Re: Cinematografo
Inviato: domenica 14 giugno 2020, 12:23
PARASITE (con SPOILER!) E VERGA: UN NUOVO CICLO DEI VINTI
Io non sono un super fan della commedia all'italiana.lemond ha scritto: ↑domenica 14 giugno 2020, 12:01 Posso fare un intervento, scrivendo sul cinema con gli uomini veri?
Nel medioevo c'era un solo spazio istituzionalmente riconosciuto per il teatro: la chiesa. E a essere messe in scena erano naturalmente sacre rappresentazioni, a tutto vantaggio del popolo che, non capendo nulla di latino, poteva seguire le sacre scritture solo con grande difficoltà, spesso capendo "fischi per fiaschi", mentre tutti sanno seguire bene una messinscena.
Le rappresentazioni sacre ebbero un successo tale che iniziarono a uscire dai loro primi confini. Confini fisici, quando per raccogliere maggior pubblico (e al contempo, magari, fare concorrenza agli spettacoli dei saltimbanchi) si portarono sui sagrati e in piazza, aprendosi al profano.
Quando il teatro è forte, è in grado di digerire tutto, e fu proprio nelle sacre rappresentazioni che un tipo di commedia breve, grossolana, erede del mimo latino, trovò spazio come intermezzo ravvivante. Nient'altro che un riempitivo gustoso, una farcitura, una farsa (appunto dal francese "farce". E poi nel cinematografo la commedia all'italiana di Gassmann, Manfredi, Sordi e Tognazzi (in ordine alfabetico).
Mah, Cthu, sarà un pensiero dovuto all’odierna mediocrità per non dire di peggio... ma a me molti film della cosiddetta commedia all’italiana paiono da rivalutare, e pure parecchio, con le dovute riserve.Cthulhu ha scritto: ↑lunedì 6 luglio 2020, 13:11Io non sono un super fan della commedia all'italiana.lemond ha scritto: ↑domenica 14 giugno 2020, 12:01 Posso fare un intervento, scrivendo sul cinema con gli uomini veri?
Nel medioevo c'era un solo spazio istituzionalmente riconosciuto per il teatro: la chiesa. E a essere messe in scena erano naturalmente sacre rappresentazioni, a tutto vantaggio del popolo che, non capendo nulla di latino, poteva seguire le sacre scritture solo con grande difficoltà, spesso capendo "fischi per fiaschi", mentre tutti sanno seguire bene una messinscena.
Le rappresentazioni sacre ebbero un successo tale che iniziarono a uscire dai loro primi confini. Confini fisici, quando per raccogliere maggior pubblico (e al contempo, magari, fare concorrenza agli spettacoli dei saltimbanchi) si portarono sui sagrati e in piazza, aprendosi al profano.
Quando il teatro è forte, è in grado di digerire tutto, e fu proprio nelle sacre rappresentazioni che un tipo di commedia breve, grossolana, erede del mimo latino, trovò spazio come intermezzo ravvivante. Nient'altro che un riempitivo gustoso, una farcitura, una farsa (appunto dal francese "farce". E poi nel cinematografo la commedia all'italiana di Gassmann, Manfredi, Sordi e Tognazzi (in ordine alfabetico).
A volte la penso come Nanni Moretti
Dietro il paravento della critica sociale c'è tanta auto assoluzione. I personaggi di quei film possono fare le peggiori mascalzonate ma alla fine sono sempre assolti, "perché noi italiani siamo così e poi sembra uguale allo zio".
Non voglio dire che non ci siano state bellissime commedie all'italiana, ma resto con le mie perplessità. Soprattutto sul versante - di gran lunga maggioritario -- romanesco-piacione. Quello che manca quasi sempre è una visione morale, sostituita o dalla cattiveria pura, in fondo superficiale alla Risi o dallo smaccato giustificazionismo del "tengo famiglia" e del "che si deve fare per campare".Bitossi ha scritto: ↑lunedì 6 luglio 2020, 13:55Mah, Cthu, sarà un pensiero dovuto all’odierna mediocrità per non dire di peggio... ma a me molti film della cosiddetta commedia all’italiana paiono da rivalutare, e pure parecchio, con le dovute riserve.Cthulhu ha scritto: ↑lunedì 6 luglio 2020, 13:11Io non sono un super fan della commedia all'italiana.lemond ha scritto: ↑domenica 14 giugno 2020, 12:01 Posso fare un intervento, scrivendo sul cinema con gli uomini veri?
Nel medioevo c'era un solo spazio istituzionalmente riconosciuto per il teatro: la chiesa. E a essere messe in scena erano naturalmente sacre rappresentazioni, a tutto vantaggio del popolo che, non capendo nulla di latino, poteva seguire le sacre scritture solo con grande difficoltà, spesso capendo "fischi per fiaschi", mentre tutti sanno seguire bene una messinscena.
Le rappresentazioni sacre ebbero un successo tale che iniziarono a uscire dai loro primi confini. Confini fisici, quando per raccogliere maggior pubblico (e al contempo, magari, fare concorrenza agli spettacoli dei saltimbanchi) si portarono sui sagrati e in piazza, aprendosi al profano.
Quando il teatro è forte, è in grado di digerire tutto, e fu proprio nelle sacre rappresentazioni che un tipo di commedia breve, grossolana, erede del mimo latino, trovò spazio come intermezzo ravvivante. Nient'altro che un riempitivo gustoso, una farcitura, una farsa (appunto dal francese "farce". E poi nel cinematografo la commedia all'italiana di Gassmann, Manfredi, Sordi e Tognazzi (in ordine alfabetico).
A volte la penso come Nanni Moretti
Dietro il paravento della critica sociale c'è tanta auto assoluzione. I personaggi di quei film possono fare le peggiori mascalzonate ma alla fine sono sempre assolti, "perché noi italiani siamo così e poi sembra uguale allo zio".
Esempi sparsi: In nome del popolo italiano, dove vengono individuati difetti endemici della società italiana, magari già chiari come la scarsa dirittura morale di certa classe imprenditoriale, o anche quasi profetici come una possibile arbitrarietà di alcune scelte giudiziarie. Con un certo equilibrio direi, senza calcare la mano su un aspetto rispetto ad un altro.
O come ne Il Sorpasso, che guarda caso prende mezza stelletta in più di valutazione ad ogni edizione dei manuali storici...
Senza contare Una vita difficile, Il boom, Il tigre, La vita agra, fino ad arrivare a C’eravamo tanto amati, ecc. ecc. ecc.
E senza contare un positivo raccordo con la letteratura, anche solo considerata come scrittura di soggetti sufficientemente originali.
Forse quanto sostieni vale di più oggi: mancanza di scrittura originale, prevalenza del comico e del grottesco rispetto alla commedia pura ed al dramma, cose che ai miei occhi paiono gettare il bambino e tenersi l’acqua sporca.
E poi la gavetta: si vede che Verdone, Virzì, per arrivare all’odierno controsenso rappresentato da Zalone, non l’hanno fatta.
Vediamo quest’ultimo: persino gustoso nella centratura comica di alcuni aspetti (lo zotico che indossa una divisa e si sente il Padreterno, la sua ignoranza cosmica, ecc.), alla fine se la cava sempre, e a noi non rimane niente, se non qualche risata, dovuta comunque a battute che già a Bellinzona non fanno più ridere...
7e per una cagata pazzesca?!?Road Runner ha scritto: ↑domenica 9 agosto 2020, 21:14 Doverosa segnalazione domani sera a Milano, all'Arena Est, proiezione del grande Capolavoro
del Maestro Sergej M. Ejzenstejn, La Corazzata Potemkin, in versione originale completa.
Ingresso Euro 7,00
(Non è uno scherzo, la danno davvero !!!)
Perché, poi c’è anche il dibattito fantozziano?Road Runner ha scritto: ↑domenica 9 agosto 2020, 22:00 Mi verrebbe quasi voglia di vestirmi da intellettuale, andarci, e poi piazzare una dormita di tre ore con russata sonora !!
lemond ha scritto: ↑domenica 14 giugno 2020, 12:01 Posso fare un intervento, scrivendo sul cinema con gli uomini veri?
Nel medioevo c'era un solo spazio istituzionalmente riconosciuto per il teatro: la chiesa. E a essere messe in scena erano naturalmente sacre rappresentazioni, a tutto vantaggio del popolo che, non capendo nulla di latino, poteva seguire le sacre scritture solo con grande difficoltà, spesso capendo "fischi per fiaschi", mentre tutti sanno seguire bene una messinscena.
Le rappresentazioni sacre ebbero un successo tale che iniziarono a uscire dai loro primi confini. Confini fisici, quando per raccogliere maggior pubblico (e al contempo, magari, fare concorrenza agli spettacoli dei saltimbanchi) si portarono sui sagrati e in piazza, aprendosi al profano.
Quando il teatro è forte, è in grado di digerire tutto, e fu proprio nelle sacre rappresentazioni che un tipo di commedia breve, grossolana, erede del mimo latino, trovò spazio come intermezzo ravvivante. Nient'altro che un riempitivo gustoso, una farcitura, una farsa (appunto dal francese "farce". E poi nel cinematografo la commedia all'italiana di Gassmann, Manfredi, Sordi e Tognazzi (in ordine alfabetico).
una pellicola che è un misto tra biografia e film d’inchiesta...maurofacoltosi ha scritto: ↑lunedì 28 settembre 2020, 10:04 Il 12 ottobre uscirà al cinema il film su Pantani di cui vi avevo parlato tempo fa
https://www.mymovies.it/film/2020/il-caso-pantani/
https://www.imdb.com/title/tt5546904/
Dato che non posso non per quanto scrivete di cinema, vorrei farvi una domanda sulla commedia francese. Ho visto ieri il film Cyrano Mon Amour (Edmond), che mi ha emozionato come la commedia originale del grandissimo Edmond Rostand e anche la canzone di Guccini. Però, la traduzione italiana in entrambe le opere finisce con *pennacchio* che non vuol dire quasi niente in italiano, mentre l'originale ha "panache" che significa quasi tutto in francese. Vi domando com'è possibile che si compia e si perseveri in un tale "misfatto"!?Cthulhu ha scritto: ↑sabato 11 luglio 2020, 13:22Non voglio dire che non ci siano state bellissime commedie all'italiana, ma resto con le mie perplessità. Soprattutto sul versante - di gran lunga maggioritario -- romanesco-piacione. Quello che manca quasi sempre è una visione morale, sostituita o dalla cattiveria pura, in fondo superficiale alla Risi o dallo smaccato giustificazionismo del "tengo famiglia" e del "che si deve fare per campare".Bitossi ha scritto: ↑lunedì 6 luglio 2020, 13:55Mah, Cthu, sarà un pensiero dovuto all’odierna mediocrità per non dire di peggio... ma a me molti film della cosiddetta commedia all’italiana paiono da rivalutare, e pure parecchio, con le dovute riserve.Cthulhu ha scritto: ↑lunedì 6 luglio 2020, 13:11
Io non sono un super fan della commedia all'italiana.
A volte la penso come Nanni Moretti
Dietro il paravento della critica sociale c'è tanta auto assoluzione. I personaggi di quei film possono fare le peggiori mascalzonate ma alla fine sono sempre assolti, "perché noi italiani siamo così e poi sembra uguale allo zio".
Esempi sparsi: In nome del popolo italiano, dove vengono individuati difetti endemici della società italiana, magari già chiari come la scarsa dirittura morale di certa classe imprenditoriale, o anche quasi profetici come una possibile arbitrarietà di alcune scelte giudiziarie. Con un certo equilibrio direi, senza calcare la mano su un aspetto rispetto ad un altro.
O come ne Il Sorpasso, che guarda caso prende mezza stelletta in più di valutazione ad ogni edizione dei manuali storici...
Senza contare Una vita difficile, Il boom, Il tigre, La vita agra, fino ad arrivare a C’eravamo tanto amati, ecc. ecc. ecc.
E senza contare un positivo raccordo con la letteratura, anche solo considerata come scrittura di soggetti sufficientemente originali.
Forse quanto sostieni vale di più oggi: mancanza di scrittura originale, prevalenza del comico e del grottesco rispetto alla commedia pura ed al dramma, cose che ai miei occhi paiono gettare il bambino e tenersi l’acqua sporca.
E poi la gavetta: si vede che Verdone, Virzì, per arrivare all’odierno controsenso rappresentato da Zalone, non l’hanno fatta.
Vediamo quest’ultimo: persino gustoso nella centratura comica di alcuni aspetti (lo zotico che indossa una divisa e si sente il Padreterno, la sua ignoranza cosmica, ecc.), alla fine se la cava sempre, e a noi non rimane niente, se non qualche risata, dovuta comunque a battute che già a Bellinzona non fanno più ridere...
Iperquoto, senza voler mancare di rispetto allo scomparso.Bitossi ha scritto: ↑giovedì 5 novembre 2020, 13:40 Scrivo qui, come osservazione di metodo piuttosto che di merito: sono l’unico a provare un po’ di disagio verso i continui omaggi post-mortem, televisivi e di stampa, alla figura di Proietti, e a trovarli persino un po’ esagerati?
Chiarisco subito: attore più che degno, e grande animale da palcoscenico, forse più per “mestiere” che per classe innata.
Ed è comunque sottinteso l’ovvio rispetto per chiunque abbia contribuito in vita a fare qualcosa di utile o piacevole per gli altri.
Però mi faccio una domanda rispetto alla caratura del personaggio: ma allora, quando è mancato Gassman, solo per fare un nome, ci volevano 10 giorni di lutto nazionale?
Qualcuno sa indicarmi un film di valore in cui Proietti avesse avuto un ruolo importante?
Naturalmente non mi sfugge che buona parte della sua popolarità provenisse dalle apparizioni televisive, ma anche lì... sarà che non le guardo, ma non mi risultano capolavori.
Tutto sommato mi è sempre sembrato un più che buon mestierante, barzellettiere discreto (meglio di Berlusconi, ma lì ci vuole poco), abbastanza chiuso nella sua “romanità”, che anche in queste pagine abbiamo definito più un limite che un pregio.
Però mi sa che bisogna rassegnarsi: è ormai consueto, non solo in questo paese, che faccia meno notizia la scomparsa di un Nobel, rispetto a quella di chi rimarrà famoso per “Nun me rompe er ca’...”
Andiamo Lorenzo, Gigi era simpatico e poi tu non hai visto uno dei più grandi capolavori del cimena italiano, almeno per chi ama (ha amato, perché ormai in Italia è morta) l'ippica: Febbre da cavallo.Bitossi ha scritto: ↑giovedì 5 novembre 2020, 13:40 Scrivo qui, come osservazione di metodo piuttosto che di merito: sono l’unico a provare un po’ di disagio verso i continui omaggi post-mortem, televisivi e di stampa, alla figura di Proietti, e a trovarli persino un po’ esagerati?
Chiarisco subito: attore più che degno, e grande animale da palcoscenico, forse più per “mestiere” che per classe innata.
Ed è comunque sottinteso l’ovvio rispetto per chiunque abbia contribuito in vita a fare qualcosa di utile o piacevole per gli altri.
Però mi faccio una domanda rispetto alla caratura del personaggio: ma allora, quando è mancato Gassman, solo per fare un nome, ci volevano 10 giorni di lutto nazionale?
Qualcuno sa indicarmi un film di valore in cui Proietti avesse avuto un ruolo importante?
Naturalmente non mi sfugge che buona parte della sua popolarità provenisse dalle apparizioni televisive, ma anche lì... sarà che non le guardo, ma non mi risultano capolavori.
Tutto sommato mi è sempre sembrato un più che buon mestierante, barzellettiere discreto (meglio di Berlusconi, ma lì ci vuole poco), abbastanza chiuso nella sua “romanità”, che anche in queste pagine abbiamo definito più un limite che un pregio.
Però mi sa che bisogna rassegnarsi: è ormai consueto, non solo in questo paese, che faccia meno notizia la scomparsa di un Nobel, rispetto a quella di chi rimarrà famoso per “Nun me rompe er ca’...”
Bravissimo P.S. Da qui in avanti amerò di più i romani.Gimbatbu ha scritto: ↑giovedì 5 novembre 2020, 15:14 Beh, essendo romano capirete che non sono molto d' accordo con il vostro giudizio. Ho seguito la carriera di Proietti da quando sono ragazzino l' ho incrociato alle feste di piazza, nei piccoli locali di Trastevere, nei grandi teatri , allo stadio dove si esibiva senza mai risparmiarsi e con l' unico scopo, l' ha sempre dichiarate, di divertire il pubblico. Spesso la sua strada si è incrociata con Gassman a cui forzatamente spesso era accostato, paragone che lui non condivideva conscio delle differenze con il grande Vittorio, ma molti lo vedevano come naturale erede . Monicelli gli affida il ruolo dello stilita in cima alla colonna che con voce tornante ammonisce Brancaleone e i suoi e sotto le sembianze della morte nel fatale duello finale c'è lui quasi a sancire un simbolico passaggio di consegne con il mattatore. Altman nel Matrimonio sceglie proprio loro due da incastonare nella surreale galleria di personaggi, ma Proietti era un' altra cosa, prendeva sempre le distanze dall' arte "seria", lui era qualcosa di meno, ma anche di più allo stesso tempo: affabulatore, guitto, entertainer, ma capace di spaziare dalla musica alla recitazione, dal serio allo sberleffo. Comprendo come possa essere difficile per chi non sia un suo concittadino apprezzare in toto il suo valore, a me per fare un esempio è sempre piaciuto Pino Daniele, ma ovviamente non riesco a sentirlo mio come potrebbe un partenopeo. Gigi era quell' amico che a fine cena ti racconta una storia che fa sbellicare, il vicino di casa che ho fatto l' abbacchio a scottadito, ne voi 'npo? Quello che la Roma è 'na fede, ma possino ammazzalli a perde caa Lazzio all' urtimo minuto... Insomma qui da noi non mancherà solo l' artista, mancheranno tutte queste cose e inevitabilmente ci sentiremo tutti un po' più soli.
Ma codesto succede sempre, addirittura si è assistito all'encomio più sfacciato di ladri e bugiardi e che come tali si sono fatti una carriera sportiva, per cui ... evviva (ossimoro) Gigi (o Gicci?).
A me piacciono ambedue, però non c'è paragone, Proietti era un' artista di levatura eccellente che spaziava in molti campi riuscendo in quasi tutti probabilmente in misura minore nel mondo cinematografico, specializzazione nella quale ha ottenuto i massimi successi Verdone. È anche difficili paragonarli è un po' come mettere a confronto Cipollini e Nibali, uno specialista contro uno che fa un po' tutto. Un punto di contatto ci poteva essere ad inizio carriera. Verdone si esibiva nei piccoli teatri off della Capitale dove con indubbie doti trasformistiche seppe coltivare un gran successo che lo portò prima in TV e poi al cinema, di fatto abbandonando quindi il teatro. Proietti ha sempre perseguito un' altra strada più difficile, ma che l' ha portato comunque ad un successo trasversale. Come interprete Verdone non è mai riuscito secondo me ad arrivare ai livelli di Sordi perché incapace di portare i suoi personaggi a livelli anche di sgradevolezza estrema, limite che invece Albertone non aveva paura di valicare. Come regista ho apprezzato molto alcuni film benfatti (Borotalco, Compagni di scuola ecc.) meno gli ultimi. Potremmo sintetizzare con un Proietti sicuramente più bravo e Verdone più capace di intercettare il grande pubblico, ma non so se è una definizione calzante, perché c' è da dire che gli spettacoli teatrali di Gigi hanno battuto ogni record d' incasso in tutta Italia.White Mamba ha scritto: ↑martedì 17 novembre 2020, 13:49 per rinfocolare il dibattito, prendendo due figure recentemente protagoniste per motivi diversi, come artista tout court meglio Proietti o Verdone?
sotto questo punto personalmente vedo più Christian De Sica nel solco di Sordi, anche se ovviamente ha avuto una varietà di ruoli assai minore.
Concordo nel complesso.Gimbatbu ha scritto: ↑martedì 17 novembre 2020, 16:18A me piacciono ambedue, però non c'è paragone, Proietti era un' artista di levatura eccellente che spaziava in molti campi riuscendo in quasi tutti probabilmente in misura minore nel mondo cinematografico, specializzazione nella quale ha ottenuto i massimi successi Verdone. È anche difficili paragonarli è un po' come mettere a confronto Cipollini e Nibali, uno specialista contro uno che fa un po' tutto. Un punto di contatto ci poteva essere ad inizio carriera. Verdone si esibiva nei piccoli teatri off della Capitale dove con indubbie doti trasformistiche seppe coltivare un gran successo che lo portò prima in TV e poi al cinema, di fatto abbandonando quindi il teatro. Proietti ha sempre perseguito un' altra strada più difficile, ma che l' ha portato comunque ad un successo trasversale. Come interprete Verdone non è mai riuscito secondo me ad arrivare ai livelli di Sordi perché incapace di portare i suoi personaggi a livelli anche di sgradevolezza estrema, limite che invece Albertone non aveva paura di valicare. Come regista ho apprezzato molto alcuni film benfatti (Borotalco, Compagni di scuola ecc.) meno gli ultimi. Potremmo sintetizzare con un Proietti sicuramente più bravo e Verdone più capace di intercettare il grande pubblico, ma non so se è una definizione calzante, perché c' è da dire che gli spettacoli teatrali di Gigi hanno battuto ogni record d' incasso in tutta Italia.White Mamba ha scritto: ↑martedì 17 novembre 2020, 13:49 per rinfocolare il dibattito, prendendo due figure recentemente protagoniste per motivi diversi, come artista tout court meglio Proietti o Verdone?
Con te e con Lorenzo Bitossi, non posso che sull'argomento, anche se in alternativa a vedere un film di Fellini, per me sarebbe allettante anche una messa.Cthulhu ha scritto: ↑mercoledì 18 novembre 2020, 13:23Concordo nel complesso.Gimbatbu ha scritto: ↑martedì 17 novembre 2020, 16:18A me piacciono ambedue, però non c'è paragone, Proietti era un' artista di levatura eccellente che spaziava in molti campi riuscendo in quasi tutti probabilmente in misura minore nel mondo cinematografico, specializzazione nella quale ha ottenuto i massimi successi Verdone. È anche difficili paragonarli è un po' come mettere a confronto Cipollini e Nibali, uno specialista contro uno che fa un po' tutto. Un punto di contatto ci poteva essere ad inizio carriera. Verdone si esibiva nei piccoli teatri off della Capitale dove con indubbie doti trasformistiche seppe coltivare un gran successo che lo portò prima in TV e poi al cinema, di fatto abbandonando quindi il teatro. Proietti ha sempre perseguito un' altra strada più difficile, ma che l' ha portato comunque ad un successo trasversale. Come interprete Verdone non è mai riuscito secondo me ad arrivare ai livelli di Sordi perché incapace di portare i suoi personaggi a livelli anche di sgradevolezza estrema, limite che invece Albertone non aveva paura di valicare. Come regista ho apprezzato molto alcuni film benfatti (Borotalco, Compagni di scuola ecc.) meno gli ultimi. Potremmo sintetizzare con un Proietti sicuramente più bravo e Verdone più capace di intercettare il grande pubblico, ma non so se è una definizione calzante, perché c' è da dire che gli spettacoli teatrali di Gigi hanno battuto ogni record d' incasso in tutta Italia.White Mamba ha scritto: ↑martedì 17 novembre 2020, 13:49 per rinfocolare il dibattito, prendendo due figure recentemente protagoniste per motivi diversi, come artista tout court meglio Proietti o Verdone?
Un po' meno sulla " estrema sgradevolezza" dei personaggi di Sordi. A parte un paio di casi per me è il simbolo stesso della tendenza auto-giustificativa della commedia italiana. Uno li guarda e si immagina il pubblico che sghignazza e pensa " ehehe, noi italiani siamo fatti così " in tono compiaciuto.
Comunque i film di Proietti sono poca cosa: lo stesso Febbre da cavallo ha momenti divertenti ma è un film sciatto e girato da cani ( Steno e famiglia, una garanzia...). In the wedding di Altman ( film per me non riuscito ) fa la macchietta dell'italiano e nulla più.
Di Verdone i primi tre non sono certo capolavori cinematografici ma fanno schiantare dalle risate. Soprattutto Mario Brega. Il resto insomma...
Su Compagni di scuola ho delle riserve: troppi personaggi, forse ci voleva un regista vero.
Non sono mai stato un gran fan di nessuno dei due, comunque: due ottimi caratteristi-macchiettisti - anche quando fanno i protagonisti - ma una vera grande interpretazione cinematografica non hanno la minima idea di cosa sia.
Per quanto mi riguarda rispetto a Fellini meglio anche Viva la foca...lemond ha scritto: ↑mercoledì 18 novembre 2020, 13:27Con te e con Lorenzo Bitossi, non posso che sull'argomento, anche se in alternativa a vedere un film di Fellini, per me sarebbe allettante anche una messa.Cthulhu ha scritto: ↑mercoledì 18 novembre 2020, 13:23Concordo nel complesso.Gimbatbu ha scritto: ↑martedì 17 novembre 2020, 16:18
A me piacciono ambedue, però non c'è paragone, Proietti era un' artista di levatura eccellente che spaziava in molti campi riuscendo in quasi tutti probabilmente in misura minore nel mondo cinematografico, specializzazione nella quale ha ottenuto i massimi successi Verdone. È anche difficili paragonarli è un po' come mettere a confronto Cipollini e Nibali, uno specialista contro uno che fa un po' tutto. Un punto di contatto ci poteva essere ad inizio carriera. Verdone si esibiva nei piccoli teatri off della Capitale dove con indubbie doti trasformistiche seppe coltivare un gran successo che lo portò prima in TV e poi al cinema, di fatto abbandonando quindi il teatro. Proietti ha sempre perseguito un' altra strada più difficile, ma che l' ha portato comunque ad un successo trasversale. Come interprete Verdone non è mai riuscito secondo me ad arrivare ai livelli di Sordi perché incapace di portare i suoi personaggi a livelli anche di sgradevolezza estrema, limite che invece Albertone non aveva paura di valicare. Come regista ho apprezzato molto alcuni film benfatti (Borotalco, Compagni di scuola ecc.) meno gli ultimi. Potremmo sintetizzare con un Proietti sicuramente più bravo e Verdone più capace di intercettare il grande pubblico, ma non so se è una definizione calzante, perché c' è da dire che gli spettacoli teatrali di Gigi hanno battuto ogni record d' incasso in tutta Italia.
Un po' meno sulla " estrema sgradevolezza" dei personaggi di Sordi. A parte un paio di casi per me è il simbolo stesso della tendenza auto-giustificativa della commedia italiana. Uno li guarda e si immagina il pubblico che sghignazza e pensa " ehehe, noi italiani siamo fatti così " in tono compiaciuto.
Comunque i film di Proietti sono poca cosa: lo stesso Febbre da cavallo ha momenti divertenti ma è un film sciatto e girato da cani ( Steno e famiglia, una garanzia...). In the wedding di Altman ( film per me non riuscito ) fa la macchietta dell'italiano e nulla più.
Di Verdone i primi tre non sono certo capolavori cinematografici ma fanno schiantare dalle risate. Soprattutto Mario Brega. Il resto insomma...
Su Compagni di scuola ho delle riserve: troppi personaggi, forse ci voleva un regista vero.
Non sono mai stato un gran fan di nessuno dei due, comunque: due ottimi caratteristi-macchiettisti - anche quando fanno i protagonisti - ma una vera grande interpretazione cinematografica non hanno la minima idea di cosa sia.
non posso che concordare, la differenza tra i due è che Proietti ha fatto una lunga gavetta cinematografica fatta di personaggi monocorde o poco più, che da un punto di vista della sceneggiatura stessa gli offrivano ben poche chance di evidenziare il suo talento, mentre Verdone pressochè da subito ha beneficiato di ruoli dove poter esprimere tutta la sua vis comica. Non mi pare una differenza da poco, ricordo ad esempio la particina di Proietti in "Una ragazza piuttosto complicata", (cito questo giusto perchè nella mia ignoranza ricordo abbastanza bene, tra gli altri...) ruolo che credo avrebbe faticato a vivificare Sordi stesso. A Verdone personaggi del genere non sono mai capitati, insomma.Cthulhu ha scritto: ↑mercoledì 18 novembre 2020, 13:23
Comunque i film di Proietti sono poca cosa: lo stesso Febbre da cavallo ha momenti divertenti ma è un film sciatto e girato da cani ( Steno e famiglia, una garanzia...). In the wedding di Altman ( film per me non riuscito ) fa la macchietta dell'italiano e nulla più.
Per quello ci sono più poppe e culi nei film di Fellini che in viva la foca.
eh ma la differenza è che appunto verdone è anche (e soprattutto) un autore e regista, quindi i suoi ruoli se li è scritti da solo. film di altri registi ne ha fatti davvero pochi. ricordo in viaggio con papà di sordi, poi un paio di altre commedie negli anni 80, e più recentemente i film di veronesi e la grande bellezza. avendo sempre incassato tantissimo coi suoi film immagino si sia anche potuto permettere di rifiutare tutto quello che non gli piaceva.herbie ha scritto: ↑mercoledì 18 novembre 2020, 18:50non posso che concordare, la differenza tra i due è che Proietti ha fatto una lunga gavetta cinematografica fatta di personaggi monocorde o poco più, che da un punto di vista della sceneggiatura stessa gli offrivano ben poche chance di evidenziare il suo talento, mentre Verdone pressochè da subito ha beneficiato di ruoli dove poter esprimere tutta la sua vis comica. Non mi pare una differenza da poco, ricordo ad esempio la particina di Proietti in "Una ragazza piuttosto complicata", (cito questo giusto perchè nella mia ignoranza ricordo abbastanza bene, tra gli altri...) ruolo che credo avrebbe faticato a vivificare Sordi stesso. A Verdone personaggi del genere non sono mai capitati, insomma.Cthulhu ha scritto: ↑mercoledì 18 novembre 2020, 13:23
Comunque i film di Proietti sono poca cosa: lo stesso Febbre da cavallo ha momenti divertenti ma è un film sciatto e girato da cani ( Steno e famiglia, una garanzia...). In the wedding di Altman ( film per me non riuscito ) fa la macchietta dell'italiano e nulla più.
Infatti la differenza fondamentale è quella. Proietti il cinema credo lo facesse solo per l'argent. Altrimenti avrebbe fatto altre scelte.dietzen ha scritto: ↑mercoledì 18 novembre 2020, 21:13eh ma la differenza è che appunto verdone è anche (e soprattutto) un autore e regista, quindi i suoi ruoli se li è scritti da solo. film di altri registi ne ha fatti davvero pochi. ricordo in viaggio con papà di sordi, poi un paio di altre commedie negli anni 80, e più recentemente i film di veronesi e la grande bellezza. avendo sempre incassato tantissimo coi suoi film immagino si sia anche potuto permettere di rifiutare tutto quello che non gli piaceva.herbie ha scritto: ↑mercoledì 18 novembre 2020, 18:50non posso che concordare, la differenza tra i due è che Proietti ha fatto una lunga gavetta cinematografica fatta di personaggi monocorde o poco più, che da un punto di vista della sceneggiatura stessa gli offrivano ben poche chance di evidenziare il suo talento, mentre Verdone pressochè da subito ha beneficiato di ruoli dove poter esprimere tutta la sua vis comica. Non mi pare una differenza da poco, ricordo ad esempio la particina di Proietti in "Una ragazza piuttosto complicata", (cito questo giusto perchè nella mia ignoranza ricordo abbastanza bene, tra gli altri...) ruolo che credo avrebbe faticato a vivificare Sordi stesso. A Verdone personaggi del genere non sono mai capitati, insomma.Cthulhu ha scritto: ↑mercoledì 18 novembre 2020, 13:23
Comunque i film di Proietti sono poca cosa: lo stesso Febbre da cavallo ha momenti divertenti ma è un film sciatto e girato da cani ( Steno e famiglia, una garanzia...). In the wedding di Altman ( film per me non riuscito ) fa la macchietta dell'italiano e nulla più.
Poraccio, ha avuto la carriera troncata perché lo beccarono a masturbarsi in un cinema.
bè, alla fine il film è in sostanza una successione di sketch e qualcuno fa ridere.