Ne faccio una doppia questione: la prima, egoistica, attiene al feticismo dell'oggetto, al piacere perverso di possedere il libro (tra l'altro il più delle volte un libro, dopo che l'ho letto, sembra appena uscito dalla tipografia, per dire della cura - completamente estranea al mio consueto modo di essere - che vi ripongo).
Però c'è anche un livello diciamo sociale, e cioè che se - assolutizzando - per assurdo tutti leggessero i libri della biblioteca o quelli usati, beh, le librerie forse chiuderebbero, impoverendo drammaticamente il panorama urbano delle nostre città, per le quali questi esercizi commerciali rappresentano (a mio modo di vedere) delle oasi irrinunciabili (a parte che nei pressi di Natale).
Il mio libraio poi è una persona fantastica, entrare nel suo negozio è come entrare in una dimensione parallela, ma credo di dire cose che valgono per quasi tutti i lettori. Quindi, aspettando che la Mondadori (come anche la Einaudi

) cambi proprietario, continuerò a comprare qualche loro libro (pensando anche ai tanti bravi professionisti che come dice maglianera lavorano in queste aziende e non esultano manco loro per la situazione).
L'ultimo libro che ho comprato comunque è Adelphi (altra casa che apprezzo molto, a proposito La versione di Barney lo consiglio a tutti, mi ci son fatto delle grasse risate. Ovviamente la versione cinematografica non rende quanto il romanzo, malgrado il bravo Paul Giamatti nel ruolo del protagonista e Dustin Hoffman in quello del su babbo), ed è La famiglia Karnowski di I.J. Singer; ne ho letto mirabilie da un'amica su Facebook, penso però che lo leggerò tra un paio d'anni (visto che già ho una trentina di libri da leggere prima di questo).
Prima, parlando dei miei must, ho colpevolmente dimenticato La coscienza di Zeno, opera clamorosa che mi ha divertito moltissimo oltre ad avermi fatto da specchio per tante cose.