To Rome with Love - Film (2012)
Contrariamente a quello che ho sentito dire e letto dalla maggior parte dei critici, a me è sembrato uno dei migliori film del grande Woody e cercherò di spiegare il motivo.
Ex ante, nomino i personaggi, perché così possiamo capirci meglio
1) Architetto americano che rivisita la sua giovinezza
2) Bignamina, l’amore nuovo dell’Architetto in gioventù
3) Pordenonese maschio
4) Milli, moglie del friulano
5) Penelope la puttana, dall’accento spagnolo
6) Scamarcio, ladro
7) Michelangelo, il comunista, secondo Woody, il buonista, secondo me
8) Ely, la fidanzata del “comunista” e figlia di Woody
9) Woody, che oltre a essere se stesso, è anche il padre di Ely ex ideatore di spettacoli musicali
10) Strizzacervelli, moglie di Woody e madre di Ely
11) Cantante in potenza, beccamorto di professione e padre di Michelangelo
12) Benigni
13) Albanese, attore
Cominciamo col dire che l’unica cosa stonata del film è il titolo in inglese, perché si rende omaggio non a Roma, che è solo la “location” perché a Woody piace la città eterna, ma a quel poco che ha prodotto la cultura italiana nel secolo scorso e cioè i suoi poeti/cantanti, come vedremo e che sono Domenico Modugno, Giorgio Gaber, Francesco Guccini, Renzo Arbore e Fabrizio de André, con Pietro Germi come unico *stonato*.
Il film comincia e finisce con *volare* che fu, nel ’58, una grande rivoluzione nel ciarpame musicale di allora e il regista ci dice *state attenti* perché il mio film vuol, essere una denuncia del modo di essere melenso degli italiani, in puro stile … (giudicate voi dalle storie)
La prima sembrerebbe una storia d’amore (Architetto che ripensa ai suoi anni di gioventù) ma invece è la messa in scena di quel che Guccini ha cantato in Eschimo: “… a vent' anni è tutto ancora intero, perché a vent' anni è tutto chi lo sa, a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell' età”. Ed ogni colloquio di A. giovane, con la Bignamina è un tripudio di falsa cultura, di tutto quello che si fa finta di sapere senza aver mai conosciuto niente di ciò che si parla: una strofa di ogni poeta e una riga per scrittore, tutto va bene insomma per abbindolare. E l’esaltazione del dolore di questa pseudo ventenne meschina e prevaricatrice, allo stesso modo di madre Teresa di Calcutta, non fa altro che provocare nel povero Architetto la *melanconia di Melpomene*, sindrome inventata dal regista, così come mendaci sono tutte le frasi di Bignamina, che disegnano una quasi conferenza incolta di tutto quello che “spazzatura”, o giù di lì.
Con Michelangelo, si passa a Gaber “La mia vita di ogni giorno è preoccuparmi di ciò che ho intorno sono sensibile ed umano, probabilmente sono il più buono. Ho dentro il cuore un affetto vero per i bambini del mondo intero. ogni tragedia nazionale è il mio terreno naturale perché dovunque c'è sofferenza sento la voce della mia coscienza. Il che, tradotto da Woody, futuro, suocero significa che, a rimboccarsi le maniche dovrà essere sua figlia Ely. Ma questo non basta, perché Michelangelo è talmente comunista-buono che vuol impedire anche a suo padre di mescolare il piacere con il denaro e spera che il poveretto rimanga solo un beccamorto e continui a mangiare per tutta la vita pasticcini con il sapore di formaldeide.
De André avrebbe detto che “Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore, ma non ho creato dolore.”
Ma Woody scopre che il padre ha un grande talento musicale e cerca una rivalsa ad ogni precedente fallimento: la società ha rigettato ogni sua idea forse perché stupida o forse no, questo non si sa, ma quella che avrà nel film è geniale anche se, non sarà apprezzata dalla critica che come si sa .., e qui entra in scena Benigni e ancora Gaber. il successo degli anni 90, ha una sua caratteristica: quella di coincidere totalmente con la popolarità. Uno ha successo solo se è popolare. E dato che i gusti della gente sono imprevedibili, uno può essere popolare perché è bello, perché è simpatico, perché è bravo... no, non perché è bravo... perché è patetico, perché è delirante, perché è demenziale, perché è bravo... no non perché è bravo... perché è ridicolo, perché è viscido, perché, ma non perché è bravo, perché magari fa schifo. E la gente, lo ferma per la strada, e gli dice: "complimenti, lei è il più schifoso!" Qui Gaber si dimentica di dire quello che Woody fa invece capire più chiaramente: quasi sempre il successo è pilotato, così come i gusti della gente e Benigni si trova a recitare, senza sapere perché, i panni del *famoso perché popolare*! E geniale è pure la chiusura di Max Catalano: E’ molto meglio famoso e ricco, che povero e sconosciuto. (Anche Arbore è un cantante/musicista).
Con i coniugi Pordenonesi si entra nel cinema classico italiano, ad es. Signori e Signore di Pietro Germi, a parte la geografia, sembra non sia cambiato nulla, con il maschio e la femmina a recitare i provinciali insicuri e credenti in tutto quello che la buona società *codina a parole* impone loro, senza pensare per nessuna ragione che forse non è vero che i cittadini siano *sempre* migliori del contado. Le peripezie della coppia saranno molteplici, ma solo grazie ad esse riusciranno a scoprire sé stessi. Ma non solo, perché avranno un bell’aiuto dagli unici personaggi veri del film: Penelope la puttana e Scamarcio lo specialista di furti in albergo, ma anche scippatore ogni tanto.
Gradevole la particina di Albanese come *sex simbol* al contrario.
Mi pare di aver scritto di ogni personaggio e non ci resta che inneggiare al finale, che ci prospetta quel mondo, già visto, del tutto artificiale e anche il talento più puro deve essere trattato per rifulgere, da solo non ce la potrebbe fare e da questi Pagliacci (il film termina con l’opera di Leoncavallo) l’idea di Woody non è capita e lui è considerato un *minus habens*. Meno male che la strizzacervelli lo traduce come *precursore di tempi* a Woody che non conosce il latino.
La nota finale va a quest’attrice, che è stata trasformata dal regista: prima l’aveva impiegata solo in ruoli nevrotici, mentre qui è saggia e disincantata.
P.S.
La colonna sonora termina, come già detto con volare, ma a metà film ci sono le note di “Non dimenticar le mie parole” che Gaber ha inciso in uno dei suoi primi c.d.