fantoccio.tesina ha scritto: ↑lunedì 21 settembre 2020, 23:13
Ciao a tutti!
Sono Claudio, sono di Roma e ho iniziato ad appassionarmi al ciclismo solo adesso, alla soglia dei 40, seguendo questo Tour de France! Un pò tardino eh?
Le mie uniche esperienze con la bici risalgono ai tempi dell'adolescenza, in giro per il quartiere con la mountain bike nei pochi momenti in cui non mi andava di giocare a calcio, la mia vera passione.
La prima esperienza con il ciclismo in TV è stata al Tour 2019, verso le ultime 10 tappe: mi ricordo che mio padre lo stava seguendo (come sempre) in TV e si parlava tanto di questo exploit di un certo
Alaphilippe (in quel momento in giallo nella sua "casa" Francia), così ho iniziato a seguire il Tour per curiosità, per capire se ci fosse spazio per un'impresa. Col passare dei giorni ho iniziato ad apprezzare gli sforzi di
De Gendt,
Thomas,
Nibali,
Caruso,
Viviani,
Sagan,
Ewan e tanti altri. Poi quando è emerso
Bernal ho capito che avrei puntato su di lui, mi risultava simpatica la sua faccia da ragazzino semplice e su cui non c'erano grandi aspettative. E la sua vittoria è stata comunque un expolit, nonostante fosse nella squadra migliore.
Finito il Tour 2019 non ho dato seguito a questo nuovo interesse e pensavo che quella fosse solo una parentesi; in fin dei conti mi ci ero trovato davanti quasi per caso e lo avevo seguito con il solo interesse di sapere chi lo avrebbe vinto, senza stare troppo a cercare di capire qualcosa di più su questo mondo.
Quest'anno, ancora per caso, mi sono trovato davanti ad un articolo che parlava dell'imminente inizio del Tour, e allora non mi sono lasciato sfuggire l'occasione: "stavolta voglio capirne di più".
E non potevo fare scelta migliore! Ho avuto modo di imparare diverse cose sui vari tipi di ciclisti, le strategie di squadra, le maglie in palio, il lavoro sporco dei gregari, a cui si fa spesso riferimento anche in ambito non ciclistico. E poi quella cronometro finale... vi vorrei raccontare solo una piccola cosa per farvi capire con quanto trasporto l'ho vissuta: io letteralmente incollato alla tv a scrutare ogni minimo segnale di forza o debolezza di
Roglic e
Pogacar, a guardare il cronometro, ad ascoltare le impressioni dei cronisti, a tifare (lo ammetto) per il pischelletto
Pogacar... solo loro due, uno accanto all'altro, senza squadre in aiuto... beh, alla fine avevo le braccia piene di brividi, ho sentito addosso la sensazione di aver vissuto in diretta un'impresa, e di averla "sentita" come mai mi sarei aspettato. Non c'è niente da fare: vedere raggiungere traguardi importanti con la faccia stravolta dalla fatica dà veramente il senso del sacrificio che ci è voluto per arrivare fin lì, e questo mi emoziona.
A fine gara, poi, mi sono reso conto che
Roglic non era quel "cyborg" che avevo visto fino a quel momento, e che sinceramente mi aveva suscitato parecchia antipatia. Fino al giorno prima era stato sempre perfetto, impassibile, composto sulla sua bici, nessuna espressione di sofferenza, fatica o felicità... un androide; ma alla fine di quella cronometro, tutte le mie certezze sono crollate fragorosamente: un Roglic stanco, scomposto sulla bici, il casco quasi sulla nuca, la bava alla bocca, la paura negli occhi, insomma era diventato improvvisamente molto vulnerabile, umano. Vederlo seduto a terra, stremato, incredulo e con lo sguardo nel vuoto mi ha fatto male e mi sono sentito un pò una mer** per aver pensato male di lui.
Ora sono in attesa del mondiale, nel frattempo sto iniziando a leggere questo forum e sono certo che avrò bisogno di voi per avere dei chiarimenti sulle tante dinamiche nascoste che si celano dietro a questo sport apparentemente semplice e lineare.
Buona serata
Claudio
PS: dimenticavo: durante questo ultimo Tour ero talmente fomentato che ho deciso di andare a vedere la tappa della Tirreno-Adriatico che passava per
Pitigliano, il paese di mio padre. 290km di macchina da solo per vedere pochi istanti di corsa live, e senza riuscire a riconoscere un ciclista (diciamo che avrei saputo riconoscere bene solo
Nibali e
Thomas, e forse
Yates, ma non ci sono riuscito)

però ne è valsa la pena, e mi sa che al Giro farò un salto in Abruzzo!