Pierre Rolland è finalmente sbocciato.
Inviato: venerdì 22 luglio 2011, 18:39
Sono davvero contento. Miglior vittoria di tappa per i francesi non ci poteva essere. Solo un rimpianto: Pierre Rolland, se fosse stato un poco più tutelato dalla squadra nei giorni scorsi (non oggi, dove ha corso libero e ad incatramarsi da solo,è stato il comunque grandissimo Voeckler), avrebbe sicuramente vinto quella Maglia Bianca che, invece, rischia di perdere nella crono di domani.
Ma resta la sua Grande vittoria all’Alpe d’Huez, uno dei pochi traguardi che, da soli, valgono una carriera. E questo basta ed avanza.
Pierre non lo si scopre oggi, da tempo era nel mirino dell’osservatorio. Piuttosto ci ha messo un po’ a maturare, ma adesso, finalmente, la Francia, fra il bel gruppo di giovani talenti che esibisce, può dire di aver trovato una certezza. Che non sarà un super top, ma ha le qualità per lottare verso i non certo super vertici odierni nei GT.
Su Pierre Rolland scrissi qui, su Cicloweb, nel marzo del 2009, quel che segue. Lo riposto, perché oggi è davvero il Rolland Day.
Pierre Rolland
Nato il 10 ottobre 1986 a Gien ed ivi residente. Trattasi di una piccola, ma rinomata località nella Regione del Centro, il dipartimento è quello del Loiret, per taluni davvero il cuore della Francia. Anche sua maestà Loira, il fiume francese più lungo e con una storia che ha segnato profondamente la cultura transalpina, “si permette” di impreziosire quel paesino che vive le sue specificità nella porcellana omonima. Una zona, che pur amando il ciclismo, sente forte i richiami del rugby e del calcio. Pierre, che ha scelto subito il pedale, pur avendo praticato da adolescente altri sport, come la migliore tradizione sportiva francese vuole, può considerarsi come un riferimento: è infatti il primo corridore della località, passato al professionismo.
Rolland, appare un ciclista completo nel potenziale, che non ha ancora espresso una sua preferenza definita su un versante del ciclismo: in sostanza uno che si limita a dire di voler emergere cercando di dare sempre il meglio e di prendere questa fase della sua carriera, come formativa. Fisicamente è un atleta ancora nebuloso e da sgrezzare, proprio per questo con margini di miglioramento amplissimi.
L’alfiere della Bouygues Telecom è alto 1,84 metri e pesa 67 chilogrammi. Un differenziale “17”, quindi da scalatore e leve da passista, termine sempre più ibrido, vista l’ormai avvenuta trasformazione nell’osservatorio ciclistico, che considera tale solo chi va forte a cronometro. Niente di più parziale e distorto, ovviamente.
Anche per Rolland, riprendendo i dati possibili, propongo le medesime comparazioni svolte per Lhotellerie, che presentano, per lui, un segmento antropometrico più solido, a 364, ed un IC (indice di complessità) più lontano dai confini: 1,98.
Da questi dati, sempre tenendo conto della loro parzialità, ed in mancanza dei più probanti interni, anch’essi comunque non precisi per quelle ragioni che non sono ancora spiegate a sufficienza dalla scienza, dettate da ciò che il nostro cervello è in grado di liberare, si può riscontrare una conferma dell’impatto visivo: il potenziale di Pierre è notevole, ma nebuloso. Più complicato nel raggiungimento della forma, ma più in grado di tenerla; una base tendenzialmente alta che rende più rispettose le risposte nei punti di minor brillantezza, ed una maggior reattività alle variabili che il corso ciclistico presenta. Uno scalatore, che sa difendersi sul passo e che, probabilmente, possiede un recupero migliore rispetto al collega, qui posto a confronto. Qualcuno potrebbe dire, ma è il miracolo di quei tre chili in più? Per me la risposta, sta a buoni livelli sul “sì”, in quanto un’esagerata magrezza, soprattutto per atleti dalle leve lunghe, quindi filiformi, presenta quei guai già citati e rende più sottile l’istmo che demarca l’insieme fra forza-potenza, resistenza e recupero. In sostanza, può diminuire la forza-potenza, perché non si recupera, ed anche la resistenza, per il calo delle altre due. Per guadagnare un minuto in salita, grazie al peso inferiore, c’è il rischio di spegnere o limitare col tempo questi effetti (ovviamente il riferimento verte soprattutto per le corse a tappe), poichè organicamente si soffre oltre il dovuto e si può giungere ad intaccare la stessa massa magra. Certo, al correttivo o ri-componente naturale del proprio talento fisico (e mentale, non dimentichiamolo mai) e di ciò che si può reintegrare, si può aggiungere quel doping sempre più completo, oggi addirittura strutturale, perché progressivamente saldato sul genetico, ma in un ragionamento teorico e privo di alchimie, non è assolutamente sbagliato formulare un motto-riassuntivo recitante: magri sì, ma non anoressici.
In ogni caso, aldilà di queste valutazioni prettamente teoriche, la radiografia del 2008 di Rolland è positiva, perché è partito forte e fino a tutto giugno ha saputo mantenere alto il suo rendimento. Chiaramente, quando dico rendimento, penso ad un ragazzo di ventun anni e mezzo, che non è un precoce e supremo come lo furono a quell’età un Venturelli, un Wouters, o un Merckx per citarne alcuni, ma un talento più che buono per emergere nel ciclismo di oggi.
Caratteristiche tecniche.
Mi piacque assai sul Mont Ventoux, nella scorsa Parigi Nizza. Non si scala una simile montagna a passo migliore di tanti big, a poco più di 21 anni, se non si ha qualcosa di superiore alla norma. Quel giorno, giunse nono, battuto, fra i giovani, dal solo coetaneo olandese Gesink (circa sei mesi, meno giovane di Rolland), ovvero un top per quanto riguarda il talento nell’odierno pedale. Pierre, si lasciò alle spalle tutti i francesi e, fra gli altri, lo scalatore Damiano Cunego, che dei grandi scalatori, da anni, ha solo le velleità, nonché i giovani di rilevanza per quanto riguarda le ascese (e non solo), ovvero lo stesso Lhotellerie, Kreuziger e il tanto citato Di Gregorio. Una risposta di pregio, dunque. Ma dove veramente mi colpì e mi piacque tantissimo (l’ho pure scritto su queste pagine), fu nella “Doyenne” Liegi Bastogne Liegi. Le difficoltà, la successione di quegli strappi che fanno della decana una corsa tecnicamente eccelsa, rappresentano una prova importante per un giovane e lui fu protagonista per buoni tre quarti di gara. Al Delfinato, ha poi confermato le sue qualità.
Pierre, pedala di punta ed è efficace, ma per quanto è stilisticamente in linea sotto, ha ancora da migliorare sopra, dove muove ancora troppo le spalle, nonché convincersi di poter scattare a fondo anche tenendo le mani nella parte inferiore del manubrio, perché la sua schiena è flessibile e non necessita di esercizi suppletivi, rispetto a quelli che sicuramente svolge durante l’inverno. Deve invece migliorare la posizione delle braccia e la forza di questi arti, che sono il motivo del suo ondeggiare di spalla. Non vorrei che il timore di migliorare la muscolatura degli arti superiori, che di certo non significa assumere chili, sia un freno che coinvolge chi lo prepara. Le braccia sono essenziali in salita per aiutare le gambe e lo sono anche in pianura. Paradossalmente, pur contando sempre più di quanto sia comune pensare, sono meno importanti a cronometro, visto la modificazione avvenuta nell’esercizio, con l’insorgere della variante degli spinaci. Per ora il tallone d’Achille di Rolland, è proprio la crono, per un fatto di concentrazione essenzialmente, perché difetti tecnici, a parte l’ondeggiare di spalla, non ci sono. Ovviamente deve provare di più la memorizzazione del movimento, ma col tempo, senza tante gallerie, può trovare risposte positive. Sicuramente manca in potenza, o in quei lavori di sviluppo aerobico, che gli possono garantire di correggere la potenza mancante, attraverso il numero di pedalate, ma non posso certo dire che si deve dopare….
Prospettive.
Il motore per me c’è, l’interpretazione delle corse anche, l’animosità pure. E’ un talento sicuro, ma ciò da solo non basta, serve per fare la differenza. Credo più in Rolland che in Lhotellierie, perché mi paiono diverse le cilindrate ed altrettanti diversi i margini di miglioramento. Non mi stupisce la sua cronometro di ieri alla Parigi Nizza, che è in linea con quella dello scorso anno, anzi, se si considera che era lunga il doppio rispetto al 2008, ed in gara c’era un mostro rispetto agli altri, si può persino dire che è migliore. Tra l’altro, il francesino, non è stato molto bene in queste settimane e tutto questo gli ha complicato l’avvicinamento. Lo aspetto nella tappa che si conclude sul De Lure e, come per tutti gli altri “baby”, non guardo alle vittorie, ma ai comportamenti. Da quanto ne so (tra l’altro si può pure presumere), Pierre, non è veloce, quindi non sarà mai un cacciatore di traguardi, ma le vittorie di pregio le può cogliere ugualmente, perché ha mezzi a sufficienza. Intanto oggi, fra i francesi che sono prof, lo vedo con le vestigia di speranza e prospettiva, migliori o più nitide. Spero solo che curi se stesso sulla strada, a testa bassa e con tanta volontà, lasciando la lingua, a parte l’uso corrente che se ne fa in vita, eventualmente per graffiare quei dirigenti che sono di gran lunga la causa principale dei mali di questo sport. I colleghi, gonfiati 40 o 100 non ha importanza, pensi a batterli sull’asfalto, senza lamentarsi se non vi riesce.
Morris
Ma resta la sua Grande vittoria all’Alpe d’Huez, uno dei pochi traguardi che, da soli, valgono una carriera. E questo basta ed avanza.
Pierre non lo si scopre oggi, da tempo era nel mirino dell’osservatorio. Piuttosto ci ha messo un po’ a maturare, ma adesso, finalmente, la Francia, fra il bel gruppo di giovani talenti che esibisce, può dire di aver trovato una certezza. Che non sarà un super top, ma ha le qualità per lottare verso i non certo super vertici odierni nei GT.
Su Pierre Rolland scrissi qui, su Cicloweb, nel marzo del 2009, quel che segue. Lo riposto, perché oggi è davvero il Rolland Day.
Pierre Rolland
Nato il 10 ottobre 1986 a Gien ed ivi residente. Trattasi di una piccola, ma rinomata località nella Regione del Centro, il dipartimento è quello del Loiret, per taluni davvero il cuore della Francia. Anche sua maestà Loira, il fiume francese più lungo e con una storia che ha segnato profondamente la cultura transalpina, “si permette” di impreziosire quel paesino che vive le sue specificità nella porcellana omonima. Una zona, che pur amando il ciclismo, sente forte i richiami del rugby e del calcio. Pierre, che ha scelto subito il pedale, pur avendo praticato da adolescente altri sport, come la migliore tradizione sportiva francese vuole, può considerarsi come un riferimento: è infatti il primo corridore della località, passato al professionismo.
Rolland, appare un ciclista completo nel potenziale, che non ha ancora espresso una sua preferenza definita su un versante del ciclismo: in sostanza uno che si limita a dire di voler emergere cercando di dare sempre il meglio e di prendere questa fase della sua carriera, come formativa. Fisicamente è un atleta ancora nebuloso e da sgrezzare, proprio per questo con margini di miglioramento amplissimi.
L’alfiere della Bouygues Telecom è alto 1,84 metri e pesa 67 chilogrammi. Un differenziale “17”, quindi da scalatore e leve da passista, termine sempre più ibrido, vista l’ormai avvenuta trasformazione nell’osservatorio ciclistico, che considera tale solo chi va forte a cronometro. Niente di più parziale e distorto, ovviamente.
Anche per Rolland, riprendendo i dati possibili, propongo le medesime comparazioni svolte per Lhotellerie, che presentano, per lui, un segmento antropometrico più solido, a 364, ed un IC (indice di complessità) più lontano dai confini: 1,98.
Da questi dati, sempre tenendo conto della loro parzialità, ed in mancanza dei più probanti interni, anch’essi comunque non precisi per quelle ragioni che non sono ancora spiegate a sufficienza dalla scienza, dettate da ciò che il nostro cervello è in grado di liberare, si può riscontrare una conferma dell’impatto visivo: il potenziale di Pierre è notevole, ma nebuloso. Più complicato nel raggiungimento della forma, ma più in grado di tenerla; una base tendenzialmente alta che rende più rispettose le risposte nei punti di minor brillantezza, ed una maggior reattività alle variabili che il corso ciclistico presenta. Uno scalatore, che sa difendersi sul passo e che, probabilmente, possiede un recupero migliore rispetto al collega, qui posto a confronto. Qualcuno potrebbe dire, ma è il miracolo di quei tre chili in più? Per me la risposta, sta a buoni livelli sul “sì”, in quanto un’esagerata magrezza, soprattutto per atleti dalle leve lunghe, quindi filiformi, presenta quei guai già citati e rende più sottile l’istmo che demarca l’insieme fra forza-potenza, resistenza e recupero. In sostanza, può diminuire la forza-potenza, perché non si recupera, ed anche la resistenza, per il calo delle altre due. Per guadagnare un minuto in salita, grazie al peso inferiore, c’è il rischio di spegnere o limitare col tempo questi effetti (ovviamente il riferimento verte soprattutto per le corse a tappe), poichè organicamente si soffre oltre il dovuto e si può giungere ad intaccare la stessa massa magra. Certo, al correttivo o ri-componente naturale del proprio talento fisico (e mentale, non dimentichiamolo mai) e di ciò che si può reintegrare, si può aggiungere quel doping sempre più completo, oggi addirittura strutturale, perché progressivamente saldato sul genetico, ma in un ragionamento teorico e privo di alchimie, non è assolutamente sbagliato formulare un motto-riassuntivo recitante: magri sì, ma non anoressici.
In ogni caso, aldilà di queste valutazioni prettamente teoriche, la radiografia del 2008 di Rolland è positiva, perché è partito forte e fino a tutto giugno ha saputo mantenere alto il suo rendimento. Chiaramente, quando dico rendimento, penso ad un ragazzo di ventun anni e mezzo, che non è un precoce e supremo come lo furono a quell’età un Venturelli, un Wouters, o un Merckx per citarne alcuni, ma un talento più che buono per emergere nel ciclismo di oggi.
Caratteristiche tecniche.
Mi piacque assai sul Mont Ventoux, nella scorsa Parigi Nizza. Non si scala una simile montagna a passo migliore di tanti big, a poco più di 21 anni, se non si ha qualcosa di superiore alla norma. Quel giorno, giunse nono, battuto, fra i giovani, dal solo coetaneo olandese Gesink (circa sei mesi, meno giovane di Rolland), ovvero un top per quanto riguarda il talento nell’odierno pedale. Pierre, si lasciò alle spalle tutti i francesi e, fra gli altri, lo scalatore Damiano Cunego, che dei grandi scalatori, da anni, ha solo le velleità, nonché i giovani di rilevanza per quanto riguarda le ascese (e non solo), ovvero lo stesso Lhotellerie, Kreuziger e il tanto citato Di Gregorio. Una risposta di pregio, dunque. Ma dove veramente mi colpì e mi piacque tantissimo (l’ho pure scritto su queste pagine), fu nella “Doyenne” Liegi Bastogne Liegi. Le difficoltà, la successione di quegli strappi che fanno della decana una corsa tecnicamente eccelsa, rappresentano una prova importante per un giovane e lui fu protagonista per buoni tre quarti di gara. Al Delfinato, ha poi confermato le sue qualità.
Pierre, pedala di punta ed è efficace, ma per quanto è stilisticamente in linea sotto, ha ancora da migliorare sopra, dove muove ancora troppo le spalle, nonché convincersi di poter scattare a fondo anche tenendo le mani nella parte inferiore del manubrio, perché la sua schiena è flessibile e non necessita di esercizi suppletivi, rispetto a quelli che sicuramente svolge durante l’inverno. Deve invece migliorare la posizione delle braccia e la forza di questi arti, che sono il motivo del suo ondeggiare di spalla. Non vorrei che il timore di migliorare la muscolatura degli arti superiori, che di certo non significa assumere chili, sia un freno che coinvolge chi lo prepara. Le braccia sono essenziali in salita per aiutare le gambe e lo sono anche in pianura. Paradossalmente, pur contando sempre più di quanto sia comune pensare, sono meno importanti a cronometro, visto la modificazione avvenuta nell’esercizio, con l’insorgere della variante degli spinaci. Per ora il tallone d’Achille di Rolland, è proprio la crono, per un fatto di concentrazione essenzialmente, perché difetti tecnici, a parte l’ondeggiare di spalla, non ci sono. Ovviamente deve provare di più la memorizzazione del movimento, ma col tempo, senza tante gallerie, può trovare risposte positive. Sicuramente manca in potenza, o in quei lavori di sviluppo aerobico, che gli possono garantire di correggere la potenza mancante, attraverso il numero di pedalate, ma non posso certo dire che si deve dopare….
Prospettive.
Il motore per me c’è, l’interpretazione delle corse anche, l’animosità pure. E’ un talento sicuro, ma ciò da solo non basta, serve per fare la differenza. Credo più in Rolland che in Lhotellierie, perché mi paiono diverse le cilindrate ed altrettanti diversi i margini di miglioramento. Non mi stupisce la sua cronometro di ieri alla Parigi Nizza, che è in linea con quella dello scorso anno, anzi, se si considera che era lunga il doppio rispetto al 2008, ed in gara c’era un mostro rispetto agli altri, si può persino dire che è migliore. Tra l’altro, il francesino, non è stato molto bene in queste settimane e tutto questo gli ha complicato l’avvicinamento. Lo aspetto nella tappa che si conclude sul De Lure e, come per tutti gli altri “baby”, non guardo alle vittorie, ma ai comportamenti. Da quanto ne so (tra l’altro si può pure presumere), Pierre, non è veloce, quindi non sarà mai un cacciatore di traguardi, ma le vittorie di pregio le può cogliere ugualmente, perché ha mezzi a sufficienza. Intanto oggi, fra i francesi che sono prof, lo vedo con le vestigia di speranza e prospettiva, migliori o più nitide. Spero solo che curi se stesso sulla strada, a testa bassa e con tanta volontà, lasciando la lingua, a parte l’uso corrente che se ne fa in vita, eventualmente per graffiare quei dirigenti che sono di gran lunga la causa principale dei mali di questo sport. I colleghi, gonfiati 40 o 100 non ha importanza, pensi a batterli sull’asfalto, senza lamentarsi se non vi riesce.
Morris