I corridori e l'assenza di "coscienza di classe"
Inviato: domenica 6 febbraio 2011, 21:06
Oggi la partenza del Challenge Mallorca è stata ritardata di una ventina di minuti a causa della protesta contro l'abolizione delle radioline inscenata dai corridori. I direttori sportivi hanno letto un manifesto che contesta la decisione dell'UCI, poi i corridori sono partiti ma non tutti hanno tolto le radioline ( i fratelli Schleck e Freire le hanno indossate).
Nel frattempo Lars Boom, vincitore del cronoprologo in Qatar, annunciava che un'iniziativa simile domani sarà tenuta anche nell'emirato del golfo. I ciclisti hanno quindi intenzione di continuare a protestare contro questo provvedimento.
Personalmente la decisione di proibire l'uso delle radioline in corsa mi pare una delle pochissime cose positive (fose l'unica?) che l'UCI ha fatto negli ultimi anni. Una decisione che potrebbe rendere più "vere" le corse favorendo un maggiore spontaneismo nello svolgimento delle gare, lasciando più spazio alla fantasia e all'inventiva dei corridori.
Quante volte negli ultimi anni abbiamo dato la colpa della mancanza di spettacolo a questi maledetti auricolari tramite i quali una delle peggiori generazioni di DS comanda passo per passo i propri corridori, come se si trattasse di un videogame? Quante volte i DS per mezzo delle radioline hano frenato un corridore che altrimenti sarebbe partito all'attacco? Tante. Basti pensare agli ultimi tristissimi Tour de France, e non solo.
Questo provvedimento potrebbe restituirci un ciclismo più sano in cui potremmo finalmente rivedere attacchi scriteriati messi in atto anche da qualche campione (o presunto tale); potremmo finalmente vedere come si comportano Schleck e Contador lungo l'ascesa del Tourmalet senza le indicazioni di Riis o Andersen.
La maggior parte dei ciclisti è in disaccordo con questa decisione e sinceramente non ce ne possiamo meravigliare. E allora per contestare qualcosa che non reputano giusto protestano, ritardano l'inizio delle gare, sfidano la giuria infrangendo la regola. Questa si chè è una novità!
La cosa di per se mi sorprende e, nonostante una diversa opinione sul merito della questione, dovrebbe anche farmi piacere visto che per la prima volta il gruppo decide di contestare una decisione propinata dai vertici di Aigle utilizzando strumenti di protesta che raramente i corridori usano.
La cosa invece mi fa veramente in.....re; mi fa veramente pensare che il quoziente intellettivo medio dei ciclisti sia piuttosto basso. Perchè? Perchè i ciclisti si impegnano a protestare contro un provvedimento che alla fine dei conti non lede nessuno dei loro diritti fondamentali, al massimo gli leva qualche comodità e li responsabilizza di più nella gestione di corsa. Una questione di poco conto tutto sommato se la si paragona contro tutti i soprusi che ripetutamente i ciclisti hanno dovuto subire dal 98 ad oggi in tema di antidoping.
Se si fa questo casiono per una radiolina, i corridori cosa avrebbero dovuto fare per esempio all'indomani del famoso e vergognoso episodio accaduto al povero Kevin Van Impe che, di fronte alla salma del suo figlioletto appena morto, mentre ne preparava i funerali all'obitorio, fu costretto dai "vampiri" dell'UCI a sottoporsi immediatamente ad un controllo a sorpresa, pena squalifica? All'epoca, di fronte ad un episodio nauseante, fecero assai poco. E di situazioni del genere i corridori ne hanno vissute parecchie nell'ultimo decennio, sempre abbassando la testa e facendo finta di niente. Mai un cenno di protesta o di ribellione. Poi vengono fuori con queste pantomime proprio in occasioni di episodi stupidi, come quello delle radioline o come quello ancora più ridicola della famosa protesta di Milano, durante il giro del 2009.
Nel frattempo Lars Boom, vincitore del cronoprologo in Qatar, annunciava che un'iniziativa simile domani sarà tenuta anche nell'emirato del golfo. I ciclisti hanno quindi intenzione di continuare a protestare contro questo provvedimento.
Personalmente la decisione di proibire l'uso delle radioline in corsa mi pare una delle pochissime cose positive (fose l'unica?) che l'UCI ha fatto negli ultimi anni. Una decisione che potrebbe rendere più "vere" le corse favorendo un maggiore spontaneismo nello svolgimento delle gare, lasciando più spazio alla fantasia e all'inventiva dei corridori.
Quante volte negli ultimi anni abbiamo dato la colpa della mancanza di spettacolo a questi maledetti auricolari tramite i quali una delle peggiori generazioni di DS comanda passo per passo i propri corridori, come se si trattasse di un videogame? Quante volte i DS per mezzo delle radioline hano frenato un corridore che altrimenti sarebbe partito all'attacco? Tante. Basti pensare agli ultimi tristissimi Tour de France, e non solo.
Questo provvedimento potrebbe restituirci un ciclismo più sano in cui potremmo finalmente rivedere attacchi scriteriati messi in atto anche da qualche campione (o presunto tale); potremmo finalmente vedere come si comportano Schleck e Contador lungo l'ascesa del Tourmalet senza le indicazioni di Riis o Andersen.
La maggior parte dei ciclisti è in disaccordo con questa decisione e sinceramente non ce ne possiamo meravigliare. E allora per contestare qualcosa che non reputano giusto protestano, ritardano l'inizio delle gare, sfidano la giuria infrangendo la regola. Questa si chè è una novità!
La cosa di per se mi sorprende e, nonostante una diversa opinione sul merito della questione, dovrebbe anche farmi piacere visto che per la prima volta il gruppo decide di contestare una decisione propinata dai vertici di Aigle utilizzando strumenti di protesta che raramente i corridori usano.
La cosa invece mi fa veramente in.....re; mi fa veramente pensare che il quoziente intellettivo medio dei ciclisti sia piuttosto basso. Perchè? Perchè i ciclisti si impegnano a protestare contro un provvedimento che alla fine dei conti non lede nessuno dei loro diritti fondamentali, al massimo gli leva qualche comodità e li responsabilizza di più nella gestione di corsa. Una questione di poco conto tutto sommato se la si paragona contro tutti i soprusi che ripetutamente i ciclisti hanno dovuto subire dal 98 ad oggi in tema di antidoping.
Se si fa questo casiono per una radiolina, i corridori cosa avrebbero dovuto fare per esempio all'indomani del famoso e vergognoso episodio accaduto al povero Kevin Van Impe che, di fronte alla salma del suo figlioletto appena morto, mentre ne preparava i funerali all'obitorio, fu costretto dai "vampiri" dell'UCI a sottoporsi immediatamente ad un controllo a sorpresa, pena squalifica? All'epoca, di fronte ad un episodio nauseante, fecero assai poco. E di situazioni del genere i corridori ne hanno vissute parecchie nell'ultimo decennio, sempre abbassando la testa e facendo finta di niente. Mai un cenno di protesta o di ribellione. Poi vengono fuori con queste pantomime proprio in occasioni di episodi stupidi, come quello delle radioline o come quello ancora più ridicola della famosa protesta di Milano, durante il giro del 2009.