

Il lungo periodo di indipendenza degli stati del settore, cominciato nel XII secolo, quando i "Popoli del mare" avevano "spazzato via" Ittiti ed Egizi, si avviò a conclusione nell'VIII, ad opera dell'Assiria.
In un primo tempo il nuovo impero non procedette ad alcuna annessione diretta e sottomise tutti quei piccoli stati al ripetuto pagamento di un tributo, ma quando si accorsero che i pagamenti non avvenivano regolarmente, si decise di affrontare la questione in maniera più diretta e Samaria, ad es, capitolò nel 721, dopo che era stata posta in stato di assedio. Sempre in quell'anno morì Salmassar e quindi la presa della città sarà vantata dal successore Sargon II.
L'imperatore nel primo anno di regno fece deportare 27.000 samaritani (circa) e la distruzione della città è documentata dallo strato archeologico VI di Samaria e alle province assire si aggiunse anche quella di Israele. Eguale sorte ebbero tutti gli stati della zona e la rapidità della conquista ci dà il segnale di una sproporzione enorme fra il grande impero e gli staterelli levantini. :)


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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" XLVII

Mentre Israele crollava, il regno di Giuda restava quasi indenne, pur dovendo sottostare al nuovo impero. Dopo alcuni anni Ezechia, figlio di Achaz (716-687) ritenne addirittura di poter sospendere il pagamento del tributo e si fece ancor più audace, attaccando Gaza e stringendo rapporti con l'Egitto in evidente funzione anti-assira. Dotò inoltre Gerusalemme di fortificazioni e sistema idrico tali da poter resistere in caso di assedio.
Tutto ciò provocò l'intervento di Sennacherib nel 701, che si risolse in maniera a lui favorevole, ma non decisiva e Gerusalemme non capitolò e dovette ritornare a pagare il tributo, anche se più pesante. La versione assira è invece trionfalistica, ma si sa come è sempre andata la propaganda.
Durante il regno di Ezechia e in quello del figlio Manasse (687-642) Giuda rimase tributaria dell'Assiria, ma non fu assoggettata completamente, perché l'impero mirava più in alto, cioè all'Egitto e dovette fornire assistenza prima a Esarhaddon e poi ad Assurbanipal. Tutto ciò fino alla metà del VII secolo, allorché la spinta propulsiva quasi cessò e l'orma vecchio Assurbanipal consentì alla periferia dell'impero di riprendere fiato.


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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" IL

L'impero assiro produsse un vero e proprio rimodellamento demografico attraverso la pratica della "deportazione incrociata", che coinvolse qualcosa come 4,5 milioni persone in un arco di tre secoli. Il racconto biblico narra solo quella degli israeliti, ma dai testi di Sargon II sappiamo molto altro e, a es, che Samaria fu popolata anche da arabi. La nuova società doveva essere mista fra i dominati e i risultati furono quelli attesi: la resistenza politica, deprivata dei luoghi di elaborazione, fu totalmente stroncata, mentre l'economia locale fu salvaguardata. All'inizio si verificò un saldo passivo nella popolazione, giacché molti deportati morirono per strada, ma poi gli assiri furono piuttosto bravi nel facilitare i residenti nelle nuove terre, a es, si tennero insieme comunità omogenee, che mantennero il morale alto e la volontà di prosperare con il lavoro.
L'assimilazione linguistica fu a vantaggio dell'aramaico, che si affiancò alla lingua ufficiale nella stessa Assiria, come lingua dell'amministrazione, mentre per la religione non si scelse nessuna imposizione e si sviluppò un variegato sincretismo; ciò dovette suonare inaccettabile agli yahwisti ortodossi, che per reazione dettero forma a una religione sempre più precisa ed esclusiva.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" L

È probabile che, a seguito della conquista di Samaria degli assiri, alcuni gruppi di israeliti si siano rifugiati nel sud, contribuendo all'espansione demografica del regno di Giuda e anche alla elaborazione religiosa.
Nei lunghi regni di Ezechia e Manasse (85 anni) si operarono altresì grandi interventi urbanistici, fra cui il più importante fu la costruzione di un ampio bacino idrico: Gerusalemme passò da 5 ettari a 60, mentre la popolazione da 1.000 a 15.000 abitanti (circa) nel corso di una sola generazione.
I villaggi agricoli, in pianura e sugli altopiani di Giuda, crebbero di numero e dimensioni e la grossa crisi delle devastazioni di Sennacherib sembra essersi riassorbita. Sorsero fortezze anche nel deserto del Negev e ciò implica l'utilizzazione di tecniche "c.d. dry farming", conosciute prima dell'età del ferro, ma allora applicate su larga scala.
È probabile che il regno abbia potuto giovarsi di un inserimento nei ricchi traffici di provenienza sud-arabica, così come Edom e altri stati dislocati nella "c.d. via regia", resa sicura dalla comune sudditanza all'impero assiro.


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Principe
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Eh mi sa che anche dietro all’attentato a Mosca di questa sera c’è lo zampino dei servizi segreti russi: Arriva subito dopo le elezioni, gli attentatori vengono tranquillamente ripresi in volto dalle telecamere e riescono a scappare (li prenderanno tra due o tre giorni con un bel blitz in diretta tv e poi scompariranno…). Seguirà un’ondata di repressione interna in nome della guerra al terrorismo - che rafforzerà Putin - e un’azione militare in Siria che porterà anche i russi sul terreno di guerra.

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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Principe ha scritto: venerdì 22 marzo 2024, 23:53 Eh mi sa che anche dietro all’attentato a Mosca di questa sera c’è lo zampino dei servizi segreti russi: Arriva subito dopo le elezioni, gli attentatori vengono tranquillamente ripresi in volto dalle telecamere e riescono a scappare (li prenderanno tra due o tre giorni con un bel blitz in diretta tv e poi scompariranno…). Seguirà un’ondata di repressione interna in nome della guerra al terrorismo - che rafforzerà Putin - e un’azione militare in Siria che porterà anche i russi sul terreno di guerra.

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Verosimile ma non così certo.
Se è vero che ha rivendicato ISIS, quest'ultimo si sa al mulino di chi ha sempre portato acqua: Turchia, USA , Israele e Arabia Saudita.


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aitutaki1
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Principe ha scritto: venerdì 22 marzo 2024, 23:53 Eh mi sa che anche dietro all’attentato a Mosca di questa sera c’è lo zampino dei servizi segreti russi: Arriva subito dopo le elezioni, gli attentatori vengono tranquillamente ripresi in volto dalle telecamere e riescono a scappare (li prenderanno tra due o tre giorni con un bel blitz in diretta tv e poi scompariranno…). Seguirà un’ondata di repressione interna in nome della guerra al terrorismo - che rafforzerà Putin - e un’azione militare in Siria che porterà anche i russi sul terreno di guerra.

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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LI

La dominazioni, se pur indiretta degli assiri su Giuda, provocò una reazione religiosa nell'epoca di Ezechia: per primo soppresse i luoghi di culto della religione agraria "le bamot", che segnò un primo passo verso la trasformazione di Yahwe da dio nazionale a esclusivo.
La riforma di Ezechia non era giunta improvvisa, stante l'influsso che avevano raggiunto i veggenti di corte, ovvero i profeti. Principali esponenti furono Osea, Michea, il proto-Isaia, tutti testimoni e protagonisti della temperie ideologica e dei dibattiti che avevano seguito la distruzione a nord di Samaria e della conseguente minaccia (poi non concretatasi) su Gerusalemme. Eventi che ponevano in dubbio il rapporto fiduciario fra popolo e classe dirigente, che forse non stava funzionando nel modo giusto.
Il proto o primo Isaia fu quello che innalzò più in alto la voce della fedeltà a Yahwe come unica speranza di salvezza, lasciando invece l'alleanza con l'Egitto e con gli altri stati del Levante, tutti solo pronti ad approfittare delle disgrazie altrui. Sono rimasti famosi i suoi "oracoli contro le nazioni", lamentazioni e maledizioni lanciate contro i popoli vicini.
P.S. (nota mia, Manasse, il successore, ripristinò il pluralismo, anche se poi la storia ci dice che i profeti vinsero).


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LII

L'importanza degli dèi in quei tempi era notevole e quasi sempre l'esito dello scontro militare altro non era che la conseguenza di una decisione divina. Gli assiri agivano per mandato del dio Assur, sostenuto addirittura dal consenso degli stessi dèi nemici, disgustati (chissà perché :dubbio: dal loro popolo). A es, c'è un passo nelle storie assire in cui si spiega la distruzione di Babilonia grazie al coinvolgimento del dio babilonese, dio che era venerato anche dagli assiri.
L'idea che i vincitori fossero strumenti delle divinità offese dai vinti aveva una lunga storia nel Vicino Oriente, risalendo ai tempi della caduta di Akkad, alla fine del III millennio e quando la sconfitta era definitiva quasi sempre si passava ad adottare la religione dell'altro popolo. Ma, in caso di risultato ambiguo, o di scampato pericolo, era probabile un rinsaldamento nella fiducia nel dio locale e un impegno accresciuto nell'eliminare quei motivi eventuali di colpa, che erano le cause delle sconfitte.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LIII

Nell'età del bronzo gli staterelli levantini erano vassalli di uno dei due grandi imperi: egizio e hittita; a partire dal XII secolo il ruolo imperiale si era ridimensionato, fino a diventare solo nominale e quindi i regni locali erano servi solo del loro dio. all'inizio dell'ottavo secolo è presente il motivo della figura retorica "uscita dall'Egitto", ovvero liberazione dalla sovranità egizia e i profeti se ne appropriano per sottolineare la fedeltà a Yahwe.
Quando l'Assiria si affacciò sullo scenario, alla metà dell'ottavo secolo, l'antico paradigma si ristabilì e proprio in questa temperie, sotto l'influenza delle convenzioni politico-legali assire, prende forma organica l'ideologia del patto.
In tutte le iscrizioni assire, l'intervento repressivo è sempre motivato dalla rottura di questo patto, con il quale si riconosceva Assur come l'unico signore. La punizione avveniva ad opera dello stesso dio, con il re che fungeva solo da strumento pratico, come si può vedere a es, in un passo di Assurbanipal, che si chiude con la domanda: "Come mai tutte queste disgrazie si sono abbattute sull'Arabia?" la risposta che i puniti si davano era: "Perché non abbiamo osservato i patti giurati con Assur!"


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Principe
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Anche Biden molla Netanyahu, astenendosi all'Onu sulla risoluzione che chiede il cessate il fuoco immediato e la liberazione di tutti gli ostaggi. Peccato che siano solo parole: Israele non si fermerà e Hamas non libererà gli ostaggi


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LIV

Gli assiri dell'ottavo/settimo secolo conoscevano due tipi di patto: uno riguardava la fedeltà all'imperatore e al pagamento del tributo da parte dello stato sottomesso e l'altro era incentrato sul rapporto con il dio e in quest'ultimo caso il non rispetto sarebbe stato presto o tardi punito dalla maledizione collegata alla potenza del dio garante. I giudei, pur non usando lo stesso nome assiro, adottarono comunque l'ideologia del patto, decidendo di trasferire la fiducia in Yahwe e retrodatarono il tutto, facendolo risalire sin dai tempi di un passato remoto e fondante.
La formulazione biblica, a cominciare dal primo comandamento riecheggia con chiarezza la scrittura assira del giuramento di fedeltà:
"Noi ameremo Assurbanipal e odieremo il suo nemico. A partire da oggi e finché vivremo. Assurbanipal sarà il nostro re e signore, Noi non metteremo e non cercheremo alcun altro re o alcun altro signore per noi." (SAA II, pag. 66)
(Nota mia, ma davvero come si fa a credere che qualcuno abbia un diritto atavico su quella terra? A me sembra lo stesso tipo di discorso della transustanziazione!)


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LV

L'impero assiro raggiunse il culmine con Assurbanipal e, alla morte (631), ma anche un po' prima, ci fu una guerra di successione che durò circa un ventennio, che avrebbe logorato la classe dirigente.
Nel 625 un capo dei Caldei, Nabopolassar si fece re di Babilonia e lo scenario nella Bassa Mesopotamia si capovolse: gli Assiri furono progressivamente espulsi dalle città e i Babilonesi cominciarono a risalire il corso del Tigri e dell'Eufrate, portando infine il conflitto nel centro stesso dell'impero.
Ai Caldei/Babilonesi si unirono i Medi, motivati da secoli di rancori di montanari oppressi dall'impero, ma anche dalla nuova religiosità zoroastriana, che stava proliferando nell'altipiano iranico e che identificava gli Assiri come la massima espressione dell'impero del male!
Assur fu presa e saccheggiata nel 614 e Ninive nel 612; la regione, che per secoli era stata il centro del mondo e che aveva determinato i destini di tutti i popoli del Vicino Oriente, fu ridotta a una landa desolata (e lo resterà per secoli).


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LVI

Dal 640 al 590 ca. per gli stati prima vassalli degli assiri, ci fu una maggiore possibilità di iniziativa, il che fu salutato con gioia dalle popolazioni prima sottomesse (c'è una fonte che attesta ciò: il canto del profeta Nahum). La teologia giustificò la caduta dell'impero, perché esso era passato da solo braccio divino a strumento anche per fini propri e il fatto non poteva passare inosservato a Yahwe.
Già prima del collasso finale il regno di Giuda, con Giosia, e Tiro erano riusciti in un strategia di disimpegno ed espansione, specie di carattere commerciale. Anche in Transgiordania è notevole lo sviluppo di Ammon. In Anatolia le vecchie province assire diedero vita ai regni di Cilicia e Cappadocia; per non dire poi dei Persiani...
In sintesi si può dire che questo fu un periodo di fermenti di ogni tipo, ma in particolare religiosi, fra zoroastrismo e profetismo ebraico, che avrebbero avuto (purtroppo) conseguenze durature! :x


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LVII

A proposito della religione nel regno di Giuda sotto Giosia, la Bibbia ci dice che il sommo sacerdote consegnò al segretario del re un manoscritto ritrovato nel tempio di Gerusalemme, contenente la Legge. Il re, si narra, ne fu molto colpito e probabilmente approfittò (o creò lui stesso il testo) per conferire il crisma dell'autorità antica a una riforma che sarebbe stata invece innovativa. Ma soprattutto è importante constatare come la (nuova o antica) legge sia emanata proprio in coincidenza con ritiro dell'autorità assira. Ovvero si trattò, come spesso in passato, di sostituire la dipendenza e fedeltà dal signore terreno con quello divino, in questo caso Yahweh.
È difficile per gli studiosi stabilire a quale testo faccia riferimento Giosia, una ragionevole possibilità è che si tratti del Deut. 4-28, il c.d. Codice deuteronomistico.
L'affermazione centrale è: "Un solo dio e sun solo tempio", perché tutti gli altri articoli della Legge sono solo norme di routine di remota antichità e se ne ha riprova per il fatto che l'impegno quasi esclusivo di Giosia fu quello di imporre l'unicità del dio e del luogo di culto.
È probabile che l'importanza dei lavori eseguiti da Giosia al tempio di Gerusalemme sia stata oscurata dalla storiografia perché si voleva attribuire tutto ciò all'epoca antica di Salomone e questi storici hanno in effetti avuto successo, nonostante per far ciò si sia dovuto far finta che il Tempio sia rimasto indenne da tutta una serie di saccheggi e distruzioni avvenuta nell'intervallo di tempo che va da Salomone (970 al 930) a Giosia (640 - 609), ovvero più di tre secoli! :diavoletto:


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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LVIII

Conferme archeologiche ed epigrafiche alla riforma monoteista di Giosia non sono facili da individuare, stante la difficoltà di collocazione precisa (però al decennio, non al secolo) di "ostraka" (un ostrakon o ostracon è un pezzo di ceramica, solitamente rotto da un vaso o altri recipienti di terracotta) non datati.
Ritornando alla storia militare, nel 609 un esercito egiziano, guidato dal faraone Neko risalì la costa palestinese per portarsi contro i babilonesi, che ormai avevano travolto gli ultimi residui dell'impero assiro. A Megiddo, Giosia si fece loro incontro per fermarli, ma fu sbaragliato e lui stesso morì.
Il racconto biblico è ambiguo, ma deve comunque ammettere che questa battaglia ci fu e non solo, perché si ebbero conseguenze negative immediatamente avvertibili. Neko decise chi dovesse succedere a Giosia: Elyaqim o Yoyaqim (609-598) che regnò come tributario del faraone.
Poi però lo stesso Neko fallì nel tentativo di controllare la fascia siro-palestinese e fu sconfitto dai babilonesi, guidati da Nabuccodonosor. L'Egitto dovette abbandonare la Palestina e Giuda recuperò fugacemente l'indipendenza.


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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LIX

La morte di Giosia interruppe il processo di unificazione fra i due regni e fu rimessa in discussione la fiducia in Yahweh, tanto più che quella yahiwista era una riforma voluta dall'alto, non certo un movimento popolare. La sorte di essa è testimoniata dagli scritti del profeta Geremia, che ne era stato un grande estimatore, per lui era l'unica svolta religiosa che potesse evitare a Giuda la sorte funesta del regno del nord (Israele)!
La riforma di Giosia, sebbene accantonata, non restò senza effetti nel più lungo periodo. La successiva tragica vicenda a Babilonia la caricò di valori fondamentali per la sopravvivenza del popolo di Giuda e Israele e fu l'antico progetto a fornire le basi per un'unità etnica e statale, che mai prima era stata nemmeno pensata. Fu lo schema del patto di fedeltà al signore a fornire una chiave di lettura per le tragiche vicende che si sarebbero abbattute sul regno di Giuda, ma soprattutto fu lo schema storiografico che sotto Giosia elaborò il "Proto-Deuteronomista" (forse costui era lo scriba di Giosia) che fornì la traccia per la *ricostruzione retroattiva* dells Storia d'Israele, che è arrivata ai giorni nostri. :crazy:


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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LX

Dopo il 609, Nabucodonosor sottomise al neo impero babilonese (o caldeo) tutti i territori della fascia siro-palestinese e una fonte profetica ci riporta l'effetto terrorizzante che il nuovo "flagello di Dio" produsse sulle popolazioni locali (Ab. 1:6-10). Qualcuno aveva tentato di resistere e sono rimasti famosi gli assedi di Gerusalemme e di Tiro.
Il primo durò poco, non appena morì il re, il figlio decise subito di capitolare e i babilonesi deportarono tutta la classe dirigente e gli artigiani specializzati, lasciando come re vassallo, Sedecia, un altro figlio di Giosia.
Tiro invece resistette per tredici anni, grazie alla posizione insulare, ma alla fine dovette cedere e quella caduta fu salutata con grande sodisfazione negli ambienti profetici giudaici, che avevano seguito con invidia e preoccupazione la crescita della città fenicia.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Con il bombardamento dell'ambasciata iraniana ci si avvicina al punto di non ritorno verso la WW3.


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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LXI

La grande vicenda dell'assoggettamento a Babilonia e la lettura in chiave teologica, comporta oracoli contro Giuda e Israele, che sarebbero stati puniti per la loro infedeltà al dio nazionale. Quest oracoli, o meglio maledizioni si indirizzano però in maggior misura contro le altre nazioni, vittime anch'esse della conquista imperiale e si nota soprattutto una esultanza (esagerata, a dire il vero) per la rovina di vecchi rivali!
Le città filistee e gli stati transgiordani avevano una storia di conflitti con Giuda, ma Ezechiele non si ferma a essi e maledice anche Tiro e l'Egitto; il primo colpevole soltanto di aver accresciuto i propri traffici concorrenziali nel periodo di vacanza di potere, fra gli Assiri e i Babilonesi e il secondo per aver millantato una potenza poi rivelatasi inadeguata. Ezechiele e Geremia profetizzano anche l'invasione della terra dei Faraoni da parte di Nabucodonosor, che non avrà mai luogo, ma tant'è: le profezie buone davvero sono quelle fatte ex post. :D
Sul piano teologico, infine, sia Tiro che l'Egitto sono criticati per la concezione dello stato, che pone il re troppo in alto, con pretese addirittura divine, che Yahweh saprà come distruggere.


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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LXII

Sedecia regnò 9 anni (598-589) come vassallo babilonese, poi decise di ribellarsi e Nabucodonosor pose l'assedio a Gerusalemme, che durò due anni; dopo di che Sedecia fu accecato e i figli uccisi. I caldei-babilonesi incendiarono il tempio e il palazzo reale e smantellarono le mura e la popolazione urbana fu deportata; sul posto rimasero solo i contadini.
Il prefetto del palazzo (Godolia) fu lasciato come responsabile di ciò che restava e, con lui, rimasero alcuni altri membri dell'élite, fra cui il profeta Geremia, i quali giurarono tutti fedeltà al nuovo dominio.
Ma i collaborazionisti durarono poco: Godolia fu ucciso pochi mesi dopo da un gruppo di congiurati che si erano salvati durante la capitolazione, perché si trovavano in zone periferiche dello stato.
L'eccidio di Godolia e dei suoi produsse una sollevazione popolare, per timore delle ritorsioni babilonesi e i congiurati fuggirono, trovando ospitalità dagli Ammoniti. Geremia, uno dei pochi superstiti, consigliò di rimanere in Giudea sotto sovranità babilonese, poiché l'ira di Yahweh era ormai appagata e semmai l'onda della guerra si sarebbe semmai trasferita in Egitto.
Ma quelle parole non furono ascoltate e molti si trasferirono in Egitto, lasciando la Giudea senza nessuna classe dirigente e con pochissima popolazione.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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jerrydrake ha scritto: lunedì 1 aprile 2024, 20:03 Con il bombardamento dell'ambasciata iraniana ci si avvicina al punto di non ritorno verso la WW3.
Non contenti dell' attacco terroristico ad un ambasciata, in un pese terzo, hanno ucciso a Gaza sette operatori umanitari di World Central Kitchen con un raid aereo


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chinaski89
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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aitutaki1 ha scritto: mercoledì 3 aprile 2024, 16:55
jerrydrake ha scritto: lunedì 1 aprile 2024, 20:03 Con il bombardamento dell'ambasciata iraniana ci si avvicina al punto di non ritorno verso la WW3.
Non contenti dell' attacco terroristico ad un ambasciata, in un pese terzo, hanno ucciso a Gaza sette operatori umanitari di World Central Kitchen con un raid aereo
Sta WW3 è la più annunciata di sempre, ma trattasi di paranoie assurde, non ci sarà mai come la teme chi paventa il disastro. Mi chiedo però come sia ancora possibile la narrazione che si vorrebbe fare passare qui in occidente su Israele, sempre più indifendibile


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lemond
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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chinaski89 ha scritto: mercoledì 3 aprile 2024, 18:16
aitutaki1 ha scritto: mercoledì 3 aprile 2024, 16:55
jerrydrake ha scritto: lunedì 1 aprile 2024, 20:03 Con il bombardamento dell'ambasciata iraniana ci si avvicina al punto di non ritorno verso la WW3.
Non contenti dell' attacco terroristico ad un ambasciata, in un pese terzo, hanno ucciso a Gaza sette operatori umanitari di World Central Kitchen con un raid aereo
Sta WW3 è la più annunciata di sempre, ma trattasi di paranoie assurde, non ci sarà mai come la teme chi paventa il disastro. Mi chiedo però come sia ancora possibile la narrazione che si vorrebbe fare passare qui in occidente su Israele, sempre più indifendibile
In Italia c'è chi difende perfino Putin (e Stalin), perché si sente minacciato dall'accerchiamento occidentale, per cui anche gli infami israeliani (che circondati lo sono stati davvero) possono ben avere qualche sostenitore. Io non più! :x


Fanno festa i musulmani il venerdì
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Da Mario Liverani "Oltre la Bibbia" LXIII

La bibbia ci dice poco sulla deportazione di Nabucodonosor, ma si sa che l'impero babilonese, così come quello assiro la fece con lo scopo di acquisire manodopera specializzata e stroncare la classe dirigente locale. Ma ci fu una differenza fra le due: la deportazione assira fu efficace nel cancellare l'identità nazionale (attraverso il miscuglio delle varie popolazioni), tanto che dei deportati assiri non si avrà più notizia e le "dieci tribù" del nord scomparirono, assorbite nel mondo circostante. Le deportazioni babilonesi ottennero invece l'esito opposto, essendo tutti stanziati nella capitale, potettero mantenere e anche accentuare in cattività il loro spirito di gruppo.
In Giuda, già l'abbiamo scritto, si ebbe in quegli anni una enorme crisi demografica e culturale e il vuoto fu, ma solo in parte, riempito da qualche popolo vicino: gli Edomiti, in particolare, e si capisce perché contro di essi lanciano maledizioni i profeti giudei, ma anche gli Ammoniti.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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aitutaki1 ha scritto: mercoledì 3 aprile 2024, 16:55
jerrydrake ha scritto: lunedì 1 aprile 2024, 20:03 Con il bombardamento dell'ambasciata iraniana ci si avvicina al punto di non ritorno verso la WW3.
Non contenti dell' attacco terroristico ad un ambasciata, in un pese terzo, hanno ucciso a Gaza sette operatori umanitari di World Central Kitchen con un raid aereo
L' aspetto più terribile di questa vicenda è la spiegazione che è stata data dall' esercito israeliano. I missili erano diretti alle tre auto centrate con chirurgica precisione sul tettino perché uno dei sette "sembrava" un terrorista! Non esiste più fermare le auto e controllare? Se "sembri" un terrorista sei morto insieme a chi ti sta intorno. È la prova provata di come si sia giunti a 30000 e più vittime. Si spara a tutti, indistintamente: donne, bambini, ostaggi con bandiera bianca, medici, giornalisti, operatori umanitari, chi manca? In momenti di delirio assoluto come questi si saranno sparati anche tra loro, ne sono certo.


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Trullo
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Dopo che per settant'anni e più il loro semplice diritto di vivere lì viene messo in discussione coi fatti, è normale che poi nelle reazioni non si vada troppo per il sottile
Se un giorno sì e un giorno anche tirano missili sul tuo territorio e uccidono civili, non è che ti fai troppi scrupoli nell'eliminare chi te li tira


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Il loro evidente scopo è eliminare, scacciare il maggior numero possibile di palestinesi, poco importa se di mezzo ci vanno gli ostaggi, i civili palestinesi o gli operatori umanitari.
Gaza in una prima fase poi in cis-Giordania.


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nino58
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Trullo ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 14:05 Dopo che per settant'anni e più il loro semplice diritto di vivere lì viene messo in discussione coi fatti, è normale che poi nelle reazioni non si vada troppo per il sottile
Se un giorno sì e un giorno anche tirano missili sul tuo territorio e uccidono civili, non è che ti fai troppi scrupoli nell'eliminare chi te li tira
Se fossi andato lì accordandoti prima con chi ci abitava, qualche casino in meno ci sarebbe stato.
Se ci vai cacciando chi c'era ...
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Gimbatbu ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 13:20
aitutaki1 ha scritto: mercoledì 3 aprile 2024, 16:55
jerrydrake ha scritto: lunedì 1 aprile 2024, 20:03 Con il bombardamento dell'ambasciata iraniana ci si avvicina al punto di non ritorno verso la WW3.
Non contenti dell' attacco terroristico ad un ambasciata, in un pese terzo, hanno ucciso a Gaza sette operatori umanitari di World Central Kitchen con un raid aereo
L' aspetto più terribile di questa vicenda è la spiegazione che è stata data dall' esercito israeliano. I missili erano diretti alle tre auto centrate con chirurgica precisione sul tettino perché uno dei sette "sembrava" un terrorista! Non esiste più fermare le auto e controllare? Se "sembri" un terrorista sei morto insieme a chi ti sta intorno. È la prova provata di come si sia giunti a 30000 e più vittime. Si spara a tutti, indistintamente: donne, bambini, ostaggi con bandiera bianca, medici, giornalisti, operatori umanitari, chi manca? In momenti di delirio assoluto come questi si saranno sparati anche tra loro, ne sono certo.
Sicuramente hanno sparato (o bombardato, ma è lo stesso) agli ostaggi.
Ma anche conflitti di fuoco "amico" mi pare di averlo letto.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Trullo ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 14:05 Dopo che per settant'anni e più il loro semplice diritto di vivere lì viene messo in discussione coi fatti, è normale che poi nelle reazioni non si vada troppo per il sottile
Se un giorno sì e un giorno anche tirano missili sul tuo territorio e uccidono civili, non è che ti fai troppi scrupoli nell'eliminare chi te li tira
ma i volontari di organizzazioni umanitarie ti paiono soggetti che "tirano" missili ?
Come fa Israele in Siria con l' aggravante della missione diplomatica di un paese ancora terzo ...

Se per esempio la Russia radesse al suolo l' ambasciata Ucraina a Parigi con dentro Danilov cosa diresti ?
perchè è esattamente la stessa cosa
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Trullo
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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nino58 ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 15:44 Se fossi andato lì accordandoti prima con chi ci abitava, qualche casino in meno ci sarebbe stato.
Se ci vai cacciando chi c'era ...
Non eri lì tu dal Mesozoico.
Lì, come nel resto dell'impero ottomano, arabi (sia cristiani sia musulmani, ma ancge drusi, yazidi e altre minoranze) ed ebrei vivevano insieme. Gli ebrei erano una minoranza importante e forse erano maggoranza a GErusalemme e dintorni. L'immigrazione legata al sionismo e proveniente dall'Europa c'è stata, ma parallelamente, dapprima con la caduta dell'impero ottomano e più significativamente dal 1948, la forte emigrazione dai paesi nordafricani e arabi di tutti o quasi gli ebrei che ci vivevano

Inoltre nei primi del novecento c'è stata una forte immigrazione di arabi, anche stimolati dalle attività imprenditoriali sviluppate dagli immigrati ebrei



A ogni modo nel 1948 le nazioni unite, alla fine del mandato britannico, avevano saggiamente proposto una partizione della palestina in uno stato ebraico (significatvamente più piccolo dell'attuale Israele) e uno arabo (molto più grande di Cisgiordania e Gaza). Gli ebrei hanno accettato, gli arabi no. Proprio gli arabi che si appellano di ccontinuo alle violazioni di ISraele delle risoluzioni ONU

Nel tempo, gli arabi hanno perso infinite guerre contro Israele (dove,a differenza delle altre guerre, viene proprio messa in discussione l'esistenza di uno stato ebraico in Palestina) ma ogni volta, anzichè trovare una pace rinunciando a aqualcosa come in tutte le guerre della storia, si alza continuamente la posta in gioco, cercando il massacro del proprio popolo anzichè cercare di vivere in pace con il proprio vicino, come hanno fatto (per esempio) i tedeschi con la Polonia (nei cui attuali confini vivevano forse dieci miioni di tedeschi, che sono stati integrati dal resto della Germania) o noi italiani con la Jugoslavia accogiendo e integrando circa duecentomila istriani e dalmati di lingua italiana


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Oggi Israele sotto questo governo è di fatto un organizzazione terroristica
la modalità delle azioni è terroristica
oltre alle migliaia di innocenti, 130 giornalisti trucidati scientemente , anche la tragedia dei volontari non è casuale
è una forma di intimidazione ad andarsene e lasciare campo libero ai macellai
Per chi se lo fosse perso persino l' Irlanda si è unita al Sudafrica nella richiesta di condanna per genocidio


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Slegar
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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aitutaki1 ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 17:52 ...... anche la tragedia dei volontari non è casuale ........
Guarda caso è la stessa ONG che con l'operazione Saafena è stata la prima (se non l'unica) a forzare via mare il blocco imposto a Gaza. Questo è il video del primo sbarco di aiuti alimentari:



Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità

Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
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nino58
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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Trullo ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 17:15
nino58 ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 15:44 Se fossi andato lì accordandoti prima con chi ci abitava, qualche casino in meno ci sarebbe stato.
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Non eri lì tu dal Mesozoico.
Lì, come nel resto dell'impero ottomano, arabi (sia cristiani sia musulmani, ma ancge drusi, yazidi e altre minoranze) ed ebrei vivevano insieme. Gli ebrei erano una minoranza importante e forse erano maggoranza a GErusalemme e dintorni. L'immigrazione legata al sionismo e proveniente dall'Europa c'è stata, ma parallelamente, dapprima con la caduta dell'impero ottomano e più significativamente dal 1948, la forte emigrazione dai paesi nordafricani e arabi di tutti o quasi gli ebrei che ci vivevano

Inoltre nei primi del novecento c'è stata una forte immigrazione di arabi, anche stimolati dalle attività imprenditoriali sviluppate dagli immigrati ebrei



A ogni modo nel 1948 le nazioni unite, alla fine del mandato britannico, avevano saggiamente proposto una partizione della palestina in uno stato ebraico (significatvamente più piccolo dell'attuale Israele) e uno arabo (molto più grande di Cisgiordania e Gaza). Gli ebrei hanno accettato, gli arabi no. Proprio gli arabi che si appellano di ccontinuo alle violazioni di ISraele delle risoluzioni ONU

Nel tempo, gli arabi hanno perso infinite guerre contro Israele (dove,a differenza delle altre guerre, viene proprio messa in discussione l'esistenza di uno stato ebraico in Palestina) ma ogni volta, anzichè trovare una pace rinunciando a aqualcosa come in tutte le guerre della storia, si alza continuamente la posta in gioco, cercando il massacro del proprio popolo anzichè cercare di vivere in pace con il proprio vicino, come hanno fatto (per esempio) i tedeschi con la Polonia (nei cui attuali confini vivevano forse dieci miioni di tedeschi, che sono stati integrati dal resto della Germania) o noi italiani con la Jugoslavia accogiendo e integrando circa duecentomila istriani e dalmati di lingua italiana
L'errore del 1948 da parte dell'ONU è stato di proprio ripartire tra ebrei e arabi, frutto avvelenato di una decolonizzazione fatta a capocchia di minchia.
In Palestina dovevano/potevano viverci gli uni e gli altri, in modo democratico, come in Libano.
I problemi del Libano sono iniziati dopo la guerra dei sei giorni, con l'occupazione della Cisgiordania.
Fino al 1967 il Libano era una piccola Svizzera.


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Vedo che per molti il diritto all'autodeterminazione dei popoli si applica a tutti tranne che agli ebrei


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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nino58 ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 18:38 In Palestina dovevano/potevano viverci gli uni e gli altri, in modo democratico, come in Libano.
I problemi del Libano sono iniziati dopo la guerra dei sei giorni, con l'occupazione della Cisgiordania.
Fino al 1967 il Libano era una piccola Svizzera.
No i problemi del Libano nascono molto prima
I rifugiati palestinesi non hanno fatto che amplificarli

Come mai l ultimo censimento della popolazione è del 1932?
C è stata una forte diaspora della popolazione libanese..
Iniziata nel 1860.. non nel 1967
La maggioranza ? Cristiani

In Siria stessa cosa


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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Slegar ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 18:31
aitutaki1 ha scritto: giovedì 4 aprile 2024, 17:52 ...... anche la tragedia dei volontari non è casuale ........
Guarda caso è la stessa ONG che con l'operazione Saafena è stata la prima (se non l'unica) a forzare via mare il blocco imposto a Gaza. Questo è il video del primo sbarco di aiuti alimentari:

Io mi chiedo quanto si possa essere alienati e rincoglioniti dal mainstream per accettare che si prendano i profughi per fame
è disumano
Poi ovviamente sempre non riferito a te ... il genocidio di 30+ (civili) a 1, il massacro di 13.000 minori di 15 anni, le esecuzioni sommarie,
le torture indiscriminate, sparare su gente con bandiera bianca e mani alzate (ex ostaggi compresi) , invadere e radere al suolo Gaza
con il diritto all' autodeterminazione dei popoli non c'entrano una fava
altrettanto i raid terroristici nel vicinato


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Re: Noi e Israele: un caso di coscienza

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@winter, è esattamente il motivo per cui gli ebrei hanno fortemnte voluto uno stato indipendente, per non essere minoranza perseguitata e discriminato in un mondo arabo e musulmano. Anche spinti dal destino degli armeni, in parte massacrati e in parte costretti a emigrare dalla loro area storica di insediamento, la parte orientale dell'attuale Turchia


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