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Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

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Puntata n. 11


Fanno festa i musulmani il venerdì
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Puntata n. 12, l'unico papa che ho amato. Poi ce ne sono altri che ho rispettato, l'ultimo dei quali, il pastore tedesco.



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Puntata n. 13


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puntata n. 14


Fanno festa i musulmani il venerdì
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Più che di cristianesimo segreto (anche) si parla di quello delle origini, ovvero nel IV secolo d.C.



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La Confessione o meglio le confessioni nella storia.


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Da Robert Nozik "La vita pensata" I

La natura di dio e della fede


Cartesio sosteneva che il concetto di dio coincideva con la perfezione e a lui si accodarono tutti quelli teorizzarono la prova ontologica dell'esistenza della Stesso. Questa definizione non coglie esattamente il punto, ma non credo sia importante spiegare con esattezza il perché. Quando mi trovo a discutere dei temi religiosi, una parte di me li rifiuta in quanto del tutto vuoti. Nel XXI secolo è veramente possibile prendere sul serio dio?
Ma proviamo, per amor di discussione, a contemplare la religione come una possibilità e supponiamo che il nostro universo sia stato creato che ha solo un buon grado di perfezione, senza arrivare al valore assoluto, il creatore sarebbe, malgrado la sua imperfezione dio? :dubbio:


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Da Robert Nozik "La vita pensata" II

Sebbene il concetto di Dio lasci molta libertà nel definire gli attributi specifici, uno di essi è compreso nel concetto stesso: avere un rapporto particolarmente importante con il nostro universo; però non è chiaro fino a che punto rimane tale (importante)? Un essere che superasse di gran lunga ogni altro in perfezione, ma non avesse un rapporto importante con l'universo potrebbe essere un dio, ma non sarebbe Dio. D'altro canto anche il fatto di aver creato l'universo non sarebbe da solo sufficiente a renderlo Dio, perché come postulato per il concetto di Dio occorrono tutte e cinque le condizioni, la quarta da sola non basta. :)

P.S. le condizioni assiomatiche sono:
1) l'essere più perfetto che esiste
2) avere un alto grado di perfezione
3) la perfezione è maggiore di quella del secondo essere più perfetto esistente
4) ha un rapporto molto importante con il nostro universo
5) non potrebbe essercene un altro che coesistesse con Dio nello stesso mondo possibile.


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Da Robert Nozik "La vita pensata" III

La condizione n. 1 configura Dio come un essere più perfetto di qualunque altro esistente. Ma dobbiamo chiederci se deve rimanere tale o è sufficiente che lo sia stato? Se nel tempo ci fosse stato un essere che avesse sorpassato il Dio creatore in perfezione o lo eguagliasse, allora il Nostro non sarebbe più Dio? Ma la storia può essere ancora più complicata e se si lascia aperta la possibilità di nuovi esseri, possiamo ipotizzare anche il caso che il Dio-vero debba ancora arrivare e che il più importante rapporto fra Dio e il mondo avrà luogo in futuro. :champion:


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Da Robert Nozik "La vita pensata" IV

Sia chiaro, non sto cercando di inventare una nuova teologia o di vagare in un mondo di fantasia, ma di capire quanto sia elastico il concetto di Dio, elaborato da persone che, tanti secoli fa, presupponevano determinate cose del mondo che ...
Perché credere in un essere divino? Come dovrebbe essere la prova della, di Lui, esistenza? Il sole è un messaggio permanente e forse non se ne potrebbe immaginare uno migliore, eppure non serve a dimostrare l'esistenza di Dio ed è difficile per noi immaginare in che modo un Dio.vero ci potrebbe fornire una qualunque prova convincente del suo esserci, per cui io direi di smettere di sforzarci di farlo. :)


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Da Robert Nozik "La vita pensata" V

La fede per qualcuno non è ingiustificata, se può essere accompagnata da un'argomentazione plausibile, vale a dire che una delle migliori spiegazioni di un fatto (per noi) è che essa è una manifestazione del divino. Magari nessuna delle ragioni che conosciamo al momento la sostiene, tuttavia lo potrà essere in futuro. Pertanto si può anche dire che è ragionevole, in quanto tiene conto di tutte le buone ragioni che ci saranno da qui a ...
Ma perché non sospendere il giudizio?
Perché la sospensione non ci permetterebbe di vivere quella realtà possibile, in cui abbiamo fede. Pertanto la fiducia in queste nostre esperienze credute può continuare a guidare la nostra vita, però dobbiamo stare attenti a non pretendere che lo facciano anche gli altri. :)


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXX

La religione cattolica, cresciuta sulla rigogliosa pianta del paganesimo, ha accettato, anzi moltiplicato il numero delle persone alle quali il credente si può rivolgere: oltre alla Tre persone della Trinità, possiamo contare la Madonna, gli angeli, ma soprattutto i Santi/Beati, che sono quelli che raccolgono le maggiori preferenze. (Nota mia, credo che il meno invocato di tutti sia il Padre, se si esclude quello della Preghiera Codificata).
La preghiera è la maniera più viva e palpitante di rapportarsi al sacro e rappresenta da sempre il volto quotidiano del sacro stesso, o, in altre parole, il "nostro" rapporto con questo.


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXXI

Almeno in linea di principio il devoto si mette sullo stesso piano delle divinità che sta pregando e intreccia con loro un dialogo, in primis finalizzato a ribadire la propria legittimazione e appartenenza. Ciò rassicura l'orante e lo fa sentire partecipe di una moltitudine di creature in comunicazione fra loro. Dalla collettività sale un mormorio che sovrasta tutti gli accidenti del mondo e che costituisce come una specie di "doppio" dell'universo stesso, un po' come ne Paradiso dantesco, dove non si sente che pregare e cantare e il cantare, vedremo, è quasi sempre un altro modo di pregare.
Ma per che cosa pregano quelli che pregano?
In ordine logico possiamo dire che la maggior importanza assume il mantenimento della Continuità: quasi tutti in fin dei conti si augurano di mantenere lo "statu quo" per il semplice fatto che è qualcosa di familiare e quindi rassicurante, che poi, se si guarda bene, è il compito principale del sacro.
Milioni e milioni di esseri umani sono vissuti nei secoli in questo modo e miliardi ci vivono ancora. :)


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXXII

Il vero nemico è l'imprevisto e lo scudo contro di esso è sempre stata la preghiera, ancora oggi per moltissimi, perché l'imprevisto/insicurezza è l'esatto contrario della continuità alla quale, come abbia già detto, tutti aspirano.
Se il pericolo di non continuità è chiaro, la tecnica e la scienza possono contribuire al superamento, ma se è indistinto non c'è altro modo di stornarlo che affidarsi alle difese aspecifiche evocate dalla preghiera.
A voler essere onesti, si potrebbe pensare che qualcuno preghi anche per ottenere un miglioramento, ma questa opzione mi sembra minoritaria e poi puoi rientrare nel più vasto campo della continuità (leggermente migliore). :)


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXXIII

Un altro tema si sovrappone. nell'ambito cristiano, a quello della continuità: la Salvezza. In quella religione, il Redentore infatti è anche chiamato Salvatore e oggi è un continuo far riferimento a questo termine, perché evidentemente c'è un grande bisogno di salvezza, sia individuale che collettiva.
"Solo un dio ci può salvare" - "La bellezza ci salverà" - "Solo il ritorno il ritorno ai valori di un tempo ..." Etc.
Queste frasi sono sulla bocca di tutti, intellettuali e gente comune, con la tacita intesa che s'intenda la stessa cosa, ma forse non è proprio così. :dubbio: MI son sempre chiesto che cosa significhi "salvarci"; da chi o da che cosa?


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXXIV

Per quanto concerne il salvarci da che cosa, vedo almeno due possibilità principali, anche se possono essercene anche altre, più complesse: dalla morte o dal castigo meritato nel post-mortem. Tutti sappiamo che dobbiamo morire, ma dentro di noi non abbiamo mai accettato questo imperativo, :x non fosse altro, perché non sappiamo che cosa questo voglia dire veramente. Ci rendiamo ben conto che il corpo, prima o poi, "muore", ma che cosa ne è dell'attività nervosa più importante, quella cioè di rendersi conto coscientemente di che cosa sta accadendo, questo non lo sa nessuno. Figuriamoci quindi che cosa ne potevano sapere i nostri antenati. :diavoletto:
Siamo costretti oggi, quasi come allora, a fare delle ipotesi, se ciò ci piace, o a stendere un velo pietoso. :) La morte è certa, ma non il suo vissuto, c'è quindi abbastanza per far germogliare le concezioni più diverse... :D


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXXV

Ci può essere quindi un'indiscriminata speranza di salvezza individuale dalla morte, ovvero dall'incubo più spaventoso per un uomo che ha vissuto fino all'età della presa di coscienza. "La morte si sconta vivendo" diceva Giuseppe Ungaretti, anche se in realtà è la vita che si sconta, vivendo. E quindi chi prega lo fa per vivere, non per non morire.
Poi c'è il pregare per lo stato del dopo morte, un tema ricorrente già in moltissime civiltà del passato.
Il *dopo* può essere visto come un tempo o come un luogo, così come una combinazione di entrambe le cose, dando per scontato che i territori del dopo morte o del prima, cioè della vita, siano del tutto distinti, anche se non è chiaro in virtù di che cosa, esattamente: nessuno sa che cosa possa significare "vivere dopo la morte", anche se moltissimi dànno per scontato che i sacerdoti lo sappiano. :crazy:


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Buon Natale forumisti :cincin:
Un augurio particolare a Carlo, che mantiene sempre caldo questo thread attraverso cui ci propone interessanti riflessioni sul rapporto tra fedi e ragione.
Confesso che non sempre riesco a tenergli dietro però quando lo leggo trovo sempre nuovi stimoli all'approfondimento della materia.


Von Rock ? Nein, danke.
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nino58 ha scritto: lunedì 25 dicembre 2023, 12:05 Buon Natale forumisti :cincin:
Un augurio particolare a Carlo, che mantiene sempre caldo questo thread attraverso cui ci propone interessanti riflessioni sul rapporto tra fedi e ragione.
Confesso che non sempre riesco a tenergli dietro però quando lo leggo trovo sempre nuovi stimoli all'approfondimento della materia.
Mi associo al messaggio di Nino. Tanti spunti di riflessione e in generale tutto l' off topic mi piace e mi interessa . :cincin:


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Gimbatbu ha scritto: lunedì 25 dicembre 2023, 13:34
nino58 ha scritto: lunedì 25 dicembre 2023, 12:05 Buon Natale forumisti :cincin:
Un augurio particolare a Carlo, che mantiene sempre caldo questo thread attraverso cui ci propone interessanti riflessioni sul rapporto tra fedi e ragione.
Confesso che non sempre riesco a tenergli dietro però quando lo leggo trovo sempre nuovi stimoli all'approfondimento della materia.
Mi associo al messaggio di Nino. Tanti spunti di riflessione e in generale tutto l' off topic mi piace e mi interessa . :cincin:
Che dire, se non ricorrere al vecchio adagio: chi trova un amico ... In questo forum ne ho trovati diversi di amici e quindi ritengo di essere stato un uomo molto fortunato. :) E naturalmente grazie a Marco Grassi che è ... :clap:


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXXVI

L'espressione "dopo la morte" allude a una fantomatica promessa di immortalità, ovvero la possibilità di abitare da qualche parte, in qualche luogo senza tempo nei panni della nostra anima per taluni e con addirittura il corpo con altri. :diavoletto: Ma chi saremo *dopo* noi, nessuno è in grado di spiegarlo e che cosa di nostro è passato attraverso l'evento/non evento della morte.
La risposta più semplice è quella che ci assicura che continueremo a essere gli stessi, il che in effetti è quel che conta veramente, perché avere gli atomi dispersi per il cosmo non interessa a nessuno.
Per secoli dunque la vita ultraterrena ci è stata presentata come una specie di compensazione per i torti subiti in precedenza e questa è la quintessenza della legittimità del sacro e delle sue regole. In sostanza, se uno si è comportato bene nella vita sarà premiato e altrimenti ... :)


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXXVII

Dovrebbero però essere messi fra virgolette "bene-male" e "premiato-punito"; il motivo è essoterico: quei concetti sono tutt'altro che chiari!
Per la coppia premiato-punito non si sa come si possa procedere (al di là di Dante), anche se per lo meno il significato ci appare comprensibile, ma per l'altra siamo in una situazione molto peggiore e lo vedremo dopo. :)
La retorica religiosa offre un quadro molto variegato di punizioni e di premi. Forse il lato più gratificante e accettabile è quello rappresentato dalla possibilità di continuare a vivere con i nostri cari e infatti si sentono spesso invocazioni del tipo "ci rivedremo lassù", "ci ritroveremo presto" etc. Ma davvero, continuare a vivere insieme a chi, a quanti e di che età noi e loro? Ci possiamo rappresentare un tale groviglio di opportunità diverse che c'è da perdersi. Conviene decisamente lasciare la cosa indefinita e sfumata. :crazy:


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXXVIII

Riprendiamo il concetto di "bene-male" ovvio che il giudizio spetti alle divinità, ma è anche vero che noi vorremmo capire almeno un po' di che cosa effettivamente si tratta, indipendentemente dagli uomini preposti al sacro. E questo è molto, ma molto difficile, come dimostrano le centinaia di libri che sono stati scritti sull'argomento e l'incertezza che tuttora regna intorno al tema.
Per il sacro invece il discorso è piuttosto semplice: rispetta i comandamenti! Ma la storia dell'umanità dimostra che tale rispetto quasi mai ha prodotto il bene e infatti in quasi tutte le religioni si è dovuto accettare il male, addirittura come divinità, se pure minore, in lotta contro l'Ente supremo. :) Pertanto dal sacro non possiamo aspettarci una spiegazione logica: in esso possiamo trovare solo l'istanza che spinge a pregare e non certo a spiegare. :crazy:


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XXXIX

Nella dinamica della scoperta del mondo, non è affatto secondaria la ricerca di un senso e infatti alcuni rimproverano alla scienza proprio la mancanza di questa ricerca. :diavoletto: Ma di preciso, che cosa significa avere un senso? E perché l'esigenza di una risposta appare ancora pressante?
Cercare un senso nelle cose significa (s.m.) sapersi collocare con sodisfazione in un racconto significativo, perché il senso è, per sua natura, riferito al soggetto che si pone la domanda. Forse vale la pena osservare che l'esigenza ci viene dai vissuti dell'infanzia, quando cioè dal "nulla" si è passati al "tutto", improvvisamente, senza che si possa capire che cosa è successo e che cosa questo voglia dire. :) Si nasce piccoli e inconsapevoli e si diventa adulti, dopo un lungo percorso e in questo periodo l'infanzia e la fanciullezza lasciano un segno indelebile.


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XL

L'infanzia non è il passaggio automatico e autonomo dal principio di piacere a quello di realtà, come sostiene Freud, ma di una faticosa transizione che, se vogliamo, dura tutta la vita. A poco a poco dobbiamo prendere atto di come stanno le cose, cambiando di continuo le nostre idee e i punti di vista. ;) La nostra visione cerca di liberarsi, per quanto può, di tutte le stratificazioni di cui si era caricata durante l'infanzia, ma non può fare miracoli e quindi l'idea che tutto debba avere un senso può rimanere dentro di noi e magari anche essere di aiuto nell'affrontare il mondo. :D
Le neuroscienze cognitive ci hanno mostrato che il cervello è ben disposto a comprendere storie con un capo e una coda, ovvero dotate di un senso logico, per cui la convinzione che tuto abbia un senso ci viene dalla costruzione del cervello e dal retaggio dei nostri anni giovanili.


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Io sono ateo per sentito dire


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XLI

Qui occorre un "caveat" . se parliamo di eventi specifici, non c'è motivo di dubitare che possano aver un senso, ma cosa diversa è se vogliamo comprendere il tutto; nessuno può garantire che esista e che sia conoscibile. :dubbio: Però qualcuno si è preso la briga di inventarlo, ma come? Vedo almeno due strade, anche se un po' diverse fra loro.
La prima è che si può immaginare che esiste un Ente Supremo che ha in mente un progetto ben preciso, anche se per noi inconoscibile. È la scelta fatta da tutte (o quasi) le civiltà antiche. Un mondo che somiglia a una grande famiglia a cui si appartiene ed è chiaro che in una concezione del genere non c'è nessuno spazio, direbbe Gaber, "per verifiche e confronti", ma soltanto per ipotesi che si autocertificano. :dunce: Ho messo l'emoticon dell'asino, perché la teoria dell'evoluzione biologica s'incentra sul fatto che la vita non è stata creata tutta in una volta, ma si è formata, plasmata e riplasmata da sé per la spinta di fattori casuali. Ma d'altra parte l'asineria alberga anche in chi non te lo immagineresti mai e infatti un mio amico filosofo mi disse che non si poteva giammai pensare che il mondo non preceda secondo criteri teleologici; una presa di posizione metafisica, che ha tutta l'aria di un apriorismo senza giustificazione sperimentale, ma ne era talmente convinto che ... beato lui. :D


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XLI

L'altra strada è strettamente connessa con l'abbandono alla fede e alla preghiera: ripetere gesti autocullanti, atti rituali, leggere continuamente brani da testi sacri. Molti grandi mammiferi, in particolare alcune scimmie antropomorfe, si abbandonano di tanto in tanto a tali pratiche, muovendosi ritmicamente, dondolandosi e quasi cullandosi, per superare momenti di difficoltà o semplicemente per vincere la noia. Forse questo complesso di gesti, di natura materiale e fisiologica, è il vero senso della vita. E nessuno ce lo potrà mai portare via.

Evgenij Evtušenko

"Sempre si troverà una donna,
che, fredda e lieve,
compatendo e un poco amando,
ti plachi come un fratello.

Sempre si troverà la spalla di una donna
dove, abbandonata la testa scapestrata,
tu possa respirare con ardore
e a cui tu possa affidare il tuo ribelle sonno.

Sempre si troveranno gli occhi di una donna
che, smorzando il tuo dolore,
in parte almeno, se non proprio tutto,
vedano la tua sofferenza."


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XLIII

Ma riprendiamo il primo effetto del sacro: la coesione sociale; essa si rafforza se si condividono le stesse idee e la medesima fede, anche se ciò può diventare un arma a doppio taglio. Oggi, per esempio, il mondo è diventato sempre più ampio e connesso e credenti di diverse fedi si trovano a vivere fianco a fianco e, siccome l'atteggiamento dei fedeli è spesso cieco, possessivo e rancoroso, non capiscono come la *vera fede* non sia condivisa! :grr: Ma c'è di più: le altre sono viste come un pericolo e una minaccia. A questa convinzione di solito si associano spesso condizioni economiche e sociali molto diverse, il che comporta alla fine l'impossibilità (o quasi) di integrazione e di educazione comune. :x


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XLIIII

L'uomo non ha bisogno quasi di niente per distinguere se stesso dagli altri, ma un rinforzino (per dirla con "Amici miei" :D ) va sempre bene e le convinzioni religiose si prestano benissimo a generare muri divisori e barriere, immateriali sì, ma difficilmente sormontabili.
E questo è, s.m. l'inganno peggiore che la società umana abbia saputo creare: trascurare o trascendere la vita per qualcosa di *Superiore* anche se non sappiamo in che cosa consista questo superiore!? Ma chi l'à coniato (ripeto senza sapere che cosa sia) sa però che all'uomo piace da sempre l'impossibile e pertanto ogni confessione che lo promette (religiosa o laica) ha un enorme successo.
I seguaci dell'omeopatia, della psicoanalisi, del salutismo, del veganesimo, del biologico, di qualche religione o pratica orientale, dell'ambientalismo a oltranza e insomma di ogni militanza spinta. Quasi sempre lo sono, perché si sentono (in questo modo) superiori agli altri o alla vita stessa, e così riescono a non mischiarsi con i comuni mortali. :x È inutile, s.m. inneggiare alla pace, se poi si cercano tutti i motivi che possono creare fratture e contrasti.
Dice il Manzoni: "... è uno dei vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed essere odiati, senza conoscersi." :x


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XLIV

A partire dalla seconda guerra mondiale (ma forse anche prima) si è osservato un crescendo di affermazioni di forte riscatto delle identità, fino al punto di farne una bandiera di lacrime e sangue e c'è stato un germogliare di rivendicazioni territoriali e/o semplicemente culturali, in particolare riguardanti le tre confessioni "monoteistiche". Basta pensare che in Iran, fino a quaranta anni fa, le donne non portavano nessun velo, i giovani ebrei sono molto più attenti dei loro padri alle proprie peculiarità e, anche da noi la professione di fede si è fatta più cupa e integralista. Meno male che, per il momento, buddisti e induisti si stanno mantenendo calmi. :)


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XLV

Infine c'è l'etica, uno dei campi più direttamente attinenti al sentimento del sacro e alla sua applicazione quotidiana, perché connessa, come abbiamo già visto al giudizio di bene e male.
In natura, questi concetti non hanno alcuna ragione d'essere: non si può certo rimproverare i predatori, né i parassiti o qualsiasi altro organismo che si comporta come la natura gli detta. È l'uomo, solo l'uomo abituato a dare giudizi di valore, che fa comparire (voilà) il bene e il male.
Egli si lamenta, s'infuria, recrimina e rimpiange! E questo forse anche perché alberga dentro di noi un'ostinata convinzione che non sia sempre stato così, che tutto il male potrebbe esserci risparmiato e che magari un giorno... chissà?
Per far ritornare un simil "paradiso terrestre" forse, si è pensato, occorre un codice, magari non scritto, ma che sia scolpito nelle menti e nei cuori dalla nascita, come quello che guida le gesta di Antigone per Sofocle, anche se sappiamo che spesso anche questo è insufficiente e allora dobbiamo ricorrere all'ipotesi o meglio al postulato che *Qualcuno* ci veda e ci giudichi quando agiamo, anche se nessun mortale ci vede e ci giudica. :diavoletto:


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XLVI

Gli uomini si orientano nel loro operato in base a una serie di considerazioni, che possiamo definire una sintesi personale fra diritto, norme sociali e regole; di conseguenza per la massa, la valutazione di bene e di male discende da questi "a priori". Il che significa che non esiste un male assoluto, al di sopra cioè di questi codici. Dovrebbe essere chiaro a tutti, ma così non è, perché ciascuno ritiene il proprio codice *il* solo e unico! D'altra parte si è attribuito ad alcuni di questi l'origine divina e quindi è nata la locuzione "dio è con noi" tradotta in molte lingue. :diavoletto:
Anche chi non ha simile inclinazione, ha comunque la tendenza ad ancorare il complesso delle norme comportamentali a uno schema di puntelli di validità quasi assoluta, che sono chiamati *Valori*, da non mettere in discussione. (nota mia, l'esempio più comico che rammenti è quello di un tal Di Pietro che chiamò la sua setta politica "L'Italia dei valori", ma probabilmente si riferiva ai valori bollati :crazy: )


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XLVII

A questo punto ci rendiamo conto che siamo di fronte a un dilemma: senza norme comportamentali apprese non si può vivere, ma assecondarle comunque ci rende alquanto rigidi e automatici.
La soluzione richiede molto equilibrio: ogni volta le regole vanno soppesate, così come facciamo con le spinte dell'istinto; d'altra parte, se ci pensiamo, esse altro non sono che succedanei di esso, con la differenza che, a differenza dell'istinto, le norme collettive possono essere cambiate e di fatto il mutamento è sempre avvenuto nei secoli. C'è da dire però che per molti la rigidità nei costumi e nei "Valori" rappresenta un grande vantaggio: non si è responsabili di quel che facciamo, mentre la scelta rappresenta un rischio, che tendiamo istintivamente a risparmiarci.
Ma non solo, qualunque cosa accada, si ha a disposizione un colpevole e quindi un capro espiatorio evidente, riconosciuto e ufficiale, che non siamo noi, che abbiamo fatto quello che dovevamo e dunque siamo senza colpa. (nota mia, gli ufficiali nazisti processati dopo la guerra, sostenevano di aver obbedito solo agli ordini!)


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" XLVIII

Infine, seguire le norme, dà il vantaggio psicologico di sentirsi parte di un collettivo e va sottolineato che l'uomo è una specie gregaria. :)
A scanso di equivoci dobbiamo dire che tutti abbiamo dei valori, ma devono essere con la *v* minuscola, ovvero non dobbiamo considerarli inamovibili e indiscutibili! (Nota mia, a differenza di quanto disse una volta "il pastore tedesco" che i suoi erano "non negoziabili".)
Dobbiamo fare il contrario di coloro che sostengono, lamentandosi, che non ci sono più i valori di un tempo, frasi che si condannano da sole, perché sono state ripetute in ogni epoca. :D È solo la solita storia della nostalgia del passato, di un'età dell'oro mai esistita.


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" IL

Per molti c'è la divinità dietro questi c.d. Valori, ma a me non è mai stato chiaro quanti davvero ne siano convinti o "facciano finta", ma in ogni caso mi si presenta un altro dubbio: di dèi che dettano precetti morali non ce n'è uno solo, e, anche all'interno di una stessa religione, ci sono confessioni diverse e quindi precetti differenti in cui credere, in base al luogo (di solito) di nascita. Già David Hume notava (nel Settecento) come le diverse confessioni religiose entrassero fatalmente in conflitto tra loro, scaricando l'una sull'altra indignazione e sacro zelo, ovvero le passioni umane più furiose e implacabili! :x


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" L

Questo fatto è spesso ignorato e si ragiona come se tutti i popoli della terra adottassero un solo Dio ed esistesse quindi un solo schema di norma di natura religiosa! :x
Ma trascuriamo anche noi la cosa e "facciamo finta" che ne esista uno, ma soprattutto non ci domandiamo mai se Costui ci serve davvero? È davvero necessario, ma forse è meglio dire utile, postulare l'esistenza di una divinità che tutto sa e tutto vede e che premia e punisce o punirà in futuro? In altre parole ha senso dire con Ivan dei Fratelli Karamazov: "Se Dio non ci fosse, tutto sarebbe permesso?"
A me sembra il contrario e vale invece la formulazione di Kant: "Comportarsi in modo che la nostra linea di condotta possa diventare una norma universale." :)


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LI

In natura esistono lotte tra specie diverse e quelle intraspecifiche. Le prime sono finalizzate al mangiare e al non diventare cibo per altri; a noi non piacciono tutte queste uccisioni, ma sono necessarie e darne un giudizio morale sarebbe assurdo e solo un nostro arbitrio e anche piuttosto superficiale. (Nota mia, non ha grande moralità l'essere vegetariano, magari è importante stare attenti a come gli animali si uccidono)
Un po' diversa è la competitività all'interno di una specie, rispetto a questa l'uomo avrebbe molto da imparare, perché gli animali hanno introiettato tutta una serie di rituali volti al controllo dell'aggressività e al contenimento del numero delle vittime effettive. Gli scontri sono rari e di breve durata e servono a stabilire le posizioni gerarchiche all'interno di un gruppo o al possesso di un territorio fra gruppi diversi. Raramente si giunge a spargere sangue.
Nell'uomo ciò si traduce negli scontri verbali e fin lì andrebbe bene, ma poi...


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LII

"Dappertutto si adora un Dio geloso", diceva nel Settecento d'Holbach, del quale ciascun popolo si considera amico a esclusione degli altri e all'interno vanno respinti anche coloro che lo negano e questo spiega, forse almeno in parte, le carneficine, olocausti, holodomor e roghi di eretici. (Nota mia, il dio geloso di Stalin era lui stesso!) I nostri religiosi invece ci dicono che a causare tutto ciò è solo il peccato e la nozione di esso ha attraversato tutta la nostra storia.
Per Sant'Agostino è una parola, un atto, un desiderio contrari alla Legge eterna, mentre il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza e in definitiva una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. La parola greca per peccare è *hamartànein*, che significa fallire, non centrare il bersaglio, mentre in latino sembra avere una etimologia comune con zoppicare, ma nella definizione cristiana è anche un trasgredire, un venir meno a precetti imposti dal Dio d'amore e questo, perché l'uomo è incapace di non desiderare ciò che non vale niente!
Si tratta di un tema centrale anche nel pensiero orientale, che si configura spesso come un invito a riconsiderare la validità dei beni terreni. E quindi occorrerebbe capire perché, per natura o quasi, gli uomini vanno dietro a falsi beni?


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LIII

Sant'Agostino crede nel libero arbitrio (cosa di per sé discutibile e molto discussa) e per lui si può peccare per due ordini di ragioni:
a) per un folle desiderio di autodeterminazione assoluta
b) per il perseguimento di un falso oggetto d'amore, per esempio i beni terreni.
Il peccato sarebbe o una ribellione o un'errata valutazione,
Appare molto difficile ricondurre l'una o l'altra delle due spiegazioni a un'analisi logica delle ragioni del male, ma tant'è e per quei tempi meritano quasi rispetto. :)
Sempre il vescovo di Ippona ci fa sapere che il male poi altro non è che "privatio boni", anche se non è chiaro come possiamo rendercene conto e comunque pecchiamo, cercando di superare il nostro stato naturale e da esso derivano tutti i mali, sia psichici che fisici. Soffriamo noi, ma anche e soprattutto Chi ci ha dato la vita e ci ama. (nota mia, sembra proprio psicologia da quattro soldi, perché è proprio quello che mi diceva mia nonna quando avevo quattro o cinque anni e avevo combinato qualcosa. :) )
Ma la vera "privatio boni" deriva dalla madre di tutti i peccati (avrebbe detto Saddam Hussein): "il peccato originale", che non esiste in nessun testo sacro, ma che è stato elaborato da Agostino.


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LIV

Ma la dottrina del peccato (originale o no) è servita a renderci migliori e ha qualche valenza in una società non razionale e in parte secolarizzata e comunque aperta a molte più informazioni che nel passato?
Sarei tentato di rispondere no alle due questioni, anche se la prima richiederebbe un'accurata indagine storico-sociale e per replicare a entrambe, occorrerebbe specificare di quale settore della società stiamo parlando e soprattutto del tipo di etica.
Secondo me occorre puntare al superamento dell'idea di peccato e sull'assunzione invece di responsabilità personali da parte degli individui, nell'ipotesi beninteso, che ciò non comporti il disfacimento del tessuto morale collettivo.
È una scommessa, ma che mi sentirei di sottoscrivere, ben sapendo che è in gioco l'idea stessa di progresso civile, un concetto fra i più delicati che l'uomo abbia mai maneggiato. Forse perché è piuttosto imprecisa, ma sufficiente a infiammare gli animi e tale da far definire progressiste alcune idee e progressisti i portatori delle stesse, versus i reazionari.
L'idea del progresso continuo ha subito negli anni post-illuministi diversi colpi, ma in diversi ambienti circola ancora l'impressione che ci possa essere una qualche forma di progresso o che comunque valga la pena di spendere energie per promuoverlo. ;)


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LX

Se vogliamo conoscere il grado di responsabilità umana, rispetto al male, dobbiamo accertare se esiste la libertà di agire e, anche se per taluni non ci sono dubbi, la questione invece è dibattuta e non di facile soluzione.
Ci possono essere diversi livelli ai quali si osserva una certa limitazione della nostra libertà. Il primo è quello delle leggi fisiche e chimiche e fra queste spiccano l'influenza dei geni, della biologia e in particolare del sistema nervoso. Poi ci sono quelle della società in cui viviamo.
Sono tutti aspetti su cui c'è una letteratura sconfinata, per cui non mi addentro e quindi do per scontato che la maggior parte di noi è ragionevolmente libero in varie situazioni e che si può ritenere abbastanza responsabile delle azioni, anche se possono esistere un gran numero di attenuanti, ma anche, talvolta, aggravanti!
Ma vorrei concludere questa parte con una considerazione di carattere un po' diverso e che devo allo psicologo americano di origine libanese, Ara Norenzayan: gli dèi delle più importanti religioni del mondo d'oggi sono dei moralizzatori, ma dobbiamo sottolineare *d'oggi*, perché per migliaia di anni i nostri antenati riuscirono a immaginare soltanto divinità prive di valori morali. Il punto centrale quindi è capire perché c'è stata questa metanoia?
La risposta può essere che nelle società di piccole dimensioni il comportamento morale non deriva per niente dalle religioni, dato che tutti si conoscono e se qualcuno ruba o mènte, prima o poi, tutti lo sapranno e gli altri non vorranno più aver molto a che fare con costui. (Nota mia, c'è uno sport che seguo: lo snooker, dove il senso morale è molto alto, tanto che ciascun giocatore si accusa di un fallo, anche se l'arbitro non se n'è accorto, proprio per il meccanismo di cui sopra)
Quando le società crescono un tale monitoraggio sociale non è più possibile e quindi si corre il rischio che la basi stesse del vivere civile siano messe in discussione e in qualche tempo storico, la religione ha forse costituito il supporto necessario affinché le collettività potessero espandersi in sicurezza. È una tesi molto, interessante, ma quanto è vera? :uhm:


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Re: Religione e dintorni :)

Messaggio da leggere da chinaski89 »



Sintesi migliore su sto argomento


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Re: Religione e dintorni :)

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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LXI

Per rispondere alla domanda, in primis occorre verificare se è sempre vero che le religioni moralizzatrici tendano a favorire società più estese e complesse, in secundis va valutata l'ipotesi che la teoria sia in grado di predire con accuratezza quali religioni si espanderanno e quali no.
Lascerò questo compito agli antropologi/sociologi e mi limito a notare che comunque oggi la situazione è un po' diversa, nel senso che c'è sempre meno corrispondenza fra gruppi religiosi ed entità sociali. Moltitudini religiose diverse si trovano fianco a fianco nel territorio e quindi la forza coesiva della credenza può venire a scontrarsi con un'altra e forse l'unica soluzione che si può vedere per il futuro prossimo sarà quella di una morale laicista.
Questa posizione più moderna si basa sulla logica/esperienza che di norma una persona si comporta bene (o male) a prescindere dal crèdo e da minacce occulte, facendo del comportamento retto un valore in sé (imperativo categorico kantiano). Poi, sul piano pratico, mi sembra l'unico modo di evitare le c.d. "guerre di religione", oggi combattute in modo diverso dal passato, ma egualmente pericolose.

Itaca di Costantino Kavafis:
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Poseidone incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
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lemond
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Re: Religione e dintorni :)

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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LXII

La grande nostalgia del passato ci fa favoleggiare intorno a una passata età dell'oro e del paradiso e ci abitua ad avere una particolare visione del mondo, che poi ci lascia l'amaro in bocca per un presente che non corrisponde ai sogni e con Leopardi ci fa esclamare: "O Natura, o Natura perché non rendi poi quello che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?"
Forse non è male che i bambini crescano con una visione positiva del mondo, altrimenti si suiciderebbero non appena raggiunta l'età della ragione; sarebbe bene però essere coscienti, in vista di due obiettivi: non rimanerci troppo male quando la vita si rivela assai diversa dalle speranze, ma soprattutto nutrire molti dubbi sulla pretesa che il mondo sia fatto per noi da un buon Padre.
A proposito che vuol dire Padre in un contesto del genere? Assolutamente niente, se ci si pensa bene e infatti la maggior parte delle persone vive ogni giorno il sacro e la religione senza mai fermarsi a riflettere su parole come questa! :x
Il lungo periodo che dobbiamo passare in famiglia, perché nasciamo con un cervello in crescita, non può che favorire un attaccamento alle figure genitoriali, con la mamma in primo luogo, ci abituiamo così a dipendere da qualcuno che ha un grande potere e che ci protegge e aiuta. L'amore filiale per qualcuno dura tutta la vita.


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Re: Religione e dintorni :)

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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LXII

Ma un'altra cosa dura per quasi tutti per l'intiera esistenza: il mal di vivere che deriva dalla consapevolezza di dover morire.
Cerchiamo di imbrogliarlo con mille trucchi: bere, drogarsi, infatuarsi di questo o di quello, gettarsi a capofitto in qualcosa, appassionarsi etc. O magari semplicemente divertirsi (nel senso etimologico del verbo). ;) Infatti, non si può non notare quanto potente sia la tendenza all'irrazionalità in ciascuno di noi e una persona molto ragionevole quando parla delle cose che conosce bene, per esempio; ma diventa affatto rigida, se non fondamentalista, quando argomenta su questioni che, per lo più ignora, ma che costituiscono così spesso l'oggetto delle sue valutazioni e commenti! :muro:


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